Una tradizione con una lunga storia alle spalle, ma che nonostante il passare degli anni dimostra ancora di saper intercettare la devozione di tutto un popolo, da anziani a bambini. La novena dell’Immacolata è uno degli appuntamenti più sentiti nella parrocchia di Torgiano e anche quest’anno la popolazione ha risposto in gran numero all’invito, anzi se possibile anche in modo ancor più consistente che negli ultimi anni.
Storia della tradizione della novena
La storia di questa devozione popolare, come racconta il parroco mons. Giuseppe Piccioni, risale a pochi anni dopo la proclamazione del dogma nel 1854, quando i frati cappuccini del vicino convento di Bettona la esportarono nelle parrocchie dei territori circostanti.
Negli anni essa si è radicata sempre di più, come testimonia anche un “santino” del 1915 rinvenuto dallo stesso don Giuseppe, un santino che il parroco di allora, don Francesco Nicolini, volle consegnare ai soldati del comune di Torgiano che combattevano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, affidando quegli uomini e le loro famiglie all’intercessione dell’Immacolata.
Dopo il Concilio Vaticano II questa devozione, presente in molte altre parrocchie, è andata generalmente scemando, sia per il diffuso calo della pratica religiosa, sia per rimettere al centro il tempo liturgico dell’Avvento; ma nella parrocchia di Torgiano essa ha resistito, sapendo interpretare anche il cambiamento nel modo di sentire e di vivere la fede cristiana.
La novena oggi a Torgiano
Nella sua strutturazione attuale, la Novena dell’Immacolata si configura come una serie di nove serate di preghiera, che hanno inizio il 29 novembre e terminano il 7 dicembre, caratterizzate dalla preghiera del rosario in adorazione del Santissimo Sacramento, una catechesi di un predicatore invitato e un atto di devozione popolare molto sentito: la consegna di un lumino ai piedi della statua dell’Immacolata da parte delle famiglie di un diverso quartiere della parrocchia.
Preludio alla Novena vera e propria è poi il rito della discesa della statua di Maria, che la domenica precedente l’inizio viene calata dalla nicchia in cui è abitualmente posta per essere poi sistemata trionfalmente all’interno di un baldacchino ottocentesco di pregevole fattura. Ogni anno viene proposto ai fedeli un tema di riflessione differente.
Per il 2018 sono state scelte le parabole nel vangelo di Luca, tema che viene declinato nella catechesi da un predicatore invitato diverso per ogni serata. Appuntamento fisso, da alcuni anni a questa parte, sono diventate la serata in cui partecipa tutto il Pontificio Seminario Regionale Umbro, quella dedicata ai giovani della parrocchia e quella con il biblista Padre Giulio Michelini.
Interrogato sul senso che una devozione popolare simile possa avere per i fedeli di oggi, don Giuseppe ha tenuto a sottolineare come “lo stesso papa Francesco non manchi mai di sottolineare la valenza di questa forma di preghiera. Anche recentemente egli l’ha definita il “sistema immunitario” della Chiesa. Ritengo inoltre fondamentale tornare a raccontare, ai bambini, ai giovani e ai meno giovani, la storia di tradizioni come questa, la storia delle cose belle che Dio fa per il suo popolo.
Quando i nonni, i genitori e i catechisti smettono di raccontare, le tradizioni finiscono, ma senza passato l’uomo non può costruire basi per il futuro. Un culto come questo è importante perché attraverso queste piccole cose noi cristiani riusciamo ad intuire e soprattutto a vivere e pregare, realtà grandi e complesse come questa dell’Immacolata Concezione”.
Federico Casini