L’Azione cattolica diocesana ha ricordato Umberto Paruccini, suo vicepresidente quando venne colpito a morte dai tedeschi mentre stava salendo gli stradoni dell’Ingino per rifornire di viveri gli ostaggi del Convento di S.Ubaldo. Era il 5 Luglio 1944. Così lo ha ricordato il vescovo mons. Pietro Bottaccioli durante la messa di suffragio celebrata presso la chiesa di S.Giovanni. Questo il testo: ‘Nel contesto degli orrori e delle stragi di guerra che segnarono di terrore e di lutti il nostro territorio sessanta anni fa, nel 1944, e di cui la città ha fatto memoria recentemente nell’anniversario della rappresaglia tedesca che il 22 giugno aveva fucilato quaranta cittadini inermi, non si può dimenticare la testimonianza che la commemorazione di questa sera ci offre: essa infatti esalta la coerenza di un impegno al servizio della società civile radicato in una concezione evangelica della vita quali le sublimi pagine del Nuovo Testamento che abbiamo ora ascoltato ci presentano e di cui la militanza non formale nell’Azione cattolica era stata la sicura palestra. È la testimonianza del giovane concittadino, il vigile del fuoco Umberto Paruccini, che amiamo riascoltare nella testimonianza del vescovo Beniamino Ubaldi’. Mons. Bottaccioli riassume la pagina del diario di mercoledì 5 luglio quando gli episodi vengono descritti in maniera minuziosa: ‘Era passata poco più di un’ora – scrive Beniamino Ubaldi – quando con corsa affannata vedo arrivare due o tre vigili del fuoco. Mi dicono: ci hanno tirato, hanno ferito Umberto. Cerca di Lei. Corro all’ospedale ‘ dove fu giudicato in imminente pericolo di vita (‘) A chi invocava vendetta nei confronti del tedesco che aveva sparato, lo stesso Umberto morente oppose invece che bisognava perdonare’. Umberto era un giovane concreto: non era portato a teorizzare. Il Vangelo era per lui parola di vita. Del Vangelo aveva colto l’essenza che è l’amore di Dio per noi manifestato in Gesù e conseguentemente aveva fatto di Gesù il modella della sua umanità: ‘Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni e gli altri’ (Gv 13,14). Se l’episodio evangelico della lavanda dei piedi riassume tutta la vita del Divin Maestro, il servizio del prossimo diventa il comportamento fondamentale del discepolo di Cristo. Se questo porta alla croce, Umberto sa che la croce è il passaggio alla pienezza della vita: ‘Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte'(1Gv 3,13). Di qui la serenità davanti alla morte arrivata presto, alla giovane età di trent’anni e la forza di perdonare che è la più alta testimonianza raccolta da Cristo Crocifisso. Occorre valorizzare queste testimonianze che restano riferimenti importanti per la nostra Chiesa e per la nostra comunità cittadina. Noi offriamo ai nostri giovani tante cose e probabilmente siamo responsabili della loro inclinazione ad avere tutto più che ad essere. I valori tocca offrire loro, Ma i valori non si offrono con le prediche, ma testimoniati con la nostra vita.
Umberto Paruccini, vittima e virtù
Celebrata una messa di suffragio dal Vescovo per ricordare il vigile del fuoco eugubino barbaramente ucciso dai tedeschi
AUTORE:
' Mons. Pietro Bottaccioli