Sono stati giorni intensi quelli di fine ottobre, che hanno visto protagonista la città di Norcia nel fare memoria del secondo anniversario del sisma che nel 2016 ha letteralmente sconvolto la vita dei suoi abitanti, così come quella dei Comuni di Cascia e Preci.
Cosa è accaduto nel 2016
La ‘botta grossa’, quella del 24 agosto che ha portato oltre 200 morti tra Amatrice (Ri) e Arquata del Tronto (Ap), sembrava essere il culmine, ma non era così. Nessuno avrebbe mai immaginato che, dopo un paio di mesi, la terra avrebbe ripreso a tremare con violenza inaudita il 26 ottobre, raggiungendo il culmine domenica 30 ottobre alle 7.41, quando una nube bianca di polvere e macerie ha ricoperto in pochi attimi la città. La basilica di San Benedetto è divenuta simbolo di quel tragico evento; oggi l’auspicio è che lo sia anche per la ricostruzione.
La ricostruzione
Proprio questo è il tema sul quale si sono incentrate le iniziative dei questi giorni di ‘ricordo’. La ricorrenza offre il pretesto per tracciare un bilancio di quanto è stato fatto e quanto c’è da fare.
Per quanto riguarda l’Umbria, si è usciti dalla fase dell’emergenza – anche se, di fatto, terminerà solo quando tutti saranno rientrati nelle rispettive abitazioni. Per tutte le abitazioni, prime e seconde case, ci sarà il finanziamento per la ricostruzione degli immobili, come concordato da tutte le istituzioni.
Ad oggi si contano all’Ufficio speciale per la ricostruzione di Foligno (il distaccamento è a Norcia) circa mille pratiche di ricostruzione per il danno lieve, ossia quello identificato da scheda Aedes recante la lettera ‘B’. Di queste, circa 400 sono in lavorazione, circa 400 i cantieri aperti e qualche decina i cantieri conclusi.
A Norcia qualche famiglia è rientrata nelle rispettive abitazioni, anche nel centro storico. Le pratiche attese sono però circa 9.000, e si stima di raggiungere il picco nel 2019. Ma il personale dell’Ufficio speciale ricostruzione è in scadenza al 31 dicembre 2018, e questo può rappresentare una criticità.
“Per quanto riguarda la ricostruzione privata – ha detto la presidente della Regione, Catiuscia Marini – siamo in linea nei tempi con il sisma del 1997; più avanti rispetto a L’Aquila (2009) e in parallelo con quello dell’Emilia Romagna (2012). Siamo in una fase ormai operativa e abbiamo anche approvato, prima tra le Regioni coinvolte dal terremoto, la legge sulla ricostruzione con cui ci poniamo l’obiettivo non solo di una ricostruzione fisica degli edifici, ma anche della ricostruzione economica e sociale della Valnerina e di Spoleto. L’attuazione della ricostruzione – ha aggiunto – dovrà avvenire nei tempi necessari, con autorizzazioni che devono essere date nella garanzia della legalità, ma anche della qualità della ricostruzione, della trasparenza”.
La Presidente rimarca poi come “non si possa gestire l’emergenza con procedure normative ordinarie. La ricostruzione deve essere gestita dai territori, e quindi in capo ai Comuni e alle Regioni: sono loro i primi che conoscono le esigenze e a cui i cittadini chiedono le risposte, non può essere palazzo Chigi”.
La nuova Norcia
Ricostruzione dunque la parola chiave di questi giorni. “Vogliamo guardare avanti ed iniziare a pensare alla nuova città, che dovrà essere innanzitutto sicura – ha detto il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. – Abbiamo proposto alla cittadinanza una serie di spunti di riflessione, un ‘decalogo’ che possa essere il più ampiamente partecipato da cittadini, associazioni e imprese, per ricostruire la Norcia del futuro”.
Alemanno ha poi elencato in un report i numeri attraverso i quali si può quantificare l’ingente mole di lavoro che gli Uffici comunali stanno portando avanti da due anni a questa parte. Risulta tra l’altro che 1.376 sono gli abitanti delle Sae (soluzioni abitative d’emergenza) nel territorio comunale; 1.812 le persone assistite attraverso il Contributo di autonoma sistemazione (Cas).
Tra i dati che lasciano ben sperare per il futuro, anche la sostanziale invariabilità del numero della popolazione rispetto ad agosto 2016, che allontana l’ipotesi di un’emigrazione di massa. Si segnala anche un incremento degli studenti nelle scuole e all’asilo nido comunale, che è passato da 24 a 32 bambini.
I giorni dell’anniversario sono stati anche di ‘ripartenza’, come quella del ‘Deltaplano’ di Castelluccio: una struttura temporanea di circa 1.500 mq che ospita le attività commerciali del borgo, che sta finalmente spiccando il volo. “Ogni inaugurazione che abbiamo fatto – ha detto il Sindaco – ha significato restituire qualcosa alla nostra comunità, divenuta sinonimo concreto di resilienza. Sono orgoglioso di poterla rappresentare, e sono convinto che insieme ce la faremo”.
Paolo Millefiorini