vita consacrata Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vita-consacrata/ Settimanale di informazione regionale Wed, 31 Jan 2024 14:23:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg vita consacrata Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vita-consacrata/ 32 32 Tre eventi diocesani previsti per l’inizio di febbraio https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/ https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/#respond Wed, 31 Jan 2024 14:23:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74746 eventi diocesani

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, si appresta a celebrare tre eventi all' inizio del mese di febbraio.

La forza della vita ci sorprende. La testimonianza di come Prendersi cura della Vita.

Il primo dei tre eventi, la 46sima Giornata nazionale per la Vita 2024 vedrà due iniziative: giovedì primo febbraio, alle ore 21, Pregare per la Vita, con l’adorazione eucaristica animata presso la chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia; domenica 4 febbraio, alle ore 18, Celebrare la Vita e Prendersi cura della Vita, presso la chiesa parrocchiale dei Ss. Severo e Agata al Girasole a San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica e a seguire la testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, della Casa Caritas Il Casolare a Sanfatucchio di Castiglione del Lago.

La loro testimonianza incarna il tema della giornata, La forza della vita ci sorprende, ed è esempio di quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente (dal messaggio della Cei per questa 46sima Giornata nazionale).

La Giornata per la Vita nell’Archidiocesi perugino-pievese è promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare, dalla Federazione Umbria del Movimento per la Vita, dalla Caritas diocesana e dalla Sezione di Perugia Vittorio Trancanelli dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani).

La Giornata della vita consacrata

Il secondo dei tre eventi, nel giorno della festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, venerdì 2 febbraio, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, si ritroveranno le comunità e le congregazioni di religiosi e di religiose e di vita consacrata presenti nell’Archidiocesi per la loro annuale Giornata. Presiederà la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario episcopale per la Vita consacrata monsignor Vittorio Gepponi.

Per l’occasione verranno ricordati i giubilei di professione religiosa di suor Mary Angela Ojaibor, delle Suore del Cuore Eucaristico di Gesù, che ricorda il 25simo anniversario, di fra Luigi Napolitano (Ofm) e di fra Alessandro Cardello (Ofm), della comunità dei Cappellani dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, che ricordano il 25simo anniversario, e di suor Maria Elena Fantarillo, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che ricorda il suo 60esimo di professione.

"Ci uniamo a loro nel ringraziare il Signore per il dono della fedeltà, lo preghiamo perché li ricolmi dei suoi doni di grazia e porgiamo a tutti carissimi auguri- annunciano la segretaria suor Nicoletta e il Consiglio diocesano dell’USMI, l’Unione Superiori Maggiori d’Italia, invitando l’intera comunità diocesana ad unirsi a loro nella preghiera- per invocare dal Signore, insieme alla Chiesa universale, sante vocazioni alla vita di speciale consacrazione".

Attualmente nell’Archidiocesi perugino-pievese sono presenti cinquantanove famiglie religiose (sedici maschili di cui una di clausura e quarantatre femminili di cui venti comunità, diciotto congregazioni e cinque monasteri di clausura), per più di duecentosettanta membri (centottantotto religiose).

La Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali.

Il terzo dei tre eventi, la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 24 gennaio, a Perugia, posticipata a sabato 3 febbraio, alle ore 11, nella Sala San Francesco del palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre, 6).

L’appuntamento di quest’anno si presenta come una novità assoluta. La giornata, infatti, sarà celebrata insieme dai vescovi di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, e di Città di Castello e di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini.

Una scelta non occasionale ma frutto e segno della comunione ecclesiale che lega la diocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve con le diocesi suffraganee di Gubbio e Città di Castello.

L’incontro è organizzato dagli Uffici pastorali per le Comunicazioni sociali delle tre Chiese diocesane, in collaborazione con Ucsi Umbria, l'Unione cattolica della stampa italiana, e si aprirà con un momento di preghiera. Interverranno i due vescovi e un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria a cui seguirà un tempo di dialogo tra operatori dei media.

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eventi diocesani

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, si appresta a celebrare tre eventi all' inizio del mese di febbraio.

La forza della vita ci sorprende. La testimonianza di come Prendersi cura della Vita.

Il primo dei tre eventi, la 46sima Giornata nazionale per la Vita 2024 vedrà due iniziative: giovedì primo febbraio, alle ore 21, Pregare per la Vita, con l’adorazione eucaristica animata presso la chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia; domenica 4 febbraio, alle ore 18, Celebrare la Vita e Prendersi cura della Vita, presso la chiesa parrocchiale dei Ss. Severo e Agata al Girasole a San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica e a seguire la testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, della Casa Caritas Il Casolare a Sanfatucchio di Castiglione del Lago.

La loro testimonianza incarna il tema della giornata, La forza della vita ci sorprende, ed è esempio di quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente (dal messaggio della Cei per questa 46sima Giornata nazionale).

La Giornata per la Vita nell’Archidiocesi perugino-pievese è promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare, dalla Federazione Umbria del Movimento per la Vita, dalla Caritas diocesana e dalla Sezione di Perugia Vittorio Trancanelli dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani).

La Giornata della vita consacrata

Il secondo dei tre eventi, nel giorno della festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, venerdì 2 febbraio, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, si ritroveranno le comunità e le congregazioni di religiosi e di religiose e di vita consacrata presenti nell’Archidiocesi per la loro annuale Giornata. Presiederà la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario episcopale per la Vita consacrata monsignor Vittorio Gepponi.

Per l’occasione verranno ricordati i giubilei di professione religiosa di suor Mary Angela Ojaibor, delle Suore del Cuore Eucaristico di Gesù, che ricorda il 25simo anniversario, di fra Luigi Napolitano (Ofm) e di fra Alessandro Cardello (Ofm), della comunità dei Cappellani dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, che ricordano il 25simo anniversario, e di suor Maria Elena Fantarillo, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che ricorda il suo 60esimo di professione.

"Ci uniamo a loro nel ringraziare il Signore per il dono della fedeltà, lo preghiamo perché li ricolmi dei suoi doni di grazia e porgiamo a tutti carissimi auguri- annunciano la segretaria suor Nicoletta e il Consiglio diocesano dell’USMI, l’Unione Superiori Maggiori d’Italia, invitando l’intera comunità diocesana ad unirsi a loro nella preghiera- per invocare dal Signore, insieme alla Chiesa universale, sante vocazioni alla vita di speciale consacrazione".

Attualmente nell’Archidiocesi perugino-pievese sono presenti cinquantanove famiglie religiose (sedici maschili di cui una di clausura e quarantatre femminili di cui venti comunità, diciotto congregazioni e cinque monasteri di clausura), per più di duecentosettanta membri (centottantotto religiose).

La Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali.

Il terzo dei tre eventi, la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 24 gennaio, a Perugia, posticipata a sabato 3 febbraio, alle ore 11, nella Sala San Francesco del palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre, 6).

L’appuntamento di quest’anno si presenta come una novità assoluta. La giornata, infatti, sarà celebrata insieme dai vescovi di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, e di Città di Castello e di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini.

Una scelta non occasionale ma frutto e segno della comunione ecclesiale che lega la diocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve con le diocesi suffraganee di Gubbio e Città di Castello.

L’incontro è organizzato dagli Uffici pastorali per le Comunicazioni sociali delle tre Chiese diocesane, in collaborazione con Ucsi Umbria, l'Unione cattolica della stampa italiana, e si aprirà con un momento di preghiera. Interverranno i due vescovi e un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria a cui seguirà un tempo di dialogo tra operatori dei media.

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Giornata della Vita Consacrata celebrata in Cattedrale dall’arcivescovo Ivan Maffeis https://www.lavoce.it/giornata-della-vita-consacrata-celebrata-dallarcivescovo-ivan-maffeis/ Fri, 03 Feb 2023 13:19:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70394 eremo di montecorona terremoto

"Cari fratelli e care sorelle, il primo pensiero è di ringraziamento al Signore per la vostra presenza: non mi riferisco semplicemente a questa celebrazione nella Giornata a voi dedicata, ma a quello che rappresentate per l’intera comunità ecclesiale, e per lo stesso vivere sociale, nella varietà dei carismi e delle istituzioni di cui siete espressione".

Così ha esordito l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della celebrazione eucaristica per la Giornata della Vita Consacrata, giovedì 2 febbraio, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia (il testo integrale dell’omelia è sul sito: www.diocesi.perugia.it - sezione arcivescovo-omelie).

La celebrazione ha visto una buona partecipazione di religiosi e religiose in rappresentanza delle quarantatre comunità di vita consacrata (diciassette maschili e ventisei femminili) di cui sei di clausura (una maschile) e varie esperienze laicali di consacrazione presenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, ha commentato monsignor Vittorio Gepponi, referente diocesano per la vita consacrata. Quella maschile di clausura dei Monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno è stata la prima che l’arcivescovo Maffeis ha incontrato il giorno del suo ingresso in diocesi, l’11 settembre 2022, presso l’Abbazia di Montecorona (vicino Umbertide).

"La nostra preghiera -ha proseguito monsignor Gepponi- vuol raggiungere anche coloro che, per età e condizioni di salute, non hanno la possibilità di essere qui: li sentiamo partecipi in maniera diversa, ma ugualmente vera, come sentiamo vicine spiritualmente le nostre sorelle claustrali".

Nel soffermarsi sul viaggio di Papa Francesco di questi giorni in terra d’Africa, l’arcivescovo Maffeis ha detto:

"Riporta l’attenzione sul dramma di popolazioni provate negli anni da conflitti che hanno fatto milioni di vittime, di sfollati e rifugiati, di bambini-soldato. In un tale contesto risplende con forza ancora maggiore la generosità di consacrati e consacrate che, per quanto esposti a sequestri, violenze e attentati, non rinunciano a spendersi per il Regno".

Monsignor Maffeis, concludendo l’omelia, ha evidenziato il primato di Dio che testimoniano i consacrati e le consacrate, rivolgendosi a loro con queste parole:

"Lo sappiamo per esperienza, quando si riconosce questo fuoco, ecco che arriva a riscaldare e illuminare i rapporti, le relazioni con gli altri: penso alle mille forme con cui i vostri carismi si sono incarnati, secondo modalità e compiti che altro non sono che declinazioni del primo verbo evangelico: sono voci del verbo servire.

Voi questo servizio l’avete praticato dando alla vostra vita la forma del Vangelo e quindi l’attenzione ai bisognosi. Vivendo con umiltà e fiducia questo primato di Dio, potremo affrontare insieme con serenità anche il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Non scoraggiatevi mai! Il Signore è fedele".

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eremo di montecorona terremoto

"Cari fratelli e care sorelle, il primo pensiero è di ringraziamento al Signore per la vostra presenza: non mi riferisco semplicemente a questa celebrazione nella Giornata a voi dedicata, ma a quello che rappresentate per l’intera comunità ecclesiale, e per lo stesso vivere sociale, nella varietà dei carismi e delle istituzioni di cui siete espressione".

Così ha esordito l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della celebrazione eucaristica per la Giornata della Vita Consacrata, giovedì 2 febbraio, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia (il testo integrale dell’omelia è sul sito: www.diocesi.perugia.it - sezione arcivescovo-omelie).

La celebrazione ha visto una buona partecipazione di religiosi e religiose in rappresentanza delle quarantatre comunità di vita consacrata (diciassette maschili e ventisei femminili) di cui sei di clausura (una maschile) e varie esperienze laicali di consacrazione presenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, ha commentato monsignor Vittorio Gepponi, referente diocesano per la vita consacrata. Quella maschile di clausura dei Monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno è stata la prima che l’arcivescovo Maffeis ha incontrato il giorno del suo ingresso in diocesi, l’11 settembre 2022, presso l’Abbazia di Montecorona (vicino Umbertide).

"La nostra preghiera -ha proseguito monsignor Gepponi- vuol raggiungere anche coloro che, per età e condizioni di salute, non hanno la possibilità di essere qui: li sentiamo partecipi in maniera diversa, ma ugualmente vera, come sentiamo vicine spiritualmente le nostre sorelle claustrali".

Nel soffermarsi sul viaggio di Papa Francesco di questi giorni in terra d’Africa, l’arcivescovo Maffeis ha detto:

"Riporta l’attenzione sul dramma di popolazioni provate negli anni da conflitti che hanno fatto milioni di vittime, di sfollati e rifugiati, di bambini-soldato. In un tale contesto risplende con forza ancora maggiore la generosità di consacrati e consacrate che, per quanto esposti a sequestri, violenze e attentati, non rinunciano a spendersi per il Regno".

Monsignor Maffeis, concludendo l’omelia, ha evidenziato il primato di Dio che testimoniano i consacrati e le consacrate, rivolgendosi a loro con queste parole:

"Lo sappiamo per esperienza, quando si riconosce questo fuoco, ecco che arriva a riscaldare e illuminare i rapporti, le relazioni con gli altri: penso alle mille forme con cui i vostri carismi si sono incarnati, secondo modalità e compiti che altro non sono che declinazioni del primo verbo evangelico: sono voci del verbo servire.

Voi questo servizio l’avete praticato dando alla vostra vita la forma del Vangelo e quindi l’attenzione ai bisognosi. Vivendo con umiltà e fiducia questo primato di Dio, potremo affrontare insieme con serenità anche il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Non scoraggiatevi mai! Il Signore è fedele".

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Ordinazione diaconale di Francesco Meschini alla chiesa di Sant’Antonio https://www.lavoce.it/ordinazione-diaconale-di-francesco-meschini-alla-chiesa-di-santantonio-a-narni-scalo/ Thu, 24 Nov 2022 14:18:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69357 ordinazione diaconale

La Chiesa diocesana è in festa per l’ordinazione a diacono permanente di Francesco Meschini, che riceverà la consacrazione domenica 27 novembre alle ore 17.30 nella chiesa di Sant’Antonio di Padova a Narni scalo, per imposizione delle mani del vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Francesco Antonio Soddu.

Il diaconato è il ministero ecclesiale che impegna nel servizio della proclamazione della parola di Dio, nella celebrazione della liturgia e nella premura verso i più poveri e deboli. Al diacono permanente viene affidato, secondo le esigenze, uno specifico servizio ministeriale nella comunità ecclesiale da svolgere secondo la spiritualità del servizio per il bene degli uomini.

Francesco Meschini, originario di Corciano, ha 62 anni; è laureato in scienze geologiche. È sposato ed ha due figli. Ha lavorato come libero professionista e presso la Regione dell’Umbria, successivamente nella Calce San Pellegrino S.p.A.

Da sempre è vissuto a Narni scalo con i suoi genitori, una famiglia credente e praticante. Da giovanissimo è entrato a far parte della comunità ecclesiale, soprattutto nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Narni Scalo. Il desiderio di vivere la sua vocazione battesimale lo ha portato a frequentare e a ricevere sostegno e testimonianza in alcune realtà ecclesiali: il Gruppo Scout, la Comunità Tenda del Magnificat, i Cursillos e nel Cammino Neocatecumenale. La sua disponibilità a servire nella Chiesa, lo ha portato ad accogliere incarichi, parrocchiali e diocesani, nella pastorale famigliare, per preparare le coppie di fidanzati al matrimonio e i genitori che chiedono il Battesimo per i propri figli.

Nel 2000 matura la consapevolezza di essere chiamato al diaconato e, grazie ad un costante discernimento e agli studi presso l’Istituto Teologico della Diocesi di Rieti, prima dell'ordinazione, ha ricevuto negli anni i ministeri preparatori del lettorato e dell’accolitato. 

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ordinazione diaconale

La Chiesa diocesana è in festa per l’ordinazione a diacono permanente di Francesco Meschini, che riceverà la consacrazione domenica 27 novembre alle ore 17.30 nella chiesa di Sant’Antonio di Padova a Narni scalo, per imposizione delle mani del vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Francesco Antonio Soddu.

Il diaconato è il ministero ecclesiale che impegna nel servizio della proclamazione della parola di Dio, nella celebrazione della liturgia e nella premura verso i più poveri e deboli. Al diacono permanente viene affidato, secondo le esigenze, uno specifico servizio ministeriale nella comunità ecclesiale da svolgere secondo la spiritualità del servizio per il bene degli uomini.

Francesco Meschini, originario di Corciano, ha 62 anni; è laureato in scienze geologiche. È sposato ed ha due figli. Ha lavorato come libero professionista e presso la Regione dell’Umbria, successivamente nella Calce San Pellegrino S.p.A.

Da sempre è vissuto a Narni scalo con i suoi genitori, una famiglia credente e praticante. Da giovanissimo è entrato a far parte della comunità ecclesiale, soprattutto nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Narni Scalo. Il desiderio di vivere la sua vocazione battesimale lo ha portato a frequentare e a ricevere sostegno e testimonianza in alcune realtà ecclesiali: il Gruppo Scout, la Comunità Tenda del Magnificat, i Cursillos e nel Cammino Neocatecumenale. La sua disponibilità a servire nella Chiesa, lo ha portato ad accogliere incarichi, parrocchiali e diocesani, nella pastorale famigliare, per preparare le coppie di fidanzati al matrimonio e i genitori che chiedono il Battesimo per i propri figli.

Nel 2000 matura la consapevolezza di essere chiamato al diaconato e, grazie ad un costante discernimento e agli studi presso l’Istituto Teologico della Diocesi di Rieti, prima dell'ordinazione, ha ricevuto negli anni i ministeri preparatori del lettorato e dell’accolitato. 

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XXVI Giornata per la vita consacrata celebrata nelle cattedrali di Perugia e Terni https://www.lavoce.it/xxvi-giornata-per-la-vita-consacrata-celebrata-nelle-cattedrali-di-perugia-e-terni/ Thu, 03 Feb 2022 14:06:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64824 Giornata per la vita consacrata

"La gioiosa preghiera di Simeone ed Anna, nella festa della Presentazione del Signore, sintetizza bene la vita e la missione dei consacrati. La vostra presenza è provvidenziale perché essa è di per sé stesso una testimonianza che ci date e un rendere grazie al Signore, per il dono della vostra vocazione".

Così ha esordito nella sua omelia il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel rivolgersi a più di centoventi religiosi e religiose (in rappresentanza di quaranta comunità di vita consacrata presenti in diocesi), durante la concelebrazione eucaristica nella Cattedrale di San Lorenzo, la sera del 2 febbraio, 26sima Giornata per la vita consacrata. A concelebrare sono stati il vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, il vicario episcopale per la vita consacrata, monsignor Vittorio Gepponi, l’arciprete della cattedrale, monsignor Fausto Sciurpa, e diversi sacerdoti religiosi.

Testimoni gioiosi del Regno

 "Con la vostra vigilanza e operosità -ha proseguito il cardinale- voi consacrati siete una sfida per il mondo e per la Chiesa. Infatti, vivendo intensamente il tempo presente, voi potete dire una parola rassicurante agli uomini e alle donne di oggi, così ripiegati su sé stessi, anche per causa della pandemia, testimoniando serenamente che non si deve vivere nella paura di un mondo che finisce, ma nell’attesa del Signore che viene. Non si deve attendere con angoscia una catastrofe universale, ma una nuova creazione; non si deve temere il baratro del nulla, ma aspettare il fiorire dell’eternità. Ho sempre creduto fermamente a questa convinzione, ve l’ho più volte manifestata, che voi siete testimoni gioiosi del Regno che viene".

Indicatori della vera bussola

"Per lo stile peculiare, che vi caratterizza, voi consacrate e consacrati rendete inscindibile il legame tra il Seguimi, rivolto da Gesù ai primi chiamati, e l’incessante invocazione della Chiesa: Vieni Signore Gesù!. Questa invocazione voi sempre la ripresentate, al popolo di Dio, che la ripete durante la Santa Messa con l’acclamazione nell’attesa della Tua venuta. Alla gente, spesso in ricerca di strade sbagliate, che possono anche portare al nulla, voi fratelli e sorelle indicate nel Vangelo la vera bussola che orienta verso il Regno dei Cieli camminando nella quotidiana pazienza, nella speranza e nell’amore premuroso verso tutti. Ciascuno di voi sia lampada che arde, in seno al popolo di Dio e davanti al mondo, mostrando che il Signore è il primo nella vita di ciascuno e che, scegliendo Cristo, ci si ritrova fratelli e sorelle al di là delle razze e delle culture.

Questo è un esempio luminoso per l’umanità sempre più divisa e attraversata da odi e rancori, che seminano morte un po’ ovunque".

Il dono della fedeltà

 Il cardinale Bassetti, commentando le parole del Papa, anch’egli ha raccomandato, soprattutto alle giovani generazioni di consacrati, fedeltà e perseveranza. E, parafrasando Papa Francesco, ha detto

"In questo momento la fedeltà è messa alla prova… siamo di fronte ad una emorragia che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa: gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono dopo un discernimento serio, di non avere mai avuto la vocazione. Però altri, che l’avevano, col passare del tempo sono venuti meno alla fedeltà. Il dono della fedeltà si manifesta nella gioia della perseveranza".

Il sinodo, maggiore ascolto

 Il cardinale, soffermandosi sul Sinodo della Chiesa universale, ha ricordato ai consacrati e alle consacrate, che ci invita a ripartire da Cristo, ascoltando la sua parola e le voci dei nostri fratelli. Purtroppo, sarebbe inutile nasconderlo, la vita consacrata conosce oggi tempi non facili per l’età avanzata di molti chiamati e per lo scarseggiare di vocazioni.

Concludendo l’omelia, Bassetti ha espresso soddisfazione nel vedere una nutrita presenza di giovani religiosi, avendo per loro e per i confratelli più anziani parole di incoraggiamento.

"Alle nuove generazioni di sacerdoti, religiose e religiosi, vorrei dire siate generosi seminatori di speranza. Gli anziani sono e devono essere considerati un tesoro per le loro comunità; ad essi è chiesto di accettare serenamente la loro condizione, anche nella necessità di dover passare il timone, felici, per aver lavorato per il regno di Dio nella radicale sequela del Signore e nell’obbedienza alla sua volontà".

Giornata per la Vita Consacrata celebrata anche nella Cattedrale di Terni

Celebrata in diocesi la 26sima Giornata per la Vita Consacrata con la Messa nella Cattedrale di Terni presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, con i religiosi e religiose delle varie congregazioni, ordini e istituti religiosi presenti in diocesi. La Chiesa celebra questa giornata il 2 febbraio, festa liturgica della Presentazione del Signore al Tempio, e vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore.

Il vescovo ha ringraziato tutti i religiosi e religiose per l’opera e la testimonianza portata in diocesi, specialmente coloro che sono venuti da lontano ad annunciare e il Vangelo e condividere la testimonianza dell’amore del Signore.

La liturgia è stata aperta del rito dell’aspersione delle candele con l'acqua benedetta, simbolo della luce di Cristo che illumina le genti, e con la processione dei celebranti lungo la navata centrale della cattedrale.

"Nella festa della Presentazione di Gesù al tempio -ha detto monsignor Soddu- vengono rilevati gli atteggiamenti dei personaggi evangelici, che esprimono il profondo desiderio di conoscere, di incontrare e di rendere lode a Dio. In modo particolare per coloro che, rispondendo alla chiamata del Signore, hanno inteso consacrare a lui la vita, deve essere sempre vivo l’elemento che accomuna queste tre realtà del conoscere, incontrare e rendere lode; questo elemento, appunto, è il desiderio.

Incontrare il Signore realmente, concretamente, nella preghiera, nell’Eucaristia e in tutto ciò che lega preghiera ed Eucaristia, ossia i rapporti interpersonali a partire dai più fragili. E tanto più si esercita e fortifica l’incontro, tanto più si tiene vivo il desiderio di conoscere, semplicemente per il fatto che questo equivale ad amare. Alimentiamo il desiderio di Dio attraverso il ricorso alla preghiera, anzi non al ricorso, ma alla costanza nella preghiera. Amiamo pertanto ogni dono, ogni proposta ci provenga da Lui, perché se così non fosse il nostro desiderio sarebbe falso. Il desiderio di conosce il Signore, di amarlo, si costruisce, si struttura e cresce con questi doni della sua presenza, la quale si esprime praticamente mediante il ministero e i compiti che egli ci affida tramite l’azione della Chiesa, attivando così e realizzando il desiderio di incontrarlo nella concretezza di tutto il nostro essere. Infine il desiderio di rendere lode sarà per noi il canto della vita, espressa nel nostro straordinario quotidiano: bella, luminosa, pura; ad immagine di Maria Santissima la quale si rallegra semplicemente per aver trovato grazia presso Dio".

In diocesi sono presenti circa ottanta religiosi e religiose, suddivisi in dodici comunità maschili tra Francescani minori, cappuccini e conventuali, frati Carmelitani scalzi, Salesiani, Vocazionisti, Ricostruttori nella preghiera e Comunità missionaria della Provvidenza Santissima dal Brasile. Quattordici le comunità religiose femminili, di cui tre di monache di clausura: Carmelitane scalze e Clarisse a Terni, Benedettine ad Amelia. A Terni operano le suore di Ravasco, le suore della Provvidenza e dell’Immacolata Concezione, le suore missionarie Identes, le suore Nostra Signora dell’incarnazione della Costa d’Avorio, suore diocesane Maria madre della chiesa e Ordo Virginum. Nell’amerino le suore Marianiste, le suore catechiste del Sacro Cuore e le Figlie del Carmelo, a Narni le suore consolatrici del Sacro Cuore di Gesù.  ]]>
Giornata per la vita consacrata

"La gioiosa preghiera di Simeone ed Anna, nella festa della Presentazione del Signore, sintetizza bene la vita e la missione dei consacrati. La vostra presenza è provvidenziale perché essa è di per sé stesso una testimonianza che ci date e un rendere grazie al Signore, per il dono della vostra vocazione".

Così ha esordito nella sua omelia il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel rivolgersi a più di centoventi religiosi e religiose (in rappresentanza di quaranta comunità di vita consacrata presenti in diocesi), durante la concelebrazione eucaristica nella Cattedrale di San Lorenzo, la sera del 2 febbraio, 26sima Giornata per la vita consacrata. A concelebrare sono stati il vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, il vicario episcopale per la vita consacrata, monsignor Vittorio Gepponi, l’arciprete della cattedrale, monsignor Fausto Sciurpa, e diversi sacerdoti religiosi.

Testimoni gioiosi del Regno

 "Con la vostra vigilanza e operosità -ha proseguito il cardinale- voi consacrati siete una sfida per il mondo e per la Chiesa. Infatti, vivendo intensamente il tempo presente, voi potete dire una parola rassicurante agli uomini e alle donne di oggi, così ripiegati su sé stessi, anche per causa della pandemia, testimoniando serenamente che non si deve vivere nella paura di un mondo che finisce, ma nell’attesa del Signore che viene. Non si deve attendere con angoscia una catastrofe universale, ma una nuova creazione; non si deve temere il baratro del nulla, ma aspettare il fiorire dell’eternità. Ho sempre creduto fermamente a questa convinzione, ve l’ho più volte manifestata, che voi siete testimoni gioiosi del Regno che viene".

Indicatori della vera bussola

"Per lo stile peculiare, che vi caratterizza, voi consacrate e consacrati rendete inscindibile il legame tra il Seguimi, rivolto da Gesù ai primi chiamati, e l’incessante invocazione della Chiesa: Vieni Signore Gesù!. Questa invocazione voi sempre la ripresentate, al popolo di Dio, che la ripete durante la Santa Messa con l’acclamazione nell’attesa della Tua venuta. Alla gente, spesso in ricerca di strade sbagliate, che possono anche portare al nulla, voi fratelli e sorelle indicate nel Vangelo la vera bussola che orienta verso il Regno dei Cieli camminando nella quotidiana pazienza, nella speranza e nell’amore premuroso verso tutti. Ciascuno di voi sia lampada che arde, in seno al popolo di Dio e davanti al mondo, mostrando che il Signore è il primo nella vita di ciascuno e che, scegliendo Cristo, ci si ritrova fratelli e sorelle al di là delle razze e delle culture.

Questo è un esempio luminoso per l’umanità sempre più divisa e attraversata da odi e rancori, che seminano morte un po’ ovunque".

Il dono della fedeltà

 Il cardinale Bassetti, commentando le parole del Papa, anch’egli ha raccomandato, soprattutto alle giovani generazioni di consacrati, fedeltà e perseveranza. E, parafrasando Papa Francesco, ha detto

"In questo momento la fedeltà è messa alla prova… siamo di fronte ad una emorragia che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa: gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono dopo un discernimento serio, di non avere mai avuto la vocazione. Però altri, che l’avevano, col passare del tempo sono venuti meno alla fedeltà. Il dono della fedeltà si manifesta nella gioia della perseveranza".

Il sinodo, maggiore ascolto

 Il cardinale, soffermandosi sul Sinodo della Chiesa universale, ha ricordato ai consacrati e alle consacrate, che ci invita a ripartire da Cristo, ascoltando la sua parola e le voci dei nostri fratelli. Purtroppo, sarebbe inutile nasconderlo, la vita consacrata conosce oggi tempi non facili per l’età avanzata di molti chiamati e per lo scarseggiare di vocazioni.

Concludendo l’omelia, Bassetti ha espresso soddisfazione nel vedere una nutrita presenza di giovani religiosi, avendo per loro e per i confratelli più anziani parole di incoraggiamento.

"Alle nuove generazioni di sacerdoti, religiose e religiosi, vorrei dire siate generosi seminatori di speranza. Gli anziani sono e devono essere considerati un tesoro per le loro comunità; ad essi è chiesto di accettare serenamente la loro condizione, anche nella necessità di dover passare il timone, felici, per aver lavorato per il regno di Dio nella radicale sequela del Signore e nell’obbedienza alla sua volontà".

Giornata per la Vita Consacrata celebrata anche nella Cattedrale di Terni

Celebrata in diocesi la 26sima Giornata per la Vita Consacrata con la Messa nella Cattedrale di Terni presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, con i religiosi e religiose delle varie congregazioni, ordini e istituti religiosi presenti in diocesi. La Chiesa celebra questa giornata il 2 febbraio, festa liturgica della Presentazione del Signore al Tempio, e vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore.

Il vescovo ha ringraziato tutti i religiosi e religiose per l’opera e la testimonianza portata in diocesi, specialmente coloro che sono venuti da lontano ad annunciare e il Vangelo e condividere la testimonianza dell’amore del Signore.

La liturgia è stata aperta del rito dell’aspersione delle candele con l'acqua benedetta, simbolo della luce di Cristo che illumina le genti, e con la processione dei celebranti lungo la navata centrale della cattedrale.

"Nella festa della Presentazione di Gesù al tempio -ha detto monsignor Soddu- vengono rilevati gli atteggiamenti dei personaggi evangelici, che esprimono il profondo desiderio di conoscere, di incontrare e di rendere lode a Dio. In modo particolare per coloro che, rispondendo alla chiamata del Signore, hanno inteso consacrare a lui la vita, deve essere sempre vivo l’elemento che accomuna queste tre realtà del conoscere, incontrare e rendere lode; questo elemento, appunto, è il desiderio.

Incontrare il Signore realmente, concretamente, nella preghiera, nell’Eucaristia e in tutto ciò che lega preghiera ed Eucaristia, ossia i rapporti interpersonali a partire dai più fragili. E tanto più si esercita e fortifica l’incontro, tanto più si tiene vivo il desiderio di conoscere, semplicemente per il fatto che questo equivale ad amare. Alimentiamo il desiderio di Dio attraverso il ricorso alla preghiera, anzi non al ricorso, ma alla costanza nella preghiera. Amiamo pertanto ogni dono, ogni proposta ci provenga da Lui, perché se così non fosse il nostro desiderio sarebbe falso. Il desiderio di conosce il Signore, di amarlo, si costruisce, si struttura e cresce con questi doni della sua presenza, la quale si esprime praticamente mediante il ministero e i compiti che egli ci affida tramite l’azione della Chiesa, attivando così e realizzando il desiderio di incontrarlo nella concretezza di tutto il nostro essere. Infine il desiderio di rendere lode sarà per noi il canto della vita, espressa nel nostro straordinario quotidiano: bella, luminosa, pura; ad immagine di Maria Santissima la quale si rallegra semplicemente per aver trovato grazia presso Dio".

In diocesi sono presenti circa ottanta religiosi e religiose, suddivisi in dodici comunità maschili tra Francescani minori, cappuccini e conventuali, frati Carmelitani scalzi, Salesiani, Vocazionisti, Ricostruttori nella preghiera e Comunità missionaria della Provvidenza Santissima dal Brasile. Quattordici le comunità religiose femminili, di cui tre di monache di clausura: Carmelitane scalze e Clarisse a Terni, Benedettine ad Amelia. A Terni operano le suore di Ravasco, le suore della Provvidenza e dell’Immacolata Concezione, le suore missionarie Identes, le suore Nostra Signora dell’incarnazione della Costa d’Avorio, suore diocesane Maria madre della chiesa e Ordo Virginum. Nell’amerino le suore Marianiste, le suore catechiste del Sacro Cuore e le Figlie del Carmelo, a Narni le suore consolatrici del Sacro Cuore di Gesù.  ]]>
C’è una gerarchia nelle “vocazioni”? Ne parlano un prete, una suora, una laica https://www.lavoce.it/ce-una-gerarchia-nelle-vocazioni-ne-parlano-un-prete-una-suora-una-laica/ Fri, 23 Apr 2021 11:46:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60269 Assemblea ecclesiale regionale 2019

C'è qualcosa che accomuna le vocazioni nella Chiesa? La diversità che c'è tra diverse forme di vita si traduce in una differenza anche di “valore”? Sono domande che emergono nella filigrana degli interventi che abbiamo è pubblicato su La Voce nelle due pagine dedicate alle vocazioni nella Chiesa. Tre contributi che offrono una comprensione alla domanda che molti cristiani si pongono, a tutte le età: cosa vuole Dio da me? Le riflessioni che ci portano don Francesco (prete), suor Silvana (religiosa), Veronica (laica), sono fondate sulla Parola e sul Magistero. Qui riportiamo alcuni passaggi dei loro interventi che potete leggere on line nell'edizione digitale de La Voce.

Veronica: la “vocazione” riguarda ogni singolo battezzato

«Parlare di vocazione non è solo parlare di una scelta, ma è cercare di descrivere in qualche modo l’intera persona alla luce di una chiamata: alla vita, alla santità, al servizio nella Chiesa e nel mondo. La prima chiamata è al battesimo, che conforma ogni uomo e ogni donna a Cristo e, in virtù di questo, ci apre alla vocazione alla santità “connessa con la missione e la responsabilità affidate ai fedeli laici nella Chiesa e nel mondo” (ChL 17). Per questo si può e si deve parlare di vocazione laicale, senza pensare che ci siano vocazioni migliori, più perfette o superiori alle altre. Tutte le vocazioni si collocano all’interno della Chiesa, e ciò vale sia per il ministero ordinato sia per la vita consacrata nelle sue varie forme, sia per la vocazione laicale. Don Tonino Bello diceva che “il laico è colui che porta la tuta del lavoro in chiesa e la veste battesimale nei cantieri”, per sottolineare come il mondo è lo spazio in cui siamo chiamati a giocare la nostra identità di cristiani, capaci di grande spiritualità e di abitare le città, le situazioni di ogni giorno, le lotte e le gioie, vivendo un vangelo incarnato. Lo spirito con cui noi laici siamo chiamati, vocati, è quello di fare della nostra vita qualcosa di grande». Veronica Rossi delegata regionale dell’Azione cattolica umbra

Suor Silvana: gli istituti religiosi possono cambiare. Quello che non finirà è il mandato di Gesù: “Andate e predicate”

«Lo Spirito santo ha suscitato nella Chiesa tante modalità diverse di vivere questo mandato, tante vocazioni: nella famiglia, nel sacerdozio, nella consacrazione religiosa, nel laicato. All’interno della stessa vita consacrata si sono moltiplicate, nel corso dei secoli, le forme più diverse di sequela di Cristo per rispondere all’invito di consegnare la propria vita, accolta come un dono, a disposizione del regno di Dio. (…) Molti Ordini religiosi sono scomparsi, altri si sono trasformati, altri nuovi stanno sorgendo. Tutti però hanno sempre avuto come impulso propulsore l’azione dello Spirito santo che ispira vie sempre nuove per non perdere di vista l’unica cosa necessaria: il proprio rapporto personale con Dio e l’adesione al Suo piano di salvezza. I religiosi sono donne e uomini che vivono nel loro tempo, nascono e crescono nella propria cultura, e pertanto vivono gli stessi cambiamenti che il mondo vive. La vita religiosa è un campo con infinite qualità e colori di fiori, tutti però con un unico obiettivo che è quello di dare lode a Dio. Le congregazioni, gli Ordini, gli istituti sono tutte forme esteriori che possono cambiare, come cambia il modo di vestirsi delle persone. Possono anche cessare di esistere, per dare vita a qualcosa di nuovo. Quello che non finirà è il mandato che Gesù ha lasciato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15)». Suor Silvana Mori suora francescana alcantarina, presidente Usmi Umbria
 

Don Francesco: vescovi, preti e diaconi secondo il Concilio? Diaconia al sacerdozio comune dei fedeli

«Parlare di “ministero ordinato” non è mai semplice, per la complessità dello stesso, ci vorrebbe infatti più di un semplice contributo come questo per parlarne approfonditamente. E ancor meno lo è quando su di esso si proiettano convinzioni e aspettative personalistiche, introdotte generalmente dall’espressione “secondo me…”. (…) Pertanto, per comprendere meglio il senso di questa vocazione mi affido alla sacra Scrittura e a un testimone privilegiato della tradizione, il Rito dell’ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi. (…) Leggendo il Rituale, soffermandoci sulle varie formule comprendiamo bene che il “ministero ordinato” ha quale comune denominatore, in tutti i suoi gradi, la dinamica del servizio, che si esplica attraverso le specifiche funzioni di ogni ufficio. Questa logica della diaconìa (servizio), testimoniata dalla Scrittura in riferimento ai ministeri presenti nella Chiesa apostolica, può e deve ancor oggi illuminare il sacerdozio ministeriale e la sua missione. Infatti, pur essendo stato oggetto di un’evoluzione lungo il corso della storia, il ministero ordinato trova la sua sorgente nel sacerdozio di Cristo e la sua dimensione specifica nella diaconia, come tutta la ministerialità neotestamentaria. Oggi come allora, dunque, il ministero va assunto e vissuto nella diaconia al sacerdozio comune dei fedeli. (…) La vita di tutti i credenti è sacerdotale, tutti i battezzati sono ‘sacerdoti’, il popolo di Dio è un “popolo sacerdotale”, come afferma la stessa Scrittura, nel quale il sacerdozio ministeriale si innesta e compie la sua opera in spirito di servizio, pascendo il gregge affidato “sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (1Pt 5,2-3)». Don Francesco Verzini vice rettore Seminario regionale umbro    ]]>
Assemblea ecclesiale regionale 2019

C'è qualcosa che accomuna le vocazioni nella Chiesa? La diversità che c'è tra diverse forme di vita si traduce in una differenza anche di “valore”? Sono domande che emergono nella filigrana degli interventi che abbiamo è pubblicato su La Voce nelle due pagine dedicate alle vocazioni nella Chiesa. Tre contributi che offrono una comprensione alla domanda che molti cristiani si pongono, a tutte le età: cosa vuole Dio da me? Le riflessioni che ci portano don Francesco (prete), suor Silvana (religiosa), Veronica (laica), sono fondate sulla Parola e sul Magistero. Qui riportiamo alcuni passaggi dei loro interventi che potete leggere on line nell'edizione digitale de La Voce.

Veronica: la “vocazione” riguarda ogni singolo battezzato

«Parlare di vocazione non è solo parlare di una scelta, ma è cercare di descrivere in qualche modo l’intera persona alla luce di una chiamata: alla vita, alla santità, al servizio nella Chiesa e nel mondo. La prima chiamata è al battesimo, che conforma ogni uomo e ogni donna a Cristo e, in virtù di questo, ci apre alla vocazione alla santità “connessa con la missione e la responsabilità affidate ai fedeli laici nella Chiesa e nel mondo” (ChL 17). Per questo si può e si deve parlare di vocazione laicale, senza pensare che ci siano vocazioni migliori, più perfette o superiori alle altre. Tutte le vocazioni si collocano all’interno della Chiesa, e ciò vale sia per il ministero ordinato sia per la vita consacrata nelle sue varie forme, sia per la vocazione laicale. Don Tonino Bello diceva che “il laico è colui che porta la tuta del lavoro in chiesa e la veste battesimale nei cantieri”, per sottolineare come il mondo è lo spazio in cui siamo chiamati a giocare la nostra identità di cristiani, capaci di grande spiritualità e di abitare le città, le situazioni di ogni giorno, le lotte e le gioie, vivendo un vangelo incarnato. Lo spirito con cui noi laici siamo chiamati, vocati, è quello di fare della nostra vita qualcosa di grande». Veronica Rossi delegata regionale dell’Azione cattolica umbra

Suor Silvana: gli istituti religiosi possono cambiare. Quello che non finirà è il mandato di Gesù: “Andate e predicate”

«Lo Spirito santo ha suscitato nella Chiesa tante modalità diverse di vivere questo mandato, tante vocazioni: nella famiglia, nel sacerdozio, nella consacrazione religiosa, nel laicato. All’interno della stessa vita consacrata si sono moltiplicate, nel corso dei secoli, le forme più diverse di sequela di Cristo per rispondere all’invito di consegnare la propria vita, accolta come un dono, a disposizione del regno di Dio. (…) Molti Ordini religiosi sono scomparsi, altri si sono trasformati, altri nuovi stanno sorgendo. Tutti però hanno sempre avuto come impulso propulsore l’azione dello Spirito santo che ispira vie sempre nuove per non perdere di vista l’unica cosa necessaria: il proprio rapporto personale con Dio e l’adesione al Suo piano di salvezza. I religiosi sono donne e uomini che vivono nel loro tempo, nascono e crescono nella propria cultura, e pertanto vivono gli stessi cambiamenti che il mondo vive. La vita religiosa è un campo con infinite qualità e colori di fiori, tutti però con un unico obiettivo che è quello di dare lode a Dio. Le congregazioni, gli Ordini, gli istituti sono tutte forme esteriori che possono cambiare, come cambia il modo di vestirsi delle persone. Possono anche cessare di esistere, per dare vita a qualcosa di nuovo. Quello che non finirà è il mandato che Gesù ha lasciato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15)». Suor Silvana Mori suora francescana alcantarina, presidente Usmi Umbria
 

Don Francesco: vescovi, preti e diaconi secondo il Concilio? Diaconia al sacerdozio comune dei fedeli

«Parlare di “ministero ordinato” non è mai semplice, per la complessità dello stesso, ci vorrebbe infatti più di un semplice contributo come questo per parlarne approfonditamente. E ancor meno lo è quando su di esso si proiettano convinzioni e aspettative personalistiche, introdotte generalmente dall’espressione “secondo me…”. (…) Pertanto, per comprendere meglio il senso di questa vocazione mi affido alla sacra Scrittura e a un testimone privilegiato della tradizione, il Rito dell’ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi. (…) Leggendo il Rituale, soffermandoci sulle varie formule comprendiamo bene che il “ministero ordinato” ha quale comune denominatore, in tutti i suoi gradi, la dinamica del servizio, che si esplica attraverso le specifiche funzioni di ogni ufficio. Questa logica della diaconìa (servizio), testimoniata dalla Scrittura in riferimento ai ministeri presenti nella Chiesa apostolica, può e deve ancor oggi illuminare il sacerdozio ministeriale e la sua missione. Infatti, pur essendo stato oggetto di un’evoluzione lungo il corso della storia, il ministero ordinato trova la sua sorgente nel sacerdozio di Cristo e la sua dimensione specifica nella diaconia, come tutta la ministerialità neotestamentaria. Oggi come allora, dunque, il ministero va assunto e vissuto nella diaconia al sacerdozio comune dei fedeli. (…) La vita di tutti i credenti è sacerdotale, tutti i battezzati sono ‘sacerdoti’, il popolo di Dio è un “popolo sacerdotale”, come afferma la stessa Scrittura, nel quale il sacerdozio ministeriale si innesta e compie la sua opera in spirito di servizio, pascendo il gregge affidato “sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (1Pt 5,2-3)». Don Francesco Verzini vice rettore Seminario regionale umbro    ]]>
“Le vocazioni in otto parole” – Il video con otto testimonianze https://www.lavoce.it/le-vocazioni-in-otto-parole-il-video-con-otto-testimonianze/ Fri, 23 Apr 2021 11:00:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60263

Vocazioni. In occasione della Giornata di preghiera, la Commissione regionale Ceu per la Pastorale vocazionale ha prodotto e diffuso un video con otto tesimonianze di vocazioni diverse. Per ciascuna è stata scelta una parola chaive. Da qui il titolo: “Le vocazioni in otto parole”.   https://youtu.be/URpGXqVZILw]]>

Vocazioni. In occasione della Giornata di preghiera, la Commissione regionale Ceu per la Pastorale vocazionale ha prodotto e diffuso un video con otto tesimonianze di vocazioni diverse. Per ciascuna è stata scelta una parola chaive. Da qui il titolo: “Le vocazioni in otto parole”.   https://youtu.be/URpGXqVZILw]]>
Vocazioni. Chiamati a rendere fruttuoso il dono di Dio https://www.lavoce.it/vocazioni-chiamati-a-rendere-fruttuoso-il-dono-di-dio/ Thu, 22 Apr 2021 11:01:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60224

Nel messaggio per questa 58a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (25 aprile), Papa Francesco ci invita a riflettere, guardando alla figura di san Giuseppe, sul sogno della vocazione. Tutti noi, in modi diversi, dobbiamo a un sogno iniziale quello che siamo oggi; un sogno non cercato, eppure trepidamente amato e voluto, anche se talvolta - purtroppo - non pienamente realizzato.

Tre “chiamate” per i battezzati

Inseriti con il battesimo nella storia della salvezza cristiana, la nostra stessa esistenza diventa una storia di salvezza, caratterizzata da almeno tre “chiamate”: quella alla santità perché, rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono “santi” e, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità del loro operare. Quella alla missione, perché la vocazione alla santità è intimamente connessa con la responsabilità di annunciare e testimoniare la vita buona e bella del Vangelo. Quella alla comunione, perché il battesimo, che unisce Cristo con i battezzati, è la porta e il fondamento della comunione nella Chiesa.

In modi diversi

In modo particolare, nella chiamata al sacerdozio si rinnova il mistero della Chiesa, che è quello di essere un popolo di chiamati. Nei presbiteri e nei religiosi rifiorisce, nel suo valore sempre creativo, il gesto d’amore infinito con il quale Gesù interpella e sospinge alla sequela: “Vieni, seguimi” (Mc 10,21).
[“Le vocazioni in otto parole” - Il video della Commissione CEU con otto testimonianze di vocazioni]

Radice della “chiamata” è la scelta di Dio

Non possiamo, infatti, dimenticare che alla radice più profonda del nostro essere sacerdoti, come del nostro essere cristiani, vi è l’iniziativa divina carica di amore, vi è l’appello e la scelta di Dio, in Cristo Gesù. Non la nostra preparazione ce ne rende degni, e nemmeno le nostre qualità umane e la nostra bontà ci abilitano ad accogliere e assumere il progetto di Dio. Solo la nostra trepidante e consapevole povertà può essere il terreno fecondo dell’abbraccio di Dio. Ed è solo nella misura in cui noi - vescovi, sacerdoti, persone consacrate, ogni credente - sapremo di continuo riscoprire la nostra piccolezza di fronte al dono grandissimo e gratuito di Dio che porteremo frutto.

Una Giornata di preghiera

La celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci ricorda che tocca al popolo cristiano, specialmente alle famiglie, preparare il terreno e il clima favorevole al dischiudersi dei giovani alle cose di Dio. È tutto il popolo cristiano che deve domandare umilmente ciò che Dio solo può dare, pregando, secondo il comandamento del Maestro, perché mandi operai nella sua messe (Mt 9,38).

Ammirazione e gratitudine per i sacerdoti

Questo giorno, poi, offre a tutti noi l’occasione per ripetere ai nostri sacerdoti, riconoscendo la consegna della loro vita al Vangelo e ai fratelli, l’ammirazione e la gratitudine per il peso che portano con serenità e discrezione: per l’umiltà con cui accettano - nonostante l’esperienza accumulata - di rimettere quotidianamente in questione il loro modo di fare e di vedere; per l’impegno costante di servire e non di essere serviti; per la castità e il celibato vissuti senza drammi e senza rimpianti; per la preghiera semplice e fedele, carica della presenza di tutti; per la loro fede vivificata dall’eucarestia e dalla Parola; per il senso della Chiesa che richiede molti distacchi e continua conversione, fiducia e tenacia; per la passione che li anima nel trasmettere a tutti, piccoli e grandi, la buona notizia di Gesù. Il Signore che li ha scelti e li ha consacrati sia la loro eredità (cfr. Dt 18,2), e ricolmi il loro cuore e la loro vita della gioia e della pace che riserva per i suoi amici.]]>

Nel messaggio per questa 58a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (25 aprile), Papa Francesco ci invita a riflettere, guardando alla figura di san Giuseppe, sul sogno della vocazione. Tutti noi, in modi diversi, dobbiamo a un sogno iniziale quello che siamo oggi; un sogno non cercato, eppure trepidamente amato e voluto, anche se talvolta - purtroppo - non pienamente realizzato.

Tre “chiamate” per i battezzati

Inseriti con il battesimo nella storia della salvezza cristiana, la nostra stessa esistenza diventa una storia di salvezza, caratterizzata da almeno tre “chiamate”: quella alla santità perché, rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono “santi” e, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità del loro operare. Quella alla missione, perché la vocazione alla santità è intimamente connessa con la responsabilità di annunciare e testimoniare la vita buona e bella del Vangelo. Quella alla comunione, perché il battesimo, che unisce Cristo con i battezzati, è la porta e il fondamento della comunione nella Chiesa.

In modi diversi

In modo particolare, nella chiamata al sacerdozio si rinnova il mistero della Chiesa, che è quello di essere un popolo di chiamati. Nei presbiteri e nei religiosi rifiorisce, nel suo valore sempre creativo, il gesto d’amore infinito con il quale Gesù interpella e sospinge alla sequela: “Vieni, seguimi” (Mc 10,21).
[“Le vocazioni in otto parole” - Il video della Commissione CEU con otto testimonianze di vocazioni]

Radice della “chiamata” è la scelta di Dio

Non possiamo, infatti, dimenticare che alla radice più profonda del nostro essere sacerdoti, come del nostro essere cristiani, vi è l’iniziativa divina carica di amore, vi è l’appello e la scelta di Dio, in Cristo Gesù. Non la nostra preparazione ce ne rende degni, e nemmeno le nostre qualità umane e la nostra bontà ci abilitano ad accogliere e assumere il progetto di Dio. Solo la nostra trepidante e consapevole povertà può essere il terreno fecondo dell’abbraccio di Dio. Ed è solo nella misura in cui noi - vescovi, sacerdoti, persone consacrate, ogni credente - sapremo di continuo riscoprire la nostra piccolezza di fronte al dono grandissimo e gratuito di Dio che porteremo frutto.

Una Giornata di preghiera

La celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci ricorda che tocca al popolo cristiano, specialmente alle famiglie, preparare il terreno e il clima favorevole al dischiudersi dei giovani alle cose di Dio. È tutto il popolo cristiano che deve domandare umilmente ciò che Dio solo può dare, pregando, secondo il comandamento del Maestro, perché mandi operai nella sua messe (Mt 9,38).

Ammirazione e gratitudine per i sacerdoti

Questo giorno, poi, offre a tutti noi l’occasione per ripetere ai nostri sacerdoti, riconoscendo la consegna della loro vita al Vangelo e ai fratelli, l’ammirazione e la gratitudine per il peso che portano con serenità e discrezione: per l’umiltà con cui accettano - nonostante l’esperienza accumulata - di rimettere quotidianamente in questione il loro modo di fare e di vedere; per l’impegno costante di servire e non di essere serviti; per la castità e il celibato vissuti senza drammi e senza rimpianti; per la preghiera semplice e fedele, carica della presenza di tutti; per la loro fede vivificata dall’eucarestia e dalla Parola; per il senso della Chiesa che richiede molti distacchi e continua conversione, fiducia e tenacia; per la passione che li anima nel trasmettere a tutti, piccoli e grandi, la buona notizia di Gesù. Il Signore che li ha scelti e li ha consacrati sia la loro eredità (cfr. Dt 18,2), e ricolmi il loro cuore e la loro vita della gioia e della pace che riserva per i suoi amici.]]>
GIORNATA della vita consacrata. Le problematiche più vive nelle congregazioni femminili https://www.lavoce.it/giornata-della-vita-consacrata-femminili/ Sun, 02 Feb 2020 11:06:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56197 consacrata

Vocazioni in calo, lavoro, abusi, e ora per le suore anche ilburnout , la sindrome da stress. Lo riporta Donne Chiesa mondo, il mensile femminile dell’ Osservatore Romano nel numero in edicola il 26 gennaio, dedicato alla vita consacrata.

L’Uisg (Unione internazionale delle superiore generali) – riferisce il giornale ha discusso il problema in un workshop che si è tenuto a Roma, e ha deciso di istituire una Commissione triennale per la cura della persona, in collaborazione con l’Unione dei superiori generali. “Il nostro obiettivo – sottolinea suor Maryanne Lounghry, la religiosa australiana, psicologa, che ha diretto il laboratorio - è costruire comunità resilienti.

Non dobbiamo limitarci a intervenire sul singolo caso, ma considerarci all’interno di un ecosistema. La disparità di genere è uno dei nodi, dobbiamo chiederci cosa succede nella nostra Chiesa e nel Paese in cui operiamo”.

Intanto in un monastero al centro di Roma una monaca e le sue consorelle parlano di un “Pil” speciale: quella dell’anima.

Cambiamenti necessari

Sui problemi della vita religiosa femminile, e specificamente sul calo delle vocazioni, i conventi che chiudono, gli abusi sessuali e di potere, la gestione dei beni, la pesantezza di strutture a volte organizzate come secoli fa, Donne Chiesa mondo intervista il card. João Braz de Aviz , prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

“L’Europa - dice il porporato - attraversa un momento molto difficile, si chiudono molte case [religiose], ci sono molti abbandoni. La vita consacrata ha radici molto forti, ma non ci si è accorti che alcune cose vanno cambiate, perché sono invecchiate. La formazione prima di tutto, poi la questione della fraternità, e infine il rapporto autoritàobbedienza. Senza dimenticare il rapporto uomo-donna: perché il consacrato e la consacrata devono essere così separati?”.

Braz de Aviz parla anche dell’abuso di potere all’interno delle congregazioni: “Abbiamo avuto casi di superiore generali che, una volta elett,e non hanno più ceduto il loro posto”. E della decisione del Papa “di creare a Roma una casa per accogliere dalla strada alcune suore mandate via da noi o dalle superiore, in particolare nel caso che siano straniere”.

Sugli abusi sessuali, sottolinea, “il Papa chiede totale trasparenza”. Voti, clausura e parità uomo donna. L’intero numero di Donne Chiesa mondo è un percorso nell’universo della vita consacrata, che il 2 febbraio – come ogni anno - celebra la Giornata mondiale istituita nel 1997 da Giovanni Paolo II.

Attraverso le interviste a tre suore, che per dirla con Papa Francesco “non giocano al ribasso con Dio”, si affrontano alcuni aspetti della vita consacrata e alcune questioni che fanno molto discutere: i voti, la clausura e la parità uomo-donna all’interno della Chiesa.

La testimonianza di Elena Sofia Ricci

Tra realtà e rappresentazione, intervista con Elena Sofia Ricci, interprete della popolarissima suor Angela della serie tv Che Dio ci aiuti, su Rai1, che racconta il suo ritrovato percorso spirituale. L’attrice, cresciuta in una famiglia progressista, da bambina fu battezzata di nascosto dalla madre non credente, per iniziativa del padre e della religiosissima nonna.

La fiction l’ha fatta entrare in contatto con una suora che da consulente è diventata una delle sue più care amiche. Elena Sofia Ricci alcuni anni fa si è sposata in chiesa e poco prima del matrimonio ha ricevuto cresima e comunione.

“Oggi - dice - assistere alla messa è una esigenza. Ho imparato a pregare anche per trovare un parcheggio, e un po’ me ne vergogno. Ma mi hanno insegnato che Dio è così grande da perdonare la nostra fragilità”.

Articolo tratto da www.vaticannews.va/it

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consacrata

Vocazioni in calo, lavoro, abusi, e ora per le suore anche ilburnout , la sindrome da stress. Lo riporta Donne Chiesa mondo, il mensile femminile dell’ Osservatore Romano nel numero in edicola il 26 gennaio, dedicato alla vita consacrata.

L’Uisg (Unione internazionale delle superiore generali) – riferisce il giornale ha discusso il problema in un workshop che si è tenuto a Roma, e ha deciso di istituire una Commissione triennale per la cura della persona, in collaborazione con l’Unione dei superiori generali. “Il nostro obiettivo – sottolinea suor Maryanne Lounghry, la religiosa australiana, psicologa, che ha diretto il laboratorio - è costruire comunità resilienti.

Non dobbiamo limitarci a intervenire sul singolo caso, ma considerarci all’interno di un ecosistema. La disparità di genere è uno dei nodi, dobbiamo chiederci cosa succede nella nostra Chiesa e nel Paese in cui operiamo”.

Intanto in un monastero al centro di Roma una monaca e le sue consorelle parlano di un “Pil” speciale: quella dell’anima.

Cambiamenti necessari

Sui problemi della vita religiosa femminile, e specificamente sul calo delle vocazioni, i conventi che chiudono, gli abusi sessuali e di potere, la gestione dei beni, la pesantezza di strutture a volte organizzate come secoli fa, Donne Chiesa mondo intervista il card. João Braz de Aviz , prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

“L’Europa - dice il porporato - attraversa un momento molto difficile, si chiudono molte case [religiose], ci sono molti abbandoni. La vita consacrata ha radici molto forti, ma non ci si è accorti che alcune cose vanno cambiate, perché sono invecchiate. La formazione prima di tutto, poi la questione della fraternità, e infine il rapporto autoritàobbedienza. Senza dimenticare il rapporto uomo-donna: perché il consacrato e la consacrata devono essere così separati?”.

Braz de Aviz parla anche dell’abuso di potere all’interno delle congregazioni: “Abbiamo avuto casi di superiore generali che, una volta elett,e non hanno più ceduto il loro posto”. E della decisione del Papa “di creare a Roma una casa per accogliere dalla strada alcune suore mandate via da noi o dalle superiore, in particolare nel caso che siano straniere”.

Sugli abusi sessuali, sottolinea, “il Papa chiede totale trasparenza”. Voti, clausura e parità uomo donna. L’intero numero di Donne Chiesa mondo è un percorso nell’universo della vita consacrata, che il 2 febbraio – come ogni anno - celebra la Giornata mondiale istituita nel 1997 da Giovanni Paolo II.

Attraverso le interviste a tre suore, che per dirla con Papa Francesco “non giocano al ribasso con Dio”, si affrontano alcuni aspetti della vita consacrata e alcune questioni che fanno molto discutere: i voti, la clausura e la parità uomo-donna all’interno della Chiesa.

La testimonianza di Elena Sofia Ricci

Tra realtà e rappresentazione, intervista con Elena Sofia Ricci, interprete della popolarissima suor Angela della serie tv Che Dio ci aiuti, su Rai1, che racconta il suo ritrovato percorso spirituale. L’attrice, cresciuta in una famiglia progressista, da bambina fu battezzata di nascosto dalla madre non credente, per iniziativa del padre e della religiosissima nonna.

La fiction l’ha fatta entrare in contatto con una suora che da consulente è diventata una delle sue più care amiche. Elena Sofia Ricci alcuni anni fa si è sposata in chiesa e poco prima del matrimonio ha ricevuto cresima e comunione.

“Oggi - dice - assistere alla messa è una esigenza. Ho imparato a pregare anche per trovare un parcheggio, e un po’ me ne vergogno. Ma mi hanno insegnato che Dio è così grande da perdonare la nostra fragilità”.

Articolo tratto da www.vaticannews.va/it

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Montefalco. La consacrazione di Ilaria tra le Agostiniane https://www.lavoce.it/montefalco-consacrazione-ilaria/ Fri, 21 Jun 2019 11:18:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54762 ilaria

Domenica 16 giugno nel santuario agostiniano di Santa Chiara suor M. Ilaria Di Bernardo è stata consacrata al Signore. Nativa di Velletri, sin da piccola M. Ilaria ha avvertito l’attrattiva per il Signore, ma questa attrattiva si è spenta durante gli anni in cui ha frequentato il Liceo.

Giunta a Roma come studentessa di Medicina e chirurgia, attraverso il cammino “Fede e Luce” ha riscoperto la gioia dell’incontro con Cristo e si è reinserita nella vita della Chiesa.

Durante gli anni dell’università e della specializzazione in Medicina interna, ha vissuto varie tappe che l’hanno condotta alla consapevolezza di una chiamata radicale da parte del Signore. Il volontariato tra i disabili, l’esperienza come medico in Italia e in Africa, nonché la testimonianza del santo medico Giuseppe Moscati -che traeva forza e scienza dall’Eucaristia giornaliera per esercitare la professione medica - , questo ed altro hanno fatto sì che Ilaria si unisse sempre più al Signore per un servizio di qualità al prossimo.

Fondamentale l’accompagnamento che la Parola di Dio, rafforzata anche dal percorso dei 10 Comandamenti di don Fabio Rosini e dalla direzione spirituale di don Dario Vitali, ha costituito per la sua vita, spe- cie quando ha sentito rivolgere a se stessa le parole del profeta Osea: “L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”.

Partecipando ad un pellegrinaggio a Montefalco, sentire dell’innamoramento di Chiara per il Signore ha svelato a se stessa il suo innamoramento per il Signore. Poi è subentrato il combattimento: la prospettiva della carriera professionale, magari unita ad un progetto di vita matrimoniale, il confronto con i familiari non consenzienti alla consacrazione, una vita sociale piena, hanno fatto irruzione nel cuore di Ilaria che tuttavia già apparteneva al Signore. Quindi il sì definitivo ha prevalso.

E la vocazione di suor Ilaria non è per se stessa. Come ha detto l’arcivescovo mons. Renato Boccardo nell’omelia, “Il Signore non chiede di chiudersi in un rapporto ‘personale’, ma dice a Ilaria che la sua sequela avviene all’interno della Comunità camminando insieme alle sue sorelle. Attraverso la vita fraterna caratterizzata dall’accoglienza, dalla promozione di perdono, di riconciliazione e di solidarietà, Ilaria riuscirà a seguire fedelmente il Signore e in questa circolarità di comunicazione e donazione la sua vita consacrata si realizzerà pienamente”.

Inoltre mons. Boccardo si è rivolto ai presenti perché “il gesto di Ilaria interpella tutti. Per ognuno di noi c’è un progetto e siamo invitati a scoprirlo e a realizzarlo. Anche a noi il Signore dice ‘Vieni e seguimi’”.

Giuseppina Bruscolotti

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Domenica 16 giugno nel santuario agostiniano di Santa Chiara suor M. Ilaria Di Bernardo è stata consacrata al Signore. Nativa di Velletri, sin da piccola M. Ilaria ha avvertito l’attrattiva per il Signore, ma questa attrattiva si è spenta durante gli anni in cui ha frequentato il Liceo.

Giunta a Roma come studentessa di Medicina e chirurgia, attraverso il cammino “Fede e Luce” ha riscoperto la gioia dell’incontro con Cristo e si è reinserita nella vita della Chiesa.

Durante gli anni dell’università e della specializzazione in Medicina interna, ha vissuto varie tappe che l’hanno condotta alla consapevolezza di una chiamata radicale da parte del Signore. Il volontariato tra i disabili, l’esperienza come medico in Italia e in Africa, nonché la testimonianza del santo medico Giuseppe Moscati -che traeva forza e scienza dall’Eucaristia giornaliera per esercitare la professione medica - , questo ed altro hanno fatto sì che Ilaria si unisse sempre più al Signore per un servizio di qualità al prossimo.

Fondamentale l’accompagnamento che la Parola di Dio, rafforzata anche dal percorso dei 10 Comandamenti di don Fabio Rosini e dalla direzione spirituale di don Dario Vitali, ha costituito per la sua vita, spe- cie quando ha sentito rivolgere a se stessa le parole del profeta Osea: “L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”.

Partecipando ad un pellegrinaggio a Montefalco, sentire dell’innamoramento di Chiara per il Signore ha svelato a se stessa il suo innamoramento per il Signore. Poi è subentrato il combattimento: la prospettiva della carriera professionale, magari unita ad un progetto di vita matrimoniale, il confronto con i familiari non consenzienti alla consacrazione, una vita sociale piena, hanno fatto irruzione nel cuore di Ilaria che tuttavia già apparteneva al Signore. Quindi il sì definitivo ha prevalso.

E la vocazione di suor Ilaria non è per se stessa. Come ha detto l’arcivescovo mons. Renato Boccardo nell’omelia, “Il Signore non chiede di chiudersi in un rapporto ‘personale’, ma dice a Ilaria che la sua sequela avviene all’interno della Comunità camminando insieme alle sue sorelle. Attraverso la vita fraterna caratterizzata dall’accoglienza, dalla promozione di perdono, di riconciliazione e di solidarietà, Ilaria riuscirà a seguire fedelmente il Signore e in questa circolarità di comunicazione e donazione la sua vita consacrata si realizzerà pienamente”.

Inoltre mons. Boccardo si è rivolto ai presenti perché “il gesto di Ilaria interpella tutti. Per ognuno di noi c’è un progetto e siamo invitati a scoprirlo e a realizzarlo. Anche a noi il Signore dice ‘Vieni e seguimi’”.

Giuseppina Bruscolotti

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Giornata della vita consacrata. La missione delle suore paoline e vincenziane di Perugia https://www.lavoce.it/vita-consacrata-paoline-vincenziane/ Fri, 01 Feb 2019 09:56:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53932 paoline

Il 2 febbraio, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la presentazione di Gesù al tempio, si celebra la Giornata della vita consacrata, istituita da papa Giovanni Paolo II nel 1997.

Secondo quanto riportato da dom Giustino Farnedi alla Giornata della vita consacrata dello scorso anno, nella diocesi di Perugia sono presenti 7 monasteri femminili, due maschili e le famiglie Francescane, dei Benedettini, Domenicani, Passionisti, Agostiniani, Barnabiti, Guanelliani e Salesiani, con circa 100 religiosi, in gran parte sacerdoti, e 200 suore. Ci sono dunque ordini contemplativi, ordini di vita attiva dediti all’insegnamento, all’assistenza ai malati, ecc.. Ognuno secondo il proprio carisma, con una diversità che è ricchezza per la Chiesa.

Diversi carismi, un unico Spirito

Nella diocesi di Perugia prestano servizio da molto tempo sia le Figlie di San Paolo (le “paoline”), che le Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Paoline e vincenziane hanno un carisma apparantemente molto diverso anche se segnato dall’accoglienza: le paoline passano le loro giornate in libreria e le vincenziane nella casa che accoglie donne e bambini.

La missione delle paoline

“Le mie giornate sono tutte spese per i fratelli” racconta suor Daniela, suora paolina. Un’affermazione che potrebbe sorprendere dal momento che tutti sono abituati a vederle dietro il bancone della libreria in piazza IV Novembre. Ma si può fare evangelizzazione vendendo libri?

“Il Vangelo lo viviamo e lo spezziamo tutti i giorni proprio accogliendo la gente. Chi viene da noi è sempre alla ricerca di qualcosa e si aspetta di attingere, oltre che al contenuto scritto, a un rapporto umano. Fare accoglienza in questi termini non è semplice perché serve un’attenzione speciale. Quando la persona entra in negozio deve sentirsi libera di guardare i libri e allo stesso tempo noi cerchiamo di intuire se ha bisogno d’aiuto e quale può essere la sua esigenza o il suo gusto”.

Le paoline si occupano dell’“intelligenza della persona e dell’intelligenza della fede – spiega suor Daniela - . La nostra è una carità fatta non di pane materiale ma di pane della verità, della giustizia, della solidarietà”.

Per suor Antonietta, superiora della comunità perugina delle paoline, la cosa gratificante del servizio in libreria è “azzeccare il libro giusto per una persona, anche perché i libri aprono alla riflessione più delle immagini ed è lì che entra lo Spirito Santo”.

Anche le sorelle vincenziane hanno come tema centrale della loro missione l’accoglienza, seppur con una modalità differente (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

Valentina Russo

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paoline

Il 2 febbraio, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la presentazione di Gesù al tempio, si celebra la Giornata della vita consacrata, istituita da papa Giovanni Paolo II nel 1997.

Secondo quanto riportato da dom Giustino Farnedi alla Giornata della vita consacrata dello scorso anno, nella diocesi di Perugia sono presenti 7 monasteri femminili, due maschili e le famiglie Francescane, dei Benedettini, Domenicani, Passionisti, Agostiniani, Barnabiti, Guanelliani e Salesiani, con circa 100 religiosi, in gran parte sacerdoti, e 200 suore. Ci sono dunque ordini contemplativi, ordini di vita attiva dediti all’insegnamento, all’assistenza ai malati, ecc.. Ognuno secondo il proprio carisma, con una diversità che è ricchezza per la Chiesa.

Diversi carismi, un unico Spirito

Nella diocesi di Perugia prestano servizio da molto tempo sia le Figlie di San Paolo (le “paoline”), che le Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Paoline e vincenziane hanno un carisma apparantemente molto diverso anche se segnato dall’accoglienza: le paoline passano le loro giornate in libreria e le vincenziane nella casa che accoglie donne e bambini.

La missione delle paoline

“Le mie giornate sono tutte spese per i fratelli” racconta suor Daniela, suora paolina. Un’affermazione che potrebbe sorprendere dal momento che tutti sono abituati a vederle dietro il bancone della libreria in piazza IV Novembre. Ma si può fare evangelizzazione vendendo libri?

“Il Vangelo lo viviamo e lo spezziamo tutti i giorni proprio accogliendo la gente. Chi viene da noi è sempre alla ricerca di qualcosa e si aspetta di attingere, oltre che al contenuto scritto, a un rapporto umano. Fare accoglienza in questi termini non è semplice perché serve un’attenzione speciale. Quando la persona entra in negozio deve sentirsi libera di guardare i libri e allo stesso tempo noi cerchiamo di intuire se ha bisogno d’aiuto e quale può essere la sua esigenza o il suo gusto”.

Le paoline si occupano dell’“intelligenza della persona e dell’intelligenza della fede – spiega suor Daniela - . La nostra è una carità fatta non di pane materiale ma di pane della verità, della giustizia, della solidarietà”.

Per suor Antonietta, superiora della comunità perugina delle paoline, la cosa gratificante del servizio in libreria è “azzeccare il libro giusto per una persona, anche perché i libri aprono alla riflessione più delle immagini ed è lì che entra lo Spirito Santo”.

Anche le sorelle vincenziane hanno come tema centrale della loro missione l’accoglienza, seppur con una modalità differente (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

Valentina Russo

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Giornata della vita consacrata https://www.lavoce.it/giornata-della-vita-consacrata/ Thu, 01 Feb 2018 14:34:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51142

Si celebra venerdì 2 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda la Presentazione al tempio di Gesù bambino, la 22a Giornata mondiale della Vita consacrata. In questa giornata, tutti i fedeli sono invitati a vivere un momento di preghiera e di ringraziamento per il dono delle vocazioni. Tante le iniziative proposte nelle diocesi e nelle parrocchie e culmine di tutta la giornata è la celebrazione della messa presieduta da papa Francesco, nella basilica vaticana, alle ore 17.30. Particolare importanza sarà data quest’anno alla Giornata nella diocesi di Perugia: è la prima volta che il nostro arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, presiede tale celebrazione in qualità di presidente della Cei. Per questo tutti i consacrati sono invitati alle ore 17 nella sala del Dottorato (logge di San Lorenzo) per ascoltare la sua autorevole parola, di incoraggiamento e indirizzo. Poi tutti assieme andremo in Cattedrale per la celebrazione suggestiva che si svolgerà con il tradizionale rito della “Candelora” (in questo giorno si benedicono le candele, poiché nel brano evangelico proposto dalla liturgia del giorno, Cristo viene definito da Simeone “luce per illuminare le genti”). La nostra diocesi ha subìto un forte calo e invecchiamento della Vita consacrata, ma dobbiamo ringraziare il Signore per la presenza di 7 Monasteri femminili e di due maschili, della presenza di tutte le famiglie Francescane, dei Benedettini, Domenicani, Passionisti, Agostiniani, Barnabiti, Guanelliani, Salesiani con circa 100 religiosi sacerdoti e 200 suore, impegnati tutti nella pastorale diocesana, nelle scuole materne ed elementari e nell’aiuto fattivo alle parrocchie. La nostra preghiera perché il Signore ci sostenga e mandi valide vocazioni. Il dono dei consacrati Sono migliaia i consacrati e le consacra- te in tutto il mondo che accolgono il dono della vocazione con gioia e disponibilità nei molteplici carismi, che nella loro vita cercano il volto di Dio, impegnandosi a costruire la pace e la fraternità, nonostante le difficoltà. “Viviamo un momento della storia umana bisognosa di un senso vocazionale della vita - sottolinea il cardinale De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le società di Vita apostolica in una nota diffusa dallo stesso dicastero - . A noi serve un progetto, una fonte di senso esistenziale, carico di gioia e di speranza. Noi consacrati fin dall’esperienza battesimale, inseriti nella vita di Dio e nella sua famiglia, la Chiesa, siamo eredi del patrimonio vocazionale e carismatico della Chiesa e sentiamo la gioia e il dovere di custodirlo e promuoverlo”. La festa della Vita consacrata fu istituita dal papa s. Giovanni Paolo II dopo il Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata che ebbe la sua espressione più alta nella esortazione apostolica Vita consecrata del 25 marzo 1996: il Sinodo dei vescovi fu tenuto dal 2 al 9 ottobre 1994 e suscitò grande interesse per l’esame approfondito della situazione mondiale sullo stato delle vocazioni sia alla vita contemplativa dei monaci e delle monache, sia della vita attiva dei numerosi Ordini religiosi e delle congregazioni sia maschili che femminili.  ]]>

Si celebra venerdì 2 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda la Presentazione al tempio di Gesù bambino, la 22a Giornata mondiale della Vita consacrata. In questa giornata, tutti i fedeli sono invitati a vivere un momento di preghiera e di ringraziamento per il dono delle vocazioni. Tante le iniziative proposte nelle diocesi e nelle parrocchie e culmine di tutta la giornata è la celebrazione della messa presieduta da papa Francesco, nella basilica vaticana, alle ore 17.30. Particolare importanza sarà data quest’anno alla Giornata nella diocesi di Perugia: è la prima volta che il nostro arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, presiede tale celebrazione in qualità di presidente della Cei. Per questo tutti i consacrati sono invitati alle ore 17 nella sala del Dottorato (logge di San Lorenzo) per ascoltare la sua autorevole parola, di incoraggiamento e indirizzo. Poi tutti assieme andremo in Cattedrale per la celebrazione suggestiva che si svolgerà con il tradizionale rito della “Candelora” (in questo giorno si benedicono le candele, poiché nel brano evangelico proposto dalla liturgia del giorno, Cristo viene definito da Simeone “luce per illuminare le genti”). La nostra diocesi ha subìto un forte calo e invecchiamento della Vita consacrata, ma dobbiamo ringraziare il Signore per la presenza di 7 Monasteri femminili e di due maschili, della presenza di tutte le famiglie Francescane, dei Benedettini, Domenicani, Passionisti, Agostiniani, Barnabiti, Guanelliani, Salesiani con circa 100 religiosi sacerdoti e 200 suore, impegnati tutti nella pastorale diocesana, nelle scuole materne ed elementari e nell’aiuto fattivo alle parrocchie. La nostra preghiera perché il Signore ci sostenga e mandi valide vocazioni. Il dono dei consacrati Sono migliaia i consacrati e le consacra- te in tutto il mondo che accolgono il dono della vocazione con gioia e disponibilità nei molteplici carismi, che nella loro vita cercano il volto di Dio, impegnandosi a costruire la pace e la fraternità, nonostante le difficoltà. “Viviamo un momento della storia umana bisognosa di un senso vocazionale della vita - sottolinea il cardinale De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le società di Vita apostolica in una nota diffusa dallo stesso dicastero - . A noi serve un progetto, una fonte di senso esistenziale, carico di gioia e di speranza. Noi consacrati fin dall’esperienza battesimale, inseriti nella vita di Dio e nella sua famiglia, la Chiesa, siamo eredi del patrimonio vocazionale e carismatico della Chiesa e sentiamo la gioia e il dovere di custodirlo e promuoverlo”. La festa della Vita consacrata fu istituita dal papa s. Giovanni Paolo II dopo il Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata che ebbe la sua espressione più alta nella esortazione apostolica Vita consecrata del 25 marzo 1996: il Sinodo dei vescovi fu tenuto dal 2 al 9 ottobre 1994 e suscitò grande interesse per l’esame approfondito della situazione mondiale sullo stato delle vocazioni sia alla vita contemplativa dei monaci e delle monache, sia della vita attiva dei numerosi Ordini religiosi e delle congregazioni sia maschili che femminili.  ]]>
Come il “sì” di Maria: Giulia entra nell’ Ordo Virginum https://www.lavoce.it/si-maria-giulia-entra-nell-ordo-virginum/ Fri, 08 Dec 2017 17:00:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50800

All’indomani della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, un altro evento carico di gioia coinvolgerà la diocesi di Orvieto-Todi. Stiamo parlando della consacrazione nell’ Ordo virginum di Giulia Camorani, che avverrà appunto il 9 dicembre (ore 17, concattedrale di Todi), nella significativa celebrazione presieduta dal nostro vescovo Benedetto. Di Giulia e della sua storia abbiamo già parlato in precedenza dalle nostre pagine (vedi La Voce del 13 ottobre scorso). Vogliamo qui ricordare che Giulia è originaria della provincia di Forlì e, dopo ‘essere passata’ per il Perù e per Jesi, ormai tre anni fa è approdata a Todi, insieme ad altri giovani dell’oratorio Don Bosco. Qui, per la zona di Todi e per la diocesi tutta, ha svolto e svolge molte attività, soprattutto come catechista, animatrice ed educatrice di bambini, ragazzi e giovani; e soprattutto, ha continuato il suo cammino di discernimento vocazionale, giungendo alla scelta di dire il suo “sì” definitivo al Signore, nel dono totale della vita a Lui e al servizio dei fratelli. Anch’io sono consacrata, dal 2006, nell’ Ordo virginum; dopo ben 11 anni il Signore ‘allarga la famiglia’, elargendo ancora grazia alla nostra Chiesa particolare, che è in festa e che vede ravvivarsi nella speranza. Non nascondo quindi la mia gioia e gratitudine a Dio per l’evento e anche per aver incontrato Giulia qualche giorno fa, con l’occasione di rivolgerle alcune domande. Domande che non possono non prendere spunto dal fissare lo sguardo su Maria, donna - come ci suggerisce don Tonino Bello - dell’attesa, innamorata, accogliente, missionaria, coraggiosa, in cammino, del risposo, del silenzio, obbediente… Domande e risposte che ci fanno pensare alla sfida pastorale della ‘questione femminile’, al ruolo e alla valorizzazione della donna nella Chiesa. Giulia, ci siamo quasi! Quali sentimenti e pensieri albergano in questi giorni nel tuo cuore e nella tua mente? “Manca meno di una settimana alla consacrazione: mi guardo indietro e vedo tante grazie ricevute, tanti piccoli miracoli quotidiani che rendono prezioso questo cammino d’attesa… poi tante fatiche, soprattutto fisiche, che però sono trasfigurate dalla presenza di Colui che trasforma tutte le cose. Quando sono arrivata al punto di decidere, con il Vescovo, la data della consacrazione, una speranza antica e sempre nuova mi animava: protetta dall’Immacolata, la donna del sì, la serva umile e fedele diventata regina, e dalla Vergine lauretana, tanto cara alla città di Jesi dove ho vissuto nel corso della mia formazione precedente, sarei stata al sicuro, e così tuttora mi sento. Non mi faccio particolari domande su cosa verrà dopo il 9 dicembre: ho scelto come semplice criterio di vita un piccolo passo dietro l’altro, uno alla volta, animata dalla speranza che ‘quando sono debole, allora sono forte’ (2Cor 12,10)”. Maria è la stella della nuova evangelizzazione. In questi tempi, in cui, tra l’altro, Papa Francesco ci esorta a essere ‘Chiesa in uscita’, come vivi la dimensione della evangelizzazione? “Pensando a Maria come immagine della Chiesa in uscita, tanto cara a Papa Francesco, mi soffermo a ricordare come tutta la mia vita sia stata guidata da diverse modalità di evangelizzazione: prima di tutto, educata alla fede dalla mia famiglia e dall’ambiente parrocchiale che mi ha accolta e amata. Nella tarda adolescenza, all’interno del gruppo ‘Oratorio Don Bosco’, ho scoperto invece, prima di tutto, l’amicizia concreta fatta di gesti e non di mille parole, il lavoro manuale che stanca ma ti fa comprendere il valore della coerenza e della costanza, e l’immensa fortuna di essere nata in un Paese dove non mi è mai mancato del necessario per vivere. Infine, mossa da queste profonde esperienze, ho deciso di donare la mia vita agli altri, e da lì è partito il vero viaggio della mia vita, non solo fisico e geografico, ma soprattutto formativo e comunitario, nell’apertura verso il diverso e l’altro da me, dal mio gruppo, da tutto ciò che è mio, con il desiderio di una vita solo per Dio”. L’apostolato è supportato dalla preghiera e dal silenzio. Come pensi di vivere la dimensione contemplativa, alla luce di una scelta particolare, dove ci sarà sana solitudine ma anche tanta immersione tra la gente e nel mondo? “Maria, donna del silenzio, della preghiera silenziosa, era colei che ‘serbava tutte queste cose in fondo al cuore’. Se penso al mio rapporto con la preghiera mi vedo tanto indietro, tanto deficitaria di un tempo e di un luogo solo per la preghiera. Non mi è difficile pregare, nel mio quotidiano sono più numerosi e frequenti i tanti ‘grazie’ che pronuncio davanti alla meraviglia della creazione che le preghiere tradizionali, però cerco anche nelle giornate più buie di tenere lo sguardo rivolto verso l’Alto. Anche pensando a un proposito di vita dopo la consacrazione, ritengo che la preghiera costante sarà parte integrante della mia quotidianità, in tutti gli ambiti in cui mi troverò a operare, ben sapendo che però ‘c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo posto sotto al cielo’ (Qo 3,1)”.  ]]>

All’indomani della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, un altro evento carico di gioia coinvolgerà la diocesi di Orvieto-Todi. Stiamo parlando della consacrazione nell’ Ordo virginum di Giulia Camorani, che avverrà appunto il 9 dicembre (ore 17, concattedrale di Todi), nella significativa celebrazione presieduta dal nostro vescovo Benedetto. Di Giulia e della sua storia abbiamo già parlato in precedenza dalle nostre pagine (vedi La Voce del 13 ottobre scorso). Vogliamo qui ricordare che Giulia è originaria della provincia di Forlì e, dopo ‘essere passata’ per il Perù e per Jesi, ormai tre anni fa è approdata a Todi, insieme ad altri giovani dell’oratorio Don Bosco. Qui, per la zona di Todi e per la diocesi tutta, ha svolto e svolge molte attività, soprattutto come catechista, animatrice ed educatrice di bambini, ragazzi e giovani; e soprattutto, ha continuato il suo cammino di discernimento vocazionale, giungendo alla scelta di dire il suo “sì” definitivo al Signore, nel dono totale della vita a Lui e al servizio dei fratelli. Anch’io sono consacrata, dal 2006, nell’ Ordo virginum; dopo ben 11 anni il Signore ‘allarga la famiglia’, elargendo ancora grazia alla nostra Chiesa particolare, che è in festa e che vede ravvivarsi nella speranza. Non nascondo quindi la mia gioia e gratitudine a Dio per l’evento e anche per aver incontrato Giulia qualche giorno fa, con l’occasione di rivolgerle alcune domande. Domande che non possono non prendere spunto dal fissare lo sguardo su Maria, donna - come ci suggerisce don Tonino Bello - dell’attesa, innamorata, accogliente, missionaria, coraggiosa, in cammino, del risposo, del silenzio, obbediente… Domande e risposte che ci fanno pensare alla sfida pastorale della ‘questione femminile’, al ruolo e alla valorizzazione della donna nella Chiesa. Giulia, ci siamo quasi! Quali sentimenti e pensieri albergano in questi giorni nel tuo cuore e nella tua mente? “Manca meno di una settimana alla consacrazione: mi guardo indietro e vedo tante grazie ricevute, tanti piccoli miracoli quotidiani che rendono prezioso questo cammino d’attesa… poi tante fatiche, soprattutto fisiche, che però sono trasfigurate dalla presenza di Colui che trasforma tutte le cose. Quando sono arrivata al punto di decidere, con il Vescovo, la data della consacrazione, una speranza antica e sempre nuova mi animava: protetta dall’Immacolata, la donna del sì, la serva umile e fedele diventata regina, e dalla Vergine lauretana, tanto cara alla città di Jesi dove ho vissuto nel corso della mia formazione precedente, sarei stata al sicuro, e così tuttora mi sento. Non mi faccio particolari domande su cosa verrà dopo il 9 dicembre: ho scelto come semplice criterio di vita un piccolo passo dietro l’altro, uno alla volta, animata dalla speranza che ‘quando sono debole, allora sono forte’ (2Cor 12,10)”. Maria è la stella della nuova evangelizzazione. In questi tempi, in cui, tra l’altro, Papa Francesco ci esorta a essere ‘Chiesa in uscita’, come vivi la dimensione della evangelizzazione? “Pensando a Maria come immagine della Chiesa in uscita, tanto cara a Papa Francesco, mi soffermo a ricordare come tutta la mia vita sia stata guidata da diverse modalità di evangelizzazione: prima di tutto, educata alla fede dalla mia famiglia e dall’ambiente parrocchiale che mi ha accolta e amata. Nella tarda adolescenza, all’interno del gruppo ‘Oratorio Don Bosco’, ho scoperto invece, prima di tutto, l’amicizia concreta fatta di gesti e non di mille parole, il lavoro manuale che stanca ma ti fa comprendere il valore della coerenza e della costanza, e l’immensa fortuna di essere nata in un Paese dove non mi è mai mancato del necessario per vivere. Infine, mossa da queste profonde esperienze, ho deciso di donare la mia vita agli altri, e da lì è partito il vero viaggio della mia vita, non solo fisico e geografico, ma soprattutto formativo e comunitario, nell’apertura verso il diverso e l’altro da me, dal mio gruppo, da tutto ciò che è mio, con il desiderio di una vita solo per Dio”. L’apostolato è supportato dalla preghiera e dal silenzio. Come pensi di vivere la dimensione contemplativa, alla luce di una scelta particolare, dove ci sarà sana solitudine ma anche tanta immersione tra la gente e nel mondo? “Maria, donna del silenzio, della preghiera silenziosa, era colei che ‘serbava tutte queste cose in fondo al cuore’. Se penso al mio rapporto con la preghiera mi vedo tanto indietro, tanto deficitaria di un tempo e di un luogo solo per la preghiera. Non mi è difficile pregare, nel mio quotidiano sono più numerosi e frequenti i tanti ‘grazie’ che pronuncio davanti alla meraviglia della creazione che le preghiere tradizionali, però cerco anche nelle giornate più buie di tenere lo sguardo rivolto verso l’Alto. Anche pensando a un proposito di vita dopo la consacrazione, ritengo che la preghiera costante sarà parte integrante della mia quotidianità, in tutti gli ambiti in cui mi troverò a operare, ben sapendo che però ‘c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo posto sotto al cielo’ (Qo 3,1)”.  ]]>
Le parole di papa Francesco per il Giubileo della vita consacrata https://www.lavoce.it/profeti-solidali-e-speranzosi/ Fri, 05 Feb 2016 10:29:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45330 vita-consacrata2015_CMYK.jpgDa “religioso” anche lui (ossia appartenente alla Compagnia di Gesù, i gesuiti), Papa Francesco ha parlato dal cuore ai religiosi e religiosi venuti a Roma per il Giubileo della vita consacrata, il 1° febbraio in aula Paolo VI. Tant’è che non ha letto il discorso che aveva preparato ma ha parlato interamente a braccio.
Era anche la conclusione dell’Anno dedicato alla vita consacrata, la quale – ha detto Bergoglio – ha “tre pilastri. Il primo è la profezia, l’altro è la prossimità, e il terzo è la speranza”. Ha però cominciato dalla più ‘classica’ virtù dei monaci: l’obbedienza.
“La perfetta obbedienza è quella del Figlio di Dio, che si è annientato, si è fatto uomo per obbedienza, fino alla morte di croce. Ci sono tra voi uomini e donne che vivono un’obbedienza forte” e dicono: “Secondo le regole devo fare questo, questo e questo. E se non vedo chiaro qualcosa, parlo con il superiore, con la superiora, e, dopo il dialogo, obbedisco”. Questa – ha commentato il Papa – “è la profezia, contro il seme dell’anarchia, che semina il diavolo. ‘Tu che fai?’ – ‘Io faccio quello che mi piace’. L’anarchia della volontà è figlia del demonio, non è figlia di Dio!”. E a proposito di profezia, essa consiste nel “dire alla gente che c’è una strada di felicità, di grandezza, una strada che ti riempie di gioia, che è proprio la strada di Gesù. È la strada di essere vicino a Gesù. È un dono, è un carisma, la profezia, e lo si deve chiedere allo Spirito santo: che io sappia dire quella parola, in quel momento giusto; che io faccia quella cosa in quel momento giusto; che la mia vita, tutta, sia una profezia… Poi l’altra parola è la prossimità. Uomini e donne consacrate non per allontanarmi dalla gente e avere tutte le comodità, no! Per avvicinarmi e capire la vita dei cristiani e dei non cristiani, le sofferenze, i problemi, le tante cose che si capiscono soltanto se un uomo e una donna consacrati diventano prossimo. ‘Ma, Padre, io sono una suora di clausura, cosa devo fare?’. Pensate a santa Teresa del Bambin Gesù, patrona delle missioni, che con il suo cuore ardente era prossima, e le lettere che riceveva dai missionari la facevano più prossima alla gente”.
La scelta della vita consacrata – ha aggiunto – non è uno status di vita che mi fa guardare gli altri così [con distacco]. La vita consacrata mi deve portare alla vicinanza con la gente: vicinanza fisica, spirituale, conoscere la gente”. Il Papa è quindi tornato su un tema che gli è particolarmente caro, quando parla dello stile di vita quotidiana del cristiano, religioso o laico che sia: “Sentite bene: non le chiacchiere, il terrorismo delle chiacchiere! Perché chi chiacchiera è un ‘terrorista’ dentro la propria comunità, perché butta come una bomba la parola contro questo, contro quello, e poi se ne va tranquillo. Distrugge! Chi fa questo, distrugge. Questa, l’apostolo Santiago [ossia Giacomo, vedi Gc 3,5-10] diceva che era la virtù forse più difficile, la virtù umana e spirituale più difficile da avere: quella di dominare la lingua”. Infine, la speranza, la virtù che guarda con fiducia al futuro.
E qui Francesco si è confidato con l’uditorio: “Vi confesso che a me costa tanto quando vedo il calo delle vocazioni, quando ricevo i vescovi e domando loro: ‘Quanti seminaristi avete?’ – ‘Quattro, cinque…’. Quando voi, nelle vostre comunità religiose, maschili o femminili, avete un novizio, una novizia, due, e la comunità invecchia, invecchia…. a me questo fa venire una tentazione che va contro la speranza: ‘Ma, Signore, cosa succede? Perché il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?’. Alcune congregazioni fanno l’esperimento della ‘inseminazione artificiale’. Accolgono: ‘Ma sì, vieni, vieni, vieni…’. E poi i problemi che [nascono] lì dentro… No, si deve accogliere con serietà! Si deve discernere bene se questa è una vera vocazione, e aiutarla a crescere. E credo che contro la tentazione di perdere la speranza, che ci dà questa sterilità, dobbiamo pregare di più. E pregare senza stancarci”. Con il consueto realismo, ha aggiunto: “Perché c’è un pericolo… questo è brutto, ma devo dirlo: quando una congregazione religiosa vede che non ha figli e nipoti e incomincia a essere sempre più piccola, si attacca ai soldi. E voi sapete che i soldi sono lo sterco del diavolo… E così non c’è speranza! La speranza è solo nel Signore!”.
Per concludere con un grande abbraccio fraterno: “Vi ringrazio tanto per quello che fate”, voi “consacrati, ognuno con il suo carisma!”.

 

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La tentazione di dividere https://www.lavoce.it/la-tentazione-di-dividere-3/ Thu, 01 Oct 2015 11:22:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43605 Il santuario della Madonna della Stella a Montefalco
Il santuario della Madonna della Stella a Montefalco

I Passionisti, ufficialmente denominati “Congregazione della Passione di Gesù Cristo”, sono stati fondati nel 1720 da san Paolo della Croce e approvati dalla Chiesa nel 1741. Dal secolo XIX sono attivi in terra umbra con una duplice presenza: la prima nel santuario della Madonna della Stella nei pressi di Montefalco, la seconda a Montescosso, nell’area di Ponte Felcino (Pg).

Nel santuario della Madonna della Stella i Passionisti arrivarono nel 1884, chiamati dall’arcivescovo di Spoleto mons. Mariano Pagliari per la cura pastorale dei pellegrini. Appena arrivati, i religiosi si preoccuparono di scrivere e diffondere la storia della rivelazione della Madonna a Righetto Cionchi (1861-62) dando notizie attendibili e dettagliate di persone e di avvenimenti.

Si preoccuparono pure che si facesse un processo diocesano formale per arrivare alla dichiarazione giuridica della veridicità o meno della manifestazione della Vergine, in quanto viveva ancora il protagonista, Righetto. Il processo ebbe luogo dal 7 luglio al 28 novembre 1914. Furono ascoltati 16 testimoni tra cui Righetto e il beato Pietro Bonilli.

La sentenza fu: constare de apparitionis veritate B. Mariae Virginis titulo Auxilium Christianorum, vulgo “della Stella” (“riconoscere la attendibilità dell’apparizione della B. Vergine Maria sotto il titolo di Aiuto dei cristiani, popolarmente detta ‘della Stella’”). I Passionisti sono legati alla storia della “Madonna della Stella” e il suddetto santuario è legato alla storia dei Passionisti, in particolare a quelli della regione religiosa “della Pietà”.

È la regione che comprende Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e una parte del Lazio, con oltre 100 religiosi. Il santuario è stato fra l’altro, per alcuni periodi, sede della Curia regionale della congregazione; e dal 1885, in modo quasi interrotto fino al 1969, casa di formazione, prima come noviziato e poi come studentato per gli studenti del liceo classico.

Dopo la partenza degli studenti, inviati a proseguire la loro formazione nelle Università pontificie, i locali del vecchio studentato sono diventati “oasi” di spiritualità per gruppi di pellegrini desiderosi di vivere momenti di ritiro ed incontri di preghiera. Il terremoto del 1997 ebbe però a interrompere questo servizio di accoglienza. Attualmente, dopo un lungo periodo di ristrutturazione, si sta ricominciando a ospitare persone e fedeli. E il santuario è diventato nuovamente luogo di spiritualità e oasi di ricarica spirituale per tanti gruppi e per numerose comunità cristiane dell’Umbria.

temperilli
Padre Luciano Temperilli

La comunità religiosa, composta da una decina di confratelli, si pone al servizio dei pellegrini e dei fedeli della regione, soprattutto attraverso la confessione e la direzione spirituale. Presta il suo servizio anche alla Chiesa locale secondo le necessità pastorali (catechesi per gruppi parrocchiali, animazione e corsi di preparazione al matrimonio, servizio alle famiglie, ecc.). Collabora con le iniziative caritative dell’istituto, della regione ecclesiastica e diocesana.

Sostiene, con una giornata apposita, l’associazione Milena onlus che promuove attività di cooperazione e progetti di sviluppo in Africa, specificatamente in Etiopia, dove svolge un importante ruolo sanitario e sociale con screening cardiologici e cura la formazione del personale sanitario e offre sostegno economico ai bambini orfani di Makallè.

La seconda comunità passionista in terra umbra si trova a Montescosso (Pg) dove i passionisti sono arrivati nel 1897 in un villa donata dal conte Ricci e adattata a convento. Nel corso della sua storia la comunità ivi residente ha cambiato fisionomia più volte, passando da comunità apostolica a formativa.

L’apostolato consisteva e consiste nel servizio alle parrocchie e nelle missioni popolari, mentre come comunità formativa è stato luogo di noviziato, di studenti liceali e infine studentato di Teologia. Oggi è una comunità che svolge il proprio servizio e collabora attivamente nella pastorale dell diocesi di Perugia.

Alla comunità è affidata in particolare la parrocchia di Bosco e altre parrocchie della zona. La comunità fa accoglienza a religiosi e sacerdoti per periodi di ritiri spirituali. Spesso inoltre accoglie studenti passionisti provenienti da tutto il mondo per apprendere la lingua italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia.

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I frati del Terzo ordine regolare in Umbria https://www.lavoce.it/i-frati-del-terzo-ordine-regolare-in-umbria/ https://www.lavoce.it/i-frati-del-terzo-ordine-regolare-in-umbria/#comments Wed, 23 Sep 2015 10:57:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43415 Convento annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace a Massa Martana
Convento annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace a Massa Martana

Il Terzo ordine regolare di san Francesco (da non confondersi con l’Ordine francescano secolare), è un Ordine religioso di riconoscimento pontificio. La sua origine avviene attorno agli antichi movimenti o gruppi di penitenti sviluppatisi nel Medioevo. Alcuni di questi gruppi, dopo l’incontro con il carisma di Francesco di Assisi, si sono associati e hanno assunto la consistenza di un vero e proprio Ordine religioso.

Nella Chiesa, l’Ordine è denominato: Terzo ordine regolare di san Francesco (Tor). Oggi è composto da quasi un migliaio di frati sparsi nel mondo, che vivono il carisma della penitenza continua secondo la spiritualità di san Francesco, attraverso varie espressioni di vita fraterna e pastorale. La famiglia religiosa è presente in molte nazioni: in Italia, Spagna, Croazia, Stati Uniti, India, Sudafrica, Sri Lanka, Brasile, Paraguay, Messico, Svezia, Bangladesh, Filippine, Perù.

È costituita dal ramo maschile, di vita attiva, ma anche da quello femminile di vita claustrale. Le attività svolte dall’Ordine vanno dalla vita fraterna per la pastorale nelle parrocchie, alla conduzione di scuole e università, senza tralasciare le attività di impegno prevalentemente assistenziale e caritativo.

In Italia i frati del Terzo ordine sono un centinaio, ripartiti in due province religiose. La provincia di San Francesco, costituita da nove fraternità distribuite tra il Nord e il Centro Italia, comprende le due fraternità umbre di Assisi e Massa Martana. Vi è poi la provincia dei Ss. Gioacchino e Anna che è presente maggiormente in Sicilia.

L’insediamento dei frati del Terzo ordine regolare di san Francesco in Umbria, e in particolare a Massa Martana, ha origine nel XIV secolo. Questi vivevano inizialmente in forma eremitica presso la località detta “del Busseto” dove, secondo la tradizione, subirono il martirio i santi Fidenzio e Terenzio. Questo luogo costituì il primo nucleo intorno al quale nel secolo XV si svilupparono il convento e la chiesa di S. Antonio Abate di Busseto. Ai frati era affidata, oltre all’officiatura della suddetta chiesa, la cura pastorale dei fedeli nelle chiese limitrofe alla città di Massa Martana. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo i frati si stabilirono presso la chiesa di S. Maria della Pace e lì costruirono l’annesso convento che ancora oggi abitano.

Padre Mauro Dipalo
Padre Mauro Dipalo

Attualmente il carisma dei frati del Tor a Massa Martana si esprime nel vivere la fede in Cristo custodendo la comunione fraterna attraverso la vita comune, la preghiera, la celebrazione dei sacramenti, l’animazione giovanile e altre opere di evangelizzazione. La fraternità è composta da tre frati che in misura diversa collaborano con il parroco per le attività pastorali cittadine. Il convento inoltre è sede di pastorale giovanile ed è casa di postulantato della stessa provincia religiosa; pertanto la fraternità è spesso coinvolta in attività con gruppi di giovani, soprattutto nel periodo estivo.

Non mancano momenti di incontro per le famiglie, la catechesi per adulti, la formazione su temi di attualità e sui fondamenti della fede cristiana che si svolgono settimanalmente. La comunità è supportata anche da numerosi laici che collaborano con i frati in alcune attività e da una fraternità locale di francescani secolari. Quotidianamente è possibile vivere momenti di condivisione nella preghiera e nel lavoro, oltre alla disponibilità di celebrare l’eucaristia e il sacramento della riconciliazione. Ogni settimana la comunità infine prega per le vocazioni alla vita matrimoniale, sacerdotale e religiosa attraverso l’adorazione eucaristica.

Il desiderio della fraternità è quello di vivere la comunione con Dio e con i fratelli e di condividerla con gli uomini e le donne del nostro tempo. Una seconda fraternità dell’Ordine in Umbria è situata nel cuore della città di Assisi. Si tratta del convento di Sant’Antonio di Padova cui è annessa la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Chiesa che domina la piazza del Comune con il sontuoso pronao di colonne corinzie, frontespizio di un tempio pagano della fine del I sec. a.C. Tempio che in epoca medievale è stato trasformato in chiesa e dal 1613, anche se non in forma continuativa, affidato alla cura pastorale dei frati del Terzo ordine regolare di san Francesco. Attualmente è sede del ministro provinciale per il Centro e Nord Italia.

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La spiritualità mariana de La Salette https://www.lavoce.it/43257/ Tue, 15 Sep 2015 14:09:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43257 Il Santuario della Madonna de La Salette in Salmata di Nocera Umbra; visibili le 9 statue, donate da una benefattrice francese, raffiguranti le tre fasi dell’apparizione
Il Santuario della Madonna de La Salette in Salmata di Nocera Umbra; visibili le 9 statue, donate da una benefattrice francese, raffiguranti le tre fasi dell’apparizione

Già alla fine del 1800 le persone che transitavano sulla Flaminia, all’altezza del km 179, vedevano dipartirsi un bel viale alberato, che conduceva a “villa Benigni”. Lì nel 1896 i primi Missionari della Madonna de La Salette, fondati dal vescovo di Grenoble nel 1852, giunsero per porre la residenza estiva degli studenti di teologia.

La casa divenne subito un centro di devozione alla Vergine apparsa sulla montagna de La Salette, Francia, il 19 settembre 1846. Nel 1907 una benefattrice francese, Madame Dumoulin, donò 9 statue raffiguranti le tre fasi dell’apparizione: la Madonna che piange, la Madonna che affida il suo messaggio ai pastorelli e l’Assunta.

Le statue, realizzate in ghisa e smaltate di bianco, sono una copia di quelle originali collocate nel luogo dell’apparizione. In seguito la casa divenne stabile dimora della “scuola apostolica” dei Missionari de La Salette in Italia.

Passata la bufera della Seconda guerra mondiale, i missionari e i devoti della vallata videro realizzarsi il voto di edificare un degno santuario alla Vergine Maria. Trascorsero alcuni decenni di intensi e febbrili lavori. Finalmente, nell’estate del 1969, si poteva ammirare il caratteristico edificio sacro, che può accogliere 300 persone, consacrato da mons. Giuseppe Pronti, vescovo di Nocera Umbra, il 2 agosto 1969.

Il santuario in località Salmata è centro di irradiazione del messaggio di Maria, Madre della Riconciliazione. Luogo di silenzio e di raccoglimento, per farci sentire accolti da Maria che ci ripete le parole di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”. Nel 40° anniversario del santuario, l’attuale Vescovo di Assisi – Nocera – Gualdo, mons. Domenico Sorrentino, in una sua lettera scrive: “Al santuario di Salmata affido il compito di sviluppare una proposta di incontro profondo con Gesù, centrata sulla catechesi, la celebrazione eucaristica, il sacramento della riconciliazione, l’adorazione eucaristica e il santo rosario riscoperto come percorso di contemplazione con Maria dei misteri della vita di Cristo”.

Attualmente il santuario offre una nuovissima struttura ricettiva con spazi intorno per vivere un tempo di silenzio e di raccoglimento per gruppi parrocchiali, movimenti ecclesiali e famiglie. Il nostro carisma, come congregazione nata dall’evento dell’apparizione della Vergine a La Salette, è la riconciliazione. La nostra congregazione è chiamata a essere un segno e uno strumento di riconciliazione realizzata da Cristo, alla quale volle associare la Vergine Maria, come ella stessa ha aferrmato al momento della sua apparizione.

P. Heliodoro Santiago Bernardos
P. Heliodoro Santiago Bernardos

Siamo circa mille missionari nel mondo, sparsi per i cinque Continenti. In Europa attualmente siamo distribuiti in tre province religiose: Francia, Polonia e Italia. La nostra provincia è composta da una trentina di missionari suddivisi in otto comunità, di cui 6 in Italia e 2 in Spagna. Il nostro ministero è di ampio raggio, ma in questo momento predominano il ministero parrocchiale e quello della predicazione e della confessione.

La comunità di Salmata si è vista ridotta nei suoi componenti in questi ultimi anni: attualmente siamo in tre, due sacerdoti e un fratello missionario. Il Vescovo ci ha affidato quattro parrocchie del Vicariato di Nocera. Tale attività pastorale si affianca al ministero dell’accoglienza dei pellegrini e dei gruppi ecclesiali che vengono per vivere giornate di spiritualità nel santuario o per più giorni nella casa di accoglienza.

Presentiamo loro il messaggio che Maria ci ha lasciato nella sua apparizione a La Salette e ci rendiamo disponibili per le catechesi e il ministero delle confessioni. È questa la missione che la Madonna ci ha affidato, ripetendoci più volte: “Ebbene, figli miei, fate conoscere questo mio messaggio a tutto il mio popolo!”, e che la Chiesa, nella persona del vescovo di Grenoble, ha confermato nel fondare la congregazione dei Missionari di La Salette.

Possiamo dire, senza presunzione, che il messaggio de La Salette ha una sua straordinaria attualità. Questa fa riferimento all’essenziale di una vita cristiana più seria e a una globale adesione alla salvezza offerta da Gesù. Il messaggio salettino è come un prezioso diamante le cui singole sfaccettature fanno brillare molteplici e ricche dimensioni del “vivere secondo il Vangelo”.

 

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Dal “sì” di Cristo al “sì” di madre Ricci https://www.lavoce.it/dal-si-di-cristo-al-si-di-madre-ricci/ Wed, 09 Sep 2015 11:02:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43101 Le Francescane Angeline con un gruppo di giovani della pastorale giovanile
Le Francescane Angeline con un gruppo di giovani della pastorale giovanile

Il 14 ottobre 1884 a Castelspina, un piccolo paesino dell’Alessandrino, per dono di Dio e per il “sì” di suor Chiara Ricci ha avuto inizio la nostra famiglia religiosa delle suore Francescane Angeline.

Madre Chiara, al secolo Angela Caterina Maddalena Battistina Maria Albertina Ricci, donna affabile, forte, amante della vita e grande educatrice, proveniente da una famiglia benestante di Savona, s’innamora di Dio e vuole seguirlo percorrendo le orme povere e semplici di san Francesco d’Assisi.

A 29 anni decide di entrare a far parte delle Terziarie francescane di Nostra Signora del Monte di Genova, come attesta lei stessa nella sua autobiografia: “Sentivo che il Signore mi voleva nelle Terziarie del Monte, poiché amavo essere povera per amore di Dio”.

Per sentieri provvidenziali e misteriosi (a lei, ma non al Signore), mentre seguiva la gestione di scuole, educandati e orfanotrofi in alcuni paesini dell’Alessandrino, si ritrova a dovere rispondere a una nuova chiamata del Signore. Abbandonandosi fiduciosamente alla volontà di Dio Padre, risponde a questo nuovo appello e, con l’appoggio e il sostegno di padre Innocenzo Gamalero, frate minore originario di Castelspina, si ritrova a essere guida e madre di una piccola famiglia di alcune ragazze che diventeranno le sue prime “figlie”.

Aperta alla volontà di Dio, nel quale ha sempre confidato in modo illimitato, dà vita al nuovo istituto ponendolo fin dall’inizio sotto la protezione di santa Maria degli Angeli e dando, appunto, il nome di “suore Francescane Angeline”. Le sue figlie saranno chiamate a vivere il “sì” di Cristo e di Maria e a testimoniare e annunciare la pace e la riconciliazione, rese possibili dall’incarnazione del Figlio di Dio. Un carisma, un dono dello Spirito santo che si concretizzerà in tutte le opere di misericordia, per rispondere a “tutti coloro che attendono”, come scrive madre Chiara.

In breve tempo la famiglia aumenta e vengono aperte molte case. Oggi abbiamo fraternità in Italia, Bolivia, Argentina, Brasile, Ciad, Congo. Il nostro istituto, nel suo percorso, ha continuato a essere guidato dalla passione per la vita, trasmessa dalla nostra cara madre Chiara. Il suo carisma, la forza della sua fede e la freschezza della sua carità cerchiamo di testimoniarle in ogni luogo e momento, perciò siamo disponibili ovunque ci sia bisogno, sempre al servizio della vita!

Suor Paola Volpini
Suor Paola Volpini

Nel desiderio di custodire la sua eredità, continuiamo a rispondere alle varie necessità, così come siamo e possiamo. In particolare, qui in Umbria abbiamo due fraternità, una ad Assisi a san Giacomo di Murorupto, che è una casa di accoglienza per pellegrini, e una a Santa Maria degli Angeli, dove abitiamo dal 1994. In quest’ultima, che fino al 2013 è stata anche casa di noviziato, si svolge principalmente attività di pastorale giovanile. Qui cerchiamo di vivere e trasmettere alle nuove generazioni la passione per la vita, di indicare loro la strada dell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio come percorso per fare un incontro autentico con l’Autore della vita.

Ci mettiamo al fianco dei giovani, accompagnandoli nella loro ricerca vocazionale e nella crescita umana e cristiana; degli adolescenti, proponendo loro iniziative che favoriscono uno sguardo di fiducia in se stessi e verso il futuro; delle famiglie, per sostenerle nella fatica della costruzione delle loro Chiese domestiche. Con questa porzione del popolo di Dio, nella casa di Assisi, condividiamo i percorsi cristiani nella spiritualità francescana angelina attraverso l’associazione “Amici di madre Chiara”, proponendo loro esercizi, giornate di ritiro e di fraternità.

Accogliamo e collaboriamo, inoltre, con molte parrocchie che richiedono di accompagnare i loro giovani sui passi di Francesco e Chiara sia in terra umbra, sia dove risiedono. Le attività di pastorale giovanile ci vedono impegnate anche nella collaborazione con i frati della provincia umbra nel Servizio orientamento giovani che loro stessi offrono.

Alcune sorelle della nostra fraternità, in spirito di servizio verso la Chiesa locale, sono impegnate nella catechesi parrocchiale; nel servizio agli ammalati come ministri straordinari della Comunione e, su richiesta dei Frati minori, nel servizio di accoglienza ai pellegrini presso il santuario di San Damiano.

Siamo una piccola famiglia unita dall’unico desiderio: fare la volontà di Dio, confidando nella Sua benevola provvidenza, con la certezza che “Dio sa quello che fa”, come ripete ancora oggi a ciascuna di noi la nostra fondatrice madre Chiara.

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Donne nel mondo… per Dio https://www.lavoce.it/donne-nel-mondo-per-dio/ Thu, 03 Sep 2015 10:44:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43021 celebr-conclusiva-ordo-virginum
foto Andrea Coli

03/09/2015 – Sono circa 650 in tutta Italia le donne che hanno scelto di ricevere il rito di consacrazione dell’Ordo virginum. Altre 400 si stanno formando per riceverlo.

In Umbria le consacrate sono 12, distribuite nelle varie diocesi: 6 a Perugia, una a Terni, una ad Orvieto, una a Gubbio e tre ad Assisi. Quattro, invece, quelle in formazione: 3 a Perugia e una a Spoleto.

Le tre della diocesi di Perugia riceveranno il rito proprio il prossimo martedì 8 settembre nella cattedrale di San Lorenzo.

L’Ordo virginum rappresenta il più antico rito di consacrazione della Chiesa, se ne ha memoria già tra le prime comunità cristiane. Si tratta di uno stato di vita consacrata laica rivolto a donne che, pur continuando a vivere nel mondo secondo uno stile di vita ordinario, hanno scelto di dedicarsi al servizio di Dio, della Chiesa e del prossimo.

L’Ordo virginum scomparve tra il III e il IV secolo d. C. per motivi sociali: era impossibile per una donna vivere nel mondo senza avere la protezione e il sostegno economico di un uomo. Si diffusero così le forme religiose di vita consacrata, dove la scelta vocazionale comportava la vita all’interno di un ordine e di un convento e la conseguente protezione della donna in termini sociali ed economici.

È stato il Concilio vaticano II a ripristinare questa forma di consacrazione con la Sacrosantum concilium del 1963 (il nuovo Rito è promulgato nel 1970), che da allora non ha mai smesso di portare nuove vocazioni.

“A riprova – spiega Maddalena Mazzeschi, prima consacrata in Umbria nel 1998, insieme a Simonetta Cesarini – che si tratta di uno stato di vita che risponde alle esigenze attuali delle donne”.

Lo scorso anno l’Ordo virginum ha ricevuto l’ultimo importante tassello di affermazione. “I vescovi italiani – spiega Maddalena – hanno pubblicato una nota pastorale che spiega nel dettaglio caratteristiche, ruoli e modi di questa consacrazione. Prima, non avendo una regola o un carisma univoco a cui richiamarsi, l’Ordo virginum metteva spesso in difficoltà i vescovi, che non sapevano come muoversi di fronte alle singole richieste”.

Le donne che ricevono la consacrazione dell’Ordo virginum hanno, infatti, una vita ordinaria: lavorano nei più svariati ambiti, non portano segni distintivi, non hanno nessun servizio pastorale specifico.

“Abbiamo una proposta di castità – spiega Maddalena -, ma non facciamo voto di povertà e di obbedienza. In realtà, però, abbiamo una sorta di obbedienza nei confronti del nostro vescovo, che è il nostro unico punto di riferimento, è lui che esprime il discernimento in ordine al cammino di ogni singola persona, è con lui che definiamo il nostro servizio pastorale in base allo specifico carisma di ognuna. Si tratta di una grande ricchezza della Chiesa, perché ci permette di essere nel mondo e di portare la Parola di Dio anche nei posti e alle persone più impensabili”.

 

Ordo Virginum, Perugia accoglie tre consacrate

Domenica 8 in Cattedrale il rito pubblico dopo quasi dieci anni di attesa dall’ultima cerimonia. Chi sono le tre donne che hanno fatto questa scelta

Martedì 8 settembre, festa della Natività di Maria, la diocesi di Perugia – Città della Pieve accoglie tre nuove consacrate all’Ordo virginum. Il rito sarà pubblico e si svolgerà nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia alle ore 18. Le tre donne si vanno ad aggiungere alle sei già consacrate di questa diocesi e arrivano al rito a distanza di quasi dieci anni dall’ultima consacrazione (era il 2006), dopo esser state ammesse dal vescovo a seguito di un percorso di formazione durato tre anni.

La prima è Marina Colombini, classe 1963, di professione maestra elementare. Proviene dalla parrocchia di Castel del Piano, dove è impegnata nelle cellule di evangelizzazione e in attività di volontariato. La seconda si chiama Beatrice Boscherini, classe 1967, insegnante di religione cattolica. È attiva nella parrocchia di Petrignano del Lago, dove svolge attività di catechismo e animazione. La terza consacrata è Milena Panimbono, classe 1953, dipendente nella Pubblica Amministrazione. È impegnata nella parrocchia di Santo Spirito in attività di volontariato e gruppi di preghiera.

“Il rito di consacrazione – spiega Simonetta Cesarini, prima consacrata “Ordo Virginum” in Umbria nel 1998, insieme a Maddalena Mazzeschi – è solo l’ultima tappa di un percorso lungo che ha portato le tre donne a scegliere questo tipo di vita consacrata. Tutte provengono non solo da diversi contesti lavorativi, ma sono anche attivamente impegnate in diversi tessuti parrocchiali, dove espletano servizi in linea con il loro carisma personale. Dopo la consacrazione, continueranno a muoversi nei loro specifici contesti, pur avendo con noi momenti comuni di approfondimento e aggiornamento, ma soprattutto illuminate dalla nuova grazia ricevuta”.

 

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Un angolo di Bose nella verde Umbria https://www.lavoce.it/un-angolo-di-bose-nella-verde-umbria/ https://www.lavoce.it/un-angolo-di-bose-nella-verde-umbria/#comments Thu, 03 Sep 2015 09:20:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42995 Gruppo di giovani in visita alla fraternità di San Masseo ad Assisi
Gruppo di giovani in visita alla fraternità di San Masseo ad Assisi

Bose è una comunità di monaci e di monache appartenenti a Chiese cristiane diverse che cercano Dio nell’obbedienza al Vangelo, nella comunione fraterna e nel celibato.

Una vita semplice, che tende all’essenziale, fatta di preghiera e di lavoro. Non c’è infatti un’opera “propria” della comunità monastica, se non quella di credere e vivere in colui che Dio ha mandato: Gesù Cristo.

Senza un progetto particolare, per un grande dono del Signore, la comunità è composta di fratelli e sorelle appartenenti a diverse confessioni cristiane.

Attualmente conta una novantina di fratelli e sorelle che vivono l’unica vocazione monastica cenobitica a Bose (Bi) e nelle diverse fraternità di Ostuni (Br), Assisi, Cellole di San Gimignano (Si) e Civitella San Paolo (Rm).

La presenza della comunità monastica di Bose ad Assisi ha conosciuto una prima stagione con una fraternità di sorelle che ha vissuto al monastero di San Benedetto al Subasio dal 1993 fino al terremoto del 1997.

La ristrutturazione del monastero di San Masseo fondato nella seconda metà dell’XI secolo ha consentito la ripresa della vita monastica in quegli ambienti così cari alla tradizione sia benedettina che francescana. La fraternità di Assisi, ai margini della città, è un luogo di silenzio e di accoglienza per chi cerca un tempo per ritrovare se stesso e la relazione con Signore.

I fratelli, nell’ascolto della Parola, nella vita fraterna, nel lavoro, cercano di unire l’ascolto e l’accoglienza di ogni uomo e donna che bussa alla loro porta per condividere con loro gioie e speranze, tristezze e angosce. Così, con fedeltà sempre da rinnovarsi, si persegue il fine della vita monastica che, come ogni vita cristiana, è la carità, l’amore.

La presenza dei fratelli a San Masseo si caratterizza nell’equilibrio quotidiano tra preghiera e lavoro, e si focalizza attorno alla Parola di Dio, proclamata tre volte al giorno nella liturgia delle ore, pregata nella lectio divina in cella e incarnata nella vita fraterna, nel lavoro e nell’accoglienza degli ospiti, così che possa divenire parola di vita per l’oggi del credente.

Mauro Girotto
Mauro Girotto

Il lavoro quotidiano nell’uliveto, nel vigneto e nell’orto, costituisce una fonte di sostentamento per la comunità. Nel lavoro, come nei servizi comunitari e nella cucina, si cerca di svolgere il proprio compito con semplicità e cura. L’ospitalità è un ministero praticato fin dalle origini della vita monastica, perché accogliendo l’ospite si sa per fede di accogliere Cristo.

Il monaco che si vuole esercitare nell’arte della conoscenza della divina Presenza deve arrivare a saper discernere il volto di Cristo nell’ospite e a far emergere nel mistero grande dell’incontro dell’altro, il Cristo presente, in modo nascosto, in ogni uomo e in ogni donna. Questo ministero assume una connotazione particolare ad Assisi in virtù della valenza ecumenica e anche interreligiosa che la città di san Francesco ha progressivamente assunto.

La fraternità di San Masseo accoglie chiunque cerca un luogo in disparte per un momento di ritiro e riflessione, per fare spazio alla Parola di Dio, per conoscere la lode gratuita nella preghiera della comunità, per fare un’esperienza di vita comune con i fratelli. La natura ecumenica della comunità e i legami fraterni che da sempre uniscono Bose alle Chiese ortodosse e a quelle nate dalla Riforma consente ai fratelli presenti di rendere San Masseo un luogo privilegiato di incontro e di confronto.

Inoltre la posizione del monastero, un po’ defilata rispetto al grande flusso di pellegrini che anima Assisi, può consentire agli stessi membri delle numerose comunità religiose e ai fedeli assisani di avere un luogo raccolto in cui “ritirarsi in disparte e riposare un poco” (Mc 6,31) nella preghiera e nel silenzio, così da riprendere con rinnovato vigore il loro ministero e la loro vita quotidiana.

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Da 100 anni per l’annuncio del Vangelo https://www.lavoce.it/da-100-anni-per-lannuncio-del-vangelo/ Tue, 04 Aug 2015 13:42:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41704 Suore-paoline
Le suore paoline alla libreria di piazza IV Novembre a Perugia

Presenti a Perugia da 60 anni, quest’anno le suore Paoline celebrano anche i 100 anni di fondazione dell’istituto. Per noi è tempo di cantare in modo nuovo il Magnificat e il Miserere. Dal tempo in cui il giovane sacerdote Giacomo Alberione (nel 1915) sognava fortemente una “Chiesa in uscita”, e decentrata dai suoi secolari spazi protetti, noi, Figlie di San Paolo, stiamo cercando di leggere e rileggere un libro ancora tutto da scrivere.

Vi sarebbe narrata la potente azione dello Spirito che rinnova continuamente la Chiesa e riaccende il fuoco dell’annuncio quando trova persone disponibili. Precedute da suor Tecla Merlo e insieme alla Famiglia paolina abbiamo camminato i passi severi ed essenziali per l’annuncio. I passi dell’umiltà e della fede, per far giungere la luce del Vangelo ai più lontani contesti umani e culturali, come iniziò a fare san Paolo all’inizio del cristianesimo.

Nei primi anni dell’istituto, la gente iniziò a chiamarci “figlie” (“ragazze”, in dialetto piemontese) di san Paolo a causa della caratteristica devozione che praticavamo verso l’Apostolo quale Dottore delle genti e annunciatore del Vangelo nel vasto spazio delle maggiori aree culturali più grandi di allora: l’area ebraica, l’area greca e quella romana. Oggi guardiamo con meraviglia e gratitudine al volto internazionale e universale della nostra congregazione.

Il carisma paolino infatti si è radicato ed è stato arricchito dall’apporto delle molte culture dai 5 Continenti (siamo presenti in 50 Paesi, con 230 comunità, 2.300 sorelle consacrate: www.paoline.org). Osserviamo con gioia l’evolversi incessante delle tecnologie, come i new media e l’immenso spazio comunicativo digitale che danno un volto sempre nuovo alla missione, ma ci sfidano anche sempre a cambiare e a ricominciare con nuovi modi e linguaggi.

Del resto, per noi donne consacrate paoline la penitenza non consiste nel vivere a pane e acqua o nel fare una vita ritirata nel silenzio. Al contrario, la penitenza paolina è preghiera, studio e Parola; è itineranza e ricerca dell’incontro per “insistere a tempo opportuno e non opportuno” (2 Tm 4,2); è affrontare i continui cambiamenti, per far sì che “la Parola possa continuare la sua corsa e diffondersi” (2 Ts 3,1) azzerando le distanze tra il Vangelo della gioia e l’attesa profonda di ogni cuore umano.

Suor Laura Castrico
Suor Laura Castrico

Pensiamo alla forza e al coraggio delle sorelle che vivono situazioni socio-politiche molto rischiose e molto limitanti della libertà per la comunicazione “scomoda” del Vangelo: vedi le ricorrenti bombe nelle librerie del Pakistan. Pensiamo alle sorelle – più numerose nella provincia italiana – che, nella malattia e nell’anzianità, continuano a offrire e pregare perché la Parola, seminata in abbondanza con l’apostolato diretto della diffusione, ora porti più frutto con l’offerta totale della vita.

Tra i segni indicatori per il futuro, avvertiamo il desiderio di ridare slancio all’aspetto mistico e profetico del carisma, per essere realmente “apostole che bruciano di amor di Dio per l’intima vita spirituale, sempre in cammino con tutta la Chiesa, portatrici di Cristo…” (beato Giacomo Alberione).

Poi, l’emergere di una più viva consapevolezza del ruolo del laicato paolino, nella pastorale della comunicazione sociale, nella quale l’intera Chiesa oggi si sente impegnata, come sfidante frontiera per l’annuncio. L’educare a una forma di volontariato per fare la “carità della verità”: attraverso l’associazione Comunicazione e cultura Paoline onlus, con progetti per le categorie sociali con maggiore disagio (www.paolineonlus.it).

Il vivere la sinergia, la collaborazione fattiva e la valorizzazione concreta della creativa realtà umbra di comunicazione sociale (case editrici; scrittori/ci di livello nazionale; testate giornalistiche; emittenti radio; librerie religiose), alcune nate e attive nel nostro territorio già prima del Concilio Vaticano II.

In Umbria siamo presenti a Perugia con la comunità di quattro sorelle e la libreria nella centrale piazza IV Novembre, dove efficacemente collabora da 25 anni anche Elena Rossi. Nella città di Terni siamo presenti con una libreria gestita da laici.

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