Tornare a pensare la vita. Tornare a capire la vita. Appena ieri la schiera dei pragmatisti proclamava a gran voce che un obiettivo del genere non era più nel mirino dell’uomo moderno, perché dicevano – interpretando malamente Marx – che il mondo ormai è stato sufficientemente capito, si tratta solo di trasformarlo.Ma poi la scienza ha sgonfiato con un solo colpo di spillo la tronfia presunzione degli adoratori del microscopio; da una parte essa ha eroso le “certezze” che avrebbero dovuto fondare la nuova visione della vita; un puf! e via: a cominciare dall’evidenza più chiara e distinta, quella a proposito della differenza fra materia ed energia; dall’altra proprio la scienza è tornata a porre con forza e urgenza problemi etici e di principio nei confronti della cui soluzione ha preventivamente dovuto riconoscere di non essere in alcun modo attrezzata. E’ la biologia, e non la filosofia, né la religione, che cala i carichi da undici, le domande pesanti come magli di un antico laminatoio. La manipolazione genetica nel mondo vegetale e in quello animale ha alterato ecosistemi delicatissimi, formatisi col trascorrere dei millenni, lungo percorsi sicuri e impercettibili: quale follia, quale sbornia ideologica mal gestita ci ha convinto che metterci le mani dentro fosse comunque giusto e fecondo, oltre che possibile? Oppure ancora una volta ciò che scientificamente è possibile è stato contrabbandato come moralmente lecito? Nel mondo circolano ormai bambini il cui Dna è la sintesi non di due, ma di tre diverse mappe cromosomiche: ci fermiamo qui, facciamo un passo indietro, oppure attendiamo che il ventre fetido della storia generi un piccolo Hitler settimino, a tirare le somme, costruendo su ordinazione – puta caso – un contingente di talebani o un esercito di guerrafondai puri? Sempre più scientificamente incredibile appare l’ipotesi che esista un momento, un solo momento a partire dall’unione dell’ovulo con lo spermatozoo, in cui si possa dire che il feto è una semplice appendice del corpo della madre: è giusto riservare consensi con lode e cappuccini con briosches a Gatto Pannella e a Volpe Bonino, che digiunano perché il diritto all’aborto venga domani inserito sulla nostra carta d’identità magnetica, accanto al diritto a mettersi le dita nel naso, accanto al diritto a continuare a tifare Inter, come se fosse ancora una squadra di calcio, e non un colabrado in oro e platino. Tornare a pensare la vita. Tornare a capire la vita. Quella richiesta di senso che ieri poteva apparire come un hobby da anime belle, oggi emerge come il presupposto indispensabile per garantire al nostro futuro una storia che non debba rinunciare in partenza ad avere un capo e una coda.