Wwf Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/wwf/ Settimanale di informazione regionale Mon, 20 Jul 2015 13:59:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Wwf Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/wwf/ 32 32 Archeologia industriale in Umbria https://www.lavoce.it/archeologia-industriale-in-umbria/ Thu, 11 Feb 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8227 L’Aipai (Associazione italiana patrimonio archeologico italiano) ha svolto nei giorni scorsi una riunione per fare il punto del lavoro compiuto nell’anno appena trascorso e per presentare le iniziative previste nel 2010. Soci e simpatizzanti si sono incontrati presso la sede dell’Isuc (Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea) di Perugia, dove anni fa – ha ricordato il direttore Isuc Mario Tosti, presente all’incontro – partì l’idea di creare un’associazione che si occupasse del patrimonio di archeologia industriale. A presiedere l’assise erano presenti anche il direttore dell’Aipai Renato Covino e il coordinatore della sezione Aipai Umbria Augusto Ciuffetti. L’occasione è servita anche per presentare la nuova rivista dell’associazione, fino a qualche tempo fa consultabile solo on line. Con il prof. Covino abbiamo ripercorso le attività svolte dall’associazione di Terni, generalmente impegnata ad occuparsi di siti e fabbriche dismesse, di progettazione, convegnistica, informazione, compresa la tutela dei siti industriali a rischio distruzione. Grande attenzione è stata dedicata al convegno svoltosi a novembre su “Distrutti, a rischio, valorizzati. Patrimoni industriali in Umbria. Per una legislazione regionale per i beni culturali del patrimonio industriale”. Un convegno che ha visto per la prima volta coinvolte le associazioni e gli enti che si occupano della tutela e valorizzazione dei siti industriali. “L’obiettivo – ha detto Covino – era arrivare ad una legge regionale per la tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Anche perché è soprattutto a livello regionale che si giocano le partite. Vorremmo – ha sottolineato – che anche in Umbria venisse fatta una legge come quella del Friuli Venezia Giulia per arrivare a costruire un canale privilegiato per partecipare ai progetti europei relativi a questo settore”.Come è stata la risposta delle istituzioni? “A pelle di leopardo. Alcuni enti hanno risposto, qualcuno ha avuto più interesse, altri meno. Appena ci saranno i nuovi organi amministrativi regionali vedremo di riprendere il discorso su questa legge, e valutare se presentarla come legge di iniziativa popolare o come legge di cui si dovrà far carico qualche consigliere comunale”. Intanto è in corso la pubblicazione degli Atti del convegno e il 7 marzo dovrebbe svolgersi la Giornata nazionale delle ferrovie dimenticate, mentre è in programma anche la II Giornata nazionale delle miniere. “C’è poi l’intenzione di affrontare alcune situazioni a rischio come il mercato coperto di Perugia – sottolinea Covino – sul quale sabato 20 febbraio è in programma un convegno alla sala Sant’Anna di Perugia, promossa da Italia Nostra e altre associazioni come Legambiente Umbria e Wwf. E poi occuparci delle realtà a rischio nelle zone di Foligno, come la valle del Menotre (dove è in corso la costruzione della quattro corsie da Foligno a Porto Civitanova), di Terni dove in collaborazione con il Comune ed alcune imprese si sta cercando di creare un Museo dell’energia, che dovrebbe sorgere nell’area di Papigno”.

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Ambiente: dialogo possibile https://www.lavoce.it/ambiente-dialogo-possibile/ Thu, 30 Jun 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4566 La seconda edizione del Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato, organizzato lo scorso fine settimana a Firenze è stata promossa dall’associazione di ispirazione cristiana ‘Greenaccord’ l’associazione culturale che riunisce giornalisti di tutto il mondoe si propone come tavolo virtuale di confronto sui temi ambientali. Tra i partecipanti all’incontro – aperto da don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc (settimanali cattolici locali) – associazioni e movimenti ecclesiali, professionisti dell’informazione, esponenti delle organizzazioni ecologiste. Firenze potrebbe divenire la sede permanente del Forum. L’ipotesi al vaglio di Green Accord e degli sponsor dell’iniziativa. (sul web: www.greenaccord.org) ______________’Il dialogo e la collaborazione tra laici e credenti può essere fruttuoso in questo campo. Dio non ha consegnato all’uomo un ‘caos’ ma un ‘cosmos’, un mondo ordinato che l’uomo deve utilizzare, ma prima ancora capire e contemplare, per trasformarlo nella sua casa’. A pensarla così è il card. Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze che nell’omelia della celebrazione eucaristica in Battistero ha colto il senso del confronto sui temi dell’ambiente svoltosi nel ‘Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato’. A Firenze, il 25 e 26 giugno, il Forum messo a confronto esperienze del mondo cattolico e esperienze di associazioni ambientaliste laiche. Ci sono tre scenari filosofici possibili per definire il rapporto uomo – natura, ha detto Fausto Ferruzza, direttore di Legambiente Toscana, l’associazione nata dall’Arci con le prime battaglie sul nucleare. Il primo riconosce alla natura finalità proprie e la considera intangibile, il secondo delega alla politica le decisioni nutrendo una fiducia illimitata nelle possibilità tecniche, il terzo considera la natura un mondo da rispettare e riconoscere come ‘altro da sè’ e nello stesso tempo da governare. ‘Di questi quello che sento più vicino è il terzo’ ha concluso Ferruzza. Sulla stessa linea, esplicitando ancor più l’attenzione all’uomo è stato Sergio Candotti, segretario generale del Wwf Italia che ha parlato del problema mondiale del taglio delle foreste sottolineando l’intricato sistema di relazioni economiche che penalizzano i Paesi ‘sfruttati’ oramai più che da multinazionali da altri Paesi economicamente più forti. ‘In Italia l’80% del legno è importato da piccoli produttori che trattano direttamente con i paesi fornitori senza porsi problemi sul modo e sugli effetti che il taglio provoca sull’ambiente e sulle popolazioni locali’. Donatella Massai, direttore generale di Greenpeace (che tradotto significa ‘pace verde’) ha parlato del suo impegno ambientalista preceduto da anni di volontaria con Medici senza frontiere: modi diversi di lavorare per la pace come faceva suor Dorothy Stang, missionaria nello Stato amazzonico del Parà, ‘la regione con il più alto tasso di omicidi legati ai conflitti per la terra’, assassinata nel febbraio scorso per il suo impegno contro la deforestazione della foresta amazzonica. Tra le fila di queste associazioni che si definiscono laiche nel senso di non confessionali, pare emergere una ricerca di spiritualità. ‘C’è un nuovo bisogno di sacro’ ha detto Ferruzza spiegando che l’esigenza nasce dai cattolici impegnati in Legambiente. ‘Occorre superare il sospetto che l’ambientalismo sia ostile o contrario alla fede cristiana’ ha detto Candotti invitando a ‘recuperare lo spirito dell’incontro di Assisi del 1986 tra organizzazioni ambientali e religioni’. Il dialogo, dunque, si può avviare ha detto p. Giuseppe Reale, dell’associazione ‘Oltre il chiostro’ di Napoli, tracciando le conclusioni del Forum. Le basi per affrontarlo, da parte dei cattolici, ci sono. E anche le motivazioni di un impegno inedito. ‘Guardiamo con apprensione ‘ ha affermato don Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro – allo sfruttamento senza criterio dei beni della terra. Vogliamo impegnarci per realizzare insieme condizioni sostenibili di vita per l’intero Creato’. Come fare, con quali principi e criteri? Anche in questo settore la Chiesa ha elaborato nel tempo analisi e proposte che si trovano nel Compendio della dottrina sociale. Don Paolo Carlotti, ordinario di teologia morale alla Pontificia Università salesiana ha avuto il compito di introdurre il Forum con una relazione sul Compendio della dottrina sociale che dedica l’intero capitolo 10 all’ambiente. In queste pagine non si trovano solo i presupposti dottrinali, ma ‘analisi su energie alternative, biotecnologie, rapporto tra ambiente, povertà e sviluppo sostenibile, stili di vita e ben tre numeri sono dedicati al tema dell’acqua’. Su un piano teologico, ‘il Compendio rifiuta sia il biocentrismo che l’antropocentrismo esasperato’, richiamando ‘il concetto di parentela tra uomo e Creato’. Qual è l’impegno dei cattolici? La galassia ecclesiale sembra muoversi a due velocità. C’è chi lavora sulla formazione, è il caso di Rinnovamento nello Spirito, dei Francescani e della Fondazione Lanza che ha un centro documentazione di più di 1500 titoli e collabora con la Cei per la pubblicazione di sussidi sui temi dell’ambiente. C’è chi ha messo in cantiere progetti nuovi, come EcoOne del Movimento dei Focolari nato ‘per recuperare il significato delle relazioni con la natura a partire dalla dimensione biblica’, o come l’Agesci di Cesena che ha realizzato l”aula di ecologia all’aperto’, o il centro di spiritualità ‘Don Paolo Chiavacci’ di Crespano del Grappa che offre soggiorni di educazione ambientale a contatto con la natura.

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Si discute sull’eolico Nel frattempo che fare? https://www.lavoce.it/si-discute-sulleolico-nel-frattempo-che-fare/ Thu, 13 Jun 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2489 Istituzioni, associazioni ambientaliste, sociali e culturali, ma anche comitati, tour operator e numerosi cittadini hanno partecipato, gli scorsi giorni a Norcia, ad un convegno interregionale sull’energia eolica, organizzato dal Wwf Umbria, Marche e Molise, in collaborazione con il Wwf Toscana e Abruzzo. All’incontro è stato presentato il documento nazionale del Wwf Italia in cui l’associazione mette in luce che l’eolico è sì una necessaria fonte di energia pulita ma che non può avere impatto sull’ambiente. ‘Abbiamo investito molto sulla difesa del paesaggio – ha detto il sindaco di Norcia Alberto Naticchioni, intervenendo al dibattito – Abbiamo combattuto le centraline idroelettriche e ogni forma di violenza al territorio; e ora non possiamo non valutare attentamente questo problema’. Un pensiero condiviso da tutti i presenti e da tutti i relatori, compreso l’ex direttore generale Enea Domenico Coiante, per il quale ‘la corsa all’eolico innesca dei sospetti e le comunità locali non ricaverebbero grossi guadagni se non l’esigua cifra ricavata dall’affitto della piazzola occupata dagli aerogeneratori’.Il risultato tecnico raggiunto al termine del dibattito è stato pertanto quello di invitare il ministero dell’Ambiente a dettare nel più breve tempo possibile, di concerto con il ministero dei Beni culturali e ambientali e attraverso un aperto confronto con le associazioni ambientaliste, le linee guida per la localizzazione degli impianti eolici, comprese le aree naturalisticamente e paesaggisticamente di interesse nazionale da escludere a priori. Condivisa come esigenza prioritaria è stata inoltre la richiesta di attuazione ed elaborazione, quanto prima, del Piano energetico regionale che punti sull’utilizzo di tutte le fonti rinnovabili e, riguardo all’eolico, individui le aree da interdire a questi impianti, stabilendo le procedure di valutazione di impatto ambientale (Via) e di valutazione ambientale strategica (Vas). Ma in attesa di tale pianificazione, quali misure verranno adottate? Le procedure di autorizzazione riguardanti aree particolarmente sensibili e sulle quali sono state sollevate obiezioni verranno sospese oppure no? La questione resta aperta.

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A che punto è la realizzazione del parco di Ponte S. Giovanni https://www.lavoce.it/a-che-punto-e-la-realizzazione-del-parco-di-ponte-s-giovanni/ Thu, 23 May 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2436 “L’Umbria è stata luogo dell’anima, della bellezza, del pensiero metafisico. Oggi è un luogo comune della banalità contemporanea: è un cuore verde”, o forse più neppure quello. Così il professore Dario Antiseri in un recente convegno sull’identità umbra. Ed il pensiero corre al verde di Perugia. “La zona di Pian di Massiano, che ospita l’area verde più frequentata dai perugini, da chi fa sport e da famiglie per il loro tempo libero” scrive il consigliere comunale Bruno Stafisso con istanza al sindaco “da anni le varie amministrazioni comunali si sono impegnate per mantenere e migliorare questo spazio verde, indispensabile per una città al passo con i tempi. La zona adiacente il laghetto è abitualmente frequentata dai bambini per la presenza di giochi. Proprio per questo la zona dovrebbe essere preservata da qualsiasi fonte di pericolo, soprattutto quello derivante dal traffico continuo”. La situazione, però, è ben diversa con la trasformazione delle due strade adiacenti il Palasport Evangelisti a senso unico, con notevole aumento del traffico. Di qui l’invito a considerare l’ipotesi della chiusura totale del tratto in quanto inserito nel contesto del parco. Altro punto dolente il neo annunciato parco di Ponte San Giovanni. Per l’opposizione in consiglio comunale (istanza del consigliere Renzo Baldoni) l’acquisizione dell’area verde di Ponte San Giovanni e la sua trasformazione a parco pubblico “è una palese e dimostrata incapacità dell’Amministrazione Comunale a concludere una trattativa. Nel bilancio 2000 con un intervento specifico e mirato si mette a disposizione la somma di L. 1.500 milioni; nel bilancio 2001 tale somma viene ridotta a L. 800 milioni, ma contemporaneamente le casse comunali incassano la somma di L. 7.835 milioni dalla vendita delle quote Cecom. Nel bilancio 2002 nessuna somma viene “investita” su tale area, mentre per vari lavori sull’area medesima viene, provvisoriamente, assegnata la somma di L. 150 milioni per il 2003 e la somma di L. 100 milioni per il 2004″. La risposta l’ha data il vicesindaco Silvano Rometti ribadendo “che questa amministrazione comunale considera la realizzazione del grande parco urbano di via della Scuola a Ponte S. Giovanni un obiettivo fondamentale. Il finanziamento previsto nel 2001 è certo e pari a 600.000 euro, per l’acquisizione del terreno (3.6 ettari) e la sistemazione a parco. Eventuali risorse mancanti sono previste nel bilancio 2003-2004”.Ma qual è la situazione dei parchi perugini? Abbiamo visitato i parchi di Sant’Anna, la Verbanella, il Frontone, il Campaccio. Per quanto riguarda le attrezzature per bambini e ragazzi il parco della Verbanella e quello di Sant’Anna sono i meglio equipaggiati. Assolutamente inqualificabile lo spazio verde del Campaccio, ormai diventato una zona desolata e pericolosa che, nonostante gli sforzi della Forestale e della Gesenu, è invasa da siringhe e da escrementi di cani lasciati liberi. La questione sicurezza fa acqua da tutte le parti. Solo al parco della Verbanella le guardie del Wwf controllano che non si lascino liberi i cani e non si sporchi. Tra frequentazioni equivoche, cani allo stato brado e piccioni, non c’è genitore che, invece, lascerebbe giocare i propri figli ai giardini del Frontone. Annoso problema quello degli amici a quattro zampe. Solo Sant’Anna e la Verbanella hanno spazi riservati, negli altri parchi lo scarso senso civico dei padroni e la trascuratezza del Comune (non ci sono dispenser con le palette per la raccolta dei “ricordini” degli animali o vigili pronti a fare multe) rendono la situazione poco gradevole.

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Parchi eolici: favorevole il Comitato per l’energia pulita https://www.lavoce.it/parchi-eolici-favorevole-il-comitato-per-lenergia-pulita/ Thu, 07 Feb 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2196 Il dibattito sull’energia eolica continua a dividere favorevoli e contrari, anche in mezzo agli stessi esponenti dei vari movimenti ambientalisti. Alle posizioni nette del consigliere regionale dei Verdi ecologisti, Carlo Ripa di Meana, e del Comitato nazionale del paesaggio, che in Umbria si battono per l'”opzione zero”, ora si contrappongono quelle altrettanto convinte del Comitato in difesa dell’energia pulita. Un fronte guidato da Remo Granocchia, altro esponente ambientalista tra i più noti in regione. Accanto a lui, hanno lanciato l’iniziativa l’ingegnere Pietro Petesse (city manager del Comune di Foligno per le questioni ecologiche), Gianfranco Angeloni (ex presidente regionale di Legambiente) e Sauro Presenzini (del Wwf). Il comitato ha chiesto alle istituzioni innanzi tutto un’agenzia regionale per seguire da vicino le questioni legate alle fonti energetiche rinnovabili, a cominciare da quella eolica, e ha annunciato per i prossimi mesi un convegno nazionale sull’argomento. “Si sta facendo troppa disinformazione su questa materia – ha detto Granocchia presentando il comitato a Perugia – e soprattutto si deride e si snobba, come hanno fatto Ripa di Meana e il suo comitato, una fonte energetica che consentirebbe di far risparmiare nove milioni e 800 mila tonnellate di anidride carbonica, 13.820 tonnellate di anidride solforosa e 18.620 tonnellate di ossido di azoto. Evidentemente vogliono i crinali puliti e un cielo nero. E poi il parco eolico non è mica una centrale atomica: può essere montato e smontato in un giorno”. Angeloni ha denunciato i “ritardi del settore pubblico su questa materia”, parlando di “levata di scudi emozionale contro l’eolico” e rilevando che “quella del paesaggio è una questione totalmente soggettiva. Per di più – ha osservato Angeloni – dall’installazione degli ipotetici mille pali eolici si potrebbero ricavare in Umbria almeno 500 posti di lavoro. E chi dice che gli uccelli vanno a sbattere contro le pale, non si rende conto che per gli uccelli il vero pericolo sono i fucili dei cacciatori”.Secondo Petesse, “quello che serve non è né bello né brutto: serve e basta. I pali eolici sono il male minore, se ci si vuole liberare dalla schiavitù del petrolio o di altri combustibili. Smettiamola di dire che quelle torri sono brutte: in realtà sono belle, perché permettono di ridurre l’inquinamento”. Dagli esponenti del comitato è stata ribadita infine “la sollecitazione ai politici locali a prendersi le loro responsabilità su questa come su altre questioni che riguardano energia e ambiente”.

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Contro lo scempio denuncia del Wwf alla magistratura https://www.lavoce.it/contro-lo-scempio-denuncia-del-wwf-alla-magistratura/ Thu, 20 Sep 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2001 Ora sarà l’autorità giudiziaria a prendere una decisione sullo scempio che si sta compiendo lungo le rive del fiume Nera, nel tratto in cui il corso d’acqua attraversa il tratto urbano di Terni. Come abbiamo già avuto modo di dire da queste colonne, nei tre chilometri in cui il Nera attraversa la città, saranno tagliati 1.100 alberi, dei quali 600 a alto fusto e 500 arbustivi. Alberi sorti sulle due rive del fiume, alcuni dei quali di oltre cinquanta anni, che si stanno tagliando perché, così dicono i responsabili, potrebbero costituire un pericolo in caso di piena. Tesi decisamente contestata dalle associazioni ambientaliste. Tanto che la sezione di Terni del Wwf, in accordo con il Wwf Italia, ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni a carico di chi risulterà essere il responsabile della operazione. L’atto giudiziario è stato redatto dall’avv. Marcello Marcellini e vi si precisa che è stato effettuato – e si sta ancora effettuando – un taglio indiscriminato di piante mentre dovevano essere abbattute solo quelle secche o quelle pericolose in casi di esondazione. Nella denuncia si rileva, inoltre, che la legge non consente il taglio simultaneo sulle due sponde, come in realtà sta avvenendo a Terni, ma si dovrebbe procedere, con tagli mirati, prima su un lato e poi sull’altro delle rive del fiume. “Se la magistratura, come riteniamo e speriamo – ha commentato l’avv. Marcellini – deciderà di aprire il procedimento penale, il Wwf si costituirà parte civile con richiesta dei danni in quanto si è prodotto e si sta producendo un danno ambientale di notevole consistenza”. Un danno, aggiungiamo, che sta modificando l’aspetto e il volto di una città, nella zona interessata dal corso del fiume. Nella denuncia è anche proposta una ampia documentazione fotografica che mostra il fiume Nera come era prima del taglio degli alberi e come è oggi, nelle zone in cui il taglio è stato effettuato. Non si sa se i lavori andranno avanti nei sei mesi previsti – tanti ne occorrerebbero per eliminare i 1.100 alberi – oppure se l’intervento della magistratura otterrà qualche effetto. Non resta che attendere. Non senza aver prima rilevato che l’eliminazione di una così consistente zona di verde in città produrrà un danno non facilmente sanabile. Come afferma un antico detto? Per far crescere alberi occorrono decenni; per tagliarli bastano pochi minuti.

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La mobilità alternativa ad Orvieto verso l’ ultima fase https://www.lavoce.it/la-mobilita-alternativa-ad-orvieto-verso-l-ultima-fase/ Thu, 21 Jun 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1664 Il problema è vasto e complicato e anche non facile a spiegarsi con poche parole. Mobilità alternativa? Se si rivolgesse una domanda di questo genere all’uomo della strada, i più non saprebbero cosa dire, e qualcuno sarebbe indotto a pensarla quale ennesima diavoleria, perpretata dalla moderna sagacia per mettere a dura prova la pazienza dei cittadini, pur di non cadere nella morta gora del linguaggio assuefatto. Ma ad Orvieto è già da diversi anni che, digerita o mal digerita, gira questa voce, questa terminologia. In termini più poveri, potrebbe essere anche sufficiente, chiamandolo, come tutti potrebbero meglio capire, il problema del traffico urbano. Che, essendo la città tutta raggruppata su di una rupe, con i suoi monumenti e le sue case e i suoi giardini o interni pure, lascia limitato spiazzo allo scorrimento delle vie e alla capacità delle sue piazze. E quindi difficoltà a non finire, all’interno, ma anche all’esterno del centro storico per la varietà dei collegamenti e attraversamenti. L’Amministrazione comunale sta dando attuazione – secondo le linee di indirizzo approvate all’unanimità dal Consiglio comunale in data 26 luglio 2000 – al detto progetto, giunto alla quarta ed ultima fase. L’annuncio è stato dato, la mattina del 9 giugno, dal sindaco stesso, Stefano Cimicchi, e dal vice sindaco ed assessore ai Trasporti, Stefano Mocio, presente anche il presidente dell’Atc, Fulvio Rosignoli, nel corso della conferenza stampa sul riconoscimento che la città di Orvieto ha avuto nei giorni scorsi da parte del Wwf, della rivista Quattroruote e dall’Associazione trasportatori per gli interventi realizzati nel settore della mobilità. I tempi di attuazione sono compresi tutti entro il 2004 e si prevede, tra l’altro, in dettaglio: la realizzazione del nuovo parcheggio a silos di via Roma per 740 posti auto, i cui lavori, già finanziati, inizieranno entro la fine di quest’anno. L’istituzione della “Carta Orvieto” – carta elettronica attraverso la sperimentazione della carta d’identità elettronica e la conseguente attivazione dei nuovi parcometri; la soluzione – d’intesa con le categorie del commercio- del problema relativo al carico e allo scarico merci nel Centro storico con un unico punto di stoccaggio delle merci; gli interventi di arredo urbano e l’installazione definitiva di dissuasori di sosta in piazza della Repubblica e in piazza Duomo; la restituzione di piazza del Popolo, opportunamente adeguata, ai cittadini e ai turisti; in seguito all’alleggerimento della struttura comunale per l’entrata in funzione dello Sportello unico, si andrà al potenziamento della vigilanza urbana per un più incisivo controllo delle strade soprattutto nelle ore notturne, in collaborazione con le altre forze di Polizia; la verifica finale di tutto il sistema della mobilità, per attuare eventuali adeguamenti suggeriti dalla sperimentazione di questi anni. Ciò che caratterizzerà questa ultima fase, sarà l’istituzione della Carta Orvieto, cioè la carta elettronica, che avrà funzioni di accesso ai servizi e alle informazioni della città in primo luogo, e secondariamente di “borsellino” elettronico per il pagamento delle varie prestazioni come parcheggi, mezzi pubblici, tributi comunali, telepass, multe, musei, servizi sanitari, esercizi commerciali convenzionati ecc. Conseguentemente verranno adottate le moderne tecnologie di lettura delle carte elettroniche a banda magnetica e micro-chip. Sarà la volta anche della realizzazione di alcuni piani di dettaglio (per es. quello relativo a piazza Cahen); verranno monitorati, cioè posti sotto controllo, i punti pericolosi della viabilità ordinaria del territorio (specie gli incroci) per rendere più celere ed attivo ogni eventuale intervento, che si rendesse necessario; si procederà inoltre alla valutazione del sistema “stanze” – finora, a nostro parere,non fermamente osservato- per la sosta delle auto dei cittadini residenti nel centro storico e all’analisi del numero di quelle abitualmente circolanti per gli adeguamenti del caso. Finalmente sarà presa in esame la riqualificazione dell’arredo urbano conseguente all’istituzioni delle aree pedonali e nella prospettiva di una ulteriore limitazione delle fasce orarie, la possibilità di creare un’unica area di stoccaggio. Dobbiamo riconoscere che tutto questo studio, condotto sotto la specifica dettatura della normativa moderna fino al più spietato dettaglio, mirerà senz’altro a mettere ordine nel contesto mobile di una città, ma non vorremmo, sinceramente, che, dagli e ridagli, alla fine ne rendesse l’ambito del tutto invivibile e per chi vi deve dimorare e per chi vi deve anche lavorare. Così nel tentativo di salvarla da una morte fisica, saremmo indotti a condannarla ad altra pena che lentamente, ma inesorabilmente, la condurrebbe alla morte civile. Dovrebbero essere i cittadini stessi, più che le implacabili e aride disposizioni di legge, a comprendere ed attuare, attraverso la formazione di una seria coscienza civica, che né la famiglia né la scuola si propone, ciò che veramente giova all’incolumità di una città ed alla serena convivenza tra gli individui, perché essa è autentico patrimonio di tutti.

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La mobilità alternativa ad Orvieto verso l’ultima fase https://www.lavoce.it/la-mobilita-alternativa-ad-orvieto-verso-l-ultima-fase-2/ Thu, 21 Jun 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1866 Il problema è vasto e complicato e anche non facile a spiegarsi con poche parole. Mobilità alternativa? Se si rivolgesse una domanda di questo genere all’uomo della strada, i più non saprebbero cosa dire, e qualcuno sarebbe indotto a pensarla quale ennesima diavoleria, perpretata dalla moderna sagacia per mettere a dura prova la pazienza dei cittadini, pur di non cadere nella morta gora del linguaggio assuefatto. Ma ad Orvieto è già da diversi anni che, digerita o mal digerita, gira questa voce, questa terminologia.

In termini più poveri, potrebbe essere anche sufficiente, chiamandolo, come tutti potrebbero meglio capire, il problema del traffico urbano. Che, essendo la città tutta raggruppata su di una rupe, con i suoi monumenti e le sue case e i suoi giardini o interni pure, lascia limitato spiazzo allo scorrimento delle vie e alla capacità delle sue piazze. E quindi difficoltà a non finire, all’interno, ma anche all’esterno del centro storico per la varietà dei collegamenti e attraversamenti. L’Amministrazione comunale sta dando attuazione – secondo le linee di indirizzo approvate all’unanimità dal Consiglio comunale in data 26 luglio 2000 – al detto progetto, giunto alla quarta ed ultima fase. L’annuncio è stato dato, la mattina del 9 giugno, dal sindaco stesso, Stefano Cimicchi, e dal vice sindaco ed assessore ai Trasporti, Stefano Mocio, presente anche il presidente dell’Atc, Fulvio Rosignoli, nel corso della conferenza stampa sul riconoscimento che la città di Orvieto ha avuto nei giorni scorsi da parte del Wwf, della rivista Quattroruote e dall’Associazione trasportatori per gli interventi realizzati nel settore della mobilità.

I tempi di attuazione sono compresi tutti entro il 2004 e si prevede, tra l’altro, in dettaglio: la realizzazione del nuovo parcheggio a silos di via Roma per 740 posti auto, i cui lavori, già finanziati, inizieranno entro la fine di quest’anno. L’istituzione della “Carta Orvieto” – carta elettronica attraverso la sperimentazione della carta d’identità elettronica e la conseguente attivazione dei nuovi parcometri; la soluzione – d’intesa con le categorie del commercio- del problema relativo al carico e allo scarico merci nel Centro storico con un unico punto di stoccaggio delle merci; gli interventi di arredo urbano e l’installazione definitiva di dissuasori di sosta in piazza della Repubblica e in piazza Duomo; la restituzione di piazza del Popolo, opportunamente adeguata, ai cittadini e ai turisti; in seguito all’alleggerimento della struttura comunale per l’entrata in funzione dello Sportello unico, si andrà al potenziamento della vigilanza urbana per un più incisivo controllo delle strade soprattutto nelle ore notturne, in collaborazione con le altre forze di Polizia; la verifica finale di tutto il sistema della mobilità, per attuare eventuali adeguamenti suggeriti dalla sperimentazione di questi anni. Ciò che caratterizzerà questa ultima fase, sarà l’istituzione della Carta Orvieto, cioè la carta elettronica, che avrà funzioni di accesso ai servizi e alle informazioni della città in primo luogo, e secondariamente di “borsellino” elettronico per il pagamento delle varie prestazioni come parcheggi, mezzi pubblici, tributi comunali, telepass, multe, musei, servizi sanitari, esercizi commerciali convenzionati ecc.

Conseguentemente verranno adottate le moderne tecnologie di lettura delle carte elettroniche a banda magnetica e micro-chip. Sarà la volta anche della realizzazione di alcuni piani di dettaglio (per es. quello relativo a piazza Cahen); verranno monitorati, cioè posti sotto controllo, i punti pericolosi della viabilità ordinaria del territorio (specie gli incroci) per rendere più celere ed attivo ogni eventuale intervento, che si rendesse necessario; si procederà inoltre alla valutazione del sistema “stanze” – finora, a nostro parere,non fermamente osservato- per la sosta delle auto dei cittadini residenti nel centro storico e all’analisi del numero di quelle abitualmente circolanti per gli adeguamenti del caso. Finalmente sarà presa in esame la riqualificazione dell’arredo urbano conseguente all’istituzioni delle aree pedonali e nella prospettiva di una ulteriore limitazione delle fasce orarie, la possibilità di creare un’unica area di stoccaggio.

Dobbiamo riconoscere che tutto questo studio, condotto sotto la specifica dettatura della normativa moderna fino al più spietato dettaglio, mirerà senz’altro a mettere ordine nel contesto mobile di una città, ma non vorremmo, sinceramente, che, dagli e ridagli, alla fine ne rendesse l’ambito del tutto invivibile e per chi vi deve dimorare e per chi vi deve anche lavorare. Così nel tentativo di salvarla da una morte fisica, saremmo indotti a condannarla ad altra pena che lentamente, ma inesorabilmente, la condurrebbe alla morte civile. Dovrebbero essere i cittadini stessi, più che le implacabili e aride disposizioni di legge, a comprendere ed attuare, attraverso la formazione di una seria coscienza civica, che né la famiglia né la scuola si propone, ciò che veramente giova all’incolumità di una città ed alla serena convivenza tra gli individui, perché essa è autentico patrimonio di tutti.

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