L’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale avvenuta il 22 febbraio mi ha spinto ad alcune riflessioni. Le cause che giungono al nostro tribunale per la dichiarazione di nullità sono una piccolissima percentuale rispetto alle richieste di separazione civile e divorzio, senza contare i fallimenti matrimoniali di fatto. Causa evidente della profonda sofferenza oggi del matrimonio e della famiglia è la grave crisi di valori ed in particolare di quelli cristiani, più volte sottolineata dal magistero della Chiesa. Si celebrano sempre meno matrimoni con rito religioso, ma anche con quello civile, ed aumentano in alternativa le libere convivenze, soprattutto fra i giovani. La maggior parte di quanti chiedono il matrimonio già convivono e spesso hanno prole. La tendenza attuale, peggiorativa, è quella di vivere il rapporto di coppia ancora più liberamente evitando la “scocciatura” di una coabitazione comunque, anche se relativamente, impegnativa. Mi sembra di dover rilevare inoltre che l’introduzione al nostro tribunale di nuove cause matrimoniali è percentualmente più elevata di quelle di molti altri tribunali regionali con numero maggiore di abitanti; indice questo che il matrimonio e la famiglia sono da noi in grave sofferenza. Un dato confortante si rileva nel fatto che gran parte di coloro che si sono rivolti al nostro tribunale lo hanno fatto a seguito di un ritorno alla Chiesa e di una fede riscoperta. Da sottolineare poi l’importanza dei corsi di preparazione al matrimonio: se fatti seriamente e con competenza, potrebbero dare ai nubendi un’occasione di riflessione e di conoscenza; purtroppo non possiamo nasconderci quanto essi siano insufficienti e limitati. Necessita che la pastorale della nostra Chiesa, nell’urgenza del momento presente, curi veramente la formazione umana, spirituale e cristiana delle coppie di fidanzati e delle famiglie di recente costituzione; occorrono dunque forme di accompagnamento. Inoltre una fragilità psicologica ed affettiva delle giovani generazioni è stata messa in evidenza dal numero elevato di casi di nullità riconosciuti per incapacità di uno o di entrambi i contraenti, ai sensi del canone 1092, nn. 2 e 3 (immaturità grave, mancanza di libertà interiore, disturbi psichici). Mi ha rallegrato il fatto che la Cei abbia messo in evidenza il “celere” disbrigo delle pratiche da parte del nostro tribunale.
Troppe nozze ‘nulle’ in Umbria
Apertura dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico umbro. Qualche riflessione sui matrimoni in chiesa che però erano invalidi
AUTORE:
Gualtiero Bassetti