Sembra incredibile, ma – invece – è tutta realtà. Tonnellate e tonnellate di rifiuti venivano smaltiti illegalmente presso aziende agricole e fornaci per la produzione di laterizi, dislocate in Umbria, Toscana, Campania, Lazio e Puglia. Dopo oltre due anni di indagini avviate dalle segnalazioni dei cittadini, i Carabinieri del reparto per la tutela ambientale di Roma, insieme a quelli della compagnia di Spoleto, hanno fatto luce su reati che vanno dal traffico illecito di rifiuti, all’avvelenamento delle acque, falso ideologico, realizzazione e gestione di discariche abusive, scarichi industriali non autorizzati. Una maxi inchiesta partita dall’Umbria e poi allargata a macchia d’olio in altre regioni d’Italia. Novanta le persone coinvolte a vario titolo, come produttori dei rifiuti, intermediari, analisti chimici, trasportatori, autisti, titolari di impianti di stoccaggio e destinatari finali dei rifiuti. Per nove di loro è scattata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a vari reati ambientali. Per il legale rappresentante di una società di Trevi sono arrivati anche gli arresti domiciliari. I fanghi della concia toscana, quelli di impianti di depurazione lombardi e marchigiani, le scorie e le polveri delle industrie siderurgiche venete venivano camuffati e, con la falsificazione dei documenti di trasporto, sparivano nel nulla. In realtà erano inseriti nel circuito delle materie prime e venduti, ad esempio, come ammendanti e fertilizzanti agricoli. “Non è possibile calcolare esattamente di quanti rifiuti si sia trattato – spiega il maggiore Antonio Menga, dei Carabinieri del reparto tutela ambientale di Roma – ma possiamo dire di aver stroncato sul nascere un’attività che col tempo avrebbe potuto provocare gravi danni ambientali, perché se non avessimo proceduto immediatamente con sequestri e con attività di contrasto, sicuramente milioni di tonnellate di rifiuti in tutta Italia avrebbero continuato ad essere smaltiti illecitamente”. L’operazione partita dall’Umbria applica per la prima volta una norma del decreto Ronchi, che punisce particolari illeciti ambientali, non è vero? “Sì, questo è una norma che è entrata in vigore nel maggio scorso, che ci offre degli strumenti più concreti per combattere questo tipo di fenomeno, cioè le attività organizzate per lo smaltimento illecito dei rifiuti. Prima c’erano soltanto delle contravvenzioni che normalmente si prescrivono in poco tempo. Questo delitto, che prevede la pena della reclusione da uno a sei anni, ci consente di avere anche strumenti investigativi migliori”. L’indagine può dirsi conclusa o ci saranno altri sviluppi? “Questa indagine specifica, praticamente è conclusa. Ora si stanno facendo soprattutto attività di bonifica, per cui insieme agli organismi preposti come la Regione e l’Arpa si sta procedendo alla quantificazione dei danni e alle operazioni di bonifica dei siti inquinati. A livello nazionale, questa attività illecita ha portato a grossi inquinamenti in aziende agricole, cave dismesse, impianti per la produzione di laterizi. Insomma, dove si riusciva a smaltire lo si faceva ed è un’attività che continua costantemente e quindi anche le nostre indagini a livello nazionale stanno andando avanti”.
Tonnellate di rifiuti “speciali” smaltiti illegalmente
E' partita dall'Umbria la maxi inchiesta sui rifiuti che coinvolge novanta persone
AUTORE:
Daniele Morini