Mons. Fortunato Baldelli, originario di Valfabbrica, in diocesi di Assisi, svolge dal 1966 un’attività nel servizio diplomatico della Santa Sede. Ha lavorato successivamente nelle Rappresentanze pontificie di Cuba, d’Egitto, presso la Segreteria di Stato vaticana, come osservatore permanente presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo. Nel 1983, Giovanni Paolo II lo ha nominato arcivescovo e nunzio Apostolico in Angola e Sao Tomé e Principe. Successivamente ha rappresentato il Papa nella Repubblica Dominicana, in Perù e dal 1999 in Francia, ove si trova attualmente. Abbonato a ‘La Voce’, in una corrispondenza recente, dietro nostra richiesta ci ha comunicato alcune riflessioni che ci sembra utile portare a conoscenza dei nostri lettori. In primo luogo sul senso dell’attività delle Rappresentanze diplomatiche della Sede Apostolica nel mondo. Gli siamo grati per questo e più in generale del legame conservato con La Voce e con la comune nostra terra umbra.
E.B.
Che cos’è la diplomazia pontificia
Si tratta di un capitolo poco conosciuto anche in ambito ecclesiastico. Conviene perciò ricordare che la diplomazia pontificia trova la sua ragione ultima nel mistero e nella vita della Chiesa. Trae, infatti, le ragioni della sua esistenza e le finalità della sua azione dal ministero di Pietro, che continua nella persona del Papa, Vescovo di Roma. Si rischia di avere un’immagine falsa e di non comprenderne il valore reale, se non si tiene presente che essa è un’espressione della sollecitudine del Papa per tutte le Chiese.
La missione del Nunzio apostolico
Da qui si comprende come la missione di un nunzio (dal latino nuntius = messaggero), pur equiparata per quanto riguarda il diritto internazionale a quella di un ambasciatore civile, se ne distingue in realtà per i suoi contenuti. Il Nunzio è il rappresentante del Santo Padre presso uno Stato ed una Chiesa particolare. Questa è la sua funzione.
Il Papa Leone Magno, nell’inviare i suoi rappresentanti al Concilio di Calcedonia (451) scriveva: ‘Cum in his fratribus etiam mea sit aestimanda praesentia‘. Li inviava, cioè, perché ‘in essi venisse riconosciuta anche la sua presenza’. Il rappresentante del Papa perciò, pur avendo non poche somiglianze con i rappresentanti degli Stati, si distingue da essi: la sua funzione primordiale è, infatti, quella di servire da legame, da ponte, tra le Chiese particolari e la Santa Sede. Un ambasciatore civile giunge in un Paese per far conoscere e diffondere la politica culturale, economica e sociale del suo Paese. Il nunzio non ha il compito di elaborare la ‘politica’ della Santa Sede in un Paese determinato. In linea generale, non si dà una ‘politica’ della Santa Sede in un Paese. È competenza della Chiesa locale, vescovi, sacerdoti e laici, tracciare il programma di azione per l’annuncio del Vangelo. Parimenti, non sarebbe possibile una ‘politica’ di una Chiesa locale in contrapposizione con la Sede Apostolica.
Risulta chiaro, quindi, che il nunzio non è mai uno ‘straniero’ nel Paese dove arriva. Egli contribuisce, in unione con la comunità ecclesiale locale e mai in competizione con essa, alla crescita della Chiesa. Anche il lavoro specificamente diplomatico, dei suoi rapporti cioè con le autorità civili, mira ad assicurare la libertà e la normale attività della Chiesa.
Una missione dunque principalmente ecclesiale
È vero, si può dire che il diplomatico della Santa Sede è un missionario, disposto ad un lavoro intenso, nascosto, soggetto a fatiche e strapazzi, spesso in climi duri e difficili, trovandosi la maggioranza delle Rappresentanze pontificie nel cosiddetto Terzo mondo. Sotto questo punto di vista, non va sottovalutato il sacrificio che rappresenta questo lavoro, anche a motivo della lontananza dalla propria terra e dalla famiglia e dalla rottura dei legami con tante persone amiche. A questo proposito, ricordo che dopo qualche giorno dal mio arrivo a Cuba, nel 1966, mi venne spontaneo cercare l’agenda degli indirizzi e dei telefoni che portavo abitualmente con me. La trovai, l’aprii e solo allora mi accorsi che i contatti così facili e frequenti con amici e conoscenti non erano più possibili da quella distanza e da quell’area del mondo. Per tutte queste ragioni, l’ecclesiastico chiamato a questo servizio ha bisogno di una solida formazione intellettuale, teologica e soprattutto spirituale.
Quale legame con la terra natale?
Il legame affettivo e spirituale con la propria terra fa parte di noi stessi. Anzi, quanto più le circostanze della vita ci portano a vivere lontano, più forte diventa questo rapporto. C’è sempre qualche cosa o qualcuno che rimane un punto di riferimento sicuro. In questo lungo pellegrinaggio, mi ha sempre accompagnato un quadretto che rappresenta san Francesco d’Assisi, un’immagine che si trova nel monastero benedettino di Subiaco. È per me il più bel ritratto del Santo.
Che influsso o ispirazione dalla propria terra si ritrova nella particolare attività al servizio del Papa?
Che si voglia o no, siamo tutti debitori della formazione che abbiamo ricevuto negli anni della nostra giovinezza. Ed in essa, i luoghi e le persone hanno avuto un ruolo decisivo. Ad essa ci ispiriamo, ad essa attingiamo anche senza rendercene conto. Il messaggio di san Francesco è ritornato tante volte nel mio spirito, di fronte a situazioni di tensione o di guerra a Cuba, in Egitto (al mio tempo c’era ancora la guerra con Israele), in Angola…
Una parola sul giornale ‘La Voce’
Da molti anni, il settimanale umbro mi ha raggiunto puntualmente. Esso ha costituito davvero ‘la voce’ amica, sempre attesa, mantenendo in ogni spostamento il legame con le realtà della nostra Umbria, in particolare della vita delle diocesi. A ‘La Voce’ vorrei esprimere, insieme al ringraziamento, sincere felicitazioni per la qualità dei contenuti, per le informazioni che comunica, per la bella presentazione che ha assunto. La sua lettura informa e forma allo stesso tempo, nella trasmissione dei valori umani e cristiani, nella valutazione delle situazioni socio-politiche, nel presentare le informazioni circa gli avvenimenti di attualità. Auguro ch’essa possa giungere in tutte le famiglie.