L’8 febbraio la Chiesa dà voce al proprio impegno contro la riduzione in schiavitù e lo sfruttamento delle donne – e non solo delle donne – con la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone.
La prima edizione della Giornata era stata celebrata nel 2015 per volontà di Papa Francesco, che già dal 2014 aveva incaricato le Unioni internazionali delle superiore e dei superiori generali (Uisg/Usg) di promuovere un’iniziativa come questa. Fin dall’inizio è stata Talitha Kum, rete mondiale della religiose impegnate contro la tratta di persone, ad assumere il coordinamento del gruppo di organizzazioni che preparano la Giornata a livello internazionale.
Organizzazioni che sono: Dicastero pontificio per la vita consacrata, Pontificio consiglio di giustizia e pace, Pontificio consiglio dei migranti e popoli itineranti, Accademia vaticana delle scienze, Caritas Internationalis, Unione internazionale delle associazioni femminili cattoliche, e gruppo di lavoro contro la tratta della Commissione giustizia e pace di Uisg/Usg.
Umbria contro la tratta
In Umbria, contro la tratta, è attivo dal 2016 il progetto “Free Life”, finanziato da fondi erogati dal Ministero per gliaffari sociali – Dipartimento Pari Opportunità. Titolare del progetto è la Regione Umbria, mentre gli enti gestori sono la cooperativa “BorgoRete” e ARCI solidarietà– Ora D’aria di Perugia, l’associazione San Martino di Terni (ente gestore dei servizi Caritas) e l’Istituto Artigianelli Crispolti di Todi. Il progetto prevede accoglienza, garanzia di protezione e accompagnamento all’integrazione sociale e all’autonomia (economica, abitativa, relazionale) delle vittime dello sfruttamento a scopo sessuale. Viene messo a punto un programma individuale costruito dall’assistente sociale del Comune di riferimento insieme all’utente stesso. Le persone inserite nel programma di protezione sociale arrivano su invio di Forze dell’Ordine o di altre strutture del territorio nazionale o del numero verde antitratta (800 290 290, attivo 24h con operatori nelle singole regioni). Cosa subiscono le vittime? Stella Cerasa, assistente sociale del progetto di accoglienza immigrati della diocesi di Perugia, racconta che gli sfruttatori hanno trovato nelle migrazioni dei canali per il traffico. “Ci sono tra i richiedenti asilo donne che sono partite adescate dai trafficanti e che sono riuscite a liberarsi solo in Italia. Le ragazze riescono con grande difficoltà a confidarsi su questo argomento perchè provano vergogna pur essendo vittime. Una cosa molto importante però è accaduta nel 2018, quando il re Ewuare II dell’Edo State, in Nigeria, ha vietato i riti voodoo che vincolavano tante nigeriane vittime. Dopo questo atto molte di loro si sono sentite più libere anche di confidarsi”.
Storia e informazioni
Alla preghiera dell’ Angelus in piazza San Pietro, nel 2015 Papa Francesco ha così presentato l’evento: “Cari fratelli e sorelle, oggi 8 febbraio, memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita (leggi qui la sua storia), la suora sudanese che da bambina fece la drammatica esperienza di essere vittima della tratta, le Unioni internazionali delle superiore e dei superiori generali degli istituti religiosi hanno promosso la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone.
Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga, una piaga indegna di una società civile.
Ognuno di noi si senta impegnato a essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità”. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito https://preghieracontrotratta.org , con lo schema di preghiera proposto anno per anno. Su Twitter all’account @preghieratratta e sulla pagina facebook della “Giornata mondiale di preghiera contro la tratta”, iniziative da tutto il mondo, inclusi alcuni incontri di preghiera interreligiosi.
La rete Talitha Kum
Al termine del 2019 lo stesso Papa Francesco ha incontrato in udienza privata in Vaticano le suore di Talitha Kum , impegnate da ormai un decennio contro la tragedia della tratta umana, per liberare donne, bambini e anche uomini dalle condizioni di schiavitù in cui si trovano. Un fenomeno che coinvolge nel mondo almeno 40 milioni di persone, di cui il 70% sono donne o bambini. Presenti in quell’occasione in Vaticano 86 delegate provenienti da 48 nazioni, tutte attive in questa grande rete oggi presente in 92 Paesi del mondo, con 44 reti nazionali nei cinque Continenti.
Al Pontefice sono state portate testimonianze da diverse aree del pianeta. Ad esempio suor Jyoti Pinto, indiana di Mangalore, della congregazione delle “Sorelle del piccolo fiore di Betania”, ha contribuito alla nascita e alla crescita della rete di Talitha Kum “Amrat” (che in sanscrito significa “dare vita”).
Ad oggi vi partecipano 70 congregazioni e 600 religiose. Le suore indiane hanno a che fare con la “tratta delle spose”, i giri di prostituzione, bambini costretti a lavorare nelle fabbriche di mattoni, ma anche uomini usati come come manovalanza a basso costo in agricoltura.
In Perù esiste Red Kawsay, organo di informazione e sensibilizzazione. Tra il 2010 e il 2018 sono state 6.574 le denunce, in continuo aumento. L’85% delle vittime erano donne e bambine, il 64% ha meno di 17 anni. Molte ex vittime sono diventate a loro volta trafficanti… Un circolo vizioso a cui adesso va detto “basta!”.