Nella vicenda dell’Università a Terni c’è qualcosa di nuovo perché qualcosa si muove. Intanto è stata consegnata all’Università di Perugia la nuova sede della facoltà di Medicina; l’inaugurazione ufficiale avverrà fra qualche tempo. Nella cerimonia della consegna il rettore dell’Università di Perugia, Francesco Bistoni, ha fatto chiaramente capire che il futuro per l’Università è affidato alla ricerca, non essendo sufficiente la didattica. D’accordo, a patto che anche l’Università si senta impegnata a sostenere la ricerca a Terni: infatti non è solo questione di laboratori (e questi ormai ci sono, con la nuova sede), ma anche di docenti e risorse finanziarie.
Una condizione mi pare fondamentale e cioè che i docenti si sentano, non dico orgogliosi, ma almeno “contenti” di insegnare a Terni, assumendone la residenza e se possibile, riducendo il pendolarismo con Perugia, senza anelare a lasciare Terni il più presto possibile per una sede “più prestigiosa”. Capisco che si debba rispettare il desiderio legittimo di ogni docente ad acquisire meriti scientifici e popolarità, ma anche a Terni si può fare “carriera scientifica” come stanno a dimostrare situazioni in atto ed in continua evoluzione in microbiologia, in nanotecnologia e nelle cellule staminali. E perché non pensare in grande e sognare che a Terni possa aver origine una “scuola” in una di queste materie?
In una recente ricerca sociologica promossa dalla diocesi si è ribadito ciò che l’associazione “Per Terni città universitaria” aveva detto da tempo ed anzi, in un certo modo, sollecitato sin dall’inizio. Si ricorda a tal proposito un convegno organizzato dopo il primo anno di funzionamento a Terni dei corsi di laurea di cinque facoltà, con relazione del prof. De Lai nel quale si indicava per il futuro dell’università a Terni una sua specificazione, quasi una sua unicità nella didattica e più ancora nella ricerca in una materia non esistente nel territorio nazionale o almeno nel centro Italia, tanto da farla diventare “attrattiva” e “capofila” di una rete con altre sedi universitarie anche estere.
In occasione della riforma universitaria del ministro Mussi e della successiva del ministro Gelmini, ed all’inizio della crisi mondiale che ha ridotto fortemente le risorse economiche degli enti pubblici, l’associazione “Per Terni città universitaria” pubblicava un documento nel quale si sosteneva che tutte le risorse avrebbero dovuto concentrarsi su tre facoltà, cioè Medicina e chirurgia, Ingegneria ed Economia; anche perché queste rispondevano all’identità ed opportunità del territorio e potevano meglio sollecitare aiuti finanziari dei privati.
A tal fine in questa settimana si è chiuso il Consorzio che finora ha gestito il sostegno finanziario e si è dato vita ad una Fondazione con più ampio orizzonte d’impegno e maggiori ambizioni.