Tirare su figlioli, al giorno d’oggi, è una delle attività più complesse e difficili che si possano immaginare. Lo sanno bene mamme e papà – ma soprattutto le prime – che in epoca di pandemia da coronavirus hanno dato fondo a tutte le energie disponibili, improvvisandosi motivatori, psicologi, esperti informatici, tutor d’aula (virtuale), baby sitter (più del solito), animatori di ogni sorta di gioco domestico e molto altro ancora. Spesso facendo il triplo salto carpiato per conciliare il tutto con i tempi e i ritmi di un lavoro, anch’esso stravolto.
Usciti dalle “sabbie mobili” del lockdown da emergenza sanitaria, sono tre le questioni che molte mamme e papà hanno in testa in queste settimane. Il primo pensiero, fisso e incalzante, è quello sulla ripresa della scuola, a metà settembre. Come ripartire? Con quali aule e banchi? E la sicurezza, il distanziamento, le prescrizioni igieniche? Il personale docente e non docente sarà regolarmente al suo posto? Con quale stato d’animo i nostri figli potranno varcare di nuovo la soglia della loro scuola?
Ci conforta – e siamo alla seconda questione – che in Parlamento stia andando avanti il cammino del disegno di legge-delega con il quale il Governo potrà istituire l’assegno unico universale per i figli e altre misure per natalità, genitorialità e occupazione femminile. La Camera lo ha approvato e ora tocca al Senato. Il Forum famiglie spera che il contributo possa partire già a inizio 2021.
Meno male ci sono i grest!
Per fortuna che in questa estate così strana e insolita, dove anche le vacanze per molti restano un “sogno proibito”, una certezza c’è. E ha sfidato tutti i punti interrogativi che attanagliavano le famiglie anche soltanto un mese fa: Grest e centri estivi nelle nostre comunità parrocchiali sono tornati alla grande, per la gioia di grandi e piccini! E chi se ne importa se ci vogliono più firme del solito per entrare e uscire, se vanno indossate le mascherine, se bisogna usare gel igienizzanti fino alla dermatite.
L’importante è stare insieme, crescere e tornare a giocare sui soliti “campetti”. Un modello educativo sul quale Regione, Comuni e Chiesa umbra – insieme – hanno deciso di investire ancora una volta.