Vittorio Messori Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vittorio-messori/ Settimanale di informazione regionale Thu, 28 May 2015 11:03:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Vittorio Messori Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vittorio-messori/ 32 32 Il secolo dei Papi santi https://www.lavoce.it/il-secolo-dei-papi-santi/ Fri, 23 May 2014 11:59:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25031 Eravamo ancora emozionati per lo straordinario evento della doppia canonizzazione di due Papi nostri contemporanei (molti di noi hanno ancora vivo il ricordo del volto e della voce di Giovanni XXIII) quando si è avuta la notizia che presto sarà beatificato anche Paolo VI. Così diventano ben quattro i Papi del XX secolo saliti alla gloria degli altari (il primo era stato Pio X). E il loro numero potrebbe crescere ancora. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare normale, agli occhi dei credenti: se la Chiesa è santa, se è la sposa di Cristo, se è pervasa dallo Spirito santo, dovrebbe essere normale che i suoi Pastori siano santi. Ma sappiamo che non è stato sempre così. In ogni secolo della storia della Chiesa vi sono stati grandi santi, ma non sempre i Papi erano tra questi. Anzi, la storia ci parla di Papi la cui vita privata e il cui agire pubblico erano tutt’altro che esemplari (per usare un eufemismo). Il cambiamento ci appare tanto più sorprendente se pensiamo che questi grandi Papi della nostra epoca non solo sono santi agli occhi dei credenti, ma sono stati e sono leader rispettati e seguiti in tutto il mondo per la loro autorevolezza morale. Oggi nessuno più ripeterebbe la beffarda domanda di Stalin: “Quante Divisioni ha il Papa?”. Si tratta insomma di una santità che è tale non solo agli occhi dei credenti. E questo è vero anche per vari altri santi della nostra epoca, penso ai santi “sociali” dell’Ottocento come don Bosco e il Cottolengo. Eppure, come ha fatto notare Vittorio Messori, questa fioritura di santità ai vertici coincide con un momento nel quale il corpo della Chiesa appare in grande difficoltà, per non dire in crisi: è sotto gli occhi di tutti la scristianizzazione dell’Europa, il Continente il quale – checché se ne dica – proprio nel cristianesimo aveva avuto la sua identità e la sua unità culturale. Non sono un teologo e non potrei dire se tutto questo dimostri che le vie del Signore non sono le nostre vie. Ma da studioso laico della storia posso dire che la santità dei Papi è esplosa quando la Chiesa si è purificata dal potere temporale. Ci sarà pure un nesso.

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L’invito del card. Bergoglio: “Varcare la soglia della fede” https://www.lavoce.it/linvito-del-card-bergoglio-varcare-la-soglia-della-fede/ Thu, 02 May 2013 11:56:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16472 Papa-FrancescoUn omaggio ai tre grandi ultimi Pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco lo si può fare presentando la lettera (clicca qui per scaricare il testo integrale) che l’ancora card. Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha rivolto ai cristiani della grande arcidiocesi sudamericana ad appena 10 giorni dall’inizio dell’Anno della fede. La lettera, è intitolata Varcare la soglia della fede e porta la data del 1° ottobre 2012. Il titolo rimanda al magnifico libro-intervista Varcare la soglia della speranza, edito da Mondadori nel 1994. Si tratta di domande e risposte tra il noto giornalista cattolico Vittorio Messori e Giovanni Paolo II, che scrisse di proprio pugno le risposte alle domande poste dal giornalista su temi cruciali del cristianesimo e del mondo. Papa Wojtyla insiste sul tema della speranza, e nel libro risuona più volte l’invito lanciato agli uomini del nostro tempo all’inizio del suo pontificato e ribadito con forza nella sua prima enciclica, la Redemptor hominis del 4.3.1979: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Il card. Bergoglio, in continuità con il messaggio di Giovanni Paolo II, pone l’accento sulla fede e invita quindi a “varcare la soglia della fede”. Mi sia consentito completare il quadro delle tre virtù cardinali citando la bellissima enciclica di Benedetto XVI, anch’essa la prima del suo pontificato: la Deus caritas est del Natale 2005. Così il quadro è completo, il programma proposto magnifico: l’invito cioè a varcare la soglia dell’amore (Benedetto XVI), la soglia della speranza (Giovanni Paolo II) e la soglia della fede (card. Bergoglio, ora Papa Francesco).

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Il miracolo ritrovato https://www.lavoce.it/il-miracolo-ritrovato/ Thu, 01 Jul 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8579 Un’estate di miracoli e prodigi, quella vissuta in città ed in alcuni centri della diocesi oltre due secoli fa, ricostruita con il corredo di documenti nella pubblicazione Gli occhi di Maria su Gubbio – Eventi, documenti, riflessioni e immagini della sconvolgente ondata di prodigi del 1796 edita dall’Associazione culturale Benedetto XVI. Si tratta di uno studio di Luigi Girlanda e Lamberto Padeletti (presidente e vicepresidente dell’associazione) e don Claudio Crescimanno (collaboratore della rivista di apologetica Il Timone), presentato dagli autori in una affollatissima sala convegni dell’hotel Beniamino Ubaldi.

A partire dalla mattina del 9 luglio del 1796, alcune immagini della Madonna iniziarono misteriosamente ad animarsi, muovendo gli occhi, la bocca e perfino cambiando espressione del volto. I fenomeni continuarono, alla presenza di numerosissimi testimoni, per circa due mesi; furono accompagnati anche da diverse guarigioni improvvise e perfino da un’apparizione della Vergine a una pastorella. Il vescovo di allora, monsignor Ottavio Angelelli, testimone oculare di alcuni episodi, ne accreditò la veridicità attraverso una scrupolosa inchiesta canonica, i cui documenti – analizzati dagli autori del volume – sono conservati presso l’Archivio vescovile diocesano.

Il libro è accompagnato da un “Invito alla lettura” di Vittorio Messori, lo scrittore cattolico più tradotto al mondo: “ Volesse Dio – scrive Messori – che altri libri fossero altrettanto chiari, sintetici, precisi! Non soltanto la fede, ma anche le ragioni della storia e della cultura imponevano di interrompere un silenzio inspiegabile – e in qualche modo colpevole, almeno per i credenti – sugli eventi dell’estate del 1796. Una serie di fatti misteriosi e al contempo espliciti che, come giustamente si ribadisce, costituiscono un unicum nella storia della Chiesa, ma che il tempo aveva ricoperto con il suo oblio”. La pubblicazione è arricchita da un album fotografico con i luoghi e le immagini protagoniste dei miracoli. “Il nostro intento – spiegano gli autori – è quello di far luce su uno dei più sconvolgenti prodigi che la Madonna, compatrona della città con sant’Ubaldo, ha voluto operare nella nostra città”. Girlanda e Padeletti auspicano che il loro lavoro “possa essere occasione per il tempestivo ed entusiastico ripristino della perduta tradizione di festeggiare ogni anno l’anniversario dell’inizio dei prodigi, il 9 luglio, con il suono a festa di tutte le campane della città”.

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La grande apostasia https://www.lavoce.it/la-grande-apostasia/ Thu, 24 Jan 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6403 Ne avevo sentito parlare, ma solo adesso intuisco in che cosa consiste. ‘Grande apostasia’. In TV ne ho sentito parlare da Vittorio Messori new look, da Claudio Brachino, povero figlio, e da quell’altra povera figlia, quella che conduce ‘Vite straordinarie’: tenuta a bagnomaria nel sensazionalismo, la religione diventa ‘ un’altra cosa. La ‘grande apostasia’. Ne hanno parlato -mi pare- diversi veggenti, anche di apparizioni mariane credibili. Ma in che cosa consiste? Sabato 19 gennaio ho intuito la risposta. ‘9 01 08: un’associazione culturale cattolica neonata (per amore di patria ne ometto il nome) ci ha convocato, qui a Gubbio, per ascoltare un Reverendo (per amore di casta ne ometto nome e cognome) che avrebbe parlato’el ‘Fumo di Satana’. Inguainato in una tonaca da Concilio di Trento, con un linguaggio preciso e deciso, il Reverendo ha affascinato una platea di giovani; io, rannicchiato in penultima fila, basivo ‘come un pulcin bagnato’, per dirla col Manzoni. Davanti ai miei occhi si disegnava una visione del mondo di taglio esorcistico, diametralmente opposta a quella del Concilio. A fine conferenza, terminati gli applausi, io ho denunciato la mia angoscia. Ho detto che anche io -ovviamente- credo in questa misteriosa presenza di taglio personale che ‘aleggia fra cielo e terra’, ma mi aveva turbato la spaventosa chiarezza con cui il reverendo ne aveva parlato. E che interpretare il mondo come’n campo di battaglia dove l’esercito degli angeli e degli uomini buoni si scontra con quello dei demoni’e degli uomini cattivi è contro il Concilio, che ci ha chiesto di prendere’ le distanze dal mondo come mentalità, ma ci ha chiesto di amare senza condizioni il mondo come insieme di uomini. E che individuare l’apice della storia umana nell’immagine tutta apocalittica del mondo che sprofonda nel lago di fuoco è un’ingiuria a Matteo 25, che, prima in positivo, poi riproponendone il negativo fotografico, condensa l’ultimo atto della storia nel plauso accogliente di Dio a chi ha sfamato chi aveva fame, e a chi ha visitato chi era in carcere, e a chi… Ho detto altro, su questa tonalità. Mi hanno applaudito in cinque. Forte, ma in cinque. ‘Replicando’ (?!) fra gli applausi, il reverendo ha ribadito quanto aveva detto. E che quello della CEI non è il ‘vero catechismo’. E che tutta la Bibbia va presa ugualmente sul serio (con buona pace della dottrina dei generi letterari). E che l’apologetica vale più della testimonianza. Nemmeno una parola sulla cancellazione dell’interpretazione del mondo insegnata dal Concilio. Eccola, la ‘grande apostasia’. Rinnegano il Concilio. O perché diabolico (come dicono in privato) o perché ‘esclusivamente pastorale’: come se la pastorale potesse prescindere dalla teologia. ‘Diabolico’. ‘Esclusivamente pastorale’. Più che il fumo, è il pestilenziale’rofumo di Satana a dare fiato al fallimentare tentativo di cassazione del massimo atto di autocoscienza della Chiesa di oggi.

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Memoria dell’evento miracoloso del 9 luglio 1796 alla chiesa dei Bianchi https://www.lavoce.it/memoria-dellevento-miracoloso-del-9-luglio-1796-alla-chiesa-dei-bianchi/ Fri, 23 Jul 2004 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3939 Quando le truppe di Napoleone Bonaparte invasero lo Stato pontificio (1796), centinaia di statue e altre immagini di Maria cominciarono ad animarsi misteriosamente. Le autorità religiose aprirono un rigoroso processo, ascoltando testimoni ed uomini di scienza. Alla fine, la sentenza non poté esitare: davvero Maria aveva voluto testimoniare la sua protezione per le città minacciate dalle armate napoleoniche. Anche Gubbio fu tra le città protagoniste di questi eventi prodigiosi, come ricordano Vittorio Messori e Rino Cammilleri in un libro dedicato a questo argomento, e come è testimoniato da documenti dell’epoca conservati presso l’archivio della diocesi, compresa una dettagliata “Relazione” a stampa, stesa dal proposto della cattedrale Ignazio Ondedei, e dal vescovo di allora, mons. Ottavio Angelelli, testimone oculare di quasi tutti i prodigi avvenuti in città.

Tutto inizia la mattina di sabato 9 luglio 1796 presso la chiesa di Santa Maria dei Bianchi, in piazza 40 Martiri. Alcune bambine sostano in preghiera insieme alla maestra davanti a una statua della Vergine (nella foto Gavirati), quando la più piccola si accorge che la statua apre e chiude gli occhi, muove le pupille. I genitori però le credono, la voce si è sparsa per tutta la città e la mattina del 12 luglio, il miracolo si ripete verso mezzogiorno dinanzi ad un gruppo di persone che avevano chiesto di vedere la statua della Madonna. La statua di Maria apre e chiude le palpebre, muove ripetutamente le pupille fissandole su tutti i presenti, inizia a sorridere amorevolmente e cambia il colore del volto. Uno dei presenti alla vista di questo incredibile prodigio sviene ai piedi dell’altare. Avvisato, giunge anche il vescovo Ottavio Angelelli, in abito prelatizio, insieme al suo vicario generale e a numerosi altri ecclesiastici. Non può che costatare quanto visto da tutti: la statua continua a muoversi. Si decide allora di trasferirla presso la vicina chiesa di San Francesco; si verificano guarigioni istantanee di diversi malati.

Il Vescovo ordina che si inizi un triduo solenne per la Madonna del Carmine, che si festeggia il 16 luglio, e che si faccia una processione per tutta la città con la statua della Vergine. Il prodigio continua inarrestabile, e si estende ad altre immagini e statue. In tutto se ne conteranno 13 a Gubbio, più altre due nei paesi di Scheggia e Pergola. Fino a una trentina di anni fa, ogni 9 luglio le campane della chiesa dei Bianchi suonavano a festa, anche se pochi sapevano il perché. La statua ora giace presso il museo diocesano. È tempo che gli eugubini riscoprano questo tesoro di grazia che Maria ha donato oltre due secoli fa.

Quando la Vergine osservò il Vescovo da un arazzo

Quello verificatosi nella chiesa dei Bianchi e confermato da una nutrita serie di atti inconfutabili, è stato seguito da altri episodi eccezionali. Insomma non è l’unico miracolo del periodo. I documenti rinvenuti e consultati durante la ricerca ne narrano degli altri, suggestivi e degni di essere conosciuti. La mattina del 21 luglio il vescovo Angelelli si accorge che anche un’immagine di Maria su un arazzo, conservata in una delle camere dell’episcopio, muove sensibilmente le pupille e le palpebre. Come racconta la “Relazione” stessa un mese dopo, il 21 agosto 1796, molti ecclesiastici, cavalieri, cittadini e artieri poterono costatare il fatto. Fu condotta un’analisi scrupolosissima riferita alla tessitura dell’arazzo dallo stesso mons. Angelelli per escludere ogni possibile frode o illusione ottica.

Impossibile dubitare. Sulla veridicità di questi fatti non si può sollevare nessuna ragionevole obiezione. Mai infatti nella storia della Chiesa un prodigio ebbe la possibilità di essere costatato da un così elevato numero di testimoni per un tempo così prolungato. Ancora oggi chiunque lo desideri può andare a vedere le relazioni giurate dei testimoni oculari (tra cui, è bene ripeterlo, diversi atei dichiarati), alcune delle quali, per i fatti di Gubbio, sono conservate nell’archivio della nostra diocesi. Oggi di quegli incredibili eventi avvenuti nella nostra città quasi nessuno conserva memoria. Possibile che Gubbio, la città della riconciliazione e della pace, consacrata da anni al cuore immacolato di Maria, non faccia memoria di questo meraviglioso prodigio di Colei che è invocata con il titolo di Regina della pace? Mai infatti nella storia della Chiesa un prodigio ebbe la possibilità di essere costatato da un così elevato numero di testimoni per un tempo così prolungato. È bene che qualche iniziativa venga proposta ed adottata.

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Le voci e gli umori della città dopo la giornata del 24 gennaio https://www.lavoce.it/le-voci-e-gli-umori-della-citta-dopo-la-giornata-del-24-gennaio/ Fri, 01 Feb 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2189 Nel primo “week end” dopo la storica giornata del 24 gennaio, in una città semideserta, attraversata soltanto da qualche sparuto gruppo di pellegrini e di turisti immancabilmente giapponesi, non è stato facile cogliere e registrare l’eco del grandioso evento vissuto, anzi da taluni subìto, appena da poche ore. Molte voci erano sinceramente commosse e permeate dello spirito di fratellanza e di concordia innescato, ancora una volta, dal carisma formidabile del Santo Padre; altre,- soprattutto quelle della gente semplice che ha partecipato alla preghiera con ammirevole sintonia,- esprimevano affetto e riconoscenza per l’impegno profuso in favore della pace e per l’attenzione riservata ad Assisi; altre ancora, condividendo le riserve espresse nel corso del collegamento televisivo dallo scrittore Vittorio Messori, avanzavano la preoccupazione di un effetto negativo – di sincretismo – percepito dal grande pubblico che potrebbe pensare che tutte le religioni, in fondo, sono uguali; altre, in maniera più pedestre, si preoccupavano del fatto che la città “blindata” per ovvie esigenze di sicurezza fosse stata privata dello straordinario afflusso di pubblico che sarebbe stato logico attendersi come conseguenza dell’evento.

Qualche commento piuttosto acre riguardava la spesa ingente della gigantesca tensostruttura della quale si è stentato a capire l’effettiva utilità; si è sentito perfino chi si lamentava perché erano stati sigillati, lungo il percorso, i tombini delle fognature e le cassette postali. In compenso altre voci, largamente maggioritarie, hanno espresso soddisfazione per l’efficienza discreta con cui le forze dell’ordine hanno assicurato alla giornata uno svolgimento tranquillo e privo di rischi.

Soddisfazione è derivata dal “maquillage” straordinario che ha riguardato segnaletica e pavimentazione stradale e dalla manutenzione, opportuna, della vegetazione delle pendici adiacenti al tracciato dell’itinerario degli illustri ospiti: qualcuno ha però aggiunto che ciò dovrebbe avvenire anche senza la concomitanza di eventi eccezionali. E’ piaciuta, comunque, la città bella e pulita. C’è chi ha preferito seguire i vari momenti dell’incontro di preghiera godendo delle riprese televisive che meritavano di essere registrate per conservarne nel tempo la memoria e la documentazione. Altri stanno facendo incetta di tutti i giornali e delle riviste che hanno trattato e tratteranno di questa nuova “giornata di Assisi” consapevoli come sono che, a prescindere dai suoi effetti concreti sulle tante crisi che in tanti Paesi attanagliano il presente, questa resterà scolpita nel vissuto della comunità. Tutti, o quasi, anche fuori dei monasteri, hanno compreso la fondamentale ed insostituibile forza della preghiera come risorsa capace di unire tutti i credenti.

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I cristiani celebrano la risurrezione di Cristo nello stesso giorno https://www.lavoce.it/i-cristiani-celebrano-la-risurrezione-di-cristo-nello-stesso-giorno/ Wed, 11 Apr 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1480 Fin dall’inizio della storia cristiana si è posta la questione nella data della Pasqua. Per essa, alla fine del secondo secolo si è rischiato persino lo scisma tra Roma e le Chiese dell’Asia minore. Furono il concilio di Nicea (325) e l’autorità di Costantino a stabilire che fosse celebrata da tutte le Chiese nella prima domenica dopo il plenilunio di primavera e solo nel 387 si ebbe una celebrazione unitaria. Ma la questione si ripropose nel XVI secolo quando Gregorio XIII, in base a rigorosi calcoli astronomici, fece la riforma del calendario, correggendo il precedente calendario giuliano fissato da Giulio Cesare nel 46 a.C. “Da quella data, e cioè dal 1582 la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse non celebrano più la ricorrenza pasquale nello stesso giorno.E’ una dolorosa ed incongruente esperienza spirituale ed è un fatto di universale e scandalosa evidenza, che incide sull’esistenza storica della Chiesa” (Vittorio Peri, Due date un’unica pasqua). Il calendario gregoriano si è imposto ovunque a livello civile. Vi hanno aderito gli inglesi nel XVIII secolo e gli stessi comunisti russi due anni dopo la rivoluzione del 1917. Basterebbe seguire la scienza astronomica, cioè il sole, come afferma l’astronomo Paolo Maffei, per risolvere la questione. Ma non è un mistero che alcuni abbiano preferito essere in disaccordo con il sole piuttosto che in accordo con Roma. Pazienza! E’ la forza di un tradizionalismo fossile riaffermato con puntigliosa monotonia. Erano i tempi in cui si cercava piuttosto ciò che distingue e divide, piuttosto che ciò che unisce. Finalmente, quest’anno 2001, inizio del secolo e del millennio, la data, per ragioni indipendenti da umana volontà, e per la sola fortuita coincidenza dei due calendari liturgici, la data della Pasqua è comune a cattolici e ortodossi. Ne gioisce l’intera cristianità e non solo quei patiti affetti da “buonismo ecumenico” di cui parla Messori nel Corriere della Sera di Domenica scorsa in un articolo improntato a rassegnato realismo. La ricerca di una data non è decisiva per le sorti del cristianesimo nel mondo, che cammina nella storia con la forza dello Spirito nonostante le contraddizioni degli uomini e secondo la logica della croce. Ma è pure un segno di unità visibile che i cristiani devono ricercare non frapponendo ostacoli all’azione della grazia e cercando di leggere con attenzione i segni dei tempi, non solo, quelli astronomici e atmosferici (Mt 16,2-3). Vi sono, infatti, segni ancora più evidenti che reclamano maggiore attenzione da parte delle Chiese, quelli che provengono da un’umanità in attesa di un messaggio di vita e di risurrezione, l’annunzio pasquale, proclamato senza ambiguità e incertezze e testimoniato con un cuore solo e un’anima sola. Già il Concilio Vaticano II ha espresso il “desiderio di molti di veder assegnata la festa di Pasqua ad una determinata domenica e di adottare un calendario fisso… purché vi sia l’assenso di coloro che ne sono interessati, soprattutto i fratelli separati dalla comunione con la Sede Apostolica”. Da allora si sono svolti numerosi dialoghi negli incontri interconfessionali e sono state formulate delle ipotesi, ma nessuna conclusione è prevedibile nell’immediato, tranne l’azione dello Spirito che può in ogni momento aprire percorsi inesplorati nell’irreversibile cammino delle Chiese verso la piena comunione dell’unico Corpo del Cristo risorto.

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