‘Dàgli un’occhiata!’. Venerdì 4 maggio. Ha in mano, il vescovo Mario, la lettera di un perugino giustamente sconosciuto, ma ideologicamente aggressivo al massimo. La lettera attribuisce alla Cei tutte le nefandezze perpetrate dal pomeriggio del giorno in cui avvenne il peccato originale in poi. In testa alla lista le ‘ingerenze’ della Cei in fatto di morale e di diritto pubblico. La sera dello stesso venerdì 4 maggio, alla questione delle ‘ingerenze dei vescovi’, è stata dedicata da Rai 2 la prevista puntata di ‘Confronti’. Moderava Gigi Moncalvo, con la sua aria di commesso della Coop in pensione. Disquisivano squisitamente (l’ossimoro è voluto!) in sede l’inglesente Ferruccio De Bortoli e Vittorio Feltri, giornalista impertinente che però a volte dice cose pertinenti (‘Sono ateo, grazie a Dio!’); in collegamento dal suo studio, stracolmo di libri bellamente esibiti all’occhio della telecamera in studiata confusione, Vittorio Sgarbi, con quella sua recente aria riflessiva, che gli è costata la rinuncia alla successione di Pietro Aretino (ricordate? ‘Qui giace l’Aretin, poeta tosco: // di tutti disse mal, fuorché di Cristo, // scusandosi col dir: Non lo conosco’). La trasmissione è filata via liscia. Risibile – hanno detto tutti – l’incriminazione degli interventi della Cei. Feltri, sinteticamente: ‘Liberissimi i vescovi di dire quello che vogliono, liberissimo io di infischiarmene’ Ahi ahi ahi! diceva Mike già nella notte dei tempi. Quell’affermazione non mi va. È il rilancio del massimo fattore della nostra congenita povertà culturale: il laicismo in negativo, fratello storpio della laicità in positivo. Nei rapporti fra persone e fra culture il laicismo in negativo consiste nel lasciar parlare. La laicità in positivo consiste invece nel prendere sul serio chiunque stia parlando. Solo perché sta parlando. La tolleranza al top? No. Molti degli emarginati che gremiscono il nostro mondo sono frutto della tolleranza; compresi quei disgraziati che, colpiti da infarto, sono a volte crollati sul marciapiede della Fifth Avenue e altri bipedi come loro li hanno scavalcati, in piena tolleranza. Di tolleranza si può anche morire. Al top ci va l’apertura, mentale e morale. Tolleranza? Solo un pizzico, please. E solo come antipasto. Il mondo nuovo nascerà quando alla tolleranza subentrerà l’apertura, mentale e morale. Come fa un intellettuale serio a ‘infischiarsene’ di quello che dicono, collegialmente i vescovi? Sono tanti, hanno fatto tutti degli studi seri; sono tutti ‘bravini’, alcuni addirittura bravissimi; sono tutti buoni, alcuni addirittura buonissimi. Soprattutto hanno alle spalle 2000 anni di onorato servizio all’uomo: come fa un intellettuale serio a ‘infischiarsene’ di loro? E come facciamo, noi cattolici, a non prendere sul serio musulmani e buddisti, agnostici e atei, sciamani assortiti e filosofi atticciati? Essere uomini fino in fondo equivale a scoprirsi ‘esseri di bisogno’. In tutto abbiamo bisogno tutti di tutti. Soprattutto nell’approcio a quel grande mistero che è la vita.
Tolleranza? Come antipasto
AUTORE:
Angelo M. Fanucci