Qualche settimana fa, commentando la nuova linea politica della Lega nord, avevamo messo in evidenza l’apparentamento di questo partito con quello francese guidato da Marine Le Pen. Il tutto all’insegna del nazionalismo e, soprattutto, dell’antieuropeismo. Ora che il Front National di Marine Le Pen ha avuto un certo successo alle elezioni amministrative locali (parlare di vittoria è esagerato), il capo della Lega, Salvini, si è affrettato a suonare le trombe. D’altra parte, anche se non lo dicesse Salvini, si sa già che le elezioni del 25 maggio per il Parlamento europeo saranno (un po’ dappertutto, non solo in Italia) un giudizio sull’Unione europea e in particolare sulla moneta unica. Non so se vinceranno le tesi anti-europeiste, ma certo avranno buon gioco, perché la crisi economica c’è e per venirne fuori, ammesso che ci si riesca, ci vorrà tempo e fatica. Ed è facile dire che “la crisi è colpa dell’euro e di chi lo ha voluto”; smentirlo, invece, richiede conoscenze e capacità di analisi che non sono di tutti. Perché è vero che quando l’euro non c’era eravamo, o almeno sembravamo, più ricchi. Ma la domanda da fare è: dove saremmo ora senza euro? La crisi c’è non perché c’è “troppa Europa” ma perché non ce n’è abbastanza. Ossia: non perché abbiamo una moneta unica, ma perché non abbiamo, oltre alla moneta, una vera politica economica comune. Il rimedio non è tornare indietro alle monete nazionali. Dove andremmo, se avessimo solo le nostre forze? Siamo un Paese indebitato fino al collo, che si prepara a vendere le portaerei e rinuncia a punire i reati perché non ha abbastanza posto nelle carceri; che per il suo fabbisogno energetico dipende interamente da Paesi terzi, affidabili (a dir poco) solo fino a un certo punto. Solo facendo causa comune l’Europa può sopravvivere in mezzo ai colossi che si stanno affrontando a livello mondiale.
Troppa Europa? No, troppo poca
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani