Il triste caso di Edgardo Mortara, il film di Marco Bellocchio

Esce in questi giorni il film Rapito del regista Marco Bellocchio, che racconta la storia (vera, purtroppo) di Edgardo Mortara. Chi era costui? Il figlio, nato nel 1851, di una ricca famiglia ebraica di Bologna; città che allora faceva parte dello Stato pontificio, sotto papa Pio IX. Ancora piccolissimo, era stato battezzato di nascosto da una domestica. Questa non ne parlò con nessuno, ma lo rivelò casualmente quando lui aveva sei anni.

Il ragazzo Edgardo Mortara divenne un cattolico fervente

Il seguito è noto: come voleva la legge dello Stato pontificio, e come decise personalmente Pio IX, il bambino fu sottratto per sempre alla famiglia e messo in un collegio per essere educato come cattolico. Dal punto di vista di Pio IX l’operazione ebbe pieno successo: il ragazzo Mortara divenne un cattolico fervente, si fece prete, tentò inutilmente di convertire i genitori. Anche all’epoca questo episodio divenne famoso in tutta Europa, suscitò polemiche, contribuì a peggiorare l’immagine – già non brillante – dello Stato pontificio, che sarebbe finito ingloriosamente nel 1870. Si accusava quello Stato, e con esso la Chiesa, di essere intollerante nei confronti degli ebrei e dei non cattolici in genere, e di non rispettare i loro diritti essenziali.

I sacramenti sono gesti magici o atti di fede?

Oggi, come cattolici, ci sentiamo molto lontani da quelle realtà. Vediamo la fine dello Stato pontificio come un passo avanti nella storia della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha interamente riscritto la dottrina cattolica riguardo al rapporto con gli ebrei e con i non cristiani in generale (dichiarazione Nostra aetate ) e riguardo alla libertà di coscienza di chiunque (dichiarazione Dignitatis humanae ). Ma ci poniamo altre domande, sui sacramenti e sulla fede. I sacramenti sono gesti magici o atti di fede? Non dice la Bibbia che “il giusto per fede vivrà”

Si diventa cristiani solo perché si è battezzati?

È possibile che uno diventi cristiano senza saperlo, solo perché qualcuno lo ha battezzato senza dirglielo? E se si tratta di un infante, non sarà comunque necessario che quella fede, che lui non può professare, sia professata almeno dai genitori? Davvero crediamo che Dio Padre terrà fuori dal Suo regno tutti i bambini morti senza battesimo (era questa la ragione per cui una servetta di quattordici anni battezzò di nascosto Edgardo, che le sembrava in fin di vita)? Queste, e altre, sono le domande che ci propone la storia di Edgardo Mortara. Lui in effetti era contento che fosse andata come era andata. Ma basta questo per renderla più giusta?

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