Torneo di calico sotto il Cupolone

Nando Menestò, nativo di Massa Martana, è responsabile sportivo dell'Istituto polacco di Roma, una delle 16 squadre del Campionato vaticano

C’è anche un umbro nel campionato vaticano di calcio. Insieme a spagnolo, polacco, slang e swahili, sui campi capitolini della terza edizione della Clericus Cup vola qualche parola di martano. Le imbeccate con cadenza umbro-romanesca arrivano da Nando Menestò, nato a Massa Martana nel 1958, dirigente responsabile e anima dell’Istituto polacco di Roma, una delle 16 squadre in lizza. Niente parolacce, sia chiaro, perché in campo da tre stagioni si affrontano gli agguerritissimi seminaristi (e sacerdoti) calciatori, nel torneo che, all’ombra del ‘Cupolone’, ha fatto impazzire i media di tutto il mondo, guadagnando prime pagine dal Messico alla Polonia. Menestò si è trasferito a Roma da più di 30 anni, ma mantiene un legame molto forte con l’Umbria, dove torna appena glielo permettono gli impegni lavorativi alla Pontificia università laternanese, e sportivi con l’Istituto polacco. ‘Provengo da una famiglia semplice, lavoratrice, dai forti ideali religiosi – racconta. – Dopo un’esperienza lavorativa in una ditta termoidraulica di Massa Martana, sono entrato nell’Arma dei carabinieri. Mi hanno trasferito a Roma nel 1978. Nei giorni in cui ero di pattuglia come carabiniere in piazza San Pietro cominciavo ad avvertire il desiderio di offrire il mio servizio alla Santa Sede, restando quindi definitivamente nella Città eterna’. Nando ha poi sposato un’umbra di origine e ha tre figli. Dopo aver disputato al seguito della Lateranense la prima stagione della Clericus Cup, organizzata dal Centro sportivo italiano, oggi tifa polacco. ‘Quello di accompagnatore ‘ spiega ‘ è un ruolo che mi dà la possibilità di essere a contatto diretto con la squadra. Nella prima edizione siamo arrivati in finale e, nonostante la sconfitta, l’affiatamento che univa i ragazzi ha fatto sì che tale esperienza fosse comunque costruttiva’. Archiviato il secondo posto nel 2007, ora Menestò si rifà sotto accompagnando l’undici del bomber don Daniel Tumiel Din, sacerdote polacco, autore di quattro reti nelle prime due gare di campionato. Un estroso prete calciatore, e anche allenatore della squadra della Polonia, che ha voluto espressamente’ando da Massa Martana tra i suoi collaboratori. ‘Don Daniel ‘ racconta il dirigente umbro ‘ ha lo sport nel Dna. È un sacerdote che ha trovato, anche nel calcio, il modo di manifestare il suo carattere generoso e leale’. Si sbaglia chi immagina la Clericus come una partitella scapoli-ammogliati, perché si tratta di un vero e proprio campionato con tifo organizzato, sfide all’ultimo sangue e ottimi calciatori ‘tonache e scarpini’, animati da agonismo e voglia di vincere.’Ne sa qualcosa il loro accompagnatore. ‘È bello vedere l’entusiasmo di questi giovani – racconta Menestò – e la loro volontà di potenziare continuamente le proprie prestazioni sportive. In campo cercano sempre di dare il meglio, sforzandosi di non lasciarsi andare ad atteggiamenti sleali o a disaccordi di vario genere’. ‘Zibi’ Boniek, mitico calciatore degli anni Ottanta, andrà a tifare i suoi connazionali dell’Istituto polacco il prossimo mese. E non è esclusa, sui campi della Clericus, la visita lampo del commissario Uefa Michel Platini in occasione della finale di Champions League a Roma. Chissà che l’accompagnatore umbro non finisca da San Pietro a San Siro.

AUTORE: Beatrice Vergari