L’incontro “#ternipertutti – Siamo una città accogliente?” ha concluso il percorso dei giovanissimi dell’Azione cattolica della parrocchia di San Matteo, che hanno affrontato il tema del “prendersi cura” declinato in diverse forme: cura della loro crescita umana e cristiana, degli altri, soprattutto dei più poveri e della città in cui vivono.
Parlando della città, è subito balzato all’occhio il tema dell’integrazione e dell’accoglienza degli stranieri. Hanno incontrato loro coetanei immigrati, la presidente e alcuni componenti della Consulta comunale per l’integrazione di Terni.
Dopo questi momenti di conoscenza, i ragazzi e la Consulta hanno deciso di organizzare un incontro pubblico di discernimento sul tema. Prima dell’incontro, per sensibilizzare la popolazione i ragazzi hanno messo in piedi un flash mob che si può vedere su YouTube all’indirizzo https:// www.youtube.com/ watch?v=8xvjVELSYY0.
All’incontro hanno preso parte Giuseppe Croce economista dell’Università La Sapienza di Roma, Nenita Magmanlac presidente della Consulta per l’integrazione e l’assessore alla Scuola Carla Riccardi. Giuseppe Croce ha evidenziato una serie di dati forniti dal Miur che ci dicono che in Italia sono 800.000 gli studenti stranieri, il 9% del totale (in Umbria la percentuale è del 14%) e il 52 % è nato nel nostro Paese. Nel 2004 i ragazzi stranieri erano meno di 400.000. A Terni, l’87% dei ragazzi stranieri che frequentano la scuola dell’infanzia è nato in Italia.
C’è comunque una grande disparità di presenza tra i vari istituti, frutto sia della collocazione geografica sia del grado di accoglienza della scuola per quanto riguarda la primaria e la secondaria inferiore. Negli istituti superiori, la loro presenza è altissima in quelli tecnici e professionali; molto bassa nei licei, mentre il ritardo scolastico degli stranieri vede una percentuale tripla rispetto agli italiani. Nenita Magmanlac ha sottolineato che “non possiamo accogliere e coltivare la vita se non ne curiamo le condizioni”.
Molto possono fare le religioni, ma, come ha puntualizzato, “non basta che parlino i Pastori o che gruppi di volontari compiano gesti generosi nei confronti degli immigrati: è l’intera comunità che deve farsi carico del problema, e ciascun cristiano deve fare la sua parte”. La presidente ha inoltre posto l’attenzione sul tema dell’educazione data dalle famiglie e dalle varie agenzie educative, perché con il loro lavoro possono “rendere possibile la convivenza fra le diversità delle espressioni culturali e promuovere un dialogo che favorisca una società pacifica”.
L’assessore Riccardi ha poi evidenziato, facendo tesoro della sua esperienza di preside, l’importanza della conoscenza della lingua italiana, che non significa tralasciare quella dei propri avi, ma essere messi in condizione di poter recepire un testo e capirlo nella sua interezza. Nel dibattito molto ci si è interrogati su cosa potesse fare una comunità che cerca di fregiarsi dell’aggettivo di “accogliente”. Uno dei temi condivisi è stato quello del sostegno nell’insegnamento della lingua italiana ai ragazzi che arrivano. Diverse esperienze sono presenti sul territorio, ma molto frammentate.
Una possibile pista di lavoro potrebbe essere quella di coordinare questi interventi e fare in modo che vengano effettuati direttamente nelle scuole, per un maggiore contatto tra volontari e professori e una maggiore fidelizzazione dei ragazzi con il proprio istituto. L’Ac e la Consulta si sono lasciate con un “arrivederci” perché qualche altro frutto possa nascere da questo incontro.