In merito al mio piagnisteo dell’ultimo numero, a proposito di generazioni cristiane intere, deprivate (come la mia generazione) di quel contatto vivo con la Bibbia che ci avrebbe offerto un pabulum interiore ben più sostanzioso di quello al quale abbiamo effettivamente potuto nutrirci, volete – please – riprendere in mano i Vangeli delle due domeniche del tempo ordinario, la VII e l’VIII? ‘Tempo ordinario’: sembrerebbe robetta, materiale d’ordinaria amministrazione, in attesa di Avvento e Quaresima, Natale e Pasqua. Ma l’ordinario del Vangelo è sempre straordinario. Da tempo, per prepararmi all’omelia della domenica, ricorro alla trilogia di Fernando Armellini, ‘Ascoltarti è una festa’, Edizioni Messaggero Padova. Ho preso le mosse da un’intuizione’ volgare; mi sono detto: non vorrei fare la fine di quell’Anonimo Confratello che una domenica si trovò davanti ad un Vangelo che non era assolutamente in grado di commentare; e l”incipit’ della sua omelia fu epico: ‘Cari fratelli, sul Vangelo di oggi non c’è nulla di buono”, e parlò d’altro. Ma sulla base di quella intuizione volgare l’Armellini, al quale peraltro non riesco a dare né un volto né una collocazione anagrafico/professionale, mi ha rifilato degli spintoni, robustosi et forti, in direzione della scoperta delle profondità della Bibbia. VII domenica del ‘tempo ordinario’, il racconto del paralitico guarito e dello stupendo strabismo di Gesù, che invece di dirgli ‘Ti guarisco’ gli dice ‘Ti rimetto i peccati’; siamo di fronte – dice il mio sacro mentore – ad un racconto che è al contempo, e più ancora, una pagina di teologia; il cui succo è nel senso vero da attribuire al pentimento cristiano. Non è il nostro pentimento che ci merita il perdono di Dio, ma al contrario è il perdono di Dio che dà sostanza al nostro pentimento. Ipse dixit; un ‘ipse’ che più ‘ipse’ non si può. Per pentirci autenticamente dobbiamo solo accettare il Suo perdono. Il pentimento autentico non è la causa, ma l’effetto del perdono di Dio. Parbleu! VIII domenica del ‘tempo ordinario’, la questione del digiuno, Gesù che rifiuta di digiunare, tranne che prima dell’inizio della sua missione, e si fa fama di ‘buona forchetta’ (‘Mangione e beone’). Da una parte l’attacco alla pretesa di meritarsi la benevolenza di Dio con il digiuno, dall’altra, con la storia del pezzo di panno nuovo che non può essere cucito a copertura dello strappo sul vestito usato, e del vino nuovo che va solo in otri nuovi, la ferma rivendicazione della totale novità della Sequela. ‘Ipse’ parla a noi, presuntuosi umanisti in disarmo, che rischiamo di ridurre il cristianesimo a paganesimo riverniciato. Ariperbleu! E fortuna che eravamo nel ‘tempo ordinario’.
Tempo ordinario
AUTORE:
Angelo M. Fanucci