Che regalo, il “tempo ordinario”! Questa settimana ci arriva una Parola diretta, attuale, capace di orientare la nostra vita con irresistibile chiarezza. Ciò che subito ci colpisce leggendo insieme il brano sono proprio i primi versetti, in cui Gesù viene presentato mentre si mette in cammino per la strada. Già le prime parole bastano a conquistarci: Dio che cammina per strada incontro alla gente, visibile, avvicinabile da tutti, che ha tempo per ascoltare chiunque e si accorge di ogni persona, anche quelle che tendono a nascondersi da lui. Non occorrono presentazioni o referenze, non numeri di telefono da contattare per fissare un appuntamento: egli è proprio lì, alla portata. Ci sembra già che con questo suo atteggiamento il Signore ci abbia voluto dare una chiara indicazione, soprattutto a noi che ci professiamo cristiani, a noi sposi, ai sacerdoti, ai vescovi e alla Chiesa tutta: se vogliamo seguire Gesù, non possiamo non uscire per strada. Il Papa ci ha più volte richiamato su questo. Noi genitori dovremmo pensare a come educhiamo i nostri figli e allo stile di vita delle nostre famiglie sempre più con “la tele accesa e la porta chiusa” come dice Lorenzo (Jovanotti) nella canzone Safari. Quali esperienze viviamo e verso quali passi incoraggiamo i nostri figli? Come aiutare noi e loro a concepire sempre di più la vita come un dono? A lasciarsi “scomodare” per andare incontro alle persone, con un atteggiamento improntato al dono di sé? Il secondo spunto che la lettura di questo Vangelo ci suggerisce nasce dall’osservare questo “tale” che corre incontro a Cristo. È bella questa corsa, piena di entusiasmo, di speranze e carica di desideri. Già, i desideri… come diceva il card. Martini, “il nostro cuore è una fornace di desideri” e sono essi il “motore della nostra esistenza”. Chissà questo tale di cui non si conosce il nome (al contrario di altri personaggi di cui il nome è ben noto) da quali desideri era spinto? Egli arriva da Gesù pieno di entusiasmo, sicuro di sé e della sua buona prassi, tanto da affrettarsi a rispondere che tutti i comandamenti “li aveva osservati fin dalla giovinezza”. Non sapeva che Gesù è colpito da quello slancio, ma non dalla ‘buona prassi’ morale.
A Gesù non interessa che sia ‘in regola’ ma che sia lì per Lui. Come diceva don Tonino Bello, Dio non ci ama perché siamo buoni, ma siamo buoni perché Dio ci ama. Dio ci ama gratuitamente, non siamo noi a meritarlo! Allora, usando il linguaggio di quel tale, “cosa dobbiamo fare”? Tutto ciò che resta da “fare” a noi è rispondere a questo abbraccio; non è forse quello che sperimentiamo con i nostri figli? Quando mai per correggerli gli diciamo che non gli vogliamo bene? Il nostro amore non verrebbe meno anche se fossero i più cattivi del mondo. È proprio questo amore gratuito che giorno dopo giorno li fa crescere nella stima di sé e nella capacità di accettare i propri limiti e difetti. Ma allora perché questo giovane – che poi scopriamo essere ricco – rinuncia? Sembra quasi che il Signore fallisca nel progetto che aveva con questa persona, l’onnipotenza di Dio si arresta di fronte alla nostra libertà. La ricchezza – ed è il terzo spunto di riflessione – è il pericolo di fronte al quale Gesù ci mette così tanto in guardia. Ci viene da pensare che in fin dei conti questo pericolo non lo corriamo perché non riteniamo di essere gente ricca. Tuttavia a una più attenta riflessione ci rendiamo conto di quante ricchezze possediamo. “Ricchezza” è un termine che indica qualsiasi cosa si frapponga tra noi e Dio, perché ci condiziona e ci trattiene in posizione difensiva, ci fa chiudere in noi stessi, limitando lo slancio che inizialmente avevamo. Quante abitudini che non siamo disposti a modificare, attaccamenti a comodità, mezzi tecnologici, cibi e bevande, intrattenimenti, che non ci permettono di seguire Gesù lungo la strada. Quanto spazio diamo, per esempio, alla preghiera insieme in famiglia? Quante volte al mese una parte di stipendio viene tolta da ciò che ci piace per essere condivisa con chi ne ha più bisogno? Quante volte mettiamo a disposizione il nostro tempo per amore? Eppure è l’amore, chiesto incessantemente nella preghiera e vissuto in famiglia e in tutte le nostre relazioni, che porta a crescere insieme e permette di far conoscere a tutti chi è Dio. Caro Gesù, non lasciare che ce ne andiamo via tristi per aver rifiutato un tuo invito: vinci le nostre resistenze e donaci di poter naufragare nel tuo abbraccio, disposti a lasciare le cose per avere in dono Te.