Forse nemmeno tutte le lacrime versate riescono a lavare il sangue innocente versato nella chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello stato di Ondo in Nigeria. La violenza terrorista che si è abbattuta su civili inermi che pregavano nella festa di Pentecoste ci chiede innanzitutto il silenzio orante per le vittime e i loro familiari. Se mai potessimo trovare un movente (mai una giustificazione) per i terroristi, è che sono a loro volta terrorizzati. Dalla violazione di una pretesa intolleranza di Dio, che ammette solo una fede e vede le altre come un’offesa, una bestemmia o una minaccia.
Significativamente i terroristi hanno colpito nel giorno in cui la fede cristiana ripropone l’annuncio di una buona notizia in tutte le lingue del mondo perché nessuno resti escluso. Non per fare proseliti e tanto meno con la forza della violenza, ma con un’apertura che permette di accogliere l’altro e di vivere una prossimità dell’annuncio che non può essere che di liberazione. Soprattutto per chi ha scelto la via del terrore e semina morte, venendo meno al comandamento di Dio scolpito in ogni libro sacro e in ogni credo che riconosce la dignità della vita come dono Suo.