Un anno di pandemia ha interpellato su più fronti (anche sui vaccini) anche le Chiese umbre. Dopo un primo periodo di disorientamento, le nostre comunità si sono tirate su le maniche e si sono rimesse al lavoro, con una missione antica e modalità nuove.
La Chiesa acccanto alla gente
La vicinanza spirituale, anche quando le celebrazioni liturgiche erano impossibili, la preghiera a distanza e attraverso i media, i tanti aiuti materiali messi in campo dalle Caritas locali e nazionale, specie nei momenti in cui tardavano i ristori e i bonus dello Stato. E ancora, catechesi e incontri resi possibili dalle tecnologie, seppur nella distanza fisica, gli spazi estivi per i più piccoli anche se si è resa necessaria una doppia formazione di educatori e animatori, con la preparazione sui protocolli anti-contagio, il sacrificio – ancora in atto – di non poter riprendere tutta una serie di attività aggregative di gruppi, movimenti e associazioni, pronti però per ripartire subito, quando questo sarà possibile.
In preghiera per la fine della pandemia
E poi, per la fine della pandemia, domenica scorsa tutte le Chiese diocesane umbre hanno pregato in contemporanea, unite idealmente dal filo della “24 ore per il Signore” voluta da Papa Francesco che, nella nostra regione, è diventata invocazione per la liberazione dal virus.
“Siamo grati alla ricerca degli scienziati e alla medicina – ha detto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente dei Vescovi umbri, mons. Renato Boccardo -, ma vogliamo allo stesso tempo non dimenticare che c’è un padre, Dio, che si prende cura dei suoi figli. E allora bussiamo al suo cuore chiedendogli che ci liberi dalla pandemia che attanaglia il mondo, ma anche dalla diffidenza, dalla paura e dalla mancanza di fiducia”.
In campo anche per la i vaccini
Negli ultimi giorni, poi, la Chiesa si è spinta oltre, con quello che il cardinale Gualtiero Bassetti ha definito un nuovo contributo di carità. “Il tempo della responsabilità non è terminato”, ha detto l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). “La Chiesa che è in Italia – ha continuato – saprà dare un ulteriore segno concreto di prossimità. Con la campagna vaccinale, infatti, abbiamo la possibilità tangibile di fornire un nuovo contributo di carità”. Bassetti ha commentato con queste parole la campagna vaccinale nazionale anti-Covid, presentata dal nuovo commissario straordinario.
Il generale Francesco Paolo Figliuolo ha aperto all’eventualità, tra l’altro, di utilizzare strutture edilizie delle Chiese che sono in Italia. Non si tratta, naturalmente, di luoghi destinati alle celebrazioni liturgiche, ma di tanti altri spazi possibili, per altro in continuità con quanto già avviato da mesi in Italia e anche in Umbria.
Come conferma la Cei, sono infatti numerose le diocesi che hanno consentito e consentono l’utilizzo delle proprie strutture per medici, infermieri, Protezione civile, persone in quarantena, ammalati, poveri e quanti soffrono a causa del Covid. “Anche questa – sottolinea il cardinale Bassetti – è testimonianza autentica di un servizio alla persona, agli ultimi in particolare, a chi è in prima linea nella cura dei malati e, quindi, al Paese intero”.
La missione della Chiesa – come ci ricordano gli amici di Azione cattolica, che nei giorni scorsi si sono ritrovati in assemblea regionale – è sempre la stessa: accompagnare e stare accanto alle persone, ascoltarle e dare speranza.