“Todo por amor”, questo lo slogan che ha accompagnato alcuni giovani della diocesi Orvieto-Todi nel ritiro tenutosi il 29 e 30 marzo presso il santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza. “Tutto per amore” è la frase che Madre Speranza – protagonista della beatificazione che si terrà il 31 maggio – ripeteva alle sue consorelle. Ed è proprio con questo spirito che siamo stati invitati a vivere la due-giorni: servizio e carità sono stati compagni di viaggio della stessa Madre. Abbiamo chiesto ad alcune ragazze che hanno partecipato cosa le ha più colpite e cosa si portano a casa dopo questa esperienza.
Letizia: “Dopo questi due giorni nel mio cuore è entrata una Luce nuova caratterizzata da due ‘ingredienti’ fondamentali: la speranza e l’amore per il prossimo. La speranza ha iniziato a fare il suo lavoro quando abbiamo fatto l’immersione nelle piscine del santuario: ho sentito il calore del Signore che mi dava una grande grinta e una grande fantasia per organizzare il mio futuro. Infatti io e Cristina (la mia compagna di stanza) prima di dormire abbiamo parlato di come avremmo aiutato il prossimo e di come ci immaginiamo la nostra vita. L’amore per il prossimo è ‘nato’ quando siamo andati all’istituto Veralli-Cortesi e poi al Centro Speranza. Gli anziani dell’istituto Veralli-Cortesi ci hanno accolto con una tale allegria che ci ha illuminato la giornata, mentre i giovani ci hanno trasmesso una tenerezza infinita, e in entrambi i casi il mio cuore ha traboccato d’amore. Il Signore è entrato in me nel migliore dei modi”.
Maria Elena: “Pur non avendo sperimentato l’immersione completa nelle piscine, questa è stata comunque l’esperienza per me più significativa. Prima di entrare avvertivo una sensazione mista tra ansia, agitazione e curiosità. Quando poi mi sono bagnata nell’acqua, ho fatto il segno della croce e ho recitato la preghiera affissa sopra la vasca, mi sono sentita come ‘toccata’ da Dio, come se fossi in un altro posto, e ho avvertito una sensazione bellissima che non dimenticherò facilmente. Ma la cosa che mi ha colpita di più è stata la grande fede e speranza che ho visto negli occhi delle persone – uomini, donne, bambini e anziani – che aspettavano il loro turno, fiduciose nell’aiuto del Signore e della Madre attraverso quell’acqua così particolare”.
Viorela: “Il Veralli-Cortesi di Todi, istituto residenziale per gli anziani, nato grazie alla donazione di Angelo Cortesi alla sua morte nel 1917, ancor oggi svolge un ruolo fondamentale nella zona. In particolare, sono stata colpita da un signore, forse meno anziano rispetto a molti altri, il quale, avendo perso l’utilizzo della vista, leggeva un giornale grazie alla scrittura Braille. Pur sembrando ai nostri occhi impossibilitato a svolgere alcune attività, in realtà così non è. Infatti legge molto e si tiene sempre informato, organizza giornate con varie attività alla casa di riposo, e sta per essere coinvolto in un progetto in cui dovrà compiere varie letture per persone di diverse età”.
Sofia: “Molto riuscito ed entusiasmante è stato l’inserimento della visita al Centro Speranza di Fratta Todina nell’ambito del ritiro diocesano Todo por amor. Anche se conoscevo già la struttura e la sua attività, per me è sempre un grande piacere tornarci. Oltre che approfondire l’opera di Madre Speranza, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere e confrontarci con persone davvero speciali, con una sensibilità fuori dal comune e dal cuore grande. Molto spesso la società tende ad allontanare le persone con disabilità come ‘non perfette’. Posso affermare con assoluta certezza che uno solo di questi nostri amici speciali ha un’anima molto più ricca e sensibile di tutti noi messi insieme. Non si capisce che la vita è meravigliosa in tutte le sue forme e difficoltà, e pensare ai bisogni delle persone con disabilità significa educare la società alla fragilità. Invito davvero di cuore tutti coloro che hanno la possibilità a visitare questa struttura perché, come dice una delle suore che ci ha accolto, ‘al Centro Speranza si respira aria di paradiso’”.
Una grande responsabilità insomma, quella di essere i giovani di una diocesi in cui ha vissuto una donna santa che, grazie alla sua costante ricerca di un rapporto profondo con Dio, si è fatta strumento per un’opera grandissima che tutti noi oggi siamo chiamati a continuare. Magari con sacrificio, fatica, scoraggiamento e sofferenza, a volte, ma – come diceva la Madre – anche il sacrificio, la fatica e la sofferenza valgono la pena di essere vissute per amore. Tutto vale la pena di essere vissuto per amore!