Un interessante incontro per dirigenti scolastici, promosso da Luca Oliveti, direttore dell’ufficio di Pastorale della scuola, si è tenuto il 28 maggio a Montemorcino su “Il fenomeno delle ludopatie. Rischi e sfide educative per le nuove generazioni”.
Dopo un caloroso e significativo saluto dell’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, il relatore Alvaro Paolacci ha sviluppato il tema della ludopatia, oggi purtroppo molto diffusa presso adolescenti, giovani ed anche bambini, e del quale c’è scarsa conoscenza da parte di genitori e adulti. “La ludopatia è una malattia, non un vizio”, ha affermato Paolacci dopo aver chiarito il concetto di “dipendenza”. Ed ha spiegato che per il giovane internet è “l’altro” che risponde sempre, non pone domande, non giudica, non chiede nulla e gli fa provare un senso di onnipotenza permettendogli anche di cambiare la propria identità. Per questo genera un trasfert molto forte. È icona di una libertà senza limiti: come i pesci nell’acqua, ma come i pesci nell’acqua non sanno cos’è l’acqua, così i giovani non hanno una conoscenza critica di internet. Per questo, deriva morale, ipnotizzazione, saturazione sono gli effetti negativi che possono prodursi.
Compito della scuola e della famiglia è di contenere ed arginare, fornendo un “controambiente” che non toglie, ma aggiunge, tenendo sempre acceso il dialogo o prospettando un aiuto esterno come lo psicologo o un educatore.
I ragazzi, i giovani, essendo purtroppo molto spesso orfani di maestri, più facilmente sviluppano la dipendenza da internet. Tra le cause il relatore ha indicato l’assenza della figura paterna e il legame simbiotico con la madre nel sistema familiare, mentre riferimento al sistema scolastico ha indicato il bullismo e l’eccessiva competitività.
Ci sono segni per riconoscere la dipendenza, come sostiene Tonino Cantelmi, psicoterapeuta: un senso di euforia e benessere del ragazzo/a con esclamazioni e imprecazioni ad alta voce, incurante dei presenti come se fosse solo/a, chiuso/a nel mondo virtuale della Rete, dalla quale non è in grado di staccarsi; e se, per qualche ragione, non può connettersi, rimane nei suoi comportamenti come se fosse connesso. Vuole sempre più tempo e si lamenta che ne ha poco. Trascura i doveri scolastici e anche di igiene personale. È un hikikomori, ha spiegato il relatore: un ragazzo che vive recluso nella sua camera da letto con i suoi rifiuti, isolato; cessa le relazioni con gli altri. È la Rete che gli consente di costruire una realtà che non lo fa soffrire né per la sua timidezza né per la sua insicurezza. Compie una sorta di suicidio dalla realtà, non esce dalla stanza.
Nel parlare dell’utilità e pericoli dei Mud, Paolacci ha sottolineato come i conflitti nati nel mondo virtuale possono sfociare in quello reale. Net gaming: dipendenza dai giochi di Rete fino a perdere grosse somme di denaro. Casinò virtuali. Ed ha fatto presente che anche i bambini giocano con i soldi (slot machines, siti di giochi d’azzardo on line) e prendedoli dove capita, anche rubando.
La vita non si cambia con un colpo di fortuna: al gioco non si vince mai, si perde sempre. Attenzione dunque alla pubblicità e a parlare in famiglia del gioco con la speranza della vittoria: i piccoli e i ragazzi ascolano e possono far propria questa tesi! La prevenzione attraverso la conoscenza è fondamentale insieme al dialogo, sempre, con i propri figli in famiglia, con i docenti a scuola.
La compresenza fisica dell’adulto e una risposta educativa come base sono le modalità più significative, che tutti possiamo e dobbiamo sentire come impegno di fronte a questa sfida educativa. L’incontro si è concluso con un significativo dibattito tra il relatore e la qualificata presenza dei partecipanti.