In occasione della prossima Settimana sociale, mi sarà offerta la possibilità di rievocare Giuseppe Toniolo, che 100 anni fa diede vita alla prima ‘Settimana’. Lo farò non tanto come studioso del professore pisano, leader dell’azione sociale dei cattolici italiani, quanto come postulatore della sua causa di beatificazione. Un economista santo: questo fu Toniolo. La sua ‘santità’ non corse parallela all’economia, ma la illuminò dal di dentro. I grandi problemi con i quali egli si confrontò hanno oggi nuovi nomi e nuovi volti. Ma alcune linee di fondo restano lì, provocatorie come sempre. Toniolo, vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, guardò all’economia e alla società con lo sguardo dei poveri e degli ultimi. Fu l’apostolo della Rerum novarum, il testimone di un cristianesimo che sa passare dalla liturgia alla vita, facendo della preghiera un principio di costruzione della città, come ci ha appena ricordato la recente Settimana liturgica di Spoleto. Un cristianesimo che non si appaga dell’elemosina, ma va alle radici dell’ingiustizia sociale, e si impegna nel definire un progetto adeguato ai bisogni. Fu questo la ‘democrazia cristiana’ che Toniolo teorizzò, come progetto sociale, prima che politico, delineato nel confronto con le istanze del marxismo allora in fase emergente. Fu il teorico, e il ‘pratico’, di una economia pienamente sposata all’etica. Affrontò la questione sociale cominciando dalla sfida del ‘senso’, convinto com’era che la dimensione culturale, e soprattutto quella spirituale, non siano sovrastrutture, espressioni residuali e marginali, ma l’anima di una visione sociologica che non voglia arrendersi al dato di fatto, alla ‘normalità’ statistica, per essere invece anche una ‘norma’ ideale da perseguire. Si fece così trascinatore della cattolicità italiana, all’insegna di un progetto che era insieme culturale e spirituale, sociologico ed economico. Il confronto con lui, in un tempo come il nostro segnato dal crollo delle ideologie, e tentato di fermarsi alla politica del giorno per giorno, si annuncia stimolante. Da economista, e da santo, egli riparlerà ai cattolici italiani riuniti a riflettere sul bene comune. Concetto, quest’ultimo, tanto semplice quanto sfuggente. Non è facile definirlo, quando si scende al concreto. Le domande e le sfide sono immense. Ma la convinzione di fondo del Toniolo resta attualissima: il cristianesimo porta al ‘bene comune’ ragioni di vita e di speranza che hanno il loro fondamento nel trascendente, ma sanno declinarsi sul terreno della storia. Come discepoli del Crocifisso-Risorto, abbiamo qualcosa da dire, e non possiamo stare a guardare. A Toniolo capitò, alla prima Settimana sociale di Pistoia (1907), di essere oggetto di una sassaiola, volgare frutto del rovente clima anticlericale di quel momento storico. Oggi c’è da sperare che la riflessione e il contributo dei cattolici siano accolti con senso rispettoso e dialogico. A noi spetta di darlo con lo stile elevato con cui lo diede questo economista-sociologo, che speriamo di vedere presto elevato all’onore degli altari.
Toniolo “santo” sociale
AUTORE:
' Domenico Sorrentino