Nella loro imparziale freddezza, i dati parlano chiaro. Se non intervengono cambiamenti, entro il 2063 l’Umbria è destinata a scendere alla soglia dei 700 mila abitanti, rispetto agli attuali 870 mila. Fra il 2020 e il 2040 è atteso un calo del 7,6 per cento, per un totale di circa 63 mila abitanti. In pratica, è come se – nell’arco di ogni decennio – la nostra regione perdesse la popolazione di un Comune come Gubbio.
Cifre e stime sono quelle di un approfondimento intitolato L’erosione demografica in Umbria, curato dal ricercatore Istat Luca Calzola e pubblicato in questi giorni dall’Agenzia Umbria Ricerche.
Secondo il report, entro il 2040 più di una persona su tre avrà almeno 65 anni, con un aumento di circa il 10% degli ultrasessantacinquenni rispetto a oggi. Una riduzione drastica della popolazione in età da lavoro.
“In particolare – scrive ancora Calzola – , il rapporto di dipendenza degli anziani, che misura il peso delle persone con più di 64 anni su quelle tra 15 e 64 anni, sarà soggetto a un aumento di quasi 20 punti percentuali (dal 46% del 2020 al 67% del 2040)”. E sarà proprio la popolazione in età produttiva a subire la maggiore contrazione.
Proiezioni che sollevano enormi interrogativi sui temi del lavoro, della produzione regionale, delle politiche sociali e del welfare. Inoltre, annota sempre il rapporto di Aur, “l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità condurranno a ulteriori trasformazioni che si inseriscono nella scia di cambiamenti già in atto da tempo”. Tra il 2020 e il 2040 le persone sole aumenteranno del 20%, le famiglie senza figli del 10% e quelle con figli si ridurranno del 30 per cento.
Proprio questa settimana, in Assemblea legislativa regionale il consigliere Andrea Fora ha rilanciato l’allarme sul problema demografico dell’Umbria, definendola una vera e propria emergenza nell’emergenza.
“Non convinceremo nessuno a far figli parlando solo di contributi economici – ha detto Fora in aula – , occorre spingere senza sosta sui servizi alle famiglie, investire in asili nido, orari flessibili, strutture sportive e ricreative. Quasi due anni fa abbiamo presentato due disegni di legge che non si riescono a far marciare e approvare: prendiamo l’impegno di approvare la legge nei prossimi tre mesi. Se non ora, quando?”.
Un appello che ci sentiamo in dovere di rilanciare. Ne va del futuro della regione e della nostra gente.