visita del papa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/visita-del-papa/ Settimanale di informazione regionale Fri, 21 Jul 2023 14:49:40 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg visita del papa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/visita-del-papa/ 32 32 Papa Francesco alla vigilia del viaggio a Palermo https://www.lavoce.it/papa-francesco-palermo/ Fri, 14 Sep 2018 12:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52825 Palermo Papa

Uno dei temi della visita pastorale di Papa Francesco a Palermo, sabato 15 settembre, “sarà quello dei migranti”. Lo dice l’arcivescovo del capoluogo siciliano, mons. Corrado Lorefice, che nei giorni scorsi è stato ricevuto in udienza privata in Vaticano dal Pontefice. Una visita che si svolgerà nel 25° anniversario del martirio di don Pino Puglisi. In città i preparativi stanno per concludersi. Sul prato del Foro italico è stato già allestito il palco sul quale il Papa presiederà la messa.

È lo stesso luogo in cui la celebrò otto anni fa Benedetto XVI. Allora, il Papa emerito definì la mafia “strada di morte, incompatibile con il Vangelo”, adesso Francesco volgerà lo sguardo anche a un’altra emergenza che riguarda l’attualità e la Sicilia: le migrazioni. “L’unica via è quella dell’incontro - afferma mons. Lorefice - . Dobbiamo custodire un cuore umano. L’uomo è immagine di Dio e come tale porta in sé l’unico richiamo a essere rispettato e accolto, a maggior ragione se questo volto è sfigurato dalla sofferenza e dall’oppressione che, molte volte, siamo stati noi occidentali a creare, a fomentare”.

LA GIORNATA - 15 SETTEMBRE

Ore 8.30 Piazza Armerina (Enna), atterraggio in elicottero nel campo sportivo “San Ippolito”. Papa Francesco viene accolto da mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina; Maria Rita Leonardi, prefetto di Enna; Filippo Miroddi, sindaco di Piazza Armerina. A seguire, il trasferimento in auto a Piazza Europa. Ore 9, piazza Europa, incontro con i fedeli. Poi ripartenza verso Palermo. Ore 10.45, il Papa è accolto da mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo; Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia; Antonella De Miro, prefetto; Leoluca Orlando, sindaco. Ore 11.45 Foro italico, messa nella memoria liturgica del beato Pino Puglisi. Ore 13.30 alla Missione di speranza e carità, pranzo con gli ospiti e una rappresentanza di detenuti e immigrati. Ore 15 visita in forma privata alla parrocchia di San Gaetano al quartiere Brancaccio - quello appunto di Puglisi - e alla casa del Beato. Ore 15.30 in cattedrale, incontro con il clero, i religiosi e i seminaristi. Ore 17, piazza Politeama: incontro con i giovani. Ore 18.30 dall’aeroporto di Palermo Punta Raisi, decollo per Roma.

Come sarà accolto Papa Francesco da Palermo?

“La città lo accoglierà con grande entusiasmo, ma non solo con una prospettiva emotiva. È l’entusiasmo di chi sa che Papa Francesco viene a confermare un percorso delle Chiese siciliane e, in particolare, di quelle di Piazza Armerina e di Palermo, che stanno mettendo in gioco l’identità stessa di annunciare con gioia il Vangelo, capace di incidere nella costruzione della città degli uomini”.

Nella sua lettera alla città, lei scrive che “il Papa viene a sostenere la Chiesa di Palermo”. A quali priorità rivolgerà l’attenzione Bergoglio?

“Papa Francesco parla con le parole, ma soprattutto con i segni. Viene a visitare Palermo e fa due scelte precise, condivise: fare il pranzo, dopo la celebrazione eucaristica, nella ‘Missione di speranza e carità’, che accoglie mille persone tra poveri e profughi, e poi andare a Brancaccio, quartiere periferico che il Papa fa diventare centrale. È il luogo in cui don Puglisi ha vissuto il suo ministero fino all’effusione del sangue. Per questo motivo, arriverà anche in piazzale Anita Garibaldi dove don Puglisi è stato ucciso, nel giorno in cui compiva 56 anni”.

Don Pino Puglisi, don Tonino Bello, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani: un filo rosso lega tutte queste figure di sacerdoti che il Papa ha scelto di ricordare…

“Sì, partendo dalle Alpi e visitando Barbiana, poi passando attraverso Molfetta, credo che Papa Francesco abbia disegnato il volto di una Chiesa italiana che è audace nel Vangelo, una Chiesa che è quella dei poveri. È il segno che la vuole capace di annunciare il Vangelo senza timore di effondere il sangue”.

Filippo Passantino

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Palermo Papa

Uno dei temi della visita pastorale di Papa Francesco a Palermo, sabato 15 settembre, “sarà quello dei migranti”. Lo dice l’arcivescovo del capoluogo siciliano, mons. Corrado Lorefice, che nei giorni scorsi è stato ricevuto in udienza privata in Vaticano dal Pontefice. Una visita che si svolgerà nel 25° anniversario del martirio di don Pino Puglisi. In città i preparativi stanno per concludersi. Sul prato del Foro italico è stato già allestito il palco sul quale il Papa presiederà la messa.

È lo stesso luogo in cui la celebrò otto anni fa Benedetto XVI. Allora, il Papa emerito definì la mafia “strada di morte, incompatibile con il Vangelo”, adesso Francesco volgerà lo sguardo anche a un’altra emergenza che riguarda l’attualità e la Sicilia: le migrazioni. “L’unica via è quella dell’incontro - afferma mons. Lorefice - . Dobbiamo custodire un cuore umano. L’uomo è immagine di Dio e come tale porta in sé l’unico richiamo a essere rispettato e accolto, a maggior ragione se questo volto è sfigurato dalla sofferenza e dall’oppressione che, molte volte, siamo stati noi occidentali a creare, a fomentare”.

LA GIORNATA - 15 SETTEMBRE

Ore 8.30 Piazza Armerina (Enna), atterraggio in elicottero nel campo sportivo “San Ippolito”. Papa Francesco viene accolto da mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina; Maria Rita Leonardi, prefetto di Enna; Filippo Miroddi, sindaco di Piazza Armerina. A seguire, il trasferimento in auto a Piazza Europa. Ore 9, piazza Europa, incontro con i fedeli. Poi ripartenza verso Palermo. Ore 10.45, il Papa è accolto da mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo; Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia; Antonella De Miro, prefetto; Leoluca Orlando, sindaco. Ore 11.45 Foro italico, messa nella memoria liturgica del beato Pino Puglisi. Ore 13.30 alla Missione di speranza e carità, pranzo con gli ospiti e una rappresentanza di detenuti e immigrati. Ore 15 visita in forma privata alla parrocchia di San Gaetano al quartiere Brancaccio - quello appunto di Puglisi - e alla casa del Beato. Ore 15.30 in cattedrale, incontro con il clero, i religiosi e i seminaristi. Ore 17, piazza Politeama: incontro con i giovani. Ore 18.30 dall’aeroporto di Palermo Punta Raisi, decollo per Roma.

Come sarà accolto Papa Francesco da Palermo?

“La città lo accoglierà con grande entusiasmo, ma non solo con una prospettiva emotiva. È l’entusiasmo di chi sa che Papa Francesco viene a confermare un percorso delle Chiese siciliane e, in particolare, di quelle di Piazza Armerina e di Palermo, che stanno mettendo in gioco l’identità stessa di annunciare con gioia il Vangelo, capace di incidere nella costruzione della città degli uomini”.

Nella sua lettera alla città, lei scrive che “il Papa viene a sostenere la Chiesa di Palermo”. A quali priorità rivolgerà l’attenzione Bergoglio?

“Papa Francesco parla con le parole, ma soprattutto con i segni. Viene a visitare Palermo e fa due scelte precise, condivise: fare il pranzo, dopo la celebrazione eucaristica, nella ‘Missione di speranza e carità’, che accoglie mille persone tra poveri e profughi, e poi andare a Brancaccio, quartiere periferico che il Papa fa diventare centrale. È il luogo in cui don Puglisi ha vissuto il suo ministero fino all’effusione del sangue. Per questo motivo, arriverà anche in piazzale Anita Garibaldi dove don Puglisi è stato ucciso, nel giorno in cui compiva 56 anni”.

Don Pino Puglisi, don Tonino Bello, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani: un filo rosso lega tutte queste figure di sacerdoti che il Papa ha scelto di ricordare…

“Sì, partendo dalle Alpi e visitando Barbiana, poi passando attraverso Molfetta, credo che Papa Francesco abbia disegnato il volto di una Chiesa italiana che è audace nel Vangelo, una Chiesa che è quella dei poveri. È il segno che la vuole capace di annunciare il Vangelo senza timore di effondere il sangue”.

Filippo Passantino

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Papa Francesco a sorpresa tra i terremotati a San Pellegrino di Norcia https://www.lavoce.it/papa-francesco-tra-i-terremotati-a-s-pellegrino-di-norcia/ Wed, 05 Oct 2016 20:25:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47620 DSC_0404 Papa Francesco nella giornata di martedì 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, ha visitato le zone del centro Italia colpite dal terremoto lo scorso 24 agosto. Quando all’inizio della giornata si è diffusa la notizia della presenza del Papa ad Amatrice, è iniziato un rincorrersi di voci su una possibile visita a Norcia. Alle 11.30 l’arcivescovo Renato Boccardo ha avuto la conferma: il Papa sarà a San Pellegrino di Norcia, la frazione più colpita dal sisma, dichiarata zona rossa, alle 17. Alla fine però Francesco è giunto alle 15 al crocevia tra S. Pellegrino e Frascaro, dove ha incontrato e salutato mons. Boccardo e lo ha invitato a salire nella sua automobile. Insieme sono andati nella zona rossa del paese, passando tra la gente che applaudiva e gridava: viva il Papa.

Lungo il breve tragitto il Vescovo ha descritto al Pontefice il territorio nursino e gli ha raccontato come questa popolazione per la terza volta, dopo il 1979 e il 1997, deve confrontarsi con la catastrofe del terremoto. Francesco si è raccolto in una preghiera silenziosa e solitaria davanti ai massi del campanile crollato della chiesa di San Pellegrino di Norcia, simbolo umbro di questo ulteriore sisma, e ha benedetto le macerie. Si è poi congratulato con i Vigili del Fuoco presenti dicendogli: «Grazie, siete davvero coraggiosi». E uno di loro: «Padre Santo pochissimi prima del suo arrivo abbiamo avvertito una scossa di magnitudo 3.6 che ha ulteriormente danneggiato gli edifici del paese». A San Pellegrino, la tendopoli è stata recentemente smantellata (le persone, in attesa delle casette di legno, sono momentaneamente ospitate nelle strutture ricettive della zona) e i numerosi fedeli hanno atteso Francesco nello slargo a ridosso della zona rossa del paese, dinanzi alla tenda dove viene normalmente celebrata la Messa. Il Vescovo di Roma ha salutato le persone usando il microfono di un’autovettura della Polizia di Stato: «Saluto tutti voi. Sono stato vicino a voi e mi sento molto vicino in questo momento di tristezza e prego per voi e chiedo al Signore che dia la forza di andare avanti. E adesso vi invito a pregare tutti insieme l’Ave Maria».

«Sapevamo che il Papa ci sarebbe venuto a trovare, lo aveva annunciato», ha commentato al termine mons. Boccardo. «Voleva comunque una cosa sobria e così è stata organizzata. Il fatto che sia venuto proprio oggi che è la festa di san Francesco, e quindi il suo onomastico, è stata una sorpresa piacevole, soprattutto per la gente che affronta la fatica. La popolazione di S. Pellegrino ha molto apprezzato la vicinanza e l’umanità del Papa. Hanno visto nel successore di Pietro segni di prossimità e di paternità che permettono di affrontare con maggiore forza il difficile percorso della ricostruzione delle case e delle persone. Il Presule ha espresso profonda gratitudine, a nome suo personale e di tutta l’archidiocesi di Spoleto-Norcia, al Santo Padre per questa visita: la sua presenza e la sua benedizione ci confortano e ci sostengono per guardare avanti con speranza».

Un anziano signore ha commentato così la visita del Papa: «È stata una sorpresa inattesa come il terremoto. Solo che il primo ci ha portato distruzione e sconforto, il secondo voglia di guardare al futuro con rinnovata fiducia». Francesco ha salutato giovani e anziani, numerosi bambini, i rappresentanti delle istituzioni civili e militari, ad iniziare dal sindaco di Norcia Nicola Alemanno. Si è brevemente intrattenuto anche con il parroco di Norcia don Marco Rufini e con alcuni monaci benedettini di Norcia: il primo gli ha donato sei bottiglie di sagrantino di Montefalco; i secondi la birra da loro prodotta in monastero. Un signore, invece, in rappresentanza della parrocchia, ha donato al Papa uno stendardo raffigurante la Madonna di Monte Santo molto venerata in paese. Piccolo fuori programma per Papa Francesco mentre stava lasciando la frazione di San Pellegrino. Lungo la stretta strada che conduce al centro abitato, il Pontefice, in auto, ha incrociato alcune monache benedettine del monastero di Sant’Antonio di Norcia che stavano risalendo a piedi nella speranza di poterlo incontrare. Le religiose – che hanno il monastero completamente inagibile e che dormono nei vani della lavanderia – hanno salutato il Papa con la mano e a quel punto la vettura si è fermata. Francesco, seduto al posto del passeggero, ha abbassato il finestrino e le ha salutate. È rimasto con loro per qualche attimo per poi allontanarsi. «Pregate per me» le parole che il Santo Padre ha detto alle suore, secondo quanto riferito dalla badessa madre Caterina Corona. «Ci ha salutato – ha aggiunto – con un bel sorriso. Gli abbiamo detto che abbiamo pregato per lui oggi, nel giorno del suo onomastico, e continueremo a farlo».

L’Arcivescovo, mentre stava rientrando a Spoleto, ha ricevuto la telefonata di uno dei membri del seguito papale: «Eccellenza, a nome del Papa la ringraziamo ancora per l’accoglienza e la disponibilità. Il Santo Padre è stanco ma felicissimo di essere stato anche in mezzo alla sua gente colpita dal terremoto».

 

 

 

 

 

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Guardando il Nord con occhi del Sud https://www.lavoce.it/guardando-il-nord-con-occhi-del-sud/ Thu, 01 Oct 2015 11:34:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43606 Papa Francesco visita la sede dell’Onu
Papa Francesco visita la sede dell’Onu

C’è una immagine che può essere usata per raccontare il viaggio di Papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti: il riferimento che fa tra la bottega di quartiere, i piccoli negozi, e i centri commerciali, i supermercati.

La società oggi è sempre più simile a questi grandi complessi dove si trova di tutto ma dove si è perso il contatto personale, la fiducia, la conoscenza, la vicinanza.

La piccola bottega rappresentava una sorta di oasi di fiducia, perché c’era un rapporto che era basato sull’amicizia. Oggi il mondo è un grande supermercato dove si compera tutto e dove anche la cultura ha acquisito una dinamica concorrenziale: “Non si vende più a credito e non ci si può fidare degli altri”.

La cultura attuale sembra “stimolare le persone a entrare nella dinamica di non legarsi a niente e a nessuno. Non dare la fiducia e non fidarsi”.

Le parole del Papa contenute nei suoi 24 discorsi vanno proprio nella direzione opposta e chiamano alla responsabilità personale, al dialogo.

Così a Cuba non solo si sofferma sul bloqueo, cioè sull’embargo che da oltre 50 anni colpisce l’isola, ma chiede un cambiamento di attenzione per costruire insieme – anche cubani dell’isola e coloro che risiedono fuori – un processo di riconciliazione nazionale. È il Papa che sottolinea che il cambiamento è possibile perché lo sguardo misericordioso di Cristo anticipa le nostre necessità, ci invita a superare i nostri pregiudizi, le nostre resistenze al cambiamento. I concittadini non sono quelli di cui si approfitta, si usa e si abusa. E la grandezza di un popolo, di una nazione, di una persona “si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli”, perché “chi non vive per servire, non serve per vivere”.

Quando arriva negli Stati Uniti non cambia la linea dei suoi interventi, e in primo piano mette sempre la persona, la famiglia. Ai vescovi riuniti a Philadelphia per l’incontro mondiale dice che non è sua intenzione tracciare un programma, delineare una strategia, giudicare o impartire lezioni. Ma poi precisa: ci sono alcune questioni che non è lecito mettere a tacere, come la vicenda pedofilia, su cui torna nell’ultimo giorno della sua visita quando incontra cinque persone – tre donne e due uomini – vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti.

E parlando sempre ai vescovi dice: mi vergogno profondamente. I crimini commessi e i peccati degli abusi sessuali contro i minori da parte di sacerdoti non possono essere mantenuti in segreto per lungo tempo. E promette che tutti i responsabili renderanno conto del loro crimine. Da queste persone, aggiunge a braccio, “ho ascoltato un lamento profondo; ho pregato con loro manifestando la partecipazione alla loro sofferenza”.

Francesco è il primo Papa che parla al Congresso americano, per di più il primo latinoamericano. Il suo è un discorso che guarda al Nord America con gli occhi del Sud del Continente, per chiedere giustizia, solidarietà con le persone povere, rispetto dei diritti e delle libertà che hanno fatto grande l’America. Un discorso nel quale mette in risalto quattro figure di americani: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton.

Per dire tutta la sua preoccupazione per la “inquietante odierna situazione sociale e politica del mondo”, sempre più un luogo “di violenti conflitti, odi e brutali atrocità, commesse perfino in nome di Dio e della religione”. Per questo “dobbiamo essere particolarmente attenti ad ogni forma di fondamentalismo. È necessario un delicato equilibrio per combattere la violenza perpetrata nel nome di una religione, di un’ideologia o di un sistema economico, mentre si salvaguarda allo stesso tempo la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali”.

Così alle Nazioni Unite torna sul tema dei suoi predecessori: la pace e il dialogo. Certo laddove l’aggressore compie azioni conto la popolazione inerme occorre trovate risposte in grado di fermare l’operazione. Quella pace che la mattina dell’11 settembre 2001 un gruppo di terroristi ha cercato di mettere in soffitta con l’attacco alle Torri gemelle: andrà poi a Ground Zero per una preghiera ecumenica per le oltre duemilacinquecento vittime.

Ma è anche occasione per guardare all’immigrazione, che sarà anche il tema dell’Assemblea del palazzo di vetro. Francesco ripete che i muri non servono, non aiutano a capire le situazioni diverse. Muri e filo spinato che non riusciranno mai a fermare l’ondata di uomini e donna che si riversano nei Paesi del Vecchio Continente. Prima di lasciare Philadelphia, la messa con le famiglie e un Papa che chiede di creare una società che sia a favore della famiglia, la difenda e crei delle leggi che assicurino le condizioni minime per formarsi e svilupparsi.

Vale la pena di lottare per la famiglia, dice Francesco, e la società cresce buona, forte e solida se cresce sulla bontà e sull’amore della famiglia, che è una fabbrica di speranza, di vita, di risurrezione. E poi, se non ci fosse la famiglia, non ci sarebbe nemmeno la Chiesa. Parola di Papa Francesco.

 

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Tra profezia e diplomazia https://www.lavoce.it/tra-profezia-e-diplomazia/ Thu, 01 Oct 2015 09:39:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43574 Papa Francesco all'Onu
Papa Francesco all’Onu

Il recente viaggio del Papa a Cuba, negli Stati Uniti e all’Onu si è svolto mentre nel mondo è in atto la “terza guerra mondiale a pezzi” e a migliaia gli uomini muoiono o sono costretti a lasciare i loro Paesi di origine. Francesco si è messo accanto a questa umanità sofferente.

Il viaggio nell’isola caraibica, seguito da quello negli Stati Uniti, appare una felice metafora della mediazione svolta dal Papa tra i due Paesi e ha sottolineato il ruolo di ponte che Cuba ha tra le due Americhe, invitate a collaborare.

Il Pontefice ha inteso peraltro manifestare la sua attenzione non solo verso la popolazione cubana, a lungo sottoposta a numerose privazioni, ma anche verso tutti i popoli latino-americani (in particolare quello della Colombia, dove è in atto un difficile processo di pace), alle prese con gravi problemi economici, sociali e politici, acuiti dalla recente crisi mondiale.

Francesco ha cercato di rafforzare la fede di popoli che nel messaggio evangelico hanno spesso trovato ispirazione nella loro costante ricerca della giustizia e della libertà (lo stesso Fidel Castro in gioventù si era formato sulla Rerum novarum e solo la sproporzionata reazione americana alla sua azione contro la dittatura di Batista lo avevano avvicinato al marxismo); ha invitato a riscoprire la forza liberatoria del Vangelo e ha ammonito contro ogni violenza e persecuzione.

Nel viaggio negli Stati Uniti, terra di emigranti, più volte ricordati dal Papa, e culla di fondamentali diritti umani, Francesco con i gesti e le parole ha posto, tra l’altro, l’accento su alcuni temi controversi nel Paese. Ha ricordato la sacralità della persona umana, ancora negata dal ricorso in molti stati alla pena di morte, e la mancanza di una efficace legislazione sociale, testimoniata ad esempio dal grande numero di homeless presenti nelle strade delle grandi città americane, in stridente contrasto con lo spettacolo offerto dalla società dei consumi.

Ha chiesto e ottenuto di varcare le porte di un carcere per visitare i detenuti; ha condannato la politica posta a servizio “dell’economia e della finanza”. Si è soffermato in particolare sulla politica estera, su cui spesso le vedute degli Stati Uniti e della Santa Sede sono state opposte, come nel caso delle due guerre contro l’Iraq del 1991 e del 2003. Ha messo in guardia il Paese da scelte semplicistiche nelle relazioni internazionali, specie nella lotta ai fondamentalismi, e lo ha invitato ad agire sulla scena del mondo con coraggio e intelligenza, per la pace e la giustizia, attraverso il dialogo.

Le relazioni internazionali sono state ovviamente l’argomento principale del discorso pronunciato dal Papa alle Nazioni Unite, organismo verso cui ha ribadito l’apprezzamento della Chiesa, già manifestato dai suoi predecessori in visita al Palazzo di vetro. E se Paolo VI aveva indicato le finalità generali dell’azione societaria, Francesco è sceso nei dettagli, elencando i tanti problemi internazionali a cui l’Onu deve porre rimedio, superando la fase puramente declamatoria: dalla soluzione dei tanti conflitti in corso, specie in Medio Oriente, Africa e Asia, alla lotta alla povertà, dalla tutela dei diritti umani alla salvaguardia dell’ambiente, dal proliferare degli armamenti al loro commercio.

Ha invitato al rispetto del diritto e, con una chiara condanna degli interventi unilaterali, ha ricordato che solo la comunità internazionale può decidere sul ricorso alla forza, pur non auspicabile.

 

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Dio benedica le Americhe https://www.lavoce.it/dio-benedica-le-americhe/ Thu, 24 Sep 2015 10:24:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43506 Papa Francesco con Raùl Castro
Papa Francesco con Raùl Castro

Il più lungo (finora, perlomeno) dei viaggi apostolici di Papa Francesco ha ottenuto un “miracolo” prima ancora di cominciare: la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti. A rivelarlo, a cose fatte, sono stati proprio i Presidenti dei due Paesi, fino a ieri “nemici storici”.

Nel corso del viaggio nel suo Continente di origine, il Papa argentino ha affrontato – e ancora affronterà – numerose tematiche. Particolarmente ricche le considerazioni di tipo sociale.

“So – ha detto il 21 settembre da Holguín – con quale sforzo e sacrificio la Chiesa a Cuba sta lavorando per portare a tutti, anche nei luoghi più remoti, la parola e la presenza di Cristo”.

E lo fa, concretamente, con le “case di missione”, “piccoli segni della presenza di Dio nei nostri quartieri e un aiuto quotidiano per rendere vive le parole dell’apostolo Paolo: ‘Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto…’ (Ef 4,1-3)”.

Martedì 22 all’incontro con le famiglie ha ricordato, con numerosi esempi tratti dall’esperienza vissuta della gente latino-americana: “Le nozze sono momenti speciali nella vita di molti… Dà gioia all’anima vedere i figli crescere e poter formare la propria famiglia. È l’opportunità di vedere, per un istante, che tutto ciò per cui si è lottato, ne valeva la pena”.

Purtroppo però “in molte culture al giorno d’oggi vanno sparendo questi spazi, vanno scomparendo questi momenti familiari”. Una deriva che ha un scopo ben preciso, perché, private di questa rete sociale, “le persone si trasformano in individui isolati, facili da manipolare e governare”.

Commosso il saluto finale ai cubani prima della partenza per Washington: “L’accoglienza, il calore… I cubani sono davvero gentili, buoni, e ti fanno sentire a casa. Tante grazie! E voglio dire una parola di speranza, una parola di speranza che forse ci farà girare la testa indietro e in avanti. Guardando indietro: memoria. Memoria di quelli che ci hanno portato alla vita, e specialmente dei nonni. Un gran saluto ai nonni, non dimentichiamoci dei nonni! I nonni sono la nostra memoria vivente. E guardando in avanti: i bambini e i giovani, che sono la forza di un popolo. Un popolo che ha cura dei suoi nonni e che ha cura dei suoi bambini e dei suoi giovani, ha il trionfo assicurato! Dio vi benedica!”.

Di fronte poi al presidente Barack Obama, mercoledì, Bergoglio ha anticipato: “In questa mia visita avrò l’onore di rivolgermi al Congresso dove spero, quale fratello di questo Paese, di dire una parola di incoraggiamento a quanti sono chiamati a guidare il futuro politico della nazione nella fedeltà ai suoi principi fondativi”.

Poi, uno sguardo alla comunità cattolica statunitense, che appartiene in buona parte alla classe sociale emergente, gli hispanics (immigrati latino-americani): “Signor Presidente, assieme ai loro concittadini, i cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante e inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione”.

Qui entra in gioco il grande valore “americano” della libertà, anche religiosa: “Questa libertà – ha detto il Papa – rimane come una delle conquiste più preziose dell’America. E come i miei fratelli vescovi degli Stati Uniti ci hanno ricordato, tutti sono chiamati alla vigilanza, proprio in quanto buoni cittadini, per preservare e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o compromettere”.

E riguardo alla questione cubana, ma non solo: “Gli sforzi compiuti di recente per riconciliare relazioni che erano state spezzate e per l’apertura di nuove vie di cooperazione all’interno della famiglia umana rappresentano positivi passi avanti sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà”. Che in futuro “i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli”. Concludendo con la più statunitense delle esclamazioni: “Dio benedica l’America!”.

Il calendario della visita a Cuba e negli Stati Uniti

Nel momento in cui andiamo in stampa, il Papa è da poco partito da Cuba e ha iniziato il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Molto atteso il suo discorso al Congresso (Parlamento unificato) Usa, del quale purtroppo – per motivi cronologici – non possiamo rendere conto in questa pagina, ma i lettori potranno averne notizia in diretta dai mass media . Qui sotto, uno specchietto con le principali tappe del viaggio.

Sabato 19 settembre l’arrivo all’aeroporto de L’Avana (La Habana). Domenica 20 settembre messa nella Plaza de la Revolución all’Avana. Quindi, visita di cortesia al presidente Raùl Castro (fratello di Fidel). Alla sera, celebrazione dei vespri con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi in cattedrale, poi il saluto ai giovani del Centro culturale “Padre Félix Varela”. Lunedì 21, trasferimento nella città di Holguín, con celebrazione della messa nella Plaza de la Revolución. Nel primo pomeriggio, benedizione della città dalla Loma de la Cruz. Poi la partenza in aereo per Santiago, dove Francesco ha incontrato i vescovi al Seminario “San Basilio Magno”. La sera, preghiera alla Virgen de la Caridad. In questo stesso santuario, il 22 settembre, la celebrazione eucaristica, poi l’incontro con le famiglie in cattedrale.

Dopo mezzogiorno, la partenza per gli Stati Uniti. Mercoledì 23 settembre, al mattino, la cerimonia di benvenuto alla Casa Bianca; a seguire, l’incontro con i vescovi degli Stati Uniti nella cattedrale di San Matteo a Washington. Nel pomeriggio, la canonizzazione del beato Junipero Serra. Ieri, giovedì 24, il discorso al Congresso, poi la visita al Centro caritativo della parrocchia di St Patrick e l’incontro con i senzatetto.

Nel pomeriggio, trasferimento a New York. Lì, nella cattedrale cattolica, vespri con clero, religiosi e religiose. Oggi, venerdì, Papa Bergoglio è al “palazzo di vetro”, sede dell’Onu, e a Ground Zero per un incontro interreligioso. Nel pomeriggio, incontro con bambini e famiglie di immigrati; quindi messa al Madison Square Garden. Sabato 26, partenza per Philadelphia; eucaristia in cattedrale; incontro con la comunità ispanica e altri immigrati. Alla sera il Papa partecipa alla Festa delle famiglie. Domenica 27, visita ai detenuti e messa conclusiva dell’8° Incontro mondiale delle famiglie. Rientro a Roma.

 

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Religiosità sì, ma con la Parola https://www.lavoce.it/religiosita-si-ma-con-la-parola/ Wed, 22 Jul 2015 14:20:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39840 Papa Francesco in Paraguay visita Bañado Norte, quartiere povero di Asunción
Papa Francesco in Paraguay visita Bañado Norte, quartiere povero di Asunción

Ha commentato brevemente il Vangelo del giorno, Papa Francesco domenica all’Angelus, ma soprattutto ha commentato il suo recente viaggio in America Latina.

Dal brano evangelico di Matteo 6, 30-34, Bergoglio – come spesso gli accade – ha ripreso tre verbi: “vedere, avere compassione, insegnare. Li possiamo chiamare i verbi del Pastore… Il primo e il secondo, vedere e avere compassione, sono sempre associati nell’atteggiamento di Gesù: infatti il suo sguardo non è lo sguardo di un sociologo o di un fotoreporter, perché egli guarda sempre con gli ‘occhi del cuore’. Questi due verbi configurano Gesù come Buon Pastore. Anche la sua compassione non è solamente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio. E da questa compassione nasce il desiderio di Gesù di nutrire la folla con il pane della sua Parola, cioè di insegnare la Parola di Dio alla gente”.

Di qui l’aggancio all’attualità: “Ho chiesto al Signore che lo Spirito di Gesù, Buon Pastore, questo Spirito mi guidasse nel corso del viaggio apostolico che ho compiuto nei giorni scorsi in America Latina e che mi ha permesso di visitare l’Ecuador, la Bolivia e il Paraguay. Ringrazio Dio con tutto il cuore per questo dono! Ringrazio i popoli dei tre Paesi per la loro affettuosa e calorosa accoglienza ed entusiasmo… Con grande affetto ringrazio i miei fratelli Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate e tutte le popolazioni per il calore con cui hanno partecipato. Con questi fratelli e sorelle ho lodato il Signore per le meraviglie che ha operato nel popolo di Dio in cammino in quelle terre, per la fede che ha animato e anima la sua vita e la sua cultura. E lo abbiamo lodato anche per le bellezze naturali di cui ha arricchito questi Paesi”.

“Il Continente latinoamericano – ha proseguito – ha grandi potenzialità umane e spirituali, custodisce valori cristiani profondamente radicati, ma vive anche gravi problemi sociali ed economici. Per contribuire alla loro soluzione, la Chiesa è impegnata a mobilitare le forze spirituali e morali delle sue comunità, collaborando con tutte le componenti della società. Di fronte alle grandi sfide che l’annuncio del Vangelo deve affrontare, ho invitato ad attingere da Cristo Signore la grazia che salva e che dà forza all’impegno della testimonianza cristiana, a sviluppare la diffusione della Parola di Dio, affinché la spiccata religiosità di quelle popolazioni possa sempre essere testimonianza fedele del Vangelo.

Alla materna intercessione della Vergine Maria, che l’intera America Latina venera quale patrona con il titolo di Nostra Signora di Guadalupe, affido i frutti di questo indimenticabile viaggio apostolico”.

 

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Il coraggio profetico dell’ottimismo https://www.lavoce.it/il-coraggio-profetico-dellottimismo/ https://www.lavoce.it/il-coraggio-profetico-dellottimismo/#comments Thu, 16 Jul 2015 10:38:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39137 Chi ha avuto tempo e ha potuto seguire il viaggio di Papa Francesco in America Latina – nei tre Paesi più poveri: Ecuador, Bolivia e Paraguay -, anche se non ha ascoltato tutte le parole dette e si è limitato a immaginare le cifre delle presenze, avrà avuto certamente una domanda da porsi: quella gente là cosa cerca, cosa vuole, perché tutta quella folla? Pensare che mancavano anche i maxi-schermi per trasmettere le immagini. A occhio nudo, poco potevano vedere quelli che stavano lontano dai palchi centrali delle celebrazioni.

Si tira in ballo il feeling tra il primo Papa latinoamericano e le popolazioni che in lui si sentono rispecchiate e rappresentate; si dice anche che Francesco rappresenta un tipo nuovo di Papa, vicino alla gente, che fa gesti di simpatia e di confidenza verso tutti, soprattutto malati ed emarginati. Tutto vero. Ma forse c’è qualcosa di più. Francesco dice cose che gli altri non dicono o non sanno dire, non sono in grado di dire, non hanno il coraggio di dire. Già.

Si sente dire da parte di alcuni politici – che non seguono le idee più diffuse – di guardare avanti con fiducia, di essere ottimisti e fiduciosi, operativi e non rassegnati. Nei giorni scorsi i giornali hanno curiosamente riportato due eventi: a Perugia l’imprenditore di successo, non laureato, Brunello Cucinelli di Solomeo, ha parlato nell’aula magna dell’Università invitando i giovani laureati a darsi da fare perché il tempo è favorevole per una rinascita e uno sviluppo, una specie di “rinascimento” che ci attende.

Il saggio e astuto imprenditore non manca di citare grandi autori: recentemente ho colto da lui una citazione da Marco Aurelio: “Ciò che giova all’ape, giova anche all’alveare”, intendendo di non lasciarsi guidare da schematismi preconcetti. L’altro, questa volta laureato, Matteo Renzi, va a parlare in Africa, a Nairobi in Kenya, all’Università, e a docenti e studenti addita – anche lui – orizzonti positivi, la vittoria sul terrorismo e un mondo in cui possano essere artefici del loro futuro: “Siate leader e non follower” (gente che precede, non che segue).

Un nostro carissimo amico missionario di Città di Castello, padre Francesco Pierli, che lavora in ambito culturale e missionario a Nairobi, ha scritto che anche il Kenya si sta incamminando verso una specie di rinascita o rinascimento, per il fervore delle iniziative e degli impegni.

Ciò tuttavia non riesce a elevarsi e farsi sentire al di sopra di ciò che prevale nei talk show, di ciò che gira in Rete, dove prevalgono i tempi dell’economia e della finanza, dove il linguaggio è scarno e senza anima, o animato solo da rabbia e contrapposizione.

Francesco parla di povertà, dignità, equità, di accoglienza degli uni verso gli altri; parla di pace, di concordia, di solidarietà, di coraggio nell’affrontare la vita, di lavoro per tutti, rispetto del creato, di libertà dalle dittature e dalla sottomissione alle ferree leggi della finanza; parla di amore, di tenerezza, di purezza di cuore, di vocazione, di gioia del Vangelo, della bellezza del creato.

Parla al cuore e con il cuore, e ognuno lo percepisce, sentendosi chiamato al dialogo intimo e profondo con se stesso. Bergoglio non usa il linguaggio banale della volgarizzazione, ma è come se guardasse ognuno negli occhi. Ognuno in quelle migliaia si sente guardato e toccato.

Non è un “vecchio parroco di campagna”, come pensano alcuni incalliti critici del suo stile pastorale: per quelle masse di persone, è un uomo mandato da Dio, un profeta inviato a ridare speranza e dignità a chi si sentiva e era abbandonato a se stesso. E anche chi non arriva a questa identificazione, sente il grande afflato di umanità che da lui promana.

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Il Vangelo come antidoto allo sfruttamento https://www.lavoce.it/il-vangelo-come-antidoto-allo-sfruttamento/ Wed, 15 Jul 2015 12:50:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39008 Papa Francesco in Bolivia
Papa Francesco in Bolivia

Scelti per essere inviati. Si potrebbe titolare così il passo del Vangelo di Marco di questa domenica: “Gesù chiamò i Dodici e incominciò a mandarli a due a due”.

Così come siamo sorpresi quando, aprendo una pagina dei Vangeli, troviamo un riferimento utile per superare il momento di incertezza in cui siamo, possiamo dire lo stesso per come queste parole si armonizzino con il viaggio di Papa Francesco in America Latina.

Cosa sono stati tutti i suoi discorsi, quelli scritti e le parole uscite dal suo cuore e non segnate nei fogli, se non un invito ai credenti, ma anche alle donne e agli uomini del Continente, a uscire dal proprio guscio per andare incontro alle altre, per costruire, nel bene comune, il futuro del Continente?

La sfida che Francesco propone è quella di tornare alla radicalità e alla semplicità del Vangelo, di offrire gesti di misericordia e di gioia a tutti, specialmente alle persone abbandonate, in difficoltà; a quanti sono feriti nella loro dignità, o si trovano in situazione di povertà.

Visita tre Paesi, il Papa: Ecuador, Bolivia e Paraguay, che possiamo considerare tre periferie del Continente latinoamericano. Tre nazioni attorno all’Amazzonia, il grande polmone verde ferito dalla mano dell’uomo, e che Papa Bergoglio difende nella sua enciclica Laudato si’, così come chiede, in Bolivia, di fermare l’aggressione e di rispettare i diritti delle popolazioni indigene che vivono nella foresta.

Mons. Erwin Krautler, vescovo della prelatura di Xingu, Amazzonia brasiliana – una diocesi più estesa dell’Italia -, ci ha detto: “Il nostro popolo è in condizioni di vivere se sta nella propria terra; se sono espulsi, sia gli indios, sia i campesinos [contadini], è quasi impossibile che possano sopravvivere. Arrivati in città, vanno ad abitare in una baraccopoli. Ma non vivono, vegetano”.

Si aspetta molto dalla visita del Papa, perché la lotta per la terra “è urgente”; la terra “è un diritto, non un’elemosina. Diritto che è negato a causa di un’idea di sviluppo che non è del nostro popolo”. Uno sviluppo che emargina, dice Papa Francesco incontrando a Santa Cruz della Sierra i partecipanti al secondo Incontro dei movimenti popolari (il primo si è tenuto in Vaticano).

Francesco lancia un messaggio al Continente, al nord come al sud, alla vigilia del viaggio che in settembre lo porterà prima a parlare al Congresso degli Stati Uniti a Washington, e poi ai rappresentanti delle nazioni al palazzo di vetro dell’Onu a New York. Bergoglio chiede che si mettano da parte gli interessi personali, i tentativi di “scartare” una parte della popolazione.

Sottolinea l’urgenza di un cambiamento perché – dice – “il tempo sembra sia giunto al termine”. Questo sistema non regge più e ci sono cose che non vanno nel pianeta: contadini senza terra, famiglie senza casa, lavoratori senza diritti, persone ferite nella loro dignità, bambini sfruttati, guerre insensate, violenze fratricide.

C’è un sistema globale che ha imposto la logica del profitto a ogni costo. Francesco si fa voce dei poveri e dei popoli del mondo, degli esclusi. È l’ambizione del denaro – lo “sterco del diavolo” – che domina. Invece una globalizzazione della speranza dovrà sostituire la globalizzazione dell’indifferenza.

Dice “no”, Papa Francesco, al colonialismo vecchio e nuovo “che riduce i Paesi poveri a semplici fornitori di materie prime e manodopera a basso costo”. Tutto questo genera “violenza, povertà, migrazioni forzate e tutti i mali che abbiamo sotto i nostri occhi”. Mettendo la periferia in funzione del centro, “le si nega il diritto a uno sviluppo integrale: è iniquità che genera violenza che nessuna polizia, militari o servizi segreti sono in grado di fermare”.

Così ai rappresentanti della società civile ad Asuncion, in Paraguay, ha sottolineato la necessità che fraternità, giustizia e pace siano parole concrete, perché la società deve essere inclusiva, non deve escludere nessuno. Il Paraguay era il Paese delle reducciones dei Gesuiti, e un Papa figlio della Compagnia di Gesù non poteva non ricordare l’esperienza positiva di questo esperimento stroncato nel 1767 dall’egoismo di alcune monarchie del Vecchio Continente.

In queste realtà il Vangelo era l’anima e la vita delle comunità, dove non c’era fame, disoccupazione, analfabetismo, oppressione. Se è stato possibile allora, perché non oggi? Per Papa Francesco è quanto mai necessario accogliere il grido dei poveri perché nessuno sia escluso. La cosa peggiore, per Bergoglio, è che qualcuno uscendo dall’incontro possa non capire che le cose dette riguardavano tutti, anche lui.

 

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A scuola di Papa Francesco https://www.lavoce.it/a-scuola-di-papa-francesco/ Thu, 10 Oct 2013 15:05:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20047 papa-sorrentinoTanti mi hanno chiesto, a conclusione della visita del Papa, le mie impressioni. Faccio fatica a raccoglierle. Per me è stato un “ciclone”: stare dodici ore al fianco di Papa Francesco, ascoltare da vicino le sue parole, osservare i suoi gesti, è stata un’esperienza indimenticabile. Ancor più: è stato una “scuola”. Credo che quanto abbiamo vissuto il 4 ottobre ad Assisi non si possa facilmente archiviare. Non si deve. Ogni momento di questa giornata ha avuto il suo tratto e la sua ricchezza. Occorre riconsiderare con calma quanto è avvenuto, metterlo in “moviola”, per coglierne aspetti e sfumature che di primo acchito forse sono sfuggiti. Com’è nel suo stile, Papa Francesco ha parlato più con i gesti che con i discorsi. Con i giovani ne ha spiegato il perché: la testimonianza deve precedere le parole.

La Chiesa – ha sottolineato – non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Un segno di quanto questo sia vero lo abbiamo potuto avere al pranzo nel Centro di accoglienza della Caritas, quando uno degli ospiti si è lasciato andare a una pubblica confessione, gettandosi poi ai piedi del Papa: “Fino a sei mesi fa ero un ladro, mi sono convertito guardando la tua semplicità, la tua bontà”. Papa Francesco ci ha fatto respirare una giornata di “aria” evangelica. Aria pura. Scuola di umanità è stato l’incontro con i disabili dell’Istituto Serafico. La commozione tra i presenti creava un clima surreale.

Prima ancora dei discorsi previsti, non appena i Papa si è imbattuto nel primo ragazzo ospite dell’Istituto, si è subito chinato per un affettuoso abbraccio. Ha continuato poi un interminabile giro, in cui ciascuno degli assistiti ha potuto sentire il calore della sua carezza, della sua parola. Ci ha insegnato cosa concretamente significhi toccare Cristo nelle piaghe dei poveri. E considerando il fatto che al Serafico si è scelto di porre l’adorazione eucaristica permanente, il Papa ha spiegato che adorazione eucaristica e cura delle piaghe dei fratelli sono due facce di un unico atto di amore.

E che dire del discorso nella “sala della Spogliazione”? Qualcuno si aspettava decisioni clamorose attinenti alle strutture della Chiesa. Il Papa ci ha ricordato che Chiesa siamo tutti, e la “spogliazione” da realizzare riguarda la nostra rinuncia allo “spirito mondano” – idolatria del denaro, voglia di potere, egoismo – cose che ci avvelenano, mentre tutto nella Chiesa deve trasmettere lo Spirito di Dio, che è Spirito di amore. Una giornata così intensa credo meriti di essere attentamente studiata non solo da teologi e pastoralisti, ma anche da sociologi, antropologi, psicologi. Quello che mi è capitato di vedere dalla mia postazione accanto a Papa Francesco mi ha davvero impressionato. La gente aveva un bisogno “fisico” di toccarlo e di essere toccata da lui. Ci riuscivano soprattutto i bambini e i malati. Per loro il Papa si fermava. Gli uomini della Gendarmeria prendevano bimbi dalle braccia delle mamme per portarli alla sua carezza.

Ma che cosa chiedeva quella gente che urlava a squarciagola per procurarsi uno sguardo del Papa, un tocco della sua mano, un suo sorriso? Lo dovremo approfondire. Non credo si possa parlare di delirio di popolo, come quello che spesso si sperimenta nel rapporto della gente con i divi del cinema, della televisione, della canzone. Qui c’era qualcosa di diverso e di più. Il messaggio più forte, che resta a me come una grande lezione, è l’urgenza che diventiamo tutti più capaci di attenzione alle persone.

Il Papa è uno che sa ascoltare, che sa incontrare, che sa entrare in empatia con chi lo incontra. Quando sei a tiro del suo sguardo, diventi subito unico. Gli altri spariscono dalla sua visuale, e tu diventi per lui la persona a cui si volge tutta la sua attenzione. Si dovrà riflettere su questo messaggio. Forse, nella società dell’anonimato, delle relazioni fragili e lacerate, dello stress tecnologico, stiamo perdendo il volto dell’Uomo, i suoi occhi, le sue lacrime, il bisogno di essere veramente amati e la capacità di amare. Il Papa ci sta restituendo, con la fede, anche la nostra umanità.

Grazie ancora, Francesco!

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Ternani in pellegrinaggio ad Assisi per la novena a san Francesco https://www.lavoce.it/ternani-in-pellegrinaggio-ad-assisi-per-la-novena-a-san-francesco/ Thu, 03 Oct 2013 13:31:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19486 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

Le celebrazioni per la festa di san Francesco hanno visto la comunità diocesana numerosa recarsi pellegrina ad Assisi per la novena di san Francesco il 26 settembre. Alcune centinaia i pellegrini delle parrocchie di Terni, Narni e Amelia che hanno partecipato nella basilica di Santa Maria degli Angeli alla preghiera dei vespri e alla visita alla Porziuncola. Seconda tappa nella piazza inferiore della basilica di San Francesco, da dove si è snodata la processione verso la basilica per la celebrazione presieduta dal vescovo Ernesto Vecchi.

Oltre ai pellegrini ternani, tanti fedeli e rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Assisi e altre associazioni laicali, nel giorno in cui è stato ricordato il 16° anniversario del sisma del 26 settembre 1997 che provocò quattro vittime.

“San Francesco, uno tra i doni più grandi che il Signore ha fatto all’Italia – ha esordito il vescovo Vecchi nella sua omelia -. Per questo, se vogliamo ridare smalto al nostro Paese, dobbiamo raccogliere la vera lezione di questo Santo, come ha fatto Papa Francesco, che ne ha assunto il nome per indicare la via della Chiesa nel XXI secolo.

Ma, su questo orizzonte, dobbiamo fare attenzione a non inquinare il messaggio di san Francesco. Tutti abbiamo bisogno di raccoglierne la lezione vera, quella che con chiarezza risuona dalle sue parole, dai suoi scritti, dalle antiche testimonianze. Non serve al bene del nostro Paese un francescanesimo di maniera, svigorito in un estetismo senza convinzioni esistenziali; omogeneizzato in modo che tutti lo possano assumere senza ripulse e senza drammi interiori, stemperato in una religiosità indistinta che non inquieti nessuno”.

E proprio gli insegnamenti san Francesco, sempre attuali sono stati ricordati dal Vescovo: “Il primo è l’accoglimento del Vangelo sine glossa, senza riduzioni, come norma fondamentale della vita. Questa è la persuasione primaria che fonda tutta l’esperienza francescana.

Il secondo insegnamento si riferisce alla Chiesa. Già nello straordinario colloquio che sta all’inizio dell’avventura spirituale di Francesco, il Crocifisso di San Damiano gli indica la Chiesa come l’oggetto della sua missione e delle sue cure: ‘Ripara la mia casa’. Da quel momento la Sposa di Cristo diventa la beneficiaria del suo amore appassionato e cortese, il fondamento di ogni sua fiducia.

Il terzo tema, che domina tutta la predicazione del Santo, è quello evangelico della conversione. Il totale capovolgimento di mentalità è in lui l’inizio di una straordinaria esistenza, tutta contrassegnata da una grande docilità alla grazia dello Spirito. E questa stessa radicale mutazione dell’animo e del comportamento egli propone anche agli altri come il principio irrinunciabile di ogni vero arricchimento interiore, frutto quell’integrale mutamento del cuore che porta l’uomo dall’incredulità alla fede in Cristo crocifisso e risorto, e dalla fede inerte alla piena coerenza evangelica della vita”.

Un insegnamento che ha molto da dire ai cristiani di oggi, ai sacerdoti e ai governanti nell’osservanza dei comandamenti di Dio “è la preoccupazione di non morire in peccato mortale, lasciando situazioni di obiettiva ingiustizia.

Ai sacerdoti ricorda più di ogni altra cosa il loro dovere di trattare con riverenza il ‘santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo’, in questi tempi contrassegnati da una disinvoltura liturgica che non aiuta affatto il popolo a crescere nella fede.

Ai reggitori dei popoli chiede di non dimenticare il Signore, poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle Sue leggi saranno dimenticati da Lui”.

La visita del Papa: lettera ai giovani

In occasione della visita del Papa ad Assisi, il vescovo Ernesto Vecchi ha scritto una lettera a tutti i giovani della diocesi che prenderanno parte all’incontro nella piazza di Santa Maria degli Angeli. “Incontrare il successore di Pietro nella persona del Papa – scrive – è sempre un’importante occasione per essere confermati nella fede nel Signore, per sentirsi in comunione con tutta la Chiesa di Dio e oggi, in modo particolare, per pregare con lui per la Chiesa, per il nostro Paese, per la pace nel mondo intero. Anche io sarò con voi sulla piazza quando Francesco incontrerà tutti voi, ma non potrò salutarvi personalmente (certamente vi sentirò!). Vi esorto a portare con voi, a deporli ai piedi del Poverello di Assisi, tutti i vostri desideri e progetti di bene, le vostre speranze e anche le vostre difficoltà. Vi chiedo, però, di pregare anche per i vostri coetanei che non sono con voi, per diversi motivi: che tutti possano avere la gioia di incontrare il Signore Gesù, l’unico che dà senso e pienezza alla vita di ciascuno, l’unico che consola veramente, che dà speranza, che infonde coraggio, che stimola a compiere il bene; l’unico che può salvare! Vi voglio incontrare presto tutti mercoledì 23 ottobre alle ore 18 a Terni nel santuario di San Francesco, dove davanti alle reliquie di san Giovanni Bosco ringrazieremo Dio per il dono della vita e lo supplicheremo perché ognuno di noi possa trovare e seguire la strada che Lui ha pensato per ciascuno di noi”.

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La prolusione del card. Bagnasco al Consiglio permanente Cei https://www.lavoce.it/la-prolusione-del-card-bagnasco-al-consiglio-permanente-cei/ Thu, 26 Sep 2013 13:10:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19323 prolusioneUna Chiesa italiana che è in profonda sintonia, spirituale e pastorale, con il Papa Francesco venuto “quasi dalla fine del mondo”. E non solo perché è il Vescovo di Roma e Primate d’Italia, ma soprattutto perché il suo stile pastorale nuovo sta visibilmente facendo breccia tra “vicini” e “lontani”: questo il filo conduttore che si può cogliere nella prolusione del card. Angelo Bagnasco ai lavori del Consiglio permanente della Cei apertisi il 23 settembre a Roma.

Incontro che è stato segnato sin dalle prime battute dalle “tre precise direttive” che Papa Francesco aveva consegnato alla Cei riunita in assemblea nel maggio scorso, quando abbracciò tutti i vescovi, a uno a uno, nella basilica di San Pietro i confratelli delle 226 diocesi italiane.

Ma il card. Bagnasco si è anche occupato degli aspetti culturali e spirituali di questo momento storico. Ha parlato di un “virus” che si è diffuso nel “suolo umano”, che lo sta impoverendo e svuotando di relazioni: questo virus è l’individualismo, “una radice avvelenata che non sempre è presa nella debita considerazione”. La condizione umana appare segnata da “una prospettiva autoreferenziale, insofferente ai legami”, che “porta con sé un carico di violenza che anche i drammatici fatti di cronaca, sempre più numerosi, testimoniano, a partire dalla violenza sulle donne”. Dentro questa realtà serve uno sforzo speciale per tornare a una “civile e serena convivenza”, recuperando “la cultura dell’incontro e dei legami” che un tempo “era il tessuto della vita e rendeva solida ed affidabile la società intera”.

Il Presidente della Cei ha collegato questa solidità al ruolo svolto dal “microcosmo della famiglia”, senza il quale “è impossibile vivere il macrocosmo della società e del mondo”. Del resto, la gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti: “Non ci si può illudere che tutto sia nuovamente a portata di mano come prima. Grande impegno viene profuso dai responsabili della cosa pubblica, ma i proclamati segnali di ripresa non sembrano dare, finora, frutti concreti sul piano dell’occupazione, che è il primo, urgentissimo obiettivo. Ogni passo è benvenuto, ma l’ora esige una sempre più intensa e stabile concentrazione di energie, di collaborazioni, di sforzi congiunti senza distrazioni. Ogni atto irresponsabile, da qualunque parte provenga, passerà al giudizio della storia”, ha poi ribadito, alludendo alla delicata situazione politica e ai rischi di instabilità degli ultimi tempi.

Di fronte al dramma della disoccupazione, con il 37,3% dei giovani in cerca di lavoro e spesso costretti a emigrare, ha richiamato l’esigenza di sostenere in ogni modo la famiglia, a partire dallo strumento fiscale del “fattore famiglia” che permetterebbe la “restituzione di quanto la famiglia stessa produce in termini di benessere generale”. Il Cardinale ha poi ribadito l’insegnamento della Chiesa, riproposto anche dal Papa, sull’unione uomo-donna come struttura di base. “Il matrimonio non è la stessa cosa dell’unione di due persone dello stesso sesso” ma “distinguere non vuol dire discriminare. In ogni caso – ha continuato – nessuno dovrebbe discriminare, né tanto meno incriminare in alcun modo, chi sostenga ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura”.

Sui giovani e l’annuncio del Vangelo, ha parlato in toni calorosi e commossi della Giornata mondiale della gioventù di Rio, che ha mostrato come “i giovani nella Chiesa ci sono, che Dio è presente nel mondo, che l’umanità ne sente il bisogno”, che “la Chiesa accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente”. Ha sottolineato la richiesta formulata dai giovani alla Chiesa di “stare con loro” e ha rimarcato la necessità di fare spazio ai giovani, che “non vogliono essere esclusi dall’avventura né della vita né della Chiesa” e che “vogliono imparare a vivere ‘decentrati’ su Cristo, sine glossa, sul Vangelo senza letture ideologiche né di tipo pelagiano, né di tipo gnostico, di vivere la Chiesa senza storture funzionaliste e clericalismi”.

Si è infine soffermato sui gravi e diffusi episodi di intolleranza e violenza verso i cristiani in tante parti del mondo, e ha richiamato il grave e persistente fenomeno dell’immigrazione, con la recente visita del Papa a Lampedusa, “meta di disperazione e di speranza per molti”.

Le richieste del Papa alla Cei

Le “indicazioni” che la Chiesa italiana ha avuto da Papa Francesco all’assemblea nel maggio scorso, riguardano – ha detto il card. Bagnasco – in particolare il “dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche, che il Papa ha confermato essere compito di noi Vescovi; poi, come rendere forti le Conferenze episcopali regionali perché siano voci delle diverse realtà; e infine il numero delle diocesi italiane, tema sul quale ha lavorato un’apposita Commissione episcopale, su richiesta della competente Congregazione per i vescovi”. Sembrano tre punti “piccoli”, ma in realtà significano un impegno di notevole revisione della vita interna della Cei, del suo stile pastorale, del modo stesso di fare pronunciamenti ufficiali.

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Merloni, indietro tutta… https://www.lavoce.it/merloni-indietro-tutta/ Thu, 26 Sep 2013 12:47:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19310 merloni-protesta-lavoroIl futuro della “Antonio Merloni” torna fosco dopo la decisione del tribunale di Ancona che ha annullato, di fatto, il passaggio di proprietà della società alla Jp Industries, giudicandolo “troppo basso”, su istanza delle banche creditrici. La nuova azienda aveva assunto l’impegno a ricollocare 700 dei 2.200 addetti dell’ex impresa di elettrodomestici. È scattata subito la protesta dei lavoratori davanti ai cancelli della sede di Colle di Nocera. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, Fiom, Fim e Uilm hanno fatto il punto della situazione con i lavoratori ribadendo “l’avvio di una mobilitazione iniziata, e che continuerà”. Hanno espresso la propria contrarietà alla sentenza del tribunale di Ancona che, “privilegiando gli interessi delle banche, mette a rischio centinaia di posti di lavoro”. In occasione della visita del Papa, i sindacati si attiveranno “anche con il Vescovo di Assisi per chiedere un incontro tra la delegazione di Nocera Umbra e il Pontefice”. Lo stesso presule di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha espresso tutta la solidarietà della Chiesa ai lavoratori che “si ritrovano a vivere un’altra fase di incertezza nella lunga vicenda che interessa l’ex azienda Antonio Merloni, in seguito all’annullamento della cessione al gruppo Qs spa di Giovanni Porcarelli. Senza entrare nel merito processuale, che resta a chi di competenza, è necessario ancora una volta che tutte le istituzioni si pongano accanto a tanti lavoratori e a tante famiglie che, dalla mancanza di lavoro, vengono provati nella loro dignità e vivono da troppo tempo in difficoltà. Papa Francesco, che attendiamo ad Assisi il prossimo 4 ottobre, ha detto parole chiare sulla necessità di costruire una società in cui stia al centro l’uomo, e si stabiliscano rapporti di solidarietà che sanno andare oltre la misura dei propri interessi, per andare incontro a chi ha più bisogno. Non il dio-denaro, ma il Dio-Amore è il futuro dell’uomo. La Chiesa continuerà a fare la sua parte di vicinanza e di stimolo, ma è necessario più che mai che la politica si concentri su questa e simili urgenze per ridare speranza al nostro territorio e in particolare ai giovani”. Il rischio paventato dai lavoratori è di ritornare indietro di due anni. L’auspicio è un pronunciamento del Governo sulla situazione, considerando il numero dei lavoratori coinvolti e la volontà di mantenere, comunque, l’attività produttiva. Il segretario regionale della Cgil, Mario Bravi, ha sottolineato che “l’Italia è una Repubblica fondata su lavoro, e non sulle banche”.

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Il Papa in Sardegna: “Lavoratori, non lasciatevi rubare la speranza!” https://www.lavoce.it/il-papa-in-sardegna-lavoratori-non-lasciatevi-rubare-la-speranza/ https://www.lavoce.it/il-papa-in-sardegna-lavoratori-non-lasciatevi-rubare-la-speranza/#comments Thu, 26 Sep 2013 12:21:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19303 Papa Francesco durante la sua visita a Cagliari lo scorso 22 settembre saluta la folla di pellegrini e fedeli accorsa per ascoltarlo
Papa Francesco durante la sua visita a Cagliari lo scorso 22 settembre saluta la folla di pellegrini e fedeli accorsa per ascoltarlo

Una interminabile e intensa domenica sotto il sole, sulle salite e discese della bellissima città di Cagliari. Circa 400 mila persone da tutta la Sardegna (e 350 giornalisti) hanno seguito, scarpinando, Papa Francesco e le sue parole forti, pronunciate con il cuore e con la determinazione che lo contraddistingue.

Non ha perso tempo il Papa argentino, e appena arrivato di buon mattino, dal palco di largo Carlo Felice, ha deciso di mettere da parte il testo scritto e parlare moltissimo a braccio, invitando i lavoratori e i disoccupati – il diritto al lavoro è stato il tema forte della visita – a “non lasciarsi rubare la speranza” .

Poi la messa sul sagrato del santuario di Nostra Signora di Bonaria, con la sottostante piazza dei Centomila piena all’inverosimile, fino al mare. Quindi il Seminario regionale e l’incontro in cattedrale con i poveri della Caritas, le comunità rom, i detenuti.

Un altro discorso alla Facoltà teologica regionale per concludere, in grande ritardo sulla tabella di marcia, con la festa in piazza con i giovani. Qui ha ricordato il Pakistan, ferito da un grave attentato dinamitardo.

“Io vi dico: coraggio, ma non voglio che questa sia una parola vuota detta con un sorriso” ha detto il Papa, dopo aver ascoltato con grande attenzione i problemi e le richieste di un cassintegrato della Sardinia Green Island, di un imprenditore e di un pastore. “Non voglio fare l’‘impiegato della Chiesa’ che dice parole vuote. La mancanza di lavoro – ha scandito – porta alla mancanza di dignità. Non lasciatevi rubare la speranza, non lasciatevi rubare la speranza!”.

Il Papa ha parlato di sé, tra la commozione dei fedeli: “Sono figlio di un papà andato in Argentina pieno di speranza”, che ha conosciuto la sofferenza e le speranze deluse degli emigranti in seguito alla crisi degli anni Trenta: “Hanno perso tutto, non c’era lavoro, e io ho sentito nella mia infanzia parlarne a casa… non l’ho visto, perché non ero ancora nato, ma ho sentito parlare di questa sofferenza”. Papa Francesco ha criticato “questo sistema economico globalizzato che ci fa tanto male” perché mette “al centro un idolo, il denaro, invece degli uomini e delle donne”. E ha nuovamente contestato la “cultura dello scarto”, come “l’abitudine di non curare gli anziani”, una sorta di “eutanasia nascosta”.

All’arrivo al santuario di Bonaria è stato accolto da 4.000 bambini, campane a festa, musiche sarde e perfino le sirene di una nave. Sul sagrato, 1.600 malati e persone disabili. Un’omelia tutta centrata sullo “sguardo materno di Maria”, conclusa con un saluto in sardo: “Nostra Segnora ’e Bonaria bos acumpanzet sempre in sa vida”. Papa Francesco ha salutato personalmente un centinaio di persone disabili, tra cui un prete di Sassari in carrozzina e alcuni malati di Sla, poi ha sostato pochi minuti in preghiera nel santuario, a ricordare l’antico legame tra Cagliari e Buenos Aires.

Le vie scoscese del capoluogo sardo erano invase da una folla incredibile, mentre il Papa pranzava con i Vescovi assaggiando i piatti tipici, come le fregole con le arselle e i culurgiones – lo ha confidato in serata mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari. Durante il successivo incontro con il mondo della cultura alla Facoltà teologica, ha perfino chiesto un po’ di mate, la cui preparazione è stata improvvisata al momento. Ovunque andava, accolto dai fedeli in attesa, un po’ provato dai ritmi molto serrati, non vedeva l’ora di scendere dalla “papamobile” per cercare il contatto ravvicinato con la gente, lanciare un sorriso radioso a una bambina o baciare un neonato. In cattedrale ha incontrato i suoi preferiti: i poveri della Caritas, le comunità rom, i detenuti delle carceri cagliaritane. Qui ha invitato a non fare beneficenza e “usare Gesù per vanità, ma seguirlo sulla via della carità”. Perché “la carità non è assistenzialismo, ma una scelta di vita, un modo di essere, di vivere”. Al mondo della cultura, riunito alla Facoltà teologica regionale, ha poi chiesto di “cercare e trovare vie di speranza” in questo tempo di crisi.

Il cerchio della lunga giornata cagliaritana si è chiuso in maniera festosa là dove era iniziato, di nuovo in largo Carlo Felice, incontrando i giovani che lo hanno accolto con i canti delle Gmg e l’inno creato per l’occasione, Getta le tue reti. Papa Francesco anche stavolta ha interloquito direttamente con i ragazzi, che dal palco gli hanno rivolto domande precise. E ha farcito il testo scritto di ricordi personali e appelli accorati. “Ieri è stato il 60° anniversario dal giorno in cui ho sentito la voce di Gesù nel mio cuore, avevo 17 anni”, ha detto: “Da allora non mi sono mai pentito, perché anche nei momenti bui non mi sono mai sentito solo. Fidatevi di Gesù!”. Ma soprattutto, Francesco ha chiesto ai giovani di “non lasciarsi vincere da pessimismo e sfiducia”, “non seguire la dea Lamentela”, e “non vendere la gioventù ai mercanti di morte”. Le ultime parole prima di lasciare Cagliari sono state una preghiera per le vittime dell’attentato in Pakistan. Un invito ai giovani a “costruire un mondo migliore, di pace. Per favore, pregate per me. E arrivederci”.

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Assemblea diocesana di Assisi: esperienza di una Chiesa in cammino https://www.lavoce.it/assemblea-diocesana-di-assisi-esperienza-di-una-chiesa-in-cammino/ Thu, 26 Sep 2013 11:43:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19283 Un momento dell’assemblea diocesana
Un momento dell’assemblea diocesana

L’Assemblea diocesana ha avuto inizio giovedì 19 alle ore 16.30 con l’introduzione del vescovo Sorrentino: una breve presentazione del tema da trattare, per sottolineare importanza di riscoprire le autentiche relazioni umane, per una Chiesa “non chiusa nelle sacrestie, ma in cammino verso le periferie, nelle case degli uomini”. Ha quindi preso la parola Hubertus Blaumeiser con un intervento su “Sinodo: esperienza di Chiesa”. Ha ricordato che la fede si può vivere solo nella comunità con al centro il Risorto, e non da soli: Dio infatti è in se stesso comunione. “Siamo Corpo di Cristo – ha detto – e dobbiamo lasciarci mangiare, come un’ostia, nella società. Non dobbiamo aver paura dell’altro: persona da accogliere, e con cui condividere, scorgendo in lui il volto di Cristo”. Ha citato il Patriarca greco ortodosso Atenagora (+1972), il quale diceva che per rinunciare alle proprie difese verso gli altri occorre fare una vera guerra contro se stessi. L’incontro con il Risorto, come avvenuto per i due discepoli di Emmaus, crea comunione con Lui e tra di loro: “La Parola crea relazione, provate a vedere Dio nell’altro, anche nel diverso, e la vita diventa grande!”. Il successivo contributo è stato quello di p. Francesco De Lazzari ofm. Ha ricordato il tema principale del Sinodo: l’evangelizzazione. Siamo chiamati a rispondere alle domande sullo stato della fede e delle nostre comunità, e a prendere coscienza dell’urgenza della missione verso le periferie esistenziali. I problemi da affrontare sono molti: negli ultimi 40 anni, il 70% in meno di frequenza alla messa, ignoranza religiosa diffusa, crisi della famiglia, rifiuto degli insegnamenti del magistero, povertà diffuse, giovani lontani dalla Chiesa. La risposta a tutto questo però, ha detto De Lazzari, non è il pessimismo, perché la Chiesa è di Dio e lo Spirito non va in vacanza. Abbiamo le indicazioni guida dai documenti del Concilio Vaticano II, dalla Evangelii nuntiandi di Paolo VI, dalle Christifideles laici e Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II. Il modello pratico è quello delle comunità di base in America Latina, alle quali corrispondono le nostre Comunità Maria – Famiglie del Vangelo. Il Vescovo ha invitato i Consigli parrocchiali a discutere sull’instrumentum laboris del Sinodo, e ha ricordato che la consegna del nuovo Piano pastorale avverrà solo dopo la visita del papa. La giornata si è chiusa con il pellegrinaggio in Porziuncola, l’adorazione eucaristica e la recita del rosario. L’Assemblea è ripresa nel pomeriggio di venerdì 20 con l’intervento di don Erio Castellucci, il quale ha tenuto una riflessione sulla necessità di mettere in pratica oggi il brano di At 4,32: non rappresenta infatti un modello solo teorico. Occorre ripartire dalle piccole comunità, che non vanno a scapito di altri movimenti ecclesiali o della parrocchia, ma che anzi a questa forniscono nuove forze. Le indicazioni per costruire relazioni evangeliche sono fondamentalmente quattro: franchezza, correzione fraterna, perdono, apprezzamento dei doni altrui. Il programma è poi proseguito con due video contenenti testimonianze di alcuni appartenenti alle Famiglie del Vangelo e del nostro Vescovo che incoraggia caldamente questa esperienza. Quindi hanno preso la parola don Antonio Borgo, p. Giovanni Raia e p. Vittorio Viola ofm, che hanno fornito gli orientamenti per mettere in pratica le indicazioni emerse in Assemblea nei loro rispettivi settori. Ha concluso la giornata il Vescovo, auspicando che le comunità a stile famiglia possano fiorire in ogni parrocchia. Si tratta di un’iniziativa dello Spirito santo, estesa a tutto il mondo: “Niente di nuovo, ma così antico che si tratta di Vangelo puro”. Prima del congedo ha presieduto i vespri, a conclusione di due giorni intensi e di grande auspicio per il futuro della nostra diocesi.

Assemblea diocesana: relatori e testimonianze

Nei giorni 19 e 20 settembre, la Chiesa che è in Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbra ha celebrato l’Assemblea diocesana presso la Domus Pacis di S. Maria degli Angeli. Il tema di questo anno era “Il Vangelo delle periferie”, con richiamo alle parole di Papa Francesco su una Chiesa missionaria nelle nostre società. Hanno offerto tanti spunti di riflessione i brillanti interventi dei seguenti relatori: mons. Domenico Sorrentino, Hubertus Blaumeiser (sacerdote e teologo tedesco, specializzato in Ecclesiologia), p. Francesco De Lazzari (segretario del Sinodo diocesano), don Erio Castellucci (sacerdote romagnolo specializzato in Cristologia ed Ecclesiologia). Sono intervenuti anche i direttori dell’Ufficio liturgico don Antonio Borgo, dell’Ufficio catechistico p. Giovanni Raia e della Caritas p. Vittorio Viola ofm. Particolarmente interessanti, infine, le due testimonianze dal vivo sulle famiglie del Vangelo: una di suor Isabella (impegnata a lungo in Brasile) e l’altra di una coppia di sposi, Mauro e Carla.

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Il Papa ad Assisi. La cartina con l’itinerario e tutte le informazioni utili per partecipare https://www.lavoce.it/la-cartina-con-litinerario-del-papa-e-tutte-le-informazioni-utili-per-la-giornata-del-4-ottobre-2013/ Tue, 24 Sep 2013 12:01:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19200

Tutte le informazioni sulla visita di Papa Francesco ad Assisi: parcheggi, zone aperte e chiuse, centri stampa, punti informazione e la dislocazione dei maxischermi, il tutto corredato da una cartina con l'itinerario della visita del Papa. Clicca qui per scaricare il pdf   Mappa-Visita-Papa-2  ]]>

Tutte le informazioni sulla visita di Papa Francesco ad Assisi: parcheggi, zone aperte e chiuse, centri stampa, punti informazione e la dislocazione dei maxischermi, il tutto corredato da una cartina con l'itinerario della visita del Papa. Clicca qui per scaricare il pdf   Mappa-Visita-Papa-2  ]]>
Assisi si prepara https://www.lavoce.it/assisi-si-prepara/ Thu, 19 Sep 2013 14:31:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19153 Assisi-panorama-muragliaVorrebbero venire da tutta Italia per incontrare Papa Francesco, il 4 ottobre, e Assisi si prepara per essere accogliente con tutti.

Il giorno in cui questo giornale arriva in edicola e nelle case degli abbonati, il 20 settembre, è l’ultimo utile per fare richiesta dei pass che consentiranno di accedere agli spazi “chiusi” che sono solo tre: la piazza inferiore di San Francesco, dove il Papa celebrerà la messa e che è riservata agli umbri (dalle autorità ai semplici fedeli) essendo, quest’anno, il loro turno alla basilica di San Francesco per accendere la lampada votiva con cui l’intera nazione, rappresentata ogni anno da una regione, rende omaggio al Santo Patrono d’Italia. Sarà accessibile solo pass anche la cattedrale e la piazza di San Rufino, riservate alla diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino che riceve la visita di Papa Francesco. Sarà “chiusa” anche la piazza di fronte alla basilica di Santa Maria degli Angeli, riservata ai giovani dell’Umbria.

Al di fuori di questi spazi, però, la città sarà aperta e pronta ad accogliere le decine di migliaia di persone che potranno attendere il Papa lungo le strade che percorrerà per raggiungere gli 11 luoghi che visiterà (5 in forma privata) in questa lunga e intensa giornata.

Don Giovanni Raia, responsabile della segreteria organizzativa della diocesi di Assisi, a chi vorrà andare il 4 ottobre, per attendere Papa Francesco lungo il percorso e le piazze dove non è richiesto il pass, raccomanda di muoversi preferibilmente in treno o autobus e a chi si muove in auto condividere il viaggio con altri così che possano arrivare meno auto possibili nei parcheggi che il Comune sta predisponendo.

Da parte sua il sindaco di Assisi Claudio Ricci e l’Amministrazione comunale il 25 settembre (ore 16 in Assisi sala della Conciliazione e ore 18 sala della Pro Loco di S. Maria degli Angeli) terranno due riunioni informative sugli aspetti organizzativi, rivolti in particolare a commercianti, operatori del turismo, componenti socio culturali ed economiche del territorio e cittadini.

“Tutti si dovranno sentire parte di una squadra – scrive il sindaco nell’invito – con l’obiettivo di far arrivare in Assisi tutti coloro che lo desiderano, assicurando ampie zone a parcheggio, servizi, sistemi informativi (incluso un depliant) e video multimediali in modo che molte persone possano collocarsi lungo i circa 10 km di itinerari (transennati) del corteo papale.

Per quanto attiene al centro storico di Assisi e S. Maria degli Angeli “tutti – aggiunge il sindaco – potranno entrare liberamente nella città e anche le chiusure del traffico avverranno in modo flessibile circa 45 minuti prima dell’arrivo del corteo papale”. E con il consiglio “di muoversi con ampio anticipo sugli orari” il Sindaco auspica anche di mettere in campo la “pazienza” dovendo “gestire, in sicurezza, un flusso che potrebbe attestarsi sulle 120.000 presenze nella giornata”.

Incontro tra Papa e giovani

Per la giornata di Papa Francesco ad Assisi i giovani, che si ritroveranno nella piazza della basilica di Santa Maria degli Angeli, hanno un programma intenso che gli consentirà di seguire, tramite maxi-schermi, tutta la visita del Papa.

L’arrivo per i ragazzi è previsto per le ore 8.30. Verso le ore 9 avrà inizio l’accoglienza, con animazione e testimonianze. Per quanto riguarda la prima, saliranno sul palco gruppi di varia origine tra i quali “The Sun”, i “Prometeus” di Foligno, “S. Barnaba United”, la compagnia teatrale del “Metastasio” di Assisi, i giovani che hanno partecipato alla Gmg dello scorso luglio e tanti altri. Verrà proposto un grande gioco per tutta la platea, chiamato “Diocesi senza frontiere”.

I presentatori della giornata saranno: Samanta Coltrioli, Francesca Ragnacci, Paolo Tardio e Giacomo Bizzarri.

Alle ore 15 verrà celebrata la messa con mons. Boccardo, animata dal coro giovanile di Città di Castello.

Verso le 17 è previsto l’arrivo del Papa, il quale passerà in mezzo alla folla di giovani riunitisi per lui, poi si ritirerà in preghiera nella Porziuncola, terminata la quale saluterà i frati e uscirà per tornare dai giovani.

Il momento di saluto al Papa sarà tenuto dall’Arcivescovo di Spoleto, da otto giovani umbri e animato dal coro di Assisi. Successivamente saliranno sul palco altri otto ragazzi, due per ogni diocesi, che presenteranno al Papa quattro domande sui temi famiglia, lavoro, vocazione e missionarietà giovanile.

Verrà inoltre portata sul palco un’icona del Cristo risorto che farà il giro dell’Umbria nelle veglie dei giovani, in preparazione alla Gmg di Cracovia, evento che verrà ricordato al termine della giornata dal card. Stanilaw Dziwisz.

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Assemblea diocesana tifernate: i lavori, l’intervento di mons. Bassetti https://www.lavoce.it/assemblea-diocesana-tifernate-i-lavori-lintervento-di-mons-bassetti/ Thu, 19 Sep 2013 12:59:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19111 assemblea-diocesanaL’Assemblea ecclesiale in apertura del nuovo anno pastorale della diocesi di Città di Castello ha avuto luogo tra il 10 e l’11 settembre nella chiesa parrocchiale di Santa Veronica a La Tina. Il tema scelto quest’anno dal Vescovo e dal Consiglio presbiterale era “Il Vangelo: gioia e luce per l’uomo di oggi” e ha portato sacerdoti e laici della diocesi a riflettere riguardo alla fede nell’Anno a essa dedicato da Papa Benedetto XVI e a pochi mesi dalla pubblicazione della prima enciclica di Papa Francesco, Lumen fidei.

Entrambe le serate sono state introdotte dalla recita dei vespri, presieduta dal Vescovo, poi sono seguite le conferenze di don Nazzareno Marconi, la prima sera (di cui abbiamo parlato nel numero precedente), e di mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, la seconda sera.

Nel corso dei due giorni, poi, i tanti fedeli presenti si sono potuti suddividere in alcuni gruppi di lavoro quali “La Chiesa diocesana”, “L’unità pastorale”, “Le famiglie”, “I giovani”, nei quali è stato possibile sia riflettere delle problematiche affrontate nel corso delle conferenze sia confrontarsi sulle varie problematiche concrete legate alle parrocchie e alla diocesi.

In questi, attraverso la discussione fra i vari partecipanti, è stato possibile sia conoscere meglio la realtà della Chiesa diocesana, nel suo insieme e nelle peculiarità delle singole parrocchie, sia trovare alcuni spunti e proposte per cercare di migliorare la Chiesa tifernate, alla luce anche di quanto ascoltato nelle conferenze pomeridiane.

Alcune conclusioni raggiunte. Nel primo gruppo è stato proposto di semplificare la “burocrazia”, cercando di accorpare le funzioni degli uffici pastorali, in vista, però, di una maggiore collaborazione tra di essi, per esempio tra Pastorale giovanile e familiare, per un’attenzione più mirata ai giovani nel contesto della famiglia.

Nella discussione del gruppo inerente alle unità pastorali, invece, si è parlato di quante siano ancora le resistenze e le difficoltà per attuarle. Mentre riguardo alla famiglia è stato posto l’accento anche sull’attenzione che dovrebbe essere rivolta alle coppie che si trovano in difficoltà, e non solo a livello economico.

I prossimi eventi in diocesi

Anche a Città di Castello – come nelle piazze di tutte le diocesi umbre – è ormai tutto pronto per l’evento di evangelizzazione “Una notte con san Francesco”. Sabato 21 settembre, alle ore 20.30, in piazza Matteotti, inizierà la veglia di preghiera organizzata in vista della visita del Papa in Umbria il prossimo 4 ottobre. La preghiera in piazza sarà animata dal coro One Way e sarà arricchita da alcune testimonianze. In cattedrale il Vescovo consegnerà alla diocesi le Linee pastorali a conclusione dell’assemblea ecclesiale. L’adorazione eucaristica in duomo occuperà tutta la notte fino alle ore 8 di domenica 22, quando mons. Domenico Cancian celebrerà la messa. Il programma dell’evento si concluderà la sera del 22 settembre alle ore 21. Nella chiesa di San Domenico sarà proposto il musical Forza, venite gente a cura della compagnia teatrale “Quelli che passa il convento”.

L’intervento di mons. Gualtiero Bassetti
L’intervento di mons. Gualtiero Bassetti

L’impulso ci viene dal Concilio e da Papa Francesco

L’intervento dell’arcivescovo di Perugia mons. Bassetti all’Assemblea diocesana tifernate

In occasione della seconda giornata di lavoro dell’Assemblea ecclesiale è intervenuto l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, mons. Gualtiero Bassetti, che ha presentato all’uditorio il tema “Alla luce del Vaticano II e del magistero di Papa Francesco, una Chiesa che riflette la luce del Vangelo”, soffermandosi su quali siano gli aspetti del Concilio ancora poco attuati dalla Chiesa, e quanto della “primavera” portata da Papa Francesco vada ricollegata al Vaticano II.

“Oggi non siamo davanti a nessuna rivoluzione – ha affermato il presule. – Il Concilio in 50 anni è penetrato nel tessuto della Chiesa. Al tempo stesso, però, è cambiato tutto, perché il pontificato di Francesco è come un frutto maturo del Concilio Vaticano II. Si sta aprendo una nuova primavera della Chiesa, ma non basta il carisma di una persona per spiegarla; e i mutamenti sociali, come alcuni fenomeni di massa, non coincidono sempre con i mutamenti della Chiesa”.

Per Bassetti questa primavera consiste nella conversione pastorale: “Un dono che ci ha fatto lo Spirito con il Concilio. Giovanni XXIII voleva un Concilio per arrivare a una conversione pastorale della Chiesa, e con ‘pastoralità’ si deve intendere il discernimento ecclesiale dei segni dei tempi e la pratica della ‘medicina della misericordia’. Quest’ultima richiede la consapevolezza che solo nella prossimità è possibile testimoniare la fede tra gli uomini del nostro tempo. Questa conversione pastorale – ha proseguito – implica un rinnovamento. Il dovere della riforma nasce dall’obbligo della Chiesa di rendersi vicina agli uomini del proprio tempo. Non è il Vangelo che cambia, sono gli uomini a cambiare, ed essi lo ascoltano, lo recepiscono e lo annunciano”.

“Se la conoscenza dottrinale, però – ha aggiunto l’ospite, fornendo anche alcune linee guida – non è calata all’interno della vita quotidiana, rischiamo la sterilità e allora bisogna cambiare stile. Occorre iniziare a praticare il discernimento pastorale fin dalle comunità più piccole, riscoprendoci tutti discepoli missionari. Dobbiamo poi uscire da una logica di autoreferenzialità, che rischia di paralizzarci; anzi, dovremmo cercare di aprirci e andare sempre verso le ‘periferie’. Evitare un cristianesimo ridotto a sola conoscenza, e il clericalismo: una sorta di paternalismo che non permette ai battezzati di crescere. Il vero potere è il servizio umile e concreto – ha concluso mons. Bassetti. – La Chiesa o è missionaria o non è”.

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Il Papa a Assisi: come partecipare https://www.lavoce.it/il-papa-a-assisi-come-partecipare/ Thu, 12 Sep 2013 10:21:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18981 papa-francesco-follaA tre settimane dal 4 ottobre l’organizzazione della visita del Papa è in pieno fermento. I siti web della diocesi di Assisi e della Conferenza episcopale umbra, per non parlare dei siti web delle basiliche francescane e del Comune di Assisi, sono cliccatissimi alla ricerca di informazioni su come fare per poter partecipare. Anche la pagina su FaceBook “Giovani in missione con francesco” creata dalla Pastorale giovanile regionale, ha superato in pochi giorni il migliaio di “Mi piace” e ha dovuto precisare ripetutamente che le informazioni fornite sulle modalità di partecipazione e di iscrizione riguardano solo i giovani, non singolarmente ma tramite i gruppi parrocchiali o diocesani o di associazioni.

Per gli adulti la modalità di partecipazione, sia per singoli che per gruppi, passa per lo spazio web dedicato sul sito della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino (www.diocesiassisi.it), attraverso il quale va presentata entro il 20 settembre la richiesta per i pass.

La gestione è complessa e gli organizzatori devono districarsi tra le numerose richieste.

Quest’anno l’Umbria rappresenta l’Italia nell’offerta dell’olio per la lampada accesa sulla tomba di san Francesco, “per questa ragione – avverte il sito della Diocesi di Assisi – sulla piazza inferiore di san Francesco, luogo della celebrazione eucaristica, presieduta da papa Francesco, e luogo dell’offerta dell’olio per la lampada votiva che arde sulla tomba del santo, saranno i ‘rappresentanti’ degli umbri a ‘rappresentare’ tutti gli italiani”.

Tutti gli altri, umbri e non, si legge nel sito, “potranno essere presenti su altre piazze toccate dal pellegrinaggio del Santo Padre, secondo le indicazioni che saranno date al momento dell’attribuzione del pass che va richiesto compilando il modulo direttamente sul sito web.

Sarà riservata alla Diocesi di Assisi la tappa di San Rufino ed i pass di accesso alla Cattedrale riservata a clero, rappresentanza di religiosi e religiose, Consigli Pastorali parrocchiali, e quelli di accesso alla piazza per tutti gli altri, “saranno consegnati direttamente ai parroci che provvederanno a farli pervenire agli interessati” mentre “le religiose riceveranno il pass attraverso la segreteria Usmi”.

Il pass sarà necessario anche per accedere alle vie interne di Assisi, piazza Santa Chiara, piazza Vescovado, piazza San Francesco, e la piazza Porziuncola a Santa Maria degli Angeli.

Le richieste arrivano da tutta Italia e la città di Assisi, assicura il sindaco Ricci, farà di tutto dare la migliore accoglienza possibile.

Appena possibile sarà data ampia informazione sulla logistica: dove lasciare automobili o pulmann, come e dove spostarsi in città e così via, anche attraverso la tanto attesa mappa con tutte le indicazioni necessarie.

È possibile anche partecipare come volontari segnalando la propria disponibilità, sempre attraverso il sito web.

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Il Papa ad Assisi per rendere visibile l’attualità di Francesco https://www.lavoce.it/il-papa-ad-assisi-per-rendere-visibile-lattualita-di-francesco/ Thu, 05 Sep 2013 10:53:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18855 rinuncia-alle-vestiNon è una visita semplicemente devozionale quella che Papa Francesco farà ad Assisi il 4 ottobre. Basta scorrere il ricco programma che la Santa Sede ha reso pubblico il 2 settembre tramite mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi. Nelle intenzioni del Papa c’è piuttosto l’idea di rendere visibile al mondo l’attualità bruciante di Francesco, della sua santità, della sua testimonianza di vita e della sua vocazione (chiamata da parte di Dio) a “riparare la casa”.

Papa Francesco sarà accompagnato dai cardinali, “che hanno il compito di consigliarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana”. Secondo il programma diffuso a suo tempo dalla Sala stampa vaticana, il gruppo di cardinali si riunirà presso la Santa Sede dall’1 al 3 ottobre e concluderà i propri lavori unendosi al pellegrinaggio di Papa Francesco ad Assisi.

Perché tutti finora hanno giustamente sottolineato il valore e la proposta della povertà nella scelta del nome di Papa Francesco, ma in pochi hanno compreso che in quella scelta vi è iscritto anche un altro elemento fondamentale dell’esperienza del poverello di Assisi. Quella verità che, secondo le Fonti francescane, viene rivelata in sogno proprio ad un Papa. È lo stesso Innocenzo III a confidare a Francesco di averlo visto in sogno quando, con le sue fragili spalle, reggeva la basilica di San Giovanni in Laterano che crollava rovinosamente.

La scena è mirabilmente raffigurata nella sesta delle 28 scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco nella basilica superiore di Assisi attribuiti a Giotto; e nella statua bronzea, molto più recente, che si erge proprio nella piazza antistante l’ingresso principale della basilica lateranense in Roma, dove Francesco è raffigurato con le mani levate al cielo non soltanto in atteggiamento di orazione ma anche di sostegno, come un contrafforte per la stessa basilica. Non a caso, tra le tappe significative del suo pellegrinaggio assisano, il Papa si fermerà in preghiera anche nel luogo della Spoliazione.

Ha confidato mons. Sorrentino che, nel corso dell’incontro personale con Papa Francesco in preparazione dell’evento, egli stesso gli aveva suggerito una sosta in quel luogo per recitare semplicemente un Padre nostro ove Francesco rinuncia alla paternità terrena dicendo: “Finora ho chiamato te mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in Lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza”. Ebbene, la risposta pronta e meditata del Papa fu: “Quello è il luogo appropriato per parlare di come la Chiesa deve tornare a spogliarsi!”.

D’altra parte, è tutto il programma della visita a gridare con evidenza quella necessaria spoliazione. Lo stesso Papa ha pensato le tappe per indicare alla comunità credente la scelta dei poveri e della povertà. A cominciare dall’arrivo presso l’Istituto Serafico che ospita persone con grave disabilità plurima sensoriale, fisica e mentale, alla consumazione del pasto presso il Centro di accoglienza della Caritas della diocesi di Assisi in Santa Maria degli Angeli, per finire a Rivotorto, luogo del “tugurio”, la prima, povera e semplice residenza del Santo e dei suoi seguaci.

Una visita in perfetta sintonia con tutti i segni che questo Papa “venuto dalla fine del mondo” ha posto finora. Una perfetta continuità con la lavanda dei piedi del Giovedì santo ai detenuti di Casal del Marmo, con l’incontro con i migranti a Lampedusa, con le visite presso le comunità di recupero a Rio de Janeiro e con lo stile di estrema semplicità con cui finora ha voluto incontrare e parlare alla gente.

Spesso si abusa del termine “storico” per definire un evento, ma la visita di Francesco Papa ad Assisi ne ha tutti caratteri. Storica per questo pontificato di inizio millennio e storica per la vita della Chiesa. Storica per un mondo che “geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,23).

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Mons. Sorrentino: il Papa viene ad “accelerare il nostro impegno” https://www.lavoce.it/mons-sorrentino-il-papa-viene-ad-accelerare-il-nostro-impegno/ Thu, 29 Aug 2013 15:24:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18702 assisi-basilica-papa-francescoIn tutta l’Umbria si attende con grande entusiasmo e intensità religiosa l’arrivo di Papa Francesco, soprattutto ad Assisi nei giorni dedicati a san Francesco. A tale riguardo abbiamo intervistato mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, chiedendogli come la Chiesa locale si stia preparando all’evento.

È la prima volta nella storia che un Pontefice assume il nome di Francesco d’Assisi: quale significato ha per la nostra diocesi?

“Ci sentiamo felici di questa visita, ma al tempo stesso avvertiamo un nuovo senso di responsabilità. Il Papa infatti ha scelto questo nome come un programma ispiratore, a partire dalla testimonianza di Francesco di Assisi a favore dei poveri. Una scelta di vita aperta, solidale, attenta agli ultimi. E al tempo stesso una vita sobria, umile, secondo la beatitudine evangelica della povertà. Il Papa verrà dunque a porsi sulle orme del nostro Santo, perché insieme impariamo a imitarne lo spirito evangelico. Un programma di vita sul quale oggi si gioca la credibilità della nuova evangelizzazione, a cui la Chiesa è chiamata in tempo di crisi generale della fede. La nostra diocesi si muove già, nelle sue scelte pastorali, in questa direzione. Ma la visita del Papa accelera il nostro impegno”.

Come si prepara la Chiesa locale all’arrivo di Papa Francesco?

“Naturalmente ci sono degli aspetti organizzativi, ma non è su questi che vorrei porre l’accento. Per noi la visita è un evento spirituale, e dunque a esso ci stiamo preparando soprattutto con la preghiera. Abbiamo poi fatto convergere verso questo grande evento il momento pastorale che stiamo vivendo all’interno di un piano pastorale che ci vede impegnati nella celebrazione di un Sinodo diocesano. Con il Sinodo, la diocesi vive un momento eccezionale di grazia, impegnandosi a rileggere la sua situazione e a disegnare impegni conseguenti. Il Papa benedirà il nostro cammino sinodale, e noi fin d’ora gli presentiamo le primizie del nostro impegno”.

Anche Papa Francesco, come i suoi predecessori, ha posto l’accento sul dialogo interreligioso. Quali iniziative potranno essere intraprese in diocesi?

“Sta già all’opera un Comitato, costituito dalla diocesi e dalle famiglie francescane, con la partecipazione di altri enti, per ricordare la Giornata mondiale di preghiera per la pace celebrata ad Assisi dal beato Giovanni Paolo II nel 1986, e poi commemorata nel 25° anniversario da Benedetto XVI. Ci saranno momenti di preghiera e di dialogo interreligioso. Ci richiameremo a quello che ormai si suol dire ‘lo spirito di Assisi’. Questa Chiesa che diede i natali al Poverello si sente vivamente impegnata a sensibilizzare il mondo al valore della pace, e soprattutto a dare essa stessa una testimonianza di pace, crescendo come comunità aperta, accogliente e solidale”.

Nell’avvicinarsi del suo ottavo anno quale vescovo della diocesi di Assisi, come valuta il bilancio del suo apostolato sotto l’aspetto sia pastorale sia umano?

“Ho avuto la gioia, nella recente festa del patrono san Rufino, di consegnare i due volumi della visita pastorale. Atti che documentano, con evidenza fotografica, una grande esperienza nella quale tutto il popolo di Dio di questa diocesi è stato coinvolto. È un impegno di rinnovamento sul quale costruiremo il prossimo evento sinodale. Andando verso il compimento del mio ottavo anno come Pastore di questa comunità, non posso che sentirmi felice di quanto il Signore mi ha concesso di incontrare e di realizzare. Se le difficoltà non mancano, mi sembra che, globalmente, si stia camminando nella giusta direzione. Ne ringrazio il Signore”.

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