Umbria. I turisti ci sono ma spendono poco

Perugia--turisti-cmykIl turismo in Umbria resiste alla crisi, è importante per la nostra economia, ma non è certo sufficiente a guarirla. In uno dei tre seminari per la presentazione del Rapporto economico sociale 2012-13 dell’Aur (Agenzia Umbria ricerche) è stato sottolineato che rappresenta poco più del 2 per cento del Pil regionale.
Almeno questo dicono i mumeri del complesso studio fatto da Eleonora D’Urzo, dell’Aur, e da Stefano Rosignoli dell’Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) ed illustrato da quest’ultimo all’incontro di palazzo Donini. Un 2,29 per cento del Pil regionale, percentuale inferiore alla media nazionale e in calo negli ultimi anni, che ha sorpreso un po’ tutti i presenti. “Se questi sono i dati – ha commentato il prof. Bruno Bracalente, presidente della Fondazione PerugiAssisi – non si può certo dire che il turismo per l’Umbria sia il motore della economia!”.
Questa bassa incidenza statistica dell’importanza del turismo nell’economia umbra è il risultato di una serie di circostanze e della stessa qualità dell’offerta turistica in Umbria. Una regione che ha una crescente attrattiva turistica in Italia e anche all’estero. Con l’elezione di Papa Francesco, poi, tutto il mondo ha riscoperto Assisi e il suo Santo, e anche questo è un fattore che sicuramente peserà positivamente nei prossimi anni sull’economia turistica della regione.

Il turista che viene in Umbria però spende poco. Una media di 60 euro al giorno, mentre la media nazionale è di 80 euro.  Più della metà dei soldi spesi sono per dormire e per mangiare; il 14 per cento per divertirsi e per visitare musei, e il 10 per cento per acquisti di prodotti tessili e capi di abbigliamento. I soldi spesi dai turisti in Umbria rappresentano appena il 6 per cento della spesa totale degli umbri per la loro vita quotidiana, mentre in Valle d’Aosta sono il 28 per cento, 19 nel Trentino e la media nazionale è dell’8 per cento. Il turismo in Umbria è ‘risparmioso’ per le sue caratteristiche. Quello religioso, che è una delle sue maggiori componenti, è un turismo fatto in economia. C’è poi il turismo ‘mordi e fuggi’ delle visite giornaliere di comitive in transito o di turisti che soggiornano nelle regioni confinanti. E c’è poi una forte presenza di strutture extralberghiere (bed & breakfast, agriturismo, case in affitto) normalmente più economiche del tradizionale hotel.
Un’indagine della Banca d’Italia dimostra che sono sempre di più gli stranieri che per le loro vacanze in Italia e anche in Umbria scelgono appartamenti e stanze in affitto. Una politica di prezzi bassi per fare fronte alla concorrenza soprattutto in tempi di crisi economica e di calo dei consumi non è certo sbagliata, ma l’Umbria con i suoi 156 musei, le sue città d’arte, le sue grandi manifestazioni e le sue bellezze paesaggistiche – secondo Rosignoli – può e deve sviluppare di più anche un’offerta turistica di alta qualità.
Per una regione senza mare, serve una promozione di più luoghi e in più periodi dell’anno, ma evitando una frammentazione di iniziative e campagne pubblicitarie che disorientano i consumatori. “Occorre – ha detto – fare sistema, creando sinergie e reti d’impresa. Un terzo dei soldi spesi dai turisti che visitano l’Umbria finisce fuori regione perché gli operatori turistici locali si avvalgono di servizi, merci e prodotti anche alimentari acquistati altrove. Bisogna invece – ha aggiunto il ricercatore – incentivare la collaborazione e gli accordi tra i produttori locali di beni e servizi, ricostruendo per quanto possibile tutta la filiera che ha alla base i consumi dei turisti. Insomma per un turismo sempre di più a chilometro zero”.
Con questo “turismo a bassa spesa – ha detto anche Bracalente – l’Umbria trattiene troppo poco dei proventi al suo interno”. La candidatura di Perugia ed Assisi a Capitale europea della cultura è l’occasione per attrarre in Umbria il “turismo internazionale ad alta spesa”. Perugia – ha detto ancora – deve sviluppare di più attività di servizio per i turisti e sfruttare meglio le sue quattro istituzioni accademiche (l’Università italiana, quella per Stranieri , l’Accademia di belle arti e il Conservatorio), che la rendono unica in Italia e ne fanno “una città europea della cultura”.

AUTORE: Enzo Ferrini