usura Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/usura/ Settimanale di informazione regionale Tue, 13 Jul 2021 15:11:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg usura Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/usura/ 32 32 Assisi. Flash mob per dire “no” all’azzardo: lo Stato non ci guadagni! FOTO | VIDEO https://www.lavoce.it/assisi-flash-mob-per-dire-no-allazzardo-lo-stato-non-ci-guadagni-foto-e-video-interviste/ Sat, 10 Jul 2021 12:06:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61353

Persone che vanno al bar è normale. Meno normale se si danno appuntamento un giorno preciso ad un'ora precisa, sapendo che il loro gesto è parte di una mobilitazione generale e che in altre parti d'Italia altri stanno facendo la stessa cosa: prendono un caffè in un bar che ha messo fuori le slot machine. Oggi in diverse città italiane, tra le quali anche Assisi, presso il Bar della Stazione e il Caffè dei Priori di Santa Maria degli Angeli si è tenuta la manifestazione-mobilitazione del 10 luglio promossa da The Economy of Francesco e Movimento SlotMob: una giornata di festa e democrazia economica per dire no all’azzardo “prendendo sul serio l’invito del papa rivolto ai giovani dell’Economia di Francesco: ‘Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra’”.

La parola ai protagonisti del flash mob

La testimonianza dei giovani Gabriele Sarnari e Giada Rosignoli (video: daniele Morini). Giada: Abbiamo scelto il bar della stazione dopo aver parlato con il gestore. Ci ha detto che aveva trovato le “macchinette” e non le aveva tolte, ma poi quando ha visto che andando ad aprire il bar trovava già ad aspettarlo persone che il giorno prima avevano perso molti soldi e si aspettavano di vincerli alle stesse macchinette, ha capito il danno che le slot fanno alle persone e al bene comune. E ha deciso di toglierle. https://youtu.be/lM9CX1mzzG8

Azzardo: sistema che alimenta usura e mafie

Oggi, affermano i promotori dell'iniziativa, “un pezzo della società civile italiana resiste al potere idolatrico del denaro come testimoniano quei baristi che rifiutano di vendere i prodotti dell’azzardo nei loro esercizi commerciali”. “Da una pandemia si può uscire migliori o peggiori di prima. La politica italiana - dicono i promotori della manifestazione - sembra non aver capito la lezione e continua nella strada dell’incentivo all’azzardo di massa che produce vittime e allarga le diseguaglianze sociali. Non si esce dalla crisi inondando il territorio di minicasinò, sale slot e vlt, lotterie istantanee, gratta e vinci, ecc. Trappole perfette di un sistema che alimenta usura e mafie”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" td_gallery_title_input="Immagini dell'evento presso il bar della stazione di Assisi (foto Daniele Morini)" ids="61358,61359,61360,61363"]

Stop ad uno Stato che prende soldi per l'azzardo

I promotori chiedono non di “limitare un danno” ma che siano fatte scelte che vanno alla radice del problema: chiedono di “togliere le concessioni dello Stato alle multinazionali di un settore generatore di un’economia malata”. “La vera dipendenza patologica è quella delle casse dello Stato verso le entrate gestite dall’industria dell’azzardo strutturalmente interessata alla ricerca del profitto”. “Non si può giustificare la permanenza dell’azzardo di massa con il ricatto occupazionale”, scrivono i promotori chiedendo che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) siano “indirizzate ad una riconversione economica capace di generare un lavoro degno”. Nuove entrate per l’erario, aggiungono, “vanno ricercate colpendo i paradisi fiscali e le forme di speculazione esistenti”.

La società civile dice NO, ma …

C'è l'esempio negativo di quanto avvenuto in Piemonte. “Con la scusa del ricatto occupazionale”, denunciano,  “nonostante la ferma opposizione della società civile responsabile e di tanti amministratori locali”, hanno eliminato “una legge regionale del 2016 che poneva degli ostacoli alla diffusione indiscriminata dell’azzardo”.

Il “gioco” legale non elimina quello illegale

“A livello nazionale - denunciano - si vuole togliere ogni intralcio alle lobby di azzardopoli”. La motivazione, smentita dai fatti e dalla relazione della Direzione nazionale antimafia, è che “il cosiddetto ‘gioco legale’ eliminerebbe quello ‘illegale’”.]]>

Persone che vanno al bar è normale. Meno normale se si danno appuntamento un giorno preciso ad un'ora precisa, sapendo che il loro gesto è parte di una mobilitazione generale e che in altre parti d'Italia altri stanno facendo la stessa cosa: prendono un caffè in un bar che ha messo fuori le slot machine. Oggi in diverse città italiane, tra le quali anche Assisi, presso il Bar della Stazione e il Caffè dei Priori di Santa Maria degli Angeli si è tenuta la manifestazione-mobilitazione del 10 luglio promossa da The Economy of Francesco e Movimento SlotMob: una giornata di festa e democrazia economica per dire no all’azzardo “prendendo sul serio l’invito del papa rivolto ai giovani dell’Economia di Francesco: ‘Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra’”.

La parola ai protagonisti del flash mob

La testimonianza dei giovani Gabriele Sarnari e Giada Rosignoli (video: daniele Morini). Giada: Abbiamo scelto il bar della stazione dopo aver parlato con il gestore. Ci ha detto che aveva trovato le “macchinette” e non le aveva tolte, ma poi quando ha visto che andando ad aprire il bar trovava già ad aspettarlo persone che il giorno prima avevano perso molti soldi e si aspettavano di vincerli alle stesse macchinette, ha capito il danno che le slot fanno alle persone e al bene comune. E ha deciso di toglierle. https://youtu.be/lM9CX1mzzG8

Azzardo: sistema che alimenta usura e mafie

Oggi, affermano i promotori dell'iniziativa, “un pezzo della società civile italiana resiste al potere idolatrico del denaro come testimoniano quei baristi che rifiutano di vendere i prodotti dell’azzardo nei loro esercizi commerciali”. “Da una pandemia si può uscire migliori o peggiori di prima. La politica italiana - dicono i promotori della manifestazione - sembra non aver capito la lezione e continua nella strada dell’incentivo all’azzardo di massa che produce vittime e allarga le diseguaglianze sociali. Non si esce dalla crisi inondando il territorio di minicasinò, sale slot e vlt, lotterie istantanee, gratta e vinci, ecc. Trappole perfette di un sistema che alimenta usura e mafie”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" columns="2" td_gallery_title_input="Immagini dell'evento presso il bar della stazione di Assisi (foto Daniele Morini)" ids="61358,61359,61360,61363"]

Stop ad uno Stato che prende soldi per l'azzardo

I promotori chiedono non di “limitare un danno” ma che siano fatte scelte che vanno alla radice del problema: chiedono di “togliere le concessioni dello Stato alle multinazionali di un settore generatore di un’economia malata”. “La vera dipendenza patologica è quella delle casse dello Stato verso le entrate gestite dall’industria dell’azzardo strutturalmente interessata alla ricerca del profitto”. “Non si può giustificare la permanenza dell’azzardo di massa con il ricatto occupazionale”, scrivono i promotori chiedendo che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) siano “indirizzate ad una riconversione economica capace di generare un lavoro degno”. Nuove entrate per l’erario, aggiungono, “vanno ricercate colpendo i paradisi fiscali e le forme di speculazione esistenti”.

La società civile dice NO, ma …

C'è l'esempio negativo di quanto avvenuto in Piemonte. “Con la scusa del ricatto occupazionale”, denunciano,  “nonostante la ferma opposizione della società civile responsabile e di tanti amministratori locali”, hanno eliminato “una legge regionale del 2016 che poneva degli ostacoli alla diffusione indiscriminata dell’azzardo”.

Il “gioco” legale non elimina quello illegale

“A livello nazionale - denunciano - si vuole togliere ogni intralcio alle lobby di azzardopoli”. La motivazione, smentita dai fatti e dalla relazione della Direzione nazionale antimafia, è che “il cosiddetto ‘gioco legale’ eliminerebbe quello ‘illegale’”.]]>
USURA. Storia di chi si trova in situazioni disperate e di chi prova a dare aiuto https://www.lavoce.it/usura-storia/ Mon, 26 Apr 2021 10:38:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60336 Calcolatrice e soldi su un tavolo, segno di debiti e usura

Il caso è proprio di questi giorni. Una persona e la sua famiglia nella disperazione più nera. “Questa persona ha un’azienda agraria e ha perso casa e stalla col terremoto del 2016. Ora che è sopraggiunta la pandemia non sa più come andare avanti e si è rivolta alla nostra Fondazione”. A parlare è Paolo Tiecco, volontario presso la Fondazione Umbria contro l’usura Onlus, dove si occupa dell’ascolto di chi chiede aiuto. “Collaboro nella Fondazione da diversi anni, sono addetto alle ‘audizioni’, ovvero al primo incontro con gli assistiti che fino a prima del Covid era in presenza mentre ora è telefonico. Poi porto avanti la pratica presentando la persona presso il Consiglio della Fondazione e proponendo una mia soluzione sulla quale il consiglio delibera”, racconta Tiecco.

Ascolta l'intervista a Paolo Tiecco su Umbria radio

La parte più difficile del suo compito? Rispondere che per quella situazione la Fondazione non può fare molto. “In questi anni di volontariato credo di aver fatto circa 400 audizioni. Da un primo colloquio so già dire se la situazione è idonea ad essere presa in carico e quando non lo è risulta sempre doloroso”.

Negli ultimi giorni Paolo sta portando avanti una pratica speciale, una piccola battaglia per il caso dell’imprenditore agricolo terremotato.

Il caso: le difficoltà di un imprenditore agricolo dopo terremoto e pandemia

“Questa persona, umbra, di circa 40 anni, vive con la sua famiglia in una casetta della Protezione civile e anche il suo bestiame è allocato in stalle provvisorie montate sempre dalla Protezione civile. Ci ha chiamato e come di consueto mi sono fatto raccontare la sua storia, la situazione debitoria e quella patrimoniale”. A questo punto però Paolo ha capito che qualcosa non andava. “Per noi i redditi purtroppo sono un requisito fondamentale in quanto non possiamo regalare soldi, possiamo solo coprire i debiti dell’assistito attraverso un finanziamento che produce una rata e dobbiamo essere certi che questa rata sia sostenibile.

Purtroppo è così, disponiamo di fondi pubblici di cui dobbiamo rendere conto, quindi è normale ci siano delle regole ben precise. Alla fine del colloquio dunque ho dovuto dire a questa persona che sarebbe stato difficile per noi intervenire soprattutto per la mancanza di un reddito”. Il reddito a dire il vero c’è, ma è troppo basso per sostenere una rata. “Ovviamente non abbandoniamo nessuno – ci tiene a precisare Tiecco - , anche quando vediamo che la situazione sembra difficile lasciamo sempre un margine di disponibilità, ci risentiamo”.

In questo caso però la storia non è terminata qui. “Dopo alcuni giorni ci ha chiamato il padre di questo imprenditore agricolo, pregandoci di trovare un modo di agire poiché il figlio, a suo dire, aveva già tentato due volte il suicidio per via della situazione debitoria in cui si trova e adesso stava rischiando di perdere anche i trattori a causa di un contratto di leasing cui questi sono legati”. Paolo quindi ha deciso di invitare il padre dell’assistito nella sede della Fondazione, per capire meglio se questa volta fosse il caso di mandare avanti la pratica comunque.

“Ho riascoltato il racconto di questo padre e ho deciso di provare a fare qualcosa. Proporrò in questi giorni il caso dell’imprenditore agricolo al comitato di valutazione che è un nucleo ristretto di consiglieri nel quale, con la presenza della persona assistita, vengono ripercorse le tappe della sua storia e della sua situazione. Poi il comitato esprime un parere che se favorevole porta la pratica al successivo consiglio direttivo per la delibera. Non sarà facile da gestire ma dovremo trovare un modo”. Paolo in questo caso non è riuscito a dire di no. “Per lo meno vorrei che la responsabilità di dire sì o no fosse condivisa con i consiglieri”.

Come prevenire l'usura

Del Consiglio fanno parte tutti i 17 soci della Fondazione, fra cui la Regione Umbria, i Comuni di Perugia, Gubbio, Terni, Foligno e Città di Castello, tutte le diocesi umbre, Confindustria, Confartigianato e alcuni sindacati come Cisl e Cgil.

“Nell’ultimo anno le storie come questa sono sempre di più, l’onda lunga della crisi partita ben prima della pandemia si fa sentire”, commenta il consigliere di Cisl Francesco Marini.

Oltre all’attività della Fondazione, come prevenire il moltiplicarsi di tali situazioni? “Quest’anno bisognerebbe cristallizzare non solo i debiti, ma anche tutti i pagamenti che non è possibile onorare – afferma Marini - . Ci sono davvero tante persone che, nonostante la cassa integrazione, non riescono a provvedere a tutte le spese e quando anche gli ammortizzatori verranno meno, il rischio usura è elevato”.

Non solo aiuti da parte dello Stato però per prevenire un fenomeno come quello dell’usura. “La prevenzione è fondamentale e necessaria - affermano da Confindustria Umbria - , così come l’educazione alla cultura della legalità. Bisogna intervenire con azioni di sensibilizzazione soprattutto verso le giovani generazioni, specialmente verso gli studenti delle scuole medie superiori, facendo comprendere quanto sia importante un corretto e responsabile uso del denaro”.

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Calcolatrice e soldi su un tavolo, segno di debiti e usura

Il caso è proprio di questi giorni. Una persona e la sua famiglia nella disperazione più nera. “Questa persona ha un’azienda agraria e ha perso casa e stalla col terremoto del 2016. Ora che è sopraggiunta la pandemia non sa più come andare avanti e si è rivolta alla nostra Fondazione”. A parlare è Paolo Tiecco, volontario presso la Fondazione Umbria contro l’usura Onlus, dove si occupa dell’ascolto di chi chiede aiuto. “Collaboro nella Fondazione da diversi anni, sono addetto alle ‘audizioni’, ovvero al primo incontro con gli assistiti che fino a prima del Covid era in presenza mentre ora è telefonico. Poi porto avanti la pratica presentando la persona presso il Consiglio della Fondazione e proponendo una mia soluzione sulla quale il consiglio delibera”, racconta Tiecco.

Ascolta l'intervista a Paolo Tiecco su Umbria radio

La parte più difficile del suo compito? Rispondere che per quella situazione la Fondazione non può fare molto. “In questi anni di volontariato credo di aver fatto circa 400 audizioni. Da un primo colloquio so già dire se la situazione è idonea ad essere presa in carico e quando non lo è risulta sempre doloroso”.

Negli ultimi giorni Paolo sta portando avanti una pratica speciale, una piccola battaglia per il caso dell’imprenditore agricolo terremotato.

Il caso: le difficoltà di un imprenditore agricolo dopo terremoto e pandemia

“Questa persona, umbra, di circa 40 anni, vive con la sua famiglia in una casetta della Protezione civile e anche il suo bestiame è allocato in stalle provvisorie montate sempre dalla Protezione civile. Ci ha chiamato e come di consueto mi sono fatto raccontare la sua storia, la situazione debitoria e quella patrimoniale”. A questo punto però Paolo ha capito che qualcosa non andava. “Per noi i redditi purtroppo sono un requisito fondamentale in quanto non possiamo regalare soldi, possiamo solo coprire i debiti dell’assistito attraverso un finanziamento che produce una rata e dobbiamo essere certi che questa rata sia sostenibile.

Purtroppo è così, disponiamo di fondi pubblici di cui dobbiamo rendere conto, quindi è normale ci siano delle regole ben precise. Alla fine del colloquio dunque ho dovuto dire a questa persona che sarebbe stato difficile per noi intervenire soprattutto per la mancanza di un reddito”. Il reddito a dire il vero c’è, ma è troppo basso per sostenere una rata. “Ovviamente non abbandoniamo nessuno – ci tiene a precisare Tiecco - , anche quando vediamo che la situazione sembra difficile lasciamo sempre un margine di disponibilità, ci risentiamo”.

In questo caso però la storia non è terminata qui. “Dopo alcuni giorni ci ha chiamato il padre di questo imprenditore agricolo, pregandoci di trovare un modo di agire poiché il figlio, a suo dire, aveva già tentato due volte il suicidio per via della situazione debitoria in cui si trova e adesso stava rischiando di perdere anche i trattori a causa di un contratto di leasing cui questi sono legati”. Paolo quindi ha deciso di invitare il padre dell’assistito nella sede della Fondazione, per capire meglio se questa volta fosse il caso di mandare avanti la pratica comunque.

“Ho riascoltato il racconto di questo padre e ho deciso di provare a fare qualcosa. Proporrò in questi giorni il caso dell’imprenditore agricolo al comitato di valutazione che è un nucleo ristretto di consiglieri nel quale, con la presenza della persona assistita, vengono ripercorse le tappe della sua storia e della sua situazione. Poi il comitato esprime un parere che se favorevole porta la pratica al successivo consiglio direttivo per la delibera. Non sarà facile da gestire ma dovremo trovare un modo”. Paolo in questo caso non è riuscito a dire di no. “Per lo meno vorrei che la responsabilità di dire sì o no fosse condivisa con i consiglieri”.

Come prevenire l'usura

Del Consiglio fanno parte tutti i 17 soci della Fondazione, fra cui la Regione Umbria, i Comuni di Perugia, Gubbio, Terni, Foligno e Città di Castello, tutte le diocesi umbre, Confindustria, Confartigianato e alcuni sindacati come Cisl e Cgil.

“Nell’ultimo anno le storie come questa sono sempre di più, l’onda lunga della crisi partita ben prima della pandemia si fa sentire”, commenta il consigliere di Cisl Francesco Marini.

Oltre all’attività della Fondazione, come prevenire il moltiplicarsi di tali situazioni? “Quest’anno bisognerebbe cristallizzare non solo i debiti, ma anche tutti i pagamenti che non è possibile onorare – afferma Marini - . Ci sono davvero tante persone che, nonostante la cassa integrazione, non riescono a provvedere a tutte le spese e quando anche gli ammortizzatori verranno meno, il rischio usura è elevato”.

Non solo aiuti da parte dello Stato però per prevenire un fenomeno come quello dell’usura. “La prevenzione è fondamentale e necessaria - affermano da Confindustria Umbria - , così come l’educazione alla cultura della legalità. Bisogna intervenire con azioni di sensibilizzazione soprattutto verso le giovani generazioni, specialmente verso gli studenti delle scuole medie superiori, facendo comprendere quanto sia importante un corretto e responsabile uso del denaro”.

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L’Università di Perugia si impegna nella lotta contro usura e racket https://www.lavoce.it/universita-perugia-usura-racket/ Thu, 22 Nov 2018 16:23:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53443 racket

"L'attività di prevenzione per un fenomeno come l'usura è fondamentale in quanto spesso le vittime non denunciano l'usuraio sia perché hanno paura delle ritorsioni, sia perché l'usuraio è l'unico che gli ha aperto la porta in un momento di difficoltà". Ad affermarlo Alberto Bellocchi, presidente della Fondazione Umbria contro l'usura, nell'ambito del convegno "Etica e legalità. La prevenzione dei fenomeni di usura, estorsione e ludopatia" tenutosi oggi pomeriggio, 22 novembre, all'Aula Magna del Dipartimento di Filosofia e Scienze sociali dell'Università di Perugia.

Il protocollo d'intesa sulle iniziative contro racket e usura

L'evento è stato organizzato dalla Prefettura di Perugia in collaborazione con l'Università ed è stato anche l’occasione per la sottoscrizione, da parte del rettore Franco Moriconi, di un protocollo d'intesa con il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Domenico Cuttaia, e con CONSAP SpA. L'accordo prevede il coinvolgimento dell’Università al fine della diffusione delle iniziative di contrasto al racket e all’usura, con l’obiettivo di incrementare le denunce e l’emersione degli illeciti anche grazie ad una campagna di informazione presso gli studenti sui danni e le ricadute economiche di tali fenomeni, nonché una collaborazione con docenti, ricercatori e personale per il miglioramento della legislazione pertinente. "Nei prossimi giorni verranno delegati dal Rettore due professori che insieme al Ministero dell'Interno realizzeranno iniziative informative per il territorio - ha spiegato il professor Massimiliano Marianelli, delegato del Rettore per la didattica -. Il protocollo è già stato firmato da altre università italiane e noi ci inseriamo in questa rete perché attraverso di essa possiamo informare in primo luogo i giovani. È bene ricordare anche l'usura è strettamente connessa con la ludopatia".

I relatori del convegno

Il convegno ha affrontato le tematiche in maniera interdisciplinare con gli interventi dei docenti dell’Ateneo Luca Ferrucci (Dipartimento di Economia), Chiara Pazzagli (Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione), Enrico Carloni(Scienze Politiche) e Uliano Conti (Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione). "Usura, ludopatia ed estorsione sono tre grandi illusioni dell'uomo - ha affermato il prof Ferrucci -. La ludopatia è l'illusione di diventare ricchi senza lavorare, l'usura è l'illusione di pagare i debiti con debiti più grandi e l'estorsione è l'illusione di sentirsi protetti pagando il pizzo". (L'articolo completo con gli interventi dei relatori sarà pubblicato sul numero 43 de La Voce in uscita il 30 novembre).]]>
racket

"L'attività di prevenzione per un fenomeno come l'usura è fondamentale in quanto spesso le vittime non denunciano l'usuraio sia perché hanno paura delle ritorsioni, sia perché l'usuraio è l'unico che gli ha aperto la porta in un momento di difficoltà". Ad affermarlo Alberto Bellocchi, presidente della Fondazione Umbria contro l'usura, nell'ambito del convegno "Etica e legalità. La prevenzione dei fenomeni di usura, estorsione e ludopatia" tenutosi oggi pomeriggio, 22 novembre, all'Aula Magna del Dipartimento di Filosofia e Scienze sociali dell'Università di Perugia.

Il protocollo d'intesa sulle iniziative contro racket e usura

L'evento è stato organizzato dalla Prefettura di Perugia in collaborazione con l'Università ed è stato anche l’occasione per la sottoscrizione, da parte del rettore Franco Moriconi, di un protocollo d'intesa con il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Domenico Cuttaia, e con CONSAP SpA. L'accordo prevede il coinvolgimento dell’Università al fine della diffusione delle iniziative di contrasto al racket e all’usura, con l’obiettivo di incrementare le denunce e l’emersione degli illeciti anche grazie ad una campagna di informazione presso gli studenti sui danni e le ricadute economiche di tali fenomeni, nonché una collaborazione con docenti, ricercatori e personale per il miglioramento della legislazione pertinente. "Nei prossimi giorni verranno delegati dal Rettore due professori che insieme al Ministero dell'Interno realizzeranno iniziative informative per il territorio - ha spiegato il professor Massimiliano Marianelli, delegato del Rettore per la didattica -. Il protocollo è già stato firmato da altre università italiane e noi ci inseriamo in questa rete perché attraverso di essa possiamo informare in primo luogo i giovani. È bene ricordare anche l'usura è strettamente connessa con la ludopatia".

I relatori del convegno

Il convegno ha affrontato le tematiche in maniera interdisciplinare con gli interventi dei docenti dell’Ateneo Luca Ferrucci (Dipartimento di Economia), Chiara Pazzagli (Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione), Enrico Carloni(Scienze Politiche) e Uliano Conti (Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione). "Usura, ludopatia ed estorsione sono tre grandi illusioni dell'uomo - ha affermato il prof Ferrucci -. La ludopatia è l'illusione di diventare ricchi senza lavorare, l'usura è l'illusione di pagare i debiti con debiti più grandi e l'estorsione è l'illusione di sentirsi protetti pagando il pizzo". (L'articolo completo con gli interventi dei relatori sarà pubblicato sul numero 43 de La Voce in uscita il 30 novembre).]]>
Troppo poche risorse contro gli strozzini https://www.lavoce.it/troppo-poche-risorse-contro-gli-strozzini/ Thu, 12 May 2016 09:00:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46182 usura-cmykCon la disoccupazione e la crisi economica nelle famiglie entrano meno soldi ma le spese (bollette varie, rate del mutuo, tasse) non sono diminuite, anzi… Così i risparmi se ne vanno e basta un imprevisto (la lavatrice o l’auto che si rompe, una malattia, l’impossibilità di restituire un prestito ricevuto quando le cose andavano bene) per precipitare nell’abisso. Per i piccoli imprenditori poi basta un lavoro non pagato o un macchinario che si rompe per vedere sfumare il progetto di una vita. Le banche non fanno credito senza solide garanzie e i prestiti “facili” delle varie finanziarie hanno tassi e condizioni da usura.
E così anche in Umbria sono sempre di più i disperati che finiscono per rivolgersi agli usurai veri, i quali si presentano nelle vesti di “falsi amici” in grado di salvare la situazione. Statistiche ufficiali non ce ne sono perchè l’usura – ha detto l’ex magistrato Alberto Bellocchi – è un reato strisciante e il fatto che raramente venga denunciato dipende da una sorta di Sindrome di Stoccolma che lega la vittima al suo persecutore. “Ad un piccolo imprenditore che naviga in cattive acque nessuna banca presta soldi e quando trova qualcuno che lo fa, questi per lui diventa un benefattore”.
Bellocchi dal 2008 è presidente della Fondazione Umbria contro l’usura, la cui assemblea annuale si è svolta la scorsa settimana a Palazzo Donini. “Basta una ventata – ha detto – e ti ritrovi nel dramma. Dal nostro osservatorio – ha spiegato – abbiamo rilevato come la crisi economica e di lavoro ha creato danni tali per cui per molte famiglie, per molti artigiani, per molti commercianti e per molte piccole imprese, avendo esaurito ogni loro riserva, si è creata una situazione tale per cui è quasi impossibile ipotizzare un aiuto che sia risolutivo”.
Fino a qualche anno fa – ha continuato – l’usura era un fenomeno circoscritto a situazioni di imprenditori che avevano rischiato troppo e di persone che avevano male amministrato il loro bilancio familiare. Adesso invece le vittime sono sempre di più famiglie normali, anche con più di uno stipendio, che non riscono più a fare fronte alle necessarie spese quotidiane. “Sono centinaia le telefonate – ha riferito l’ex magistrato – che pervengono al nostro ufficio. Quasi sempre l’ interlocutore descrive una realtà di violenta crisi economica, spesso purtroppo non disgiunta da problemi familiari e personali assolutamente drammatici”.
La Fondazione Umbria contro l’usura è stata costituita nel 1996 proprio per soccorrere e prestare assistenza, anche legale, alle vittime dell’usura. Si tratta di una onlus finanziata da Stato, Regione, alcuni Comuni umbri, dalla Conferenza episcopale umbra e da sindacati e associazioni di categoria degli imprenditori.
In 20 anni ha prestato fideiussioni e altri servizi di tutela e garanzia a vittime e potenziali vittime dell’usura per circa 20 milioni di euro, con una media dunque di un milione di euro all’anno. Con il perdurare della crisi economica – come detto – aumentano i rischi di finire nella rete della usura, spesso infiltrata e gestita dalla criminalità organizzata. Ci sarebbe dunque più bisogno di aiuti ma la Fondazione si trova invece con meno soldi, tanto che nel 2015 ha potuto prestare fideiussioni per poco più di 500.000 euro ad una trentina di soggetti. Una somma che è dunque la metà della media erogata negli anni precedenti perchè lo Stato e la Regione, che sono i maggiori finanziatori della onlus – ha detto Bellocchi – hanno diminuito i contributi annuali e quelli di molti altri soci, “pur modesti, arrivano con grande ritardo”.
II Ministero delle finanze ha tagliato di un terzo i suoi contributi e i 200 milioni per il 2015 della Regione, il secondo maggior finanziatore della fondazione, devono ancora arrivare anche se da Palazzo Donini è giunta l’assicurazione che questo avverrà prossimamente.
La Fondazione poi negli anni scorsi ha dovuto affrontare un’altra disavventura, quella della cosiddetta “ragioniera infedele” Claudia Pasqua, che è stata condannata in via definitiva a 3 anni di carcere per reati connessi alla sua gestione dei fondi della onlus. Dovrà inoltre risarcire alla fondazione stessa più di un milione di euro. Adesso cominceranno le procedure esecutive per il recupero di questa somma ma i tempi saranno inevitabilmente lunghi per cui la Fondazione, per contenere le spese, ha ridotto il tetto delle sue fideiussioni e ha anche cambiato la sua sede.

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Senza timor di Dio “non sarai felice” https://www.lavoce.it/senza-timor-di-dio-non-sarai-felice/ Sat, 14 Jun 2014 16:42:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25593 Papa Francesco, lo hanno capito tutti, è il papa della misericordia. Lo ha detto in mille modi, in tutti i toni, sembrando persino eccessivo, aprendosi al dialogo con tutti, usando pazienza e comprensione. Anche i suoi gesti sono improntati all’apertura, al coinvolgimento, lasciandosi travolgere dall’affetto e dalla confidenza esuberante delle persone di qualsiasi tipo che riempiono piazza San Pietro fino all’inverosimile.

Accade però che mercoledì scorso), secondo programma, doveva spiegare uno dei doni dello Spirito santo che sono sette – li ricordo: sapienza, intelligenza, scienza, consiglio, fortezza, pietà e timore del Signore – proprio l’ultimo, il timore. In senso biblico timore non significa paura, panico, terrore, stare sotto minaccia o condanna. Vuol dire piuttosto avere il dovuto rispetto di Dio, del suo mistero, della trascendenza, della sua maestà, della sua immensa grandezza e potenza, del suo amore, della santità del suo nome impronunciabile, da non nominare invano.

A proposito del nome proprio questa mattina incrociando una giovane coppia, ho sentito con raccapriccio, tanto era forte nel tono e nell’espressione, una bestemmia detta con disinvoltura e leggerezza senza rabbia da una bella ragazza a passeggio con il suo ragazzo. E pensare che oltre alla sfida verbale nei confronti di Dio che una volgare bestemmia evoca, vi sono sfide comportamentali per i quali si deve ricorrere al perdono e alla misericordia di Dio e anche degli uomini ed avere pazienza e compassione essendo tutti soggetti alla trasgressione morale.

Ma, dice il Papa, bisogna invocare il dono del “timore di Dio” e ricordare che le azioni hanno un peso e sono sottomesse a valutazione e misura nella bilancia della giustizia divina, alla quale si appellano nella Bibbia e nella storia le innumerevoli vittime innocenti dell’ingiustizia e della violenza umana. Pensiamo ai massacri, guerre, atrocità che non dobbiamo neppure descrivere tanto sono sotto i nostri occhi. Il Papa cita alcune categorie di persone che non condanna all’inferno, ma delicatamente afferma che non saranno felici “dall’altra parte” e non possono esserlo neppure da questa parte agli occhi di se stessi e dei loro simili. Non lo dice il buon papa Francesco, ma dovrebbero vergognarsi di esistere.

Per ironia della sorte, quando il Papa ha fatto questo discorso, i telegiornali erano pieni – e sono ogni giorno pieni – di truffe, frodi alimentari e commerciali, tangenti, usura (persino le banche a tassi usurai), ufficiali di Guardia di Finanza accusati di corruzione, fabbriche chiuse per mancanza di finanziamenti delle banche, violenze, uccisioni e via dicendo. Se pensiamo a popoli in guerra le atrocità e le sofferenze sono da elevare alla milionesima potenza. rispetto a noi. Evocare il timore del Signore, vuol dire convertirsi al bene e trovare in ciò la serenità interiore e la gioia, altrimenti “Non sarai felice”.

Si può avere timore anche dell’amore, nel senso di temere di non essere all’altezza della persona amata, di non esserne degno e meritevole. Quindi il timore del Signore vuol dire riconoscere i propri limiti, la subordinazione all’essere e al volere di Dio, convincersi che non siamo padroni della vita e del nostro ultimo destino.

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A Gubbio la crisi è ancora più dura che altrove https://www.lavoce.it/a-gubbio-la-crisi-e-ancora-piu-dura-che-altrove/ Thu, 17 Apr 2014 10:30:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24483 I candidati sindaci del comune di Gubbio. Da sin. Palazzari, Rughi, Lupinio, Stirati, Gagliardi
I candidati sindaci del comune di Gubbio. Da sin. Palazzari, Rughi, Lupinio, Stirati, Gagliardi

È il lavoro la vera emergenza della fascia appenninica, dove l’area Gubbio, Gualdo Tadino e Nocera Umbra sta pagando più di tutte le altre l’impoverimento determinato dalla crisi. I dati sull’andamento medio reale dei redditi per contribuente relativi agli ultimi cinque anni “confermano in pieno – sottolinea la Cgil Alta Umbria con Alessandro Piergentili – quanto insieme con le altre organizzazioni sindacali andiamo dicendo da tempo”.

Le cifre sono impietose: rapportando le dichiarazione dei redditi del 2013 con quelle del 2008 emerge un impoverimento dell’Umbria del 6,6%. Gubbio registra un -8,9%, il più alto tra i Comuni sopra i 30 mila abitanti; Gualdo Tadino -8,2%, Nocera Umbra -10,6%, Fossato di Vico -7,5%. Tutti gli altri, magra consolazione, sono in linea con l’indice regionale.

La causa? “Prevalentemente – specifica Piergentili – la perdita di lavoro e la chiusura di aziende”. Le prospettive purtroppo non sembrano incoraggianti, basti pensare a quanto avviene per la ex Sirio ecologica, la cui asta per l’acquisto definitivo di licenze e strutture va costantemente deserta; la prossima scadenza è per il mese di ottobre.

“Nei primi tre mesi dell’anno – aggiunge Piergentili – gli uffici di Patronato Inca di Gubbio e di Gualdo Tadino hanno presentato 160 domande di disoccupazione a Gubbio e 180 a Gualdo Tadino”. Una tendenza che purtroppo non sembra arrestarsi, complicata dalle difficoltà che coinvolgono anche i cementifici, intorno ai quali l’Eugubino (e non solo) ha costruito da decenni la sua economia e fortuna.

“È necessario – conclude il sindacalista – che le forze politiche che si competono la guida di tutti i Comuni della fascia appenninica, con la Regione e le parti datoriali, elaborino proposte concrete per un piano straordinario del lavoro. Esso dovrà contenere scelte chiare sull’occupazione e su un nuovo modello di sviluppo, e fare leva non solo sulle risorse europee ma anche su quelle nazionali, chiamando in causa il sistema del credito”.

Nel frattempo, magari, si dovrebbe fare in modo di dare il via a tutti quei progetti che, avendo acquisito i pareri di legge e doverosi approfondimenti, potrebbero contribuire a dare una prima risposta, anche in prospettiva. Viene in mente quello relativo alle logge dei Tiratori, un investimento privato di 2.700.000 euro, apprezzato, non da ora, dal mondo sindacale e dalle associazioni di categoria.

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Più sicurezza con l’aiuto dei cittadini https://www.lavoce.it/piu-sicurezza-con-laiuto-dei-cittadini/ Thu, 03 Apr 2014 17:04:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24128 Carmelo Gugliotta
Carmelo Gugliotta

La vera sicurezza si ha quando c’è anche legalità, e ha bisogno della collaborazione dei cittadini. Lo sottolinea il nuovo questore di Perugia Carmelo Gugliotta in un’intervista a La Voce. “La legalità – spiega – crea sicurezza e benessere e quindi conviene a tutti”. Gugliotta è arrivato a Perugia all’inizio dell’anno da Messina, dopo una carriera in polizia che lo ha visto impegnato con vari ruoli in fronti difficili come quelli della Sicilia e della Calabria. In Umbria – dice – ha trovato cittadini che collaborano attivamente con le forze di polizia, e una rete di associazioni spontanee promotrici di progetti che contribuiscono anche alla tutela della sicurezza. Come si spiegano allora i risultati dell’ultimo rapporto Istat secondo il quale nell’arco di un ventennio (1993-2013) l’Umbria è passata dall’ottavo al terzo posto nella classifica delle regioni italiane sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini? Soltanto gli abitanti di due grandi regioni come Lazio e Lombardia avvertono più alto il rischio di potere essere vittima di attività criminali. E questo anche se, per numero di reati in rapporto alla popolazione, la situazione dell’Umbria è migliore di quella della media nazionale e del centro Italia. Alcune risposte ai dati di questo rapporto vengono dal questore e dal suo capo di gabinetto, Salvatore Barba, da molti anni in servizio a Perugia dopo esperienze a Genova e in Lombardia. La prima considerazione è che gli abitanti dell’Umbria erano abituati ad una vita molto più tranquilla di tante altre realtà. Per cui, anche con livelli di criminalità inferiori alla media italiana, gli umbri si sentono sempre più preoccupati e insicuri. “Si è infatti accentuata – spiega il questore – la differenza tra il livello di sicurezza reale e quello della sicurezza percepita dalle persone. Un senso di insicurezza che deriva anche dalla situazione economica e dalla conseguente preoccupazione delle famiglie”. Paure e timori – continua il questore – alimentate anche da certi titoli allarmistici dei giornali. Eppure in provincia di Perugia, con importanti operazioni di polizia come l’operazione “Pitbull”, che ha sgominato un’organizzazione di una quarantina di persone (romeni e albanesi) che svaligiavano case e negozi, negli ultimi tre mesi i furti si sono dimezzati. L’auto della polizia che passa tra la gente – spiega ancora il questore – aumenta la “percezione della sicurezza” nei cittadini, ma per la tutela della sicurezza reale è invece molto più efficace il lavoro quotidiano e nascosto dei tanti poliziotti in borghese.

Ci sono poi dati statistici che alimentano paura e allarme ma che non rispecchiano la realtà. A Perugia – osserva Barba – ci sono più di 20.000 studenti universitari e in Umbria sono decine di migliaia i turisti, la cui presenza altera gli indici del rapporto tra reati e numero di residenti. Come nel caso dei morti per droga. Per la sua posizione geografica e per la presenza di tanti giovani Perugia, è una piazza interessante per il mercato degli stupefacenti. Molte delle vittime della droga a Perugia e in Umbria provengono però da altre regioni, e questo contribuisce a falsare quell’indice del rapporto tra morti e abitanti. Per stroncare questo mercato la questura, oltre che a combattere con successo spacciatori e trafficanti di droga, interviene con fogli di via per i loro clienti. Provvedimenti che impediscono loro di tornare a Perugia per tre anni, riducendo la richiesta di droga sulla piazza perugina. I risultati già ci sono: nell’ultimo anno si è ridotto il numero di overdosi anche mortali e, soprattutto, trafficanti e spacciatori hanno avvertito che il clima a Perugia e in Umbria sta cambiando e che la loro attività è diventata più rischiosa. Il lavoro della questura e delle altre forze di polizia sta infatti producendo risultati positivi anche grazie alla collaborazione della gente. Associazioni e cittadini – sottolinea Gugliotta – “stanno collaborando in modo intelligente con segnalazioni utili e appropriate”. Il questore cita il caso dell’associazione MappiAmo Perugia, con un sito internet dove i cittadini in gran numero stanno immettendo immagini e segnalazioni delle tante cose che non vanno. Una rete di dati, con relativa mappa, utile agli amministratori pubblici ma anche alla polizia per questioni e fatti riguardanti la sicurezza. Ma sono tante le associazioni spontanee di cittadini, sorte nei quartieri e in altre realtà, con le quali – sottolinea il questore – “vorrei trovare una intesa ancora maggiore per iniziative specifiche”. Però anche nella realtà perugina e umbra ci sono “zone grigie”di interessi diffusi non sempre cristallini. Speculazioni immobiliari e guadagni da affitti in nero o con prestanome per alloggiare persone poco raccomandabili (ladri, spacciatori, ecc.), riciclaggio di capitali sporchi da parte di organizzazioni criminali, usura, sfruttamento della prostituzione e gioco d’azzardo. Problemi e situazioni che magistratura e forze di polizia possono affrontare e combattere meglio solo con la collaborazione della gente. Una collaborazione – ripete il questore – non soltanto utile ma indispensabile. Che però non è sufficiente se non affiancata dal rispetto delle regole e delle leggi da parte di tutti. Nei comportamenti quotidiani, dal rispetto del codice della strada al pagamento delle tasse: perché chi evade danneggia gli altri e, nel caso di imprenditori e aziende, opera in concorrenza sleale nelle attività economiche. Perciò la questura è impegnata con tante iniziative anche nelle scuole per fare capire che con il rispetto della legalità la società è migliore. Gugliotta assicura che ci sono mezzi e uomini sufficienti per garantire la sicurezza in provincia di Perugia, ma che una riorganizzazione della spesa in questo settore è possibile eliminando anche alcuni presidi sul territorio per utilizzare meglio le forze disponibili. Auspica anche una giustizia più rapida, e soprattutto una “pena certa e subito” perché un garantismo talvolta eccessivo, nei fatti, non aiuta la gente onesta. Temi questi che saranno anche oggetto dell’incontro che il card. Gualtiero Bassetti avrà con gli uomini e donne della polizia il 6 maggio in questura a Perugia.

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Le Acli provinciali di Terni incontrano il presidente nazionale Bottalico https://www.lavoce.it/le-acli-provinciali-di-terni-incontrano-il-presidente-nazionale-bottalico/ Fri, 28 Feb 2014 12:23:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22830 Un momento dell’intervento del presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico
Un momento dell’intervento del presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico

Conoscere la realtà associativa del territorio, prendere coscienza delle modalità dei servizi che le Acli offrono in vari ambiti sociali, delle realtà produttive, riannodare rapporti con le istituzioni ed essere protagonisti del bene comune della regione. Questo l’intento della visita che il presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico ha fatto in Umbria e a Terni, dove ha incontrato i rappresentanti delle Acli provinciali, facendo visita al carcere e alla Sgl Carbon di Narni Scalo, l’industria la cui chiusura è stata annunciata nei giorni scorsi.

“Le Acli – ha detto Bottalico – sono associazioni d’ispirazione cristiana che devono avere un ruolo più attivo, da protagonisti laici, specie in questo momento di crisi dove è necessario essere vicini alla gente. Le Acli non solo prestano servizi, ma si fanno promotori di iniziative a livello politico e sociale, con un’attenzione privilegiata alla marginalità, cercando di rimettere insieme una scala di valori. Siamo in una situazione del Paese di grande difficoltà, e quando parliamo di welfare bisogna parlare del lavoro e della dignità delle persone. Nelle nostre cooperative cerchiamo anche di sperimentare nuove strade di economia, investendo per dare servizi agli altri e fondare su pilastri nuovi i valori della società”.

Il presidente Bottalico ha preso in esame, nel suo intervento, diverse questioni sociali, non ultima quella della povertà: “una situazione intollerabile, che va affrontata con un’alleanza tra tutti i soggetti, attivando politiche non solo economiche ma di sostegno a tutte le situazioni di difficoltà. Dare opportunità alle persone perché escano dalla povertà con politiche attive per i servizi e la formazione, che è uno degli ambiti di argine alla marginalità dei giovani”.

L’incontro si è svolto presso il centro diurno “Marco Polo” per persone con disagio psichiatrico; esempio trentennale d’interazione tra le diverse realtà della comunità, al quale hanno preso parte anche il vescovo Ernesto Vecchi, il sindaco Leopoldo Di Girolamo, il presidente della Provincia Feliciano Polli e altri rappresentanti del Comune di Narni.

“Non dimentichiamo – ha detto il vescovo Vecchi – che le Acli hanno un’ispirazione cristiana e hanno per questo un qualcosa in più. È Cristo che ci unisce, e insegna a essere vicini a chi soffre e a chi è nel bisogno. La carità deve nascere dal cuore per donare ciascuno quello che può per gli altri. Le difficoltà delle povertà sono reali: bisogna trovare delle sinergie, che devono esserci per il bene di tutti e della società”.

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In Umbria la mafia non uccide ma fa affari https://www.lavoce.it/in-umbria-la-mafia-non-uccide-ma-fa-affari/ Thu, 20 Feb 2014 14:10:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22497 Un momento del convegno alla Camera di commercio
Un momento del convegno alla Camera di commercio

La legalità e la sicurezza sono come l’aria buona e l’ambiente sano: ci aiutano a stare bene e a vivere meglio. Sono però valori che dipendono dal comportamento corretto di ciascuno. Merito, responsabilità, senso del dovere, onestà, rispetto delle regole e solidarietà sono le vere armi per proteggerci da questo inquinamento che porta a un imbarbarimento della società. L’illegalità diffusa prospera quando per indifferenza, pigrizia, o magari anche per rassegnazione e paura, facciamo finta di non vedere quello che succede intorno a noi, delegando esclusivamente a polizia e magistratura il compito di rimettere le cose a posto con la giustificazione che “tanto fanno tutti così” e che oggi vivere onestamente “non paga”. Perché allora pretendere lo scontrino fiscale e la ricevuta quando si può risparmiare qualcosa? E perché non evadere quando si può? Tanto c’è sempre qualcuno che ruba e sperpera le nostre tasse. Invece, con questi comportamenti è come mettersi il cappio al collo. Scivolare ogni giorno di più in quella fossa melmosa da dove diventa sempre più difficile uscire. E intanto mafia e criminalità organizzata brindano. Alla faccia della crisi, loro hanno fiumi di soldi da investire (o meglio riciclare). Prosperano con i traffici illeciti, l’illegalità e la corruzione. I loro Capi non portano più la coppola; i loro figli studiano nelle migliori Università. E poi ci sono i loro avvocati, commercialisti e compari in giacca e cravatta che arrivano con valigie di soldi a comprare i nostri negozi e le nostre aziende strozzate dalla crisi. Sì, succede anche in Umbria, dove le organizzazioni mafiose non vengono a sparare e a uccidere ma a fare affari. È questo l’allarme lanciato giovedì scorso a Perugia al convegno promosso dalla Camera di commercio su economia e legalità. Vi hanno partecipato il presidente della Camera di commercio Giorgio Mencaroni, il prefetto Antonio Reppucci e rappresentanti di Libera – associazione contro le mafie, della Fondazione Umbria contro l’usura e di altri enti e associazioni. Tutti – è stato detto – dobbiamo essere “sentinelle della legalità” nel territorio. Infatti è solo con un’alleanza, una rete di protezione della società civile che si può sconfiggere la criminalità organizzata e la corruzione, le quali ostacolano il progresso economico e scoraggiano imprenditori stranieri e aziende che vorrebbero investire in Italia. E, soprattutto, avvelenano il nostro vivere quotidiano.

Sportello per la legalità

La Camera di commercio di Perugia è stata tra le prime ad aderire al progetto di Unioncamere per realizzare uno Sportello per la legalità. Un ufficio per tutelare e assistere imprenditori e cittadini che sempre più spesso nelle loro attività economiche rischiano brutti incontri. Sono stati raggiunti accordi – ha detto Giorgio Mencaroni – con la prefettura, enti, istituzioni e associazioni per contrastare l’assalto della criminalità organizzata e delle mafie varie, che stanno cercando di penetrare in tutti i settori dell’economia umbra, in particolare turismo e agricoltura. Mencaroni ha poi rivolto un invito a tutti gli imprenditori: “Di fronte a certe situazioni – ha detto – non fate finta di non vedere e non capire, perché alla lunga non sarete voi a guadagnarci”. La criminalità – ha poi spiegato Giuseppe Del Medico, responsabile Unioncamere della Rete sportelli legalità – ha ormai adottato meccanismi avanzati e sofisticati per nascondere il fiume di soldi che manovra, ed è solo con la collaborazione internazionale e l’impegno comune di cittadini, istituzioni e forze di polizia che si può contrastarla in modo efficace.

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Religiosi, religiose, sappiamo che ci siete https://www.lavoce.it/religiosi-religiose-sappiamo-che-ci-siete/ Thu, 06 Feb 2014 15:25:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22047 Abbiamo celebrato il 2 febbraio la festa dei religiosi, uomini e donne. Un’occasione per trovarli tutti insieme nelle cattedrali, tranne le persone consacrate legate alla regola della clausura, e godersi uno spettacolo di abiti variopinti di diversa fattura. A proposito di abiti si discute da tempo e tuttora se sia opportuno indossarlo quando si fa vita ordinaria fuori dalle chiese e dai conventi. Per un non credente o non praticante la questione non esiste. A meno che la presenza di un/a religioso/a non risulti o non sia percepita come fuori luogo o fastidiosa. Per evitare ogni sospetto molti preti e religiosi preferiscono, quando sono nel mondo, non esibire segni particolari. Da qui nasce anche il brutto modo di vestire di certi preti e frati che tutto appaiono meno quel che sono. Come i poliziotti che si infiltrano tra i drogati e gli spacciatori e si mimetizzano al punto da sembrare più ceffi dei ceffi. Domenica 2 febbraio, nella cattedrale di Perugia e, penso, in tutte le chiese dove si è celebrata la rinnovazione dei voti di tutte le persone consacrate, i segni esteriori erano modesti, ma c’erano, e il colpo d’occhio, sia pure meno di un tempo, c’è ancora: i francescani con il saio e i sandali, altri religiosi con qualche segno distintivo, una piccola croce sul bavero della giacca, come molti preti o una bella barba. Ma per lo più sono sacerdoti e quindi nella celebrazione vestono gli abiti liturgici che accomunano tutti in vesti uniformi. Fanno invece colpo le suore dai diversi abiti e veli. Tutto ciò per dire che, anche se l’abito non fa il monaco, forse per alcuni serve di richiamo e può suscitare qualche sentimento. A proposito, una suora amica ha raccontato che in un paese vicino, dove per anni c’erano le suore, piano piano sono venute meno e ne è rimasta solo una di 90 anni. Ad un dato momento anch’essa se n’è andata, ritirata dalla sua superiora. Un uomo del posto, parlando ad alta voce con gli amici del bar, ha commentato dicendo press’a poco così: “peccato che non ci sono più le suore; hanno portata via anche l’ultima che era rimasta; in fondo quando si vedeva passare, ci frenava un po’ la lingua. Ora guardiamo il cielo solo per vedere se piove”. Già solo per capire che tempo fa senza pensare al cielo di Dio e al Padre che è nei cieli. Il discorso sui religiosi, come è evidente, va oltre il vestito. Il vescovo Bassetti nell’omelia ha citato ampiamente sant’Ambrogio, l’antico vescovo di Milano, il primo a inquadrare la vita consacrata in una visione ecclesiale organica ed ha esaltato la vita di consacrazione totale e perpetua a Cristo vivendo in modo radicale il Vangelo chiamati ad essere anche nel nostro tempo segni credibili dell’incarnazione del Verbo nella storia, profezia del Regno, cercatori indefessi di Dio nella fedeltà ai voti di povertà, castità e obbedienza. Oggi religiosi/e si ritrovano in pochi a vivere in grandi conventi e monasteri, ricchi di storia e fanno fatica a tenere in piedi tradizioni e stutture. Da soli non ce la fanno. I laici potrebbero dare una mano? Un contatto, una presenza, un segno di stima e di affetto per dire: “Sappiamo chi siete e che ci siete e ne siamo contenti, grazie”.

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“L’usura non è umana!” https://www.lavoce.it/lusura-non-e-umana/ Fri, 31 Jan 2014 15:08:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21861 Un manifestante del No Usura Day (Credits Guido Montani-Ansa)
Un manifestante del No Usura Day (Credits Guido Montani-Ansa)

“Quando una famiglia non ha da mangiare e deve pagare il mutuo, ricorre all’usura: non è umano!”. Sono le parole forti pronunciate mercoledì da Papa Francesco al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, rivolgendo anche un forte appello affinché “le istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale che ferisce la dignità della persona umana”. Presenti in piazza oltre 4.000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex giocatori d’azzardo che fanno capo a 28 Fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II”.

Tutti hanno partecipato, nel pomeriggio, ad una messa solenne a San Pietro, presieduta dal card. Angelo Comastri, arciprete della basilica. Ha portato un saluto anche mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, mentre sull’altare, tra i concelebranti, c’erano l’arcivescovo di Bari e presidente della Conferenza episcopale pugliese, mons. Francesco Cacucci, e il presidente della Consulta padre Massimo Rastrelli.

La Consulta ha reso ufficiale l’indizione della Giornata nazionale di lotta all’usura promossa da tutte le Fondazioni antiusura, che sarà celebrata per la prima volta il 21 settembre, festa di san Matteo, ex usuraio diventato apostolo di Gesù. Ancora commosso e tremante per l’importante giornata è mons. Alberto D’Urso, segretario generale della Consulta.

Si aspettava queste parole forti di condanna dell’usura da parte di Papa Francesco?

“Il Papa ha detto poche parole ma molto significative, probabilmente a braccio. Questo vuol dire che sente profondamente il problema. C’è in me ancora tanta commozione: l’autorevolezza del Papa ci ricompensa di venti anni di lotta. Quando abbiamo cominciato, non si parlava di questo problema. Crediamo che il messaggio del Papa possa avere una risonanza notevole attraverso i mass media. Purtroppo il fenomeno dell’usura è in crescita a causa delle difficoltà economiche delle persone, sulle quali gli usurai si precipitano come avvoltoi. Per i volontari, le persone a rischio di usura e le persone usurate, le sue parole sono un grande incoraggiamento. Tra noi c’è anche un pullman di ex giocatori d’azzardo: hanno capito che il tentare la fortuna non risolve i problemi della perdita di lavoro, ma affama ancor più le famiglie, portando ad altre più gravi tragedie”.

Con la crisi e la perdita del lavoro sono aumentate le persone che vi chiedono aiuto.

“È aumentato il disagio, ma anche la sensibilità della gente. E abbiamo una Chiesa molto più vicina. C’è una coscienza di popolo che cresce. Per noi è stato importante celebrare l’eucarestia nella basilica di San Pietro, per passare simbolicamente dal pane negato (l’usura) al pane donato e al pane condiviso. Sono per noi passaggi fondamentali, educativi, e appartengono alla cultura pastorale che è alla base dell’attività di prevenzione”.

Il Papa ha fatto riferimento al problema dei mutui che le famiglie talvolta non riescono a pagare. Un appello implicito alle banche?

“Certamente sì. Le banche in questo periodo hanno ristretto le possibilità di mutui, pur avendo concesso la sospensione di un anno per chi non riesce a pagare le rate. Ma le persone che hanno iniziato anni fa a pagare un mutuo e hanno perso il lavoro oggi stanno rivendendo le case. E tanti vendono le case per sopravvivere. Chiedo anch’io alle banche, che usufruiscono del deposito dei fondi delle Fondazioni, di essere più attente, vicine e veloci nell’approvazione delle nostre richieste. La sospensione di un anno è stata, per certi versi, una provvidenza. Ma se, dopo un anno, le persone ancora non riescono a lavorare, i problemi continuano”.

Cosa chiedete al Governo?

“Non basta fare una legge contro l’usura, bisogna anche rifinanziarla annualmente. Lo Stato non può fare leggi per combattere l’usura e poi tenere in vita esperienze come il gioco d’azzardo, che sono una delle cause principali. Con la mancanza di lavoro, le persone diventano dipendenti dal gioco, che poi affama e disgrega le persone, causando suicidi e altre tragedie. La gente non può vivere sotto minaccia e nella paura. Noi ci auguriamo che lo Stato dia il lavoro e non l’incentivazione della fortuna attraverso il gioco d’azzardo, in modo che la gente possa ricominciare a pagare il mutuo e a fare una vita normale. Ma devono essere messi in condizione di poterlo fare”.

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24 anni di attività del Ceis tifernate https://www.lavoce.it/24-anni-di-attivita-del-ceis-tifernate/ Fri, 20 Dec 2013 08:53:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21230 Uno dei momenti della serata
Uno dei momenti della serata

Da 24 anni in prima linea per il recupero e per combattere le tossicodipendenze, il Ceis di Città di Castello ha festeggiato il 14 dicembre la tradizionale Festa degli auguri.

“Il consumo della droga non diminuisce: cambiano le sostanze, cambiano le dipendenze, e potremmo pensare anche a nuove forme di dipendenza legate all’attuale situazione sociale, come i videopoker, ma il suo uso resta invariato nel tempo” ha affermato don Paolino Trani, che del Ceis tifernate è l’attuale presidente. “Noi – ha aggiunto – continuiamo comunque a fare il nostro lavoro con impegno, nonostante qualche difficoltà legata all’attuale crisi economica. Quella attuale, però, è anche una crisi di prospettive e di valori, e per questo alcune persone si attaccano a realtà che poi diventano distruttive: la droga è sempre alla portata di mano di tutti. Per fortuna, per esempio, nelle scuole è sentito quest’allarme, e spesso partecipiamo a incontri sul tema organizzati nei vari istituti. La droga è un problema di cui bisogna parlare, non considerandola un tabù; e occorre che educatori e genitori si tengano informati a riguardo”.

Di seguito ha portato i suoi saluti don Tonino Rossi, presidente del Ceis di Città di Castello fino al 2000, dichiarando: “Il Ceis è un progetto educativo e non solo di recupero. In questo centro rimane sempre in primo piano l’attenzione rivolta alle persone. È una comunità educativa dove hanno un ruolo importante assistenti, ragazzi e genitori”.

L’assessore tifernate Andreina Ciubini ha quindi salutato il gran numero di persone ritrovatesi al Centro servizi di Cerbara per l’occasione e ricordare l’importante attività del Ceis, testimoniata anche dai numeri: il Ceis di Città di Castello, come dichiarato dal suo amministratore, Modesto Urbani, accoglie in media 20 persone al giorno, che significano circa 5.000 presenze in 24 anni.

La parlamentare Anna Ascani infine ha terminato gli interventi affermando: “Uno dei grandi mali del nostro tempo è la solitudine e il pensare di bastare a noi stessi. Credo che la bellezza di questa comunità sia proprio la voglia di uscire dalla solitudine per lavorare insieme. La politica dovrebbe agire allo stesso modo di questa comunità: per prima cosa, operare a favore degli ultimi”.

La serata è quindi proseguita con un piacevole spettacolo realizzato dagli stessi ragazzi ospitati dalla comunità, i quali hanno raccontato, tra scenette e canzoni, alcuni momenti della loro giornata; e in chiusura hanno proposto alcune significative testimonianze.

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Prospettive triennali: la Regione presenta la bozza del Dap 2014-2016 https://www.lavoce.it/prospettive-triennali-la-regione-presenta-la-bozza-del-dap-2014-2016/ Thu, 28 Nov 2013 15:07:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20874 La presentazione della bozza del Documento di programmazione
La presentazione della bozza del Documento di programmazione

La presidente regionale Catiuscia Marini mercoledì ha illustrato al tavolo dell’Alleanza per l’Umbria, alla presenza della Giunta regionale, la bozza del Dap 2014-2016 che accompagna il bilancio 2014 e che dovrà essere approvato, nelle intenzioni dell’esecutivo, entro il prossimo 31 dicembre. Relativamente ai principali indicatori di carattere macro-economico, la presidente Marini ha evidenziato come “anche per l’Umbria il 2014 lasci sperare in una timida ripresa dell’economia, e quindi in una lieve inversione delle dinamiche recessive. Ma – ha aggiunto – permane il dato gravissimo della disoccupazione che in Umbria, negli ultimi cinque anni, ha portato 18 mila persone a perdere il lavoro. Mettere in atto politiche specifiche a sostegno del lavoro e dell’occupazione, soprattutto giovanile, è uno dei temi trainanti del documento”. Tra gli elementi di preoccupazione che emergono dal Documento la Presidente ha evidenziato quello di una ripresa che non sembra accrescere l’occupazione “perché – ha detto – il sistema umbro non è in grado di assorbire nuovi ingressi nel mondo del lavoro, né la disoccupazione creata dalla crisi”. Criticità che l’Umbria dovrà aggredire mettendo a leva le opportunità offerte dai Fondi strutturali, a causa dei sempre più pesanti tagli operati dal Governo nazionale. “La capacità di governo delle istituzioni locali – ha spiegato Marini -, secondo i risultati del recente Regional Competitiveness Index della Commissione europea basati su indicatori regionali è infatti di buon livello e portano l’Umbria a un dato positivo, non solo ai vertici del dato nazionale, ma sullo stesso livello di molte regioni europee”. Relativamente alle questioni legate alla programmazione regionale, ha evidenziato che l’operato della Regione si articolerà su un duplice fronte: da un lato saranno realizzate azioni di natura anticiclica, soprattutto utilizzando la “chiusura” della programmazione europea e nazionale 2007-2013 e le risorse non ancora utilizzate provenienti da trasferimenti nazionali e settoriali, velocizzando per quanto possibile le procedure di attuazione; mentre dall’altro verranno definite, impostate, programmate e avviate misure a carattere più strutturale, utilizzando in gran parte le risorse della futura programmazione europea 2014-2020 e del Fondo di sviluppo e coesione, che dovranno integrarsi in maniera sistematica.

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Gioco d’azzardo, una piaga da arginare ma… come? https://www.lavoce.it/gioco-dazzardo-una-piaga-da-arginare-ma-come/ Thu, 06 Jun 2013 13:18:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17212 gioco-d'azzardo-slot-machinesGli italiani spendono più di 76 miliardi di euro all’anno nell’illusione, per i più vana, di acchiappare la fortuna nel Gratta e vinci, Lotto, Superenalotto, videopoker e altri giochi. Poi, anche se sono solo stime, ci sarebbero almeno altri 10 miliardi all’anno incassati da chi gestisce scommesse e bische del gioco illegale. Insomma un fiume di soldi, una maxi-finanziaria, attorno al quale ruotano tanti interessi: di chi gestisce e lavora nel settore delle scommesse (5.000 aziende con 120.000 addetti), dello Stato che incassa la sua quota, e dei tanti politici, si spera in buona fede, che pensano di risanare il bilancio italiano e di abbassare le tasse con gli introiti del gioco.

Un grande “affare”

Introiti in costante crescita soprattutto con l’aggravarsi della crisi economica. Statistiche e studi lo confermano: quando non arriva più lo stipendio o la pensione non basta, cresce il desiderio di tentare la fortuna, ma anche il rischio di rovinarsi. Perché è in preoccupante aumento anche la “ludopatia”. Una vera e propria malattia sociale, forma di comportamento patologico di chi non riesce più a staccarsi dalle macchinette o dalla frenesia di “grattare”, scommettere, puntare. E che riguarda sempre di più anche i minorenni.

Sono tante le iniziative e i tentativi a livello nazionale per porre limitazioni e regole più restrittive alla pubblicità e all’esercizio del gioco. Finora senza risultati.

Iniziative dei Comuni umbri

Anche in Umbria dove ogni abitante, neonati compresi, spende mediamente più di 1.000 euro all’anno (uno stipendio) per tentare la fortuna. Il Sindaco di Bastia ad esempio l’anno scorso aveva emesso un’ordinanza per vietare l’apertura delle sale giochi durante l’orario scolastico, per evitare che gli studenti vi si rifugiassero saltando le lezioni. Il Tar però l’aveva bocciata, sostenendo che era una materia di competenza dello Stato e non dei Comuni.

Nei giorni scorsi però dall’Umbria sono partite altre due iniziative per arginare il fenomeno della diffusione del gioco. Il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica, ai carabinieri del Nas e alla Guardia di finanza nel quale chiede di “aprire una indagine volta ad accertare l’eventuale sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti e ogni altra fattispecie criminosa che venisse individuata, quali il gioco d’azzardo, riciclaggio, estorsione, e di valutare, laddove necessario, il sequestro delle sale di videolotterie”. Nell’esposto si sottolinea che la “diffusione di massa del gioco d’azzardo” è “tra le prime cause di indebitamento delle famiglie e è l’anticamera del ricorso al prestito usuraio”.

Visto il fallimento dell’ordinanza del sindaco di Bastia, i gruppi consiliari di maggioranza del Comune di Perugia con un ordine del giorno propongono invece un’altra strada per contrastare una dipendenza che colpisce soprattutto “i più deboli, non solo sotto il profilo economico, ma sotto quello psichico. I maggiori consumatori delle varie forme di gioco d’azzardo – scrivono i capigruppo Emiliano Pampanelli (Prc), Francesco Mearini (Pd), Stelvio Zecca (Idv), Pier Luigi Neri (Comunisti italiani), Mario Catrana (Sinistra e socialisti) e Filippo Cardone (Gruppo misto – Centro democratico) – appartengono quasi sempre alle classi più disagiate e sottoacculturate; tentati dal vincere facile, diventano vittime di una vera e propria patologia e quasi sempre, per dare una svolta alla propria situazione, non fanno altro che rovinare la propria famiglia arrivando al baratro”. Poiché il Comune di Perugia non ha il potere di chiudere le sale gioco, ma il gioco può diventare una malattia, nell’ordine del giorno si propone di intervenire applicando la legislazione sanitaria: “Vista la disciplina sanitaria che pone il Sindaco garante della salute pubblica, e visto l’acclarato riconoscimento della malattia di dipendenza da tali giochi, chiediamo al Sindaco e alla Giunta di intervenire per l’eliminazione nel territorio comunale delle slot machine”. Dunque una strada nuova – la cui fattibilità è tutta da verificare – per arginare il diffondersi del gioco d’azzardo.

L’invasione delle ‘slot’

Il 45 per cento del quasi miliardo all’anno “investito” dagli umbri nella fortuna finisce infatti nelle slot machine. Secondo i dati dei Monopoli di Stato, le “slot” erano poco più di 2.000 nel 2004 ma nel marzo 2012 sono triplicate, diventando circa 6.000. “Dietro le slot machine – ha detto Paolo Brutti, presidente della Commissione regionale d’inchiesta sui fenomeni di criminalità organizzata e tossicodipendenze – ci sono anche organizzazioni mafiose che alimentano queste attività, ed è ormai accertato che il gioco d’azzardo rappresenta una delle forme più diffuse per ripulire il denaro sporco”.

Libera propone

L’associazione Libera fa proprie le proposte avanzate al Governo nel 2010 dall’Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e dal Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo). In breve, propone di: approvare una legge quadro sul gioco d’azzardo, ridefinendo le procedure autorizzatorie; limitare i messaggi pubblicitari; recepire l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità che vede nel gioco d’azzardo compulsivo un’autentica malattia sociale; consentire ai giocatori d’azzardo patologici e ai loro familiari il diritto alla cura e al mantenimento del posto di lavoro. Per quanto riguarda il contrasto dei fenomeni d’illegalità: potenziare i controlli e il monitoraggio delle concessioni di licenze a società estere; inasprimento delle sanzioni; conti correnti “dedicati” per concorsi, pronostici e scommesse; requisiti più stringenti per chi gestisce i locali.

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Le elevazioni mariane dei Laudesi umbri https://www.lavoce.it/le-elevazioni-mariane-dei-laudesi-umbri/ Thu, 06 Jun 2013 11:07:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17155 La corale dei Laudesi Umbri
La corale dei Laudesi Umbri

A chiusura del ciclo dedicato alle elevazioni musicali in onore del mese mariano, il coro spoletino “Laudesi Umbri” ha espresso tutte le sue potenzialità in una delle più originali ed armoniose creazioni del barocco ligure: il santuario della Madonnetta a Genova. Il repertorio offerto all’ascolto nel giorno della Pentecoste ha spaziato dall’inno della città di Assisi Squilla!, al Cantico delle Creature, a Sia Laudato San Francesco in onore del Santo umbro, a pezzi mariani classici o di tradizione popolare.

Non poteva esserci chiusura migliore, dopo l’elevazione svoltasi nella splendida chiesa romanica dei Santi Felice e Mauro in Sant’Anatolia di Narco e nell’altrettanto suggestiva cornice della basilica papale di S. Maria degli Angeli.

È indubbio che il repertorio mariano è quanto di più coinvolgente ed anche, spesso, commovente, possa proporre la corale, anche perché il direttore, padre Antonio Giannoni, come ormai d’abitudine, alla fine di ognuna delle elevazioni, propone ai presenti di cantare un inno alla Madonna.

Nelle varie occasioni padre Giannoni, si è avvalso del supporto dei solisti Loretta Carlini, soprano, Patrizia Martiniani, contralto, Maurizio Verde, tenore, Gianni Annibali, tenore, Matteo Ferraldeschi, basso, Roberto Arelli, baritono. Il maestro Angelo Silvio Rosati, presenza ormai imprescindibile nel coro, lo ha sempre accompagnato all’organo e, in particolare, nel santuario della Madonnetta, ha espresso tutte le sue capacità e la sua pluriennale esperienza artistica esibendosi all’organo settecentesco facendo un “regalo” ulteriore ed inatteso ad un uditorio attento ed entusiasta.

Il giorno successivo, per una felice combinazione, il coro ha animato la liturgia della messa in onore della Pentecoste nella parrocchia di S. Nicola di Sestri Ponente.

La corale (oggi di 35 elementi) nasce più di 35 anni fa quando padre Antonio Giannoni dell’Ordine dei Frati Minori decide di fondarlo nella città di Spoleto e da allora i “Laudesi Umbri” hanno raggiunto traguardi ragguardevoli, acquisendo ampia notorietà ed alti livelli di preparazione.

Nata con intenti prettamente polifonici nel tempo ha avuto modo di esprimersi anche in contesti più vari, dal Medioevo alla musica contemporanea, sia in polifonia sia con accompagnamento. Numerose sono state infatti le rassegne, i concerti e i Festival a cui ha partecipato: non dimentichiamo i premi ricevuti sia al concorso polifonico di Arezzo sia al Torneo internazionale di musica che in diverse occasioni nella sua Spoleto, in collaborazione con il Festival dei Due Mondi, dove ha partecipato alla creazione menottiana dell’Ora Mistica, esibendosi nella chiesa di Sant’Eufemia, in alternanza ad altre realtà internazionali.

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Rischia di chiudere la Fondazione anti-usura https://www.lavoce.it/rischia-di-chiudere-la-fondazione-anti-usura/ Thu, 23 May 2013 15:11:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16946 Un manifestante del No Usura Day (Credits Guido Montani-Ansa)
Un manifestante del No Usura Day (Credits Guido Montani-Ansa)

Le banche non concedono crediti, le piccole aziende hanno sempre di più l’acqua alla gola, i risparmi e le pensioni di nonni e genitori non bastano più per pagare i mutui e le bollette di figli e nipoti che hanno perso il lavoro o che non riescono a trovarlo, e in questa difficile situazione una di quelle che erano le bandiere della solidarietà e del ‘buon governo’ della nostra regione rischia di sparire. È la Fondazione Umbria contro l’usura, nata negli anni ’90 per iniziativa della Regione, con il sostegno economico di enti locali, associazioni di categoria, Camere di commercio e Fondazioni bancarie, per aiutare famiglie e aziende in difficoltà e salvarle dal baratro del credito facile di strozzini e usurai. La benemerita Fondazione rischia infatti di restare senza soldi. Lo Stato dal 2007 non le concede più finanziamenti, la Regione, dalla quale veniva il contributo più rilevante, lo ha ridotto, la Provincia di Perugia che era tra i fondatori ha cancellato i suoi 5.000 euro, altri enti e soci da anni non pagano più la loro quota.

Giovedì 16 maggio a palazzo Donini era in programma l’assemblea annuale per l’approvazione del bilancio 2012, ma non si è potuta svolgere per mancanza del numero legale. Erano infatti presenti soltanto 9 dei 22 soci: Regione, Comune di Perugia, Camera di commercio, Cisl, Uil e Cgil, Confindustria, Cna e Confcommercio. “A questo punto – ha detto sconsolato il presidente della Fondazione, Alberto Bellocchi – bisogna capire se c’è un reale interesse dei soci per continuare a sostenere la nostra attività. Il tutto in un momento di grande difficoltà per l’economia e le famiglie dell’Umbria, terra dove purtroppo il fenomeno dell’usura è rilevante”.

Mafia, ’ndrangheta, camorra e criminalità organizzata brindano. Per loro si apre un’altra porta in Umbria. I ‘padrini’ e i loro figli e eredi non portano più la coppola, hanno studiato nelle migliori università, hanno reclutato ‘colletti bianchi’ che girano con valigie di soldi sporchi da riciclare. Buoni per acquistare negozi e aziende in difficoltà e per concedere, con le loro società finanziarie, prestiti facili alle famiglie. Per poi impossessarsi legalmente delle loro case e dei loro beni quando non avranno più soldi per pagare i loro debiti. Facendo crescere ancora quella “economia grigia’ al confine tra legalità e illegalità, che prospera quando lo Stato e le istituzioni non sono più in grado di garantire la dignità e i bisogni primari dei loro cittadini.

“In questi momenti di grande difficoltà – ha affermato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi – strumenti di sostegno come la Fondazione Umbria contro l’usura devono essere più forti perché svolgono un ruolo importante: la Regione cercherà di trovare una soluzione, anche facendo pressioni sugli altri soci. Tutti gli enti locali hanno problemi di bilancio, e i Comuni in particolare attraversano una fase delicatissima, ma la mancanza di liquidità impedisce proprio l’operatività della Fondazione. Tutti – ha proseguito – dobbiamo quindi fare la nostra parte per garantirne l’attività, con grande determinazione”.

Per Riommi però “il più grande interlocutore che ‘spicca per assenza’ in questa fase è proprio lo Stato” che da anni non concede più contributi alla Fondazione. Anche le banche devono però rivedere la loro posizione. “C’è bisogno – ha concluso l’assessore – dell’impegno di tutti per sostenere la Fondazione, perché c’è la fila di cittadini che richiedono aiuto e non possono essere lasciati soli, con il rischio di finire nelle grinfie di organizzazioni che sfruttano proprio queste situazioni”.

In sette mesi, 300 le richieste di aiuto

usuraLa Fondazione anti-usura rischia di chiudere i battenti mentre aumentano le richieste di aiuto. Più di 300 – ha detto il presidente Bellocchi – solo negli ultimi sette mesi, tanto che è stata creata una linea telefonica dedicata, dalle 11 alle 13 di ogni giorno, per filtrare queste domande. Sono soprattutto famiglie di piccoli commercianti, artigiani e imprenditori con debiti che non riescono a saldare. Ci sono le banche che premono, e spesso hanno pendenze fiscali con Equitalia. Stanno però aumentando anche le richieste di famiglie normali con stipendi che non bastano più, e di quelle i cui componenti hanno perso il lavoro. Prestiti, mutui, bollette da pagare, debiti a volte anche non rilevanti ma che sono macigni quando i soldi non ci sono. Una realtà – ha detto Bellocchi – che è più o meno uguale in tutta l’ Umbria. La novità preoccupante – ha sottolineato – è l’ aumento delle richieste che vengono fatte dalle donne: in un anno sono passate dal 25 al 38 per cento delle pratiche trattate. Nel 2012 – ha riferito il presidente – sono stati deliberati aiuti per 613.000 euro. Dall’inizio della sua attività la Fondazione ha aiutato 509 tra persone, aziende e famiglie, mettendo a loro disposizione più di 16 milioni di euro. Aiuti che nella quasi totalità sono stati poi restituiti alla Fondazione da chi li aveva ricevuti nel momento del bisogno.

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