L’ultima serata di Umbria Jazz 2019 era iniziata con “Spirit of joy”, lo spirito di gioia suonato dalla Christian McBride band all’Arena Santa Giuliana.
Gioia per i risultati ottenuti, ben oltre le previsioni e più dell’anno scorso: gli organizzatori hanno dichiarato 40mila biglietti venduti per i concerti a pagamento e un successo di presenze in città come online. 200.000 utenti raggiunti al giorno su Facebook per un totale di oltre 1.500.000 persone raggiunte.
Poi, alle 22.20 circa della serata conclusiva il pubblico attende una Lauryn Hill che si fa aspettare più del dovuto. L’artista del trio dei “Fugees”, che molti ricorderanno anche per alcune sue apparizioni cinematografiche come quella accanto ad Whoopi Goldberg in “Sister act 2”, dovrebbe salire sul palco per un concerto a 20 anni dall’uscita del suo album più celebre “The miseducation of Lauryn Hill” (la “diseducazione” letteralmente).
Invece tocca alla dj “Reborn” intrattenere una platea delusa per quasi un’ora e trenta.
Il Facebook di Umbria Jazz vede un’impennata nelle sue visite, ma stavolta il dato non è positivo. I commenti di spettatori indignati per il ritardo (e forse l’assenza) dell’artista si sprecano.
Alla fine la Hill comincia il concerto cinque minuti prima della mezzanotte. Richiamando spesso nei testi rappati delle canzoni la città di “Perugia”, riesce pian piano a riconquistarsi gli applausi del Santa Giuliana, fino all’esecuzione magistrale di “Can’t take mi eyes off you”, “To Zion” e “The miseducation of Lauryn Hill”.
Un finale di edizione movimentato e sicuramente inaspettato.