Ubaldo, una tradizione… ancora più solida

Ceri. Restaurata la statua processionale del santo Patrono eugubino

La famiglia dei Santubaldari, con la collaborazione delle altre Famiglie, dell’Università dei Muratori e del Comitato che si è fatto carico dell’intervento conservativo della grande edicola del Patrono all’inizio di corso Garibaldi, ha provveduto al restauro della statua processionale di S.Ubaldo. L’iniziativa dei Santubaldari, a cui il Capitolo della Cattedrale ha espresso la stima e i sentimenti di gratitudine per la sensibilità dimostrata, è stata quanto mai opportuna date le precarie condizioni in cui versava la statua stessa, inseribile nella tradizione dei manichini lignei o “statue da vestire”. Una tradizione che nella nostra zona si attesta con presenze diffuse ancora rintracciabili ovunque, nonostante i divieti posti dall’Autorità ecclesiastica nei primi decenni del ‘900, secondo la quale si dovevano preferire statue completamente in legno o in cartapesta. Il manichino per l’immagine del santo Patrono di Gubbio era costituito da un unico pezzo che va dalla testa sino al bacino; le braccia legate al tronco con degli snodi e le gambe ridotte alla parte inferiore dal sottoginochio ai piedi. Questa struttura fa pensare che in origine si trattava di un manichino per rappresentare sant’Ubaldo seduto in cattedra, come era in uso raffigurare un vescovo anche nelle opere pittoriche. La parte del modellato più propriamente artistica è riferibile quasi esclusivamente alla testa, al collo, all’ antibraccio e all’ultima parte degli arti inferiori. È un’immagine fortemente legata alla tradizione eugubina; viene portata infatti in processione il 15 maggio quando, preceduta dal Vescovo, si incontra con i “Ceri” all’inizio della “calata dei Neri”. Il suo impiego ha preso avvio dal 1900 quando ha sostituito il grande Gonfalone bifacciale dipinto da Sinibaldo Ibi nel 1503, riservato esclusivamente all’ esposizione museale. Non abbiamo altre notizie se non quella ripresa dai registri settecenteschi dell’Università dei Falegnami e dagli atti capitolari nell’Archivio diocesano dove si rileva che una processione veniva fatta l’11 settembre, con la statua del Patrono portata dalla città fino alla Basilica. La statua utilizzata allora era certamente la stessa di cui stiamo trattando, che può essere datata ai primi decenni del ‘700. Il lavoro di restauro ha interessato tutta la struttura con il consolidamento delle parti sconnesse, la costruzione degli elementi plastici di completamento nella parte di raccordo tra il bacino e le ginocchia, la pulitura della pellicola pittorica con la necessaria integrazione nella parti in cui si era verificata caduta di colore.

AUTORE: P.S.