La Gmg, per i giovani di Spoleto – Norcia, è iniziata il 10 agosto nella basilica di san Ponziano, dove l’arcivescovo Fontana ha voluto salutare i suoi ragazzi con una celebrazione nella notte di san Lorenzo.
Le molte ore di viaggio hanno portato il ‘popolo della Weltjugendtag’ nel decanato di Ottobeuren, città gemellata con Norcia e sede di una magnifica abbazia benedettina. Distribuiti in vari paesini, i giovani sono stati accolti in modo eccezionale dalle famiglie locali, che hanno organizzato momenti di riflessione, veglie e messe, ma anche ore di svago, per poi ritrovarsi il 13 agosto tutti insieme a molti altri umbri per la messa internazionale presieduta da mons. Scanavino.
Naturalmente in diversi erano alla seconda o alla terza Giornata mondiale della gioventù, ma per molti è stata un’esperienza nuova, come ad esempio Rita, 22 anni, di Arrone.
Cosa ti ha spinto ad unirti agli altri ragazzi della tua diocesi?
‘L’idea di partecipare l’avevo da anni, ma per un motivo o per un altro c’è sempre stato qualche intoppo. Quest’anno finalmente mi sono decisa: anche se fossi stata l’unica della mia zona sarei partita ugualmente. E così ho fatto, anche se poi si sono aggregati due ragazzi di qui. Sono partita con lo spirito di avvicinarmi alla Chiesa, perché la vita frenetica di tutti i giorni, l’università, gli impegni portano ad allontanarci da essa.’
E sei riuscita nel tuo intento? Come hai vissuto quest’esperienza?
‘La fatica c’è stata, ma ne è valsa la pena. Sono già pronta per ripartire per Sydney, perché la Gmg è un modo per star bene con se stessi e con gli altri, per trovare quello che si cercava. Siamo tornati tutti sicuramente cambiati, perché camminando siamo arrivati a raggiungere la stella’.
Al suo terzo incontro mondiale era invece Federica, 27 anni, di Spoleto, che spiega come ogni anno sia diverso dagli altri: ‘Ogni Gmg è una cosa completamente nuova. Cambia l’età, cambia il Paese, cambia l’organizzazione’.
Che ha lasciato a desiderare, Ma non ha scalfito lo spirito dell’evento, vero?
‘Nelle famiglie ci hanno trattato benissimo, era tutto organizzato nei minimi particolari. A Colonia invece potevano far di meglio, sarebbe bastato preparare i volontari. Nonostante tutto è stata una bella esperienza, il ‘clima Gmg’ è sempre qualcosa di sovrannaturale, nel senso che c’è sempre la mano del Signore sopra tutto.’
Per la prima volta con un nuovo Pontefice. Com’è stato l’incontro con Benedetto XVI?
‘L’incontro con il Papa, nonostante sia ancora forte il ricordo di Giovanni Paolo II, è stato molto intenso. I paragoni sono inevitabili, ma aldilà di questo è una persona, nonostante l’indole timida, che ha fatto passare messaggi importanti, come quando nell’omelia della messa conclusiva ha parlato di eucaristia e adorazione’.
Ad accompagnare i giovani anche alcuni sacerdoti e una suora. Tra questi anche don Edoardo Rossi, viceparroco del Sacro Cuore, 31 anni, prete dallo scorso dicembre.
Eri già andato a Tor Vergata da seminarista, hai vissuto quest’esperienza in modo sicuramente diverso?
‘Partecipare come guida spirituale, prender parte alle celebrazioni, ti unisce ancora di più a Dio. Per questo ho scelto di esser presente a Colonia insieme con i ragazzi della mia parrocchia. È stato bello anche per i ragazzi vedere così tanti giovani da tutto il mondo incontrarsi per lo stesso motivo, per Cristo. Anche il Papa ha detto che al centro di tutto ci deve essere Lui, in questa società che tende sempre più a mettersi al pari con Dio. Uno dei momenti che mi ha colpito di più è stato il secondo giorno della catechesi, quando ci sono state consegnate delle chiavi per simboleggiare che Gesù che ci apre la sua casa, che viene verso di noi. Su ognuna i ragazzi hanno scritto cosa li teneva lontani da Dio, di cosa avevano paura. Uno di loro ha scritto: la vocazione. Ecco non bisogna aver paura di questo, perché quando Lui ci chiama vuole il meglio da ognuno di noi. Bisogna saper ascoltare Cristo, che ci parla e ci chiama sempre, non solo quando siamo alle Giornate mondiali della gioventù’.