Umbri di Terra Santa

DIOCESI. Tracce di Perugia nella Terra in cui visse Gesù

Sull’ultimo Nuntium Perusinum l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti condivide con i suoi collaboratori l’emozione del viaggio in Terra Santa (di cui ha già parlato su queste pagine una settimana fa) nel quale ha trovato anche il segno lasciato dai perugini. In Galilea era ospite della Domus Galileae, ‘già bella e ricca di significato e di simboli ad ogni angolo ed ora ulteriormente arricchita d’un minuscolo cenobio con una cappella al centro, ove si svolge l’adorazione eucaristica permanente come desiderava Charles De Foucauld’. Sovrastante la cappella, scrive il Vescovo, ‘c’è un gruppo bronzeo a grandezza naturale d’uomo, con la riproduzione del dipinto del Beato Angelico Gesù che si rivolge ai Dodici e alla folla con il Discorso della montagna, tenuto proprio in quel luogo. Sarà piacevole per tutti – commenta – sapere che a plasmare nella creta le figure di Gesù e degli apostoli, in aiuto a Kiko Arguello, è stato un giovane scultore di Perugia, Luca Santanicchia, della comunità di San Costanzo’. Mons. Chiaretti continua il racconto dei momenti più importanti del viaggio e poi, dell’ultimo giorno, quando ha partecipato alla ‘benedizione d’un singolare complesso inserito nella Domus Galileae: un romitorio con 22 celle intorno ad un tolon (cappella a pianta centrale con colonne e vetrate) dove è stato esposto solennemente, e lo sarà giorno e notte per sempre, il Santissimo Sacramento per l’adorazione ininterrotta sul monte delle Beatitudini. Era questo – commenta – un ‘sogno’ del beato Charles De Foucauld, che s’è ora avverato’. A portare una reliquia de beato Charles De Foucauld è stato un perugino, ‘don Alvaro Rossi, che è stato parroco diocesano di Porto (Castiglion del Lago) ed ora, diventato un Piccolo Fratello, vive in una piccola comunità nei pressi del monte delle Beatitudini’. Infine un’altra nota perugina il Vescovo l’ha trovata nella grande biblioteca della Domus, dove sono giunti ‘anche libri di don Mario Moretti’. Mons. Chiaretti conclude così il suo racconto: ‘Mi scuso di ridurre il ricordo di una grande esperienza a queste piccole notizie di cronaca, ma servono anch’esse a ricamare di felici memorie il tessuto dei nostri giorni. Del resto, come descrivere l’emozione d’un bacio alle sante rocce del Sepolcro, mentre passa dinanzi agli occhi il film dell’intera diocesi? O come narrare la suggestione d’un luogo come il Cenacolo, dove Gesù spezzò il pane della sua vita per farne cibo alla nostra fame di Lui e della sua presenza, mentre l’elenco degli apostoli si allungava nella mente sino ad abbracciare tutti i preti della Chiesa perugino-pievese, e tutti i consacrati e le consacrate che offrono quotidianamente il loro servizio alla santa Chiesa di Dio? Valga il ricordo a fare durare a lungo l’emozione di quei giorni, che si rinnova ad ogni visita alla Terra di Gesù’.