‘Stare con il Papa, sempre e incondizionatamente’: riferendosi a quella ‘che è la migliore tradizione del nostro cattolicesimo’, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha scelto un pensiero di solidarietà a Benedetto XVI per sintetizzare l’argomento posto in apertura della prolusione al Consiglio episcopale permanente (Roma, 23-26 marzo). Dopo aver richiamato la ‘remissione della scomunica ai quattro vescovi consacrati da monsignor Lefebvre nel 1988’ e il caso Williamson, Bagnasco ha precisato che lo stesso Pontefice ha messo ‘un punto fermo con l’ammirevole lettera del 10 marzo 2009, indirizzata ai vescovi della Chiesa cattolica. La sua disanima, per certi versi conturbante, degli ultimi episodi… ha fatto emergere quasi per contrasto – ha detto Bagnasco – il candore di chi non ha nulla da nascondere circa le proprie reali intenzioni’. Pensieri analoghi sono stati poi espressi sul viaggio in Africa di Benedetto XVI e sui temi affrontati, per i quali – ha notato – ‘si è arrivati ad un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici’. Nichilismo sociale. Soffermandosi sulle difficoltà vissute da vari Paesi africani, Bagnasco ha richiamato le polemiche sorte sulle dichiarazioni del Papa circa i sistemi di controllo delle nascite, esprimendo l’esigenza di continuare gli aiuti specie in campo sanitario ‘finanziando la distribuzione di medicinali accessibili a tutti’. Si è occupato poi del tema del secolarismo, parlando del confronto in atto nella nostra società ‘tra due diverse, per molti aspetti antitetiche visioni antropologiche’. Nel confronto tra la concezione trascendente e quella immanente della natura umana, il porporato ha evidenziato che emerge ‘una diversa concezione di libertà… Per i cristiani essa è addirittura dono di Dio creatore’. Sull’altro versante, invece, ‘l’individuo finisce schiacciato dalla propria libertà’. Il rischio insito in questa visione è ‘scivolare inevitabilmente verso un nichilismo di senso e di valori che induce alla disgregazione dell’uomo e ad una società individualista fino all’ingiustizia e alla violenza’. Difesa della vita. Nella parte centrale della prolusione, il card. Bagnasco ha parlato ampiamente di Eluana Englaro. Ha descritto il suo caso come ‘un’operazione tesa ad affermare un ‘diritto’ di libertà inedito quanto raccapricciante: il diritto a morire, cioè a darsi e a dare la morte in talune situazioni da definire’. Ha poi posto la domanda: ‘Non stiamo attribuendo al ‘sistema’ un diritto all’eliminazione dei soggetti inabili, quasi che possano configurarsi come cittadini di serie B? E questo ‘diritto’, che per ora si affaccia appena, una volta immesso nel corpus giuridico e nel costume pubblico, non è forse destinato a diventare col tempo più incalzante e spietato? E tale meccanismo non riguarderà anzitutto coloro che sono più deboli, bisognosi di assistenza e di premura da parte della collettività, perché segnati dalla vecchiaia o dalla malattia o dalla fragilità mentale?’. Di Eluana il card. Bagnasco ha poi parlato in termini molto affettuosi e partecipi, rimarcando che ‘più si palesava l’azione mossa nei suoi confronti… più la gente è sembrata farsi cauta, quasi pensosa, come intuisse in maniera un po’ più nitida l’effettiva posta in gioco. Al momento della morte si è percepito un sentimento di diffuso dolore, come di una sorella comune che non si era riusciti a salvare’. Ha poi richiamato l’iniziativa di Scienza e vita, Forum delle associazioni familiari e Retinopera, con il manifesto Liberi per vivere. Amare la vita, fino alla fine (pubblicato a pagina 11, ndr), assicurando il sostegno dei Vescovi. Sud e crisi finanziaria. Il Presidente della Cei si è anche occupato del convegno ‘Chiesa nel Sud, Chiese del Sud: nel futuro da credenti responsabili’, svolto nel febbraio scorso. Parlando di ‘questa parte stupenda e martoriata del nostro Paese – ha detto – è venuta una rinforzata consapevolezza su una serie di sfide che vanno affrontate con le armi del Vangelo’. Passando al tema della crisi economica e finanziaria, ha affermato che ‘l’impressione è che purtroppo non si sia ancora toccato il fondo, o quanto meno che non ci sia nessuno in grado di dire con certezza a che punto si è della perigliosa traversata’. Ha quindi esortato, citando recenti interventi del Papa, ‘a riscoprire l’anima etica della finanza e dell’economia’.