“Siate generosi e aperti. Non dimenticate la Terra Santa. Lo dico soprattutto ai giovani. Abbiamo celebrato lo scorso ottobre il Sinodo dei giovani, che ha prodotto l’esortazione Christus vivit.
Cristo vive lì dove è vissuto, morto e risorto. Oggi vediamo tanti sprechi, tante cose futili, bisogni che sono capricci. Fermiamoci un momento e chiediamoci se non possiamo davvero privarci di ciò che non è necessario per aiutare chi è nel bisogno”.
Nell’imminenza della celebrazione della Pasqua, è il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, a lanciare un appello per la Colletta di Terra Santa, fissata per tradizione il giorno di Venerdì santo.
Un appello che fa seguito alla lettera, Comunione e solidarietà con la Chiesa di Gerusalemme, inviata poche settimane fa a tutti i vescovi del mondo per esortarli a pensare “con maggiore intensità ai fratelli e sorelle che vivono e testimoniano la fede nel Cristo morto e risorto in Terra Santa, esprimendo loro anche la solidarietà nella carità”.
“La Colletta – aggiunge il card. Sandri – è un invito a tutta la Chiesa a guardare alla Terra Santa come prototipo, paradigma della nostra vita cristiana. In questi giorni che precedono di poco la Pasqua, cerchiamo di identificarci in Gesù. Cerchiamo di essere veramente cristiani che cercano la conversione. Facciamolo attraverso la preghiera, la meditazione, il ricordo dei luoghi santi, e la solidarietà concreta verso i nostri fratelli cristiani della Terra Santa. Un aiuto loro necessario a vivere e a crescere anche come membri della Chiesa e discepoli del Signore”.
Nella sua lettera, citando l’esortazione apostolica Nobis in animo di Paolo VI, ricorda come “la Chiesa di Gerusalemme occupi un posto di predilezione nella sollecitudine della Santa Sede” e susciti anche preoccupazioni per “i gravi problemi di ordine religioso, politico e sociale ivi esistenti”. Dai tempi di Montini sono passati tanti anni, ma…
“Purtroppo è così. Il conflitto israelopalestinese non ha trovato soluzione, anzi si è ulteriormente complicato, soprattutto per ciò che riguarda la nostra città santa di Gerusalemme. Ma pensiamo anche a tutto ciò che circonda la Terra Santa: gli orrori della guerra in Siria e in Iraq, l’estremismo, il terrorismo, la persecuzione dei cristiani. Tutto questo ci fa dire che c’è ancora violenza, dolore e morte. Ma non vogliamo perdere la speranza di costruire un Medio Oriente nuovo, nella pace, nella solidarietà e nella giustizia. La Chiesa cattolica, grazie alla Colletta per la Terra Santa, sostiene l’opera della Custodia, del Patriarcato latino di Gerusalemme e delle altre Chiese dei diversi riti che cercano di dare formazione, istruzione, elevazione sociale ai nostri fratelli cristiani”.
Sempre nella lettera, ricorda l’emigrazione cristiana dal Medio Oriente e dalla Terra Santa. Un esodo che rischia di impoverire la presenza cristiana proprio nei luoghi nativi. Un Medio Oriente senza cristiani, cheMedio Oriente sarebbe?
“Non sarebbe lo stesso. Oggi non si tende più molto a parlare di minoranze. Noi cristiani siamo un ‘piccolo gregge’ in mezzo a Paesi a maggioranza musulmana. Le comunità cristiane di tutti i riti sono un piccolo seme. Tuttavia, tanti secoli di presenza in queste terre hanno fatto delle nostre comunità un elemento di equilibrio e moderazione.
Per questo chiediamo che venga rispettato il loro diritto a restare nella propria terra, e non solo quello di emigrare. Diritto a non dover andare via perché perseguitati, sottoposti ad attacchi terroristici, perché disprezzati e perché costretti dalla impossibilità di mantenere la dignità umana.
C’è poi il diritto al ritorno alla propria terra. Non è cosa facile, inutile illudersi. Sarebbe un grande beneficio per la pace e la giustizia che i cristiani tornassero alla loro patria. Sono tanti quelli che vivono lontano dalle loro case e terre e che, per quanto accolti e sostenuti in tanti Paesi anche occidentali, farebbero rientro nei loro Paesi e tornare a essere lievito per tutto il Medio Oriente”.
Cosa possono donare a noi i cristiani di Terra Santa e del Medio Oriente?
“Ci donano una grande testimonianza di fede. È la fede che permette di affrontare tutte le difficoltà. Da loro dobbiamo imparare questo: non sono vinti. È gente che va avanti con la forza di Cristo e del Vangelo. Non sono vinti”.
Daniele Rocchi