In occasione della beatificazione di Toniolo abbiamo chiesto a M. Luisa Cianini Pierotti quali legami avesse il Toniolo con Perugia e l’Umbria, avendo pubblicato di recente, insieme a Luciano Tosi, un volumetto intitolato Fede e cultura. Mons. Luigi Piastrelli, la Fuci e l’istituto Giancarlo Conestabile a Perugia (Morlacchi editore, 2012). Riportiamo di seguito la sua risposta.
Dalle carte conservate nell’archivio Conestabile riguardanti la storia del circolo della Fuci di Perugia – che ho consultato attentamente – non emerge alcuna notizia relativa al motivo per il quale il circolo perugino fu intitolato al famoso economista-sociologo Giuseppe Toniolo, né alla persona che ne propose il nome. È plausibile supporre che lo stesso mons. Luigi Piastrelli, all’atto della fondazione del circolo perugino, nell’inverno del 1920, abbia pensato all’insigne studioso scomparso appena due anni prima (ottobre 1918), stante la grande statura morale ed intellettuale di Giuseppe Toniolo. Il quale tra l’altro fu fondatore, insieme a padre Agostino Gemelli, dell’Università Cattolica di Milano; già in quell’epoca risultano intestati a suo nome molti altri circoli di città italiane, tra cui Verona ed altre città del Veneto, regione che gli dette i natali.
D’altronde profondo fu il legame tra il Toniolo e la Fuci, che lo considerò – come sostiene Michele Lucchesi, presidente nazionale Fuci – “uno dei maestri che tracciarono le linee luminose di pensiero che gli universitari cattolici di allora seguirono con grande entusiasmo e che costituiscono per i fucini di oggi le tracce della loro tradizione”. In Giuseppe Toniolo la Fuci, al suo avvio, vide “un esempio mirabile di testimonianza intellettuale unita indissolubilmente all’impegno concreto nella società e trovò un maestro ed un padre affettuoso” insieme a personaggi come Montini e Righetti che segnarono il cammino della Fuci.
Dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi, e poi della Fuci, nel 1905, l’impegno di Toniolo a favore della Federazione si fece più diretto, partecipando alla “rifondazione” dell’anno successivo e all’adesione all’Unione popolare. In questa fase, forse ancor più di prima, di Giuseppe Toniolo si può dire che fu della Fuci “un padre”. Pur essendosi allontanato dall’Unione popolare del 1909, rimase vicino agli universitari e divenne mediatore tra la Santa Sede e le sensibilità innovatrici dei circoli fucini soprattutto per ciò che riguardava l’impegno politico. Grazie alla sua amicizia con Pio X, nel 1911 difese la Fuci dopo che nel congresso di Torino si erano accentuate le attenzioni verso il patriottismo. Prosegue Lucchesi: “Ancora una volta estraneo agli eccessi, difese lo spirito più autentico dell’impegno culturale della Fuci, ribadendo anche la sua idea di associazionismo laicale”, idea che portano avanti non solo i fucini ma tutti i laici impegnati.
Le numerose biografie a lui dedicate sono la testimonianza della sua santa vita condotta in aderenza al Credo cattolico, dell’impegno di cristiano fedele alla Chiesa, della sua attività professionale ed intellettuale, che ne fecero un uomo di spicco del movimento cattolico tra fine Ottocento e inizi Novecento. Punto focale della sua ricerca fu l’elaborazione di una teoria personale affermante il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano sulle leggi di mercato e dell’economia, sulla scia della Rerum novarum di Leone XIII, parallelamente al progetto di radunare attorno a un unico centro le forze intellettuali dei cattolici per impedirne la dispersione e anzi potenziarle per farne una voce rappresentativa e ricca per l’Italia. Questa sua opera, insieme alla coerenza di vita, sollecitarono nel 1933, per iniziativa della Fuci, l’avvio per il processo di beatificazione che vedrà il suo compimento il 29 aprile.