vocazioni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vocazioni/ Settimanale di informazione regionale Thu, 19 Sep 2024 16:11:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg vocazioni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vocazioni/ 32 32 SportLab. Dove lo sport e la fede giocano insieme https://www.lavoce.it/sportlab-dove-lo-sport-e-la-fede-giocano-insieme/ https://www.lavoce.it/sportlab-dove-lo-sport-e-la-fede-giocano-insieme/#respond Thu, 19 Sep 2024 16:11:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77659

A SportLab è tempo di “bilanci” dopo la 18a edizione della “StarCup”, il torneo di Calcio a 5 delle realtà oratoriali e di associazioni e movimenti della diocesi, svoltasi dal 4 all’8 settembre, presso il Centro Sportivo di Santa Sabina. Si sono sfidate 124 squadre maschili e femminili raggruppate in tre categorie: “StarCup”; “MiniCup”; “YouthCup”. In totale sono scesi in campo circa 800 atleti delle superiori e 360 delle medie ed elementari, con la presenza di 300 alleducatori e 200 volontari. I tifosi, amici e familiari, giunti un po’ da tutta la diocesi, nelle cinque giornate della “StarCup2024”, sono stati più di un migliaio al giorno sfiorando le duemila nella giornata conclusiva, l’edizione più seguita del post-Covid.

I numeri non sono il “cuore” della “StarCup”

Lo precisa Leonardo Marchetti, presidente di “SportLab Perugia”, uno studente perugino di 25 anni del corso di Laurea magistrale in Letteratura e Filologia, nel dire che «la “StarCup", un evento che unisce sport e fede, è soprattutto occasione di incontro tra giovani e meno giovani, dove si pratica uno sport sano insieme alla preghiera con l’adorazione eucaristica animata, dove si seguono le catechesi per crescere nella fede da trasmettere agli altri e alla società in cui viviamo, ma anche dove nascono i primi amori, le conversioni e le vocazioni alla vita matrimoniale, al sacerdozio e alla vita consacrata. Io sono testimone di vocazioni maturate alla “StarCup”. Per non parlare delle conversioni di giovani che mi dicono: “Ho sentito una parola bella, perché ho visto una persona che ci ha fatto un bel sorriso, perché mi sono sentito accolto, perché quel giorno ho sentito che il Signore cercava me”. Testimonianze come queste scaldano il cuore e fanno capire che abbiamo centrato il punto». Leonardo, quale è la “mission” di questo evento sportivo? «Il motto della “StarCup” è sempre stato “il primo torneo che si gioca dentro e fuori dal campo”.

La mission della StarCup

L'obiettivo è far giocare i ragazzi fuori, cioè fare in modo che finito l'evento escano, vivano, vedano, facciano conoscenze, tessano relazioni, conoscano i ragazzi dell'altra squadra e si fermino a fare merenda insieme. Abbiamo visto tante volte che sono nate anche belle amicizie. Poi, ovviamente, per noi la speranza è sempre che loro ricevevano una testimonianza, cioè che il nostro servizio, il servizio degli alleducatori, la testimonianza che Dio nella nostra vita ci ha toccato e che, quindi, anche loro se vogliono possono farsi toccare da Dio. È difficile descrivere la “StarCup” a chi non la vive, perché sono cinque giorni che passano in un lampo, sono come un unico grande giorno in cui vediamo che il Signore lavora nel cuore fino a far nascere delle conversioni e vocazioni». La vostra opera rientra nella “nuova evangelizzazione-missione” tanto a cuore a Papa Francesco e al Vescovo Ivan, che ne parla nella sua nuova Lettera pastorale “Sentieri di speranza”… «La “StarCup” è un “sentiero di speranza” in cui noi cerchiamo di fare l’evangelizzazione con i ragazzi lavorando tanti mesi per capire quale sia il modo migliore per fare l’annuncio. Ovviamente le realtà che loro vivono sono varie, da quelle con famiglie, sacerdoti, catechisti e animatori motivati a quelle “lontane”. Per questo siamo Chiesa in “uscita” con l’obiettivo di andare incontro agli altri come ci incoraggiano il Papa e il Vescovo. Non possiamo aspettarci che siano i giovani a venire da noi, ma dobbiamo costruire qualcosa per loro chiamandoli a farlo insieme e a quel punto qualcosa nascerà». Mons. Maffeis ha chiamato anche “SportLab” a vivere la “Missione Giovani 2024”? «Certamente, è un annuncio importante che ci ha subito messo in moto preparandoci spiritualmente nella preghiera e nella organizzazione logistica. Questo sarà un ulteriore tassello del nostro percorso, cioè l’annuncio non resta dentro la “StarCup” ma esce». La mission di “SportLab” è evangelizzare con lo sport, ma non è solo “StarCup”… «Siamo un’associazione di 18 ragazzi volontari provenienti da diverse parrocchie e percorsi di fede (Comunità Magnificat, Cammino Neocatecumenale, Scout…), con due sacerdoti, don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, e don Daniele Malatacca, vice direttore del Coordinamento Oratori Perugini.

SportLab si presenta

La varietà del gruppo è la sua ricchezza, che ci permette di avere anche una sensibilità diversa sia all’annuncio della Parola che alle modalità dell’annuncio. Soprattutto, cerchiamo di costruire una missione educatrice per i ragazzi che abbia come cuore quello di portare il messaggio che esiste una Chiesa bella, attiva, giovane. Ci occupiamo durante l’anno anche dell’“Oratorio League”, un’opportunità di far praticare lo sport a tutti i ragazzi non tesserati FIGC, perché il suo obiettivo è quello di far giocare i ragazzi non ritenuti fisicamente adatti per una squadra di calcio. Inoltre organizziamo la “Sunset League”, un torneo di beach volley e di padel, ma che in realtà serve a noi per rincontrarci con gli alleducatori, celebrare con loro una messa, costruire un legame, una relazione». La “StarCup” ha anche dei costi, chi la sostiene economicamente? «Non riceviamo alcun contributo né dalla Diocesi né dall’8xMille, quindi non siamo un costo per la Chiesa, ma ci autofinanziamo con le iscrizioni (25 euro ad iscritto). Per chi non può versare la quota provvediamo noi, perché non ci mancano i benefattori: privati cittadini, parrocchiani e nonni. Questi ultimi sanno che i loro nipoti partecipano con entusiasmo e vogliono aiutarci anche donandoci 50 euro (il doppio della quota). Ci sono anche la Comunità Magnificat, il Cammino Neocatecumenale e la Caritas diocesana... Non ci abbandona la Provvidenza, come è accaduto nel post-Covid con i prezzi alle stelle… Don Marco Briziarelli, direttore della Caritas, mise a nostra disposizione un piccolo fondo che poi abbiamo restituito (pur non obbligati) proprio grazie alla Provvidenza». Tanto impegno intellettuale, spirituale ed anche materiale, ma poi le chiese restano vuote la domenica. «Per riempirle bisogna creare relazioni a tutti i livelli nelle comunità parrocchiali altrimenti muoiono se i parroci, in primis, non si mettono in gioco insieme ai collaboratori laici. Se non ci si apre al nuovo, ma si resta chiusi a quello che si è sempre fatto, le persone restano lontane. Vanno create, invece, occasioni dove ci si incontra, si dialoga, si ascolta quello che c’è da dirsi, anche i problemi, così da mettersi emotivamente in gioco in momenti dove, a mio avviso, si fa il cambio di passo pastorale. Lo vediamo in certe parrocchie a messa la domenica, dove il parroco ha un nuovo passo sono presenti 400-500 fedeli, in altre, seppur con alcune migliaia di battezzati, in chiesa sono appena in 25-30. In diverse delle nostre comunità parrocchiali manca la bellezza e la freschezza di essere Chiesa aperta, di prossimità alle famiglie giovani e adulte». [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="I ragazzi in preghiera nello spazio dell'Adorazione eucaristica e alla messa con il vescovo Ivan Maffeis nell'ultimo giorno della StarCup2024" ids="77666,77664,77665,77667,77673,77670,77671,77672"]]]>

A SportLab è tempo di “bilanci” dopo la 18a edizione della “StarCup”, il torneo di Calcio a 5 delle realtà oratoriali e di associazioni e movimenti della diocesi, svoltasi dal 4 all’8 settembre, presso il Centro Sportivo di Santa Sabina. Si sono sfidate 124 squadre maschili e femminili raggruppate in tre categorie: “StarCup”; “MiniCup”; “YouthCup”. In totale sono scesi in campo circa 800 atleti delle superiori e 360 delle medie ed elementari, con la presenza di 300 alleducatori e 200 volontari. I tifosi, amici e familiari, giunti un po’ da tutta la diocesi, nelle cinque giornate della “StarCup2024”, sono stati più di un migliaio al giorno sfiorando le duemila nella giornata conclusiva, l’edizione più seguita del post-Covid.

I numeri non sono il “cuore” della “StarCup”

Lo precisa Leonardo Marchetti, presidente di “SportLab Perugia”, uno studente perugino di 25 anni del corso di Laurea magistrale in Letteratura e Filologia, nel dire che «la “StarCup", un evento che unisce sport e fede, è soprattutto occasione di incontro tra giovani e meno giovani, dove si pratica uno sport sano insieme alla preghiera con l’adorazione eucaristica animata, dove si seguono le catechesi per crescere nella fede da trasmettere agli altri e alla società in cui viviamo, ma anche dove nascono i primi amori, le conversioni e le vocazioni alla vita matrimoniale, al sacerdozio e alla vita consacrata. Io sono testimone di vocazioni maturate alla “StarCup”. Per non parlare delle conversioni di giovani che mi dicono: “Ho sentito una parola bella, perché ho visto una persona che ci ha fatto un bel sorriso, perché mi sono sentito accolto, perché quel giorno ho sentito che il Signore cercava me”. Testimonianze come queste scaldano il cuore e fanno capire che abbiamo centrato il punto». Leonardo, quale è la “mission” di questo evento sportivo? «Il motto della “StarCup” è sempre stato “il primo torneo che si gioca dentro e fuori dal campo”.

La mission della StarCup

L'obiettivo è far giocare i ragazzi fuori, cioè fare in modo che finito l'evento escano, vivano, vedano, facciano conoscenze, tessano relazioni, conoscano i ragazzi dell'altra squadra e si fermino a fare merenda insieme. Abbiamo visto tante volte che sono nate anche belle amicizie. Poi, ovviamente, per noi la speranza è sempre che loro ricevevano una testimonianza, cioè che il nostro servizio, il servizio degli alleducatori, la testimonianza che Dio nella nostra vita ci ha toccato e che, quindi, anche loro se vogliono possono farsi toccare da Dio. È difficile descrivere la “StarCup” a chi non la vive, perché sono cinque giorni che passano in un lampo, sono come un unico grande giorno in cui vediamo che il Signore lavora nel cuore fino a far nascere delle conversioni e vocazioni». La vostra opera rientra nella “nuova evangelizzazione-missione” tanto a cuore a Papa Francesco e al Vescovo Ivan, che ne parla nella sua nuova Lettera pastorale “Sentieri di speranza”… «La “StarCup” è un “sentiero di speranza” in cui noi cerchiamo di fare l’evangelizzazione con i ragazzi lavorando tanti mesi per capire quale sia il modo migliore per fare l’annuncio. Ovviamente le realtà che loro vivono sono varie, da quelle con famiglie, sacerdoti, catechisti e animatori motivati a quelle “lontane”. Per questo siamo Chiesa in “uscita” con l’obiettivo di andare incontro agli altri come ci incoraggiano il Papa e il Vescovo. Non possiamo aspettarci che siano i giovani a venire da noi, ma dobbiamo costruire qualcosa per loro chiamandoli a farlo insieme e a quel punto qualcosa nascerà». Mons. Maffeis ha chiamato anche “SportLab” a vivere la “Missione Giovani 2024”? «Certamente, è un annuncio importante che ci ha subito messo in moto preparandoci spiritualmente nella preghiera e nella organizzazione logistica. Questo sarà un ulteriore tassello del nostro percorso, cioè l’annuncio non resta dentro la “StarCup” ma esce». La mission di “SportLab” è evangelizzare con lo sport, ma non è solo “StarCup”… «Siamo un’associazione di 18 ragazzi volontari provenienti da diverse parrocchie e percorsi di fede (Comunità Magnificat, Cammino Neocatecumenale, Scout…), con due sacerdoti, don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, e don Daniele Malatacca, vice direttore del Coordinamento Oratori Perugini.

SportLab si presenta

La varietà del gruppo è la sua ricchezza, che ci permette di avere anche una sensibilità diversa sia all’annuncio della Parola che alle modalità dell’annuncio. Soprattutto, cerchiamo di costruire una missione educatrice per i ragazzi che abbia come cuore quello di portare il messaggio che esiste una Chiesa bella, attiva, giovane. Ci occupiamo durante l’anno anche dell’“Oratorio League”, un’opportunità di far praticare lo sport a tutti i ragazzi non tesserati FIGC, perché il suo obiettivo è quello di far giocare i ragazzi non ritenuti fisicamente adatti per una squadra di calcio. Inoltre organizziamo la “Sunset League”, un torneo di beach volley e di padel, ma che in realtà serve a noi per rincontrarci con gli alleducatori, celebrare con loro una messa, costruire un legame, una relazione». La “StarCup” ha anche dei costi, chi la sostiene economicamente? «Non riceviamo alcun contributo né dalla Diocesi né dall’8xMille, quindi non siamo un costo per la Chiesa, ma ci autofinanziamo con le iscrizioni (25 euro ad iscritto). Per chi non può versare la quota provvediamo noi, perché non ci mancano i benefattori: privati cittadini, parrocchiani e nonni. Questi ultimi sanno che i loro nipoti partecipano con entusiasmo e vogliono aiutarci anche donandoci 50 euro (il doppio della quota). Ci sono anche la Comunità Magnificat, il Cammino Neocatecumenale e la Caritas diocesana... Non ci abbandona la Provvidenza, come è accaduto nel post-Covid con i prezzi alle stelle… Don Marco Briziarelli, direttore della Caritas, mise a nostra disposizione un piccolo fondo che poi abbiamo restituito (pur non obbligati) proprio grazie alla Provvidenza». Tanto impegno intellettuale, spirituale ed anche materiale, ma poi le chiese restano vuote la domenica. «Per riempirle bisogna creare relazioni a tutti i livelli nelle comunità parrocchiali altrimenti muoiono se i parroci, in primis, non si mettono in gioco insieme ai collaboratori laici. Se non ci si apre al nuovo, ma si resta chiusi a quello che si è sempre fatto, le persone restano lontane. Vanno create, invece, occasioni dove ci si incontra, si dialoga, si ascolta quello che c’è da dirsi, anche i problemi, così da mettersi emotivamente in gioco in momenti dove, a mio avviso, si fa il cambio di passo pastorale. Lo vediamo in certe parrocchie a messa la domenica, dove il parroco ha un nuovo passo sono presenti 400-500 fedeli, in altre, seppur con alcune migliaia di battezzati, in chiesa sono appena in 25-30. In diverse delle nostre comunità parrocchiali manca la bellezza e la freschezza di essere Chiesa aperta, di prossimità alle famiglie giovani e adulte». [gallery td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="I ragazzi in preghiera nello spazio dell'Adorazione eucaristica e alla messa con il vescovo Ivan Maffeis nell'ultimo giorno della StarCup2024" ids="77666,77664,77665,77667,77673,77670,77671,77672"]]]>
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Giornata per le vocazioni, veglia di preghiera nella chiesa di S. Francesco https://www.lavoce.it/giornata-per-le-vocazioni-veglia-di-preghiera-nella-chiesa-di-s-francesco/ https://www.lavoce.it/giornata-per-le-vocazioni-veglia-di-preghiera-nella-chiesa-di-s-francesco/#respond Thu, 27 Apr 2023 10:16:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71207 veglia di preghiera per le vocazioni

Venerdì 28 aprile alle ore 21 nella chiesa di San Francesco a Terni si terrà la veglia diocesana, presieduta dal vescovo Francesco Soddu, per invocare il dono della vocazione e per corrisponderla: al matrimonio, alla vita consacrata, al ministero ordinato ed al laicato vissuto a servizio del Vangelo.

La 60ma Giornata di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 30 aprile, ha per tema: Un meraviglioso poliedro, scelto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della Conferenza Episcopale Italiana, per richiamare l’attenzione sulla reciprocità delle diverse vocazioni nella Chiesa, capaci di dar forma a un camminare insieme che implica una valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno dei membri della Chiesa attraverso un dinamismo di corresponsabilità. Le vocazioni che sono a servizio le une delle altre.

La vita consacrata, il ministero ordinato, il matrimonio e il laicato vissuto a servizio del Vangelo, non demarcano territori esclusivi, ma sottolineano aspetti complementari dell’unica vita cristiana, e la missione dell’intero corpo ecclesiale che è annunciare il Vangelo a tutte le persone.

Il video di presentazione di don Luca Andreani direttore del Centro diocesano Vocazioni

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veglia di preghiera per le vocazioni

Venerdì 28 aprile alle ore 21 nella chiesa di San Francesco a Terni si terrà la veglia diocesana, presieduta dal vescovo Francesco Soddu, per invocare il dono della vocazione e per corrisponderla: al matrimonio, alla vita consacrata, al ministero ordinato ed al laicato vissuto a servizio del Vangelo.

La 60ma Giornata di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 30 aprile, ha per tema: Un meraviglioso poliedro, scelto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della Conferenza Episcopale Italiana, per richiamare l’attenzione sulla reciprocità delle diverse vocazioni nella Chiesa, capaci di dar forma a un camminare insieme che implica una valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno dei membri della Chiesa attraverso un dinamismo di corresponsabilità. Le vocazioni che sono a servizio le une delle altre.

La vita consacrata, il ministero ordinato, il matrimonio e il laicato vissuto a servizio del Vangelo, non demarcano territori esclusivi, ma sottolineano aspetti complementari dell’unica vita cristiana, e la missione dell’intero corpo ecclesiale che è annunciare il Vangelo a tutte le persone.

Il video di presentazione di don Luca Andreani direttore del Centro diocesano Vocazioni

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Molto partecipata la Giornata regionale di formazione del Clero umbro https://www.lavoce.it/molto-partecipata-la-giornata-regionale-di-formazione-del-clero-umbro/ Thu, 13 Oct 2022 15:20:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68945 giornata regionale clero

"Un grande segno di comunione, interesse, sensibilità per un tempo così urgente e delicato com’è quello della vocazione sacerdotale, è stato testimoniato dalla nutrita partecipazione di preti giunti da tutte le diocesi della regione".

A sottolinearlo è stato monsignor Renato Boccardo, presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, a margine della Giornata regionale di formazione del Clero delle Chiese umbre, tenutasi il 13 ottobre, al Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, a cui hanno partecipato oltre centonovanta sacerdoti dei circa quattrocentosettanta dell’Umbria.

La prima volta di monsignor Maffeis

Erano presenti anche gli arcivescovi e vescovi Domenico Sorrentino di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera-Umbra e di Foligno, Gualtiero Sigismondi di Orvieto-Todi, Francesco Soddu di Terni-Narni-Amelia e Ivan Maffeis di Perugia-Città della Pieve. Per quest’ultimo è stata la prima Giornata regionale del Clero, avendo ricevuto l’ordinazione episcopale con contestuale presa di possesso l’11 settembre scorso.

"La bella ed ampia partecipazione di sacerdoti -ha commentato monsignor Maffeis- rivela una grande disponibilità. Io sono stato sorpreso, da una parte, dalla passione di tanti a voler stare insieme e a condividere una giornata di crescita, dall’altra, di aiutarsi a trovare le strade per una presenza significativa della Chiesa in questo tempo".

Il compito di tutti

È stato invitato a relazionare don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale vocazioni e sottosegretario della Cei, che, in sintesi, ha detto

"Ogni predicazione, a tutte le età, e a tutti i livelli, è vocazionale, perché la Parola risuona nella vita ed è un invito a vivere il Vangelo. Questo non è soltanto il compito dell’Ufficio vocazionale, ma di tutti- ha precisato nel soffermarsi sulla missione di ogni consacrato ed offrendo una riflessione sul tema della giornata Hanno rischiato la vita per il nome di Gesù (At 15,26), introdotto dal rettore del Seminario Regionale don Andrea Andreozzi.

La vita come una vocazione

 "Don Gianola -ha commentato monsignor Boccardo- ha allargato lo sguardo parlando delle diverse vocazioni, ad iniziare dalla vita come vocazione e, quindi, la sensibilità che dobbiamo coltivare per promuovere la vita come una vocazione, con una sottolineatura particolare che si riferisce alla chiamata alla vita presbiterale e a quella consacrata. Il prete, per sua natura, deve essere sollecito nei confronti delle giovani generazioni ed avere anche la responsabilità e la gioia di proporre a qualche giovane la scelta della vita consacrata".

Un terreno da intercettare

Da una recente indagine, menzionata da don Gianola, risulta che un terzo delle persone che partecipano alla messa domenicale, almeno una volta, in gioventù, si è posto la domanda se consacrare la propria vita.

"Questo vuol dire -ha riflettuto il presidente della Ceu- che c’è un terreno, c’è una sensibilità che bisogna saperla intercettare e farla crescere".

In Umbria meno vocazioni

Secondo don Francesco Verzini, vice rettore del Seminario Regionale, don Gianola ha stimolato il presbiterio umbro affinché le comunità cristiane siano terreno buono per la nascita di nuove vocazioni anche al ministero ordinato.

"Viviamo in Umbria -ha spiegato- una crisi vocazionale maggiore rispetto alle altre regioni essendo con i numeri più bassi di alunni in seminario, dato che emerge da uno studio condotto dalla Cei".

Comunità più orante

Per invertire la rotta, sempre secondo don Verzini, si deve essere comunità più orante, dedita ad una maggiore preghiera per le vocazioni, oltre ad essere comunità testimone credibile nel vivere il proprio battesimo.

"La prima vocazione di ognuno -ha ribadito- è quella battesimale e su questa si innesta una vocazione particolare. Quello che adesso manca è il protagonismo di tutta una comunità cristiana nel prendersi cura della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata nell’aiutare i giovani a crescere e a maturare in questa scelta".

I giovani non sono lontani

 Monsignor Antonio Maniero, già vicario generale della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, intervenendo al dialogo con il relatore, ha sostenuto che l’arte della pastorale inizia aiutando i giovani ad uscire dalla loro superficialità, a condurli piano piano nel profondo del loro cuore, del loro sentimento, del loro ideale.

"Questo -ha spiegato- si impara facendo, un’arte non facilissima dove ci vuole una grande pazienza, un grande coraggio e un grande ottimismo. Questi incontri sono occasioni importanti di formazione per la teologia di oggi, rivolta a sacerdoti giovani e adulti, per concepire e trasmettere il Vangelo alla gente.

Rivolgendo il nostro sguardo ai giovani, non è vero che sono lontani, hanno solo bisogno di essere capiti e di essere accompagnati in un itinerario non facile ma chiaro, cioè leggere l’esperienza fino in fondo ed ognuno troverà quello che sogna e che si aspetta: la persona di Cristo o il Vangelo che Gesù ha predicato".

Quanti sono i seminaristi umbri

Quelli che frequentano il Seminario Regionale di Assisi sono tredici, più cinque iscritti al propedeutico e quattro diaconi transeunti prossimi ad essere ordinati sacerdoti.

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giornata regionale clero

"Un grande segno di comunione, interesse, sensibilità per un tempo così urgente e delicato com’è quello della vocazione sacerdotale, è stato testimoniato dalla nutrita partecipazione di preti giunti da tutte le diocesi della regione".

A sottolinearlo è stato monsignor Renato Boccardo, presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, a margine della Giornata regionale di formazione del Clero delle Chiese umbre, tenutasi il 13 ottobre, al Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, a cui hanno partecipato oltre centonovanta sacerdoti dei circa quattrocentosettanta dell’Umbria.

La prima volta di monsignor Maffeis

Erano presenti anche gli arcivescovi e vescovi Domenico Sorrentino di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera-Umbra e di Foligno, Gualtiero Sigismondi di Orvieto-Todi, Francesco Soddu di Terni-Narni-Amelia e Ivan Maffeis di Perugia-Città della Pieve. Per quest’ultimo è stata la prima Giornata regionale del Clero, avendo ricevuto l’ordinazione episcopale con contestuale presa di possesso l’11 settembre scorso.

"La bella ed ampia partecipazione di sacerdoti -ha commentato monsignor Maffeis- rivela una grande disponibilità. Io sono stato sorpreso, da una parte, dalla passione di tanti a voler stare insieme e a condividere una giornata di crescita, dall’altra, di aiutarsi a trovare le strade per una presenza significativa della Chiesa in questo tempo".

Il compito di tutti

È stato invitato a relazionare don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale vocazioni e sottosegretario della Cei, che, in sintesi, ha detto

"Ogni predicazione, a tutte le età, e a tutti i livelli, è vocazionale, perché la Parola risuona nella vita ed è un invito a vivere il Vangelo. Questo non è soltanto il compito dell’Ufficio vocazionale, ma di tutti- ha precisato nel soffermarsi sulla missione di ogni consacrato ed offrendo una riflessione sul tema della giornata Hanno rischiato la vita per il nome di Gesù (At 15,26), introdotto dal rettore del Seminario Regionale don Andrea Andreozzi.

La vita come una vocazione

 "Don Gianola -ha commentato monsignor Boccardo- ha allargato lo sguardo parlando delle diverse vocazioni, ad iniziare dalla vita come vocazione e, quindi, la sensibilità che dobbiamo coltivare per promuovere la vita come una vocazione, con una sottolineatura particolare che si riferisce alla chiamata alla vita presbiterale e a quella consacrata. Il prete, per sua natura, deve essere sollecito nei confronti delle giovani generazioni ed avere anche la responsabilità e la gioia di proporre a qualche giovane la scelta della vita consacrata".

Un terreno da intercettare

Da una recente indagine, menzionata da don Gianola, risulta che un terzo delle persone che partecipano alla messa domenicale, almeno una volta, in gioventù, si è posto la domanda se consacrare la propria vita.

"Questo vuol dire -ha riflettuto il presidente della Ceu- che c’è un terreno, c’è una sensibilità che bisogna saperla intercettare e farla crescere".

In Umbria meno vocazioni

Secondo don Francesco Verzini, vice rettore del Seminario Regionale, don Gianola ha stimolato il presbiterio umbro affinché le comunità cristiane siano terreno buono per la nascita di nuove vocazioni anche al ministero ordinato.

"Viviamo in Umbria -ha spiegato- una crisi vocazionale maggiore rispetto alle altre regioni essendo con i numeri più bassi di alunni in seminario, dato che emerge da uno studio condotto dalla Cei".

Comunità più orante

Per invertire la rotta, sempre secondo don Verzini, si deve essere comunità più orante, dedita ad una maggiore preghiera per le vocazioni, oltre ad essere comunità testimone credibile nel vivere il proprio battesimo.

"La prima vocazione di ognuno -ha ribadito- è quella battesimale e su questa si innesta una vocazione particolare. Quello che adesso manca è il protagonismo di tutta una comunità cristiana nel prendersi cura della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata nell’aiutare i giovani a crescere e a maturare in questa scelta".

I giovani non sono lontani

 Monsignor Antonio Maniero, già vicario generale della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, intervenendo al dialogo con il relatore, ha sostenuto che l’arte della pastorale inizia aiutando i giovani ad uscire dalla loro superficialità, a condurli piano piano nel profondo del loro cuore, del loro sentimento, del loro ideale.

"Questo -ha spiegato- si impara facendo, un’arte non facilissima dove ci vuole una grande pazienza, un grande coraggio e un grande ottimismo. Questi incontri sono occasioni importanti di formazione per la teologia di oggi, rivolta a sacerdoti giovani e adulti, per concepire e trasmettere il Vangelo alla gente.

Rivolgendo il nostro sguardo ai giovani, non è vero che sono lontani, hanno solo bisogno di essere capiti e di essere accompagnati in un itinerario non facile ma chiaro, cioè leggere l’esperienza fino in fondo ed ognuno troverà quello che sogna e che si aspetta: la persona di Cristo o il Vangelo che Gesù ha predicato".

Quanti sono i seminaristi umbri

Quelli che frequentano il Seminario Regionale di Assisi sono tredici, più cinque iscritti al propedeutico e quattro diaconi transeunti prossimi ad essere ordinati sacerdoti.

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Bassetti: «La mamma è il grande dono del Signore a tutti noi figli. Festa al “Don Guanella” di Perugia https://www.lavoce.it/bassetti-la-mamma-e-il-grande-dono-del-signore-a-tutti-noi-figli-festa-al-don-guanella-di-perugia/ https://www.lavoce.it/bassetti-la-mamma-e-il-grande-dono-del-signore-a-tutti-noi-figli-festa-al-don-guanella-di-perugia/#comments Sun, 08 May 2022 18:31:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66674 Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario

Nel giorno della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, della Festa della mamma e della Giornata delle vocazioni, domenica 8 maggio, il cardinale Gualtiero Bassetti si è recato a celebrare l’Eucaristia nella chiesa dell’Istituto “Opera Don Guanella - Centro Sereni” in Montebello di Perugia, da quasi quattro anni chiesa parrocchiale delle comunità della XVII Unità pastorale dell’Archidiocesi; comunità affidate alle cure dei padri Guanelliani. Al termine della celebrazione eucaristica, molto partecipata, il cardinale si è inginocchiato dinanzi alla statua della Beata Vergine recitando la Supplica alla Madonna del Rosario insieme ai concelebranti padri Guanelliani e ai fedeli, per poi intrattenersi con i «buoni figli» di quest’Opera tanto cara ai perugini. I «buoni figli», come li chiamava san Luigi Guanella, sono il cuore pulsante, da oltre 75 anni, di questa preziosa realtà socio-sanitaria e caritativa-missionaria guanelliana di Perugia, dove quotidianamente trova concretezza il Vangelo di Cristo insieme alla professionalità di operatori e volontari.

Annunciatori decisi della Parola

Nell’omelia, richiamandosi alle letture della Parola di Dio, Bassetti ha parlato «di una grande consolazione per tutti noi che va accolta, prima di tutto, nel cuore e nella vita. Il brano dell’Apocalisse parla di prove, di tempeste, ma alla fine c’è Dio che asciugherà ogni lacrima, perché Dio sarà tutto in tutti. Noi cristiani abbiamo una grande missione, anche con il nostro impegno e con la nostra preghiera, quella di essere operatori di pace nel preparare cieli nuovi e terra nuova. Abbiamo questo compito, ma il protagonista di tutto è lo Spirito del Signore Risorto, che ci muove e ci riempie di gioia. Nelle nostre labbra ci deve essere sempre la gioia dell’annuncio della Parola di Dio, perché al di fuori di essa non ci può essere salvezza. Diventiamo anche noi, nei nostri ambienti di vita e di lavoro, degli annunciatori franchi, coraggiosi e decisi della Parola di Dio. Il modello da seguire è il Buon Pastore che protegge il suo gregge dai lupi feroci. È il Buon Pastore non di un gregge anonimo, ma uno ad uno ci guida e ci tiene per mano». Il cardinale si è poi soffermato sui tre aspetti che hanno arricchito questo giorno del Signore: la Supplica alla Madonna del Rosario, la Festa della mamma e la Giornata delle vocazioni.

La Supplica

«Due anni fa ho avuto la gioia di andare a Pompei a recitare la Supplica per tutta l’Italia – ha raccontato –. C’erano migliaia e migliaia di persone, perché la gente è molto devota. Soprattutto nei momenti più difficili e di crisi - veniamo da una pandemia ed è in atto una guerra nella nostra Europa - affidarci alla Beata Vergine e dire: “sotto la tua protezione, Santa Madre di Dio, noi consegniamo la nostra vita”, diventa una cosa dolce e spontanea».

La mamma

«E’ il riflesso della maternità di Dio su questa terra. La mamma è forse una delle grandi invenzioni che Dio abbia fatto per la nostra vita. La mamma è il grande dono del Signore a tutti noi figli. Ci accorgiamo della grandezza di un dono, come quello della mamma, quando viene a mancare. Sentiamo la mancanza della mamma anche se siamo adulti, un sentimento che ho provato anch’io, ero già vescovo».

Il pane

Altro dono prezioso, ha evidenziato il cardinale, «è il pane e ci si accorge della sua importanza solo quando non c’è più. In tempo di guerra quanto si è sofferto per un pezzo di pane indurito; oggi quanto ne viene sprecato? I cassonetti dei rifiuti delle nostre città sono spesso pieni di pane. Lo ripeto, ci rendiamo conto dei doni di Dio solo quando vengono a mancare». Un monito di Bassetti a non attendere la mancanza di un dono prezioso per apprezzarne l’importanza e il suo valore spesso indispensabile per la nostra vita. [gallery td_gallery_title_input="Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario" td_select_gallery_slide="slide" ids="66679,66680,66681,66682,66683"]

Le vocazioni

«Dobbiamo pregare di più per le vocazioni nella Chiesa – ha chiesto il cardinale –. Siamo troppo disinteressati, forse pensiamo troppo ai nostri problemi. Le vocazioni sono anche il frutto dei nostri sacrifici e della nostra preghiera. Pregate perché qualcuno torni nel nostro Seminario di Assisi, che si sta svotando. Io ho avuto la gioia di ordinare 32 preti nei miei tredici anni di ministero di vescovo qui a Perugia. Ora ci sono appena 4 seminaristi perugini, ma sono importanti nuove vocazioni perché nel consacrare la vita a Dio si dona la propria vita al servizio anche dei fratelli con disabilità». E il riferimento del cardinale è andato alla grande opera dei Guanelliani, esortando i fedeli a pregare anche per «le vocazioni alla vita religiosa e di speciale consacrazione». E non ha tralasciato neppure la «vocazione alla famiglia», perché, ha ricordato Bassetti con voce ferma, «il matrimonio è un sacramento che richiede un grande impegno. Vi chiedo di pregare perché gli sposi abbiano forza. E oggi, portare avanti una famiglia, bisogna esercitare l’amore talvolta fino all’eroismo».]]>
Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario

Nel giorno della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, della Festa della mamma e della Giornata delle vocazioni, domenica 8 maggio, il cardinale Gualtiero Bassetti si è recato a celebrare l’Eucaristia nella chiesa dell’Istituto “Opera Don Guanella - Centro Sereni” in Montebello di Perugia, da quasi quattro anni chiesa parrocchiale delle comunità della XVII Unità pastorale dell’Archidiocesi; comunità affidate alle cure dei padri Guanelliani. Al termine della celebrazione eucaristica, molto partecipata, il cardinale si è inginocchiato dinanzi alla statua della Beata Vergine recitando la Supplica alla Madonna del Rosario insieme ai concelebranti padri Guanelliani e ai fedeli, per poi intrattenersi con i «buoni figli» di quest’Opera tanto cara ai perugini. I «buoni figli», come li chiamava san Luigi Guanella, sono il cuore pulsante, da oltre 75 anni, di questa preziosa realtà socio-sanitaria e caritativa-missionaria guanelliana di Perugia, dove quotidianamente trova concretezza il Vangelo di Cristo insieme alla professionalità di operatori e volontari.

Annunciatori decisi della Parola

Nell’omelia, richiamandosi alle letture della Parola di Dio, Bassetti ha parlato «di una grande consolazione per tutti noi che va accolta, prima di tutto, nel cuore e nella vita. Il brano dell’Apocalisse parla di prove, di tempeste, ma alla fine c’è Dio che asciugherà ogni lacrima, perché Dio sarà tutto in tutti. Noi cristiani abbiamo una grande missione, anche con il nostro impegno e con la nostra preghiera, quella di essere operatori di pace nel preparare cieli nuovi e terra nuova. Abbiamo questo compito, ma il protagonista di tutto è lo Spirito del Signore Risorto, che ci muove e ci riempie di gioia. Nelle nostre labbra ci deve essere sempre la gioia dell’annuncio della Parola di Dio, perché al di fuori di essa non ci può essere salvezza. Diventiamo anche noi, nei nostri ambienti di vita e di lavoro, degli annunciatori franchi, coraggiosi e decisi della Parola di Dio. Il modello da seguire è il Buon Pastore che protegge il suo gregge dai lupi feroci. È il Buon Pastore non di un gregge anonimo, ma uno ad uno ci guida e ci tiene per mano». Il cardinale si è poi soffermato sui tre aspetti che hanno arricchito questo giorno del Signore: la Supplica alla Madonna del Rosario, la Festa della mamma e la Giornata delle vocazioni.

La Supplica

«Due anni fa ho avuto la gioia di andare a Pompei a recitare la Supplica per tutta l’Italia – ha raccontato –. C’erano migliaia e migliaia di persone, perché la gente è molto devota. Soprattutto nei momenti più difficili e di crisi - veniamo da una pandemia ed è in atto una guerra nella nostra Europa - affidarci alla Beata Vergine e dire: “sotto la tua protezione, Santa Madre di Dio, noi consegniamo la nostra vita”, diventa una cosa dolce e spontanea».

La mamma

«E’ il riflesso della maternità di Dio su questa terra. La mamma è forse una delle grandi invenzioni che Dio abbia fatto per la nostra vita. La mamma è il grande dono del Signore a tutti noi figli. Ci accorgiamo della grandezza di un dono, come quello della mamma, quando viene a mancare. Sentiamo la mancanza della mamma anche se siamo adulti, un sentimento che ho provato anch’io, ero già vescovo».

Il pane

Altro dono prezioso, ha evidenziato il cardinale, «è il pane e ci si accorge della sua importanza solo quando non c’è più. In tempo di guerra quanto si è sofferto per un pezzo di pane indurito; oggi quanto ne viene sprecato? I cassonetti dei rifiuti delle nostre città sono spesso pieni di pane. Lo ripeto, ci rendiamo conto dei doni di Dio solo quando vengono a mancare». Un monito di Bassetti a non attendere la mancanza di un dono prezioso per apprezzarne l’importanza e il suo valore spesso indispensabile per la nostra vita. [gallery td_gallery_title_input="Il Card. Gualtiero Bassetti nella chiesa dell'Opera “Don Guanella” a Perugia; rivolge la supplica alla Madonna del rosario" td_select_gallery_slide="slide" ids="66679,66680,66681,66682,66683"]

Le vocazioni

«Dobbiamo pregare di più per le vocazioni nella Chiesa – ha chiesto il cardinale –. Siamo troppo disinteressati, forse pensiamo troppo ai nostri problemi. Le vocazioni sono anche il frutto dei nostri sacrifici e della nostra preghiera. Pregate perché qualcuno torni nel nostro Seminario di Assisi, che si sta svotando. Io ho avuto la gioia di ordinare 32 preti nei miei tredici anni di ministero di vescovo qui a Perugia. Ora ci sono appena 4 seminaristi perugini, ma sono importanti nuove vocazioni perché nel consacrare la vita a Dio si dona la propria vita al servizio anche dei fratelli con disabilità». E il riferimento del cardinale è andato alla grande opera dei Guanelliani, esortando i fedeli a pregare anche per «le vocazioni alla vita religiosa e di speciale consacrazione». E non ha tralasciato neppure la «vocazione alla famiglia», perché, ha ricordato Bassetti con voce ferma, «il matrimonio è un sacramento che richiede un grande impegno. Vi chiedo di pregare perché gli sposi abbiano forza. E oggi, portare avanti una famiglia, bisogna esercitare l’amore talvolta fino all’eroismo».]]>
https://www.lavoce.it/bassetti-la-mamma-e-il-grande-dono-del-signore-a-tutti-noi-figli-festa-al-don-guanella-di-perugia/feed/ 1
Perugia. Bassetti celebra la messa dell’Epifania. Samuele ammesso alla preparazione al diaconato e al presbiterato https://www.lavoce.it/perugia-samuele-ammesso-al-sacerdozio-bassetti-celebra-messa-epifania/ Thu, 06 Jan 2022 16:35:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64426 Messa Epifania 2022- ammissione al sacerdozio di Samuele Betti

Il seminarista Samuele Betti è stato ammesso al cammino di preparazione al sacerdozio questa mattina nella messa dell'Epifania celebrata dall'Arcivescovo di Perugia il Card. Gualtiero Bassetti. “Ringrazio ancora una volta il Signore, che mi dà la grazia di poter celebrare questa solennità dell’Epifania nella nostra cattedrale”, ha detto Bassetti, presidente della Cei, all’inizio dell’omelia, pronunciata nella cattedrale di Perugia il 6 gennaio, ritornando a celebrare in pubblico l’Eucaristia dopo essere stato in isolamento, durante le festività natalizie, a seguito del contagio da Covid-19. Bassetti si è poi soffermato sul significato dell’Epifania: “manifestazione, giorno pieno di luce” in cui “Gesù è l’unica luce che può far risplendere l’intero universo”.

Samuele ammesso al sacerdozio

Per la Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve l’Epifania 2022 è stata particolarmente significativa, definita dallo stesso presule “una bella sorpresa e la befana – ha aggiunto Bassetti –, come si dice da noi, non è venuta a mani vuote”. Durante la celebrazione Bassetti ha ammesso agli Ordini Sacri il seminarista Samuele Betti, dell’Unità pastorale “Giovanni Paolo II” di Prepo, “che si candida – ha sottolineato il presule – al Diaconato e al Presbiterato. Caro Samuele non potevamo trovare una circostanza più bella in cui tu potessi, pubblicamente, davanti al popolo di Dio, dichiarare il tuo impegno di accedere agli Ordini Sacri”. “Oggi, purtroppo, - ha aggiunto Bassetti - in Seminario siete pochi, ma io mi devo rallegrare, perché fra voi c’è un clima fraterno e noto i frutti di una formazione umana, intellettuale e spirituale solida. Stamani, caro Samuele, all’oro, all’incenso e alla mirra dei magi, tu aggiungerai il tuo proposito di camminare verso il Diaconato e il Presbiterato. Ed io, a nome di tutta la Chiesa, accoglierò questo tuo impegno. Il popolo cristiano deve apprezzare questi giovani che si candidano a questo servizio”. [gallery columns="2" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="La messa dell'Epifania con l'ammissione di Samuele Betti al sacerdozio" ids="64430,64431,64429,64428"]

L’insegnamento del magi

Commentando il Vangelo, il cardinale ha esortato i credenti “a guardare i magi. Essi giungono dal lontano Oriente per vedere quel misterioso bambino, che già, nella notte di Natale, si è manifestato ai pastori. I pastori e i magi – ha aggiunto Bassetti –, pur così diversi fra loro, hanno però una cosa in comune: il cielo! Gli uni e gli altri suggeriscono a tutti noi che per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da sé stessi e scrutare parole e segni che il Signore pone lungo il nostro cammino”. Riflettendo sulla stella che videro il magi, il cardinale ha risposto all’interrogativo “cos’è la stella? È il Vangelo, è la Parola del Signore, come dice il Salmo: ‘la tua parola è luce al mio cammino’. Questa luce ci guida verso il ‘bambino’” Anche i magi “compresero che la salvezza consisteva e consiste tutt’oggi nell’accogliere nel proprio cuore quel ‘bambino’ debole e indifeso. E con Lui tutti i deboli e gli indifesi che stanno attorno a noi e nel mondo”.

Il preoccupante inverno delle nascite

Avviandosi alla conclusione, il presidente della Cei ha ribadito la sua preoccupazione per “questo inverno delle nascite”. “Oggi,- ha aggiunto - accogliere la presenza di un bambino in una famiglia diventa il gesto più significativo della nostra fede in Dio, della nostra fede nella vita, della nostra fede nella famiglia umana, perché si voglia o non si voglia Dio ci ha costituito, su questa terra, un’unica famiglia”.

Cambiare strada, la strada della conversione

“Sono i magi a salvare il ‘bambino’– ha ricordato il cardinale Bassetti –. Quei sapienti, come nota l’evangelista, fecero ritorno ai loro Paesi per un’altra strada. E questo vale anche per noi, perché, quando si incontra il Signore, non si può continuare a percorrere la strada di sempre. Bisogna fare come i magi: cambiare strada, mettersi sulla strada della conversione, dell’accoglienza gioiosa della Parola di Dio nella nostra vita. Beati noi, fratelli e sorelle, se con i pastori e con i magi sapremo farci pellegrini verso quel ‘bambino’ e con l’affetto sapremo prenderci cura di Lui. In verità sarà Lui a prendersi cura di noi. E questo è l’augurio che faccio a tutti voi e particolarmente al nostro carissimo Samuele, che è disposto ad offrire la sua vita per il grande ministero del sacerdozio”.]]>
Messa Epifania 2022- ammissione al sacerdozio di Samuele Betti

Il seminarista Samuele Betti è stato ammesso al cammino di preparazione al sacerdozio questa mattina nella messa dell'Epifania celebrata dall'Arcivescovo di Perugia il Card. Gualtiero Bassetti. “Ringrazio ancora una volta il Signore, che mi dà la grazia di poter celebrare questa solennità dell’Epifania nella nostra cattedrale”, ha detto Bassetti, presidente della Cei, all’inizio dell’omelia, pronunciata nella cattedrale di Perugia il 6 gennaio, ritornando a celebrare in pubblico l’Eucaristia dopo essere stato in isolamento, durante le festività natalizie, a seguito del contagio da Covid-19. Bassetti si è poi soffermato sul significato dell’Epifania: “manifestazione, giorno pieno di luce” in cui “Gesù è l’unica luce che può far risplendere l’intero universo”.

Samuele ammesso al sacerdozio

Per la Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve l’Epifania 2022 è stata particolarmente significativa, definita dallo stesso presule “una bella sorpresa e la befana – ha aggiunto Bassetti –, come si dice da noi, non è venuta a mani vuote”. Durante la celebrazione Bassetti ha ammesso agli Ordini Sacri il seminarista Samuele Betti, dell’Unità pastorale “Giovanni Paolo II” di Prepo, “che si candida – ha sottolineato il presule – al Diaconato e al Presbiterato. Caro Samuele non potevamo trovare una circostanza più bella in cui tu potessi, pubblicamente, davanti al popolo di Dio, dichiarare il tuo impegno di accedere agli Ordini Sacri”. “Oggi, purtroppo, - ha aggiunto Bassetti - in Seminario siete pochi, ma io mi devo rallegrare, perché fra voi c’è un clima fraterno e noto i frutti di una formazione umana, intellettuale e spirituale solida. Stamani, caro Samuele, all’oro, all’incenso e alla mirra dei magi, tu aggiungerai il tuo proposito di camminare verso il Diaconato e il Presbiterato. Ed io, a nome di tutta la Chiesa, accoglierò questo tuo impegno. Il popolo cristiano deve apprezzare questi giovani che si candidano a questo servizio”. [gallery columns="2" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="La messa dell'Epifania con l'ammissione di Samuele Betti al sacerdozio" ids="64430,64431,64429,64428"]

L’insegnamento del magi

Commentando il Vangelo, il cardinale ha esortato i credenti “a guardare i magi. Essi giungono dal lontano Oriente per vedere quel misterioso bambino, che già, nella notte di Natale, si è manifestato ai pastori. I pastori e i magi – ha aggiunto Bassetti –, pur così diversi fra loro, hanno però una cosa in comune: il cielo! Gli uni e gli altri suggeriscono a tutti noi che per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da sé stessi e scrutare parole e segni che il Signore pone lungo il nostro cammino”. Riflettendo sulla stella che videro il magi, il cardinale ha risposto all’interrogativo “cos’è la stella? È il Vangelo, è la Parola del Signore, come dice il Salmo: ‘la tua parola è luce al mio cammino’. Questa luce ci guida verso il ‘bambino’” Anche i magi “compresero che la salvezza consisteva e consiste tutt’oggi nell’accogliere nel proprio cuore quel ‘bambino’ debole e indifeso. E con Lui tutti i deboli e gli indifesi che stanno attorno a noi e nel mondo”.

Il preoccupante inverno delle nascite

Avviandosi alla conclusione, il presidente della Cei ha ribadito la sua preoccupazione per “questo inverno delle nascite”. “Oggi,- ha aggiunto - accogliere la presenza di un bambino in una famiglia diventa il gesto più significativo della nostra fede in Dio, della nostra fede nella vita, della nostra fede nella famiglia umana, perché si voglia o non si voglia Dio ci ha costituito, su questa terra, un’unica famiglia”.

Cambiare strada, la strada della conversione

“Sono i magi a salvare il ‘bambino’– ha ricordato il cardinale Bassetti –. Quei sapienti, come nota l’evangelista, fecero ritorno ai loro Paesi per un’altra strada. E questo vale anche per noi, perché, quando si incontra il Signore, non si può continuare a percorrere la strada di sempre. Bisogna fare come i magi: cambiare strada, mettersi sulla strada della conversione, dell’accoglienza gioiosa della Parola di Dio nella nostra vita. Beati noi, fratelli e sorelle, se con i pastori e con i magi sapremo farci pellegrini verso quel ‘bambino’ e con l’affetto sapremo prenderci cura di Lui. In verità sarà Lui a prendersi cura di noi. E questo è l’augurio che faccio a tutti voi e particolarmente al nostro carissimo Samuele, che è disposto ad offrire la sua vita per il grande ministero del sacerdozio”.]]>
Concluso il pellegrinaggio a piedi del card. Bassetti alla Porziuncola https://www.lavoce.it/card-bassetti-pellegrinaggio-piedi-porziuncola/ Sat, 16 Oct 2021 16:25:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62766

“Oggi abbiamo fatto un vero cammino sinodale, introducendo la celebrazione che vivremo domani pomeriggio (domenica 17 ottobre, n.d.r), nella cattedrale di Perugia, di inizio Cammino sinodale della Chiesa italiana, a livello diocesano; un pellegrinaggio in cui tutti siamo stati protagonisti: sacerdoti, consacrati, diaconi, seminaristi, giovani, famiglie”. A sottolinearlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica a conclusione del pellegrinaggio a piedi fino alla Basilica della Porziucola di Santa Maria degli Angeli di Assisi, compiuto dallo stesso presule insieme a un nutrito gruppo di fedeli (un centinaio) partiti poco prima delle ore 8.30 di sabato 16 ottobre dalla chiesa di Ospedalicchio, la parrocchia dell’Archidiocesi perugino-pievese più prossima alla città serafica.

Le tre finalità del pellegrinaggio

Tre le finalità del pellegrinaggio ricordate dal cardinale durante la preghiera iniziale nella chiesa di Ospedalicchio: ringraziare il Signore per la grazia della guarigione sua e di tante persone colpite dal Covid-19, definendosi Bassetti “un graziato da Dio”, esprimendo gratitudine al Signore e alla Chiesa che “ha pregato seriamente per la salute del suo pastore”; pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, “necessarie alla Chiesa e alla società”; prepararsi spiritualmente al Cammino sinodale, perché “questo andare verso Assisi ci dà il senso della Chiesa che cammina con Cristo che la guida verso la Casa del Padre”. Non a caso il cardinale ha voluto invocare all’inizio del pellegrinaggio lo Spirito santo chiedendogli di guidarlo, dicendo, citando don Oreste Benzi: “non dobbiamo mai dubitare dello Spirito di Dio, è sempre persona fedele”. [gallery ids="62779,62780,62774"]

L'inizio del cammino sinodale

Intervistato durante il cammino dai social media di Umbria Radio e La Voce, Bassetti ha ribadito che “il cammino sinodale nella nostra comunità diocesana è proprio cominciato oggi, non solo perché un centinaio di persone stanno camminando insieme, ma queste persone sono anche in sintonia per i tre motivi ispiratori del pellegrinaggio. Si sentono tra loro in profonda comunione, perché sentono la loro appartenenza alla Chiesa che è il Corpo di Cristo”.

La preghiera per il Papa che ritorna ad Assisi

Sempre sul social media dei due media cattolici il cardinale ha commentato la notizia diffusa ieri (15 ottobre) dell’imminente ritorno di papa Francesco nella città serafica. “Papa Francesco ci ha sorpresi come sempre, in tutte le sue precedenti visite – ha commentato Bassetti –. Nel nostro cammino abbiamo pregato anche per il Santo Padre affinché si realizzassero quelle finalità per i poveri che porta da sempre nel cuore, dalla sua esperienza in Argentina. Lui stesso mi ha raccontato, in una delle ultime udienze, che amava andare la domenica sera nelle periferie più profonde ad incontrare la gente”.

L'incontro casuale con 400 giovani di Roma

Dopo una sosta con l’adorazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di Bastia Umbria, i pellegrini hanno ripreso il loro cammino verso Santa Maria degli Angeli dove sono arrivati poco prima di mezzogiorno. Sul piazzale della Basilica della Porziuncola si sono casualmente incontrati con un gruppo di 400 giovani della diocesi di Roma, in pellegrinaggio sulle orme di san Francesco e del beato Carlo Acutis. Ad attendere tutti questi giovani c’erano il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, e la sindaca della città Serafica, Stefania Proietti.

Le parole del cardinale Bassetti ai giovani di Roma

Il cardinale Bassetti ha salutato i giovani romani dicendo loro: “Sieti stati una delle sorprese più belle di questa giornata, anche perché non siamo più abituati dopo la pandemia a vedere i gruppi di ragazzi. So che durante la pandemia voi avete sofferto perché esprimete vitalità e la solitudine vi è costata tanto. Ora siete qui e vi auguro, come san Francesco e il beato Carlo Acutis, che la vostra vita possa tornare ad essere un canto di gioia”.

Mons. Sorrentino ha accolto i giovani provenienti da Roma

Mons. Sorrentino ha espresso vivo compiacimento nel vedere ad Assisi tanti giovani sia romani che perugini, salutando la loro presenza come un segno di ritorno alla “normalità”. Un saluto, è stato quello del vescovo di Assisi, all’insegna di due figure di santità che hanno testimoniato, ciascuno nella propria epoca, la retta via per arrivare al Paradiso: Francesco e Carlo Acutis. “Quando noi pensiamo a Gesù – ha sottolineato mons. Sorrentino – dobbiamo immaginarlo come il Dio della strada che si è fatto vicino e si è messo in cammino dicendoci: ‘Io sono la via’. Il nostro problema è che tante volte camminiamo per strade sbagliate  e quello ci fa male. Trovare Gesù nella vita è il principio della nostra salvezza e io vi auguro di per correre la strada giusta”. [gallery ids="62781,62782,62791"]

L'omelia del Cardinale nella basilica della Porziuncola

Il cardinale Bassetti, nell’omelia durante la messa nella Basilica della Porziuncola, ha parlato “del vero viaggio della nostra vita, di cui anche il pellegrinaggio di stamane è stato un segno importante, quello di andare verso la profondità di noi stessi. Bisogna calarsi nell’intimo di noi stessi evitando ogni frastuono esteriore, per ascoltare la voce di Dio e capire quale è progetto che Lui ha su di noi”. E ha concluso con “due piccole espressioni del beato Carlo Acutis, un gigante, un campione di virtù cristiane, espressioni frutto delle sue tensioni interiori di un ragazzo di quindici anni: ‘la nostra meta deve essere l’infinito, non il finito… L’infinito è la nostra patria’. Da sempre noi siamo attesi da Gesù!”.   [gallery ids="62785,62784,62783,62793,62794,62795,62796,62797,62798,62799,62800,62801,62802"]]]>

“Oggi abbiamo fatto un vero cammino sinodale, introducendo la celebrazione che vivremo domani pomeriggio (domenica 17 ottobre, n.d.r), nella cattedrale di Perugia, di inizio Cammino sinodale della Chiesa italiana, a livello diocesano; un pellegrinaggio in cui tutti siamo stati protagonisti: sacerdoti, consacrati, diaconi, seminaristi, giovani, famiglie”. A sottolinearlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica a conclusione del pellegrinaggio a piedi fino alla Basilica della Porziucola di Santa Maria degli Angeli di Assisi, compiuto dallo stesso presule insieme a un nutrito gruppo di fedeli (un centinaio) partiti poco prima delle ore 8.30 di sabato 16 ottobre dalla chiesa di Ospedalicchio, la parrocchia dell’Archidiocesi perugino-pievese più prossima alla città serafica.

Le tre finalità del pellegrinaggio

Tre le finalità del pellegrinaggio ricordate dal cardinale durante la preghiera iniziale nella chiesa di Ospedalicchio: ringraziare il Signore per la grazia della guarigione sua e di tante persone colpite dal Covid-19, definendosi Bassetti “un graziato da Dio”, esprimendo gratitudine al Signore e alla Chiesa che “ha pregato seriamente per la salute del suo pastore”; pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, “necessarie alla Chiesa e alla società”; prepararsi spiritualmente al Cammino sinodale, perché “questo andare verso Assisi ci dà il senso della Chiesa che cammina con Cristo che la guida verso la Casa del Padre”. Non a caso il cardinale ha voluto invocare all’inizio del pellegrinaggio lo Spirito santo chiedendogli di guidarlo, dicendo, citando don Oreste Benzi: “non dobbiamo mai dubitare dello Spirito di Dio, è sempre persona fedele”. [gallery ids="62779,62780,62774"]

L'inizio del cammino sinodale

Intervistato durante il cammino dai social media di Umbria Radio e La Voce, Bassetti ha ribadito che “il cammino sinodale nella nostra comunità diocesana è proprio cominciato oggi, non solo perché un centinaio di persone stanno camminando insieme, ma queste persone sono anche in sintonia per i tre motivi ispiratori del pellegrinaggio. Si sentono tra loro in profonda comunione, perché sentono la loro appartenenza alla Chiesa che è il Corpo di Cristo”.

La preghiera per il Papa che ritorna ad Assisi

Sempre sul social media dei due media cattolici il cardinale ha commentato la notizia diffusa ieri (15 ottobre) dell’imminente ritorno di papa Francesco nella città serafica. “Papa Francesco ci ha sorpresi come sempre, in tutte le sue precedenti visite – ha commentato Bassetti –. Nel nostro cammino abbiamo pregato anche per il Santo Padre affinché si realizzassero quelle finalità per i poveri che porta da sempre nel cuore, dalla sua esperienza in Argentina. Lui stesso mi ha raccontato, in una delle ultime udienze, che amava andare la domenica sera nelle periferie più profonde ad incontrare la gente”.

L'incontro casuale con 400 giovani di Roma

Dopo una sosta con l’adorazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di Bastia Umbria, i pellegrini hanno ripreso il loro cammino verso Santa Maria degli Angeli dove sono arrivati poco prima di mezzogiorno. Sul piazzale della Basilica della Porziuncola si sono casualmente incontrati con un gruppo di 400 giovani della diocesi di Roma, in pellegrinaggio sulle orme di san Francesco e del beato Carlo Acutis. Ad attendere tutti questi giovani c’erano il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, e la sindaca della città Serafica, Stefania Proietti.

Le parole del cardinale Bassetti ai giovani di Roma

Il cardinale Bassetti ha salutato i giovani romani dicendo loro: “Sieti stati una delle sorprese più belle di questa giornata, anche perché non siamo più abituati dopo la pandemia a vedere i gruppi di ragazzi. So che durante la pandemia voi avete sofferto perché esprimete vitalità e la solitudine vi è costata tanto. Ora siete qui e vi auguro, come san Francesco e il beato Carlo Acutis, che la vostra vita possa tornare ad essere un canto di gioia”.

Mons. Sorrentino ha accolto i giovani provenienti da Roma

Mons. Sorrentino ha espresso vivo compiacimento nel vedere ad Assisi tanti giovani sia romani che perugini, salutando la loro presenza come un segno di ritorno alla “normalità”. Un saluto, è stato quello del vescovo di Assisi, all’insegna di due figure di santità che hanno testimoniato, ciascuno nella propria epoca, la retta via per arrivare al Paradiso: Francesco e Carlo Acutis. “Quando noi pensiamo a Gesù – ha sottolineato mons. Sorrentino – dobbiamo immaginarlo come il Dio della strada che si è fatto vicino e si è messo in cammino dicendoci: ‘Io sono la via’. Il nostro problema è che tante volte camminiamo per strade sbagliate  e quello ci fa male. Trovare Gesù nella vita è il principio della nostra salvezza e io vi auguro di per correre la strada giusta”. [gallery ids="62781,62782,62791"]

L'omelia del Cardinale nella basilica della Porziuncola

Il cardinale Bassetti, nell’omelia durante la messa nella Basilica della Porziuncola, ha parlato “del vero viaggio della nostra vita, di cui anche il pellegrinaggio di stamane è stato un segno importante, quello di andare verso la profondità di noi stessi. Bisogna calarsi nell’intimo di noi stessi evitando ogni frastuono esteriore, per ascoltare la voce di Dio e capire quale è progetto che Lui ha su di noi”. E ha concluso con “due piccole espressioni del beato Carlo Acutis, un gigante, un campione di virtù cristiane, espressioni frutto delle sue tensioni interiori di un ragazzo di quindici anni: ‘la nostra meta deve essere l’infinito, non il finito… L’infinito è la nostra patria’. Da sempre noi siamo attesi da Gesù!”.   [gallery ids="62785,62784,62783,62793,62794,62795,62796,62797,62798,62799,62800,62801,62802"]]]>
Il cardinale Bassetti in pellegrinaggio a piedi alla Porziuncola per pregare per le vocazioni https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-in-pellegrinaggio-a-piedi-alla-porziuncola-per-pregare-per-le-vocazioni/ Tue, 12 Oct 2021 10:30:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62709 pellegrinaggio Bassetti

Si recherà in pellegrinaggio a piedi, il 16 ottobre, alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli di Assisi, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Lo aveva annunciato lo stesso presule, la scorsa estate, parlando alla sua Chiesa di Perugia-Città della Pieve di un piccolo segno da proporre a tutti coloro che lo vorranno, perché sia un cammino di preghiera per supplicare al Signore il dono delle vocazioni. Un cammino di meditazione, di recita del Santo Rosario… Il Signore che mi ha davvero aiutato a recuperare la salute (dopo i difficilissimi giorni in terapia intensiva per il contagio da Covid-19), mi ha suggerito questa iniziativa per la nostra Chiesa. Credo che qualche passo in più mi farà bene, anche alla salute, e farà bene anche alla salute di quanti vorranno prendervi parte. Oltre a pregare per le vocazioni, il cardinale ringrazierà il Signore per aver concesso a lui e a tanti fratelli e sorelle il dono della guarigione dalla terribile infezione da Covid-19.

Già nell’ottobre 2012 Bassetti si era recato in pellegrinaggio a piedi alla Porziuncola, lungo un sentiero francescano di circa dodici chilometri (che ripercorrerà il 16 ottobre), sempre per pregare per il dono delle vocazioni. In quell’occasione si unirono diversi sacerdoti, i seminaristi e alcuni membri della Pastorale diocesana giovanile.

L’appuntamento per quanti vorranno mettersi in cammino con il cardinale è presso la chiesa parrocchiale di Ospedalicchio, alle ore 7.30, di sabato prossimo, dove si terrà la preghiera iniziale (ore 8) per poi avviarsi verso la Porziuncola. Dopo una breve sosta nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Bastia Umbria, i pellegrini raggiungeranno la Porziuncola dove in basilica, alle ore 12, il cardinale presiederà la celebrazione eucaristica a conclusione del pellegrinaggio.

Il pellegrinaggio in diretta su Umbria Radio InBlu

Lo stesso presule esorta la comunità diocesana, in particolare i religiosi, le religiose, i consacrati, gli anziani e i malati, ad unirsi spiritualmente in preghiera, anche attraverso la diretta di Umbria Radio InBlu dai cui canali social potranno essere seguiti alcuni momenti del pellegrinaggio.

Il cardinale Bassetti, nell’auspicare la partecipazione di una rappresentanza di fedeli (due per ciascuna Unità pastorale e due per ogni associazione laicale attiva in diocesi), di sacerdoti (in particolare i giovani e quelli ordinati nell’ultimo decennio), di seminaristi e di membri della Consulta diocesana per la pastorale delle vocazioni, si sofferma sulla crisi di queste ultime, consapevole, come lui stesso sottolinea, che la messe è molta, ma gli operai sono pochi’ (Lc 10,1-9). Chiedo pertanto di rinnovare la preghiera al Padrone della messe perché mandi nuovi operari, come ci chiede Gesù nel Vangelo.

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pellegrinaggio Bassetti

Si recherà in pellegrinaggio a piedi, il 16 ottobre, alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli di Assisi, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Lo aveva annunciato lo stesso presule, la scorsa estate, parlando alla sua Chiesa di Perugia-Città della Pieve di un piccolo segno da proporre a tutti coloro che lo vorranno, perché sia un cammino di preghiera per supplicare al Signore il dono delle vocazioni. Un cammino di meditazione, di recita del Santo Rosario… Il Signore che mi ha davvero aiutato a recuperare la salute (dopo i difficilissimi giorni in terapia intensiva per il contagio da Covid-19), mi ha suggerito questa iniziativa per la nostra Chiesa. Credo che qualche passo in più mi farà bene, anche alla salute, e farà bene anche alla salute di quanti vorranno prendervi parte. Oltre a pregare per le vocazioni, il cardinale ringrazierà il Signore per aver concesso a lui e a tanti fratelli e sorelle il dono della guarigione dalla terribile infezione da Covid-19.

Già nell’ottobre 2012 Bassetti si era recato in pellegrinaggio a piedi alla Porziuncola, lungo un sentiero francescano di circa dodici chilometri (che ripercorrerà il 16 ottobre), sempre per pregare per il dono delle vocazioni. In quell’occasione si unirono diversi sacerdoti, i seminaristi e alcuni membri della Pastorale diocesana giovanile.

L’appuntamento per quanti vorranno mettersi in cammino con il cardinale è presso la chiesa parrocchiale di Ospedalicchio, alle ore 7.30, di sabato prossimo, dove si terrà la preghiera iniziale (ore 8) per poi avviarsi verso la Porziuncola. Dopo una breve sosta nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Bastia Umbria, i pellegrini raggiungeranno la Porziuncola dove in basilica, alle ore 12, il cardinale presiederà la celebrazione eucaristica a conclusione del pellegrinaggio.

Il pellegrinaggio in diretta su Umbria Radio InBlu

Lo stesso presule esorta la comunità diocesana, in particolare i religiosi, le religiose, i consacrati, gli anziani e i malati, ad unirsi spiritualmente in preghiera, anche attraverso la diretta di Umbria Radio InBlu dai cui canali social potranno essere seguiti alcuni momenti del pellegrinaggio.

Il cardinale Bassetti, nell’auspicare la partecipazione di una rappresentanza di fedeli (due per ciascuna Unità pastorale e due per ogni associazione laicale attiva in diocesi), di sacerdoti (in particolare i giovani e quelli ordinati nell’ultimo decennio), di seminaristi e di membri della Consulta diocesana per la pastorale delle vocazioni, si sofferma sulla crisi di queste ultime, consapevole, come lui stesso sottolinea, che la messe è molta, ma gli operai sono pochi’ (Lc 10,1-9). Chiedo pertanto di rinnovare la preghiera al Padrone della messe perché mandi nuovi operari, come ci chiede Gesù nel Vangelo.

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Giornata di santificazione sacerdotale presso il Pontificio Seminario di Assisi https://www.lavoce.it/giornata-di-santificazione-sacerdotale-presso-il-pontificio-seminario-di-assisi/ Thu, 09 Sep 2021 14:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62152 Giornata di santificazione sacerdotale

Si è svolta presso il Pontificio Seminario Umbro Pio XI di Assisi, giovedì 9 settembre, la Giornata di santificazione sacerdotale promossa dalla Conferenza episcopale umbra.

Circa duecento i presbiteri che si sono ritrovati insieme ai vescovi dell’Umbria per riflettere sul tema della vocazione, in particolare al ministero ordinato, guidati dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. C’erano i presbiteri ordinati di recente, quelli che diventeranno diaconi nei prossimi giorni e poi sacerdoti, membri di ordini religiosi, preti con settant' anni di Messa e seminaristi.

Testimonianze di vita che non fanno notizia

È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo ad avviare la Giornata di santificazione sacerdotale.

"Siamo qui per riflettere sul nostro sacerdozio e per ritrovare delle rinnovate motivazioni che ci fanno dire che essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale. Il presbiterio dell’Umbria -ha detto- nell’ultimo periodo ha vissuto pagine dolorose, ma rendiamo anche grazie a Dio per le significative testimonianze di vita dei nostri preti, che però non fanno notizia".

L’Umbria non genera più preti

"La nostra Regione -ha proseguito monsignor Boccardo- è tra i fanalini di coda a livello nazionale per numero di seminaristi (ad oggi, nel quinquennio di studi, sono solo dodici). Dobbiamo chiederci: come mai questa terra ricca di santità non è più in grado di generare dei preti? Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza e ad impegnarci con maggiore slancio nella pastorale vocazionale:

Dio, infatti, continua a chiamare al sacerdozio, ma è difficile per i giovani decifrare ciò e rispondere positivamente, soprattutto in questo tempo dove si è attratti dall’esteriorità e dalle sirene di una società sempre più secolarizzata. Una Chiesa che non genera tra i suoi figli risposte alla chiamata di Dio è in qualche modo malata.Tutti, sacerdoti, religiosi e laici, dobbiamo fare qualche cosa perché non si inaridisca in Umbria quella sorgente zampillante che l’ha resa nel tempo ricca di santi e di preti. Invito tutte le comunità cristiane a intensificare le preghiere per il dono di nuove vocazioni".

La vera gioia che viene dal Signore

 Il relatore padre Jean-Paul Hernandez ha incentrato il suo intervento commentando la parabola del Vangelo dell’uomo che trova un tesoro nel campo, lo nasconde, e va pieno di gioia per vendere tutto quello che ha e comprare quel campo.

"Questo andare pieni di gioia -ha spiegato il gesuita, rivolgendosi ai sacerdoti presenti- non è qualcosa di artificiale, di provocato, ma è la gioia che viene dal Signore, che noi dobbiamo riconoscere. Oggi ci siamo concentrati un po’ su questo aspetto fornendo alcuni strumenti della grande tradizione spirituale dei maestri del Medioevo, dei padri della Chiesa e di sant’Ignazio di Loyola, che ci permettono di capire ciò che succede dentro di noi, dentro il cuore dell’uomo e quale è la vera gioia che viene dal Signore. La via della mia vita è quella dove trovo la gioia, lì Cristo mi spinge, lì è la via di Dio".

L’Accompagnamento dei giovani nello scoprire la vocazione

Padre Hernandez, soffermandosi sul rapporto giovani-vocazione, ha evidenziato

"Dobbiamo aiutarli a scegliere la via dove incontrano maggiormente il Signore, quindi accompagnarli spiritualmente. Per ciascuno è qualche cosa di diverso, però l’importante è seguire ciò che sant’Ignazio chiama la consolazione spirituale, quel senso di avere incontrato Dio e che dà una gioia profonda".

Annunciare la bellezza di Gesù

Il relatore si è anche soffermato, concludendo il proprio intervento alla Giornata di santificazione sacerdotale su come annunciare la bellezza di Gesù.

"Cioè il Vangelo che non è qualche cosa di contrario alla tua vita, che la sostituisce o che la vede come tutta sbagliata -ha spiegato- ma qualcosa che ti permette di capire ciò che già nella tua vita è bello, ciò che rimanda ai segni della presenza di Dio e che ti permette di riscoprire la tua vita come una storia già con Dio, piena di Dio".

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Giornata di santificazione sacerdotale

Si è svolta presso il Pontificio Seminario Umbro Pio XI di Assisi, giovedì 9 settembre, la Giornata di santificazione sacerdotale promossa dalla Conferenza episcopale umbra.

Circa duecento i presbiteri che si sono ritrovati insieme ai vescovi dell’Umbria per riflettere sul tema della vocazione, in particolare al ministero ordinato, guidati dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. C’erano i presbiteri ordinati di recente, quelli che diventeranno diaconi nei prossimi giorni e poi sacerdoti, membri di ordini religiosi, preti con settant' anni di Messa e seminaristi.

Testimonianze di vita che non fanno notizia

È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo ad avviare la Giornata di santificazione sacerdotale.

"Siamo qui per riflettere sul nostro sacerdozio e per ritrovare delle rinnovate motivazioni che ci fanno dire che essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale. Il presbiterio dell’Umbria -ha detto- nell’ultimo periodo ha vissuto pagine dolorose, ma rendiamo anche grazie a Dio per le significative testimonianze di vita dei nostri preti, che però non fanno notizia".

L’Umbria non genera più preti

"La nostra Regione -ha proseguito monsignor Boccardo- è tra i fanalini di coda a livello nazionale per numero di seminaristi (ad oggi, nel quinquennio di studi, sono solo dodici). Dobbiamo chiederci: come mai questa terra ricca di santità non è più in grado di generare dei preti? Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza e ad impegnarci con maggiore slancio nella pastorale vocazionale:

Dio, infatti, continua a chiamare al sacerdozio, ma è difficile per i giovani decifrare ciò e rispondere positivamente, soprattutto in questo tempo dove si è attratti dall’esteriorità e dalle sirene di una società sempre più secolarizzata. Una Chiesa che non genera tra i suoi figli risposte alla chiamata di Dio è in qualche modo malata.Tutti, sacerdoti, religiosi e laici, dobbiamo fare qualche cosa perché non si inaridisca in Umbria quella sorgente zampillante che l’ha resa nel tempo ricca di santi e di preti. Invito tutte le comunità cristiane a intensificare le preghiere per il dono di nuove vocazioni".

La vera gioia che viene dal Signore

 Il relatore padre Jean-Paul Hernandez ha incentrato il suo intervento commentando la parabola del Vangelo dell’uomo che trova un tesoro nel campo, lo nasconde, e va pieno di gioia per vendere tutto quello che ha e comprare quel campo.

"Questo andare pieni di gioia -ha spiegato il gesuita, rivolgendosi ai sacerdoti presenti- non è qualcosa di artificiale, di provocato, ma è la gioia che viene dal Signore, che noi dobbiamo riconoscere. Oggi ci siamo concentrati un po’ su questo aspetto fornendo alcuni strumenti della grande tradizione spirituale dei maestri del Medioevo, dei padri della Chiesa e di sant’Ignazio di Loyola, che ci permettono di capire ciò che succede dentro di noi, dentro il cuore dell’uomo e quale è la vera gioia che viene dal Signore. La via della mia vita è quella dove trovo la gioia, lì Cristo mi spinge, lì è la via di Dio".

L’Accompagnamento dei giovani nello scoprire la vocazione

Padre Hernandez, soffermandosi sul rapporto giovani-vocazione, ha evidenziato

"Dobbiamo aiutarli a scegliere la via dove incontrano maggiormente il Signore, quindi accompagnarli spiritualmente. Per ciascuno è qualche cosa di diverso, però l’importante è seguire ciò che sant’Ignazio chiama la consolazione spirituale, quel senso di avere incontrato Dio e che dà una gioia profonda".

Annunciare la bellezza di Gesù

Il relatore si è anche soffermato, concludendo il proprio intervento alla Giornata di santificazione sacerdotale su come annunciare la bellezza di Gesù.

"Cioè il Vangelo che non è qualche cosa di contrario alla tua vita, che la sostituisce o che la vede come tutta sbagliata -ha spiegato- ma qualcosa che ti permette di capire ciò che già nella tua vita è bello, ciò che rimanda ai segni della presenza di Dio e che ti permette di riscoprire la tua vita come una storia già con Dio, piena di Dio".

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In questo numero: ancora sul Ddl Zan, con la Garante dell’infanzia M. R. Castellani – crisi dei preti – nonni https://www.lavoce.it/ancora-ddl-zan-con-garante-infanzia-castellani-crisi-dei-preti-nonni/ Thu, 22 Jul 2021 17:05:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61507

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>
Boccardo: “Abbiamo bisogno di cristiani pensanti” https://www.lavoce.it/boccardo-abbiamo-bisogno-di-cristiani-pensanti/ Fri, 09 Jul 2021 13:26:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61334 Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Dopo la pandemia

“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre - risponde mons. Boccardo - perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali. Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura? Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.

Ddl Zan

Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce. “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ - è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina. Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.

Sinodo

La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale. “Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia. Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato. Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.

Teologia

Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea? “I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’. Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita. E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti! La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti. Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.

Chiese più vuote

Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa… “Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia. Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo. Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.

Abbandono

Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi. “Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia. Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza. Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.]]>
Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

La Chiesa sta riprendendo gradualmente l’azione pastorale in presenza dopo il lungo periodo di confinamento e restrizioni a causa del Covid-19. Cosa cambierà? Ne parliamo, di questo e altro, con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Dopo la pandemia

“È fondamentale riprendere le attività pastorali e tutto ciò che occorre - risponde mons. Boccardo - perché la fede del popolo di Dio riceva il suo nutrimento quotidiano. Tuttavia questa crisi ci chiede di riflettere seriamente prima di riempire le nostre agende parrocchiali. Dobbiamo semplicemente ritornare come prima? Dobbiamo recuperare lo stesso impianto pastorale e appiccicarlo a questo tempo nuovo? Il seme della Parola, circolato nelle case e con ogni altro mezzo deve essere ritenuto un’eccezionalità da riporre velocemente nel dimenticatoio o, piuttosto, dovremmo considerare come l’avevamo trascurato, preferendo un cristianesimo devozionistico, superficiale, sacramentalizzato, senza percorsi formativi, senza spazi culturali, senza fede domestica e senza la centralità della Scrittura? Non ci sono risposte facili, ma almeno possiamo provare a porci le domande”.

Ddl Zan

Siamo nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge anti-omofobia (ddl Zan, ndr) e anche la Chiesa fa sentire la sua voce. “Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità della persona umana che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, questa proposta di legge – contrabbandata come ‘una conquista di civiltà’ - è una manovra che appare non solo e non tanto per voler combattere ogni forma di violenza e di discriminazione, ma anche e soprattutto un tentativo di equiparare con altre esperienze affettive ciò che si fonda sulla complementarietà tra maschio e femmina. Questo non significa che non si debbano accettare o accogliere scelte diverse. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali; volendo giustamente contrastare la discriminazione, non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna. Come Chiesa rivendichiamo, ora e in futuro, il diritto di affermare apertamente e liberamente il nostro pensiero e la nostra visione di uomo e di società”.

Sinodo

La Chiesa italiana “viaggia” verso un Sinodo “diffuso”: l’Umbria potrebbe portare l’esperienza della già celebrata Assemblea ecclesiale regionale. “Il Papa ci chiede un tempo di ascolto reciproco, di fraternità, di ricerca di strade nuove per l’annuncio del Vangelo. Questo ci riporta alla bella esperienza vissuta a livello regionale prima nelle diocesi e poi tutti insieme per l’Assemblea ecclesiale di Foligno del 2019. Purtroppo, il Covid-19 ci ha impedito di approfondire e dare continuità a quel momento di grazia. Ora, in sintonia con il cammino di tutte le Chiese che sono in Italia, ci è offerta l’occasione per riprendere quei testi con intelligenza e generosità e dare realizzazione a quanto allora è stato delineato. Attribuire all’Assemblea di Foligno la qualifica di ‘prova generale’ di quanto vivremo a livello nazionale è improprio, ma sicuramente quella costituisce un’esperienza che ci ha aperto la strada, un tesoro che adesso deve portare frutto nelle singole comunità”.

Teologia

Lei è anche il moderatore degli istituti Teologico e Superiore di Scienze religiose di Assisi. Che futuro si delinea? “I due istituti sono il contributo che la nostra Chiesa regionale offre al ‘pensare la fede’. Non sono riservati a quanti si preparano al sacerdozio e alla vita consacrata, ma sono aperti a tutti coloro che vogliono approfondire le ragioni della propria fede, per alimentare non un vago sentimento ma uno studio e ragionamento che conduca all’adesione alla verità e alla scelta di un orientamento da dare alla vita. E oggi abbiamo un gran bisogno di avere cristiani pensanti! La settimana scorsa ho partecipato agli esami di grado e al collegio docenti: devo rendere omaggio alla serietà dei percorsi formativi degli istituti; ho visto la qualità degli esami, l’eccellenza degli studenti e la competenza e la dedizione dei docenti. Questi istituti sono una delle espressioni più belle della presenza della Chiesa in Umbria. La prospettiva è che possano sempre più e meglio proporre dei percorsi di formazione per rendere i cristiani capaci di abitare il tempo con fede coerente e coraggiosa”.

Chiese più vuote

Umbria regione ricca di Santi, ma sempre meno umbri frequentano la Chiesa. Un dato che preoccupa… “Siamo eredi di un grande patrimonio di santità e di testimonianza cristiana. Ma è come se tutto ciò appartenesse alla storia. Dobbiamo riconoscere che anche le nostre comunità sono un po’ ripiegate su stesse e hanno perso freschezza e fecondità nell’annuncio del Vangelo. Non dobbiamo però piangerci addosso dicendo che diminuiscono i cristiani; dobbiamo riscoprire sempre di nuovo la ricchezza del Vangelo, trarne ispirazione e regola per la vita, edificare comunità nelle quali i nostri contemporanei possano vedere che essere discepoli di Gesù è bello e dà senso all’esistenza”.

Abbandono

Eccellenza, nell’ultimo tempo alcuni sacerdoti hanno lasciato il ministero, ma altri giovani in diverse diocesi sono stati ordinati o lo saranno nei prossimi mesi. “Ci accostiamo con discrezione e rispetto alla storia personale di chi ha scelto un’altra strada: sono decisioni certamente non prese a cuor leggero e non senza sofferenza interiore. Accompagniamoli con la preghiera e con cordiale amicizia. Nello stesso tempo, ci rallegriamo nel vedere altri giovani accedere agli ordini sacri: è un segno di consolazione e speranza. Non possiamo, però, pensare che le vocazioni nascano dal deserto: abbiamo urgente bisogno di famiglie che sappiano coltivare in casa la dimensione dell’ascolto e della disponibilità, capaci di educare i figli a scoprire il progetto di Dio e a rispondervi con generosità”.]]>
Vocazioni. Chiamati a rendere fruttuoso il dono di Dio https://www.lavoce.it/vocazioni-chiamati-a-rendere-fruttuoso-il-dono-di-dio/ Thu, 22 Apr 2021 11:01:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60224

Nel messaggio per questa 58a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (25 aprile), Papa Francesco ci invita a riflettere, guardando alla figura di san Giuseppe, sul sogno della vocazione. Tutti noi, in modi diversi, dobbiamo a un sogno iniziale quello che siamo oggi; un sogno non cercato, eppure trepidamente amato e voluto, anche se talvolta - purtroppo - non pienamente realizzato.

Tre “chiamate” per i battezzati

Inseriti con il battesimo nella storia della salvezza cristiana, la nostra stessa esistenza diventa una storia di salvezza, caratterizzata da almeno tre “chiamate”: quella alla santità perché, rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono “santi” e, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità del loro operare. Quella alla missione, perché la vocazione alla santità è intimamente connessa con la responsabilità di annunciare e testimoniare la vita buona e bella del Vangelo. Quella alla comunione, perché il battesimo, che unisce Cristo con i battezzati, è la porta e il fondamento della comunione nella Chiesa.

In modi diversi

In modo particolare, nella chiamata al sacerdozio si rinnova il mistero della Chiesa, che è quello di essere un popolo di chiamati. Nei presbiteri e nei religiosi rifiorisce, nel suo valore sempre creativo, il gesto d’amore infinito con il quale Gesù interpella e sospinge alla sequela: “Vieni, seguimi” (Mc 10,21).
[“Le vocazioni in otto parole” - Il video della Commissione CEU con otto testimonianze di vocazioni]

Radice della “chiamata” è la scelta di Dio

Non possiamo, infatti, dimenticare che alla radice più profonda del nostro essere sacerdoti, come del nostro essere cristiani, vi è l’iniziativa divina carica di amore, vi è l’appello e la scelta di Dio, in Cristo Gesù. Non la nostra preparazione ce ne rende degni, e nemmeno le nostre qualità umane e la nostra bontà ci abilitano ad accogliere e assumere il progetto di Dio. Solo la nostra trepidante e consapevole povertà può essere il terreno fecondo dell’abbraccio di Dio. Ed è solo nella misura in cui noi - vescovi, sacerdoti, persone consacrate, ogni credente - sapremo di continuo riscoprire la nostra piccolezza di fronte al dono grandissimo e gratuito di Dio che porteremo frutto.

Una Giornata di preghiera

La celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci ricorda che tocca al popolo cristiano, specialmente alle famiglie, preparare il terreno e il clima favorevole al dischiudersi dei giovani alle cose di Dio. È tutto il popolo cristiano che deve domandare umilmente ciò che Dio solo può dare, pregando, secondo il comandamento del Maestro, perché mandi operai nella sua messe (Mt 9,38).

Ammirazione e gratitudine per i sacerdoti

Questo giorno, poi, offre a tutti noi l’occasione per ripetere ai nostri sacerdoti, riconoscendo la consegna della loro vita al Vangelo e ai fratelli, l’ammirazione e la gratitudine per il peso che portano con serenità e discrezione: per l’umiltà con cui accettano - nonostante l’esperienza accumulata - di rimettere quotidianamente in questione il loro modo di fare e di vedere; per l’impegno costante di servire e non di essere serviti; per la castità e il celibato vissuti senza drammi e senza rimpianti; per la preghiera semplice e fedele, carica della presenza di tutti; per la loro fede vivificata dall’eucarestia e dalla Parola; per il senso della Chiesa che richiede molti distacchi e continua conversione, fiducia e tenacia; per la passione che li anima nel trasmettere a tutti, piccoli e grandi, la buona notizia di Gesù. Il Signore che li ha scelti e li ha consacrati sia la loro eredità (cfr. Dt 18,2), e ricolmi il loro cuore e la loro vita della gioia e della pace che riserva per i suoi amici.]]>

Nel messaggio per questa 58a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (25 aprile), Papa Francesco ci invita a riflettere, guardando alla figura di san Giuseppe, sul sogno della vocazione. Tutti noi, in modi diversi, dobbiamo a un sogno iniziale quello che siamo oggi; un sogno non cercato, eppure trepidamente amato e voluto, anche se talvolta - purtroppo - non pienamente realizzato.

Tre “chiamate” per i battezzati

Inseriti con il battesimo nella storia della salvezza cristiana, la nostra stessa esistenza diventa una storia di salvezza, caratterizzata da almeno tre “chiamate”: quella alla santità perché, rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono “santi” e, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità del loro operare. Quella alla missione, perché la vocazione alla santità è intimamente connessa con la responsabilità di annunciare e testimoniare la vita buona e bella del Vangelo. Quella alla comunione, perché il battesimo, che unisce Cristo con i battezzati, è la porta e il fondamento della comunione nella Chiesa.

In modi diversi

In modo particolare, nella chiamata al sacerdozio si rinnova il mistero della Chiesa, che è quello di essere un popolo di chiamati. Nei presbiteri e nei religiosi rifiorisce, nel suo valore sempre creativo, il gesto d’amore infinito con il quale Gesù interpella e sospinge alla sequela: “Vieni, seguimi” (Mc 10,21).
[“Le vocazioni in otto parole” - Il video della Commissione CEU con otto testimonianze di vocazioni]

Radice della “chiamata” è la scelta di Dio

Non possiamo, infatti, dimenticare che alla radice più profonda del nostro essere sacerdoti, come del nostro essere cristiani, vi è l’iniziativa divina carica di amore, vi è l’appello e la scelta di Dio, in Cristo Gesù. Non la nostra preparazione ce ne rende degni, e nemmeno le nostre qualità umane e la nostra bontà ci abilitano ad accogliere e assumere il progetto di Dio. Solo la nostra trepidante e consapevole povertà può essere il terreno fecondo dell’abbraccio di Dio. Ed è solo nella misura in cui noi - vescovi, sacerdoti, persone consacrate, ogni credente - sapremo di continuo riscoprire la nostra piccolezza di fronte al dono grandissimo e gratuito di Dio che porteremo frutto.

Una Giornata di preghiera

La celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci ricorda che tocca al popolo cristiano, specialmente alle famiglie, preparare il terreno e il clima favorevole al dischiudersi dei giovani alle cose di Dio. È tutto il popolo cristiano che deve domandare umilmente ciò che Dio solo può dare, pregando, secondo il comandamento del Maestro, perché mandi operai nella sua messe (Mt 9,38).

Ammirazione e gratitudine per i sacerdoti

Questo giorno, poi, offre a tutti noi l’occasione per ripetere ai nostri sacerdoti, riconoscendo la consegna della loro vita al Vangelo e ai fratelli, l’ammirazione e la gratitudine per il peso che portano con serenità e discrezione: per l’umiltà con cui accettano - nonostante l’esperienza accumulata - di rimettere quotidianamente in questione il loro modo di fare e di vedere; per l’impegno costante di servire e non di essere serviti; per la castità e il celibato vissuti senza drammi e senza rimpianti; per la preghiera semplice e fedele, carica della presenza di tutti; per la loro fede vivificata dall’eucarestia e dalla Parola; per il senso della Chiesa che richiede molti distacchi e continua conversione, fiducia e tenacia; per la passione che li anima nel trasmettere a tutti, piccoli e grandi, la buona notizia di Gesù. Il Signore che li ha scelti e li ha consacrati sia la loro eredità (cfr. Dt 18,2), e ricolmi il loro cuore e la loro vita della gioia e della pace che riserva per i suoi amici.]]>
Giornata delle vocazioni. Domenica ad Assisi un pomeriggio di catechesi e fraternità per i giovani https://www.lavoce.it/giornata-vocazioni-assisi/ Thu, 16 May 2019 10:24:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54526 vocazioni

Ad Assisi, domenica 19 maggio (dalle ore 15) presso il Pontificio seminario umbro “Pio XI”, si terrà un pomeriggio di catechesi e fraternità rivolto ai giovani, con incontri, testimonianze e laboratori, in occasione della 56a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, dal titolo “Come se vedessero l’Invisibile” (Evangelii gaudium, 150).

Programma della giornata

Sono attesi non pochi ragazzi e ragazze provenienti dalle otto diocesi dell’Umbria con i loro educatori, catechisti e parroci. Il pomeriggio, organizzato dall’ufficio Ceu per la Pastorale vocazionale, diretto da don Alessandro Scarda, è rivolto a giovani da 16 anni in su; si concluderà con una apericena, momento di festa e di condivisione. A tenere la catechesi sul tema di questa 56a Giornata è fra’ Simone Tenuti, responsabile della Pastorale giovanile del Sacro Convento di Assisi.

“L’obiettivo principale di questo incontro – spiega don Scarda – è fare esperienza della vicinanza e della bellezza dell’amore di Dio che si svela nella quotidianità. Imparare insieme a vivere in pienezza, abitare il tempo con gioia e scoprire la bellezza della vita donata. Nei laboratori ci saranno storie che incontreranno altre storie, volti di uomini e donne che incontreranno altri volti per riconoscere insieme l’Invisibile che si è fatto visibile… Visibile ai nostri occhi nell’incarnazione”.

Seminaristi e calo delle iscrizioni

Attualmente il Seminario regionale umbro è composto da 20 seminaristi, quattro giovani che stanno completando il tempo propedeutico e sette alunni al cosiddetto “sesto anno”. Di questi ultimi, 4 sono stati ordinati diaconi nell’ultimo anno pastorale: don Nicola Testamigna della diocesi di Città di Castello, don Andrea Svanosio e don Edoardo Mariotti della diocesi di Gubbio, don Giordano Commodi della diocesi di Perugia – Città della Pieve.

Don Giordano sarà ordinato sacerdote il prossimo 29 giugno insieme a don Giosuè Busti, attualmente alunno dell’Almo collegio Capranica. “Numeri confortevoli – commenta don Scarda – ma che nei prossimi anni rischiano di conoscere una sensibile diminuzione legata al calo di ingressi in Seminario degli ultimi tre anni. Per questo è importante che la pastorale per le vocazioni sia promossa in diocesi e parrocchie, e che tutti, a cominciare dai parroci, abbiano a cuore che i giovani scoprano la missione cui il Signore li chiama”.

Christus vivit

Il pomeriggio vocazionale di domenica prossima sarà anche occasione per riflettere sulla recente esortazione apostolica di Papa Francesco, Christus vivit, il documento del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre che il Papa ha voluto dedicare ai giovani.

Don Alessandro Scarda si sofferma sulle prime parole che compongono questo documento post-sinodale, quasi ad anticipare il “messaggio” che l’iniziativa di Assisi vorrà consegnare a ciascun giovane. “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita.

Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano – scrive Papa Francesco – sono: Lui vive e ti vuole vivo! Questo incontro è un’occasione per chiedermi: ‘Per chi sono io?’, conoscere un po’ più in profondità me stesso, per sapere chi sono veramente e a cosa sono chiamato”.

Federico Casini

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vocazioni

Ad Assisi, domenica 19 maggio (dalle ore 15) presso il Pontificio seminario umbro “Pio XI”, si terrà un pomeriggio di catechesi e fraternità rivolto ai giovani, con incontri, testimonianze e laboratori, in occasione della 56a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, dal titolo “Come se vedessero l’Invisibile” (Evangelii gaudium, 150).

Programma della giornata

Sono attesi non pochi ragazzi e ragazze provenienti dalle otto diocesi dell’Umbria con i loro educatori, catechisti e parroci. Il pomeriggio, organizzato dall’ufficio Ceu per la Pastorale vocazionale, diretto da don Alessandro Scarda, è rivolto a giovani da 16 anni in su; si concluderà con una apericena, momento di festa e di condivisione. A tenere la catechesi sul tema di questa 56a Giornata è fra’ Simone Tenuti, responsabile della Pastorale giovanile del Sacro Convento di Assisi.

“L’obiettivo principale di questo incontro – spiega don Scarda – è fare esperienza della vicinanza e della bellezza dell’amore di Dio che si svela nella quotidianità. Imparare insieme a vivere in pienezza, abitare il tempo con gioia e scoprire la bellezza della vita donata. Nei laboratori ci saranno storie che incontreranno altre storie, volti di uomini e donne che incontreranno altri volti per riconoscere insieme l’Invisibile che si è fatto visibile… Visibile ai nostri occhi nell’incarnazione”.

Seminaristi e calo delle iscrizioni

Attualmente il Seminario regionale umbro è composto da 20 seminaristi, quattro giovani che stanno completando il tempo propedeutico e sette alunni al cosiddetto “sesto anno”. Di questi ultimi, 4 sono stati ordinati diaconi nell’ultimo anno pastorale: don Nicola Testamigna della diocesi di Città di Castello, don Andrea Svanosio e don Edoardo Mariotti della diocesi di Gubbio, don Giordano Commodi della diocesi di Perugia – Città della Pieve.

Don Giordano sarà ordinato sacerdote il prossimo 29 giugno insieme a don Giosuè Busti, attualmente alunno dell’Almo collegio Capranica. “Numeri confortevoli – commenta don Scarda – ma che nei prossimi anni rischiano di conoscere una sensibile diminuzione legata al calo di ingressi in Seminario degli ultimi tre anni. Per questo è importante che la pastorale per le vocazioni sia promossa in diocesi e parrocchie, e che tutti, a cominciare dai parroci, abbiano a cuore che i giovani scoprano la missione cui il Signore li chiama”.

Christus vivit

Il pomeriggio vocazionale di domenica prossima sarà anche occasione per riflettere sulla recente esortazione apostolica di Papa Francesco, Christus vivit, il documento del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre che il Papa ha voluto dedicare ai giovani.

Don Alessandro Scarda si sofferma sulle prime parole che compongono questo documento post-sinodale, quasi ad anticipare il “messaggio” che l’iniziativa di Assisi vorrà consegnare a ciascun giovane. “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita.

Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano – scrive Papa Francesco – sono: Lui vive e ti vuole vivo! Questo incontro è un’occasione per chiedermi: ‘Per chi sono io?’, conoscere un po’ più in profondità me stesso, per sapere chi sono veramente e a cosa sono chiamato”.

Federico Casini

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Avigliano. Se ne vanno le suore del Cottolengo https://www.lavoce.it/avigliano-suore-cottolengo/ Sun, 11 Nov 2018 12:01:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53357 cottolengo

A quattro anni di distanza, torniamo a parlare dell’asilo infantile “Maria Angela Morelli Cottolengo” di Avigliano Umbro.

La festa per il centenario del 2014

Già nel 2013, su La Voce del 25 ottobre, ampio spazio fu dedicato ai festeggiamenti per il centenario di fondazione della scuola, nei quali è stata ripercorsa “la storia di questi lunghi anni, in cui l’azione educativa dell’asilo, l’attività formativa del laboratorio di ricamo, gli innumerevoli atti di generosità delle suore verso i bisognosi, il coraggio manifestato e premiato in diverse situazioni critiche si sono intrecciati alla vita di una comunità che, piena di gratitudine, dal suo canto ha molto contribuito al sostentamento dell’asilo e della comunità religiosa”.

Celebrazioni centenarie, conclusesi nel 2014, il 30 aprile, giorno in cui ricorre la festa di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, cui partecipò anche il nostro Vescovo e raccontata in questo giornale il 9 maggio.

La chiusura

Oggi, invece, con animo per nulla gioioso, lo facciamo perché, attraverso una lettera aperta del parroco don Piero Grassi pubblicata nel mensile interparrocchiale La Vela (1° novembre), si è venuti a conoscenza che presto ci sarà la “chiusura del Cottolengo”. Nel testo sono all’inizio riportate le parole con cui, il 10 ottobre scorso, la Superiora generale della congregazione ha ufficialmente comunicato a mons. Tuzia, allo stesso don Piero e ai genitori dei bambini frequentanti tale scuola materna che “nel mese di giugno 2019 concluderemo la nostra presenza nella scuola dell’infanzia e nella parrocchia di Avigliano Umbro (Tr).

Molteplici sono le cause che ci obbligano a concludere le nostre presenze in molti luoghi, ed è veramente doloroso lasciare le comunità in cui siamo da tanto tempo e alle quali abbiamo donato il nostro servizio educativo e pastorale con amore e dedizione”.

La storia delle suore del Cottolengo

Dopo 106 anni, dunque, verrà a mancare la preziosa presenza delle religiose nella comunità parrocchiale e nella scuola dell’infanzia, sorta nel 1913 e da subito affidata alle cure e alla direzione delle suore del Cottolengo di Torino. Erano giunte nel paese per interessamento di Maria Murtula Aracri (figlia spirituale del vincenziano padre Manzella) e della nobile famiglia Morelli di Castel dell’Aquila. Primo asilo parrocchiale dell’allora diocesi di Todi; vi era soltanto, e da pochi anni, l’asilo di Todi.

Le cause

“Da un lato – afferma don Piero - il calo delle vocazioni religiose e l’invecchiamento delle stesse costringe molti Ordini di suore nella nostra ‘nonna Europa’ a chiudere case sia in terra di missione sia nella nostra nazione… Dall’altro il calo demografico e delle iscrizioni”.

Nell’anno del centenario, 46 erano i bambini iscritti al Cottolengo; quest’anno sono 23.

La parrocchia, sapendo già delle difficoltà del Cottolengo a garantire in futuro la presenza delle suore e della scuola, nel giugno 2017 - informato il Vescovo - aveva preso contatti con una cooperativa che in diocesi gestisce alcune scuole materne parrocchiali parificate.

Nel maggio scorso, poi, si è offerta anche di dare un contributo alle famiglie che volevano iscrivere i figli alla scuola Cottolengo e che trovavano difficoltà nel coprire l’intera quota mensile. Nessuna richiesta è però giunta. D’altro lato le nuove iscrizioni sono state solo cinque: dato che ha indotto, seppur a malincuore, il presidente della cooperativa a dire un “no” definitivo.

Michela Massaro

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cottolengo

A quattro anni di distanza, torniamo a parlare dell’asilo infantile “Maria Angela Morelli Cottolengo” di Avigliano Umbro.

La festa per il centenario del 2014

Già nel 2013, su La Voce del 25 ottobre, ampio spazio fu dedicato ai festeggiamenti per il centenario di fondazione della scuola, nei quali è stata ripercorsa “la storia di questi lunghi anni, in cui l’azione educativa dell’asilo, l’attività formativa del laboratorio di ricamo, gli innumerevoli atti di generosità delle suore verso i bisognosi, il coraggio manifestato e premiato in diverse situazioni critiche si sono intrecciati alla vita di una comunità che, piena di gratitudine, dal suo canto ha molto contribuito al sostentamento dell’asilo e della comunità religiosa”.

Celebrazioni centenarie, conclusesi nel 2014, il 30 aprile, giorno in cui ricorre la festa di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, cui partecipò anche il nostro Vescovo e raccontata in questo giornale il 9 maggio.

La chiusura

Oggi, invece, con animo per nulla gioioso, lo facciamo perché, attraverso una lettera aperta del parroco don Piero Grassi pubblicata nel mensile interparrocchiale La Vela (1° novembre), si è venuti a conoscenza che presto ci sarà la “chiusura del Cottolengo”. Nel testo sono all’inizio riportate le parole con cui, il 10 ottobre scorso, la Superiora generale della congregazione ha ufficialmente comunicato a mons. Tuzia, allo stesso don Piero e ai genitori dei bambini frequentanti tale scuola materna che “nel mese di giugno 2019 concluderemo la nostra presenza nella scuola dell’infanzia e nella parrocchia di Avigliano Umbro (Tr).

Molteplici sono le cause che ci obbligano a concludere le nostre presenze in molti luoghi, ed è veramente doloroso lasciare le comunità in cui siamo da tanto tempo e alle quali abbiamo donato il nostro servizio educativo e pastorale con amore e dedizione”.

La storia delle suore del Cottolengo

Dopo 106 anni, dunque, verrà a mancare la preziosa presenza delle religiose nella comunità parrocchiale e nella scuola dell’infanzia, sorta nel 1913 e da subito affidata alle cure e alla direzione delle suore del Cottolengo di Torino. Erano giunte nel paese per interessamento di Maria Murtula Aracri (figlia spirituale del vincenziano padre Manzella) e della nobile famiglia Morelli di Castel dell’Aquila. Primo asilo parrocchiale dell’allora diocesi di Todi; vi era soltanto, e da pochi anni, l’asilo di Todi.

Le cause

“Da un lato – afferma don Piero - il calo delle vocazioni religiose e l’invecchiamento delle stesse costringe molti Ordini di suore nella nostra ‘nonna Europa’ a chiudere case sia in terra di missione sia nella nostra nazione… Dall’altro il calo demografico e delle iscrizioni”.

Nell’anno del centenario, 46 erano i bambini iscritti al Cottolengo; quest’anno sono 23.

La parrocchia, sapendo già delle difficoltà del Cottolengo a garantire in futuro la presenza delle suore e della scuola, nel giugno 2017 - informato il Vescovo - aveva preso contatti con una cooperativa che in diocesi gestisce alcune scuole materne parrocchiali parificate.

Nel maggio scorso, poi, si è offerta anche di dare un contributo alle famiglie che volevano iscrivere i figli alla scuola Cottolengo e che trovavano difficoltà nel coprire l’intera quota mensile. Nessuna richiesta è però giunta. D’altro lato le nuove iscrizioni sono state solo cinque: dato che ha indotto, seppur a malincuore, il presidente della cooperativa a dire un “no” definitivo.

Michela Massaro

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Giovani e vocazioni. Card. Stella: “Essere presenti anche nei social network, ma senza cedere all’aggressività” https://www.lavoce.it/giovani-vocazioni-card-stella-presenti-anche-nei-social-network-senza-cedere-allaggressivita/ Wed, 02 May 2018 15:15:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51792

“Quella cristiana è una presenza che, nel mondo digitale, sta crescendo sempre di più; direi che occorre entrarci rispettando alcuni criteri: non giudicare a-priori, mettersi nella disponibilità di imparare e non solo di insegnare; vigilare sui contenuti e – come il Santo Padre ha ricordato di recente – avere cura di non cedere all’aggressività che talvolta caratterizza i linguaggi del web”. Il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, parla all’indomani della 55ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel mondo attuale, gli spazi digitali si sono ampliati enormemente e i social network sono diventati un ambiente abitato soprattutto dai giovani. Si può pensare a una pastorale vocazionale anche in questi luoghi? Il recente Documento preparatorio per il Sinodo dei giovani afferma che bisogna prendere atto di come, talvolta, tra il linguaggio ecclesiale e il mondo giovanile si è venuta a creare una distanza difficile da colmare; lo spazio digitale e i social network sono certamente un linguaggio privilegiato, che i giovani oggi usano per comunicare, informarsi, abbattere le barriere dello spazio e del tempo e – perché no – anche formare la propria coscienza su determinati aspetti della vita, dell’etica, della politica e della religione. Il Documento ne parla come “un luogo di vita”, cioè qualcosa in più di un semplice strumento; se la pastorale vocazionale vuole raggiungere la vita dei giovani e proporre loro la bellezza dell’umanità di Gesù e della sequela, deve anch’essa abitare questo mondo. Papa Francesco invita a cercare “modi per aprire strade affinché il Signore possa parlare, affinché il Signore possa chiamare” senza “fare campagna elettorale, né campagne di tipo commerciale, perché la chiamata di Dio non rientra nei modelli del marketing”. Come fare? Inizierei col dire che non esistono ricette già pronte quando affrontiamo il tema della vocazione. La stessa parola, anzitutto, evoca un’azione che deriva in primo luogo da un “Altro”, cioè da Dio; ecco perché a noi – afferma Papa Francesco – tocca solo “aprire strade” perché Lui possa parlare. Ciò significa che la pastorale vocazionale non può limitarsi a fare una proposta, magari rendendola in qualche modo accattivante, ma, molto più, essa deve trovare vie di incontro e di dialogo con i giovani – attraverso la relazione fraterna, la catechesi, la direzione spirituale e altro – perché possano essere raggiunti dalla Parola di Dio. A volte viene denunciata una crisi della fede e dell’appartenenza religiosa dei giovani e su questo tema si è detto e scritto molto; tuttavia, quando i ragazzi vengono messi a contatto con il Vangelo e con la figura di Gesù, in particolare con la Sua libertà, la Sua capacità di amare gratuitamente, la sua attenzione verso i più deboli e la forza che ha nel respingere il male, rimangono spesso affascinati. Occorre dunque ripartire da qui. Si parla spesso di “essere creativi” nel campo delle vocazioni. È una posizione che condivide? Certamente non dobbiamo avere paura della “creatività”. Talvolta, la paura di cambiare stili, abitudini e schemi, prevale sulla gioiosa accoglienza dell’opera di Dio che, invece, è eterna novità. Su questo aspetto c’è come un filo rosso che lega gli inizi del Pontificato ai giorni nostri; ricordo che nel 2013 Papa Francesco disse ai catechisti: “Dio è creativo”. Oggi lo ha ripetuto ai giovani, in un recente libro dedicato a loro: “Dio è social, giovane e ama la novità”. Certo, non si deve inseguire l’innovazione in modo forzato, cambiare le cose senza discernimento o semplicemente inseguire la moda del “nuovo a tutti i costi”; occorre solo accostare, in modo audace, nuove vie, proposte e strumenti vocazionali, accanto alla tradizionale pastorale già esistente. Ci sono ancora vocazioni che sorgono nell’ambito parrocchiale? I parroci sono ancora pronti a proporre questo percorso di vita ai giovani che ritengono chiamati al ministero? Quello della parrocchia rimane sempre un ambito privilegiato per entrare a contatto con la vocazione sacerdotale o religiosa, anche perché è in esso che spesso si apprendono i primi rudimenti della fede cristiana. Ciò non toglie che il Signore possa servirsi di altri strumenti e che esistono realtà e gruppi giovanili capaci di comunicare la fede in modo attraente, suscitando talvolta il desiderio di una vita donata per la causa del Vangelo. Penso che i parroci possono e devono fare ancora questa proposta, sottolineando la responsabilità e l’impegno che essa richiede in quanto scelta totalizzante della vita, ma anche mostrandone, soprattutto attraverso una generosa e limpida testimonianza sacerdotale, la gioia che ne deriva. Quali sono le sue aspettative dal prossimo Sinodo, con riferimento al discernimento vocazionale? È un segno di notevole importanza che la Chiesa abbia deciso, attraverso uno strumento speciale come il Sinodo, di mettersi in ascolto dei giovani, del loro cuore, delle loro domande e solitudini, e delle loro speranze. L’aspettativa è che, da questo ascolto profondo, i Pastori e gli operatori pastorali siano stimolati e aiutati a trovare linguaggi e strumenti pastorali per aiutare i giovani a discernere le scelte più profonde della loro vita. Questo è un servizio fondamentale che la Chiesa intende fare alla vita dei ragazzi e al loro futuro, nonché una possibilità in più per aiutarli ad aprirsi alla voce del Signore e – perché no – a una scelta di vita sacerdotale o religiosa. Lei ha il privilegio di conoscere la situazione del clero in tutto il mondo. È fiducioso per il futuro? La Congregazione lavora quotidianamente al servizio dei Vescovi e Sacerdoti, verso cui nutre un affetto speciale, cercando di accompagnare i loro percorsi e di aiutarli ad affrontare le difficoltà, che non mancano. Svolgiamo questo servizio in modo sereno perché confidiamo nel padrone della vigna, che è il Signore, siamo incoraggiati dalla parola e dall’esempio di vita di Papa Francesco, veniamo a conoscenza di tante luminose testimonianze sacerdotali e, nondimeno, di giovani seminaristi pieni di entusiasmo. Siamo fiduciosi nel futuro.]]>

“Quella cristiana è una presenza che, nel mondo digitale, sta crescendo sempre di più; direi che occorre entrarci rispettando alcuni criteri: non giudicare a-priori, mettersi nella disponibilità di imparare e non solo di insegnare; vigilare sui contenuti e – come il Santo Padre ha ricordato di recente – avere cura di non cedere all’aggressività che talvolta caratterizza i linguaggi del web”. Il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, parla all’indomani della 55ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel mondo attuale, gli spazi digitali si sono ampliati enormemente e i social network sono diventati un ambiente abitato soprattutto dai giovani. Si può pensare a una pastorale vocazionale anche in questi luoghi? Il recente Documento preparatorio per il Sinodo dei giovani afferma che bisogna prendere atto di come, talvolta, tra il linguaggio ecclesiale e il mondo giovanile si è venuta a creare una distanza difficile da colmare; lo spazio digitale e i social network sono certamente un linguaggio privilegiato, che i giovani oggi usano per comunicare, informarsi, abbattere le barriere dello spazio e del tempo e – perché no – anche formare la propria coscienza su determinati aspetti della vita, dell’etica, della politica e della religione. Il Documento ne parla come “un luogo di vita”, cioè qualcosa in più di un semplice strumento; se la pastorale vocazionale vuole raggiungere la vita dei giovani e proporre loro la bellezza dell’umanità di Gesù e della sequela, deve anch’essa abitare questo mondo. Papa Francesco invita a cercare “modi per aprire strade affinché il Signore possa parlare, affinché il Signore possa chiamare” senza “fare campagna elettorale, né campagne di tipo commerciale, perché la chiamata di Dio non rientra nei modelli del marketing”. Come fare? Inizierei col dire che non esistono ricette già pronte quando affrontiamo il tema della vocazione. La stessa parola, anzitutto, evoca un’azione che deriva in primo luogo da un “Altro”, cioè da Dio; ecco perché a noi – afferma Papa Francesco – tocca solo “aprire strade” perché Lui possa parlare. Ciò significa che la pastorale vocazionale non può limitarsi a fare una proposta, magari rendendola in qualche modo accattivante, ma, molto più, essa deve trovare vie di incontro e di dialogo con i giovani – attraverso la relazione fraterna, la catechesi, la direzione spirituale e altro – perché possano essere raggiunti dalla Parola di Dio. A volte viene denunciata una crisi della fede e dell’appartenenza religiosa dei giovani e su questo tema si è detto e scritto molto; tuttavia, quando i ragazzi vengono messi a contatto con il Vangelo e con la figura di Gesù, in particolare con la Sua libertà, la Sua capacità di amare gratuitamente, la sua attenzione verso i più deboli e la forza che ha nel respingere il male, rimangono spesso affascinati. Occorre dunque ripartire da qui. Si parla spesso di “essere creativi” nel campo delle vocazioni. È una posizione che condivide? Certamente non dobbiamo avere paura della “creatività”. Talvolta, la paura di cambiare stili, abitudini e schemi, prevale sulla gioiosa accoglienza dell’opera di Dio che, invece, è eterna novità. Su questo aspetto c’è come un filo rosso che lega gli inizi del Pontificato ai giorni nostri; ricordo che nel 2013 Papa Francesco disse ai catechisti: “Dio è creativo”. Oggi lo ha ripetuto ai giovani, in un recente libro dedicato a loro: “Dio è social, giovane e ama la novità”. Certo, non si deve inseguire l’innovazione in modo forzato, cambiare le cose senza discernimento o semplicemente inseguire la moda del “nuovo a tutti i costi”; occorre solo accostare, in modo audace, nuove vie, proposte e strumenti vocazionali, accanto alla tradizionale pastorale già esistente. Ci sono ancora vocazioni che sorgono nell’ambito parrocchiale? I parroci sono ancora pronti a proporre questo percorso di vita ai giovani che ritengono chiamati al ministero? Quello della parrocchia rimane sempre un ambito privilegiato per entrare a contatto con la vocazione sacerdotale o religiosa, anche perché è in esso che spesso si apprendono i primi rudimenti della fede cristiana. Ciò non toglie che il Signore possa servirsi di altri strumenti e che esistono realtà e gruppi giovanili capaci di comunicare la fede in modo attraente, suscitando talvolta il desiderio di una vita donata per la causa del Vangelo. Penso che i parroci possono e devono fare ancora questa proposta, sottolineando la responsabilità e l’impegno che essa richiede in quanto scelta totalizzante della vita, ma anche mostrandone, soprattutto attraverso una generosa e limpida testimonianza sacerdotale, la gioia che ne deriva. Quali sono le sue aspettative dal prossimo Sinodo, con riferimento al discernimento vocazionale? È un segno di notevole importanza che la Chiesa abbia deciso, attraverso uno strumento speciale come il Sinodo, di mettersi in ascolto dei giovani, del loro cuore, delle loro domande e solitudini, e delle loro speranze. L’aspettativa è che, da questo ascolto profondo, i Pastori e gli operatori pastorali siano stimolati e aiutati a trovare linguaggi e strumenti pastorali per aiutare i giovani a discernere le scelte più profonde della loro vita. Questo è un servizio fondamentale che la Chiesa intende fare alla vita dei ragazzi e al loro futuro, nonché una possibilità in più per aiutarli ad aprirsi alla voce del Signore e – perché no – a una scelta di vita sacerdotale o religiosa. Lei ha il privilegio di conoscere la situazione del clero in tutto il mondo. È fiducioso per il futuro? La Congregazione lavora quotidianamente al servizio dei Vescovi e Sacerdoti, verso cui nutre un affetto speciale, cercando di accompagnare i loro percorsi e di aiutarli ad affrontare le difficoltà, che non mancano. Svolgiamo questo servizio in modo sereno perché confidiamo nel padrone della vigna, che è il Signore, siamo incoraggiati dalla parola e dall’esempio di vita di Papa Francesco, veniamo a conoscenza di tante luminose testimonianze sacerdotali e, nondimeno, di giovani seminaristi pieni di entusiasmo. Siamo fiduciosi nel futuro.]]>
Giornata delle vocazioni. Incontro a Perugia con il vescovo di Gubbio mons. Paolucci Bedini https://www.lavoce.it/giornata-delle-vocazioni-incontro-perugia-vescovo-gubbio-mons-paolucci-bedini/ Thu, 26 Apr 2018 13:07:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51767

“E tu, cosa vuoi? Vuoi penetrare nella vita e vivere responsabilmente, per non sprecarla?”. Parole forti, quelle che il vescovo di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, ha rivolto sabato scorso ai giovani - e meno giovani - che riempivano le panche della chiesa del Gesù a Perugia. La sua catechesi, evento con cui si è aperta la celebrazione nazionale della 55a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, si incentrava sul passo biblico da cui era tratto il titolo alla Giornata stessa, “Dammi un cuore che ascolta”. “Questa frase - ha spiegato mons. Paolucci - è un’invocazione innalzata a Dio da Salomone quando apprende la notizia della morte del padre, il grande re Davide, e capisce di essere chiamato a diventare il nuovo re di Israele. Salomone è un giovane, sta crescendo, sogna grandi cose, e come tutti di fronte a una grande responsabilità, teme di fallire. In questo è molto simile a noi. Ma questo ragazzo conosce già alcune cose: sa che c’è Dio, e che la vita e il popolo che è chiamato a governare appartengono a Lui. E allora fa quello che sanno fare solo i grandi uomini: prega”. Punta dritto alla meta il Vescovo di Gubbio, le sue parole sono come frecce scagliate verso l’uditorio per provocare una rea-zione esistenziale. “La vita non aspetta... Nella vita non si entra da vecchi, ma da giovani, quando ancora nello zaino non c’è tutto quello che serve, ma c’è il grande desiderio di andare avanti, di correre!”. Il racconto del passo biblico prosegue. Dio fa una proposta a Salomone: “Chiedimi cosa vuoi che io ti conceda”, e lui risponde: “Da’ al tuo servo un cuore docile” (1Re 3, 5.9). “Nella Bibbia il cuore - spiega mons. Paolucci Bedini - dice l’interezza della persona: libertà, responsabilità, pensieri, intenzioni. Ciò che è essenziale, ciò che occorre per entrare nella vita, si ascolta con il cuore. Un concetto molto simile a quello espresso da Saint-Exupéry nel Piccolo Principe, ma riferito al senso della vista: “non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi’”. Il cuore dunque deve imparare ad ascoltare, e in particolare tre sono le voci su cui deve sintonizzarsi. Anzitutto la propria, il che - fuor di metafora - significa conoscere le proprie emozioni, pensieri, intenzioni profonde, prendere contatto con le proprie ferite e paure. Cosa possibile solo se si è scoperto che Dio per primo ci ascolta. La seconda voce è proprio quella del Padre, il quale manifesta continuamente il suo amore per noi. La terza sono gli altri, e tra loro i piccoli e i poveri, chi ci vive accanto, e gli accompagnatori, le madri e i padri spirituali che ci aiutano nel discernimento. Il Vescovo chiude con l’ultima provocazione: “Ascoltare fa rima con obbedire. Perché, se ascolto davvero queste tre voci, alla fine mi ritrovo davanti alla verità di me, scopro qual è la strada migliore per me. A quel punto devo obbedire alla mia vita, perché non vedo strada migliore”.  ]]>

“E tu, cosa vuoi? Vuoi penetrare nella vita e vivere responsabilmente, per non sprecarla?”. Parole forti, quelle che il vescovo di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, ha rivolto sabato scorso ai giovani - e meno giovani - che riempivano le panche della chiesa del Gesù a Perugia. La sua catechesi, evento con cui si è aperta la celebrazione nazionale della 55a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, si incentrava sul passo biblico da cui era tratto il titolo alla Giornata stessa, “Dammi un cuore che ascolta”. “Questa frase - ha spiegato mons. Paolucci - è un’invocazione innalzata a Dio da Salomone quando apprende la notizia della morte del padre, il grande re Davide, e capisce di essere chiamato a diventare il nuovo re di Israele. Salomone è un giovane, sta crescendo, sogna grandi cose, e come tutti di fronte a una grande responsabilità, teme di fallire. In questo è molto simile a noi. Ma questo ragazzo conosce già alcune cose: sa che c’è Dio, e che la vita e il popolo che è chiamato a governare appartengono a Lui. E allora fa quello che sanno fare solo i grandi uomini: prega”. Punta dritto alla meta il Vescovo di Gubbio, le sue parole sono come frecce scagliate verso l’uditorio per provocare una rea-zione esistenziale. “La vita non aspetta... Nella vita non si entra da vecchi, ma da giovani, quando ancora nello zaino non c’è tutto quello che serve, ma c’è il grande desiderio di andare avanti, di correre!”. Il racconto del passo biblico prosegue. Dio fa una proposta a Salomone: “Chiedimi cosa vuoi che io ti conceda”, e lui risponde: “Da’ al tuo servo un cuore docile” (1Re 3, 5.9). “Nella Bibbia il cuore - spiega mons. Paolucci Bedini - dice l’interezza della persona: libertà, responsabilità, pensieri, intenzioni. Ciò che è essenziale, ciò che occorre per entrare nella vita, si ascolta con il cuore. Un concetto molto simile a quello espresso da Saint-Exupéry nel Piccolo Principe, ma riferito al senso della vista: “non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi’”. Il cuore dunque deve imparare ad ascoltare, e in particolare tre sono le voci su cui deve sintonizzarsi. Anzitutto la propria, il che - fuor di metafora - significa conoscere le proprie emozioni, pensieri, intenzioni profonde, prendere contatto con le proprie ferite e paure. Cosa possibile solo se si è scoperto che Dio per primo ci ascolta. La seconda voce è proprio quella del Padre, il quale manifesta continuamente il suo amore per noi. La terza sono gli altri, e tra loro i piccoli e i poveri, chi ci vive accanto, e gli accompagnatori, le madri e i padri spirituali che ci aiutano nel discernimento. Il Vescovo chiude con l’ultima provocazione: “Ascoltare fa rima con obbedire. Perché, se ascolto davvero queste tre voci, alla fine mi ritrovo davanti alla verità di me, scopro qual è la strada migliore per me. A quel punto devo obbedire alla mia vita, perché non vedo strada migliore”.  ]]>
VOCAZIONI. “A Dio interessi tu in persona!” https://www.lavoce.it/vocazioni-dio-interessi-tu-persona/ Fri, 20 Apr 2018 11:30:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51714

Domenica 22 aprile, quarta domenica di Pasqua, è comunemente nota come la “domenica del Buon Pastore” e da 55 anni a questa parte è la Giornata che la Chiesa dedica alla preghiera per le vocazioni. L’Ufficio Cei per la pastorale delle vocazioni la celebra organizzando un evento di preghiera che di anno in anno ha luogo in una sede diversa: per il 2018 la scelta è caduta sull’Umbria, e su Perugia in particolare.
LA VEGLIA, LA MESSA SU RAI UNO

La celebrazione nazionale della 55a edizione della Giornata nazionale di preghiera per le vocazioni si svolgerà a Perugia sabato e domenica 21 e 22 aprile. Sabato 21 ore 19.30: catechesi di mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, presso la chiesa del Gesù in piazza Matteotti. Al termine della stessa, spostamento con processione aux flambeaux verso la cattedrale, dove alle 21.00 il card. Gualtiero Bassetti presiederà la veglia di preghiera con i giovani. Seguirà, fino all’una, l’evangelizzazione di strada “Luce nella notte”, mentre in cattedrale sarà possibile continuare l’adorazione eucaristica e accedere al sacramento della riconciliazione.

Domenica 22 alle ore 11.00 nella Cattedrale di San Lorenzo liturgia eucaristica presieduta dal card. Bassetti, trasmessa in diretta su Rai Uno.

Cosa è la vocazione? È qualcosa che riguarda ‘pochi eletti’ o riguarda ogni cristiano? Ne abbiamo parlato con l’arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, che in materia di vocazioni vanta una lunga esperienza diretta, come rettore dei Seminari minore e maggiore di Firenze e poi come vescovo, e come visitatore apostolico dei Seminari italiani. Nella comprensione comune, quando si parla di vocazione, si pensa al prete o alla suora. Ma è questo il significato di vocazione o ce n’è uno destinato a tutti? “È vero, quando si parla di vocazione si intendono normalmente con questo termine solo quelle di speciale consacrazione, o al sacerdozio, o alla vita missionaria. Ma se ci fermiamo a questa definizione, abbiamo sicuramente un aspetto parziale. Nella vita cristiana tutti siamo chiamati a percorrere le vie dell’amore, ciascuno con la propria vocazione, missione, i propri doni e il campo che Dio gli riserva. Il fatto della vocazione dunque è universale, riguarda ogni battezzato. Lo ha ribadito anche il Papa nella recente lettera apostolicaGaudete et exsultate : esiste una comune vocazione all’amore e alla santità. All’interno della Chiesa, che è Corpo mistico di Cristo, di cui Lui è capo e noi siamo membra, ognuno ha la propria chiamata specifica, perché questo Corpo è ben compaginato dallo Spirito santo, e anche ben articolato nelle sue funzioni, ma la vocazione specifica si radica su quella comune”. Pregare per le vocazioni significa chiedere a Dio che susciti nuovi consacrati, oppure è una preghiera di cui beneficia tutta la Chiesa, anche chi la sua scelta l’ha già fatta, o chi non si è mai posto il problema? “La vocazione, come chiamata alla sequela di Gesù, non è un fatto statico, avvenuto una volta per sempre, ma un fatto dinamico, che si rinnova ogni giorno e dinanzi a ogni scelta. La vocazione così intesa è una forza propulsiva che si sprigiona in tutto l’arco dell’esistenza: non solo abbiamo la consapevolezza di esser estati chiamati da Dio, ma abbiamo la certezza che Lui attraverso ogni scelta che facciamo, attraverso tanti episodi della vita che sembrano occasionali, ci ripete in continuazione ‘vieni e seguimi’. Continua a leggere l'intervista gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce.]]>

Domenica 22 aprile, quarta domenica di Pasqua, è comunemente nota come la “domenica del Buon Pastore” e da 55 anni a questa parte è la Giornata che la Chiesa dedica alla preghiera per le vocazioni. L’Ufficio Cei per la pastorale delle vocazioni la celebra organizzando un evento di preghiera che di anno in anno ha luogo in una sede diversa: per il 2018 la scelta è caduta sull’Umbria, e su Perugia in particolare.
LA VEGLIA, LA MESSA SU RAI UNO

La celebrazione nazionale della 55a edizione della Giornata nazionale di preghiera per le vocazioni si svolgerà a Perugia sabato e domenica 21 e 22 aprile. Sabato 21 ore 19.30: catechesi di mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, presso la chiesa del Gesù in piazza Matteotti. Al termine della stessa, spostamento con processione aux flambeaux verso la cattedrale, dove alle 21.00 il card. Gualtiero Bassetti presiederà la veglia di preghiera con i giovani. Seguirà, fino all’una, l’evangelizzazione di strada “Luce nella notte”, mentre in cattedrale sarà possibile continuare l’adorazione eucaristica e accedere al sacramento della riconciliazione.

Domenica 22 alle ore 11.00 nella Cattedrale di San Lorenzo liturgia eucaristica presieduta dal card. Bassetti, trasmessa in diretta su Rai Uno.

Cosa è la vocazione? È qualcosa che riguarda ‘pochi eletti’ o riguarda ogni cristiano? Ne abbiamo parlato con l’arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, che in materia di vocazioni vanta una lunga esperienza diretta, come rettore dei Seminari minore e maggiore di Firenze e poi come vescovo, e come visitatore apostolico dei Seminari italiani. Nella comprensione comune, quando si parla di vocazione, si pensa al prete o alla suora. Ma è questo il significato di vocazione o ce n’è uno destinato a tutti? “È vero, quando si parla di vocazione si intendono normalmente con questo termine solo quelle di speciale consacrazione, o al sacerdozio, o alla vita missionaria. Ma se ci fermiamo a questa definizione, abbiamo sicuramente un aspetto parziale. Nella vita cristiana tutti siamo chiamati a percorrere le vie dell’amore, ciascuno con la propria vocazione, missione, i propri doni e il campo che Dio gli riserva. Il fatto della vocazione dunque è universale, riguarda ogni battezzato. Lo ha ribadito anche il Papa nella recente lettera apostolicaGaudete et exsultate : esiste una comune vocazione all’amore e alla santità. All’interno della Chiesa, che è Corpo mistico di Cristo, di cui Lui è capo e noi siamo membra, ognuno ha la propria chiamata specifica, perché questo Corpo è ben compaginato dallo Spirito santo, e anche ben articolato nelle sue funzioni, ma la vocazione specifica si radica su quella comune”. Pregare per le vocazioni significa chiedere a Dio che susciti nuovi consacrati, oppure è una preghiera di cui beneficia tutta la Chiesa, anche chi la sua scelta l’ha già fatta, o chi non si è mai posto il problema? “La vocazione, come chiamata alla sequela di Gesù, non è un fatto statico, avvenuto una volta per sempre, ma un fatto dinamico, che si rinnova ogni giorno e dinanzi a ogni scelta. La vocazione così intesa è una forza propulsiva che si sprigiona in tutto l’arco dell’esistenza: non solo abbiamo la consapevolezza di esser estati chiamati da Dio, ma abbiamo la certezza che Lui attraverso ogni scelta che facciamo, attraverso tanti episodi della vita che sembrano occasionali, ci ripete in continuazione ‘vieni e seguimi’. Continua a leggere l'intervista gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce.]]>
Giornata della vita consacrata https://www.lavoce.it/giornata-della-vita-consacrata/ Thu, 01 Feb 2018 14:34:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51142

Si celebra venerdì 2 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda la Presentazione al tempio di Gesù bambino, la 22a Giornata mondiale della Vita consacrata. In questa giornata, tutti i fedeli sono invitati a vivere un momento di preghiera e di ringraziamento per il dono delle vocazioni. Tante le iniziative proposte nelle diocesi e nelle parrocchie e culmine di tutta la giornata è la celebrazione della messa presieduta da papa Francesco, nella basilica vaticana, alle ore 17.30. Particolare importanza sarà data quest’anno alla Giornata nella diocesi di Perugia: è la prima volta che il nostro arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, presiede tale celebrazione in qualità di presidente della Cei. Per questo tutti i consacrati sono invitati alle ore 17 nella sala del Dottorato (logge di San Lorenzo) per ascoltare la sua autorevole parola, di incoraggiamento e indirizzo. Poi tutti assieme andremo in Cattedrale per la celebrazione suggestiva che si svolgerà con il tradizionale rito della “Candelora” (in questo giorno si benedicono le candele, poiché nel brano evangelico proposto dalla liturgia del giorno, Cristo viene definito da Simeone “luce per illuminare le genti”). La nostra diocesi ha subìto un forte calo e invecchiamento della Vita consacrata, ma dobbiamo ringraziare il Signore per la presenza di 7 Monasteri femminili e di due maschili, della presenza di tutte le famiglie Francescane, dei Benedettini, Domenicani, Passionisti, Agostiniani, Barnabiti, Guanelliani, Salesiani con circa 100 religiosi sacerdoti e 200 suore, impegnati tutti nella pastorale diocesana, nelle scuole materne ed elementari e nell’aiuto fattivo alle parrocchie. La nostra preghiera perché il Signore ci sostenga e mandi valide vocazioni. Il dono dei consacrati Sono migliaia i consacrati e le consacra- te in tutto il mondo che accolgono il dono della vocazione con gioia e disponibilità nei molteplici carismi, che nella loro vita cercano il volto di Dio, impegnandosi a costruire la pace e la fraternità, nonostante le difficoltà. “Viviamo un momento della storia umana bisognosa di un senso vocazionale della vita - sottolinea il cardinale De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le società di Vita apostolica in una nota diffusa dallo stesso dicastero - . A noi serve un progetto, una fonte di senso esistenziale, carico di gioia e di speranza. Noi consacrati fin dall’esperienza battesimale, inseriti nella vita di Dio e nella sua famiglia, la Chiesa, siamo eredi del patrimonio vocazionale e carismatico della Chiesa e sentiamo la gioia e il dovere di custodirlo e promuoverlo”. La festa della Vita consacrata fu istituita dal papa s. Giovanni Paolo II dopo il Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata che ebbe la sua espressione più alta nella esortazione apostolica Vita consecrata del 25 marzo 1996: il Sinodo dei vescovi fu tenuto dal 2 al 9 ottobre 1994 e suscitò grande interesse per l’esame approfondito della situazione mondiale sullo stato delle vocazioni sia alla vita contemplativa dei monaci e delle monache, sia della vita attiva dei numerosi Ordini religiosi e delle congregazioni sia maschili che femminili.  ]]>

Si celebra venerdì 2 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda la Presentazione al tempio di Gesù bambino, la 22a Giornata mondiale della Vita consacrata. In questa giornata, tutti i fedeli sono invitati a vivere un momento di preghiera e di ringraziamento per il dono delle vocazioni. Tante le iniziative proposte nelle diocesi e nelle parrocchie e culmine di tutta la giornata è la celebrazione della messa presieduta da papa Francesco, nella basilica vaticana, alle ore 17.30. Particolare importanza sarà data quest’anno alla Giornata nella diocesi di Perugia: è la prima volta che il nostro arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, presiede tale celebrazione in qualità di presidente della Cei. Per questo tutti i consacrati sono invitati alle ore 17 nella sala del Dottorato (logge di San Lorenzo) per ascoltare la sua autorevole parola, di incoraggiamento e indirizzo. Poi tutti assieme andremo in Cattedrale per la celebrazione suggestiva che si svolgerà con il tradizionale rito della “Candelora” (in questo giorno si benedicono le candele, poiché nel brano evangelico proposto dalla liturgia del giorno, Cristo viene definito da Simeone “luce per illuminare le genti”). La nostra diocesi ha subìto un forte calo e invecchiamento della Vita consacrata, ma dobbiamo ringraziare il Signore per la presenza di 7 Monasteri femminili e di due maschili, della presenza di tutte le famiglie Francescane, dei Benedettini, Domenicani, Passionisti, Agostiniani, Barnabiti, Guanelliani, Salesiani con circa 100 religiosi sacerdoti e 200 suore, impegnati tutti nella pastorale diocesana, nelle scuole materne ed elementari e nell’aiuto fattivo alle parrocchie. La nostra preghiera perché il Signore ci sostenga e mandi valide vocazioni. Il dono dei consacrati Sono migliaia i consacrati e le consacra- te in tutto il mondo che accolgono il dono della vocazione con gioia e disponibilità nei molteplici carismi, che nella loro vita cercano il volto di Dio, impegnandosi a costruire la pace e la fraternità, nonostante le difficoltà. “Viviamo un momento della storia umana bisognosa di un senso vocazionale della vita - sottolinea il cardinale De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le società di Vita apostolica in una nota diffusa dallo stesso dicastero - . A noi serve un progetto, una fonte di senso esistenziale, carico di gioia e di speranza. Noi consacrati fin dall’esperienza battesimale, inseriti nella vita di Dio e nella sua famiglia, la Chiesa, siamo eredi del patrimonio vocazionale e carismatico della Chiesa e sentiamo la gioia e il dovere di custodirlo e promuoverlo”. La festa della Vita consacrata fu istituita dal papa s. Giovanni Paolo II dopo il Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata che ebbe la sua espressione più alta nella esortazione apostolica Vita consecrata del 25 marzo 1996: il Sinodo dei vescovi fu tenuto dal 2 al 9 ottobre 1994 e suscitò grande interesse per l’esame approfondito della situazione mondiale sullo stato delle vocazioni sia alla vita contemplativa dei monaci e delle monache, sia della vita attiva dei numerosi Ordini religiosi e delle congregazioni sia maschili che femminili.  ]]>
Vocazioni: accendere nei giovani il desiderio di donarsi https://www.lavoce.it/vocazioni-accendere-nei-giovani-desiderio-donarsi/ Sat, 04 Nov 2017 11:00:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50453 giovani elezioni

Educazione della sensibilità e sapienza digitale. Sfide nuove e avvincenti per chi si occupa di animazione vocazionale, su cui si è dibattuto lo scorso mercoledì 25 ottobre presso il pontificio seminario regionale umbro Pio XI di Assisi, durante la giornata di formazione promossa dall’Ufficio regionale per la Pastorale delle vocazioni. Il programma si è articolato attorno agli interventi di padre Amedeo Cencini , sacerdote canossiano specializzato in psicologia e docente presso l’Università Salesiana e padre Paolo Benanti , francescano, docente di teologia morale e bioetica all’Università Gregoriana. “Viviamo in una cultura che scoraggia la scelta, che la presenta come qualcosa di spaventoso, specialmente se definitiva” ha affermato padre Cencini . “L’animatore vocazionale è colui che si ostina a mostrare come ci siano opzioni per cui valga la pena impegnare tutta la propria esistenza”. Per far questo però occorre educare i giovani alla sensibilità, intesa come “orientamento emotivo impresso al mondo interiore della persona dal suo vissuto”. Una educazione su tempi lunghi e non semplicemente una proposta di cammino di specialeconsacrazione ai frequentatori più assidui degli ambienti parrocchiali. “O la pastorale è tutta vocazionale, o non è autentica pastorale cristiana. Ogni colloquio, ogni occasione pastorale o devozionale, deve essere sfruttata per educare i giovani al bello, per proporre una opzione che accenda in loro il desiderio di donarsi, di farsi carico non solo di realizzare il progetto di Dio per la propria vita ma anche della salvezza degli altri. A questi grandi ideali, incarnati al massimo livello da Cristo, ogni giovane è sensibile”. L’intervento di padre Benanti è iniziato con l’analisi dell’impatto della tecnologia digitale sulle nostre vite. “Siamo di fronte ad un tema di frontiera, e la frontiera dice l’identità. La tecnologia sembra oggi poter cambiare le domande di fondo dell’uomo. I nuovi media digitali non sono soltanto un nuovo modo di comunicare, ma uno strumento che ci fa vivere in una realtà diversa dal qui e ora, astraendoci da chi ci sta accanto. Cambiano i criteri di veridicità dell’informazione, il nostro modo di ragionare, e il modo in cui presentiamo e percepiamo noi stessi, rischiando di condurre esistenze spaccate”. La riflessione del teologo francescano ha poi investito un tema di grande attualità scientifica, i big data . “La nostra esistenza online produce una mole innumerevole di informazioni, dall’analisi dei quali oggi è possibile, ad esempio, prevedere con ottima approssimazione dove e quando consegnare un determinato prodotto acquistato online. Tuttavia ciò avviene attraverso una mutazione di paradigma scientifico: non ci si domanda più il perché di un certo fatto, ma si correlano dati. Rinunciare però a conoscere i nessi reali tra questi ultimi conduce ad una nuova forma di sapienza digitale molto rischiosa, poiché rende virtualmente possibile correlare tra loro dati che nella realtà hanno poco a che vedere”. È qui che, secondo padre Benanti, entra in gioco la necessità che uomini di fede abitino accanto ai giovani i nuovi media digitali. “Zona di frontiera significa anche scarsamente abitata. La situazione in cui viviamo richiede di non cercare nemici ma di colonizzare questo luogo di possibilità. Se noi adulti e uomini di fede lasciamo da soli i giovani in questa terra di frontiera e rinunciamo ad educarli, a trasferire a loro le nostre conoscenze e competenze, non ci sarà più spazio per la verità”.  ]]>
giovani elezioni

Educazione della sensibilità e sapienza digitale. Sfide nuove e avvincenti per chi si occupa di animazione vocazionale, su cui si è dibattuto lo scorso mercoledì 25 ottobre presso il pontificio seminario regionale umbro Pio XI di Assisi, durante la giornata di formazione promossa dall’Ufficio regionale per la Pastorale delle vocazioni. Il programma si è articolato attorno agli interventi di padre Amedeo Cencini , sacerdote canossiano specializzato in psicologia e docente presso l’Università Salesiana e padre Paolo Benanti , francescano, docente di teologia morale e bioetica all’Università Gregoriana. “Viviamo in una cultura che scoraggia la scelta, che la presenta come qualcosa di spaventoso, specialmente se definitiva” ha affermato padre Cencini . “L’animatore vocazionale è colui che si ostina a mostrare come ci siano opzioni per cui valga la pena impegnare tutta la propria esistenza”. Per far questo però occorre educare i giovani alla sensibilità, intesa come “orientamento emotivo impresso al mondo interiore della persona dal suo vissuto”. Una educazione su tempi lunghi e non semplicemente una proposta di cammino di specialeconsacrazione ai frequentatori più assidui degli ambienti parrocchiali. “O la pastorale è tutta vocazionale, o non è autentica pastorale cristiana. Ogni colloquio, ogni occasione pastorale o devozionale, deve essere sfruttata per educare i giovani al bello, per proporre una opzione che accenda in loro il desiderio di donarsi, di farsi carico non solo di realizzare il progetto di Dio per la propria vita ma anche della salvezza degli altri. A questi grandi ideali, incarnati al massimo livello da Cristo, ogni giovane è sensibile”. L’intervento di padre Benanti è iniziato con l’analisi dell’impatto della tecnologia digitale sulle nostre vite. “Siamo di fronte ad un tema di frontiera, e la frontiera dice l’identità. La tecnologia sembra oggi poter cambiare le domande di fondo dell’uomo. I nuovi media digitali non sono soltanto un nuovo modo di comunicare, ma uno strumento che ci fa vivere in una realtà diversa dal qui e ora, astraendoci da chi ci sta accanto. Cambiano i criteri di veridicità dell’informazione, il nostro modo di ragionare, e il modo in cui presentiamo e percepiamo noi stessi, rischiando di condurre esistenze spaccate”. La riflessione del teologo francescano ha poi investito un tema di grande attualità scientifica, i big data . “La nostra esistenza online produce una mole innumerevole di informazioni, dall’analisi dei quali oggi è possibile, ad esempio, prevedere con ottima approssimazione dove e quando consegnare un determinato prodotto acquistato online. Tuttavia ciò avviene attraverso una mutazione di paradigma scientifico: non ci si domanda più il perché di un certo fatto, ma si correlano dati. Rinunciare però a conoscere i nessi reali tra questi ultimi conduce ad una nuova forma di sapienza digitale molto rischiosa, poiché rende virtualmente possibile correlare tra loro dati che nella realtà hanno poco a che vedere”. È qui che, secondo padre Benanti, entra in gioco la necessità che uomini di fede abitino accanto ai giovani i nuovi media digitali. “Zona di frontiera significa anche scarsamente abitata. La situazione in cui viviamo richiede di non cercare nemici ma di colonizzare questo luogo di possibilità. Se noi adulti e uomini di fede lasciamo da soli i giovani in questa terra di frontiera e rinunciamo ad educarli, a trasferire a loro le nostre conoscenze e competenze, non ci sarà più spazio per la verità”.  ]]>
Michelini nuovo preside dell’Istituto teologico di Assisi https://www.lavoce.it/michelini-nuovo-preside-dellistituto-teologico-di-assisi/ Thu, 02 Nov 2017 11:01:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50384 issra

Padre Giulio Michelini dopo essere stato per tanti anni uno dei docenti dell’Istituto teologico di Assisi dal luglio scorso ne è il Preside. In questa nuova veste il 9 ottobre, all’inaugurazione dell’Anno Accademico, ha accolto il cardinale Jean Luis Tauran che ha tenuto la prolusione su uno dei temi, il dialogo interreligioso, che caratterizzano l’Istituto e che sarà al centro del convegno di venerdì 27 ottobre, anniversario della Giornata di Preghiera voluta da Giovanni Paolo II nel 1986. Michelini arriva alla guida dell’Ita in un momento di passaggio istituzionale segnato dalla costituzione della Fondazione “Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi” che riorganizza la teologia in Umbria. Un processo seguito dal moderatore dell’Ita, il vescovo mons. Domenico Sorrentino, e dal preside che lo ha preceduto, mons. Romano Piccinelli. Passaggio che non è solo una questione di forma. “Il cambiamento c’è e - spiega padre Michelini - viene prima di tutto dalla realtà che ci porta a pensarci come un istituto che non provveda più solamente alla formazione dei futuri sacerdoti ma anche alla formazione dei laici e degli insegnanti di religione”. Diminuzione di vocazioni ... e di studenti La realtà di cui parla è la diminuzione delle vocazioni al sacerdozio come alla vita religiosa, che si traduce in un calo di iscritti all’Ita dove, allo stesso tempo, si registra un incremento di interesse dei laici che al termine degli studi hanno comunque un diploma equipollente alla laurea. “Ormai dobbiamo pensarci non solo come istituti statici ma come istituti che vadano incontro alla formazione dei laici nella Chiesa” e questo significa anche ripensare le modalità di fruizione dei corsi. “Se è vero che dobbiamo dare la maggiore cura nella formazione dei futuri sacerdoti è anche vero che non potremmo sopravvivere semplicemente con una offerta formativa limitata a loro. L’Istituto teologico - aggiunge il Preside - non è mai stato una realtà di nicchia ma ha voluto aprirsi e adesso più che mai è necessario che ‘usciamo’”. Nuove modalità per i corsi All’orizzonte non ci sono solo i tradizionali fruitori della teologia: preti, frati, suore e laici impegnati nella pastorale. “Dobbiamo essere propositivi per rispondere alle richieste di alta formazione che pure ci sono e non sono solo confessionali ma sono anche richiesta di competenze in discipline che possono riguardare altre esigenze di formazione professionale” spiega p. Michelini, facendo l’esempio, tra gli altri, dei mediatori culturali, e su questo fronte potrebbe esserci una collaborazione con l’Università per la formazione di “persone che a più livelli intervengono nell’ambito religioso non soltanto quello cattolico”. Nella valutazione delle opzioni future, delle necessità, c’è anche “il desiderio di intercettare i diaconi e coloro che si preparano al diaconato, e i catechisti e altri operatori della pastorale” offrendo loro un livello superiore di formazione rispetto ai corsi istituiti nelle diocesi, che potrebbe essere integrata con “corsi di formazione a distanza, giornate di studio, convegni, apertura e lezioni in orari e in giorni che siano più fruibili dai laici”. C’è anche chi pur lavorando trova il tempo per frequentare, e le lezioni sono tutti i pomeriggi, ma indubbiamente sono scelte molto impegnative per chi lavora.]]>
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Padre Giulio Michelini dopo essere stato per tanti anni uno dei docenti dell’Istituto teologico di Assisi dal luglio scorso ne è il Preside. In questa nuova veste il 9 ottobre, all’inaugurazione dell’Anno Accademico, ha accolto il cardinale Jean Luis Tauran che ha tenuto la prolusione su uno dei temi, il dialogo interreligioso, che caratterizzano l’Istituto e che sarà al centro del convegno di venerdì 27 ottobre, anniversario della Giornata di Preghiera voluta da Giovanni Paolo II nel 1986. Michelini arriva alla guida dell’Ita in un momento di passaggio istituzionale segnato dalla costituzione della Fondazione “Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi” che riorganizza la teologia in Umbria. Un processo seguito dal moderatore dell’Ita, il vescovo mons. Domenico Sorrentino, e dal preside che lo ha preceduto, mons. Romano Piccinelli. Passaggio che non è solo una questione di forma. “Il cambiamento c’è e - spiega padre Michelini - viene prima di tutto dalla realtà che ci porta a pensarci come un istituto che non provveda più solamente alla formazione dei futuri sacerdoti ma anche alla formazione dei laici e degli insegnanti di religione”. Diminuzione di vocazioni ... e di studenti La realtà di cui parla è la diminuzione delle vocazioni al sacerdozio come alla vita religiosa, che si traduce in un calo di iscritti all’Ita dove, allo stesso tempo, si registra un incremento di interesse dei laici che al termine degli studi hanno comunque un diploma equipollente alla laurea. “Ormai dobbiamo pensarci non solo come istituti statici ma come istituti che vadano incontro alla formazione dei laici nella Chiesa” e questo significa anche ripensare le modalità di fruizione dei corsi. “Se è vero che dobbiamo dare la maggiore cura nella formazione dei futuri sacerdoti è anche vero che non potremmo sopravvivere semplicemente con una offerta formativa limitata a loro. L’Istituto teologico - aggiunge il Preside - non è mai stato una realtà di nicchia ma ha voluto aprirsi e adesso più che mai è necessario che ‘usciamo’”. Nuove modalità per i corsi All’orizzonte non ci sono solo i tradizionali fruitori della teologia: preti, frati, suore e laici impegnati nella pastorale. “Dobbiamo essere propositivi per rispondere alle richieste di alta formazione che pure ci sono e non sono solo confessionali ma sono anche richiesta di competenze in discipline che possono riguardare altre esigenze di formazione professionale” spiega p. Michelini, facendo l’esempio, tra gli altri, dei mediatori culturali, e su questo fronte potrebbe esserci una collaborazione con l’Università per la formazione di “persone che a più livelli intervengono nell’ambito religioso non soltanto quello cattolico”. Nella valutazione delle opzioni future, delle necessità, c’è anche “il desiderio di intercettare i diaconi e coloro che si preparano al diaconato, e i catechisti e altri operatori della pastorale” offrendo loro un livello superiore di formazione rispetto ai corsi istituiti nelle diocesi, che potrebbe essere integrata con “corsi di formazione a distanza, giornate di studio, convegni, apertura e lezioni in orari e in giorni che siano più fruibili dai laici”. C’è anche chi pur lavorando trova il tempo per frequentare, e le lezioni sono tutti i pomeriggi, ma indubbiamente sono scelte molto impegnative per chi lavora.]]>