Ormai nessuno mette più in dubbio che una coppia sposata possa separarsi anche se lo vuole solo uno dei due. Nessuno, infatti, può essere obbligato a rimanere assieme al coniuge contro la propria volontà, quando la convivenza è diventata intollerabile. Ma oggi la coppia che si vuole separare dovrebbe chiedersi: “Possiamo permettercelo?”. Per il presidente dell’Ordine degli avvocati di Perugia, Carlo Orlando, intervenuto all’incontro su “Separazione, mantenimento e impoverimento della famiglia”, organizzato a Perugia dal Lions club Augusta Perusia, questa è la realtà da tenere presente. Infatti – ha spiegato l’avvocato Maurizio Lorenzini – l’80% dei coniugi che sono costretti a lasciare la casa coniugale e a versare gli assegni di mantenimento per i figli non ha risorse per vivere in proprio, e torna dalle famiglie di origine, quando possibile. Dovrebbe far riflettere, ha aggiunto, il dato-spia della situazione di grave disagio sociale che vede il 25% delle persone che usufruiscono delle mense e degli alloggi Caritas essere genitori separati. Quello che accade, dunque è un dramma nel dramma: non solo una famiglia viene divisa, con le note conseguenze di sofferenza per gli eventuali figli presenti (oltre che per i coniugi, ovviamente) ma il bilancio economico familiare risulta disastrosamente compromesso. La concretezza del problema è stata evidenziata nei dati presentati dal presidente del Tribunale civile di Perugia, avv. Criscuolo. Nella maggior parte dei casi, ha detto Criscuolo, una famiglia monoreddito con uno stipendio di 1.500 euro, nel momento della separazione, vede il coniuge che lascia la casa – quasi sempre il marito – costretto a versare non meno di 800 euro al coniuge che resta in casa con i figli, e le cifre in ballo non permettono né al nucleo familiare residuo, né a se stesso una dignitosa sopravvivenza. Se prima non erano una famiglia indigente, dopo la separazione lo diventano. Oltre al mantenimento, si deve considerare la duplicazione di tutte le spese: bollette, utenze, spese di ogni tipo. Per questo motivo, ha aggiunto Orlandi, gli avvocati davanti alle richieste di separazione hanno anche una responsabilità etica, nel guidare le persone verso una scelta cosciente e responsabile. Sono aumentati di molto, infatti, i ricorsi per la modifica delle condizioni di separazione, in quanto chi è costretto a versare assegni di mantenimento senza poter beneficiare neanche della casa, non ce la fa. Ecco che aumentano allora anche le cosiddette “separazioni di fatto”, ovvero convivenze forzate, una sorta di “fai-da-te” senza chiamare in causa avvocati e tribunali perché la separazione, di questi tempi, è un vero lusso. Anche gli enti pubblici si stanno interessando a questa nuova piaga sociale: impoverimento di famiglie e persone, che pare senza via di uscita. La Provincia di Milano ha inaugurato di recente una casa di accoglienza per padri separati in difficoltà. Un altro capitolo, non meno triste, riguarda le famiglie con coniugi conviventi e figli, in cui la legislazione si sta adeguando per tracciare vie legali e garantire lo stesso “diritto” alla separazione.
Tra le cause di povertà c’è la separazione
Incontro su “Separazione, mantenimento e impoverimento della famiglia”
AUTORE:
Mariangela Musolino