volontari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/volontari/ Settimanale di informazione regionale Wed, 17 Jul 2024 16:03:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg volontari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/volontari/ 32 32 Volontari: regge solo il fai-da-te https://www.lavoce.it/volontari-regge-solo-il-fai-da-te/ https://www.lavoce.it/volontari-regge-solo-il-fai-da-te/#respond Wed, 17 Jul 2024 16:02:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77035 Mani in primo piano che si intrecciano

I numeri sono sempre da prendere con le pinze, ma comunque segnalano un trend: l’Istat ha recentemente registrato un calo del volontariato di circa 600 mila unità tra il 2016 e il 2021. Chiariamoci: il dato del 2016 era quasi sicuramente sovrastimato e quindi il calo è stato più contenuto. Però aggiungiamo che il Covid ha dato un ulteriore colpo al volontariato quanto a numeri, e questo trend lo confermano praticamente tutti gli enti del terzo settore che traggono linfa vitale dal volontariato. La questione ha anche un risvolto economico: milioni di ore lavorative a zero euro che vengono a mancare, comportando quindi o un aumento dei costi o una diminuzione dei servizi. Spesso, entrambe le cose.

C’è da dire che questi ultimi anni hanno portato alla regolarizzazione lavorativa di molte figure prima inquadrate come “volontari”: gli occupati nel terzo settore in Italia guardano da vicino la soglia del milione di unità. Ma l’Istat segnala comunque una tendenza chiara: a diminuire sono soprattutto i volontari inquadrati negli enti non profit più grandi, più strutturati; soffrono anche gli intermedi, mentre aumenta il numero di volontari nelle realtà più piccole. Segno – dice l’istituto statistico – di una minore voglia di “inquadramento” e della maggior propensione a un volontariato più occasionale e più “vicino”:

lo hanno definito “volontariato liquido”. Insomma “individuale, episodico, temporaneo, discontinuo, in cui prevale l’iniziativa personale”. Bisogna anzitutto guardare alla demografia: sempre meno giovani, età del pensionamento sempre più lontana. Una tenaglia che stringe il settore.  Ma soprattutto è la mentalità cambiata, le motivazioni che spingono alla generosità sociale: dal dare una mano a chi ne ha bisogno al dare una mano perché mi va, mi migliora, mi fa star bene. Una “crisi vocazionale” a cui non è estraneo un mondo cattolico sempre meno frequentato dalle giovani generazioni: il buon samaritano 2024 s’impegna per il clima, la plastica, gli animali; un po’ meno per i disabili o i vecchi. Insomma, per il genere umano non globalmente inteso.

A questo punto sarà compito delle realtà del terzo settore farsi conoscere e mobilitare nuove energie, saper attrarre braccia e menti che diano una mano, senza per forza un compenso economico in cambio. Altrimenti il rischio vero è quello di trasformarsi in un para-Stato, laddove l’impegno è solamente contrattualizzato, ma senza più quel cuore che fa la differenza tra un amico che aiuta e un impiegato pubblico che lavora.

Nicola Salvagnin
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Mani in primo piano che si intrecciano

I numeri sono sempre da prendere con le pinze, ma comunque segnalano un trend: l’Istat ha recentemente registrato un calo del volontariato di circa 600 mila unità tra il 2016 e il 2021. Chiariamoci: il dato del 2016 era quasi sicuramente sovrastimato e quindi il calo è stato più contenuto. Però aggiungiamo che il Covid ha dato un ulteriore colpo al volontariato quanto a numeri, e questo trend lo confermano praticamente tutti gli enti del terzo settore che traggono linfa vitale dal volontariato. La questione ha anche un risvolto economico: milioni di ore lavorative a zero euro che vengono a mancare, comportando quindi o un aumento dei costi o una diminuzione dei servizi. Spesso, entrambe le cose.

C’è da dire che questi ultimi anni hanno portato alla regolarizzazione lavorativa di molte figure prima inquadrate come “volontari”: gli occupati nel terzo settore in Italia guardano da vicino la soglia del milione di unità. Ma l’Istat segnala comunque una tendenza chiara: a diminuire sono soprattutto i volontari inquadrati negli enti non profit più grandi, più strutturati; soffrono anche gli intermedi, mentre aumenta il numero di volontari nelle realtà più piccole. Segno – dice l’istituto statistico – di una minore voglia di “inquadramento” e della maggior propensione a un volontariato più occasionale e più “vicino”:

lo hanno definito “volontariato liquido”. Insomma “individuale, episodico, temporaneo, discontinuo, in cui prevale l’iniziativa personale”. Bisogna anzitutto guardare alla demografia: sempre meno giovani, età del pensionamento sempre più lontana. Una tenaglia che stringe il settore.  Ma soprattutto è la mentalità cambiata, le motivazioni che spingono alla generosità sociale: dal dare una mano a chi ne ha bisogno al dare una mano perché mi va, mi migliora, mi fa star bene. Una “crisi vocazionale” a cui non è estraneo un mondo cattolico sempre meno frequentato dalle giovani generazioni: il buon samaritano 2024 s’impegna per il clima, la plastica, gli animali; un po’ meno per i disabili o i vecchi. Insomma, per il genere umano non globalmente inteso.

A questo punto sarà compito delle realtà del terzo settore farsi conoscere e mobilitare nuove energie, saper attrarre braccia e menti che diano una mano, senza per forza un compenso economico in cambio. Altrimenti il rischio vero è quello di trasformarsi in un para-Stato, laddove l’impegno è solamente contrattualizzato, ma senza più quel cuore che fa la differenza tra un amico che aiuta e un impiegato pubblico che lavora.

Nicola Salvagnin
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“Riscopriamo talenti”, formazione per volontari dei Centri di ascolto Caritas https://www.lavoce.it/riscopriamo-talenti-formazione-per-volontari-dei-centri-di-ascolto-caritas/ https://www.lavoce.it/riscopriamo-talenti-formazione-per-volontari-dei-centri-di-ascolto-caritas/#respond Sun, 14 Apr 2024 17:27:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75691 volontari della Caritas di Perugia di spalle all'interno di una sala

Si terranno a Perugia, il 16 e il 24 aprile (ore 9-13), presso il “Villaggio della Carità” (via Montemalbe 1, nelle vicinanza della chiesa di San Barnaba - zona via Cortonese), due giornate di formazione per operatori e volontari dei Centri di Ascolto (CdA) delle Caritas parrocchiali inerenti al progetto nazionale “Riscopriamo i talenti” avviato lo scorso 30 giugno, frutto di un protocollo d’intesa tra Caritas italiana, Inps, Ordine e Fondazione dei Consulenti del lavoro.

Le due finalità del progetto

Il progetto ha una duplice finalità: 1) formare quanti sono preposti all’ascolto di persone in grave emarginazione sociale alla ricerca di un lavoro dignitoso e conoscere le diverse norme legislative che favoriscano la loro inclusione sociale; 2) dar vita ad un canale di comunicazione diretto tra gli Istituti coinvolti per una presa in carico condivisa della persona ascoltata presso i CdA Caritas in modo anche da accompagnarla meglio a cogliere le nuove opportunità occupazionali presso azienda interessate ad assumere personale.

Perugia tra le venti Caritas nazionali coinvolte

Quella di Perugia-Città della Pieve è una delle venti Caritas diocesane in Italia inserite in questo progetto-protocollo, le altre sono Ancona-Osimo, Bari-Bitonto, Benevento, Brescia, Cagliari, Concordia-Pordenone, Genova, Lamezia Terme, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Modena-Nonantola, Napoli, Pescara, Piacenza-Bobbio, Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Roma, Siena, Trento e Vercelli.

Gli ambiti di intervento

Alle due giornate formative hanno già aderito circa 40 tra operatori e volontari Caritas parrocchiali. Riceveranno nozioni sui seguenti ambiti di intervento: Assegno di inclusione e SFL, Isee, Principali prestazioni erogabili a persone in stato di difficoltà economica, Assegno sociale, Naspi, Invalidità civile, Reddito di Libertà, Contrattualistica e nuova normativa in tema di lavoro e Politiche del lavoro. Interverranno a questa due-giorni operatori Inpse consulenti del lavoro impegnati sul territorio.

La persona portatrice di talenti

"Questo protocollo parte dall’idea della persona al centro – spiega Silvia Bagnarelli, assistente sociale e referente Caritas Perugia –, una persona capace di essere portatrice di talenti anche se in condizione di svantaggio e prevede un canale di comunicazione diretto tra gli istituti coinvolti per una presa in carico condivisa, ognuno attraverso le proprie competenze specifiche per accompagnare in maniera integrata quanti si trovano nella difficoltà».

Il ruolo della Caritas

In questo protocollo, precisa la referente Caritas, "il nostro ruolo è quello di primo contatto, grazie alle caratteristiche di capillarità e prossimità proprie della nostra identità, abbiamo la possibilità di incontrare tante persone in difficoltà e possiamo essere fondamentali nella fase di orientamento anche alla riscoperta del loro talento, accompagnando e monitorando il loro percorso attraverso le competenze specifiche di INPS, rispetto all’accesso ai diritti e alle forme di tutela e di sostegno e attraverso le competenze dei Consulenti del Lavoro e di Fondazione Lavoro rispetto alle tutele nel mondo del lavoro e le politiche attive".

Importante la formazione di volontari e operatori Caritas

"Per tali motivi – sottolinea la dott.ssa Bagnarelli – risulta essere di primaria importanza una buona formazione dei volontari e degli operatori Caritas su queste misure, fondamentale per poter orientare efficacemente quante più persone possibili in modo da garantire l’accesso a diritti e a opportunità anche a chi vive ai margini, ha meno risorse, con l’obiettivo di mettere al centro dell’interesse della comunità la singola persona, aiutandola a riscoprire le potenzialità di cui è portatrice".]]>
volontari della Caritas di Perugia di spalle all'interno di una sala

Si terranno a Perugia, il 16 e il 24 aprile (ore 9-13), presso il “Villaggio della Carità” (via Montemalbe 1, nelle vicinanza della chiesa di San Barnaba - zona via Cortonese), due giornate di formazione per operatori e volontari dei Centri di Ascolto (CdA) delle Caritas parrocchiali inerenti al progetto nazionale “Riscopriamo i talenti” avviato lo scorso 30 giugno, frutto di un protocollo d’intesa tra Caritas italiana, Inps, Ordine e Fondazione dei Consulenti del lavoro.

Le due finalità del progetto

Il progetto ha una duplice finalità: 1) formare quanti sono preposti all’ascolto di persone in grave emarginazione sociale alla ricerca di un lavoro dignitoso e conoscere le diverse norme legislative che favoriscano la loro inclusione sociale; 2) dar vita ad un canale di comunicazione diretto tra gli Istituti coinvolti per una presa in carico condivisa della persona ascoltata presso i CdA Caritas in modo anche da accompagnarla meglio a cogliere le nuove opportunità occupazionali presso azienda interessate ad assumere personale.

Perugia tra le venti Caritas nazionali coinvolte

Quella di Perugia-Città della Pieve è una delle venti Caritas diocesane in Italia inserite in questo progetto-protocollo, le altre sono Ancona-Osimo, Bari-Bitonto, Benevento, Brescia, Cagliari, Concordia-Pordenone, Genova, Lamezia Terme, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Modena-Nonantola, Napoli, Pescara, Piacenza-Bobbio, Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Roma, Siena, Trento e Vercelli.

Gli ambiti di intervento

Alle due giornate formative hanno già aderito circa 40 tra operatori e volontari Caritas parrocchiali. Riceveranno nozioni sui seguenti ambiti di intervento: Assegno di inclusione e SFL, Isee, Principali prestazioni erogabili a persone in stato di difficoltà economica, Assegno sociale, Naspi, Invalidità civile, Reddito di Libertà, Contrattualistica e nuova normativa in tema di lavoro e Politiche del lavoro. Interverranno a questa due-giorni operatori Inpse consulenti del lavoro impegnati sul territorio.

La persona portatrice di talenti

"Questo protocollo parte dall’idea della persona al centro – spiega Silvia Bagnarelli, assistente sociale e referente Caritas Perugia –, una persona capace di essere portatrice di talenti anche se in condizione di svantaggio e prevede un canale di comunicazione diretto tra gli istituti coinvolti per una presa in carico condivisa, ognuno attraverso le proprie competenze specifiche per accompagnare in maniera integrata quanti si trovano nella difficoltà».

Il ruolo della Caritas

In questo protocollo, precisa la referente Caritas, "il nostro ruolo è quello di primo contatto, grazie alle caratteristiche di capillarità e prossimità proprie della nostra identità, abbiamo la possibilità di incontrare tante persone in difficoltà e possiamo essere fondamentali nella fase di orientamento anche alla riscoperta del loro talento, accompagnando e monitorando il loro percorso attraverso le competenze specifiche di INPS, rispetto all’accesso ai diritti e alle forme di tutela e di sostegno e attraverso le competenze dei Consulenti del Lavoro e di Fondazione Lavoro rispetto alle tutele nel mondo del lavoro e le politiche attive".

Importante la formazione di volontari e operatori Caritas

"Per tali motivi – sottolinea la dott.ssa Bagnarelli – risulta essere di primaria importanza una buona formazione dei volontari e degli operatori Caritas su queste misure, fondamentale per poter orientare efficacemente quante più persone possibili in modo da garantire l’accesso a diritti e a opportunità anche a chi vive ai margini, ha meno risorse, con l’obiettivo di mettere al centro dell’interesse della comunità la singola persona, aiutandola a riscoprire le potenzialità di cui è portatrice".]]>
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