“Questa zona è una delle periferie di Terni e negli ultimi anni è diventata una realtà multietnica. Una periferia non solo fisica, ma anche esistenziale, con tante necessità e tante esigenze, soprattutto dal punto di vista sociale”.
Don Giuseppe Zen da pochi mesi è direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia e – in questa veste – si è trovato a portare avanti un progetto iniziato tre anni fa. “Per cercare di intervenire sui problemi che riguardano la sfera sociale – aggiunge il sacerdote – , è partita una collaborazione tra la parrocchia di Santa Maria del Carmelo e quella di San Giovanni Evangelista.
Il progetto si chiama ‘GoLife’ e non a caso, perché indica una sorta di ritorno alla vita, perché l’intento è proprio questo: ridare vita e speranza in questa zona di Terni”.
Un progetto che nasce in collaborazione con Pepita, la cooperativa che mette in campo formatori ed educatori esperti che, ormai da molti anni, operano in tanti oratori umbri.
“Siamo al terzo anno di progetto – spiega ancora don Giuseppe – e stiamo vedendo proprio i primi risultati sul territorio perché è stato possibile rivitalizzare la zona, grazie al grande lavoro degli animatori. Tutto ciò anche grazie alla progettazione e ai fondi 8xmille”.
Facendo lo slalom tra i gruppi dei ragazzini che si ritrovano in parrocchia per il centro estivo, balza subito agli occhi che la maggior parte di loro non sono italiani e alcuni nemmeno cristiani.
“Quando siamo arrivati qui tre anni fa – ci racconta Gaia Corrieri di Pepita – , abbiamo trovato questo campetto abitato dai ragazzi, che però erano tutti divisi fra di loro in base alla loro etnia, alla loro lingua e alla loro cultura. Sono tre anni che stiamo cercando di creare, invece, una aggregazione sociale, valorizzando tutti i ragazzi e le ragazze. Questo anche grazie agli spazi di gioco esterni e anche interni della parrocchia, che ci permettono di fare attività invernali ed estive, per riqualificare e ampliare la ricchezza di questo quartiere”.
Dunque, Gaia, le tante e diverse provenienze degli abitanti non sono un problema, giusto?
“In realtà, la multietnia e l’intercultura generano una cultura popolare e sociale ricca, come anche l’integrazione fra i bambini genera amicizia e dialogo fra le realtà, cose che quando siamo arrivati tre anni fa non c’erano. Diciamo che le famiglie di questi ragazzi del quartiere stanno pian piano riconoscendo il valore dell’oratorio di Santa Maria del Carmelo e del progetto Caritas perché trovano educatori preparati, formati e capaci di offrire determinati servizi”.
Quali, in particolare, le attività?
“Durante l’inverno, un servizio primario è sicuramente il doposcuola. Siamo molto legati alle scuole del territorio che ospitano bambini delle elementari e delle medie, che spesso sono estremamente in difficoltà. Non solo per questioni linguistiche ma anche proprio di comprensione dei programmi scolastici italiani. Perciò, in oratorio con i volontari della parrocchia portiamo avanti un servizio di doposcuola gratuito che supporta le famiglie con difficoltà economica e permette ai ragazzi di poter avere un aiuto concreto. E poi tante attività di gioco e di sport che permettano il dialogo e relazione fra le varie etnie. L’obiettivo di Pepita è fare in modo che l’oratorio diventi una casa per tutti, per chiunque vuole instaurare relazioni. La cosa bellissima è che alla nostra realtà si sono avvicinati dei giovani adolescenti delle superiori che si sono messi a servizio dei più piccoli della comunità per le varie attività oratoriali. Una crescita individuale e di gruppo, che ci permette di rafforzare una speranza per il futuro, oltre la conclusione del progetto”.
Daniele Morini