“La politica, se ben intesa, non può che essere servizio al bene comune. E per i credenti si profila come alta espressione di carità, di amore al prossimo. Per questa ragione anche dalla politica può passare, per il laico cristiano, la via alla santità. È quello che si cerca di provare per la vicenda terrena di Robert Schuman” dice mons. Bernard Ardura.
È presidente del Pontificio comitato di scienze storiche, nonché postulatore della causa di beatificazione dello statista nato nel 1886 da padre lorenese e madre lussemburghese, vissuto a cavallo tra Germania e Francia, svolgendo la professione di avvocato e ricoprendo diversi incarichi politici in sede locale a Metz, e poi sul piano nazionale, come ministro e capo del governo.
Fino alla famosa Dichiarazione del 9 maggio 1950 (da qui la data della Festa dell’Europa) che innescherà, di lì a poco, il processo di integrazione europea e la nascita prima della Ceca (1951, Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e poi della Cee (1957, Comunità economica europea).
Il 9 maggio, giorno della Dichiarazione Schuman, è la festa d’Europa… Cosa ricordiamo di questo statista?
“C’è una vasta letteratura su Schuman, ma non possiamo dare per scontato che se ne conosca la statura di uomo e di cristiano, con una mitezza e una spiritualità che traspaiono anche nell’azione politica. Sottolineerei che Schuman era un uomo pratico, perché le buone idee da sole non marciano! La stessa Dichiarazione del 9 maggio aveva il grande obiettivo della pace e della solidarietà tra le nazioni dopo la tragedia bellica, ma partiva dalla concretezza. Schuman era convinto della necessità di riportare la Germania nell’alveo delle democrazie e di ristabilire interessi comuni, concreti, tra la Francia e la stessa Germania: questo avrebbe creato, come disse, una ‘solidarietà di fatto’ tra gli Stati e i popoli che fino a poco tempo prima si erano scontrati sui campi di battaglia. Da qui la scelta della condivisione delle produzioni di carbone e acciaio, strumenti dell’industria bellica, da indirizzare però allo sviluppo economico, al benessere, il tutto in un quadro istituzionale: appunto la Ceca”.
Grandi ideali e vie pratiche per raggiungerli, dunque.
“Esattamente. Schuman, come gli altri padri dell’Europa unita (De Gasperi, Adenauer, Monnet…), avevano questa idea della casa comune. I problemi s’impongono, invece, quando le istituzioni camminano senza ideali e, nel caso dell’Europa, il progetto si riduce a puro mercato. Lo stesso problema sorge quando i politici, …
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