Grandi ritorni. Fra un anno circa ci saranno le elezioni politiche, e si fa sentire il clima della campagna elettorale. Lo fa capire il ritornello intonato da alcune forze politiche: abbasseremo le tasse! Ma promettere di abbassare le tasse è un non-senso. Forse inconsapevole, e allora chi lo dice è uno sprovveduto. O forse consapevole, e allora chi lo dice imbroglia.
Nessuno mette le tasse per il gusto di metterle: le tasse ci sono perché c’è la spesa pubblica da finanziare. Dunque, se aumenta la spesa pubblica, crescono (devono crescere) le tasse; se cala la spesa pubblica, diminuiscono (è possibile diminuire) le tasse. Un politico serio e responsabile non dice “prometto di abbassare le tasse”, dice (se questa è la sua idea) “prometto di abbassare la spesa pubblica”.
Ma dove va la spesa pubblica? Per una buona metà nelle pensioni e nei servizi sanitari; chi ha il coraggio di toccare questi argomenti? Ci aveva provato, una decina di anni fa, Mario Monti con la ministra Fornero: ancora li mettono in croce. Per la sanità si spendeva già moltissimo prima del Covid, con l’epidemia i costi sono saliti ancora, eppure non sembra abbastanza a quelli che bussano alle porte degli ospedali.
Anche la scuola, i trasporti, l’ordine pubblico, le strade, l’ambiente, l’aiuto alle famiglie giovani, le carceri, la ricostruzione delle case e delle fabbriche terremotate, gli incentivi alle nuove fonti di energia, i vari Bonus (fino al 110%!) per l’edilizia: sono innumerevoli i settori nei quali tutti vorrebbero che si spendesse di più. Infine, nella struttura relativamente arretrata dell’economia italiana, i soldi pubblici, purché vengano spesi, anche se sono spesi male, sono la benzina che fa girare il motore dell’economia. Ecco perché tutti si guardano bene dal proporre seriamente tagli alla spesa pubblica, mentre gridano contro le tasse. Eppure sarebbe una forma di serietà e di onestà verso l’elettorato. In alternativa, si dovrebbe dare la caccia agli evasori, a cominciare da tutti quelli che tengono i soldi nei paradisi fiscali. Ma chi si sente di provarci?