vescovi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vescovi/ Settimanale di informazione regionale Thu, 26 Sep 2024 19:18:18 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg vescovi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/vescovi/ 32 32 Gli “stati generali” della pastorale regionale: intervista a don Giovanni Zampa https://www.lavoce.it/gli-stati-generali-della-pastorale-regionale-intervista-a-don-giovanni-zampa/ https://www.lavoce.it/gli-stati-generali-della-pastorale-regionale-intervista-a-don-giovanni-zampa/#respond Thu, 26 Sep 2024 19:04:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77740 Persone sedute su sedie a cerchio all'interno di una sala

“Dalla splendida Assemblea ecclesiale regionale del 2019 è ripartito un percorso che ha visto come mappa il documento che i vescovi umbri ci hanno consegnato nella primavera del 2020: Cristiani in Umbria con la gioia del Vangelo. Da quel frutto di una bella esperienza di sinodalità reale e concreta è emersa l’esigenza di attivare un Consiglio pastorale regionale, una Segreteria pastorale, una programmazione regolare delle assemblee e l’opportunità di intraprendere una riflessione sul rilancio delle Commissioni e i servizi pastorale regionali”. Don Giovanni Zampa è il coordinatore della Segreteria pastorale istituita dalla Conferenza episcopale umbra (Ceu) e ci spiega l’itinerario che le Chiese umbre hanno avviato ormai cinque anni fa.

Il 9 novembre, i vescovi della Ceu hanno convocato gli stati generali delle Commissioni pastorali regionali. Cosa si intende con questa espressione?

“Dal 2019 abbiamo iniziato a lavorare con i nuovi strumenti pastorali, lentamente e non senza difficoltà. Il Consiglio pastorale regionale si è ritrovato più volte, la Segreteria ha una sua regolarità, è stata celebrata un’assemblea nel maggio del 2022, sono in corso le collaborazioni per il Cammino sinodale della Chiesa italiana, per quello universale e per il Giubileo 2025. Gli stati generali sono una tappa intermedia voluta dai vescovi per verificare la strada fatta e impostare quella futura, che culminerà con una nuova Assemblea regionale, verosimilmente subito dopo il Giubileo, e la consegna del documento finale del Sinodo in corso”.

Concretamente in cosa consistono gli stati generali?

“Con il Consiglio pastorale regionale si è impostato il lavoro di questo anno passato intorno a tre poli essenziali su cui coinvolgere le Commissioni e indirettamente le diocesi: riconsolidare le Commissioni, sintonizzarsi con il Sinodo, preparare il Giubileo. La mattinata del 9 novembre, in pratica, sarà la verifica, la condivisione e il rilancio di questo lavoro. Non mancherà poi modo di fare fraternità e cominciare a confrontarci per l’assemblea futura”.

Chi parteciperà a queste sessione di lavori?

“Oltre ai responsabili, sono convocati tutti i membri delle singole Commissioni e dei servizi regionali. Ovviamente non possono mancare i delegati diocesani per il Sinodo e per il Giubileo”.

Dal suo punto di vista quale clima pastorale si respira nella nostra regione ecclesiastica?

“Per rispondere a questa domanda impegnativa prendo in prestito la parabola dei talenti. La nostra terra umbra ha in consegna tanti talenti. Sia il passato sia il presente sono caratterizzati da una ricchezza pastorale, ecclesiale e di santità immensa. Credo, però, che spesso la sotterriamo. Attanagliati dalla paura di perdere , non abbiamo il coraggio di investire e di osare, scommettendo sul sostegno della Provvidenza. Forse facciamo troppi calcoli e tiriamo troppo poco le somme, per timore di scoprire un risultato negativo. Da sempre, Dio non ci chiede di raccogliere, ma di seminare”.

Cosa le ha suscitato la recente lettera inviata dai vescovi umbri al clero?

“Stima, fiducia e comunione. Mi vengono in mente queste tre parole: per me è un segno di stima e di apprezzamento per le persone con cui collaborano. Fiducia e incoraggiamento per l’importante e difficile missione che ci affidano. Comunione e obbedienza, soprattutto al Santo Padre, Papa Francesco che nella recente visita ad limina apostolorum ha raccomandato ai nostri Pastori di ‘essere vicini ai preti con paternità e fraternità’”.

Il programma degli Stati generali

Gli stati generali delle Commissioni e dei servizi della Conferenza episcopale umbra si riuniranno nel Seminario regionale di Assisi il 9 novembre. Dopo l’accoglienza e la preghiera, sarà il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo a introdurre i lavori. Seguiranno i gruppi di lavoro, in stile sinodale sapienziale, con suddivisione per aree pastorali e sottogruppi per la condivisione delle sintesi sinodali e dei nuovi lineamenti Cei per la fase profetica. Infine, ci sarà la presentazione degli eventi in preparazione del Giubileo 2025 nelle singole diocesi e per Commissioni.

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Persone sedute su sedie a cerchio all'interno di una sala

“Dalla splendida Assemblea ecclesiale regionale del 2019 è ripartito un percorso che ha visto come mappa il documento che i vescovi umbri ci hanno consegnato nella primavera del 2020: Cristiani in Umbria con la gioia del Vangelo. Da quel frutto di una bella esperienza di sinodalità reale e concreta è emersa l’esigenza di attivare un Consiglio pastorale regionale, una Segreteria pastorale, una programmazione regolare delle assemblee e l’opportunità di intraprendere una riflessione sul rilancio delle Commissioni e i servizi pastorale regionali”. Don Giovanni Zampa è il coordinatore della Segreteria pastorale istituita dalla Conferenza episcopale umbra (Ceu) e ci spiega l’itinerario che le Chiese umbre hanno avviato ormai cinque anni fa.

Il 9 novembre, i vescovi della Ceu hanno convocato gli stati generali delle Commissioni pastorali regionali. Cosa si intende con questa espressione?

“Dal 2019 abbiamo iniziato a lavorare con i nuovi strumenti pastorali, lentamente e non senza difficoltà. Il Consiglio pastorale regionale si è ritrovato più volte, la Segreteria ha una sua regolarità, è stata celebrata un’assemblea nel maggio del 2022, sono in corso le collaborazioni per il Cammino sinodale della Chiesa italiana, per quello universale e per il Giubileo 2025. Gli stati generali sono una tappa intermedia voluta dai vescovi per verificare la strada fatta e impostare quella futura, che culminerà con una nuova Assemblea regionale, verosimilmente subito dopo il Giubileo, e la consegna del documento finale del Sinodo in corso”.

Concretamente in cosa consistono gli stati generali?

“Con il Consiglio pastorale regionale si è impostato il lavoro di questo anno passato intorno a tre poli essenziali su cui coinvolgere le Commissioni e indirettamente le diocesi: riconsolidare le Commissioni, sintonizzarsi con il Sinodo, preparare il Giubileo. La mattinata del 9 novembre, in pratica, sarà la verifica, la condivisione e il rilancio di questo lavoro. Non mancherà poi modo di fare fraternità e cominciare a confrontarci per l’assemblea futura”.

Chi parteciperà a queste sessione di lavori?

“Oltre ai responsabili, sono convocati tutti i membri delle singole Commissioni e dei servizi regionali. Ovviamente non possono mancare i delegati diocesani per il Sinodo e per il Giubileo”.

Dal suo punto di vista quale clima pastorale si respira nella nostra regione ecclesiastica?

“Per rispondere a questa domanda impegnativa prendo in prestito la parabola dei talenti. La nostra terra umbra ha in consegna tanti talenti. Sia il passato sia il presente sono caratterizzati da una ricchezza pastorale, ecclesiale e di santità immensa. Credo, però, che spesso la sotterriamo. Attanagliati dalla paura di perdere , non abbiamo il coraggio di investire e di osare, scommettendo sul sostegno della Provvidenza. Forse facciamo troppi calcoli e tiriamo troppo poco le somme, per timore di scoprire un risultato negativo. Da sempre, Dio non ci chiede di raccogliere, ma di seminare”.

Cosa le ha suscitato la recente lettera inviata dai vescovi umbri al clero?

“Stima, fiducia e comunione. Mi vengono in mente queste tre parole: per me è un segno di stima e di apprezzamento per le persone con cui collaborano. Fiducia e incoraggiamento per l’importante e difficile missione che ci affidano. Comunione e obbedienza, soprattutto al Santo Padre, Papa Francesco che nella recente visita ad limina apostolorum ha raccomandato ai nostri Pastori di ‘essere vicini ai preti con paternità e fraternità’”.

Il programma degli Stati generali

Gli stati generali delle Commissioni e dei servizi della Conferenza episcopale umbra si riuniranno nel Seminario regionale di Assisi il 9 novembre. Dopo l’accoglienza e la preghiera, sarà il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo a introdurre i lavori. Seguiranno i gruppi di lavoro, in stile sinodale sapienziale, con suddivisione per aree pastorali e sottogruppi per la condivisione delle sintesi sinodali e dei nuovi lineamenti Cei per la fase profetica. Infine, ci sarà la presentazione degli eventi in preparazione del Giubileo 2025 nelle singole diocesi e per Commissioni.

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“Visita ad limina” dei vescovi umbri da papa Francesco: “È stato un incontro familiare” https://www.lavoce.it/visita-ad-limina-dei-vescovi-umbri-da-papa-francesco-e-stato-un-incontro-familiare/ https://www.lavoce.it/visita-ad-limina-dei-vescovi-umbri-da-papa-francesco-e-stato-un-incontro-familiare/#respond Mon, 18 Mar 2024 14:02:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75374 I vescovi umbri disposti in orizzontale con al centro papa Francesco nella sala del Vaticano

Lunedì 18 marzo, alle ore 7.15, con la messa sulla tomba dell’Apostolo Pietro presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, è iniziata la “Visita ad limina apostolorum” dei Vescovi umbri (18-22 marzo).

Visita ad limina in Vaticano: celebrazione sulla tomba dell'apostolo Pietro per i vescovi umbri presieduta dall'arcivescovo Renato Boccardo

“Siamo qui - ha detto mons. Boccardo all’avvio della celebrazione - alla sede dell’apostolo Pietro: a lui presentiamo le nostre Chiese, con le loro glorie e le loro sofferenze, e tutti affidiamo alla misericordia di Dio". Poi, il presidente della Ceu nell’omelia ha tenuto una breve riflessione sulla domanda che Gesù pose a Pietro: “Per te chi sono io?”. "Questa stessa domanda risuona insistente nella nostra vita personale e nel nostro ministero. Vorremmo anche noi come Pietro balbettare tu sei la vita, il Salvatore. Sappiamo come questa espressione modelli le nostre azioni e le nostre parole a servizio del Vangelo. Spesso, però, nelle nostre giornate siamo presi anche da altre incombenze che poco hanno a che vedere con ciò. Abbiamo quindi la necessità di ripetere sovente 'tu sei Cristo, il figlio di Dio': questa è la forma del nostro essere Pastori in mezzo alla gente. Ci aiuti San Pietro e ottenga per noi il dono dello Spirito santo, guida sicura di ogni nostro passo". Al termine della messa, i Vescovi si sono raccolti in preghiera sulle tombe di Benedetto XVI, del beato Giovanni Paolo I e di San Paolo VI.

L’incontro con il Santo Padre nel racconto di mons. Renato Boccardo

Poi, alle 8.30, sono giunti nel cortile di San Damaso della Santa Sede, quindi hanno fatto ingresso nel Palazzo Apostolico e alle 9 hanno incontrato Papa Francesco. Il colloquio col Pontefice è durato circa due ore.

Il Papa: “dite quello che vi sembra importante condividere con me"

"Un incontro familiare", commenta mons. Renato Boccardo. "Il Santo Padre ci ha messi subito a nostro agio dicendoci: 'siamo qui in famiglia, senza formalità e dunque parlate liberamente, dite quello che vi sembra importante condividere con me'. E ogni Vescovo - prosegue il Presidente della Ceu - ha raccontato un pochino la storia e la vita della sua diocesi, presentando anche alcuni temi fondamentali e chiedendo un consiglio e un orientamento al Papa per proseguire nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della vita cristiana.

Il Papa ci ha raccomandato quattro vicinanze e ha chiesto di ringraziare i sacerdoti per il lavoro che fanno

Il Papa - dice ancora il Presule - ci ha raccomandato quattro vicinanze. La prima: il Vescovo deve essere vicino a Dio con la preghiera. La seconda: deve essere vicino ai suoi confratelli, e qui ci ha detto di fare comunione, di lavorare insieme e di volerci bene. La terza: il Vescovo deve essere vicino ai preti con paternità e fraternità. La quarta ed ultima: la vicinanza al popolo di Dio, dal quale abbiamo ricevuto la fede. E poi ci ha lasciato un messaggio particolare: ci ha chiesto di portare ai sacerdoti, specialmente in occasione della prossima Messa crismale che celebreremo nella Settimana santa, il suo ringraziamento per tutto quello che fanno. Il Papa apprezza la loro dedizione e il loro sacrificio e li incoraggia ad andare avanti nel servizio del Vangelo". I Vescovi hanno donato al Papa una ceramica di Deruta raffigurante un crocifisso umbro.

La visita prosegue e ogni giorno ci saranno aggiornamenti su www.chiesainumbria.it

La visita proseguirà nei giorni 20-21 e 22 marzo con gli incontri nei vari Dicasteri della Santa Sede. Al termine di ogni giorno, sul sito ufficiale della Ceu – www.chiesainumbria.it – verrà condivisa una piccola cronaca, con foto e interviste video ai Vescovi umbri. [caption id="attachment_75383" align="alignnone" width="400"]I vescovi umbri seduti ai lati di papa Francesco, anche lui seduto al centro I vescovi a colloquio con il Papa[/caption]]]>
I vescovi umbri disposti in orizzontale con al centro papa Francesco nella sala del Vaticano

Lunedì 18 marzo, alle ore 7.15, con la messa sulla tomba dell’Apostolo Pietro presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo, è iniziata la “Visita ad limina apostolorum” dei Vescovi umbri (18-22 marzo).

Visita ad limina in Vaticano: celebrazione sulla tomba dell'apostolo Pietro per i vescovi umbri presieduta dall'arcivescovo Renato Boccardo

“Siamo qui - ha detto mons. Boccardo all’avvio della celebrazione - alla sede dell’apostolo Pietro: a lui presentiamo le nostre Chiese, con le loro glorie e le loro sofferenze, e tutti affidiamo alla misericordia di Dio". Poi, il presidente della Ceu nell’omelia ha tenuto una breve riflessione sulla domanda che Gesù pose a Pietro: “Per te chi sono io?”. "Questa stessa domanda risuona insistente nella nostra vita personale e nel nostro ministero. Vorremmo anche noi come Pietro balbettare tu sei la vita, il Salvatore. Sappiamo come questa espressione modelli le nostre azioni e le nostre parole a servizio del Vangelo. Spesso, però, nelle nostre giornate siamo presi anche da altre incombenze che poco hanno a che vedere con ciò. Abbiamo quindi la necessità di ripetere sovente 'tu sei Cristo, il figlio di Dio': questa è la forma del nostro essere Pastori in mezzo alla gente. Ci aiuti San Pietro e ottenga per noi il dono dello Spirito santo, guida sicura di ogni nostro passo". Al termine della messa, i Vescovi si sono raccolti in preghiera sulle tombe di Benedetto XVI, del beato Giovanni Paolo I e di San Paolo VI.

L’incontro con il Santo Padre nel racconto di mons. Renato Boccardo

Poi, alle 8.30, sono giunti nel cortile di San Damaso della Santa Sede, quindi hanno fatto ingresso nel Palazzo Apostolico e alle 9 hanno incontrato Papa Francesco. Il colloquio col Pontefice è durato circa due ore.

Il Papa: “dite quello che vi sembra importante condividere con me"

"Un incontro familiare", commenta mons. Renato Boccardo. "Il Santo Padre ci ha messi subito a nostro agio dicendoci: 'siamo qui in famiglia, senza formalità e dunque parlate liberamente, dite quello che vi sembra importante condividere con me'. E ogni Vescovo - prosegue il Presidente della Ceu - ha raccontato un pochino la storia e la vita della sua diocesi, presentando anche alcuni temi fondamentali e chiedendo un consiglio e un orientamento al Papa per proseguire nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della vita cristiana.

Il Papa ci ha raccomandato quattro vicinanze e ha chiesto di ringraziare i sacerdoti per il lavoro che fanno

Il Papa - dice ancora il Presule - ci ha raccomandato quattro vicinanze. La prima: il Vescovo deve essere vicino a Dio con la preghiera. La seconda: deve essere vicino ai suoi confratelli, e qui ci ha detto di fare comunione, di lavorare insieme e di volerci bene. La terza: il Vescovo deve essere vicino ai preti con paternità e fraternità. La quarta ed ultima: la vicinanza al popolo di Dio, dal quale abbiamo ricevuto la fede. E poi ci ha lasciato un messaggio particolare: ci ha chiesto di portare ai sacerdoti, specialmente in occasione della prossima Messa crismale che celebreremo nella Settimana santa, il suo ringraziamento per tutto quello che fanno. Il Papa apprezza la loro dedizione e il loro sacrificio e li incoraggia ad andare avanti nel servizio del Vangelo". I Vescovi hanno donato al Papa una ceramica di Deruta raffigurante un crocifisso umbro.

La visita prosegue e ogni giorno ci saranno aggiornamenti su www.chiesainumbria.it

La visita proseguirà nei giorni 20-21 e 22 marzo con gli incontri nei vari Dicasteri della Santa Sede. Al termine di ogni giorno, sul sito ufficiale della Ceu – www.chiesainumbria.it – verrà condivisa una piccola cronaca, con foto e interviste video ai Vescovi umbri. [caption id="attachment_75383" align="alignnone" width="400"]I vescovi umbri seduti ai lati di papa Francesco, anche lui seduto al centro I vescovi a colloquio con il Papa[/caption]]]>
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I vescovi umbri in Vaticano per la Visita ad limina https://www.lavoce.it/vescovi-umbri-vaticano-visita-ad-limina/ https://www.lavoce.it/vescovi-umbri-vaticano-visita-ad-limina/#respond Sat, 16 Mar 2024 15:53:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75341 I sei vescovi umbri in abito nero posti in orizzontale,alle spalle un crocifisso

È iniziata lo scorso gennaio la “Visita ad limina Apostolorum” dei vescovi delle sedici regioni ecclesiastiche italiane “alle tombe degli apostoli”. L’ultima risale alla primavera del 2013, poche settimane dopo l’elezione di papa Francesco

I vescovi umbri a Roma per la visita "Ad limina apostolorum" dal 18 al 22 marzo

I vescovi dell’Umbria saranno in Vaticano dal 18 al 22 marzo, vivendo momenti particolari in cui i Pastori riferiranno al Papa circa l’andamento delle loro diocesi per averne indicazioni e risposte. Come evidenzia la Costituzione apostolica Praedicate evangelium di papa Francesco, la “Visita ad limina” rappresenta "il momento più alto delle relazioni dei pastori di ciascuna Chiesa particolare e di ogni Conferenza episcopale… con il Vescovo di Roma. Egli, infatti, ricevendo i suoi fratelli nell’episcopato, tratta con loro delle cose concernenti il bene delle Chiese e la funzione pastorale dei vescovi, li conferma e sostiene nella fede e nella carità. In tal modo si rafforzano i vincoli della comunione gerarchica e si evidenziano sia la cattolicità della Chiesa che l’unità del Collegio dei vescovi".

Il programma

Lunedì 18 marzo: ore 7.15, messa sulla tomba del beato Apostolo Pietro nella basilica di S. Pietro presieduta da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra; ore 9, udienza con il Santo Padre. Mercoledì 20 marzo: ore 7.30, messa; ore 9.15, incontro al Dicastero per i vescovi; ore 10.45, incontro al dicasteri per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti; ore 12.15, incontro al Dicastero per la Dottrina della Fede; ore 15, incontro al Dicastero per la Comunicazione. Giovedì 21 marzo: ore 7.30, messa; ore 9.45, incontro al Dicastero per la Cultura e l’Educazione; ore 11, incontro al Dicastero per l’Evangelizzazione; ore 12.30, incontro in Segreteria di Stato e Sezione rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali; ore 16, incontro al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; ore 17.15, incontro per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Venerdì 22 marzo: ore 7.30, messa; ore 9.15, incontro con la Segreteria generale per il Sinodo; ore 10.30, incontro al Dicastero per il clero; ore 12, incontro al Dicastero per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica.

Le parole dell’arcivescovo Boccardo, presidente della Ceu

"Recarsi alla 'Visita ad limina' vuol dire innanzitutto – afferma il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo – andare a confrontare la nostra fede con la testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo. Raccogliere la loro adesione al Signore Gesù diventa una scuola di vita e uno stimolo alle attività pastorali delle nostre Chiese umbre. E poi andiamo in Vaticano per raccontare al Papa, vescovo di Roma e successore di Pietro, la vita quotidiana delle diocesi dell’Umbria, per ricevere da lui il conforto, l’orientamento e l’incoraggiamento a proseguire nell’annuncio della gioia del Vangelo. Si tratta di una tappa nel cammino normale delle nostre Diocesi che ci arricchisce, ci sostiene e ci sprona per rinnovare dal di dentro le nostre comunità, in una testimonianza efficace che passa attraverso la vita dei sacerdoti, dei consacrati e delle consacrate e dei fedeli laici".]]>
I sei vescovi umbri in abito nero posti in orizzontale,alle spalle un crocifisso

È iniziata lo scorso gennaio la “Visita ad limina Apostolorum” dei vescovi delle sedici regioni ecclesiastiche italiane “alle tombe degli apostoli”. L’ultima risale alla primavera del 2013, poche settimane dopo l’elezione di papa Francesco

I vescovi umbri a Roma per la visita "Ad limina apostolorum" dal 18 al 22 marzo

I vescovi dell’Umbria saranno in Vaticano dal 18 al 22 marzo, vivendo momenti particolari in cui i Pastori riferiranno al Papa circa l’andamento delle loro diocesi per averne indicazioni e risposte. Come evidenzia la Costituzione apostolica Praedicate evangelium di papa Francesco, la “Visita ad limina” rappresenta "il momento più alto delle relazioni dei pastori di ciascuna Chiesa particolare e di ogni Conferenza episcopale… con il Vescovo di Roma. Egli, infatti, ricevendo i suoi fratelli nell’episcopato, tratta con loro delle cose concernenti il bene delle Chiese e la funzione pastorale dei vescovi, li conferma e sostiene nella fede e nella carità. In tal modo si rafforzano i vincoli della comunione gerarchica e si evidenziano sia la cattolicità della Chiesa che l’unità del Collegio dei vescovi".

Il programma

Lunedì 18 marzo: ore 7.15, messa sulla tomba del beato Apostolo Pietro nella basilica di S. Pietro presieduta da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra; ore 9, udienza con il Santo Padre. Mercoledì 20 marzo: ore 7.30, messa; ore 9.15, incontro al Dicastero per i vescovi; ore 10.45, incontro al dicasteri per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti; ore 12.15, incontro al Dicastero per la Dottrina della Fede; ore 15, incontro al Dicastero per la Comunicazione. Giovedì 21 marzo: ore 7.30, messa; ore 9.45, incontro al Dicastero per la Cultura e l’Educazione; ore 11, incontro al Dicastero per l’Evangelizzazione; ore 12.30, incontro in Segreteria di Stato e Sezione rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali; ore 16, incontro al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; ore 17.15, incontro per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Venerdì 22 marzo: ore 7.30, messa; ore 9.15, incontro con la Segreteria generale per il Sinodo; ore 10.30, incontro al Dicastero per il clero; ore 12, incontro al Dicastero per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica.

Le parole dell’arcivescovo Boccardo, presidente della Ceu

"Recarsi alla 'Visita ad limina' vuol dire innanzitutto – afferma il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo – andare a confrontare la nostra fede con la testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo. Raccogliere la loro adesione al Signore Gesù diventa una scuola di vita e uno stimolo alle attività pastorali delle nostre Chiese umbre. E poi andiamo in Vaticano per raccontare al Papa, vescovo di Roma e successore di Pietro, la vita quotidiana delle diocesi dell’Umbria, per ricevere da lui il conforto, l’orientamento e l’incoraggiamento a proseguire nell’annuncio della gioia del Vangelo. Si tratta di una tappa nel cammino normale delle nostre Diocesi che ci arricchisce, ci sostiene e ci sprona per rinnovare dal di dentro le nostre comunità, in una testimonianza efficace che passa attraverso la vita dei sacerdoti, dei consacrati e delle consacrate e dei fedeli laici".]]>
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Chiesa umbra in cammino https://www.lavoce.it/chiesa-umbra-in-cammino/ https://www.lavoce.it/chiesa-umbra-in-cammino/#respond Wed, 13 Mar 2024 17:32:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75226 I vescovi umbri alla visita ad limina nel 2013 in Vaticano, al centro papa Francesco

Sono trascorsi quasi undici anni dall’ultima Visita ad Limina dei Vescovi umbri in Vaticano. Nell’aprile 2013, quando i pastori delle nostre Chiese locali incontrarono Papa Francesco, il Santo Padre era arrivato sulla cattedra di Pietro da una quarantina di giorni. Subito dopo Benedetto XVI, era il secondo pontefice a prendere il nome di un santo umbro, il primo a scegliere quello di Francesco d’Assisi. Allora, i vescovi umbri non si erano lasciati sfuggire l’occasione di invitare Bergoglio proprio nella città serafica per la festa del 4 ottobre, visto che in quell’anno l’Umbria avrebbe offerto l’olio per la lampada votiva accesa sulla tomba del Santo.

Non era mancata la raccomandazione del Papa a “essere vicini alla gente, andare nelle periferie, che non sono solo geografiche, ma anche del cuore”. “So bene che ciò è un rischio per la Chiesa - aveva commentato il santo Padre - , ma preferisco una Chiesa ferita a una Chiesa malata”. Il volto della Chiesa di Francesco era già ben delineato, poco più di un mese dopo la sua elezione. La prossima settimana, dal 18 al 22 marzo, i pastori delle diocesi dell’Umbria torneranno a Roma per una nuova Visita ad Limina.

In questi undici anni, la Chiesa umbra è cambiata molto. Nella fotografia scattata allora insieme al pontefice, i vescovi umbri erano otto mentre stavolta saranno in sei e soltanto tre - Boccardo, Sigismondi e Sorrentino c’erano anche allora. Da quasi due anni, proprio Papa Francesco ha unito in persona Episcopi, cioè nella figura e nel ministero del vescovo, le diocesi di Assisi e Foligno e quelle di Gubbio e Città di Castello. Segno dei tempi e di una presenza che muta con essi.

Cambiamenti che non andrebbero subiti, come se le Chiese locali giocassero una partita solo chiudendosi in difesa. La sfida - come il Papa ripete spesso - è rilanciare l’evangelizzazione con nuovo spirito missionario, con meno strutture (e sovrastrutture), più impegno pastorale e soprattutto la testimonianza di ogni battezzato del popolo di Dio. Speranze che i vescovi umbri affidano alla liturgia che lunedì mattina presto celebreranno tutti insieme nella basilica di San Pietro, prima di incontrare in udienza il santo Padre e aprire una settimana densa di appuntamenti con i responsabili dei vari dicasteri vaticani. Non solo e non tanto una “pratica” amministrativa, quanto piuttosto un dialogo per tracciare i passi di una Chiesa locale che non smette mai di camminare.

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I vescovi umbri alla visita ad limina nel 2013 in Vaticano, al centro papa Francesco

Sono trascorsi quasi undici anni dall’ultima Visita ad Limina dei Vescovi umbri in Vaticano. Nell’aprile 2013, quando i pastori delle nostre Chiese locali incontrarono Papa Francesco, il Santo Padre era arrivato sulla cattedra di Pietro da una quarantina di giorni. Subito dopo Benedetto XVI, era il secondo pontefice a prendere il nome di un santo umbro, il primo a scegliere quello di Francesco d’Assisi. Allora, i vescovi umbri non si erano lasciati sfuggire l’occasione di invitare Bergoglio proprio nella città serafica per la festa del 4 ottobre, visto che in quell’anno l’Umbria avrebbe offerto l’olio per la lampada votiva accesa sulla tomba del Santo.

Non era mancata la raccomandazione del Papa a “essere vicini alla gente, andare nelle periferie, che non sono solo geografiche, ma anche del cuore”. “So bene che ciò è un rischio per la Chiesa - aveva commentato il santo Padre - , ma preferisco una Chiesa ferita a una Chiesa malata”. Il volto della Chiesa di Francesco era già ben delineato, poco più di un mese dopo la sua elezione. La prossima settimana, dal 18 al 22 marzo, i pastori delle diocesi dell’Umbria torneranno a Roma per una nuova Visita ad Limina.

In questi undici anni, la Chiesa umbra è cambiata molto. Nella fotografia scattata allora insieme al pontefice, i vescovi umbri erano otto mentre stavolta saranno in sei e soltanto tre - Boccardo, Sigismondi e Sorrentino c’erano anche allora. Da quasi due anni, proprio Papa Francesco ha unito in persona Episcopi, cioè nella figura e nel ministero del vescovo, le diocesi di Assisi e Foligno e quelle di Gubbio e Città di Castello. Segno dei tempi e di una presenza che muta con essi.

Cambiamenti che non andrebbero subiti, come se le Chiese locali giocassero una partita solo chiudendosi in difesa. La sfida - come il Papa ripete spesso - è rilanciare l’evangelizzazione con nuovo spirito missionario, con meno strutture (e sovrastrutture), più impegno pastorale e soprattutto la testimonianza di ogni battezzato del popolo di Dio. Speranze che i vescovi umbri affidano alla liturgia che lunedì mattina presto celebreranno tutti insieme nella basilica di San Pietro, prima di incontrare in udienza il santo Padre e aprire una settimana densa di appuntamenti con i responsabili dei vari dicasteri vaticani. Non solo e non tanto una “pratica” amministrativa, quanto piuttosto un dialogo per tracciare i passi di una Chiesa locale che non smette mai di camminare.

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È don Ivan Maffeis, il nuovo arcivescovo di Perugia-Città della Pieve https://www.lavoce.it/ivan-maffeis-nuovo-arcivescovo-di-perugia/ Sat, 16 Jul 2022 10:02:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67721 Ivan Maffeis

Don Ivan Maffeis, parroco a Rovereto (Tn), è il nuovo arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve. Lo ha nominato oggi, 16 luglio 2022, il Santo Padre Francesco. Don Maffeis succede al cardinale Gualtiero Bassetti nello stesso giorno in cui tredici anni fa il suo predecessore è stato nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve da papa Benedetto XVI, giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Sotto la protezione della Madre di Dio, don Maffeis si appresta a diventare il tredicesimo Pastore di questa Chiesa particolare da quando, nel 1882, la Diocesi è stata elevata ad Arcidiocesi per volontà di papa Leone XIII, già vescovo di Perugia per trentaquattro anni. 

L’annuncio nella cattedrale di San Lorenzo

L’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo è stato dato in contemporanea con la Sala Stampa della Santa Sede e l’Arcidiocesi di Trento, alle ore 12, nella cattedrale di San Lorenzo, dal vescovo e amministratore diocesano mons. Marco Salvi alla presenza dell’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti, del Clero, dei diaconi, dei religiosi e religiose, dei seminaristi, dei direttori e responsabili degli Uffici e Servizi diocesani e dei collaboratori di Curia. Presenti anche i rappresentati delle istituzioni civili, militari e del mondo accademico. L’annuncio è stato salutato dal suono a distesa delle campane della cattedrale, preceduto dal Veni Creator Spiritus e dalla proclamazione della Parola di Dio. È stata poi data lettura del messaggio di saluto dell’arcivescovo eletto e della sua biografia. L’annuncio è terminato con la recita dell’Angelus. https://youtu.be/LhtMs8DJB_E?t=45

L'annuncio a Trento e le prime parole di don Ivan

https://youtu.be/HS8rdaFc6dk

Maffeis già a Perugia in passato

Don Maffeis ha avuto modo di conoscere la realtà ecclesiale che si appresta a guidare nel ricoprire gli incarichi di direttore dell’Ufficio nazionale delle Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (Cei) e di sottosegretario della stessa Cei. A Perugia è intervenuto, nel luglio 2017, all’iniziativa di formazione per giovani aspiranti comunicatori dei media cattolici denominata “Summer media camp”, promossa dalla Commissione regionale delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale umbra (Ceu), ritornando nel capoluogo umbro, prima della pandemia, per altre simili occasioni. [gallery td_gallery_title_input="Don Ivan Maffeis, nuovo arcivescovo di Perugia-Città della Pieve" columns="2" td_select_gallery_slide="slide" ids="67725,67723,67722,67724"]

Chi è l’arcivescovo eletto

Don Ivan Maffeis è nato a Pinzolo, in provincia e Arcidiocesi di Trento, il 18 novembre 1963, ordinato sacerdote il 26 giugno 1988 dopo aver compiuto gli studi superiori e filosofico-teologici presso il Seminario arcivescovile di Trento. Ha completato la sua formazione a Roma, conseguendo nel 1997 il Dottorato in Scienze delle Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Salesiana. Tra gli incarichi pastorali più significativi da lui ricoperti nell’Arcidiocesi di origine, dal 1988 al 2009, quelli di vicario parrocchiale a Mori, parroco a Trento, docente in Seminario, assistente diocesano dell’Azione Cattolica e direttore del settimanale diocesano Vita Trentina e della radio diocesana. Quest’ultimo incarico, ricoperto dal 2001 al 2009, lo porta a vivere l’esperienza prima di vice direttore e poi di direttore dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali e di sottosegretario Cei dal 2010 al 2019, anno in cui rientra nell’Arcidiocesi di Trento e viene nominato parroco delle comunità di Rovereto-San Marco e Santa Famiglia, Trambileno, Vanza, Noriglio e Terragnolo. Nel periodo in cui presta servizio in Cei diventa responsabile del personale della stessa Cei e consultore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Dal 2010 è docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana e, quindi, presso la Pontificia Università Lateranense.

Nei prossimi giorni le indicazioni per l’ingresso

L’arcivescovo eletto si riserva nei prossimi giorni di fissare e rendere nota la data della sua consacrazione episcopale e presa di possesso dell’Archidiocesi. 

Il saluto alla comunità diocesana perugino-pievese

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Perugia, cara gente, affido a queste semplici righe, stese con l’inchiostro della speranza e della gioia, il primo contatto con voi. Porto nel cuore la riconoscenza per il Santo Padre, che nella sua fiducia mi affida la missione episcopale. Abbraccio il Vescovo Marco, il Card. Gualtiero e gli altri Vescovi della Regione ecclesiastica Umbria, che ho avuto modo di stimare per la comunione fraterna e la passione pastorale che li anima. Sono debitore grato alla mia famiglia, al paese di Pinzolo, alla Chiesa di Trento e, da ultimo, alle parrocchie di Rovereto. Vengo fra voi per mettermi in ascolto di questa preziosa terra di santi e di bellezza, della quale chiedo con umiltà di divenirne figlio; vengo per amare questa Chiesa con tutte le mie forze, in un servizio di preghiera e di dedizione; vengo per condividere – alla luce del Vangelo di Gesù Cristo – “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” di ciascuno. Offro la disponibilità a incontrare e a lasciarmi incontrare nella maniera più ampia e diretta possibile. Con un pensiero affettuoso vorrei raggiungere in particolare i presbiteri, i religiosi e le religiose; quindi, i malati e quanti, per le ragioni più diverse, sono feriti dalla vita e preoccupati per il futuro. Ai rappresentanti delle Istituzioni civili assicuro il contributo della comunità ecclesiale nella ricerca e realizzazione del bene comune. Vengo sereno e fiducioso, pur nella consapevolezza della sproporzione tra ciò che sono e la responsabilità che assumo: possano la vostra preghiera e la vostra fraternità accorciare tale distanza e aiutarci a camminare insieme. E allora non mi sarà difficile far miei i sentimenti dell’apostolo Barnaba che “quando giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore” (At 11, 23). L’Ausiliatrice, patrona di Rovereto – che a Perugia è venerata come Madonna delle Grazie – ci accompagnerà.

don Ivan Maffeis

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Il saluto di mons. Marco Salvi

«Ho sentito al telefono don Ivan, al quale mi legano sentimenti di amicizia e di stima e gli ho espresso le mie e le nostre congratulazioni. Presto il vescovo Ivan mi comunicherà tempi e luoghi della sua ordinazione episcopale e la data di inizio del suo ministero di pastore nella nostra amata chiesa perugino-pievese». Poi, quasi a tracciare un “bilancio” dei suoi tre anni di vescovo ausiliare e dallo scorso 30 maggio di amministratore diocesano, mons. Salvi ha detto di essere «grato al Signore per questi anni intensi passati qui a Perugia: sin dal mio arrivo, nel 2019, ho avuto modo di incontrare una bella realtà ecclesiale, ricca di carismi e con grandi potenzialità; una realtà che ho conosciuto giorno dopo giorno svolgendo il mio ruolo di vescovo ausiliare. È stata per me una bella occasione di crescita umana e spirituale, anche se all’inizio, quando mi è stato proposto l’episcopato, ho fatto molta, ma molta fatica ad accogliere questo invito. Dopo tre anni, mi accorgo che ne è valsa la pena e ho ascoltato e cercato di ascoltare, cercando sempre di costruire insieme, sinodalmente, confrontandomi continuamente. Spesso non è stato facile, anche per il carattere un po’ duro che ho, ma guidati dall’aiuto del Signore siamo sempre stati in grado, insieme, di cercare e di trovare soluzioni. La nostra Chiesa in questo periodo ha vissuto momenti importanti ed ora che è impegnata nel Cammino Sinodale, ha bisogno di trovare vie nuove di evangelizzazione per attuare quella Chiesa in uscita di cui papa Francesco ci parla sempre. Non è stato facile questo momento di transizione vissuto da quando è stata accettata la quiescenza del cardinale Bassetti anche perché non abituati, ma mi sto accorgendo adesso che è anche un momento importante, perché ha fatto emergere in una maniera più chiara la realtà di questa Chiesa che è fatta di ricchezza, di impegno, di responsabilità e qualche volta anche di fragilità, di ipocrisie dove la struttura umana è venuta fuori più chiaramente». Commentando la Parola di Dio proclamata prima dell’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo, tratta dalla Lettera di San Apostolo agli Efesini, mons. Salvi si è soffermato su «i diversi carismi dello Spirito che dobbiamo ascoltare per fare comunione. Nessuno può dire di non avere doni, poiché a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito, perché il Signore effonde sempre la sua grazia su tutte le creature. Mi piace pensare ad una bella metafora, tratta dal mondo dell’arte a cui ho sempre attinto nel fare catechesi: una tessera da sola non potrà mai essere un mosaico, ma un insieme di tessere possono costituire un prezioso mosaico risplendente di luce». «La designazione del nuovo arcivescovo metropolita – ha evidenziato l’amministratore diocesano – ha un grande valore ecclesiale poiché, come ci ricorda l’Apostolorum Successorum,” I Vescovi, in quanto inseriti nel Collegio episcopale, che succede al Collegio apostolico, sono intimamente uniti a Cristo Gesù, che continua a scegliere e a mandare i suoi apostoli. Il Vescovo, come successore degli Apostoli, in forza della consacrazione episcopale e mediante la comunione gerarchica, è il principio visibile e il garante dell’unità della sua Chiesa particolare”». «In questo giorno in cui viene rinnovata la successione apostolica nella nostra Chiesa – ha concluso mons. Salvi –, rivolgo un pensiero grato al nostro pastore Gualtiero che l’ha guidata per tredici anni ed auguro a don Ivan un buono e fruttuoso cammino insieme al popolo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve e affido il suo ministero ai nostri patroni Costanzo, Ercolano, Lorenzo e alla celeste protezione di Maria Santissima delle Grazie, da secoli venerata in questa cattedrale, assicurandogli la nostra preghiera come Chiesa diocesana. A tutti voi, con sentimenti di profondo affetto e gratitudine, giunga la mia paterna benedizione». [gallery td_gallery_title_input="L'annuncio della nomina di don Ivan Maffeis nella cattedrale di Perugia" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="67742,67743,67744,67741"]

L'intervento del card. Gualtiero Bassetti

«Nella nomina di don Ivan Maffeis a mio successore, avvenuta quest’oggi, si sono delle circostanze e delle cadenze che mi hanno colpito in modo particolare». Lo ha evidenziato il cardinale Bassetti ricordando che proprio oggi (il 16 luglio) «la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, una data significativa per l’annuncio che ci è stato fatto, perché vogliamo affidare il nuovo vescovo alla tutela della Madre Celeste. Vedo in tutto questo una carezza della Santa Madre di Dio anche nei miei confronti e voglio brevemente spiegarvi i perché. I ventotto anni del mio episcopato sono trascorsi sotto la tutela della Madonna. L’8 settembre è la natività di Maria ed io, in questo giorno del 1994, fui consacrato vescovo di Massa Marittima-Piombino; il 21 novembre del 1998, festa della Presentazione al tempio di Maria, fui nominato vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dove feci ingresso il 6 febbraio 1999, un’altra data mariana, l’inizio della novena della Madonna del Conforto e, infine, il 16 luglio 2009 fui nominato arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve. E ancora una volta, per una data importante per la mia vita, ma soprattutto per la vita di questa nostra Chiesa, in una data mariana non richiesta, quella del 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, ci ritroviamo qui tutti riuniti. Io non credo al caso, credo alla provvidenza di Dio che si muove passo dopo passo nelle persone e nella Chiesa». Invocando la “Sub tutela Matris”, il cardinale Bassetti ha inteso «affidare ancora una volta alla protezione di Maria questa amata diocesi e tutti coloro che ne sono figli. Al vescovo mons. Marco Salvi, amministratore diocesano, esprimo la mia gratitudine per i tre anni di vita e di ministero episcopale che ha speso per noi con generosità e intelligenza. A mons. Ivan Maffeis, nuovo Pastore di questa nostra Chiesa, che per quasi tre anni è stato mio prezioso collaboratore alla Cei, auguro di poter donare tutto se stesso, come ha sempre fatto nei delicati impegni pastorali che è stato chiamato a svolgere. Questa Chiesa, come ci raccomanda papa Francesco, ha bisogno di un Pastore “con il profumo delle pecore” e mi auguro che tale sia don Ivan».

La Ceu: mons. Maffeis, dono prezioso per tutta la Regione ecclesiastica

I Vescovi dell’Umbria accolgono con gioia e si stringono fraternamente attorno a mons. Ivan Maffeis, eletto Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e gli assicurano il sostegno della preghiera per il nuovo importante ministero ecclesiale affidatogli dal Santo Padre.  Sono certi che la ricca esperienza accumulata dal nuovo Arcivescovo nel lungo servizio alle Chiese che sono in Italia quando prestava la sua opera presso la Segreteria generale della Cei e recentemente come parroco di Rovereto sarà dono prezioso per tutta la Regione ecclesiastica.

La storia dell’arcidiocesi perugino-pievese

L’odierna Archidiocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve ha radici profonde, risalgono al II secolo, e il suo primo vescovo del quale si hanno notizie è Costanzo, martire intorno all’anno 175. Altro vescovo, che ha segnato non poco la storia della Chiesa perugina, è Ercolano, martire nel 547 ad opera dei Goti di Totila, definito defensor civitatis.  Numerosi sono stati nei secoli i vescovi di Perugia (una cronologia completa si ha solo dalla metà del secolo XVI in poi), tra i quali alcuni cardinali come Fulvio della Corgna, vescovo dal 1550 al 1553 e dal 1564 al 1574, che effettuò le prime visite pastorali documentate e curò l’apertura del Seminario diocesano nel 1564.  Il vescovo dell’età moderna da tutti ricordato è Napoleone Comitoli, che resse la Diocesi per trentatré anni (1591-1624), definito un vescovo “riformatore”. Comitoli ebbe grande attenzione ai problemi sociali, affrontando il disagio umano dell’epoca, avendo costante preoccupazione di mantenere uno stretto collegamento tra la Curia e il territorio diocesano. Forte fu la sua volontà di rinsaldare ed accrescere la religiosità popolare.  Il pastore che ha lasciato più di tutti un segno indelebile nella Chiesa non solo perugina, ma universale, è il cardinale Gioacchino Pecci, vescovo di Perugia dal 1846 al 1880, asceso al Soglio Pontificio col nome di Leone XIII nel 1878. Un fatto singolare, poco evidenziato dalla storiografia, è che Perugia ebbe come suo vescovo il Papa per due anni, dal 1878 al 1880. Il capoluogo umbro passa alla storia anche per aver stimolato il pensiero di Pecci, che, da pontefice, scrisse l’enciclica Rerum Novarum, fondamento della stessa Dottrina sociale della Chiesa. Durante il suo lungo episcopato perugino, il futuro Papa attuò una politica moderata nel facilitare il dialogo e il confronto con la nuova società originatasi dagli sconvolgimenti bellico-politici risorgimentali.  A testimonianza di ciò che rappresentò per Leone XIII la Diocesi di Perugia, quattro anni dopo la sua elezione a pontefice, nel 1882, esattamente 140 anni fa, la elevò a titolo arcivescovile e, mezzo secolo fa, nel 1972, papa Paolo VI la promosse a servizio delle Diocesi vicine, dette suffraganee, con il rango di Metropolitana. Dell’attuale Metropolia di Perugia-Città della Pieve (quest’ultima unificata a Perugia nel 1986) fanno parte come Diocesi suffraganee Città di Castello, Foligno, Gubbio e Assisi-Nocera-Gualdo.  Altro episcopato che ha scritto una pagina significativa della storia della Chiesa perugino-pievese, è quello del cardinale Gualtiero Bassetti. Un episcopato per certi aspetti pastorali e sociali in continuità con quello del suo illustre predecessore Pecci. Per quanti sono interessati ad approfondire l’episcopato Bassetti, possono consultare la sua “biografia ragionata” al link: http://diocesi.perugia.it/vescovo-emerito-2/ . Nel riportare di seguito la cronotassi degli arcivescovi perugini dal 1882 ad oggi, si evidenzia che il primo fu il successore di papa Pecci, mons. Federico Foschi, e don Ivan Maffeis, per volontà del Santo Padre Francesco, è il tredicesimo arcivescovo.

La cronotassi degli arcivescovi di Perugia dal 1882

  • 1) Federico Foschi (1880-1882 vescovo e 1882-1895 arcivescovo)
  • 2) Dario Mattei Gentili (1895-1910)
  • 3) Beda Cardinale (1910-1922)
  • 4) Giovan Battista Rosa (1922-1942)
  • 5) Mario Vianello (1943-1955)
  • 6) Pietro Parente (1955-1959)
  • 7) Raffaele Baratta (1959-1968)
  • 8) Ferdinando Lambruschini (1968-1981)
  • 9) Cesare Pagani (1982-1988)
  • 10) Ennio Antonelli (1988-1995)
  • 11) Giuseppe Chiaretti (1995-2009)
  • 12) Gualtiero Bassetti (2009-2022)
  • 13) Ivan Maffeis (2022-)
Due degli arcivescovi emeriti di Perugia sono stati creati in seguito cardinali: Pietro Parente ed Ennio Antonelli; mentre il cardinale Bassetti è il primo, dopo Gioacchino Pecci, a ricevere la berretta cardinalizia da Pastore della Chiesa perugina. Bassetti è stato creato cardinale da papa Francesco nel suo primo Concistoro, il 22 febbraio 2014. (a cura di Riccardo Liguori e Daniele Morini)]]>
Ivan Maffeis

Don Ivan Maffeis, parroco a Rovereto (Tn), è il nuovo arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve. Lo ha nominato oggi, 16 luglio 2022, il Santo Padre Francesco. Don Maffeis succede al cardinale Gualtiero Bassetti nello stesso giorno in cui tredici anni fa il suo predecessore è stato nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve da papa Benedetto XVI, giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Sotto la protezione della Madre di Dio, don Maffeis si appresta a diventare il tredicesimo Pastore di questa Chiesa particolare da quando, nel 1882, la Diocesi è stata elevata ad Arcidiocesi per volontà di papa Leone XIII, già vescovo di Perugia per trentaquattro anni. 

L’annuncio nella cattedrale di San Lorenzo

L’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo è stato dato in contemporanea con la Sala Stampa della Santa Sede e l’Arcidiocesi di Trento, alle ore 12, nella cattedrale di San Lorenzo, dal vescovo e amministratore diocesano mons. Marco Salvi alla presenza dell’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti, del Clero, dei diaconi, dei religiosi e religiose, dei seminaristi, dei direttori e responsabili degli Uffici e Servizi diocesani e dei collaboratori di Curia. Presenti anche i rappresentati delle istituzioni civili, militari e del mondo accademico. L’annuncio è stato salutato dal suono a distesa delle campane della cattedrale, preceduto dal Veni Creator Spiritus e dalla proclamazione della Parola di Dio. È stata poi data lettura del messaggio di saluto dell’arcivescovo eletto e della sua biografia. L’annuncio è terminato con la recita dell’Angelus. https://youtu.be/LhtMs8DJB_E?t=45

L'annuncio a Trento e le prime parole di don Ivan

https://youtu.be/HS8rdaFc6dk

Maffeis già a Perugia in passato

Don Maffeis ha avuto modo di conoscere la realtà ecclesiale che si appresta a guidare nel ricoprire gli incarichi di direttore dell’Ufficio nazionale delle Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (Cei) e di sottosegretario della stessa Cei. A Perugia è intervenuto, nel luglio 2017, all’iniziativa di formazione per giovani aspiranti comunicatori dei media cattolici denominata “Summer media camp”, promossa dalla Commissione regionale delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale umbra (Ceu), ritornando nel capoluogo umbro, prima della pandemia, per altre simili occasioni. [gallery td_gallery_title_input="Don Ivan Maffeis, nuovo arcivescovo di Perugia-Città della Pieve" columns="2" td_select_gallery_slide="slide" ids="67725,67723,67722,67724"]

Chi è l’arcivescovo eletto

Don Ivan Maffeis è nato a Pinzolo, in provincia e Arcidiocesi di Trento, il 18 novembre 1963, ordinato sacerdote il 26 giugno 1988 dopo aver compiuto gli studi superiori e filosofico-teologici presso il Seminario arcivescovile di Trento. Ha completato la sua formazione a Roma, conseguendo nel 1997 il Dottorato in Scienze delle Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Salesiana. Tra gli incarichi pastorali più significativi da lui ricoperti nell’Arcidiocesi di origine, dal 1988 al 2009, quelli di vicario parrocchiale a Mori, parroco a Trento, docente in Seminario, assistente diocesano dell’Azione Cattolica e direttore del settimanale diocesano Vita Trentina e della radio diocesana. Quest’ultimo incarico, ricoperto dal 2001 al 2009, lo porta a vivere l’esperienza prima di vice direttore e poi di direttore dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali e di sottosegretario Cei dal 2010 al 2019, anno in cui rientra nell’Arcidiocesi di Trento e viene nominato parroco delle comunità di Rovereto-San Marco e Santa Famiglia, Trambileno, Vanza, Noriglio e Terragnolo. Nel periodo in cui presta servizio in Cei diventa responsabile del personale della stessa Cei e consultore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Dal 2010 è docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana e, quindi, presso la Pontificia Università Lateranense.

Nei prossimi giorni le indicazioni per l’ingresso

L’arcivescovo eletto si riserva nei prossimi giorni di fissare e rendere nota la data della sua consacrazione episcopale e presa di possesso dell’Archidiocesi. 

Il saluto alla comunità diocesana perugino-pievese

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Perugia, cara gente, affido a queste semplici righe, stese con l’inchiostro della speranza e della gioia, il primo contatto con voi. Porto nel cuore la riconoscenza per il Santo Padre, che nella sua fiducia mi affida la missione episcopale. Abbraccio il Vescovo Marco, il Card. Gualtiero e gli altri Vescovi della Regione ecclesiastica Umbria, che ho avuto modo di stimare per la comunione fraterna e la passione pastorale che li anima. Sono debitore grato alla mia famiglia, al paese di Pinzolo, alla Chiesa di Trento e, da ultimo, alle parrocchie di Rovereto. Vengo fra voi per mettermi in ascolto di questa preziosa terra di santi e di bellezza, della quale chiedo con umiltà di divenirne figlio; vengo per amare questa Chiesa con tutte le mie forze, in un servizio di preghiera e di dedizione; vengo per condividere – alla luce del Vangelo di Gesù Cristo – “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” di ciascuno. Offro la disponibilità a incontrare e a lasciarmi incontrare nella maniera più ampia e diretta possibile. Con un pensiero affettuoso vorrei raggiungere in particolare i presbiteri, i religiosi e le religiose; quindi, i malati e quanti, per le ragioni più diverse, sono feriti dalla vita e preoccupati per il futuro. Ai rappresentanti delle Istituzioni civili assicuro il contributo della comunità ecclesiale nella ricerca e realizzazione del bene comune. Vengo sereno e fiducioso, pur nella consapevolezza della sproporzione tra ciò che sono e la responsabilità che assumo: possano la vostra preghiera e la vostra fraternità accorciare tale distanza e aiutarci a camminare insieme. E allora non mi sarà difficile far miei i sentimenti dell’apostolo Barnaba che “quando giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore” (At 11, 23). L’Ausiliatrice, patrona di Rovereto – che a Perugia è venerata come Madonna delle Grazie – ci accompagnerà.

don Ivan Maffeis

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Il saluto di mons. Marco Salvi

«Ho sentito al telefono don Ivan, al quale mi legano sentimenti di amicizia e di stima e gli ho espresso le mie e le nostre congratulazioni. Presto il vescovo Ivan mi comunicherà tempi e luoghi della sua ordinazione episcopale e la data di inizio del suo ministero di pastore nella nostra amata chiesa perugino-pievese». Poi, quasi a tracciare un “bilancio” dei suoi tre anni di vescovo ausiliare e dallo scorso 30 maggio di amministratore diocesano, mons. Salvi ha detto di essere «grato al Signore per questi anni intensi passati qui a Perugia: sin dal mio arrivo, nel 2019, ho avuto modo di incontrare una bella realtà ecclesiale, ricca di carismi e con grandi potenzialità; una realtà che ho conosciuto giorno dopo giorno svolgendo il mio ruolo di vescovo ausiliare. È stata per me una bella occasione di crescita umana e spirituale, anche se all’inizio, quando mi è stato proposto l’episcopato, ho fatto molta, ma molta fatica ad accogliere questo invito. Dopo tre anni, mi accorgo che ne è valsa la pena e ho ascoltato e cercato di ascoltare, cercando sempre di costruire insieme, sinodalmente, confrontandomi continuamente. Spesso non è stato facile, anche per il carattere un po’ duro che ho, ma guidati dall’aiuto del Signore siamo sempre stati in grado, insieme, di cercare e di trovare soluzioni. La nostra Chiesa in questo periodo ha vissuto momenti importanti ed ora che è impegnata nel Cammino Sinodale, ha bisogno di trovare vie nuove di evangelizzazione per attuare quella Chiesa in uscita di cui papa Francesco ci parla sempre. Non è stato facile questo momento di transizione vissuto da quando è stata accettata la quiescenza del cardinale Bassetti anche perché non abituati, ma mi sto accorgendo adesso che è anche un momento importante, perché ha fatto emergere in una maniera più chiara la realtà di questa Chiesa che è fatta di ricchezza, di impegno, di responsabilità e qualche volta anche di fragilità, di ipocrisie dove la struttura umana è venuta fuori più chiaramente». Commentando la Parola di Dio proclamata prima dell’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo, tratta dalla Lettera di San Apostolo agli Efesini, mons. Salvi si è soffermato su «i diversi carismi dello Spirito che dobbiamo ascoltare per fare comunione. Nessuno può dire di non avere doni, poiché a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito, perché il Signore effonde sempre la sua grazia su tutte le creature. Mi piace pensare ad una bella metafora, tratta dal mondo dell’arte a cui ho sempre attinto nel fare catechesi: una tessera da sola non potrà mai essere un mosaico, ma un insieme di tessere possono costituire un prezioso mosaico risplendente di luce». «La designazione del nuovo arcivescovo metropolita – ha evidenziato l’amministratore diocesano – ha un grande valore ecclesiale poiché, come ci ricorda l’Apostolorum Successorum,” I Vescovi, in quanto inseriti nel Collegio episcopale, che succede al Collegio apostolico, sono intimamente uniti a Cristo Gesù, che continua a scegliere e a mandare i suoi apostoli. Il Vescovo, come successore degli Apostoli, in forza della consacrazione episcopale e mediante la comunione gerarchica, è il principio visibile e il garante dell’unità della sua Chiesa particolare”». «In questo giorno in cui viene rinnovata la successione apostolica nella nostra Chiesa – ha concluso mons. Salvi –, rivolgo un pensiero grato al nostro pastore Gualtiero che l’ha guidata per tredici anni ed auguro a don Ivan un buono e fruttuoso cammino insieme al popolo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve e affido il suo ministero ai nostri patroni Costanzo, Ercolano, Lorenzo e alla celeste protezione di Maria Santissima delle Grazie, da secoli venerata in questa cattedrale, assicurandogli la nostra preghiera come Chiesa diocesana. A tutti voi, con sentimenti di profondo affetto e gratitudine, giunga la mia paterna benedizione». [gallery td_gallery_title_input="L'annuncio della nomina di don Ivan Maffeis nella cattedrale di Perugia" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="67742,67743,67744,67741"]

L'intervento del card. Gualtiero Bassetti

«Nella nomina di don Ivan Maffeis a mio successore, avvenuta quest’oggi, si sono delle circostanze e delle cadenze che mi hanno colpito in modo particolare». Lo ha evidenziato il cardinale Bassetti ricordando che proprio oggi (il 16 luglio) «la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, una data significativa per l’annuncio che ci è stato fatto, perché vogliamo affidare il nuovo vescovo alla tutela della Madre Celeste. Vedo in tutto questo una carezza della Santa Madre di Dio anche nei miei confronti e voglio brevemente spiegarvi i perché. I ventotto anni del mio episcopato sono trascorsi sotto la tutela della Madonna. L’8 settembre è la natività di Maria ed io, in questo giorno del 1994, fui consacrato vescovo di Massa Marittima-Piombino; il 21 novembre del 1998, festa della Presentazione al tempio di Maria, fui nominato vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dove feci ingresso il 6 febbraio 1999, un’altra data mariana, l’inizio della novena della Madonna del Conforto e, infine, il 16 luglio 2009 fui nominato arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve. E ancora una volta, per una data importante per la mia vita, ma soprattutto per la vita di questa nostra Chiesa, in una data mariana non richiesta, quella del 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, ci ritroviamo qui tutti riuniti. Io non credo al caso, credo alla provvidenza di Dio che si muove passo dopo passo nelle persone e nella Chiesa». Invocando la “Sub tutela Matris”, il cardinale Bassetti ha inteso «affidare ancora una volta alla protezione di Maria questa amata diocesi e tutti coloro che ne sono figli. Al vescovo mons. Marco Salvi, amministratore diocesano, esprimo la mia gratitudine per i tre anni di vita e di ministero episcopale che ha speso per noi con generosità e intelligenza. A mons. Ivan Maffeis, nuovo Pastore di questa nostra Chiesa, che per quasi tre anni è stato mio prezioso collaboratore alla Cei, auguro di poter donare tutto se stesso, come ha sempre fatto nei delicati impegni pastorali che è stato chiamato a svolgere. Questa Chiesa, come ci raccomanda papa Francesco, ha bisogno di un Pastore “con il profumo delle pecore” e mi auguro che tale sia don Ivan».

La Ceu: mons. Maffeis, dono prezioso per tutta la Regione ecclesiastica

I Vescovi dell’Umbria accolgono con gioia e si stringono fraternamente attorno a mons. Ivan Maffeis, eletto Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e gli assicurano il sostegno della preghiera per il nuovo importante ministero ecclesiale affidatogli dal Santo Padre.  Sono certi che la ricca esperienza accumulata dal nuovo Arcivescovo nel lungo servizio alle Chiese che sono in Italia quando prestava la sua opera presso la Segreteria generale della Cei e recentemente come parroco di Rovereto sarà dono prezioso per tutta la Regione ecclesiastica.

La storia dell’arcidiocesi perugino-pievese

L’odierna Archidiocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve ha radici profonde, risalgono al II secolo, e il suo primo vescovo del quale si hanno notizie è Costanzo, martire intorno all’anno 175. Altro vescovo, che ha segnato non poco la storia della Chiesa perugina, è Ercolano, martire nel 547 ad opera dei Goti di Totila, definito defensor civitatis.  Numerosi sono stati nei secoli i vescovi di Perugia (una cronologia completa si ha solo dalla metà del secolo XVI in poi), tra i quali alcuni cardinali come Fulvio della Corgna, vescovo dal 1550 al 1553 e dal 1564 al 1574, che effettuò le prime visite pastorali documentate e curò l’apertura del Seminario diocesano nel 1564.  Il vescovo dell’età moderna da tutti ricordato è Napoleone Comitoli, che resse la Diocesi per trentatré anni (1591-1624), definito un vescovo “riformatore”. Comitoli ebbe grande attenzione ai problemi sociali, affrontando il disagio umano dell’epoca, avendo costante preoccupazione di mantenere uno stretto collegamento tra la Curia e il territorio diocesano. Forte fu la sua volontà di rinsaldare ed accrescere la religiosità popolare.  Il pastore che ha lasciato più di tutti un segno indelebile nella Chiesa non solo perugina, ma universale, è il cardinale Gioacchino Pecci, vescovo di Perugia dal 1846 al 1880, asceso al Soglio Pontificio col nome di Leone XIII nel 1878. Un fatto singolare, poco evidenziato dalla storiografia, è che Perugia ebbe come suo vescovo il Papa per due anni, dal 1878 al 1880. Il capoluogo umbro passa alla storia anche per aver stimolato il pensiero di Pecci, che, da pontefice, scrisse l’enciclica Rerum Novarum, fondamento della stessa Dottrina sociale della Chiesa. Durante il suo lungo episcopato perugino, il futuro Papa attuò una politica moderata nel facilitare il dialogo e il confronto con la nuova società originatasi dagli sconvolgimenti bellico-politici risorgimentali.  A testimonianza di ciò che rappresentò per Leone XIII la Diocesi di Perugia, quattro anni dopo la sua elezione a pontefice, nel 1882, esattamente 140 anni fa, la elevò a titolo arcivescovile e, mezzo secolo fa, nel 1972, papa Paolo VI la promosse a servizio delle Diocesi vicine, dette suffraganee, con il rango di Metropolitana. Dell’attuale Metropolia di Perugia-Città della Pieve (quest’ultima unificata a Perugia nel 1986) fanno parte come Diocesi suffraganee Città di Castello, Foligno, Gubbio e Assisi-Nocera-Gualdo.  Altro episcopato che ha scritto una pagina significativa della storia della Chiesa perugino-pievese, è quello del cardinale Gualtiero Bassetti. Un episcopato per certi aspetti pastorali e sociali in continuità con quello del suo illustre predecessore Pecci. Per quanti sono interessati ad approfondire l’episcopato Bassetti, possono consultare la sua “biografia ragionata” al link: http://diocesi.perugia.it/vescovo-emerito-2/ . Nel riportare di seguito la cronotassi degli arcivescovi perugini dal 1882 ad oggi, si evidenzia che il primo fu il successore di papa Pecci, mons. Federico Foschi, e don Ivan Maffeis, per volontà del Santo Padre Francesco, è il tredicesimo arcivescovo.

La cronotassi degli arcivescovi di Perugia dal 1882

  • 1) Federico Foschi (1880-1882 vescovo e 1882-1895 arcivescovo)
  • 2) Dario Mattei Gentili (1895-1910)
  • 3) Beda Cardinale (1910-1922)
  • 4) Giovan Battista Rosa (1922-1942)
  • 5) Mario Vianello (1943-1955)
  • 6) Pietro Parente (1955-1959)
  • 7) Raffaele Baratta (1959-1968)
  • 8) Ferdinando Lambruschini (1968-1981)
  • 9) Cesare Pagani (1982-1988)
  • 10) Ennio Antonelli (1988-1995)
  • 11) Giuseppe Chiaretti (1995-2009)
  • 12) Gualtiero Bassetti (2009-2022)
  • 13) Ivan Maffeis (2022-)
Due degli arcivescovi emeriti di Perugia sono stati creati in seguito cardinali: Pietro Parente ed Ennio Antonelli; mentre il cardinale Bassetti è il primo, dopo Gioacchino Pecci, a ricevere la berretta cardinalizia da Pastore della Chiesa perugina. Bassetti è stato creato cardinale da papa Francesco nel suo primo Concistoro, il 22 febbraio 2014. (a cura di Riccardo Liguori e Daniele Morini)]]>
A Benevento incontro dei vescovi delle aree interne contro lo spopolamento https://www.lavoce.it/a-benevento-incontro-vescovi-aree-interne-contro-spopolamento/ Sat, 21 Aug 2021 11:07:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61727

Avviare un confronto comune per elaborare un piano di rilancio pastorale delle “aree
interne” del Paese, che sempre più si trovano a fare i conti con l’emarginazione, lo
spopolamento e la crisi economica. È questo l’obiettivo dell’Incontro che il 30 e il 31 agosto per iniziativa dell’arcivescovo Felice Accrocca vedrà riuniti a Benevento, presso il Centro “La Pace”, più di venti vescovi provenienti dalle diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria

Il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle aree interne

L’evento si pone nel solco del cammino intrapreso dai Vescovi della Metropolia di
Benevento nella primavera del 2019, con il documento Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori, nel quale si metteva a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle “aree interne” e si chiedeva un progetto che privilegiasse l’interesse comune.
Il percorso è stato scandito da successive tappe che hanno coinvolto anche Papa Francesco, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte.

Mons. Accrocca "la prima conversione da fare è una conversione mentale e quella dell'incontro"

“Non possiamo assistere inerti, nelle nostre Chiese, alla morte del tessuto sociale,
anche perché la necrosi di parte dell’organismo incide sull’organismo intero, vale a dire su
tutto il Paese, e di conseguenza sulla Chiesa che è in Italia”, afferma mons. Accrocca
sottolineando che “la prima conversione da fare è una conversione mentale, è quella dell’incontro, che solo può portare soggetti diversi a confrontarsi per analizzare insieme, pensare insieme un progetto globale, realizzare insieme quanto insieme si è progettato”.
L’Incontro dei Vescovi delle “aree interne” è dunque l’occasione per dare continuità e concretezza a quanto fatto finora, a partire da un’analisi lucida della situazione in atto ma con uno sguardo profetico e lungimirante.

I vescovi partecipanti

I lavori, che saranno aperti da mons. Stefano Russosegretario generale della Cei, vedranno nella mattinata del 30 agosto gli interventi dei Vescovi presenti.
Ad oggi hanno confermato la loro partecipazione mons. Marco Prastaro (Asti), mons.
Renato Boccardo (Spoleto-Norcia), mons. Mariano Crociata (Latina-Terracina-Sezze-
Priverno), mons. Domenico Pompili (Rieti), mons. Michele Fusco (Sulmona-Valva), mons.
Giancarlo Bregantini (Campobasso-Boiano),mons. Camillo Cibotti (Isernia-Venafro), mons.
Gianfranco De Luca (Termoli-Larino), mons. Claudio Palumbo (Trivento), mons. Arturo
Aiello (Avellino), mons. Pasquale Cascio (Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-
Bisaccia), mons. Antonio De Luca (Teggiano-Policastro), mons. Antonio Di Donna (Acerra),
mons. Giuseppe Mazzafaro (Cerreto Sannita-Telese-SantAgata de Goti), mons. Sergio
Melillo (Ariano Irpino-Lacedonia),mons. Giuseppe Giuliano (Lucera-Troia), mons. Luigi
Renna (Cerignola-Ascoli Satriano), mons. Antonio Giuseppe Caiazzo (Matera-Irsina), mons.
Francesco Savino (Cassano all’Jonio).
Nel pomeriggio del 30 agosto sono previste le relazioni del prof. Francesco Vespasiano, dell’Università del Sannio, e di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei. Seguiranno un momento di riflessione comune e la celebrazione eucaristica.
Nella giornata del 31 agosto i lavori proseguiranno in assemblea, nella
consapevolezza che solo insieme è possibile individuare piste di azione e immaginare una
rinascita comune. Al termine della due giorni verrà diffuso un comunicato finale.
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Avviare un confronto comune per elaborare un piano di rilancio pastorale delle “aree
interne” del Paese, che sempre più si trovano a fare i conti con l’emarginazione, lo
spopolamento e la crisi economica. È questo l’obiettivo dell’Incontro che il 30 e il 31 agosto per iniziativa dell’arcivescovo Felice Accrocca vedrà riuniti a Benevento, presso il Centro “La Pace”, più di venti vescovi provenienti dalle diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria

Il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle aree interne

L’evento si pone nel solco del cammino intrapreso dai Vescovi della Metropolia di
Benevento nella primavera del 2019, con il documento Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori, nel quale si metteva a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle “aree interne” e si chiedeva un progetto che privilegiasse l’interesse comune.
Il percorso è stato scandito da successive tappe che hanno coinvolto anche Papa Francesco, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte.

Mons. Accrocca "la prima conversione da fare è una conversione mentale e quella dell'incontro"

“Non possiamo assistere inerti, nelle nostre Chiese, alla morte del tessuto sociale,
anche perché la necrosi di parte dell’organismo incide sull’organismo intero, vale a dire su
tutto il Paese, e di conseguenza sulla Chiesa che è in Italia”, afferma mons. Accrocca
sottolineando che “la prima conversione da fare è una conversione mentale, è quella dell’incontro, che solo può portare soggetti diversi a confrontarsi per analizzare insieme, pensare insieme un progetto globale, realizzare insieme quanto insieme si è progettato”.
L’Incontro dei Vescovi delle “aree interne” è dunque l’occasione per dare continuità e concretezza a quanto fatto finora, a partire da un’analisi lucida della situazione in atto ma con uno sguardo profetico e lungimirante.

I vescovi partecipanti

I lavori, che saranno aperti da mons. Stefano Russosegretario generale della Cei, vedranno nella mattinata del 30 agosto gli interventi dei Vescovi presenti.
Ad oggi hanno confermato la loro partecipazione mons. Marco Prastaro (Asti), mons.
Renato Boccardo (Spoleto-Norcia), mons. Mariano Crociata (Latina-Terracina-Sezze-
Priverno), mons. Domenico Pompili (Rieti), mons. Michele Fusco (Sulmona-Valva), mons.
Giancarlo Bregantini (Campobasso-Boiano),mons. Camillo Cibotti (Isernia-Venafro), mons.
Gianfranco De Luca (Termoli-Larino), mons. Claudio Palumbo (Trivento), mons. Arturo
Aiello (Avellino), mons. Pasquale Cascio (Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-
Bisaccia), mons. Antonio De Luca (Teggiano-Policastro), mons. Antonio Di Donna (Acerra),
mons. Giuseppe Mazzafaro (Cerreto Sannita-Telese-SantAgata de Goti), mons. Sergio
Melillo (Ariano Irpino-Lacedonia),mons. Giuseppe Giuliano (Lucera-Troia), mons. Luigi
Renna (Cerignola-Ascoli Satriano), mons. Antonio Giuseppe Caiazzo (Matera-Irsina), mons.
Francesco Savino (Cassano all’Jonio).
Nel pomeriggio del 30 agosto sono previste le relazioni del prof. Francesco Vespasiano, dell’Università del Sannio, e di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei. Seguiranno un momento di riflessione comune e la celebrazione eucaristica.
Nella giornata del 31 agosto i lavori proseguiranno in assemblea, nella
consapevolezza che solo insieme è possibile individuare piste di azione e immaginare una
rinascita comune. Al termine della due giorni verrà diffuso un comunicato finale.
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In questo numero: “genere” – droga – minori – assegno figli e … Leopardi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-genere-droga-minori-assegno-figli/ Fri, 09 Jul 2021 12:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61327

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

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di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

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Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>
In questo numero: Ddl Zan, migranti, sinodalità, vescovi e diocesi, arte https://www.lavoce.it/in-questo-numero-ddl-zan-migranti-sinodalita-vescovi-e-diocesi-arte/ Thu, 01 Jul 2021 15:50:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61257

l’editoriale:  Ddl Zan, diritti da bilanciare

di Francesco Bonini Ha fatto molto discutere. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione. Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma… Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Sinodalità: cuore, non ingranaggio

di Diana Papa Siamo alla vigilia di un percorso voluto da Papa Francesco: scoprire e vivere la sinodalità nel popolo di Dio. Ognuno, al di là del proprio stato di vita, è stato pensato, voluto, creato, chiamato e inviato dal Signore per edificare il suo popolo santo e custodire il bene comune. Dio affida ad ognuno (…)

Bracciante morto per colpa di chi?

di Pier Giorgio Lignani Un immigrato irregolare è morto di fatica - letteralmente - mentre lavorava come bracciante agricolo, pagato una miseria, naturalmente in nero. Episodi simili si ripetono (…)

Nel giornale

Chiese unite dal Vescovo

Mons. Domenico Sorrentino è stato nominato da Papa Francesco vescovo della Chiesa di Foligno. Ma allo stesso tempo conserva il proprio incarico presso la diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino. Si definisce “unione in persona episcopi”, nella persona del vescovo. Nel senso che le due diocesi rimangono formalmente distinte, ed è “solo” l’identicità del Pastore a collegarle. Tuttavia è una strategia che Papa Francesco sta seguendo in modo sempre più sistematico. Ed è evidente che lo scopo ultimo non sta semplicemente nel facilitare le sostituzioni nelle sedi episcopali vacanti, bensì nel ridisegnare la geografia delle Chiese. “In uscita” verso le pressanti esigenze pastorali del futuro.

CHIESA E DDL ZAN

Approfondiamo ulteriormente la questione, in cui vengono messi in causa diritti di tipo diverso garantiti dalla Costituzione italiana. A scanso di equivoci e (voluti) fraintendimenti, esaminiamo anzitutto con più attenzione le perplessità manifestate dal Vaticano e dalla Cei

50 ANNI DI CARITAS

Il mezzo secolo di esistenza di Caritas italiana cade in un periodo ancora fortemente segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze sulla società. Un motivo in più per celebrare l’evento guardando in avanti anziché al passato. E non solo facendo “assistenza”

SANITÀ

Anche in Umbria, man mano che arrivano i pensionamenti, si profila il rischio che scarseggino medici di famiglia e pediatri. E non perché mancano i laureati, ma perché...

ARTE

L’arte barocca amava i giochi di specchi, e adesso a Perugia si sdoppia e si riunisce. Grazie a una mostra che mette insieme le collezioni della Galleria nazionale e della Fondazione Crp]]>

l’editoriale:  Ddl Zan, diritti da bilanciare

di Francesco Bonini Ha fatto molto discutere. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione. Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma… Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Sinodalità: cuore, non ingranaggio

di Diana Papa Siamo alla vigilia di un percorso voluto da Papa Francesco: scoprire e vivere la sinodalità nel popolo di Dio. Ognuno, al di là del proprio stato di vita, è stato pensato, voluto, creato, chiamato e inviato dal Signore per edificare il suo popolo santo e custodire il bene comune. Dio affida ad ognuno (…)

Bracciante morto per colpa di chi?

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Chiese unite dal Vescovo

Mons. Domenico Sorrentino è stato nominato da Papa Francesco vescovo della Chiesa di Foligno. Ma allo stesso tempo conserva il proprio incarico presso la diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino. Si definisce “unione in persona episcopi”, nella persona del vescovo. Nel senso che le due diocesi rimangono formalmente distinte, ed è “solo” l’identicità del Pastore a collegarle. Tuttavia è una strategia che Papa Francesco sta seguendo in modo sempre più sistematico. Ed è evidente che lo scopo ultimo non sta semplicemente nel facilitare le sostituzioni nelle sedi episcopali vacanti, bensì nel ridisegnare la geografia delle Chiese. “In uscita” verso le pressanti esigenze pastorali del futuro.

CHIESA E DDL ZAN

Approfondiamo ulteriormente la questione, in cui vengono messi in causa diritti di tipo diverso garantiti dalla Costituzione italiana. A scanso di equivoci e (voluti) fraintendimenti, esaminiamo anzitutto con più attenzione le perplessità manifestate dal Vaticano e dalla Cei

50 ANNI DI CARITAS

Il mezzo secolo di esistenza di Caritas italiana cade in un periodo ancora fortemente segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze sulla società. Un motivo in più per celebrare l’evento guardando in avanti anziché al passato. E non solo facendo “assistenza”

SANITÀ

Anche in Umbria, man mano che arrivano i pensionamenti, si profila il rischio che scarseggino medici di famiglia e pediatri. E non perché mancano i laureati, ma perché...

ARTE

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Chiesa italiana verso il Sinodo. E sui temi “caldi” “mettere al centro la persona” https://www.lavoce.it/chiesa-italiana-verso-il-sinodo-e-sui-temi-caldi-mettere-al-centro-la-persona/ Thu, 27 May 2021 15:04:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60846

La 74ª Assemblea Generale della CEI si è conclusa oggi. La prima in presenza dopo tanto tempo, si è tenuta dal 24 al 27 maggio nella grande sala dell'Hotel Ergife di Roma e vi hanno partecipato 200 membri e 13 Vescovi emeriti. Lì si è recato anche Papa Francesco lunedì pomeriggio per aprire l'assemblea con la preghiera da lui presieduta e con un dialogo con i vescovi introdotto da un suo breve discorso. Preghiera e introduzione trasmessi in diretta online, mentre il dialogo con i vescovi si è svolto a porte chiuse. Il giorno dopo il Cardinale Bassetti ha tenuto la sua relazione di introduzione  ai lavori dell'Assemblea (qui il video). Questa mattina la Presidenza della Cei ha diffuso il comunicato finale in cui dà un breve resoconto dei lavori e delle decisioni prese, presentandolo in una conferenza stampa alla quale è intervenuto il Cardinale presidente Gualtiero Bassetti.

Il video della conferenza stampa

https://youtu.be/zhnT6tYmt9Y?t=1193

Alcuni passaggi del comunicato finale

In dialogo con Papa Francesco

«Nel suo intervento, il Papa ha puntato l’attenzione su tre questioni: i seminari, i tribunali ecclesiastici e il “cammino sinodale”, esortando in particolare a riprendere le linee tracciate dal Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze del 2015 e a valorizzare un percorso che parta dal basso e metta al centro il popolo di Dio. Proprio sul tema della sinodalità si è sviluppato il dialogo con i Vescovi, che hanno espresso grande apprezzamento per le parole di Francesco nella consapevolezza che il Convegno di Firenze abbia rappresentato un evento fondamentale per la vita della Chiesa in Italia, sia per l’orizzonte delineato dal discorso del Papa sia per la modalità stessa di realizzazione che lo hanno reso un esercizio concreto di sinodalità».

I Vescovi danno avvio al “cammino sinodale”

«Al centro della riflessione dell’Assemblea è stato dunque il “cammino sinodale”». «L’urgenza di tale cammino, condivisa dall’Assemblea, è stata ulteriormente confermata dalla decisione del Pontefice di avviare un nuovo itinerario sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si articolerà in tre fasi, tra ottobre 2021 e ottobre 2023, passando dal livello diocesano a quello universale».

La sfida del “noi ecclesiale

«La sfida resta quella di costruire percorsi che diano voce alle specificità delle comunità del Paese all’interno di un più ampio “Noi ecclesiale”: in quest’ottica, appare evidente che la sinodalità debba essere considerata non in prospettiva sociologica, ma nella sua dimensione spirituale: ancora prima delle scelte procedurali, essa ha a che fare con la conversione ecclesiale, a cui richiama costantemente il Papa».

Sinodo: percorso “provvidenziale”

«Il percorso sinodale, del resto, si configura come un evento provvidenziale, in quanto risponde alla necessità odierna di dare vita ad una Chiesa più missionaria, capace di mettersi in ascolto delle domande e delle attese degli uomini e delle donne di oggi».

Lo sguardo alle ferite della società e alle sfide della Chiesa

Rilanciare l'economia e il lavoro

«A preoccupare i Vescovi italiani è la situazione socio-economica del Paese: la pandemia, oltre al fortissimo impatto sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale. I dati della Caritas, citati dal Cardinale Presidente, e le testimonianze dei diversi territori impongono un grande sforzo a sostegno delle famiglie, delle imprese, dei giovani e degli ultimi. In questo senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) può rappresentare un’opportunità di crescita per dare nuova linfa al Paese e mettere in circolo nuove risorse, a beneficio della collettività, provata dagli effetti che l’emergenza sanitaria sta provocando sull’economia, sul lavoro, sulle relazioni e anche sull’ambito ecclesiale».

Chiese più deserte e domanda di Dio

«Il Covid, infatti, ha tolto il velo da alcune dinamiche latenti nella Chiesa italiana - fotografate da diverse indagini e statistiche - tra cui, ad esempio, la riduzione della partecipazione attiva alle celebrazioni e alla vita ecclesiale. In una società che può dirsi “scristianizzata”, tuttavia – è stato rilevato – emerge anche una domanda di Dio, non sopita ma desiderosa di essere colta».

Punto di partenza: la centralità della dignità umana…

«Secondo i Vescovi, questo tempo diventa allora un’occasione propizia per rinnovare la Chiesa, oltre che un punto di partenza per ogni tipo di progetto ecclesiale futuro: questo deve avere sempre al centro l’uomo, la cui dignità prescinde dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e dalle condizioni sociali.

… nella questione dell'identità di genere…

«In tal senso, circa il disegno di legge recante “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, i Vescovi hanno convenuto sulla necessità di un “dialogo aperto”, auspicando una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative, che coniughi il rifiuto di ogni discriminazione con la libertà di espressione».

… come nella questione migranti.

«Durante i lavori, grande risonanza hanno avuto le parole del Cardinale Presidente per i migranti: di fronte alle tragedie che continuano a verificarsi nel Mediterraneo e sulla Rotta Balcanica, i Vescovi hanno ribadito che la questione va affrontata insieme, a livello europeo, e che esiste un’alternativa agli ingressi irregolari e alle morti in mare».

Prossimità concreta

«Proprio per far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociale provocate dalla pandemia e sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o difficoltà, enti e associazioni che operano nelle situazioni di emergenza, enti ecclesiastici (comprese le Parrocchie) in difficoltà, l’Assemblea ha approvato un’ulteriore erogazione straordinaria di 60 milioni di euro da destinare alle Diocesi».

Varie

«Tribunali ecclesiastici. L’Assemblea Generale è stata aggiornata sull’applicazione del Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus». Obiettivo è «realizzare un percorso che avvicini i coniugi in crisi ai Tribunali, valorizzando l’aspetto pastorale e rendendo la giustizia canonica semplice e accessibile» e valorizzando «il ruolo dei Consultori familiari per l’ascolto dei fedeli separati e/o divorziati e per il sostegno nelle procedure di avvio dell’iter processuale». «Tutela dei minori. A due anni dall’approvazione delle “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”,… sono stati istituiti i 16 Servizi Regionali con 16 Coordinatori e 16 Vescovi incaricati, 219 Servizi Diocesani per la tutela dei minori e in alcune Diocesi i Centri di Ascolto. Si è avviato, cioè, un processo di sensibilizzazione e di responsabilizzazione, anche attraverso sussidi e programmi di informazione e formazione». Adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. I Vescovi hanno approvato il bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2020; la ripartizione e dell’assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2021; ed è stato presentato il bilancio consuntivo, relativo al 2020, dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero». Santi Patroni. L’Assemblea Generale ha approvato la costituzione di alcuni Santi Patroni: - san Martino di Tours patrono del Volontariato in Italia; - san Giuseppe Moscati patrono dei medici, infermieri e soccorritori del Sistema dell’Emergenza Territoriale 118 italiano, della Medicina e Chirurgia di Emergenza nazionale; - san Giovanni Bosco patrono degli Ispettori del Lavoro; - la Beata Vergine delle Grazie dal Ponte di Porretta Terme patrona della Pallacanestro italiana. Dovrà ora seguire la conferma della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani: si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, in presenza, pur con numeri inferiori al previsto. Giornata per la Carità del Papa (domenica 27 giugno): «Nel 2019, le Diocesi italiane hanno offerto alla Santa Sede 1.877.830,31 euro; l’importo pervenuto alla Santa Sede a titolo di can. 1271 del Codice di Diritto Canonico è stato di euro 4.026.490,00 di cui 4.000.000,00 euro dalla CEI; 21.490,00 euro dall’Arcidiocesi di Genova; 5.000,00 euro dalla Diocesi di Lamezia Terme. Anche nel 2021 i mezzi di comunicazione della Chiesa italiana (Avvenire, Tv2000, la rete radiofonica InBlu2000, l’agenzia Sir) e delle Diocesi – a partire dai settimanali diocesani associati alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) – sosterranno l’iniziativa con diverse attività». Motu Proprio Spiritus Domini e del Motu Proprio Antiquum Ministerium. La Segreteria Generale della CEI ha predisposto «un tavolo di lavoro con l’intento di conoscere la realtà delle Chiese locali. Tale conoscenza offrirà preziose indicazioni per giungere ad un testo che … sia di orientamento comune, stabilendo l’iter formativo necessario e i criteri normativi per poter accedere a questi ministeri laicali». Media della CEI (Agenzia Sir, Avvenire, Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu2000), È stata data informazione sull’impegno «per informare e soprattutto dare voce ai territori durante l’emergenza sanitaria». Presentato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2021 – 2022. Tra le iniziative: il Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà a Matera dal 22 al 25 settembre 2022.
Adempimenti statutari
L’Assemblea ha proceduto all’elezione di due Vice Presidenti della CEI, dei membri del Consiglio per gli Affari Economici e dei Presidenti delle Commissioni Episcopali. Sono stati eletti Vice Presidenti Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo Abate di Modena – Nonantola e Vescovo di Carpi, per il Nord Italia, e Mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, Arcivescovo di Cagliari, per il Centro Italia. Sono stati quindi eletti i quattro membri del Consiglio per gli Affari Economici: Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno; Mons. Mauro Parmeggiani, Vescovo di Tivoli e Vescovo di Palestrina; Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo di Fermo; Mons. Luigi Testore, Vescovo di Acqui. Tra gli eletti Presidenti delle Commissioni Episcopali c'è anche il perugino mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca, Presidente della Commissione Episcopale per la famiglia, i giovani e la vita.

Le decisioni del Consiglio episcopale permanente

Nel corso dei lavori dell’Assemblea Generale, il 26 maggio si è riunito il Consiglio Episcopale Permanente che ha approvato il Regolamento applicativo concernente la concessione di contributi finanziari della CEI per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto e la pubblicazione del Messaggio per la 16ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato (1° settembre 2021), sul tema “Camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). La transizione ecologica per la cura della vita. Nei mesi iniziali del 2022 ci sarà un evento a Firenze, la città di Giorgio La Pira, che darà continuità al progetto dell’ “Incontro di riflessione e spiritualità Mediterraneo frontiera di pace”, che si è tenuto a Bari dal 19 al 23 febbraio 2020. Questo evento coinvolgerà comunità ecclesiali e civili del Mare Nostrum.

Nomine del CEP

Il Consiglio ha provveduto infine alle seguenti nomine: - Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana (ACI): Prof. Giuseppe Notarstefano (Palermo). - Presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC): Dott. Luigi D’Andrea (Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela). - Presidente nazionale femminile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Sig.ra Allegra Tonnarini (Roma). - Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI): Don Angelo Gonzo (Trento). - Consigliere ecclesiastico nazionale della Confederazione Nazionale Coldiretti: Don Nicola Macculi (Lecce). - Assistente ecclesiastico nazionale dell’Opera Assistenza Malati Impediti (OAMI): Mons. Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato. - Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici latino americani in Italia: Don Luis Fernando Lopez Gallego (Sonson Rionegro, Colombia).]]>

La 74ª Assemblea Generale della CEI si è conclusa oggi. La prima in presenza dopo tanto tempo, si è tenuta dal 24 al 27 maggio nella grande sala dell'Hotel Ergife di Roma e vi hanno partecipato 200 membri e 13 Vescovi emeriti. Lì si è recato anche Papa Francesco lunedì pomeriggio per aprire l'assemblea con la preghiera da lui presieduta e con un dialogo con i vescovi introdotto da un suo breve discorso. Preghiera e introduzione trasmessi in diretta online, mentre il dialogo con i vescovi si è svolto a porte chiuse. Il giorno dopo il Cardinale Bassetti ha tenuto la sua relazione di introduzione  ai lavori dell'Assemblea (qui il video). Questa mattina la Presidenza della Cei ha diffuso il comunicato finale in cui dà un breve resoconto dei lavori e delle decisioni prese, presentandolo in una conferenza stampa alla quale è intervenuto il Cardinale presidente Gualtiero Bassetti.

Il video della conferenza stampa

https://youtu.be/zhnT6tYmt9Y?t=1193

Alcuni passaggi del comunicato finale

In dialogo con Papa Francesco

«Nel suo intervento, il Papa ha puntato l’attenzione su tre questioni: i seminari, i tribunali ecclesiastici e il “cammino sinodale”, esortando in particolare a riprendere le linee tracciate dal Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze del 2015 e a valorizzare un percorso che parta dal basso e metta al centro il popolo di Dio. Proprio sul tema della sinodalità si è sviluppato il dialogo con i Vescovi, che hanno espresso grande apprezzamento per le parole di Francesco nella consapevolezza che il Convegno di Firenze abbia rappresentato un evento fondamentale per la vita della Chiesa in Italia, sia per l’orizzonte delineato dal discorso del Papa sia per la modalità stessa di realizzazione che lo hanno reso un esercizio concreto di sinodalità».

I Vescovi danno avvio al “cammino sinodale”

«Al centro della riflessione dell’Assemblea è stato dunque il “cammino sinodale”». «L’urgenza di tale cammino, condivisa dall’Assemblea, è stata ulteriormente confermata dalla decisione del Pontefice di avviare un nuovo itinerario sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si articolerà in tre fasi, tra ottobre 2021 e ottobre 2023, passando dal livello diocesano a quello universale».

La sfida del “noi ecclesiale

«La sfida resta quella di costruire percorsi che diano voce alle specificità delle comunità del Paese all’interno di un più ampio “Noi ecclesiale”: in quest’ottica, appare evidente che la sinodalità debba essere considerata non in prospettiva sociologica, ma nella sua dimensione spirituale: ancora prima delle scelte procedurali, essa ha a che fare con la conversione ecclesiale, a cui richiama costantemente il Papa».

Sinodo: percorso “provvidenziale”

«Il percorso sinodale, del resto, si configura come un evento provvidenziale, in quanto risponde alla necessità odierna di dare vita ad una Chiesa più missionaria, capace di mettersi in ascolto delle domande e delle attese degli uomini e delle donne di oggi».

Lo sguardo alle ferite della società e alle sfide della Chiesa

Rilanciare l'economia e il lavoro

«A preoccupare i Vescovi italiani è la situazione socio-economica del Paese: la pandemia, oltre al fortissimo impatto sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale. I dati della Caritas, citati dal Cardinale Presidente, e le testimonianze dei diversi territori impongono un grande sforzo a sostegno delle famiglie, delle imprese, dei giovani e degli ultimi. In questo senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) può rappresentare un’opportunità di crescita per dare nuova linfa al Paese e mettere in circolo nuove risorse, a beneficio della collettività, provata dagli effetti che l’emergenza sanitaria sta provocando sull’economia, sul lavoro, sulle relazioni e anche sull’ambito ecclesiale».

Chiese più deserte e domanda di Dio

«Il Covid, infatti, ha tolto il velo da alcune dinamiche latenti nella Chiesa italiana - fotografate da diverse indagini e statistiche - tra cui, ad esempio, la riduzione della partecipazione attiva alle celebrazioni e alla vita ecclesiale. In una società che può dirsi “scristianizzata”, tuttavia – è stato rilevato – emerge anche una domanda di Dio, non sopita ma desiderosa di essere colta».

Punto di partenza: la centralità della dignità umana…

«Secondo i Vescovi, questo tempo diventa allora un’occasione propizia per rinnovare la Chiesa, oltre che un punto di partenza per ogni tipo di progetto ecclesiale futuro: questo deve avere sempre al centro l’uomo, la cui dignità prescinde dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e dalle condizioni sociali.

… nella questione dell'identità di genere…

«In tal senso, circa il disegno di legge recante “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, i Vescovi hanno convenuto sulla necessità di un “dialogo aperto”, auspicando una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative, che coniughi il rifiuto di ogni discriminazione con la libertà di espressione».

… come nella questione migranti.

«Durante i lavori, grande risonanza hanno avuto le parole del Cardinale Presidente per i migranti: di fronte alle tragedie che continuano a verificarsi nel Mediterraneo e sulla Rotta Balcanica, i Vescovi hanno ribadito che la questione va affrontata insieme, a livello europeo, e che esiste un’alternativa agli ingressi irregolari e alle morti in mare».

Prossimità concreta

«Proprio per far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociale provocate dalla pandemia e sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o difficoltà, enti e associazioni che operano nelle situazioni di emergenza, enti ecclesiastici (comprese le Parrocchie) in difficoltà, l’Assemblea ha approvato un’ulteriore erogazione straordinaria di 60 milioni di euro da destinare alle Diocesi».

Varie

«Tribunali ecclesiastici. L’Assemblea Generale è stata aggiornata sull’applicazione del Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus». Obiettivo è «realizzare un percorso che avvicini i coniugi in crisi ai Tribunali, valorizzando l’aspetto pastorale e rendendo la giustizia canonica semplice e accessibile» e valorizzando «il ruolo dei Consultori familiari per l’ascolto dei fedeli separati e/o divorziati e per il sostegno nelle procedure di avvio dell’iter processuale». «Tutela dei minori. A due anni dall’approvazione delle “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”,… sono stati istituiti i 16 Servizi Regionali con 16 Coordinatori e 16 Vescovi incaricati, 219 Servizi Diocesani per la tutela dei minori e in alcune Diocesi i Centri di Ascolto. Si è avviato, cioè, un processo di sensibilizzazione e di responsabilizzazione, anche attraverso sussidi e programmi di informazione e formazione». Adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. I Vescovi hanno approvato il bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2020; la ripartizione e dell’assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2021; ed è stato presentato il bilancio consuntivo, relativo al 2020, dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero». Santi Patroni. L’Assemblea Generale ha approvato la costituzione di alcuni Santi Patroni: - san Martino di Tours patrono del Volontariato in Italia; - san Giuseppe Moscati patrono dei medici, infermieri e soccorritori del Sistema dell’Emergenza Territoriale 118 italiano, della Medicina e Chirurgia di Emergenza nazionale; - san Giovanni Bosco patrono degli Ispettori del Lavoro; - la Beata Vergine delle Grazie dal Ponte di Porretta Terme patrona della Pallacanestro italiana. Dovrà ora seguire la conferma della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani: si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, in presenza, pur con numeri inferiori al previsto. Giornata per la Carità del Papa (domenica 27 giugno): «Nel 2019, le Diocesi italiane hanno offerto alla Santa Sede 1.877.830,31 euro; l’importo pervenuto alla Santa Sede a titolo di can. 1271 del Codice di Diritto Canonico è stato di euro 4.026.490,00 di cui 4.000.000,00 euro dalla CEI; 21.490,00 euro dall’Arcidiocesi di Genova; 5.000,00 euro dalla Diocesi di Lamezia Terme. Anche nel 2021 i mezzi di comunicazione della Chiesa italiana (Avvenire, Tv2000, la rete radiofonica InBlu2000, l’agenzia Sir) e delle Diocesi – a partire dai settimanali diocesani associati alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) – sosterranno l’iniziativa con diverse attività». Motu Proprio Spiritus Domini e del Motu Proprio Antiquum Ministerium. La Segreteria Generale della CEI ha predisposto «un tavolo di lavoro con l’intento di conoscere la realtà delle Chiese locali. Tale conoscenza offrirà preziose indicazioni per giungere ad un testo che … sia di orientamento comune, stabilendo l’iter formativo necessario e i criteri normativi per poter accedere a questi ministeri laicali». Media della CEI (Agenzia Sir, Avvenire, Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu2000), È stata data informazione sull’impegno «per informare e soprattutto dare voce ai territori durante l’emergenza sanitaria». Presentato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2021 – 2022. Tra le iniziative: il Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà a Matera dal 22 al 25 settembre 2022.
Adempimenti statutari
L’Assemblea ha proceduto all’elezione di due Vice Presidenti della CEI, dei membri del Consiglio per gli Affari Economici e dei Presidenti delle Commissioni Episcopali. Sono stati eletti Vice Presidenti Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo Abate di Modena – Nonantola e Vescovo di Carpi, per il Nord Italia, e Mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, Arcivescovo di Cagliari, per il Centro Italia. Sono stati quindi eletti i quattro membri del Consiglio per gli Affari Economici: Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno; Mons. Mauro Parmeggiani, Vescovo di Tivoli e Vescovo di Palestrina; Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo di Fermo; Mons. Luigi Testore, Vescovo di Acqui. Tra gli eletti Presidenti delle Commissioni Episcopali c'è anche il perugino mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca, Presidente della Commissione Episcopale per la famiglia, i giovani e la vita.

Le decisioni del Consiglio episcopale permanente

Nel corso dei lavori dell’Assemblea Generale, il 26 maggio si è riunito il Consiglio Episcopale Permanente che ha approvato il Regolamento applicativo concernente la concessione di contributi finanziari della CEI per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto e la pubblicazione del Messaggio per la 16ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato (1° settembre 2021), sul tema “Camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). La transizione ecologica per la cura della vita. Nei mesi iniziali del 2022 ci sarà un evento a Firenze, la città di Giorgio La Pira, che darà continuità al progetto dell’ “Incontro di riflessione e spiritualità Mediterraneo frontiera di pace”, che si è tenuto a Bari dal 19 al 23 febbraio 2020. Questo evento coinvolgerà comunità ecclesiali e civili del Mare Nostrum.

Nomine del CEP

Il Consiglio ha provveduto infine alle seguenti nomine: - Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana (ACI): Prof. Giuseppe Notarstefano (Palermo). - Presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC): Dott. Luigi D’Andrea (Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela). - Presidente nazionale femminile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Sig.ra Allegra Tonnarini (Roma). - Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI): Don Angelo Gonzo (Trento). - Consigliere ecclesiastico nazionale della Confederazione Nazionale Coldiretti: Don Nicola Macculi (Lecce). - Assistente ecclesiastico nazionale dell’Opera Assistenza Malati Impediti (OAMI): Mons. Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato. - Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici latino americani in Italia: Don Luis Fernando Lopez Gallego (Sonson Rionegro, Colombia).]]>
Sobrietà e concretezza https://www.lavoce.it/sobrieta-e-concretezza-governo-draghi/ Thu, 18 Feb 2021 17:19:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59246 vita

“Abbiamo seguito con trepidazione e preoccupazione gli sviluppi della recente crisi politica, ben sapendo che l’Italia ha bisogno di unire le forze per affrontare le pesanti, persino tragiche, ricadute della pandemia da Covid-19”. Inizia con queste parole il messaggio di auguri, più appassionato che rituale, che il card. Gualtiero Bassetti ha rivolto al nuovo presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ricorda al professore che già a fine gennaio ai Vescovi italiani aveva parlato dell’emergenza come causa di molteplici “fratture”: sanitarie, sociali, economiche, educative. Una scintilla che ha incendiato l’Italia e il mondo intero, generando nuove e diffuse povertà. Il presidente della Cei segnala al nuovo primo ministro la necessità di fare attenzione alle persone e alle famiglie “maggiormente segnate dalla sofferenza, dalla precarietà e dalla crisi economica”. Come giustamente sottolinea il cardinale Bassetti, la Chiesa italiana mostra di apprezzare l’orizzonte politico europeo del nuovo Governo, lo sguardo rivolto alla solidarietà tra le Nazioni, la pace, lo sviluppo sostenibile e la giustizia sociale. Una linea che mostra continuità - evidenzia il Cardinale - con i precedenti incarichi di Mario Draghi e che traspare dalle sue prime parole di questi giorni: sobrie, nitide e concrete.

La nostra speranza è che …

Ora, la speranza è quella che le varie forze politiche che si sono messe a disposizione del presidente del Consiglio lo facciano con sincerità e con altrettanta concretezza. Non con l’atteggiamento di chi oggi mostra disponibilità e responsabilità nei confronti del nuovo Governo, salvo poi - domani - considerare Draghi il capro espiatorio per tutti i “mali” del nostro Paese, appena torna a soffiare il vento di una prossima consultazione elettorale. All’Italia non servono “cavalli da corsa” quando si aprono le urne. Tutti noi abbiamo bisogno di chi tira il “carretto”, anzi questo fardello pesantissimo, adesso. E i cattolici italiani sono pronti, a tutti i livelli, a fare la loro parte. “La Chiesa che è in Italia - conclude gli auguri il card. Bassetti - sarà un interlocutore attento e collaborativo, come sempre avvenuto, nel rispetto delle reciproche competenze”.]]>
vita

“Abbiamo seguito con trepidazione e preoccupazione gli sviluppi della recente crisi politica, ben sapendo che l’Italia ha bisogno di unire le forze per affrontare le pesanti, persino tragiche, ricadute della pandemia da Covid-19”. Inizia con queste parole il messaggio di auguri, più appassionato che rituale, che il card. Gualtiero Bassetti ha rivolto al nuovo presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ricorda al professore che già a fine gennaio ai Vescovi italiani aveva parlato dell’emergenza come causa di molteplici “fratture”: sanitarie, sociali, economiche, educative. Una scintilla che ha incendiato l’Italia e il mondo intero, generando nuove e diffuse povertà. Il presidente della Cei segnala al nuovo primo ministro la necessità di fare attenzione alle persone e alle famiglie “maggiormente segnate dalla sofferenza, dalla precarietà e dalla crisi economica”. Come giustamente sottolinea il cardinale Bassetti, la Chiesa italiana mostra di apprezzare l’orizzonte politico europeo del nuovo Governo, lo sguardo rivolto alla solidarietà tra le Nazioni, la pace, lo sviluppo sostenibile e la giustizia sociale. Una linea che mostra continuità - evidenzia il Cardinale - con i precedenti incarichi di Mario Draghi e che traspare dalle sue prime parole di questi giorni: sobrie, nitide e concrete.

La nostra speranza è che …

Ora, la speranza è quella che le varie forze politiche che si sono messe a disposizione del presidente del Consiglio lo facciano con sincerità e con altrettanta concretezza. Non con l’atteggiamento di chi oggi mostra disponibilità e responsabilità nei confronti del nuovo Governo, salvo poi - domani - considerare Draghi il capro espiatorio per tutti i “mali” del nostro Paese, appena torna a soffiare il vento di una prossima consultazione elettorale. All’Italia non servono “cavalli da corsa” quando si aprono le urne. Tutti noi abbiamo bisogno di chi tira il “carretto”, anzi questo fardello pesantissimo, adesso. E i cattolici italiani sono pronti, a tutti i livelli, a fare la loro parte. “La Chiesa che è in Italia - conclude gli auguri il card. Bassetti - sarà un interlocutore attento e collaborativo, come sempre avvenuto, nel rispetto delle reciproche competenze”.]]>
Pastore di un popolo https://www.lavoce.it/pastore-di-un-popolo/ Fri, 01 May 2020 09:37:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56999

Nella cammino dell’anno liturgico la IV Domenica di Pasqua è tradizionalmente dedicata alla preghiera per le vocazioni, un termine che si è sempre più declinato sul versante della preghiera per le vocazioni sacerdotali, oscurando un po’ il vero significato della parola “vocazione”. È invece, prima di tutto una chiamata all’amore per tutti, un appello alla santità, per gustare la bellezza della vita. La liturgia stessa, nella “Colletta” iniziale, definisce tutti noi “umile gregge di fedeli” in cammino verso il Padre, preceduti da Cristo unico Pastore. Sappiamo come Gesù istruisce il suo popolo attraverso immagini e parabole, evocando situazioni e racconti tratti dalla vita quotidiana. Una di queste è l’immagine del gregge, del pastore, del recinto delle pecore, di colui che furtivamente entra senza passare dalla porta principale. Una immagine cara alla gente a cui parla Gesù, che vive da vicino la condizione descritta. Non solo, nella tradizione antica Israele è stato un popolo nomade, camminando con i propri animali, ha sperimentato più volte la via dell’esilio e del ritorno. A capo di questo popolo Dio ha sempre scelto uomini che lo guidassero, che fossero la sua presenza in mezzo ad esso, riservandosi però la particolarità di essere l’unico e vero pastore.

Pastori per il popolo

A partire da Abramo, passando per Mosè, per giungere fino al Re Davide, quest’ultimo scelto proprio mentre pascolava il gregge di suo padre (1Sam 16,11-13), Israele ha “sperimentato” cosa significasse essere un gregge, e Dio ha chiamato a guidare questo popolo alcuni uomini come pastori. Essi sono pastori perché rendono presente la guida di un Padre, lo sono non per se stessi ma per il popolo. Potremmo dire una presenza “sacramentale” della paternità di Dio. Ma al Padre è piaciuto inviare il suo figlio Gesù, l’unico pastore, che la Lettera agli Ebrei definisce: “il Pastore grande delle pecore, fatto tornare dai morti” (Eb 13,20). Nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni è tracciata una delle autorivelazioni di Gesù: “Io sono il buon pastore (Gv 10,11), un versetto successivo al Vangelo di questa domenica, preceduto dalla descrizione delle caratteristiche del pastore e della sua autorità, in contrapposizione al ladro e al brigante che entra per rubare e disperdere il gregge (Gv 10,1-2). Viene descritto lo stretto legame, tra pastore e gregge, che si riconoscono vicendevolmente.

Così è il “buon pastore”

Il pastore conosce il nome di ciascuna pecora, e la sua voce è rassicurante perché hanno sperimentato la tenerezza del loro pastore, lo hanno visto preoccuparsi di colei che si era dispersa, lo hanno visto affaticato riportare sulle proprie spalle quella smarrita, quella ferita, (Lc 15,4-6) e condurre dolcemente l’intero gregge, come ci descrive Isaia nel cosiddetto Libro della Consolazione (Is 40,11). Possiamo immaginare che sia questo gregge, che ha visto l’amore del pastore, a cantare il Salmo 22 elencando le sue qualità e soprattutto comprendendo che solo dietro di lui può trovare sicurezza e ristoro (Sal 22,2-4). Questo pastore, in cui Gesù si identifica è amato dal suo gregge perché non solo lo difende, lo cura e lo custodisce ma, come ha dato la sua vita una volta per sempre, è continuamente disposto a “metterla in gioco” per amore del “suo gregge-suo popolo”. Proprio san Pietro, nella seconda lettura, ci descrive come il Pastore Grande delle pecore si fa “capro espiatorio” dei nostri peccati sul legno della croce (1Pt 2,24). Ora ritornato in vita si fa “Cireneo delle nostre anime”, e noi come pecore disperse ritorniamo a Lui. Abbiamo visto le sue piaghe, esse ci hanno guarito (1Pt 2,25). Nella descrizione evangelica del pastore buono, Gesù mette in guardia dai “cattivi pastori” che non hanno a cuore il gregge, ma solo sé stessi. Questa contrapposizione è evocata proprio per descrivere il tradimento del compito affidato da Dio a pastori venuti prima di Lui (Gv 10,8). È evidente, da parte di Gesù, il riferimento a farisei e scribi, incontrati nel capitolo 9 del Vangelo di Giovanni , nell’episodio del cieco nato. Essi sono quelli che non passano per la porta (Gv 10,1-2).

Pregare per le vocazioni

Se questa domenica è dedicata alla preghiera per le vocazioni, è opportuno pregare perché il Signore doni pastori secondo il suo cuore, ma nello stesso tempo è urgente pregare perché le nostre comunità riscoprano la vocazione ad essere grembo fecondo per tutte le vocazioni. Comunità disposte a passare attraverso la porta che è Cristo (Gv 10,9), la cui forma è quella della croce, attraverso la quale si passa non per sfondamento ma per affinamento. Don Andrea Rossi]]>

Nella cammino dell’anno liturgico la IV Domenica di Pasqua è tradizionalmente dedicata alla preghiera per le vocazioni, un termine che si è sempre più declinato sul versante della preghiera per le vocazioni sacerdotali, oscurando un po’ il vero significato della parola “vocazione”. È invece, prima di tutto una chiamata all’amore per tutti, un appello alla santità, per gustare la bellezza della vita. La liturgia stessa, nella “Colletta” iniziale, definisce tutti noi “umile gregge di fedeli” in cammino verso il Padre, preceduti da Cristo unico Pastore. Sappiamo come Gesù istruisce il suo popolo attraverso immagini e parabole, evocando situazioni e racconti tratti dalla vita quotidiana. Una di queste è l’immagine del gregge, del pastore, del recinto delle pecore, di colui che furtivamente entra senza passare dalla porta principale. Una immagine cara alla gente a cui parla Gesù, che vive da vicino la condizione descritta. Non solo, nella tradizione antica Israele è stato un popolo nomade, camminando con i propri animali, ha sperimentato più volte la via dell’esilio e del ritorno. A capo di questo popolo Dio ha sempre scelto uomini che lo guidassero, che fossero la sua presenza in mezzo ad esso, riservandosi però la particolarità di essere l’unico e vero pastore.

Pastori per il popolo

A partire da Abramo, passando per Mosè, per giungere fino al Re Davide, quest’ultimo scelto proprio mentre pascolava il gregge di suo padre (1Sam 16,11-13), Israele ha “sperimentato” cosa significasse essere un gregge, e Dio ha chiamato a guidare questo popolo alcuni uomini come pastori. Essi sono pastori perché rendono presente la guida di un Padre, lo sono non per se stessi ma per il popolo. Potremmo dire una presenza “sacramentale” della paternità di Dio. Ma al Padre è piaciuto inviare il suo figlio Gesù, l’unico pastore, che la Lettera agli Ebrei definisce: “il Pastore grande delle pecore, fatto tornare dai morti” (Eb 13,20). Nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni è tracciata una delle autorivelazioni di Gesù: “Io sono il buon pastore (Gv 10,11), un versetto successivo al Vangelo di questa domenica, preceduto dalla descrizione delle caratteristiche del pastore e della sua autorità, in contrapposizione al ladro e al brigante che entra per rubare e disperdere il gregge (Gv 10,1-2). Viene descritto lo stretto legame, tra pastore e gregge, che si riconoscono vicendevolmente.

Così è il “buon pastore”

Il pastore conosce il nome di ciascuna pecora, e la sua voce è rassicurante perché hanno sperimentato la tenerezza del loro pastore, lo hanno visto preoccuparsi di colei che si era dispersa, lo hanno visto affaticato riportare sulle proprie spalle quella smarrita, quella ferita, (Lc 15,4-6) e condurre dolcemente l’intero gregge, come ci descrive Isaia nel cosiddetto Libro della Consolazione (Is 40,11). Possiamo immaginare che sia questo gregge, che ha visto l’amore del pastore, a cantare il Salmo 22 elencando le sue qualità e soprattutto comprendendo che solo dietro di lui può trovare sicurezza e ristoro (Sal 22,2-4). Questo pastore, in cui Gesù si identifica è amato dal suo gregge perché non solo lo difende, lo cura e lo custodisce ma, come ha dato la sua vita una volta per sempre, è continuamente disposto a “metterla in gioco” per amore del “suo gregge-suo popolo”. Proprio san Pietro, nella seconda lettura, ci descrive come il Pastore Grande delle pecore si fa “capro espiatorio” dei nostri peccati sul legno della croce (1Pt 2,24). Ora ritornato in vita si fa “Cireneo delle nostre anime”, e noi come pecore disperse ritorniamo a Lui. Abbiamo visto le sue piaghe, esse ci hanno guarito (1Pt 2,25). Nella descrizione evangelica del pastore buono, Gesù mette in guardia dai “cattivi pastori” che non hanno a cuore il gregge, ma solo sé stessi. Questa contrapposizione è evocata proprio per descrivere il tradimento del compito affidato da Dio a pastori venuti prima di Lui (Gv 10,8). È evidente, da parte di Gesù, il riferimento a farisei e scribi, incontrati nel capitolo 9 del Vangelo di Giovanni , nell’episodio del cieco nato. Essi sono quelli che non passano per la porta (Gv 10,1-2).

Pregare per le vocazioni

Se questa domenica è dedicata alla preghiera per le vocazioni, è opportuno pregare perché il Signore doni pastori secondo il suo cuore, ma nello stesso tempo è urgente pregare perché le nostre comunità riscoprano la vocazione ad essere grembo fecondo per tutte le vocazioni. Comunità disposte a passare attraverso la porta che è Cristo (Gv 10,9), la cui forma è quella della croce, attraverso la quale si passa non per sfondamento ma per affinamento. Don Andrea Rossi]]>
Incontro Cei sul Mediterraneo: tra i primi temi trattati da Bassetti migranti e giovani https://www.lavoce.it/incontro-cei-mediterraneo-bassetti/ Wed, 19 Feb 2020 17:40:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56313 mediterraneo

Occorre “vedere gli altri come persone e non come cose”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nell’omelia della messa celebrata nella cattedrale di Bari per l'apertura dell’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Chiesa italiana e al quale partecipano 58 vescovi cattolici delegati provenienti da 20 Paesi.

La celebrazione di apertura

Prendendo spunto dall’episodio evangelico della guarigione del cieco, il card. Bassetti ha ricordato che “si guarisce realmente quando si vede l’altro, quando si vede in ogni altro l’immagine di Dio”. “È difficile raggiungere questo traguardo, ma – ha chiarito – ogni altro sguardo non è sufficiente”. Spesso, ha ammesso, “gli altri rimangono un’immagine sfocata e allora Gesù impone le mani perché noi, almeno noi pastori, vediamo chiaramente”. Secondo il card. Bassetti “c’è bisogno di vedere con gli occhi di Cristo, di uno sguardo di misericordia e di compassione, quello con cui Gesù guardava le folle e si commuoveva fino alle lacrime”. “Aprici gli occhi – è stata l’invocazione finale – perché possiamo vederti e riconoscerti nostro fratello e prenderci cura di tutti i fratelli che ci poni accanto”.  

I primi interventi del card. Bassetti: tra i temi, migranti e giovani

“Siamo qui per riscoprire il significato di una comune appartenenza al Mediterraneo, quindi per attingere alla bellezza e alla forza della comunione fraterna, e per mettere a fuoco una profezia di unità”. Ha detto Bassetti, aprendo questo pomeriggio, al Castello Svevo di Bari, l’incontro. “La storia e la maestosità del castello che ci accoglie, grazie alla squisita ospitalità della città di Bari e della sua comunità, dicono molto della ricchezza e al tempo stesso delle contraddizioni del Mediterraneo”, ha proseguito il cardinale: “Questa fortificazione, più volte distrutta e ricostruita, è memoria indelebile della violenza che questa città, nel corso della sua storia millenaria, ha tante volte subito; per ultimo, con un terribile bombardamento durante la seconda guerra mondiale”. “Il Mediterraneo non è solo bellezza generata dall’incontro delle diversità, ma anche violenza che esplode a causa dell’incapacità di comporre i giochi di potere, gli interessi contrapposti e le paure che queste stesse diversità possono alimentare”, ha affermato il presidente della Cei, secondo il quale “in prossimità del porto e della cattedrale – quindi del mare e della terra – questo castello testimonia che il Vangelo non giunge da alcuna parte se non incontrando la vita di persone concrete, col loro vissuto di lingue e culture, di attese e di speranze”. “Nessuna cattedrale esisterebbe senza ‘porti’, nemmeno nell’Europa continentale”, il monito del cardinale: “Tutte portano i segni e sono il frutto delle diverse moralità di comprendere, incarnare e trasmettere la fede in Gesù. Il Vangelo stesso, la vita cristiana vissuta fra i popoli, l’arte, la liturgia, la teologia hanno costituito, costituiscono e possono costituire ancora, luogo d’incontro e di sintesi, di genio e di creatività culturale, a beneficio di tutti”. “Il muro che divide i popoli è soprattutto un muro economico e di interessi”. Ne è convinto il card. Bassetti, che aprendo ha denunciato: “C’è una frontiera invisibile nel Mediterraneo che divide i popoli della miseria da quelli del benessere, e non conta se al di qua e al di là di questa frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti. È stata tradita la promessa di sviluppo dei popoli usciti dagli iniqui sistemi coloniali del secolo scorso, sono ridotte le capacità degli Stati più ricchi di condurre politiche sociali inclusive, c’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità dell’area mediterranea!”. “Non potrà esserci pace senza miglioramento di vita nelle aree depresse del Mediterraneo e nell’Africa sub-sahariana – ha proseguito il cardinale – non potrà esserci sviluppo (ecologicamente sostenibile) senza che cambino le regole che sottostanno ad una economia dell’iniquità che uccide. Non potrà esserci arresto delle crisi migratorie e umanitarie senza che – oltre alla cessazione delle guerre – sia restituito a ogni uomo e a ogni donna, cittadini del mondo, il diritto di restare nella propria patria a costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia, e senza che a questo diritto sia affiancato anche l’altro: quello di spostarsi! Liberi di partire, liberi di restare è la linea che come Conferenza episcopale italiana ci siamo dati nella nostra azione solidale nei confronti dei popoli impoveriti del sud del mondo”. “La fede è trasmessa solo a una minoranza delle giovani e delle nuove generazioni, in via di ulteriore restringimento”. L' arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei da Bari ha chiesto ai vescovi cattolici del Mare Nostrum: “Come aiutarci fra Chiese ad abitare un’area mediterranea dove i cristiani sono dovunque una minoranza?”. “La trasmissione della fede nel contesto mediterraneo odierno è sfida comune – nelle profonde differenze – per tutti noi”, la tesi del presidente della Cei, secondo il quale è “necessario e utile non solo il confronto fra vescovi, ma anche far crescere la coscienza fra i nostri giovani che la fede in Gesù risorto, nei vari contesti e con tutte le loro diversità, genera una medesima comunione di vita per l’edificazione e la crescita reciproche”. “Pensare alla trasmissione della fede nelle nostre Chiese richiede di pensare ai giovani”, l’appello della Chiesa italiana: “Essi ci risultano talvolta indecifrabili, inseriti come sono in una rete globalizzata di relazioni e di pluri-appartenenze, riflesso del cambiamento d’epoca in cui la stessa velocità dei cambiamenti mette in crisi le modalità tradizionali di comunicare il Vangelo e di vivere la comunità ecclesiale. A ciò si aggiunge che molti nostri giovani lasciano le loro terre in cerca di lavoro (anche moltissimi italiani), con ripercussioni immediate nella loro progettualità familiare e nella loro vita ecclesiale”. La testimonianza del ricercatore universitario umbro Andrea Possieri, membro del Comitato scientifico e organizzatore dell’incontro di Bari (intervista di Riccardo Liguori). https://youtu.be/36y23G7GkEU]]>
mediterraneo

Occorre “vedere gli altri come persone e non come cose”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nell’omelia della messa celebrata nella cattedrale di Bari per l'apertura dell’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Chiesa italiana e al quale partecipano 58 vescovi cattolici delegati provenienti da 20 Paesi.

La celebrazione di apertura

Prendendo spunto dall’episodio evangelico della guarigione del cieco, il card. Bassetti ha ricordato che “si guarisce realmente quando si vede l’altro, quando si vede in ogni altro l’immagine di Dio”. “È difficile raggiungere questo traguardo, ma – ha chiarito – ogni altro sguardo non è sufficiente”. Spesso, ha ammesso, “gli altri rimangono un’immagine sfocata e allora Gesù impone le mani perché noi, almeno noi pastori, vediamo chiaramente”. Secondo il card. Bassetti “c’è bisogno di vedere con gli occhi di Cristo, di uno sguardo di misericordia e di compassione, quello con cui Gesù guardava le folle e si commuoveva fino alle lacrime”. “Aprici gli occhi – è stata l’invocazione finale – perché possiamo vederti e riconoscerti nostro fratello e prenderci cura di tutti i fratelli che ci poni accanto”.  

I primi interventi del card. Bassetti: tra i temi, migranti e giovani

“Siamo qui per riscoprire il significato di una comune appartenenza al Mediterraneo, quindi per attingere alla bellezza e alla forza della comunione fraterna, e per mettere a fuoco una profezia di unità”. Ha detto Bassetti, aprendo questo pomeriggio, al Castello Svevo di Bari, l’incontro. “La storia e la maestosità del castello che ci accoglie, grazie alla squisita ospitalità della città di Bari e della sua comunità, dicono molto della ricchezza e al tempo stesso delle contraddizioni del Mediterraneo”, ha proseguito il cardinale: “Questa fortificazione, più volte distrutta e ricostruita, è memoria indelebile della violenza che questa città, nel corso della sua storia millenaria, ha tante volte subito; per ultimo, con un terribile bombardamento durante la seconda guerra mondiale”. “Il Mediterraneo non è solo bellezza generata dall’incontro delle diversità, ma anche violenza che esplode a causa dell’incapacità di comporre i giochi di potere, gli interessi contrapposti e le paure che queste stesse diversità possono alimentare”, ha affermato il presidente della Cei, secondo il quale “in prossimità del porto e della cattedrale – quindi del mare e della terra – questo castello testimonia che il Vangelo non giunge da alcuna parte se non incontrando la vita di persone concrete, col loro vissuto di lingue e culture, di attese e di speranze”. “Nessuna cattedrale esisterebbe senza ‘porti’, nemmeno nell’Europa continentale”, il monito del cardinale: “Tutte portano i segni e sono il frutto delle diverse moralità di comprendere, incarnare e trasmettere la fede in Gesù. Il Vangelo stesso, la vita cristiana vissuta fra i popoli, l’arte, la liturgia, la teologia hanno costituito, costituiscono e possono costituire ancora, luogo d’incontro e di sintesi, di genio e di creatività culturale, a beneficio di tutti”. “Il muro che divide i popoli è soprattutto un muro economico e di interessi”. Ne è convinto il card. Bassetti, che aprendo ha denunciato: “C’è una frontiera invisibile nel Mediterraneo che divide i popoli della miseria da quelli del benessere, e non conta se al di qua e al di là di questa frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti. È stata tradita la promessa di sviluppo dei popoli usciti dagli iniqui sistemi coloniali del secolo scorso, sono ridotte le capacità degli Stati più ricchi di condurre politiche sociali inclusive, c’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità dell’area mediterranea!”. “Non potrà esserci pace senza miglioramento di vita nelle aree depresse del Mediterraneo e nell’Africa sub-sahariana – ha proseguito il cardinale – non potrà esserci sviluppo (ecologicamente sostenibile) senza che cambino le regole che sottostanno ad una economia dell’iniquità che uccide. Non potrà esserci arresto delle crisi migratorie e umanitarie senza che – oltre alla cessazione delle guerre – sia restituito a ogni uomo e a ogni donna, cittadini del mondo, il diritto di restare nella propria patria a costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia, e senza che a questo diritto sia affiancato anche l’altro: quello di spostarsi! Liberi di partire, liberi di restare è la linea che come Conferenza episcopale italiana ci siamo dati nella nostra azione solidale nei confronti dei popoli impoveriti del sud del mondo”. “La fede è trasmessa solo a una minoranza delle giovani e delle nuove generazioni, in via di ulteriore restringimento”. L' arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei da Bari ha chiesto ai vescovi cattolici del Mare Nostrum: “Come aiutarci fra Chiese ad abitare un’area mediterranea dove i cristiani sono dovunque una minoranza?”. “La trasmissione della fede nel contesto mediterraneo odierno è sfida comune – nelle profonde differenze – per tutti noi”, la tesi del presidente della Cei, secondo il quale è “necessario e utile non solo il confronto fra vescovi, ma anche far crescere la coscienza fra i nostri giovani che la fede in Gesù risorto, nei vari contesti e con tutte le loro diversità, genera una medesima comunione di vita per l’edificazione e la crescita reciproche”. “Pensare alla trasmissione della fede nelle nostre Chiese richiede di pensare ai giovani”, l’appello della Chiesa italiana: “Essi ci risultano talvolta indecifrabili, inseriti come sono in una rete globalizzata di relazioni e di pluri-appartenenze, riflesso del cambiamento d’epoca in cui la stessa velocità dei cambiamenti mette in crisi le modalità tradizionali di comunicare il Vangelo e di vivere la comunità ecclesiale. A ciò si aggiunge che molti nostri giovani lasciano le loro terre in cerca di lavoro (anche moltissimi italiani), con ripercussioni immediate nella loro progettualità familiare e nella loro vita ecclesiale”. La testimonianza del ricercatore universitario umbro Andrea Possieri, membro del Comitato scientifico e organizzatore dell’incontro di Bari (intervista di Riccardo Liguori). https://youtu.be/36y23G7GkEU]]>
È più del “mare nostrum”. È il nostro mondo https://www.lavoce.it/mare-nostrum-nostro-mondo/ Wed, 12 Feb 2020 16:17:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56270 mare nostrum

di Andrea Possieri

Che cos’è il Mediterraneo? “Mille cose insieme - scriveva Fernand Braudel. - Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Il Mediterraneo, continuava lo storico francese, è “un crocevia antichissimo” in cui da “millenni tutto confluisce, complicandone e arricchendone la storia”.

Il Mediterraneo nell'immaginario comune

Un crocevia di umanità talmente complesso che non si può sintetizzare solamente con l’espressione mare nostrum, ma occorre far riferimento, come sottolineava Braudel, all’esistenza di un “mondo mediterraneo”, ovvero “un sistema in cui tuttosi fonde e si ricompone in un’unità originale”. Mai come oggi, per merito soprattutto della Chiesa italiana che ha promosso l’incontro di riflessione e spiritualità di Bari, questo “mondo mediterraneo” sembra aver riacquistato quella centralità perduta dopo decenni di marginalità.

Per troppo tempo il Mediterraneo è stato visto soltanto attraverso la lente deformante di un dépliant turistico, oppure come una frontiera politico-culturale tra mondi opposti e, infine, come un luogo di morte, in cui il conteggio dei migranti che avevano perso la vita in mare si accompagnava, drammaticamente, al numero degli “sbarchi” in Grecia o in Italia. Sole e mare, confini e guerre, miseria e disperazione.

Una miscela indigesta di immagini e paure senza alcun denominatore comune. Oggi, invece, la bellezza dei paesaggi si combina con la ricchezza di un pensiero antico e la virtù della speranza. Ci troviamo, infatti, alla vigilia di un evento di portata storica eccezionale. Per almeno tre motivi. Innanzitutto,per le ragioni che hanno portato all’organizzazione di questo incontro.

Unione di civiltà

Un incontro che affonda le sue radici culturali nel pensiero di Giorgio La Pira il quale, ben prima del Concilio Vaticano II, vedeva il Mediterraneo come il “grande lago di Tiberiade” che poteva unire – e non solo dividere – le civiltà che componevano la “triplice famiglia di Abramo”. All’ideologia dello scontro, il sindaco di Firenze contrapponeva, in questa visione profetica, la cultura dell’incontro e della pace. In secondo luogo, per il ruolo della Chiesa italiana.

Una Chiesa che oggi, grazie all’intuizione del Presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, si proietta al di fuori del territorio nazionale – facendosi concretamente “in uscita” –, sviluppa un “metodo sinodale” ed esercita una leadership morale, seppur in clima di comunione, sulle altre Chiese mediterranee.

L'incontro di Bari

L’incontro di Bari, dunque, già nelle sue premesse ha raggiunto un obiettivo storico: riunire e raccogliere i vescovi cattolici che si affacciano sul Mediterraneo e che provengono da tre diversi continenti, Africa, Europa e Asia. Un evento “unico nel suo genere”, ha affermato l’Arcivescovo di Perugia, che dunque merita di essere seguito con attenzione e fiducia.

In terzo luogo, infine, ci troviamo di fronte a un incontro di grande rilevanza per ciò che riguarda la geopolitica mediterranea, ovvero uno degli scacchieri più delicati e strategicamente più importanti nel mondo contemporaneo. Ovviamente, trattandosi di un’assemblea di vescovi e non di politici – sebbene saranno presenti alcune tra le più importanti cariche istituzionali del mondo contemporaneo –, emergerà soltanto lo sguardo e la premura dei Pastori, e non verranno certamente prodotti documenti vincolanti per le nazioni.

I temi

Ma come non sottolineare, però, l’enorme rilevanza pubblica – e quindi anche politica – che assumerà la voce dei Vescovi in questo contesto internazionale così frammentato e multipolare? È bene tenere a mente, infatti, alcune delle questioni cruciali che investono questa regione.

Innanzitutto le risorse energetiche: da un lato, la complessa situazione del gasdotto EastMed che divide in due campi opposti i cosiddetti Paesi della sponda nord e, dall’altro lato, il ruolo subalterno che, invece, svolgono i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.

In secondo luogo, il complesso rapporto tra i processi di democratizzazione, lo sviluppo economico e il rispetto delle minoranze religiose – i cristiani in Medio Oriente, per esempio – che, dopo l’illusione suscitata dalle “primavere arabe”, necessita, oggi più che mai, di essere affrontato seriamente.

In terzo luogo, le migrazioni internazionali in cui si combinano le cosiddette opportunità politiche – che a volte si trasformano in minacciosi ricatti – con la doverosa e necessaria salvaguardia dei diritti umani dei migranti. E infine la questione delle comunicazioni: non tanto per riproporre il tema del digital divide tra Nord e Sud, ma per sottolineare la centralità del controllo dei dati dei flussi comunicativi che passano, inesorabilmente, attraverso i cavi sottomarini a fibra ottica.

Oggi il Mediterraneo è solcato da un’autostrada sottomarina a 10 corsie che ha un’importanza politicostrategica enorme. Nessuno può prevedere come si svilupperà il dibattito tra i vescovi. Se tutti o soltanto alcuni di questi temi saranno affrontati nei tavoli di discussione. Senza dubbio, però, la cornice simbolica in cui si svolgerà l’incontro sarà quella della conoscenza e del dialogo. Una cornice che permetterà di riscoprire finalmente l’appartenenza a un unico “mondo mediterraneo”.

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mare nostrum

di Andrea Possieri

Che cos’è il Mediterraneo? “Mille cose insieme - scriveva Fernand Braudel. - Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Il Mediterraneo, continuava lo storico francese, è “un crocevia antichissimo” in cui da “millenni tutto confluisce, complicandone e arricchendone la storia”.

Il Mediterraneo nell'immaginario comune

Un crocevia di umanità talmente complesso che non si può sintetizzare solamente con l’espressione mare nostrum, ma occorre far riferimento, come sottolineava Braudel, all’esistenza di un “mondo mediterraneo”, ovvero “un sistema in cui tuttosi fonde e si ricompone in un’unità originale”. Mai come oggi, per merito soprattutto della Chiesa italiana che ha promosso l’incontro di riflessione e spiritualità di Bari, questo “mondo mediterraneo” sembra aver riacquistato quella centralità perduta dopo decenni di marginalità.

Per troppo tempo il Mediterraneo è stato visto soltanto attraverso la lente deformante di un dépliant turistico, oppure come una frontiera politico-culturale tra mondi opposti e, infine, come un luogo di morte, in cui il conteggio dei migranti che avevano perso la vita in mare si accompagnava, drammaticamente, al numero degli “sbarchi” in Grecia o in Italia. Sole e mare, confini e guerre, miseria e disperazione.

Una miscela indigesta di immagini e paure senza alcun denominatore comune. Oggi, invece, la bellezza dei paesaggi si combina con la ricchezza di un pensiero antico e la virtù della speranza. Ci troviamo, infatti, alla vigilia di un evento di portata storica eccezionale. Per almeno tre motivi. Innanzitutto,per le ragioni che hanno portato all’organizzazione di questo incontro.

Unione di civiltà

Un incontro che affonda le sue radici culturali nel pensiero di Giorgio La Pira il quale, ben prima del Concilio Vaticano II, vedeva il Mediterraneo come il “grande lago di Tiberiade” che poteva unire – e non solo dividere – le civiltà che componevano la “triplice famiglia di Abramo”. All’ideologia dello scontro, il sindaco di Firenze contrapponeva, in questa visione profetica, la cultura dell’incontro e della pace. In secondo luogo, per il ruolo della Chiesa italiana.

Una Chiesa che oggi, grazie all’intuizione del Presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, si proietta al di fuori del territorio nazionale – facendosi concretamente “in uscita” –, sviluppa un “metodo sinodale” ed esercita una leadership morale, seppur in clima di comunione, sulle altre Chiese mediterranee.

L'incontro di Bari

L’incontro di Bari, dunque, già nelle sue premesse ha raggiunto un obiettivo storico: riunire e raccogliere i vescovi cattolici che si affacciano sul Mediterraneo e che provengono da tre diversi continenti, Africa, Europa e Asia. Un evento “unico nel suo genere”, ha affermato l’Arcivescovo di Perugia, che dunque merita di essere seguito con attenzione e fiducia.

In terzo luogo, infine, ci troviamo di fronte a un incontro di grande rilevanza per ciò che riguarda la geopolitica mediterranea, ovvero uno degli scacchieri più delicati e strategicamente più importanti nel mondo contemporaneo. Ovviamente, trattandosi di un’assemblea di vescovi e non di politici – sebbene saranno presenti alcune tra le più importanti cariche istituzionali del mondo contemporaneo –, emergerà soltanto lo sguardo e la premura dei Pastori, e non verranno certamente prodotti documenti vincolanti per le nazioni.

I temi

Ma come non sottolineare, però, l’enorme rilevanza pubblica – e quindi anche politica – che assumerà la voce dei Vescovi in questo contesto internazionale così frammentato e multipolare? È bene tenere a mente, infatti, alcune delle questioni cruciali che investono questa regione.

Innanzitutto le risorse energetiche: da un lato, la complessa situazione del gasdotto EastMed che divide in due campi opposti i cosiddetti Paesi della sponda nord e, dall’altro lato, il ruolo subalterno che, invece, svolgono i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.

In secondo luogo, il complesso rapporto tra i processi di democratizzazione, lo sviluppo economico e il rispetto delle minoranze religiose – i cristiani in Medio Oriente, per esempio – che, dopo l’illusione suscitata dalle “primavere arabe”, necessita, oggi più che mai, di essere affrontato seriamente.

In terzo luogo, le migrazioni internazionali in cui si combinano le cosiddette opportunità politiche – che a volte si trasformano in minacciosi ricatti – con la doverosa e necessaria salvaguardia dei diritti umani dei migranti. E infine la questione delle comunicazioni: non tanto per riproporre il tema del digital divide tra Nord e Sud, ma per sottolineare la centralità del controllo dei dati dei flussi comunicativi che passano, inesorabilmente, attraverso i cavi sottomarini a fibra ottica.

Oggi il Mediterraneo è solcato da un’autostrada sottomarina a 10 corsie che ha un’importanza politicostrategica enorme. Nessuno può prevedere come si svilupperà il dibattito tra i vescovi. Se tutti o soltanto alcuni di questi temi saranno affrontati nei tavoli di discussione. Senza dubbio, però, la cornice simbolica in cui si svolgerà l’incontro sarà quella della conoscenza e del dialogo. Una cornice che permetterà di riscoprire finalmente l’appartenenza a un unico “mondo mediterraneo”.

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I Vescovi umbri in pellegrinaggio ecumenico in Bosnia-Erzegovina https://www.lavoce.it/vescovi-umbri-bosnia/ Mon, 22 Jul 2019 14:22:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54992 Bosnia

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Nel segno della fraternità, condivisione e speranza si è concluso il pellegrinaggio ecumenico dei vescovi umbri in Bosnia-Erzegovina (18-22 luglio), guidato dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) e dall’arcivescovo Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

            Un pellegrinaggio alla scoperta della ricchezza della storia di questo Paese, che è stato nei secoli crocevia di culture, commerci, religioni e che oggi, dopo la guerra civile degli anni Novanta, tenta di divenire un laboratorio di dialogo interreligioso, di convivenza pacifica tra culture molto diverse.

Incontrati i rappresentanti di diverse Istituzioni religiose

Nei giorni trascorsi tra le città di Spalato, Mostar e Sarajevo, i vescovi umbri hanno incontrato il cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo, il nunzio apostolico monsignor Luigi Pezzuto, monsignor Enryk Hoser, visitatore apostolico per la parrocchia di Medjugorje, padre Miljenko Šteko, provinciale dei frati minori dell’Erzegovina, monsignor Ratko Perić, vescovo di Mostar-Duvno, e monsignor Marin Barišić, arcivescovo di Spalato-Makarska.

Lievito di riconciliazione

Il cardinale Bassetti, nell’assicurare l’appoggio della Cei (come già avvenuto in passato), ha espresso l’augurio che i cattolici sappiano essere, benché in minoranza: «lievito di una società che ha bisogno di riconciliazione e di guardare al futuro con speranza. Tutto ciò specialmente con l’educazione dei giovani, con programmi di formazione e anche di lavoro per fermare l’esodo verso altri Paesi, che i vescovi lamentano e che costituisce certamente un impoverimento della Chiesa e dell’intera società».

La dura prova della guerra…Testimone della forza vitale del messaggio cristiano

            Nella città di Sarajevo l’abbraccio e il dialogo con il cardinale Puljić, da 25 anni alla guida dell’Arcidiocesi, che appena nominato arcivescovo ha affrontato la dura prova della guerra, rimanendo tra la gente e condividendo con cattolici, ortodossi e musulmani la difficoltà di vivere ogni giorno in una città assediata. «E’ stato un artefice di dialogo - ricorda il presidente della Ceu monsignor Boccardo - di conoscenza reciproca, operatore di pace. La sua testimonianza, non soltanto ha toccato la sensibilità e suscitato ammirazione ed emozione, ma ci fa vedere, anche oggi, la fecondità del Vangelo, ci fa ammirare uomini che sono testimoni viventi della forza vitale del messaggio cristiano. La forza della verità, la fecondità della carità, diventano per noi una scuola, un insegnamento che dobbiamo raccogliere».

Opere pastorali segni di riappacificazione

            Questo Paese, multietnico, multiculturale e multireligioso porta ancora i segni della guerra lungo le strade, sui muri delle case, nel Memoriale della strage di bambini e di altre persone inermi, nelle rose di sangue lasciate sulla strada dalle granate; porta i segni della violenza nella memoria di chi l’ha vissuta direttamente. Significativo, al riguardo, è stato l’incontro dei vescovi umbri con i sacerdoti e laici, che stanno portando avanti tante opere pastorali al servizio della comunità e in particolare dei giovani, realizzate con il contributo della Chiesa italiana, come il centro pastorale giovanile “Giovanni Paolo II”, lo studentato per universitari e la fondazione collegata che fornisce borse di studio, o a Mostar dove si stanno costruendo delle nuove chiese, gli oratori, i centri della comunità.

Ricostruzione non solo materiale, ma umana

«I vescovi che abbiamo incontrato, i sacerdoti, gli altri operatori della pastorale – sottolinea monsignor Boccardo – hanno evidenziato l'importanza della solidarietà della Chiesa, della Caritas, delle associazioni e dell'aiuto che hanno ricevuto dalla Chiesa italiana grazie all’8xMille, per realizzare tante opere che non sono solo una ricostruzione materiale, ma umana. Questo è un segno concreto di fraternità e di comunione, quello che noi diamo serve per la vita quotidiana di queste Chiese, che stanno rinascendo».

Guardare al futuro, no prigionieri del passato

Dare speranza alla popolazione è oggi l’intento della Chiesa cattolica di Bosnia, come ha detto il nunzio apostolico monsignor Pezzuto: «il popolo deve guardare al futuro e non rimanere prigioniero del passato. La memoria storica deve conservarsi, ma aprirsi al futuro per dare nuova speranza».

I cattolici il 15% della popolazione, ma molto attivi nella solidarietà per favorire dialogo e pace

            La Chiesa cattolica a Sarajevo è una minoranza e rappresenta il 15% della popolazione (il 50% è musulmana e il 34% è ortodossa), passata dai 500mila cattolici prima della guerra agli attuali 170mila, in un generale abbandono del Paese da parte dei giovani. Per arginare questo fenomeno si cerca di dare un futuro alle nuove generazioni, iniziando dall’accoglienza degli studenti. Essi, alla fine del corso di studi, vengono impiegati per un periodo nelle strutture della Chiesa locale, in particolare nel polifunzionale e moderno centro giovanile “Giovanni Paolo II”, per poi facilitarne un inserimento lavorativo definitivo, ma anche con attività di animazione nelle parrocchie e la presenza in scuole cattoliche e in alcune di formazione professionale.

In aiuto anche delle migliaia di migranti in transito lungo la rotta balcanica

Un Paese dove c’è una solidarietà diffusa con la presenza della Caritas italiana, che svolge spesso un ruolo di sussidiarietà alle carenze governative nell’aiuto e sostegno ai più bisognosi e di supporto alla Caritas della Bosnia-Erzegovina che, nata durante la guerra, opera oggi in tre diocesi nell’ambito della disabilità, dove mancano strutture pubbliche, a favore degli anziani, delle case di riposo, dei giovani, cercando di ridare  senso alla vita di molti con le opere che ha realizzato e porta avanti. Non secondario è l’impegno della Chiesa bosniaca per aiutare i migranti in transito lungo la rotta balcanica, che in oltre 23mila l’anno arrivano in Bosnia per tentare poi di proseguire verso i Paesi del Nord Europa. Una solidarietà che non fa distinzione di etnia e religione e che è un riflesso di quel dialogo interreligioso ripreso dopo la guerra con la costituzione di un consiglio che cerca di favorire l’incontro, il dialogo e la pace.

Elisabetta Lomoro

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Bosnia

[gallery ids="55005,55004,55003,55002,55001,55000,54999,54998,54997,54996,54995,54993"]

Nel segno della fraternità, condivisione e speranza si è concluso il pellegrinaggio ecumenico dei vescovi umbri in Bosnia-Erzegovina (18-22 luglio), guidato dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) e dall’arcivescovo Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

            Un pellegrinaggio alla scoperta della ricchezza della storia di questo Paese, che è stato nei secoli crocevia di culture, commerci, religioni e che oggi, dopo la guerra civile degli anni Novanta, tenta di divenire un laboratorio di dialogo interreligioso, di convivenza pacifica tra culture molto diverse.

Incontrati i rappresentanti di diverse Istituzioni religiose

Nei giorni trascorsi tra le città di Spalato, Mostar e Sarajevo, i vescovi umbri hanno incontrato il cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo, il nunzio apostolico monsignor Luigi Pezzuto, monsignor Enryk Hoser, visitatore apostolico per la parrocchia di Medjugorje, padre Miljenko Šteko, provinciale dei frati minori dell’Erzegovina, monsignor Ratko Perić, vescovo di Mostar-Duvno, e monsignor Marin Barišić, arcivescovo di Spalato-Makarska.

Lievito di riconciliazione

Il cardinale Bassetti, nell’assicurare l’appoggio della Cei (come già avvenuto in passato), ha espresso l’augurio che i cattolici sappiano essere, benché in minoranza: «lievito di una società che ha bisogno di riconciliazione e di guardare al futuro con speranza. Tutto ciò specialmente con l’educazione dei giovani, con programmi di formazione e anche di lavoro per fermare l’esodo verso altri Paesi, che i vescovi lamentano e che costituisce certamente un impoverimento della Chiesa e dell’intera società».

La dura prova della guerra…Testimone della forza vitale del messaggio cristiano

            Nella città di Sarajevo l’abbraccio e il dialogo con il cardinale Puljić, da 25 anni alla guida dell’Arcidiocesi, che appena nominato arcivescovo ha affrontato la dura prova della guerra, rimanendo tra la gente e condividendo con cattolici, ortodossi e musulmani la difficoltà di vivere ogni giorno in una città assediata. «E’ stato un artefice di dialogo - ricorda il presidente della Ceu monsignor Boccardo - di conoscenza reciproca, operatore di pace. La sua testimonianza, non soltanto ha toccato la sensibilità e suscitato ammirazione ed emozione, ma ci fa vedere, anche oggi, la fecondità del Vangelo, ci fa ammirare uomini che sono testimoni viventi della forza vitale del messaggio cristiano. La forza della verità, la fecondità della carità, diventano per noi una scuola, un insegnamento che dobbiamo raccogliere».

Opere pastorali segni di riappacificazione

            Questo Paese, multietnico, multiculturale e multireligioso porta ancora i segni della guerra lungo le strade, sui muri delle case, nel Memoriale della strage di bambini e di altre persone inermi, nelle rose di sangue lasciate sulla strada dalle granate; porta i segni della violenza nella memoria di chi l’ha vissuta direttamente. Significativo, al riguardo, è stato l’incontro dei vescovi umbri con i sacerdoti e laici, che stanno portando avanti tante opere pastorali al servizio della comunità e in particolare dei giovani, realizzate con il contributo della Chiesa italiana, come il centro pastorale giovanile “Giovanni Paolo II”, lo studentato per universitari e la fondazione collegata che fornisce borse di studio, o a Mostar dove si stanno costruendo delle nuove chiese, gli oratori, i centri della comunità.

Ricostruzione non solo materiale, ma umana

«I vescovi che abbiamo incontrato, i sacerdoti, gli altri operatori della pastorale – sottolinea monsignor Boccardo – hanno evidenziato l'importanza della solidarietà della Chiesa, della Caritas, delle associazioni e dell'aiuto che hanno ricevuto dalla Chiesa italiana grazie all’8xMille, per realizzare tante opere che non sono solo una ricostruzione materiale, ma umana. Questo è un segno concreto di fraternità e di comunione, quello che noi diamo serve per la vita quotidiana di queste Chiese, che stanno rinascendo».

Guardare al futuro, no prigionieri del passato

Dare speranza alla popolazione è oggi l’intento della Chiesa cattolica di Bosnia, come ha detto il nunzio apostolico monsignor Pezzuto: «il popolo deve guardare al futuro e non rimanere prigioniero del passato. La memoria storica deve conservarsi, ma aprirsi al futuro per dare nuova speranza».

I cattolici il 15% della popolazione, ma molto attivi nella solidarietà per favorire dialogo e pace

            La Chiesa cattolica a Sarajevo è una minoranza e rappresenta il 15% della popolazione (il 50% è musulmana e il 34% è ortodossa), passata dai 500mila cattolici prima della guerra agli attuali 170mila, in un generale abbandono del Paese da parte dei giovani. Per arginare questo fenomeno si cerca di dare un futuro alle nuove generazioni, iniziando dall’accoglienza degli studenti. Essi, alla fine del corso di studi, vengono impiegati per un periodo nelle strutture della Chiesa locale, in particolare nel polifunzionale e moderno centro giovanile “Giovanni Paolo II”, per poi facilitarne un inserimento lavorativo definitivo, ma anche con attività di animazione nelle parrocchie e la presenza in scuole cattoliche e in alcune di formazione professionale.

In aiuto anche delle migliaia di migranti in transito lungo la rotta balcanica

Un Paese dove c’è una solidarietà diffusa con la presenza della Caritas italiana, che svolge spesso un ruolo di sussidiarietà alle carenze governative nell’aiuto e sostegno ai più bisognosi e di supporto alla Caritas della Bosnia-Erzegovina che, nata durante la guerra, opera oggi in tre diocesi nell’ambito della disabilità, dove mancano strutture pubbliche, a favore degli anziani, delle case di riposo, dei giovani, cercando di ridare  senso alla vita di molti con le opere che ha realizzato e porta avanti. Non secondario è l’impegno della Chiesa bosniaca per aiutare i migranti in transito lungo la rotta balcanica, che in oltre 23mila l’anno arrivano in Bosnia per tentare poi di proseguire verso i Paesi del Nord Europa. Una solidarietà che non fa distinzione di etnia e religione e che è un riflesso di quel dialogo interreligioso ripreso dopo la guerra con la costituzione di un consiglio che cerca di favorire l’incontro, il dialogo e la pace.

Elisabetta Lomoro

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Perugia. Don Marco Salvi è il nuovo vescovo ausiliare https://www.lavoce.it/perugia-don-marco-salvi-e-il-nuovo-vescovo-ausiliare/ Fri, 15 Feb 2019 12:23:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54028 pievese

 L’Archidiocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve ha un nuovo vescovo ausiliare, il sacerdote don Marco Salvi della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. L’annuncio della nomina da parte di papa Francesco è stato dato a mezzogiorno del 15 febbraio, nella Curia del capoluogo umbro, dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e, in contemporanea, dalla Sala Stampa della Santa Sede e dall’arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro mons. Riccardo Fontana nella cattedrale della città aretina dove era in corso la solenne concelebrazione eucaristica della Patrona, la Madonna del Conforto. Giornata particolarmente significativa per il vescovo ausiliare eletto mons. Marco Salvi, a cui è stata assegnata la sede titolare di Termini Imerese, fino ad oggi parroco di San Bartolomeo ad Anghiari e rettore del Santuario diocesano della Madonna del Carmine. Mons. Salvi subentrerà, dopo la sua ordinazione episcopale che avverrà domenica 31 marzo nella cattedrale di Arezzo, a mons. Paolo Giulietti nominato arcivescovo di Lucca lo scorso 19 gennaio. Sul cammino di entrambi i presuli veglia l’apostolo Bartolomeo, distintosi per la sua vita missionaria, titolare delle chiese parrocchiali dove hanno svolto il loro ministero sacerdotale prima di ricevere la nomina a vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve. Mons. Giulietti è stato parroco di San Bartolomeo in Ponte San Giovanni, dove attualmente è amministratore parrocchiale.

La gratitudine del cardinale

Il cardinale Gualtiero Bassetti, informato dal nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherrig della nomina di mons. Salvi a suo vescovo ausiliare, ha espresso gratitudine a papa Francesco, che, dopo la recente nomina di mons. Giulietti ad arcivescovo di Lucca, ha provveduto con sollecitudine ad inviare a Perugia un vescovo ausiliare in aiuto al suo ministero episcopale svolto sia a livello diocesano che al servizio della Conferenza episcopale italiana. Gratitudine è stata espressa dal cardinale anche alla Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e al suo Pastore, mons. Riccardo Fontana, per aver donato questo figlio alla Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Vivi ringraziamenti sono stati espressi dallo stesso cardinale a mons. Salvi per aver accettato questa nomina, di cui ha avuto modo di apprezzare le doti umane e sacerdotali durante il suo episcopato aretino. Mons. Salvi sarà un valido aiuto nella guida della Chiesa perugino-pievese in questi anni che vedono il cardinale Bassetti sempre più impegnato a livello nazionale.

Vescovo architetto

[caption id="attachment_54034" align="alignleft" width="200"]pievese Mons. Marco Salvi[/caption] Mons. Marco Salvi è nato a Sansepolcro (Ar) il 4 aprile 1954 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 28 maggio 1983. Ha frequentato l’Università di Firenze dove nel 1979 si è laureato in Architettura e Ingegneria civile e dal 1991 è iscritto all’Albo degli Architetti. Nel 1978 inizia il discernimento vocazionale nel Seminario di Arezzo, per poi conseguire il Baccellierato in Teologia presso il Seminario-Facoltà Teologica di Firenze. Ha svolto il suo ministero sacerdotale in diverse parrocchie dal 1983 a tutt’oggi. A San Bartolomeo di Anghiari è stato parroco per venti anni (1999-2019), ricoprendo anche l’incarico di coordinatore dell’Unità pastorale, e dal 1993 al 2005 è stato presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Sensibile al mondo giovanile e alle sue istanze, don Marco ha contribuito a realizzare diverse iniziative della Pastorale giovanile nelle sue parrocchie. Attento alle nuove sfide imposte dalla società, non ha fatto mancare il sostegno della Chiesa alle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Significative sono sia la sua opera per la ricostruzione di edifici sacri, nell’esercitare la professione di architetto-ingegnere, che la sua esperienza di docente di Storia dell’Arte nei Licei statali aretini; esperienza che lo ha portato a contatto con molti giovani trasmettendo loro l’arte del bello, soprattutto l’arte del sapersi costruire cristiani interiormente nella vita di tutti i giorni.

Il quarto vescovo ausiliare

Mons. Salvi approda a Perugia, città d’arte e di cultura umbra per eccellenza, come quarto vescovo ausiliare che la Chiesa diocesana ha avuto nell’ultimo mezzo secolo. Il primo è stato mons. Agostino Ferrari Toniolo (1917-2004), nipote del beato Giuseppe Toniolo, ordinato vescovo ausiliare nel 1967 e nel 1971 al servizio della Curia romana come osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, quindi nel Consiglio mondiale dell’alimentazione. Il secondo è stato mons. Giovanni Benedetti (1917-2017), nominato vescovo ausiliare nel 1974 e due anni più tardi vescovo di Foligno, molto amato dai folignati fino al suo ritorno alla Casa del Padre avvenuto poco dopo il compimento del centesimo anno di vita. Il terzo è mons. Paolo Giulietti, nominato vescovo ausiliare nel 2014, che, in qualità di delegato ad omnia e a nome di tutto il Clero e della comunità cristiana diocesana, dà il benvenuto fraterno al suo successore, augurandogli una fruttuosa opera evangelizzatrice-missionaria sull’esempio dell’apostolo Bartolomeo al servizio della Chiesa di Perugia-Città della Pieve e della società civile.

Il saluto della Ceu

I vescovi della Conferenza episcopale umbra (Ceu) rivolgono “un caloroso e fraterno benvenuto a mons. Marco Salvi, nominato oggi da papa Francesco vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, lieti di accoglierlo come collaboratore del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti”. “Mentre gli assicurano un particolare ricordo nella preghiera che invoca l’ abbondanza dei doni dello Spirito Santo, gli augurano fin da ora un fecondo ministero pastorale nella nostra Regione”. E’ quanto riferisce una nota della Ceu.  ]]>
pievese

 L’Archidiocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve ha un nuovo vescovo ausiliare, il sacerdote don Marco Salvi della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. L’annuncio della nomina da parte di papa Francesco è stato dato a mezzogiorno del 15 febbraio, nella Curia del capoluogo umbro, dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e, in contemporanea, dalla Sala Stampa della Santa Sede e dall’arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro mons. Riccardo Fontana nella cattedrale della città aretina dove era in corso la solenne concelebrazione eucaristica della Patrona, la Madonna del Conforto. Giornata particolarmente significativa per il vescovo ausiliare eletto mons. Marco Salvi, a cui è stata assegnata la sede titolare di Termini Imerese, fino ad oggi parroco di San Bartolomeo ad Anghiari e rettore del Santuario diocesano della Madonna del Carmine. Mons. Salvi subentrerà, dopo la sua ordinazione episcopale che avverrà domenica 31 marzo nella cattedrale di Arezzo, a mons. Paolo Giulietti nominato arcivescovo di Lucca lo scorso 19 gennaio. Sul cammino di entrambi i presuli veglia l’apostolo Bartolomeo, distintosi per la sua vita missionaria, titolare delle chiese parrocchiali dove hanno svolto il loro ministero sacerdotale prima di ricevere la nomina a vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve. Mons. Giulietti è stato parroco di San Bartolomeo in Ponte San Giovanni, dove attualmente è amministratore parrocchiale.

La gratitudine del cardinale

Il cardinale Gualtiero Bassetti, informato dal nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherrig della nomina di mons. Salvi a suo vescovo ausiliare, ha espresso gratitudine a papa Francesco, che, dopo la recente nomina di mons. Giulietti ad arcivescovo di Lucca, ha provveduto con sollecitudine ad inviare a Perugia un vescovo ausiliare in aiuto al suo ministero episcopale svolto sia a livello diocesano che al servizio della Conferenza episcopale italiana. Gratitudine è stata espressa dal cardinale anche alla Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e al suo Pastore, mons. Riccardo Fontana, per aver donato questo figlio alla Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Vivi ringraziamenti sono stati espressi dallo stesso cardinale a mons. Salvi per aver accettato questa nomina, di cui ha avuto modo di apprezzare le doti umane e sacerdotali durante il suo episcopato aretino. Mons. Salvi sarà un valido aiuto nella guida della Chiesa perugino-pievese in questi anni che vedono il cardinale Bassetti sempre più impegnato a livello nazionale.

Vescovo architetto

[caption id="attachment_54034" align="alignleft" width="200"]pievese Mons. Marco Salvi[/caption] Mons. Marco Salvi è nato a Sansepolcro (Ar) il 4 aprile 1954 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 28 maggio 1983. Ha frequentato l’Università di Firenze dove nel 1979 si è laureato in Architettura e Ingegneria civile e dal 1991 è iscritto all’Albo degli Architetti. Nel 1978 inizia il discernimento vocazionale nel Seminario di Arezzo, per poi conseguire il Baccellierato in Teologia presso il Seminario-Facoltà Teologica di Firenze. Ha svolto il suo ministero sacerdotale in diverse parrocchie dal 1983 a tutt’oggi. A San Bartolomeo di Anghiari è stato parroco per venti anni (1999-2019), ricoprendo anche l’incarico di coordinatore dell’Unità pastorale, e dal 1993 al 2005 è stato presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Sensibile al mondo giovanile e alle sue istanze, don Marco ha contribuito a realizzare diverse iniziative della Pastorale giovanile nelle sue parrocchie. Attento alle nuove sfide imposte dalla società, non ha fatto mancare il sostegno della Chiesa alle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Significative sono sia la sua opera per la ricostruzione di edifici sacri, nell’esercitare la professione di architetto-ingegnere, che la sua esperienza di docente di Storia dell’Arte nei Licei statali aretini; esperienza che lo ha portato a contatto con molti giovani trasmettendo loro l’arte del bello, soprattutto l’arte del sapersi costruire cristiani interiormente nella vita di tutti i giorni.

Il quarto vescovo ausiliare

Mons. Salvi approda a Perugia, città d’arte e di cultura umbra per eccellenza, come quarto vescovo ausiliare che la Chiesa diocesana ha avuto nell’ultimo mezzo secolo. Il primo è stato mons. Agostino Ferrari Toniolo (1917-2004), nipote del beato Giuseppe Toniolo, ordinato vescovo ausiliare nel 1967 e nel 1971 al servizio della Curia romana come osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, quindi nel Consiglio mondiale dell’alimentazione. Il secondo è stato mons. Giovanni Benedetti (1917-2017), nominato vescovo ausiliare nel 1974 e due anni più tardi vescovo di Foligno, molto amato dai folignati fino al suo ritorno alla Casa del Padre avvenuto poco dopo il compimento del centesimo anno di vita. Il terzo è mons. Paolo Giulietti, nominato vescovo ausiliare nel 2014, che, in qualità di delegato ad omnia e a nome di tutto il Clero e della comunità cristiana diocesana, dà il benvenuto fraterno al suo successore, augurandogli una fruttuosa opera evangelizzatrice-missionaria sull’esempio dell’apostolo Bartolomeo al servizio della Chiesa di Perugia-Città della Pieve e della società civile.

Il saluto della Ceu

I vescovi della Conferenza episcopale umbra (Ceu) rivolgono “un caloroso e fraterno benvenuto a mons. Marco Salvi, nominato oggi da papa Francesco vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, lieti di accoglierlo come collaboratore del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti”. “Mentre gli assicurano un particolare ricordo nella preghiera che invoca l’ abbondanza dei doni dello Spirito Santo, gli augurano fin da ora un fecondo ministero pastorale nella nostra Regione”. E’ quanto riferisce una nota della Ceu.  ]]>
Paolo Giulietti nuovo vescovo di Lucca. L’ingresso sarà dopo Pasqua (video e foto) https://www.lavoce.it/paolo-giulietti-vescovo-lucca/ Sat, 19 Jan 2019 12:37:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53847 Giulietti

Mons. Giulietti è il nuovo arcivescovo di Lucca. L'annuncio è stato dato dal Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, questa mattina in curia, alle ore 12, in contemporanea con l'annuncio dato dalla diocesi di Lucca e dalla Sala stampa Vaticana. Mons. Giulietti, ha detto il Cardinale Bassetti, “resterà ancora con noi almeno fino a Pasqua” per poter portare a compimento alcuni dei molti progetti che stava seguendo in diocesi. Bassetti ha anche annunciato di aver avuto assicurazioni  dal Santo Padre che Perugia avrà un nuovo vescovo ausiliare “visti i miei numerosi impegni attuali”, ha detto il cardinale, aggiungendo che il sostituto di monsignor Giulietti sarà annunciato “al massimo entro febbraio”. La nomina di Giulietti, ha proseguito Bassetti, è “un riconoscimento per tutta la diocesi, ma anche un figlio, un fratello, un amico che se ne va”. -- guarda il video dell'annuncio -- https://www.youtube.com/watch?v=Jjpq5g2jAB4 Giulietti succede a mons. Benvenuto Italo Castellani, che aveva rinunciato alla guida della Diocesi al compimento dei 75 anni. Lucca è una diocesi antichissima, costituita nel primo secolo d.C., elevata ad Arcidiocesi nel 1726, immediatamente soggetta alla Santa Sede. Attualmente conta oltre 320mila abitanti con 130 sacerdoti secolari e 18 diaconi permanenti che prestano il loro ministero in 362 parrocchie. L'annuncio è stato segnato da un momento di grande commozione quando il vescovo Giulietti non è riuscito a completare la preghiera di benedizione per la voce rotta dalle lacrime, e con il Cardinale che lo ha fraternamente abbracciato e consolato.

Gli auguri della Ceu

I Vescovi della Regione Ecclesiastica umbra si stringono fraternamente attorno a Mons. Paolo Giulietti, chiamato oggi dal Santo Padre Francesco a guidare la Chiesa di Lucca come Arcivescovo. Lo accompagnano con la preghiera nella nuova missione e lo ringraziano per il servizio reso alla Conferenza Episcopale in qualità di Segretario, augurando a Lui e alla Diocesi affidata alle sue cure pastorali la gioia e la fecondità del Vangelo.

Chi è mons. Giulietti

Mons. Paolo Giulietti (lo scorso primo gennaio ha compiuto 55 anni) è nato a Perugia il primo gennaio 1964 ed ordinato presbitero il 29 settembre 1991 dopo aver frequentato il Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” dall’ottobre 1985 al giugno 1991. Il 25 luglio 2005 viene nominato da papa Benedetto XVI Cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore come riconoscimento alla sua opera svolta da responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei dal 2001 al 2007, distinguendosi nell’organizzazione della partecipazione di migliaia di giovani italiani alle Giornate Mondiali della Gioventù di Toronto (2002) e di Colonia (2005). Ai giovani ha sempre rivolto la sua attenzione pastorale promuovendo da direttore diocesano e regionale della Pastorale giovanile un’opera di evangelizzazione che ha visto protagonisti gli stessi giovani. Ha conseguito la Licenza in Teologia pastorale con specializzazione in pastorale giovanile presso il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica della Pontificia Università Salesiana. Per diversi anni è stato assistente diocesano del Settore Giovani dell’Azione Cattolica e dell’ACR e del Gruppo FUCI di Perugia. E’ stato anche responsabile e formatore degli Obiettori di Coscienza della Caritas diocesana e assistente spirituale della Comunità di Accoglienza Caritas per detenuti “San Giuseppe Cafasso”. E’ membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù in Roma. Attualmente è assistente spirituale della Confraternita di San Jacopo di Compostela in Perugia, presidente dell’Associazione “Hope” e direttore editoriale di «Umbria Radio» e del settimanale «La Voce». Promotore del pellegrinaggio a piedi e grande conoscitore degli itinerari percorsi da milioni di pellegrini ogni anno nel raggiungere le principali mete di spiritualità del continente europeo, come Santiago de Compostela, i santuari mariani di Lourdes, Fatima, Czestochowa, Loreto… e i luoghi sacri di Terra Santa, è autore di alcune guide per pellegrini, tra le quali La Via di Francesco. Nominato da papa Francesco il 30 maggio 2014 vescovo titolare di Termini Imerese e ausiliare dell’Archidiocesi di Perugia Città della Pieve, mons. Giulietti viene ordinato vescovo il 10 agosto successivo, giorno della solennità di San Lorenzo diacono e martire, titolare della chiesa cattedrale di Perugia, dal cardinale Gualtiero Bassetti. Da Vescovo ausiliare è membro della Commissione episcopale Cei per l’educazione, la scuola e l’università e nell’ambito della Conferenza episcopale umbra è segretario della stessa Ceu e delegato per la Commissione regionale per le comunicazioni sociali e per il Servizio al sostegno economico della Chiesa cattolica. [gallery ids="53871,53872,53873,53877,53875,53876"]]]>
Giulietti

Mons. Giulietti è il nuovo arcivescovo di Lucca. L'annuncio è stato dato dal Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, questa mattina in curia, alle ore 12, in contemporanea con l'annuncio dato dalla diocesi di Lucca e dalla Sala stampa Vaticana. Mons. Giulietti, ha detto il Cardinale Bassetti, “resterà ancora con noi almeno fino a Pasqua” per poter portare a compimento alcuni dei molti progetti che stava seguendo in diocesi. Bassetti ha anche annunciato di aver avuto assicurazioni  dal Santo Padre che Perugia avrà un nuovo vescovo ausiliare “visti i miei numerosi impegni attuali”, ha detto il cardinale, aggiungendo che il sostituto di monsignor Giulietti sarà annunciato “al massimo entro febbraio”. La nomina di Giulietti, ha proseguito Bassetti, è “un riconoscimento per tutta la diocesi, ma anche un figlio, un fratello, un amico che se ne va”. -- guarda il video dell'annuncio -- https://www.youtube.com/watch?v=Jjpq5g2jAB4 Giulietti succede a mons. Benvenuto Italo Castellani, che aveva rinunciato alla guida della Diocesi al compimento dei 75 anni. Lucca è una diocesi antichissima, costituita nel primo secolo d.C., elevata ad Arcidiocesi nel 1726, immediatamente soggetta alla Santa Sede. Attualmente conta oltre 320mila abitanti con 130 sacerdoti secolari e 18 diaconi permanenti che prestano il loro ministero in 362 parrocchie. L'annuncio è stato segnato da un momento di grande commozione quando il vescovo Giulietti non è riuscito a completare la preghiera di benedizione per la voce rotta dalle lacrime, e con il Cardinale che lo ha fraternamente abbracciato e consolato.

Gli auguri della Ceu

I Vescovi della Regione Ecclesiastica umbra si stringono fraternamente attorno a Mons. Paolo Giulietti, chiamato oggi dal Santo Padre Francesco a guidare la Chiesa di Lucca come Arcivescovo. Lo accompagnano con la preghiera nella nuova missione e lo ringraziano per il servizio reso alla Conferenza Episcopale in qualità di Segretario, augurando a Lui e alla Diocesi affidata alle sue cure pastorali la gioia e la fecondità del Vangelo.

Chi è mons. Giulietti

Mons. Paolo Giulietti (lo scorso primo gennaio ha compiuto 55 anni) è nato a Perugia il primo gennaio 1964 ed ordinato presbitero il 29 settembre 1991 dopo aver frequentato il Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” dall’ottobre 1985 al giugno 1991. Il 25 luglio 2005 viene nominato da papa Benedetto XVI Cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore come riconoscimento alla sua opera svolta da responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei dal 2001 al 2007, distinguendosi nell’organizzazione della partecipazione di migliaia di giovani italiani alle Giornate Mondiali della Gioventù di Toronto (2002) e di Colonia (2005). Ai giovani ha sempre rivolto la sua attenzione pastorale promuovendo da direttore diocesano e regionale della Pastorale giovanile un’opera di evangelizzazione che ha visto protagonisti gli stessi giovani. Ha conseguito la Licenza in Teologia pastorale con specializzazione in pastorale giovanile presso il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica della Pontificia Università Salesiana. Per diversi anni è stato assistente diocesano del Settore Giovani dell’Azione Cattolica e dell’ACR e del Gruppo FUCI di Perugia. E’ stato anche responsabile e formatore degli Obiettori di Coscienza della Caritas diocesana e assistente spirituale della Comunità di Accoglienza Caritas per detenuti “San Giuseppe Cafasso”. E’ membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù in Roma. Attualmente è assistente spirituale della Confraternita di San Jacopo di Compostela in Perugia, presidente dell’Associazione “Hope” e direttore editoriale di «Umbria Radio» e del settimanale «La Voce». Promotore del pellegrinaggio a piedi e grande conoscitore degli itinerari percorsi da milioni di pellegrini ogni anno nel raggiungere le principali mete di spiritualità del continente europeo, come Santiago de Compostela, i santuari mariani di Lourdes, Fatima, Czestochowa, Loreto… e i luoghi sacri di Terra Santa, è autore di alcune guide per pellegrini, tra le quali La Via di Francesco. Nominato da papa Francesco il 30 maggio 2014 vescovo titolare di Termini Imerese e ausiliare dell’Archidiocesi di Perugia Città della Pieve, mons. Giulietti viene ordinato vescovo il 10 agosto successivo, giorno della solennità di San Lorenzo diacono e martire, titolare della chiesa cattedrale di Perugia, dal cardinale Gualtiero Bassetti. Da Vescovo ausiliare è membro della Commissione episcopale Cei per l’educazione, la scuola e l’università e nell’ambito della Conferenza episcopale umbra è segretario della stessa Ceu e delegato per la Commissione regionale per le comunicazioni sociali e per il Servizio al sostegno economico della Chiesa cattolica. [gallery ids="53871,53872,53873,53877,53875,53876"]]]>
Comece. Documento dei vescovi europei “Plasmare il futuro del lavoro” https://www.lavoce.it/comece-vescovi-europei-futuro-lavoro/ Wed, 28 Nov 2018 14:09:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53490 Comece

“Plasmare il futuro del lavoro” è il tema di un contributo preparato dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) in concomitanza con il centenario dell’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo), e che è stato presentato il 27 novembre a Bruxelles nel corso di un evento voluto da una serie di sigle importanti delle Chiese in Europa (conferenza delle Chiese europee Kek con Call Network, Chiesa evangelica tedesca, Cese, Ilo, Ecwm, Icycw, Iycw, giustizia e pace Germania, Uniapac).

Comece: il tema

Per tutta la giornata tenutasi presso la sede del Comitato economico e sociale europeo, Cese i presenti si sono confrontati sui “cambiamenti trasformativi” che sta vivendo il mondo del lavoro: “processi e innovazioni, come la digitalizzazione, la globalizzazione, l’intelligenza artificiale, ma anche la necessità di una transizione ecologica”, fattori che “alterano le condizioni e la nostra comprensione del lavoro e dell’occupazione”. Presenti circa 150 delegati di Chiese, organizzazioni cristiane e altre organizzazioni religiose, nonché rappresentanti delle istituzioni dell’Ue e delle Ong con sede a Bruxelles.

Il documento “Progettare il futuro del lavoro”

Il documento Comece su professioni e occupazione presenta 17 “raccomandazioni politiche” per costruire un simile mondo del lavoro: “fare della sostenibilità un principio cardine dell’investimento privato; rafforzare la partecipazione dei partenariati sociali, della società civile e delle Chiese nel semestre europeo (strumento politico dell’Ue per la convergenza economica); ridare forza al dialogo sociale a tutti i livelli; adattare il dialogo sociale a un ambiente post-industriale. E ancora: aiutare i lavoratori nella transizione al mondo del lavoro (trasformando ad esempio il Fondo di adeguamento alla globalizzazione in un fondo europeo per la transizione); sviluppare programmi ad hoc per lottare contro la disoccupazione di lunga durata; promuovere la giustizia fiscale tra il lavoro e il capitale, operando, fra l’altro, per una giusta tassazione dell’economia digitale e sulla base imponibile comune consolidata per le società, o ancora, imponendo una tassa sulle transazioni finanziarie a livello Ue che ridurrebbe la volatilità dei mercati, la speculazione eccessiva e ristabilirebbe la giustizia fiscale.

Gli interventi

“La speranza non è solo un sentimento, ma un atteggiamento che può far nascere dinamiche. Le religioni sono chiamate a ricordare all’Europa che la nostra società è composta da persone umane, non da statistiche”. Questo un passaggio del discorso introduttivo di Jean Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) che ha aperto la conferenza a Bruxelles. “Diversi studi concordano sul fatto che molti posti di lavoro saranno cancellati dal cambiamento tecnologico e molti altri saranno creati dallo stesso cambiamento. Ad oggi però nessuno può dire con certezza se il saldo finale sarà positivo o negativo” ha esordito Patrizia Toia, nel suo ruolo di vice presidente della commissione parlamentare per l’industria, la ricerca e l’energia. “Il nostro ruolo di legislatori - ha continuato Toia - è chiederci come possiamo governare il cambiamento” dal momento che “non è automatico che il rischio diventi opportunità”. Perché ciò avvenga “occorre mettere le persone in grado di cogliere le opportunità che si creeranno e non subire passivamente gli stravolgimenti”.
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Comece

“Plasmare il futuro del lavoro” è il tema di un contributo preparato dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) in concomitanza con il centenario dell’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo), e che è stato presentato il 27 novembre a Bruxelles nel corso di un evento voluto da una serie di sigle importanti delle Chiese in Europa (conferenza delle Chiese europee Kek con Call Network, Chiesa evangelica tedesca, Cese, Ilo, Ecwm, Icycw, Iycw, giustizia e pace Germania, Uniapac).

Comece: il tema

Per tutta la giornata tenutasi presso la sede del Comitato economico e sociale europeo, Cese i presenti si sono confrontati sui “cambiamenti trasformativi” che sta vivendo il mondo del lavoro: “processi e innovazioni, come la digitalizzazione, la globalizzazione, l’intelligenza artificiale, ma anche la necessità di una transizione ecologica”, fattori che “alterano le condizioni e la nostra comprensione del lavoro e dell’occupazione”. Presenti circa 150 delegati di Chiese, organizzazioni cristiane e altre organizzazioni religiose, nonché rappresentanti delle istituzioni dell’Ue e delle Ong con sede a Bruxelles.

Il documento “Progettare il futuro del lavoro”

Il documento Comece su professioni e occupazione presenta 17 “raccomandazioni politiche” per costruire un simile mondo del lavoro: “fare della sostenibilità un principio cardine dell’investimento privato; rafforzare la partecipazione dei partenariati sociali, della società civile e delle Chiese nel semestre europeo (strumento politico dell’Ue per la convergenza economica); ridare forza al dialogo sociale a tutti i livelli; adattare il dialogo sociale a un ambiente post-industriale. E ancora: aiutare i lavoratori nella transizione al mondo del lavoro (trasformando ad esempio il Fondo di adeguamento alla globalizzazione in un fondo europeo per la transizione); sviluppare programmi ad hoc per lottare contro la disoccupazione di lunga durata; promuovere la giustizia fiscale tra il lavoro e il capitale, operando, fra l’altro, per una giusta tassazione dell’economia digitale e sulla base imponibile comune consolidata per le società, o ancora, imponendo una tassa sulle transazioni finanziarie a livello Ue che ridurrebbe la volatilità dei mercati, la speculazione eccessiva e ristabilirebbe la giustizia fiscale.

Gli interventi

“La speranza non è solo un sentimento, ma un atteggiamento che può far nascere dinamiche. Le religioni sono chiamate a ricordare all’Europa che la nostra società è composta da persone umane, non da statistiche”. Questo un passaggio del discorso introduttivo di Jean Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) che ha aperto la conferenza a Bruxelles. “Diversi studi concordano sul fatto che molti posti di lavoro saranno cancellati dal cambiamento tecnologico e molti altri saranno creati dallo stesso cambiamento. Ad oggi però nessuno può dire con certezza se il saldo finale sarà positivo o negativo” ha esordito Patrizia Toia, nel suo ruolo di vice presidente della commissione parlamentare per l’industria, la ricerca e l’energia. “Il nostro ruolo di legislatori - ha continuato Toia - è chiederci come possiamo governare il cambiamento” dal momento che “non è automatico che il rischio diventi opportunità”. Perché ciò avvenga “occorre mettere le persone in grado di cogliere le opportunità che si creeranno e non subire passivamente gli stravolgimenti”.
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Lutto. Mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, vescovo emerito di Città di Castello https://www.lavoce.it/lutto-ronchi-vescovo-citta-di-castello/ Wed, 24 Oct 2018 16:29:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53201 ronchi

Questa notte presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia é deceduto mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, Vescovo emerito di Città di Castello.

Biografia

Il vescovo cappuccino era nato a Riolo Terme (RA) il 19 gennaio 1930. Ricevette l’ordinazione presbiterale a Faenza il 21 marzo 1953 e nello stesso anno fu inviato al Collegio internazionale di Roma per frequentare la facoltà di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana di Propaganda Fide, dove si laureò il 26 giugno 1956. É stato professore e direttore dello studentato cappuccino di Bologna. Nel 1960 partì missionario per la custodia di Lucknow in India, dove esercitò l’incarico di segretario e cancelliere vescovile e, alla morte del vescovo mons. Corrado De Vito, nel 1970, resse la diocesi in qualità di vicario capitolare fino al 1972. Rientrato in Italia con intenzione di passare nel nuovo territorio di missione nel Kambatta-Hadya in Etiopia, la Congregazione per l’evangelizzazione lo nominò Rettore Maggiore del Collegio di Propaganda Fide, incarico che tenne per 12 anni, cioè fino alla nomina a vescovo di Porto e Santa Rufina l’11 dicembre 1984. In seguito ad infermità, dovette rinunciare al governo di quella diocesi e si ritirò nel convento di san Giuseppe a Bologna, dove, il 7 febbraio 1991, gli giunse la nomina a vescovo di Città di Castello ove fece ingresso nel successivo mese di marzo. In diocesi viene ricordato con affetto per la sua amabilità e disponibilità ad essere prossimo con tutti coloro che chiedevano un conforto e per aver dato impulso a varie attività pastorali e caritative; portò a compimento il processo di beatificazione di sr. Florida Cevoli e di mons. Carlo Liviero. Il 16 giugno 2007 Benedetto XVI, a norma delle direttive del Codice di Diritto Canonico, ha accettato la rinuncia di mons. Pellegrino Tomaso Ronchi al governo della diocesi di Città di Castello ed ha nominato suo successore mons. Domenico Cancian. Per un lungo periodo mons. Ronchi ha continuato ad alloggiare in vescovado assieme al vescovo mons. Cancian e si é reso disponibile per supportare l’attività liturgica della parrocchia della Cattedrale. Da alcuni mesi, visto il peggioramento delle condizioni di salute, si era trasferito presso l’infermeria provinciale dei frati cappuccini umbri dove é stato amabilmente accudito. Mons. Domenico Cancian, appresa la notizia, ha espresso sentimenti di viva gratitudine per l’opera svolta da mons. Ronchi come vescovo di Città di Castello e per la sua esemplare testimonianza di vita come figlio di san Francesco d’Assisi.

Funerali

La camera ardente è stata allestita nella Cattedrale di Città di Castello a partire dalle ore 17 di oggi 24 ottobre 2018. Giovedì 25 ottobre alle ore 21 in Cattedrale avrà luogo una veglia di preghiera. La celebrazione esequiale si terrà venerdì 26 ottobre alle ore 10 nella Cattedrale di Città di Castello. La salma sarà successivamente tumulata nella Cripta del Duomo.]]>
ronchi

Questa notte presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia é deceduto mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, Vescovo emerito di Città di Castello.

Biografia

Il vescovo cappuccino era nato a Riolo Terme (RA) il 19 gennaio 1930. Ricevette l’ordinazione presbiterale a Faenza il 21 marzo 1953 e nello stesso anno fu inviato al Collegio internazionale di Roma per frequentare la facoltà di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana di Propaganda Fide, dove si laureò il 26 giugno 1956. É stato professore e direttore dello studentato cappuccino di Bologna. Nel 1960 partì missionario per la custodia di Lucknow in India, dove esercitò l’incarico di segretario e cancelliere vescovile e, alla morte del vescovo mons. Corrado De Vito, nel 1970, resse la diocesi in qualità di vicario capitolare fino al 1972. Rientrato in Italia con intenzione di passare nel nuovo territorio di missione nel Kambatta-Hadya in Etiopia, la Congregazione per l’evangelizzazione lo nominò Rettore Maggiore del Collegio di Propaganda Fide, incarico che tenne per 12 anni, cioè fino alla nomina a vescovo di Porto e Santa Rufina l’11 dicembre 1984. In seguito ad infermità, dovette rinunciare al governo di quella diocesi e si ritirò nel convento di san Giuseppe a Bologna, dove, il 7 febbraio 1991, gli giunse la nomina a vescovo di Città di Castello ove fece ingresso nel successivo mese di marzo. In diocesi viene ricordato con affetto per la sua amabilità e disponibilità ad essere prossimo con tutti coloro che chiedevano un conforto e per aver dato impulso a varie attività pastorali e caritative; portò a compimento il processo di beatificazione di sr. Florida Cevoli e di mons. Carlo Liviero. Il 16 giugno 2007 Benedetto XVI, a norma delle direttive del Codice di Diritto Canonico, ha accettato la rinuncia di mons. Pellegrino Tomaso Ronchi al governo della diocesi di Città di Castello ed ha nominato suo successore mons. Domenico Cancian. Per un lungo periodo mons. Ronchi ha continuato ad alloggiare in vescovado assieme al vescovo mons. Cancian e si é reso disponibile per supportare l’attività liturgica della parrocchia della Cattedrale. Da alcuni mesi, visto il peggioramento delle condizioni di salute, si era trasferito presso l’infermeria provinciale dei frati cappuccini umbri dove é stato amabilmente accudito. Mons. Domenico Cancian, appresa la notizia, ha espresso sentimenti di viva gratitudine per l’opera svolta da mons. Ronchi come vescovo di Città di Castello e per la sua esemplare testimonianza di vita come figlio di san Francesco d’Assisi.

Funerali

La camera ardente è stata allestita nella Cattedrale di Città di Castello a partire dalle ore 17 di oggi 24 ottobre 2018. Giovedì 25 ottobre alle ore 21 in Cattedrale avrà luogo una veglia di preghiera. La celebrazione esequiale si terrà venerdì 26 ottobre alle ore 10 nella Cattedrale di Città di Castello. La salma sarà successivamente tumulata nella Cripta del Duomo.]]>
“Migranti, dalla paura all’accoglienza” – Nota della Presidenza della Cei https://www.lavoce.it/migranti-dalla-paura-allaccoglienza-nota-della-presidenza-della-cei/ Fri, 20 Jul 2018 14:23:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52485

Pubblichiamo il testo integrale della nota difusa oggi dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana sulla questione dei migranti

«Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace. Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto. Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare. Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana Roma, 19 luglio 2018 ______ La Cei è intervenuta pochi mesi fa sul tema con un articolato documento in cui si ribadisce la posizione della Chiesa sulla questione dell'accoglienza dei migranti. Qui il testo del documento Cei «“Comunità accoglienti - Uscire dalla paura” Lettera alle comunità cristiane a 25 anni dal documento “Ero forestiero e mi avete ospitato” (1993-2018)» pubblicato il 20 maggio 2018 LEGGI I NOSTRI ARTICOLI SUL TEMA MIGRANTI  ]]>

Pubblichiamo il testo integrale della nota difusa oggi dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana sulla questione dei migranti

«Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace. Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto. Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare. Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana Roma, 19 luglio 2018 ______ La Cei è intervenuta pochi mesi fa sul tema con un articolato documento in cui si ribadisce la posizione della Chiesa sulla questione dell'accoglienza dei migranti. Qui il testo del documento Cei «“Comunità accoglienti - Uscire dalla paura” Lettera alle comunità cristiane a 25 anni dal documento “Ero forestiero e mi avete ospitato” (1993-2018)» pubblicato il 20 maggio 2018 LEGGI I NOSTRI ARTICOLI SUL TEMA MIGRANTI  ]]>
Viaggio in Armenia, paese di antica fede cristiana segnato dal genocidio https://www.lavoce.it/viaggio-in-armenia-paese-di-antica-fede-cristiana-segnato-dal-genocidio/ Thu, 12 Jul 2018 16:32:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52367

C’è stato un protagonista nel viaggio- pellegrinaggio dei Vescovi umbri in Armenia: non il monte Ararat, di biblica memoria, che con i suoi 5.000 metri e la calotta perennemente imbiancata giganteggia sulla capitale Erevan; non il paesaggio aspro degli altopiani, costellati di gole e incisi dal grande lago Sevan; non i monasteri antichi e moderni, austeri nei vari colori della pietra tufica con la quale sono costruiti in forme sostanzialmente immutate nel tempo, e che prevale anche negli interni disadorni. Protagonista è stato il popolo armeno, la sua storia gloriosa e sofferta, le prospettive e le incognite del suo presente. Prima nazione ad aver abbracciato ufficialmente la fede cristiana nel 301, dodici anni prima dell’editto di Costantino, che dichiarerà il cristianesimo religio licita nell’Impero romano, e 79 anni prima dell’editto di Teodosio, che la eleggerà a religione di Stato. Di tale primogenitura il popolo armeno va tuttora fiero, anche se gli è costata cara, e poche tracce di quel primo periodo sono sopravvissute alle distruzioni e alle guerre che periodicamente hanno afflitto una nazione che vive per più di due terzi dispersa nel mondo. Di tutte le persecuzioni, la più feroce è stata il genocidio perpetrato dalla Turchia negli anni della Grande guerra e costato un milione e mezzo di morti, tra quelli trucidati e quelli lasciati perire di fame e di sete nelle marce forzate e nei campi di prigionia. Il museo di Erevan, visitato anche da san Giovanni Paolo II e da Papa Francesco, è ricco di testimonianze documentarie e fotografiche sul “grande male”, come lo chiamano. Il quale è stato tra l’altro una sorta di “prova generale” della Shoah, iniziata un quarto di secolo dopo. Adolf Hitler ebbe infatti a dire, progettando lo sterminio degli ebrei: “Chi si ricorda ancora del genocidio armeno?” (Continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce). [gallery td_gallery_title_input="Viaggio in Armenia - CEU 2018" ids="52306,52305,52304,52303,52302,52301,52300,52299"]]]>

C’è stato un protagonista nel viaggio- pellegrinaggio dei Vescovi umbri in Armenia: non il monte Ararat, di biblica memoria, che con i suoi 5.000 metri e la calotta perennemente imbiancata giganteggia sulla capitale Erevan; non il paesaggio aspro degli altopiani, costellati di gole e incisi dal grande lago Sevan; non i monasteri antichi e moderni, austeri nei vari colori della pietra tufica con la quale sono costruiti in forme sostanzialmente immutate nel tempo, e che prevale anche negli interni disadorni. Protagonista è stato il popolo armeno, la sua storia gloriosa e sofferta, le prospettive e le incognite del suo presente. Prima nazione ad aver abbracciato ufficialmente la fede cristiana nel 301, dodici anni prima dell’editto di Costantino, che dichiarerà il cristianesimo religio licita nell’Impero romano, e 79 anni prima dell’editto di Teodosio, che la eleggerà a religione di Stato. Di tale primogenitura il popolo armeno va tuttora fiero, anche se gli è costata cara, e poche tracce di quel primo periodo sono sopravvissute alle distruzioni e alle guerre che periodicamente hanno afflitto una nazione che vive per più di due terzi dispersa nel mondo. Di tutte le persecuzioni, la più feroce è stata il genocidio perpetrato dalla Turchia negli anni della Grande guerra e costato un milione e mezzo di morti, tra quelli trucidati e quelli lasciati perire di fame e di sete nelle marce forzate e nei campi di prigionia. Il museo di Erevan, visitato anche da san Giovanni Paolo II e da Papa Francesco, è ricco di testimonianze documentarie e fotografiche sul “grande male”, come lo chiamano. Il quale è stato tra l’altro una sorta di “prova generale” della Shoah, iniziata un quarto di secolo dopo. Adolf Hitler ebbe infatti a dire, progettando lo sterminio degli ebrei: “Chi si ricorda ancora del genocidio armeno?” (Continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce). [gallery td_gallery_title_input="Viaggio in Armenia - CEU 2018" ids="52306,52305,52304,52303,52302,52301,52300,52299"]]]>