Presso la Caritas diocesana è in funzione un Ufficio per gli immigrati: da qualsiasi nazione vengano, qualsiasi religione professino, essi sono nostri fratelli e, anche se invocano Allah, in ognuno di essi noi vediamo e soccorriamo il nostro Signore Gesù. Chiunque noi ci troveremo a soccorrere, non gli chiederemo tessere di alcun genere, e tanto meno certificati di battesimo. “Ogni uomo è mio fratello”: è punto fondamentale della dottrina cattolica. L’Ufficio di orientamento per gli stranieri è diretto dal dott. Giorgio Pallucco, ex obiettore di coscienza presso la Caritas e di sicura esperienza e competenza in materia.A tutt’oggi, dall’apertura avvenuta sette mesi fa, l’Ufficio ha fornito 150 consulenze, sia a stranieri che a cittadini italiani i quali intendevano assumere stranieri alle loro dipendenze (cf Decreto 394). La richiesta più massiccia proviene dal settore della collaborazione domestica, e naturalmente sono in numero preponderante le lavoratrici. E’ anche il settore dove si registra una maggiore stabilità, mentre meno stabile il canale dell’edilizia, pur con un buon numero di iscritti. Si tende a cambiar lavoro di frequente, quasi al pari dei lavoratori stagionali. Ciò non significa che si sia indifferenti di fronte al fattore religioso, ma non a fini selettivi. Si invoca, nel campo religioso, il principio della reciprocità. Al riguardo citiamo le parole del card. Sodano, segretario di Stato Vaticano: “Noi cristiani siamo per la libertà religiosa. Tutti hanno diritto ad avere luoghi di culto, e per questo la Santa Sede si aspetta dai paesi islamici, e specialmente dall’Arabia Saudita, di poter aprire là una cappellina, almeno in un albergo, per le migliaia di cristiani che vivono in territorio saudita”. Augusto Negri, direttore torinese per le relazioni cristiano-islamiche, ha precisato: “Non ha fondamento, da parte dell’autorità civile, negare luoghi di culto ai musulmani perché non rispettano la reciprocità. La Costituzione italiana garantisce l’espressione religiosa come un diritto inalienabile … Piuttosto, nelle opportune sedi internazionali, lo Stato italiano e l’Unione Europea devono levare la voce contro la mancanza di libertà religiosa nei paesi islamici, mentre i musulmani pretendono per sé questo diritto in Europa. La situazione può cambiare con importanti accordi politici internazionali. La difesa dei Diritti universali dell’uomo è una questione culturale, non solo ecclesiale. …Ovviamente i paesi occidentali devono dimostrare di apprezzare le libertà fondamentali più dei vantaggiosi scambi economici. Questa posizione è anche la nostra: ma senza che dinanzi ai possibili sviluppi si resti indifferenti”. Si pensi agli islamici, soprattutto i più schierati, come ad esempio quelli del territorio magrebino. Non possiamo ignorare posizioni di schieramento perfino aggressivo, finora tuttavia nelle terre di origine. Tuttavia noi rispondiamo con una sola parola: “integrazione”. E’ anche la parola d’ordine, ad esempio del vescovo Chiaretti, di Perugia, che presiede la Commissione Episcopale corrispondente. E l’integrazione parte dagli incontri, in cui si parte con la comune ricerca di valori comuni. Non è impossibile. Si pensi che il Movimento dei Focolari ha già tenuto il suo quarto convegno internazionale. Il nostro Sinodo diocesano, attualmente in pieno svolgimento, nella sua seconda Commissione (o Circolo minore) si sta occupando anch’esso del problema. Dunque, non lo scontro, ma l’incontro: non certo l’indifferenza, né l’idea che ogni religione oggettivamente si equivalga. Ma, come già detto, ci possono essere valori comuni. A Spoleto gli immigrati erano ultimamente 634, in Italia toccano ormai il milione e mezzo (più 100.000 clandestini e irregolari). Non possiamo disinteressarci. Vale anche per essi la parola di Dio: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.
Ufficio per gli immigrati: a sette mesi dall’apertura ha fornito 150 consulenze
Chiedono lavoro: alta la domanda per collaboratrici domestiche
AUTORE:
A. R.