terremoto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/terremoto/ Settimanale di informazione regionale Wed, 18 Oct 2023 14:57:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg terremoto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/terremoto/ 32 32 Tragedia in Afghanistan a causa del terremoto https://www.lavoce.it/tragedia-in-afghanistan-a-causa-del-terremoto/ https://www.lavoce.it/tragedia-in-afghanistan-a-causa-del-terremoto/#respond Thu, 19 Oct 2023 07:30:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73712

Mentre la pagina esteri di tutta l’informazione è giustamente concentrata sul dramma israelopalestinese, in Afghanistan si susseguono forti scosse di terremoto che mietono vittime su vittime. Siamo convinti che l’informazione sia la prima forma in cui si esprime la carità, perché riusciamo a farci prossimo solo nella misura in cui conosciamo l’esistenza e il bisogno dell’altro/a. L’Afghanistan vive una situazione umanitaria e politica estremamente difficile, e il terremoto ha aggravato il carico di miseria e di morte. Nessuna agenzia internazionale, tanto meno il Governo locale è in grado di riferire cifre attendibili su morti, feriti e distruzioni. Il 7 ottobre si sono susseguite varie scosse che hanno raso al suolo interi villaggi; a Herat, secondo fonti Onu, hanno causato più di duemila morti. Il 90% sono donne e bambini. Poi si sono susseguite altre scosse registrate dall’Istituto geologico degli Stati Uniti e un’altra scossa di magnitudo 6,3 il 14 ottobre scorso. Pur nelle difficoltà che comporta il dover intervenire in un contesto controllato dalla dittatura dei talebani, ci facciamo voce delle vittime per chiedere a tutte le agenzie umanitarie di organizzare soccorsi e aiuto.]]>

Mentre la pagina esteri di tutta l’informazione è giustamente concentrata sul dramma israelopalestinese, in Afghanistan si susseguono forti scosse di terremoto che mietono vittime su vittime. Siamo convinti che l’informazione sia la prima forma in cui si esprime la carità, perché riusciamo a farci prossimo solo nella misura in cui conosciamo l’esistenza e il bisogno dell’altro/a. L’Afghanistan vive una situazione umanitaria e politica estremamente difficile, e il terremoto ha aggravato il carico di miseria e di morte. Nessuna agenzia internazionale, tanto meno il Governo locale è in grado di riferire cifre attendibili su morti, feriti e distruzioni. Il 7 ottobre si sono susseguite varie scosse che hanno raso al suolo interi villaggi; a Herat, secondo fonti Onu, hanno causato più di duemila morti. Il 90% sono donne e bambini. Poi si sono susseguite altre scosse registrate dall’Istituto geologico degli Stati Uniti e un’altra scossa di magnitudo 6,3 il 14 ottobre scorso. Pur nelle difficoltà che comporta il dover intervenire in un contesto controllato dalla dittatura dei talebani, ci facciamo voce delle vittime per chiedere a tutte le agenzie umanitarie di organizzare soccorsi e aiuto.]]>
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Fratello Terremoto https://www.lavoce.it/fratello-terremoto/ Fri, 17 Mar 2023 17:30:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70849

Non bastavano tre anni di pandemia e oltre uno di guerra, accanto alla ultradecennale crisi economica e alle nuove questioni ambientali ed energetiche planetarie. Ci mancava un nuovo terremoto a sferzare la nostra terra umbra, che ormai da decenni sembra perennemente impegnata in una infinita fase di ricostruzione.

Quando la terra trema e provoca distruzione, l’uomo si sente quasi sempre impotente, percepisce il proprio “nulla” di fronte alle forze della natura. Quante volte - per lavoro - mi è capitato di raccontare la furia della terra e la disperazione delle persone… L’Umbria del 1997, L’Aquila e l’Abruzzo nel 2009, Spina e il Marcianese lo stesso anno, l’Emilia nel 2012, la devastazione e le vittime tra Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche nel 2016, e adesso ancora il nostro “Cuore verde”. Luoghi e situazioni anche molto diverse fra loro, che hanno però un unico comune denominatore: gli sguardi delle persone, gli occhi assonnati e stanchi, ma al tempo stesso persi e sbarrati, i volti tirati degli adulti e le domande spesso soffocate dei bambini.

Che succede ora? Che ne sarà di noi? Possibile che la nostra casa, all’improvviso, diventi un luogo ostile e pericoloso? Qualcuno potrà aiutarci? La sensazione di incertezza che segue l’essere sbattuti fuori dalla propria abitazione è una di quelle condanne che non si augurano a nessuno. Ma è proprio in un momento come questo che c’è bisogno di farsi forza gli uni con gli altri, di darsi la mano, di incoraggiarsi e di condividere fatiche e incertezze.

Gli aiuti economici per emergenze e ricostruzione che arriveranno - speriamo presto e bene - da Governo e Amministrazioni locali, da soli, non bastano. C’è bisogno di sentirsi ancora e più forte una comunità di persone che fanno squadra, che lottano insieme, che condividono speranze e rinascita. Solo così possiamo addomesticare, almeno in parte, la ferocia del sisma e imparare a convivere con fratello Terremoto.

Proprio come il lupo di Gubbio, la città medievale dove il terremoto ha colpito duramente tra il 1982 e il 1984. Il settore edile in questi quarant’anni ha saputo innovarsi e trovare le soluzioni tecniche per esorcizzare il terrore delle scosse. Quelle degli ultimi decenni hanno fatto molta meno paura e non hanno più provocato danni pesanti.

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Non bastavano tre anni di pandemia e oltre uno di guerra, accanto alla ultradecennale crisi economica e alle nuove questioni ambientali ed energetiche planetarie. Ci mancava un nuovo terremoto a sferzare la nostra terra umbra, che ormai da decenni sembra perennemente impegnata in una infinita fase di ricostruzione.

Quando la terra trema e provoca distruzione, l’uomo si sente quasi sempre impotente, percepisce il proprio “nulla” di fronte alle forze della natura. Quante volte - per lavoro - mi è capitato di raccontare la furia della terra e la disperazione delle persone… L’Umbria del 1997, L’Aquila e l’Abruzzo nel 2009, Spina e il Marcianese lo stesso anno, l’Emilia nel 2012, la devastazione e le vittime tra Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche nel 2016, e adesso ancora il nostro “Cuore verde”. Luoghi e situazioni anche molto diverse fra loro, che hanno però un unico comune denominatore: gli sguardi delle persone, gli occhi assonnati e stanchi, ma al tempo stesso persi e sbarrati, i volti tirati degli adulti e le domande spesso soffocate dei bambini.

Che succede ora? Che ne sarà di noi? Possibile che la nostra casa, all’improvviso, diventi un luogo ostile e pericoloso? Qualcuno potrà aiutarci? La sensazione di incertezza che segue l’essere sbattuti fuori dalla propria abitazione è una di quelle condanne che non si augurano a nessuno. Ma è proprio in un momento come questo che c’è bisogno di farsi forza gli uni con gli altri, di darsi la mano, di incoraggiarsi e di condividere fatiche e incertezze.

Gli aiuti economici per emergenze e ricostruzione che arriveranno - speriamo presto e bene - da Governo e Amministrazioni locali, da soli, non bastano. C’è bisogno di sentirsi ancora e più forte una comunità di persone che fanno squadra, che lottano insieme, che condividono speranze e rinascita. Solo così possiamo addomesticare, almeno in parte, la ferocia del sisma e imparare a convivere con fratello Terremoto.

Proprio come il lupo di Gubbio, la città medievale dove il terremoto ha colpito duramente tra il 1982 e il 1984. Il settore edile in questi quarant’anni ha saputo innovarsi e trovare le soluzioni tecniche per esorcizzare il terrore delle scosse. Quelle degli ultimi decenni hanno fatto molta meno paura e non hanno più provocato danni pesanti.

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Le comunità parrocchiali dell’Unità pastorale dell’Alta Umbria colpita dal sisma si raccolgono in preghiera https://www.lavoce.it/le-comunita-parrocchiali-dellunita-pastorale-dellalta-umbria-colpita-dal-sisma-si-raccolgono-in-preghiera/ https://www.lavoce.it/le-comunita-parrocchiali-dellunita-pastorale-dellalta-umbria-colpita-dal-sisma-si-raccolgono-in-preghiera/#comments Thu, 16 Mar 2023 16:09:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70831 sisma alta umbria

Una novena alla Beata Vergine Maria, in programma dal 17 al 24 marzo (ore 20.30), presso il Villaggio Santa Caterina in Solfagnano di Perugia, sarà occasione di preghiera comunitaria e di ringraziamento al Signore per aver protetto dal sisma, lo scorso 9 marzo, le comunità dell’Alta Umbria, al confine tra i comuni di Perugia ed Umbertide. Un sisma che ha avuto il suo epicentro nell’area dei centri abitati dell’Unità pastorale di Pierantonio, Rancolfo, Solfagnano, Sant’Orfeto, La Bruna e Resina dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, provocando tanta paura e lesionando alcune centinaia di abitazioni civili, diverse strutture commerciali e produttive e luoghi di culto, ma non ha causato morti e feriti. "Per questo ringraziamo il Signore, che, per intercessione della Madonna apparsa a Fatima, ha voluto risparmiare tante vite umane". Così, commenta il parroco dell’Unità pastorale, don Anton Marcel Sascau, nell’annunciare la novena di preghiera con la recita del San Rosario e invitando i fedeli a non mancare a quest’appuntamento. "Con la speranza -auspica don Anton- che tutto ritorni presto alla normalità".]]>
sisma alta umbria

Una novena alla Beata Vergine Maria, in programma dal 17 al 24 marzo (ore 20.30), presso il Villaggio Santa Caterina in Solfagnano di Perugia, sarà occasione di preghiera comunitaria e di ringraziamento al Signore per aver protetto dal sisma, lo scorso 9 marzo, le comunità dell’Alta Umbria, al confine tra i comuni di Perugia ed Umbertide. Un sisma che ha avuto il suo epicentro nell’area dei centri abitati dell’Unità pastorale di Pierantonio, Rancolfo, Solfagnano, Sant’Orfeto, La Bruna e Resina dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, provocando tanta paura e lesionando alcune centinaia di abitazioni civili, diverse strutture commerciali e produttive e luoghi di culto, ma non ha causato morti e feriti. "Per questo ringraziamo il Signore, che, per intercessione della Madonna apparsa a Fatima, ha voluto risparmiare tante vite umane". Così, commenta il parroco dell’Unità pastorale, don Anton Marcel Sascau, nell’annunciare la novena di preghiera con la recita del San Rosario e invitando i fedeli a non mancare a quest’appuntamento. "Con la speranza -auspica don Anton- che tutto ritorni presto alla normalità".]]>
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Prima domenica della popolazione terremotata, tra preoccupazione e speranza https://www.lavoce.it/prima-domenica-della-popolazione-terremotata-tra-preoccupazione-e-speranza/ Mon, 13 Mar 2023 14:37:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70813 sostegno alla popolazione terremotata

C’è tanta preoccupazione ed ancora molta paura tra la gente messa a dura prova dalle scosse di terremoto verificatesi lo scorso 9 marzo nell’Alta Umbria. Le previsioni della Protezione Civile, una volta completati i sopralluoghi da parte dei suoi tecnici e Vigili del Fuoco, parlano di oltre cinquecento persone sfollate residenti a Pierantonio (nel comune di Umbertide), Sant’Orfeto (in quello di Perugia) e zone limitrofe, le cui comunità parrocchiali insistono nell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve.

La prima domenica della popolazione terremotata

Quella del 12 marzo è stata la prima domenica trascorsa dalla popolazione terremotata,  come raccontano parroci e collaboratori parrocchiali, tra preoccupazione e speranza. Quest’ultima, alimentata anche dalla presenza dell’arcivescovo Ivan Maffeis nei centri abitati segnati dal sisma dello scorso giovedì.

"Il nostro vescovo Ivan è venuto in mezzo a noi, a meno di ventiquattro ore dalle scosse, facendoci sentire la vicinanza della Chiesa. Siamo Certi di rivederlo presto tra noi… Una vicinanza concreta, fin dalle prime ore, per l’opera dei volontari Caritas non limitata agli aiuti materiali, ma di ascolto a tanti di noi impauriti".

È il commento di alcuni parrocchiani di Pierantonio e Sant’Orfeto, raccolto domenica scorsa, a margine della celebrazione della Santa Messa tenutasi nella chiesa della vicina località di La Bruna (l’unico edificio di culto della zona dichiarato agibile), dove si sono ritrovati in diversi a condividere l’Eucaristia e a pregare per lo scampato pericolo e per una rapida ricostruzione materiale e sociale.

Segnali di speranza

L'atmosfera che si vive nell’Alta Umbria è colta nelle testimonianze riportate di seguito. Il diacono Aristide Bortolato, impegnato non poco nel servizio della Carità, commenta:

"La sofferenza e il dolore degli abitanti sono grandissimi. C’è chi ha perso sia la casa che il lavoro. Siamo chiamati ad affrontare un primo aspetto che possa portare un senso di vera speranza. Dal punto di vista psicologico tante persone non stanno riuscendo ad affrontare questa situazione e ho incontrato e parlato al telefono con numerosi pierantoniesi che chiedevano consigli. C’è stata anche una bellissima testimonianza.

Una famiglia ha dovuto lasciare la sua casa perché è stata completamente devastata dalle scosse. Le uniche cose che si sono salvate sono stati un crocifisso esposto sugli scaffali di una libreria e una immagine della Sacra Famiglia. È stato visto come un segnale di speranza. Gli abitanti di Pierantonio hanno molto apprezzato la presenza della Chiesa, con la visita di venerdì del nostro arcivescovo Ivan e dei sacerdoti con responsabilità diocesane, don Riccardo Pascolini e don Simone Pascarosa. È un segno di vicinanza che ha fatto rifiorire molti aspetti interiori".

Il parroco don Anton Maricel, parla di una domenica vissuta dalla popolazione terremotata con ansia, nella speranza che tutto torni presto alla normalità.

"Tante persone di Pierantonio e di Rancolfo -dice- domenica mattina hanno voluto partecipare alla messa che ho celebrato a La Bruna.

Ancora c'è molta paura. Ho incontrato molta gente e dai loro volti si è colto il dolore causato dal terrore del terremoto e dai danni che le loro case hanno avuto. Ho visto tante persone piangere, perché hanno perso la propria casa. Dobbiamo farci coraggio con la preghiera e avere la forza per affrontare insieme la difficile situazione".

Non cedere alla paura

Don Renzo Piccioni Pignani, storico parroco di Montecorona e rettore dell’abbazia-basilica minore di San Salvatore (secolo XI), ha trascorso insieme ai suoi parrocchiani la prima domenica post-sisma, trasmettendo loro serenità nella consapevolezza di essere nuovamente in emergenza, celebrando, con un centinaio di fedeli, un battesimo già programmato, nella cripta del complesso abbaziale. Solo la chiesa ha subito lievi lesioni ed è stata temporaneamente chiusa al culto in via precauzionale. Chiusura, come spiega il rettore, che di fatto avviane da anni nel periodo invernale per riaprire poi in estate.

"Alle messe di domenica scorsa delle ore 9, 11 e 18 -raccolta il sacerdote- la partecipazione di fedeli è stata un po’ meno delle precedenti. E questo è comprensibile per la situazione che stiamo vivendo, ma la nostra gente non ha perso la fede con le scosse. Certamente sono persone molto provate, preoccupate del loro futuro nuovamente incerto… In meno di quaranta anni è il quarto terremoto che viviamo. Ricordo quello del 1984, era una domenica ed io stavo celebrando messa all’Eremo di Montecorona… Ci spaventammo e proseguimmo la celebrazione all’aperto. Fu un gesto istintivo, ma anche un gesto di voler continuare la vita di sempre e di non cedere alla paura, affidandosi alla fede e alla speranza che devono prevalere, anche nei momenti più bui, in ogni figlio di Dio e in ogni uomo".

Soprattutto ascolto

 Altra testimonianza raccolta è quella della responsabile della Caritas parrocchiale di Pierantonio, la signora Cristiana Madau.

"Come Caritas -ha spiegato- abbiamo la nostra sede inagibile, ma stiamo cercando di dare il nostro sostegno alle persone che sono rimaste senza casa. Ci sono molte situazioni difficili, perché il novanta per cento delle abitazioni del centro di Pierantonio è inagibile, i commercianti rischiano di non riaprire più.

Il sentimento comune è di non lasciare morire il paese. Il nostro, al momento, è un’opera soprattutto di ascolto e di sostegno psicologico a chi soffre. Domenica mattina siamo stati a Messa alla chiesa de La Bruna. È stata una domenica molto diversa dalle altre dove l’ascolto e la necessità di dare un qualcosa agli altri si sono fatti ancora più impellenti".

La Caritas diocesana  con la popolazione terremotata

Nella prima giornata di emergenza, Caritas diocesana e parrocchiali non hanno fornito solo aiuti materiali, ma hanno svolto un’opera di ascolto da parte dell’equipe di assistenti sociali della stessa Caritas diocesana, coordinata da Silvia Bagnarelli, per le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa.

"Quando si verificano delle gravi calamità naturali come un sisma -spiegano in Caritas- le persone più fragili e con maggiori difficoltà diventano anche quelle più vulnerabili a cui non bisogna fare mancare attenzione e sostegno".

Nel caso specifico, per il sostegno alla popolazione terremotata nello scorso fine settimana, la Chiesa si è affidata a operatori e a volontari Caritas che hanno portato anche aiuti materiali, come i pasti caldi preparati dalla mensa Don Gualtiero del Villaggio della Carità di Perugia per diverse decine di famiglie che hanno trovato accoglienza, fin dalla notte tra il 9 e il 10 marzo, nei Cva di Pierantonio e Sant’Orfeto, e per quelle accolte in strutture diocesane del capoluogo umbro. Va anche segnalata, l’opera svolta a tarda notte dai volontari Caritas dell’Unità pastorale di Ponte Pattoli nei suddetti Cva.

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sostegno alla popolazione terremotata

C’è tanta preoccupazione ed ancora molta paura tra la gente messa a dura prova dalle scosse di terremoto verificatesi lo scorso 9 marzo nell’Alta Umbria. Le previsioni della Protezione Civile, una volta completati i sopralluoghi da parte dei suoi tecnici e Vigili del Fuoco, parlano di oltre cinquecento persone sfollate residenti a Pierantonio (nel comune di Umbertide), Sant’Orfeto (in quello di Perugia) e zone limitrofe, le cui comunità parrocchiali insistono nell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve.

La prima domenica della popolazione terremotata

Quella del 12 marzo è stata la prima domenica trascorsa dalla popolazione terremotata,  come raccontano parroci e collaboratori parrocchiali, tra preoccupazione e speranza. Quest’ultima, alimentata anche dalla presenza dell’arcivescovo Ivan Maffeis nei centri abitati segnati dal sisma dello scorso giovedì.

"Il nostro vescovo Ivan è venuto in mezzo a noi, a meno di ventiquattro ore dalle scosse, facendoci sentire la vicinanza della Chiesa. Siamo Certi di rivederlo presto tra noi… Una vicinanza concreta, fin dalle prime ore, per l’opera dei volontari Caritas non limitata agli aiuti materiali, ma di ascolto a tanti di noi impauriti".

È il commento di alcuni parrocchiani di Pierantonio e Sant’Orfeto, raccolto domenica scorsa, a margine della celebrazione della Santa Messa tenutasi nella chiesa della vicina località di La Bruna (l’unico edificio di culto della zona dichiarato agibile), dove si sono ritrovati in diversi a condividere l’Eucaristia e a pregare per lo scampato pericolo e per una rapida ricostruzione materiale e sociale.

Segnali di speranza

L'atmosfera che si vive nell’Alta Umbria è colta nelle testimonianze riportate di seguito. Il diacono Aristide Bortolato, impegnato non poco nel servizio della Carità, commenta:

"La sofferenza e il dolore degli abitanti sono grandissimi. C’è chi ha perso sia la casa che il lavoro. Siamo chiamati ad affrontare un primo aspetto che possa portare un senso di vera speranza. Dal punto di vista psicologico tante persone non stanno riuscendo ad affrontare questa situazione e ho incontrato e parlato al telefono con numerosi pierantoniesi che chiedevano consigli. C’è stata anche una bellissima testimonianza.

Una famiglia ha dovuto lasciare la sua casa perché è stata completamente devastata dalle scosse. Le uniche cose che si sono salvate sono stati un crocifisso esposto sugli scaffali di una libreria e una immagine della Sacra Famiglia. È stato visto come un segnale di speranza. Gli abitanti di Pierantonio hanno molto apprezzato la presenza della Chiesa, con la visita di venerdì del nostro arcivescovo Ivan e dei sacerdoti con responsabilità diocesane, don Riccardo Pascolini e don Simone Pascarosa. È un segno di vicinanza che ha fatto rifiorire molti aspetti interiori".

Il parroco don Anton Maricel, parla di una domenica vissuta dalla popolazione terremotata con ansia, nella speranza che tutto torni presto alla normalità.

"Tante persone di Pierantonio e di Rancolfo -dice- domenica mattina hanno voluto partecipare alla messa che ho celebrato a La Bruna.

Ancora c'è molta paura. Ho incontrato molta gente e dai loro volti si è colto il dolore causato dal terrore del terremoto e dai danni che le loro case hanno avuto. Ho visto tante persone piangere, perché hanno perso la propria casa. Dobbiamo farci coraggio con la preghiera e avere la forza per affrontare insieme la difficile situazione".

Non cedere alla paura

Don Renzo Piccioni Pignani, storico parroco di Montecorona e rettore dell’abbazia-basilica minore di San Salvatore (secolo XI), ha trascorso insieme ai suoi parrocchiani la prima domenica post-sisma, trasmettendo loro serenità nella consapevolezza di essere nuovamente in emergenza, celebrando, con un centinaio di fedeli, un battesimo già programmato, nella cripta del complesso abbaziale. Solo la chiesa ha subito lievi lesioni ed è stata temporaneamente chiusa al culto in via precauzionale. Chiusura, come spiega il rettore, che di fatto avviane da anni nel periodo invernale per riaprire poi in estate.

"Alle messe di domenica scorsa delle ore 9, 11 e 18 -raccolta il sacerdote- la partecipazione di fedeli è stata un po’ meno delle precedenti. E questo è comprensibile per la situazione che stiamo vivendo, ma la nostra gente non ha perso la fede con le scosse. Certamente sono persone molto provate, preoccupate del loro futuro nuovamente incerto… In meno di quaranta anni è il quarto terremoto che viviamo. Ricordo quello del 1984, era una domenica ed io stavo celebrando messa all’Eremo di Montecorona… Ci spaventammo e proseguimmo la celebrazione all’aperto. Fu un gesto istintivo, ma anche un gesto di voler continuare la vita di sempre e di non cedere alla paura, affidandosi alla fede e alla speranza che devono prevalere, anche nei momenti più bui, in ogni figlio di Dio e in ogni uomo".

Soprattutto ascolto

 Altra testimonianza raccolta è quella della responsabile della Caritas parrocchiale di Pierantonio, la signora Cristiana Madau.

"Come Caritas -ha spiegato- abbiamo la nostra sede inagibile, ma stiamo cercando di dare il nostro sostegno alle persone che sono rimaste senza casa. Ci sono molte situazioni difficili, perché il novanta per cento delle abitazioni del centro di Pierantonio è inagibile, i commercianti rischiano di non riaprire più.

Il sentimento comune è di non lasciare morire il paese. Il nostro, al momento, è un’opera soprattutto di ascolto e di sostegno psicologico a chi soffre. Domenica mattina siamo stati a Messa alla chiesa de La Bruna. È stata una domenica molto diversa dalle altre dove l’ascolto e la necessità di dare un qualcosa agli altri si sono fatti ancora più impellenti".

La Caritas diocesana  con la popolazione terremotata

Nella prima giornata di emergenza, Caritas diocesana e parrocchiali non hanno fornito solo aiuti materiali, ma hanno svolto un’opera di ascolto da parte dell’equipe di assistenti sociali della stessa Caritas diocesana, coordinata da Silvia Bagnarelli, per le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa.

"Quando si verificano delle gravi calamità naturali come un sisma -spiegano in Caritas- le persone più fragili e con maggiori difficoltà diventano anche quelle più vulnerabili a cui non bisogna fare mancare attenzione e sostegno".

Nel caso specifico, per il sostegno alla popolazione terremotata nello scorso fine settimana, la Chiesa si è affidata a operatori e a volontari Caritas che hanno portato anche aiuti materiali, come i pasti caldi preparati dalla mensa Don Gualtiero del Villaggio della Carità di Perugia per diverse decine di famiglie che hanno trovato accoglienza, fin dalla notte tra il 9 e il 10 marzo, nei Cva di Pierantonio e Sant’Orfeto, e per quelle accolte in strutture diocesane del capoluogo umbro. Va anche segnalata, l’opera svolta a tarda notte dai volontari Caritas dell’Unità pastorale di Ponte Pattoli nei suddetti Cva.

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Perugia, chiuse al culto alcune chiese dopo il terremoto. La lettera del vescovo Ivan https://www.lavoce.it/perugia-chiuse-al-culto-alcune-chiese-dopo-il-terremoto-del-9-marzo/ Fri, 10 Mar 2023 13:02:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70789 Cammino Camaldolese di San Benedetto

Dopo le scosse di terremoto registrate nelle ultime ventiquattro ore nell’Alta Umbria, sono in corso i sopralluoghi da parte degli enti civili e religiosi preposti in materia per accertare eventuali danni a chiese ed edifici dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, in particolare nella zona dell’epicentro dell’evento sismico, tra i comuni di Umbertide e Perugia. [gallery td_gallery_title_input="Lesionata dal sisma la chiesa parrocchiale di Pierantonio" td_select_gallery_slide="slide" ids="70795,70796,70797"]

Inagibili la chiesa parrocchiale di Pierantonio e altre

La chiesa parrocchiale, la canonica e il campanile di Pierantonio (Umbertide) sono risultati inagibili con conseguente chiusura al culto, dopo aver riscontrato lesioni importanti delle parti strutturali. Così anche le chiese parrocchiali di Sant’Orfeto e di Rancolfo (Perugia), inagibili. Mentre la struttura di accoglienza Villaggio Santa Caterina e la chiesa parrocchiale di Solfagnano e di La Bruna (Perugia) sono agibili. Nella piccola chiesa della Madonna della Neve di Pian d’Assino (Perugia) sono state evidenziate lievi lesioni con distacco d’intonaco ed è stata chiusa al culto a livello precauzionale. [video width="1280" height="720" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2023/03/campanile-pierantonio_terremoto-vvf.mp4"][/video]

Lesioni anche all'abbazia di Montecorona

Simile situazione è stata rilevata nella millenaria abbazia-basilica minore di San Salvatore in Montecorona di Umbertide, dove sono visibili delle lesioni con distacco d’intonaco della volta centrale in due punti, al di sopra del presbiterio e dell’altare e della navata, con conseguente inagibilità momentanea del luogo di culto.

Il sopralluogo del vescovo Ivan Maffeis

[video width="1280" height="720" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2023/03/20230310_terremotochiesa_pierantonio-1.mp4"][/video]

Evacuate cinque famiglie a Cenerente

Il complesso parrocchiale di Cenerente (Perugia), chiesa, canonica ed appartamenti, sono stati dichiarati inagibili. Le cinque famiglie ospitate al loro interno vengono accolte in strutture diocesane. Ulteriori sopralluoghi sono in corso in altre parrocchie ed edifici dell’arcidiocesi perugino-pievese. [caption id="attachment_70808" align="alignleft" width="352"] Il vescovo Ivan insieme a don Renzo a Montecorona[/caption]

Accanto alle "pietre vive" segnate dal terremoto

La Chiesa perugina è accanto anche alle “pietre vive” segnate dal terremoto, prodigandosi con sacerdoti e collaboratori laici a monitorare non solo lo stato di “salute” del suo patrimonio storico-artistico, attraverso sopralluoghi con tecnici a chiese parrocchiali, canoniche ed edifici, ma anche delle persone che animano le comunità locali segnate da questa calamità naturale. In quest’ultimo caso la Chiesa si è affidata agli operatori e ai volontari della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali delle località interessate, portando aiuti materiali, come i pasti caldi preparati dalla mensa “Don Gualtiero” del Villaggio della Carità di Perugia per diverse decine di famiglie che hanno trovato accoglienza la notte scorsa nei Cva di Pierantonio e Sant’Orfeto, e per quelle accolte in strutture diocesane del capoluogo umbro. Inoltre è da segnalare l’opera svolta dai volontari della Caritas dell’Unità pastorale di Ponte Pattoli impegnati fin dalle tarda serata del 9 marzo proprio nei Cva.

Assistenti sociali Caritas in ascolto

Nella prima giornata di emergenza è stata svolta anche un’opera di ascolto da parte dell’equipe di assistenti sociali della Caritas diocesana per le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa in via cautelativa o perché la loro abitazione ha riportato lesioni importanti dal punto di vista strutturale. Quando si verificano delle gravi calamità naturali come un sisma, le persone più fragili e con maggiori difficoltà sono anche quelle più vulnerabili a cui non bisogna fare mancare attenzione e sostegno. Anche l’arcivescovo Ivan Maffeis, nel corso di questa prima giornata, ha raggiunto le località colpite incontrando parroci e famiglie, avendo per tutti parole di incoraggiamento, conforto e vicinanza umana e spirituale.

Gli aggiornamenti dopo le ultime verifiche

Intanto nella giornata odierna (11 marzo) proseguiranno i sopralluoghi ad altri edifici di culto, e saranno avviate le procedure per la messa in sicurezza delle opere d’arte e degli arredi sacri delle chiese già dichiarate inagibili. All’elenco dei luoghi di culto momentaneamente chiusi vanno ad aggiungersi le chiese di San Giovanni del Prugneto, Capocavallo e Coltavolino. Mentre le chiese dichiarate agibili, dopo il sopralluogo del pomeriggio del 10 marzo, sono quelle di San Giovanni del Pantano, Civitella Benazzone e Colombella. In quest’ultima frazione perugina è stato dichiarato inagibile l’edificio della scuola materna parrocchiale. A Cenerente, in via cautelativa, non sono agibili la chiesa e gli immobili contigui parrocchiali fino a quando non sarà messo in sicurezza il campanile lesionato.

Il vescovo Ivan scrive alle comunità terremotate

"All’indomani del terremoto che giovedì 9 marzo ha colpito alcune comunità della nostra diocesi, la fase del primo soccorso, da una parte, è fatta di scale e tetti saliti per verificare la sicurezza degli edifici; dall’altra, ha il volto dell’ospitalità, allestita per offrire rifugio a quanti si sono visti costretti a lasciare la propria abitazione". L'arcivescovo della Chiesa perugino-pievese, mons. Ivan Maffeis, scrive così alla comunità diocesana per esprimere vicinanza spirituale e solidarietà a quanti sono stati colpiti dal terremoto. "Alle famiglie accolte sotto il tendone di Sant’Orfeto - scrive ancora - si aggiungono le quattro che hanno trovato una sistemazione nel nostro vecchio Seminario. Altre per paura hanno preferito passare la notte in macchina. Lungo la strada che attraversa Pierantonio – chiusa poco prima di arrivare alla chiesa – le persone guardano in silenzio le proprie case. Chi alza lo sguardo lo posa sul campanile, che le scosse hanno fatto ruotare e di cui si teme una possibile caduta. A Cenerente il danno probabilmente è ancora maggiore. Vi si aggiungono le chiese di Capocavallo, Rancolfo, Coltavolino, Prugneto, Pian d’Assino: in questi borghi il terremoto le ha rese inagibili, causandone la chiusura. In condizioni migliori appare l’Abbazia di Montecorona, per cui rimane la possibilità di celebrare nella cripta. La struttura del Villaggio Santa Caterina tutto sommato ha retto bene; sugli ospiti pesano piuttosto le conseguenze del terremoto, in termini di timore e d’insicurezza. La gratitudine, oltre che ai vigili del fuoco e agli uomini della Protezione civile, va agli operatori e ai volontari della Caritas, ai vicari e ai responsabili dell’Ufficio tecnico della nostra diocesi. Alla luce del sopralluogo effettuato da questi ultimi, lunedì potranno riaprire le scuole paritarie. In questa terza domenica di Quaresima - conclude il vescovo Ivan - ricordiamo nella preghiera le comunità segnate dal sisma, i loro parroci, i diaconi, gli animatori: possano sperimentare, insieme al dolore, la nostra vicinanza solidale e affrontare con coraggio, dignità e fede anche questa prova". a cura di Riccardo Liguori ed Enrico Tribbioli]]>
Cammino Camaldolese di San Benedetto

Dopo le scosse di terremoto registrate nelle ultime ventiquattro ore nell’Alta Umbria, sono in corso i sopralluoghi da parte degli enti civili e religiosi preposti in materia per accertare eventuali danni a chiese ed edifici dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, in particolare nella zona dell’epicentro dell’evento sismico, tra i comuni di Umbertide e Perugia. [gallery td_gallery_title_input="Lesionata dal sisma la chiesa parrocchiale di Pierantonio" td_select_gallery_slide="slide" ids="70795,70796,70797"]

Inagibili la chiesa parrocchiale di Pierantonio e altre

La chiesa parrocchiale, la canonica e il campanile di Pierantonio (Umbertide) sono risultati inagibili con conseguente chiusura al culto, dopo aver riscontrato lesioni importanti delle parti strutturali. Così anche le chiese parrocchiali di Sant’Orfeto e di Rancolfo (Perugia), inagibili. Mentre la struttura di accoglienza Villaggio Santa Caterina e la chiesa parrocchiale di Solfagnano e di La Bruna (Perugia) sono agibili. Nella piccola chiesa della Madonna della Neve di Pian d’Assino (Perugia) sono state evidenziate lievi lesioni con distacco d’intonaco ed è stata chiusa al culto a livello precauzionale. [video width="1280" height="720" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2023/03/campanile-pierantonio_terremoto-vvf.mp4"][/video]

Lesioni anche all'abbazia di Montecorona

Simile situazione è stata rilevata nella millenaria abbazia-basilica minore di San Salvatore in Montecorona di Umbertide, dove sono visibili delle lesioni con distacco d’intonaco della volta centrale in due punti, al di sopra del presbiterio e dell’altare e della navata, con conseguente inagibilità momentanea del luogo di culto.

Il sopralluogo del vescovo Ivan Maffeis

[video width="1280" height="720" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2023/03/20230310_terremotochiesa_pierantonio-1.mp4"][/video]

Evacuate cinque famiglie a Cenerente

Il complesso parrocchiale di Cenerente (Perugia), chiesa, canonica ed appartamenti, sono stati dichiarati inagibili. Le cinque famiglie ospitate al loro interno vengono accolte in strutture diocesane. Ulteriori sopralluoghi sono in corso in altre parrocchie ed edifici dell’arcidiocesi perugino-pievese. [caption id="attachment_70808" align="alignleft" width="352"] Il vescovo Ivan insieme a don Renzo a Montecorona[/caption]

Accanto alle "pietre vive" segnate dal terremoto

La Chiesa perugina è accanto anche alle “pietre vive” segnate dal terremoto, prodigandosi con sacerdoti e collaboratori laici a monitorare non solo lo stato di “salute” del suo patrimonio storico-artistico, attraverso sopralluoghi con tecnici a chiese parrocchiali, canoniche ed edifici, ma anche delle persone che animano le comunità locali segnate da questa calamità naturale. In quest’ultimo caso la Chiesa si è affidata agli operatori e ai volontari della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali delle località interessate, portando aiuti materiali, come i pasti caldi preparati dalla mensa “Don Gualtiero” del Villaggio della Carità di Perugia per diverse decine di famiglie che hanno trovato accoglienza la notte scorsa nei Cva di Pierantonio e Sant’Orfeto, e per quelle accolte in strutture diocesane del capoluogo umbro. Inoltre è da segnalare l’opera svolta dai volontari della Caritas dell’Unità pastorale di Ponte Pattoli impegnati fin dalle tarda serata del 9 marzo proprio nei Cva.

Assistenti sociali Caritas in ascolto

Nella prima giornata di emergenza è stata svolta anche un’opera di ascolto da parte dell’equipe di assistenti sociali della Caritas diocesana per le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa in via cautelativa o perché la loro abitazione ha riportato lesioni importanti dal punto di vista strutturale. Quando si verificano delle gravi calamità naturali come un sisma, le persone più fragili e con maggiori difficoltà sono anche quelle più vulnerabili a cui non bisogna fare mancare attenzione e sostegno. Anche l’arcivescovo Ivan Maffeis, nel corso di questa prima giornata, ha raggiunto le località colpite incontrando parroci e famiglie, avendo per tutti parole di incoraggiamento, conforto e vicinanza umana e spirituale.

Gli aggiornamenti dopo le ultime verifiche

Intanto nella giornata odierna (11 marzo) proseguiranno i sopralluoghi ad altri edifici di culto, e saranno avviate le procedure per la messa in sicurezza delle opere d’arte e degli arredi sacri delle chiese già dichiarate inagibili. All’elenco dei luoghi di culto momentaneamente chiusi vanno ad aggiungersi le chiese di San Giovanni del Prugneto, Capocavallo e Coltavolino. Mentre le chiese dichiarate agibili, dopo il sopralluogo del pomeriggio del 10 marzo, sono quelle di San Giovanni del Pantano, Civitella Benazzone e Colombella. In quest’ultima frazione perugina è stato dichiarato inagibile l’edificio della scuola materna parrocchiale. A Cenerente, in via cautelativa, non sono agibili la chiesa e gli immobili contigui parrocchiali fino a quando non sarà messo in sicurezza il campanile lesionato.

Il vescovo Ivan scrive alle comunità terremotate

"All’indomani del terremoto che giovedì 9 marzo ha colpito alcune comunità della nostra diocesi, la fase del primo soccorso, da una parte, è fatta di scale e tetti saliti per verificare la sicurezza degli edifici; dall’altra, ha il volto dell’ospitalità, allestita per offrire rifugio a quanti si sono visti costretti a lasciare la propria abitazione". L'arcivescovo della Chiesa perugino-pievese, mons. Ivan Maffeis, scrive così alla comunità diocesana per esprimere vicinanza spirituale e solidarietà a quanti sono stati colpiti dal terremoto. "Alle famiglie accolte sotto il tendone di Sant’Orfeto - scrive ancora - si aggiungono le quattro che hanno trovato una sistemazione nel nostro vecchio Seminario. Altre per paura hanno preferito passare la notte in macchina. Lungo la strada che attraversa Pierantonio – chiusa poco prima di arrivare alla chiesa – le persone guardano in silenzio le proprie case. Chi alza lo sguardo lo posa sul campanile, che le scosse hanno fatto ruotare e di cui si teme una possibile caduta. A Cenerente il danno probabilmente è ancora maggiore. Vi si aggiungono le chiese di Capocavallo, Rancolfo, Coltavolino, Prugneto, Pian d’Assino: in questi borghi il terremoto le ha rese inagibili, causandone la chiusura. In condizioni migliori appare l’Abbazia di Montecorona, per cui rimane la possibilità di celebrare nella cripta. La struttura del Villaggio Santa Caterina tutto sommato ha retto bene; sugli ospiti pesano piuttosto le conseguenze del terremoto, in termini di timore e d’insicurezza. La gratitudine, oltre che ai vigili del fuoco e agli uomini della Protezione civile, va agli operatori e ai volontari della Caritas, ai vicari e ai responsabili dell’Ufficio tecnico della nostra diocesi. Alla luce del sopralluogo effettuato da questi ultimi, lunedì potranno riaprire le scuole paritarie. In questa terza domenica di Quaresima - conclude il vescovo Ivan - ricordiamo nella preghiera le comunità segnate dal sisma, i loro parroci, i diaconi, gli animatori: possano sperimentare, insieme al dolore, la nostra vicinanza solidale e affrontare con coraggio, dignità e fede anche questa prova". a cura di Riccardo Liguori ed Enrico Tribbioli]]>
Le vittime dimenticate dello tsunami in quelle isole “sperdute” https://www.lavoce.it/vittime-dimenticate-tsunami/ Mon, 08 Oct 2018 08:00:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53081 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio*

Al momento in cui scrivo, il numero delle vittime del terremoto e dello tsunami che si sono abbattuti su alcune isole indonesiane dell’arcipelago di Sulawesi è di più di 1.200. Considerando che si continua a cercare tra le macerie, e che purtroppo ci sono isole che non è stato possibile ancora raggiungere, si pensa che il bilancio finale risulterà ancora più grave.

La nostra poca conoscenza di quell’area ci porta a pensare che si tratti di isole scarsamente abitate, e invece - ad esempio - sono 350 mila gli abitanti di Palu, dove vi è anche l’aeroporto che è stato messo fuori uso dal maremoto. Il primo sentimento è di sgomento e di dolore, di solidarietà con le vittime, le loro famiglie, i sopravvissuti.

Ma poi comincio a guardarmi attorno e con stupore mi rendo conto che nei telegiornali, sui siti web, sui quotidiani e nelle radio la notizia è relegata in coda e, dopo due giorni, nonostante il numero dei morti aumenti, scompare. Ma quale criterio, quale ordine di priorità, quale sentimento detta l’agenda delle notizie? Se la prima notizia è la manovra economica del nostro Governo. seguita dai risultati delle partite di calcio domenicali, che valore ha la vita umana?

*presidente della Pro Civitate Christiana - Assisi

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colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio*

Al momento in cui scrivo, il numero delle vittime del terremoto e dello tsunami che si sono abbattuti su alcune isole indonesiane dell’arcipelago di Sulawesi è di più di 1.200. Considerando che si continua a cercare tra le macerie, e che purtroppo ci sono isole che non è stato possibile ancora raggiungere, si pensa che il bilancio finale risulterà ancora più grave.

La nostra poca conoscenza di quell’area ci porta a pensare che si tratti di isole scarsamente abitate, e invece - ad esempio - sono 350 mila gli abitanti di Palu, dove vi è anche l’aeroporto che è stato messo fuori uso dal maremoto. Il primo sentimento è di sgomento e di dolore, di solidarietà con le vittime, le loro famiglie, i sopravvissuti.

Ma poi comincio a guardarmi attorno e con stupore mi rendo conto che nei telegiornali, sui siti web, sui quotidiani e nelle radio la notizia è relegata in coda e, dopo due giorni, nonostante il numero dei morti aumenti, scompare. Ma quale criterio, quale ordine di priorità, quale sentimento detta l’agenda delle notizie? Se la prima notizia è la manovra economica del nostro Governo. seguita dai risultati delle partite di calcio domenicali, che valore ha la vita umana?

*presidente della Pro Civitate Christiana - Assisi

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TERREMOTO. La rinascita è ancora lontana https://www.lavoce.it/terremoto-la-rinascita-ancora-lontana/ Fri, 29 Jun 2018 11:21:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52194

La ricostruzione in Umbria è ancora lontana. Tutto sembra fermo e le ferite del sisma sono ancora drammaticamente evidenti. La fase dell’emergenza non è ancora terminata – si parlava di agosto - ma probabilmente i termini slitteranno ancora.

“La ricostruzione è la fase più complessa spiega a La Voce Paolo Iannelli, ingegnere strutturista, Soprintendente speciale per le zone dell’Italia centrale colpite dal sisma 2016, presso il Mibact, a cui fa capo la gestione della ricostruzione delle chiese. Probabilmente tutto sarebbe potuto essere fatto meglio e in tempi più brevi - spiega ma si è trattato di un sisma eccezionale che ha colpito un’area molto vasta, con scosse significative negli stessi luoghi. Le verifiche sono sostanzialmente finite - prosegue - ma l’opera di messa in sicurezza è ancora in corso. Anche per ingabbiare, fasciare un edificio c’è bisogno di un minimo progetto, sapere con precisione come intervenire. Ci sono fasi che sono state avviate, ma non visibile all’occhio esterno. Rispetto al passato - sottolinea - si è scelto di cambiare rotta decidendo, dove possibile, di intervenire non solo con opere provvisionali, ma definitive, in alcuni casi già nella fase di messa in sicurezza, anche per ottimizzare le risorse a disposizione. Non interverremo solo con la riparazione del danno, ma con un miglioramento sismico che innalzerà il livello di sicurezza degli edifici compatibilmente con la tipologia del bene immobile. Tutto il costruito ha un livello di sicurezza legato al concetto di essere esistente”.

Ad oggi, al fine di riaprire al culto alcune chiese lievemente danneggiate, sono state emanate due ordinanze per tutta l’area del cratere che interessa quattro regioni (la n. 23 del 5 maggio 2017, la n. 32 del 21 giugno 2017). Entrambe prevedono la messa in sicurezza definitiva, da parte delle diocesi quali soggetti attuatori, in Umbria, rispettivamente di 19 e 16 chiese, per importi non superiori ai 300 mila euro: “Proprio in questi giorni dovrebbero partire i primi lavori per consentire la riapertura entro l’anno”. Una terza ordinanza (la n. 38 dell’8 settembre 2017) - spiega Iannelli - darà il via a un Primo piano di interventi di ricostruzione sui beni culturali, per l’Umbria riguarda 16 chiese e comprende anche la basilica di San Benedetto di Norcia. Un’altra ancora è in fase di approvazione. “Si tratta di finanziamenti sicuri – precisa - di cui è indicata la provenienza, e che permetteranno di avviare, entro breve tempo, le procedure amministrative e quindi i lavori”.

Per la basilica di San Benedetto, che - conferma - verrà ricostruita, “è stato previsto un finanziamento di 10 milioni di euro: 6 provengono dalla Comunità europea, 4 dal Commissario straordinario. La Commissione d’indirizzo preposta, presieduta da Luciano Paolucci, appena si riunirà, dovrà produrre gli indirizzi per la progettazione. Intanto si sta lavorando al completamento della messa in sicurezza, di cui si occupa la soprintendente Màrica Mercalli, che nello stesso tempo comprende anche lotti di ricostruzione. Entro l’anno questi lavori potrebbero essere terminati così da consentire di entrare nella chiesa e procedere allo sgombero delle macerie”.

Sono 38 le chiese nel cratere messe in sicurezza dalla Soprintendenza umbra, spiega Marica Mercallisoprintendente regionale Archeologia, belle arti e paesaggio (continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).

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La ricostruzione in Umbria è ancora lontana. Tutto sembra fermo e le ferite del sisma sono ancora drammaticamente evidenti. La fase dell’emergenza non è ancora terminata – si parlava di agosto - ma probabilmente i termini slitteranno ancora.

“La ricostruzione è la fase più complessa spiega a La Voce Paolo Iannelli, ingegnere strutturista, Soprintendente speciale per le zone dell’Italia centrale colpite dal sisma 2016, presso il Mibact, a cui fa capo la gestione della ricostruzione delle chiese. Probabilmente tutto sarebbe potuto essere fatto meglio e in tempi più brevi - spiega ma si è trattato di un sisma eccezionale che ha colpito un’area molto vasta, con scosse significative negli stessi luoghi. Le verifiche sono sostanzialmente finite - prosegue - ma l’opera di messa in sicurezza è ancora in corso. Anche per ingabbiare, fasciare un edificio c’è bisogno di un minimo progetto, sapere con precisione come intervenire. Ci sono fasi che sono state avviate, ma non visibile all’occhio esterno. Rispetto al passato - sottolinea - si è scelto di cambiare rotta decidendo, dove possibile, di intervenire non solo con opere provvisionali, ma definitive, in alcuni casi già nella fase di messa in sicurezza, anche per ottimizzare le risorse a disposizione. Non interverremo solo con la riparazione del danno, ma con un miglioramento sismico che innalzerà il livello di sicurezza degli edifici compatibilmente con la tipologia del bene immobile. Tutto il costruito ha un livello di sicurezza legato al concetto di essere esistente”.

Ad oggi, al fine di riaprire al culto alcune chiese lievemente danneggiate, sono state emanate due ordinanze per tutta l’area del cratere che interessa quattro regioni (la n. 23 del 5 maggio 2017, la n. 32 del 21 giugno 2017). Entrambe prevedono la messa in sicurezza definitiva, da parte delle diocesi quali soggetti attuatori, in Umbria, rispettivamente di 19 e 16 chiese, per importi non superiori ai 300 mila euro: “Proprio in questi giorni dovrebbero partire i primi lavori per consentire la riapertura entro l’anno”. Una terza ordinanza (la n. 38 dell’8 settembre 2017) - spiega Iannelli - darà il via a un Primo piano di interventi di ricostruzione sui beni culturali, per l’Umbria riguarda 16 chiese e comprende anche la basilica di San Benedetto di Norcia. Un’altra ancora è in fase di approvazione. “Si tratta di finanziamenti sicuri – precisa - di cui è indicata la provenienza, e che permetteranno di avviare, entro breve tempo, le procedure amministrative e quindi i lavori”.

Per la basilica di San Benedetto, che - conferma - verrà ricostruita, “è stato previsto un finanziamento di 10 milioni di euro: 6 provengono dalla Comunità europea, 4 dal Commissario straordinario. La Commissione d’indirizzo preposta, presieduta da Luciano Paolucci, appena si riunirà, dovrà produrre gli indirizzi per la progettazione. Intanto si sta lavorando al completamento della messa in sicurezza, di cui si occupa la soprintendente Màrica Mercalli, che nello stesso tempo comprende anche lotti di ricostruzione. Entro l’anno questi lavori potrebbero essere terminati così da consentire di entrare nella chiesa e procedere allo sgombero delle macerie”.

Sono 38 le chiese nel cratere messe in sicurezza dalla Soprintendenza umbra, spiega Marica Mercallisoprintendente regionale Archeologia, belle arti e paesaggio (continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).

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Dopo il sisma, chiese restaurate con fondi Cei https://www.lavoce.it/sisma-chiese-restaurate-fondi-cei/ Sun, 04 Feb 2018 16:38:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51160

La Cei viene in aiuto delle diocesi terremotate. Tre comunità parrocchiali ritrovano i propri luoghi di culto dopo il terremoto del 30 ottobre 2016 grazie all’intervento della Conferenza episcopale italiana. I 300.000 euro stanziati all’indomani del sisma hanno infatti reso possibile mettere in sicurezza con interventi definitivi le tre chiese di Maria Immacolata a Foligno città, di Santo Stefano a Maceratola e di Maria Assunta a Scopoli, interessate da danni lievi che però hanno pregiudicato il normale utilizzo con un’ordinanza di inagibilità. Se le chiese di Maceratola e Scopoli vedono ancora i progetti di ristrutturazione in fase di approvazione da parte degli enti, con i lavori che dovrebbero partire entro breve, la chiesa dell’Immacolata, retta dai frati minori Conventuali nella persona del parroco padre Domenico Fabbri, è già stata riaperta lo scorso 7 dicembre dal vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi e dal ministro provinciale dei francescani, padre Franco Buonamano, con una celebrazione molto partecipata e sentita. La riapertura della chiesa è stata il “ritorno a casa” dell’intera comunità parrocchiale, costret- ta da oltre un anno a celebrare l’eucaristia e gli altri sacramenti che segnano le tappe della vita cristiana in una piccola sala o in un tendone allestito fuori dal complesso parrocchiale. La Chiesa italiana ha reso possibile tutto questo in tempi brevi, stanziando fondi sufficienti a effettuare gli interventi di messa in sicurezza richiesti. Ciò ha consentito la posa di uno speciale intonaco elastico sui muri interni della chiesa, poiché il sisma aveva causato il distacco di ampie porzioni di quello vecchio, rendendo pericoloso accedere all’edificio pur senza pregiudicare la stabilità della struttura. All’intervento immediato della Conferenza episcopale italiana sulle tre chiese menzionate si aggiunge quello della ricostruzione con fondi pubblici che allo stato attuale interessa sei chiese, per cinque delle quali (San Francesco a Foligno città, Maria Assunta a Colfiorito, Santa Maria Maggiore a Spello, San Marco a Sant’Eraclio e Sant’Egidio a Borroni) sono stati già presentati i progetti. I lavori inizieranno presumibilmente entro la prima metà del 2018. Quanto alla cattedrale di San Feliciano, è stata inserita nella ricostruzione “pesante” con il finanziamento e l’avvio della progettazione, che consentirà l’avvio dei lavori e la riapertura entro qualche anno.  ]]>

La Cei viene in aiuto delle diocesi terremotate. Tre comunità parrocchiali ritrovano i propri luoghi di culto dopo il terremoto del 30 ottobre 2016 grazie all’intervento della Conferenza episcopale italiana. I 300.000 euro stanziati all’indomani del sisma hanno infatti reso possibile mettere in sicurezza con interventi definitivi le tre chiese di Maria Immacolata a Foligno città, di Santo Stefano a Maceratola e di Maria Assunta a Scopoli, interessate da danni lievi che però hanno pregiudicato il normale utilizzo con un’ordinanza di inagibilità. Se le chiese di Maceratola e Scopoli vedono ancora i progetti di ristrutturazione in fase di approvazione da parte degli enti, con i lavori che dovrebbero partire entro breve, la chiesa dell’Immacolata, retta dai frati minori Conventuali nella persona del parroco padre Domenico Fabbri, è già stata riaperta lo scorso 7 dicembre dal vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi e dal ministro provinciale dei francescani, padre Franco Buonamano, con una celebrazione molto partecipata e sentita. La riapertura della chiesa è stata il “ritorno a casa” dell’intera comunità parrocchiale, costret- ta da oltre un anno a celebrare l’eucaristia e gli altri sacramenti che segnano le tappe della vita cristiana in una piccola sala o in un tendone allestito fuori dal complesso parrocchiale. La Chiesa italiana ha reso possibile tutto questo in tempi brevi, stanziando fondi sufficienti a effettuare gli interventi di messa in sicurezza richiesti. Ciò ha consentito la posa di uno speciale intonaco elastico sui muri interni della chiesa, poiché il sisma aveva causato il distacco di ampie porzioni di quello vecchio, rendendo pericoloso accedere all’edificio pur senza pregiudicare la stabilità della struttura. All’intervento immediato della Conferenza episcopale italiana sulle tre chiese menzionate si aggiunge quello della ricostruzione con fondi pubblici che allo stato attuale interessa sei chiese, per cinque delle quali (San Francesco a Foligno città, Maria Assunta a Colfiorito, Santa Maria Maggiore a Spello, San Marco a Sant’Eraclio e Sant’Egidio a Borroni) sono stati già presentati i progetti. I lavori inizieranno presumibilmente entro la prima metà del 2018. Quanto alla cattedrale di San Feliciano, è stata inserita nella ricostruzione “pesante” con il finanziamento e l’avvio della progettazione, che consentirà l’avvio dei lavori e la riapertura entro qualche anno.  ]]>
Solidarietà per il Sindaco di Norcia mentre si indaga sul centro polifunzionale di Ancarano https://www.lavoce.it/solidarieta-sindaco-norcia-si-indaga-sul-centro-polifunzionale-ancarano/ Fri, 12 Jan 2018 11:11:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50994

I magistrati applicano la legge, la ricostruzione obbliga alla massima trasparenza; ma le norme non sono chiare, e l’emergenza sta durando un po’ troppo. È questo il quadro della vicenda relativa all’avviso di garanzia ricevuto dal sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, che ha provocato una serie infinita di reazioni.

La reazione del Sindaco è pacata: “Nei prossimi giorni chiederò di essere ascoltato dai magistrati, nei quali ripongo la mia totale fiducia e mi metto a loro completa disposizione per fare chiarezza sulla vicenda; e sono convinto che, carte alla mano, capiranno la bontà delle operazioni che stiamo portando avanti. Capisco che la magistratura deve assolvere al proprio ruolo, ma è altrettanto certo che questo clima non aiuta gli uffici dell’Amministrazione comunale a svolgere con serenità l’enorme mole di lavoro a cui sono quotidianamente chiamati”.

Unanime la solidarietà per Alemanno dal mondo politico. “Questa vicenda sembra una beffa, sono davvero esterrefatta” ha scritto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, su Facebook. “Se l’avviso di garanzia è per l’autorizzazione ambientale nella gestione dell’emergenza sismica, allora ci dimettiamo tutti da ammini- stratori pubblici che stanno mettendo la faccia con le persone a rappresentare lo Stato sul territorio!”

Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de La Voce.

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I magistrati applicano la legge, la ricostruzione obbliga alla massima trasparenza; ma le norme non sono chiare, e l’emergenza sta durando un po’ troppo. È questo il quadro della vicenda relativa all’avviso di garanzia ricevuto dal sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, che ha provocato una serie infinita di reazioni.

La reazione del Sindaco è pacata: “Nei prossimi giorni chiederò di essere ascoltato dai magistrati, nei quali ripongo la mia totale fiducia e mi metto a loro completa disposizione per fare chiarezza sulla vicenda; e sono convinto che, carte alla mano, capiranno la bontà delle operazioni che stiamo portando avanti. Capisco che la magistratura deve assolvere al proprio ruolo, ma è altrettanto certo che questo clima non aiuta gli uffici dell’Amministrazione comunale a svolgere con serenità l’enorme mole di lavoro a cui sono quotidianamente chiamati”.

Unanime la solidarietà per Alemanno dal mondo politico. “Questa vicenda sembra una beffa, sono davvero esterrefatta” ha scritto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, su Facebook. “Se l’avviso di garanzia è per l’autorizzazione ambientale nella gestione dell’emergenza sismica, allora ci dimettiamo tutti da ammini- stratori pubblici che stanno mettendo la faccia con le persone a rappresentare lo Stato sul territorio!”

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Il mio “selfie” opaco con l’Umbria di oggi https://www.lavoce.it/mio-selfie-opaco-lumbria-oggi/ Sat, 04 Nov 2017 08:00:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50456

L’aeroporto non decolla. Il treno veloce non passa. Le strade, sovente malmesse, non portano dove servirebbe. Le fabbriche in crisi, con centinaia di posti di lavoro a rischio. Le incertezze della ricostruzione dopo il terremoto. Il turismo che non “rende” quanto dovrebbe e potrebbe. I giornali che chiudono. Il rischio povertà in aumento, mentre il gioco d’azzardo dilaga. La droga, piaga che non si chiude. La perdita, inarrestabile, dei centri decisionali. La ripresa economica che stenta a decollare. Una diffusa percezione di insicurezza nelle città e nei paesi. Le difficoltà della giustizia e della sua macchina operativa. L’università che stenta a tornare attrattiva. La politica “schiava” di internet e sempre più rannicchiata dentro le proprie diatribe interne… Mi dica, qualcuno più informato, e forse più ottimista del sottoscritto, se questo mio “selfie” - con l’Umbria a fare da opaco sfondo - mette a fuoco una situazione reale, o se è frutto di una visione troppo incline alla negatività rispetto al presente della nostra realtà regionale. In questo secondo caso, sono pronto ad accogliere, con entusiasmo, l’elenco delle tante cose positive che in questo momento non riesco a valutare. Ma nel primo caso – che insisto a ritenere niente più che realistico – sarebbe il caso, fossi un politico, un imprenditore o un responsabile di uno dei soggetti coinvolti nel ragionamento, di fare una riflessione profonda su ognuno di questi punti. E magari, di trasformare ognuno di essi in altrettanti temi di impegno per i prossimi anni, con valutazioni concrete e senza troppe chiacchiere inutili. Attendo con fiducia. Perché non credo rispondente alla realtà – questo sì – il pessimismo di coloro, e sono tanti, che continuano a dipingere una classe dirigente, locale ma anche nazionale, che non è più in grado di valutare i dati del presente per costruire futuro: ripeto, non ci credo. Non ci voglio credere.  ]]>

L’aeroporto non decolla. Il treno veloce non passa. Le strade, sovente malmesse, non portano dove servirebbe. Le fabbriche in crisi, con centinaia di posti di lavoro a rischio. Le incertezze della ricostruzione dopo il terremoto. Il turismo che non “rende” quanto dovrebbe e potrebbe. I giornali che chiudono. Il rischio povertà in aumento, mentre il gioco d’azzardo dilaga. La droga, piaga che non si chiude. La perdita, inarrestabile, dei centri decisionali. La ripresa economica che stenta a decollare. Una diffusa percezione di insicurezza nelle città e nei paesi. Le difficoltà della giustizia e della sua macchina operativa. L’università che stenta a tornare attrattiva. La politica “schiava” di internet e sempre più rannicchiata dentro le proprie diatribe interne… Mi dica, qualcuno più informato, e forse più ottimista del sottoscritto, se questo mio “selfie” - con l’Umbria a fare da opaco sfondo - mette a fuoco una situazione reale, o se è frutto di una visione troppo incline alla negatività rispetto al presente della nostra realtà regionale. In questo secondo caso, sono pronto ad accogliere, con entusiasmo, l’elenco delle tante cose positive che in questo momento non riesco a valutare. Ma nel primo caso – che insisto a ritenere niente più che realistico – sarebbe il caso, fossi un politico, un imprenditore o un responsabile di uno dei soggetti coinvolti nel ragionamento, di fare una riflessione profonda su ognuno di questi punti. E magari, di trasformare ognuno di essi in altrettanti temi di impegno per i prossimi anni, con valutazioni concrete e senza troppe chiacchiere inutili. Attendo con fiducia. Perché non credo rispondente alla realtà – questo sì – il pessimismo di coloro, e sono tanti, che continuano a dipingere una classe dirigente, locale ma anche nazionale, che non è più in grado di valutare i dati del presente per costruire futuro: ripeto, non ci credo. Non ci voglio credere.  ]]>
Norcia a un anno dal terremoto https://www.lavoce.it/norcia-un-anno-dal-terremoto/ Sun, 29 Oct 2017 11:00:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50360 Norcia Benedetto cattedrale

"A un anno dalla terribile scossa del 30 ottobre dello scorso anno – afferma Giorgio Pallucco, direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e delegato regionale di Caritas Umbria - credo sia utile tracciare un primo bilancio dell’attività svolta a sostegno delle popolazioni terremotate. Siamo stati presenti a Norcia a partire dal 24 agosto 2016 nella frazione di San Pellegrino e, dopo il 30 ottobre, abbiamo allestito un presidio fisso della Caritas presso il complesso Madonna delle Grazie e avviata una presenza anche negli altri centri della Valnerina colpiti dal sisma. Abitando i luoghi della tragedia - prosegue - abbiamo condiviso la paura e la fatica della gente, ma anche la tenacia espressa da coloro, e sono stati in tanti, che non hanno mai pensato di abbandonare la loro terra. Tra questi, molti allevatori e agricoltori che non potevano certo permettersi di perdere il lavoro di una vita, che è un’arte tramandata di generazione in generazione. Volentieri li abbiamo aiutati con l’acquisto di moduli temporanei da utilizzare come stalle per i bovini o magazzini per la rimessa degli attrezzi agricoli". Settore ristorazione Un altro fronte su cui la Caritas è intervenuta in modo significativo quest’anno - ma già progetti sono in previsione per il 2018 - è il sostegno alle attività dei ristoratori e degli artigiani gastronomici della Valnerina, consentendo loro di partecipare alle mostre mercato di settore. La Caritas si è fatta carico delle spese relative all’acquisto degli spazi espositivi. “Si tratta - dice Pallucco - di un’attività strategica che consente la vendita e la somministrazione dei prodotti alimentari tipici del territorio della Valnerina, in attesa che riprendano i flussi turistici e che si realizzino condizioni adeguate di accoglienza di quanti desiderino visitare la Valnerina. Ad oggi la Caritas diocesana di Spoleto-Norcia ha impegnato risorse per un ammontare di poco superiore ai 500 mila euro per tutti i progetti e le iniziative rivolte all’aiuto delle famiglie e delle imprese della Valnerina. Altrettanti fondi sono già a disposizione per il prossimo anno, nell’ambito del progetto ‘Granelli di senape’, con estensione del beneficio a tutti i territori dei Comuni umbri ricompresi nell’area del cratere, per elargire contributi in denaro a fondo perduto e piccoli prestiti in favore delle persone e delle realtà produttive che hanno subito i maggiori danni in ragione degli eventi sismici”. Ripartire! Il direttore della Caritas di Spoleto-Norcia lo scorso fine settimana è stato a Trento per accompagnare, con il coordinamento dell’Ati 3 dell’Umbria, alcune aziende di Norcia e Monteleone di Spoleto alla mostra mercato “Fa’ la cosa giusta”. “Abbiamo dato - racconta Pallucco - un’immagine concreta e autentica della volontà di ripartire. Anche dopo, in molti casi, aver perso tutto”. Tutto ciò senza dimenticare che, essendo i territori rimasti senza luoghi di celebrazione o comunque punti di riferimento per la comunità, Caritas italiana (con il contributo delle Caritas regionali ed estere gemellate con la diocesi di Spoleto-Norcia) ha realizzato due Centri di comunità, uno a Norcia e uno a Cascia; altri tre sono in cantiere ad Avendita di Cascia, a Campi di Norcia, a Cerreto di Spoleto. Compagni di viaggio “Ma tutti questi sforzi - conclude il direttore - non saranno serviti a nulla se non saremo capaci di transitare dalla fase di emergenza a quella della ripresa, pur lenta, di una normalità che sembrava ormai perduta per sempre. Occorre restituire il giusto protagonismo alle comunità della Valnerina, rimaste integre e legate ai propri territori, coinvolgendole nelle iniziative di rilancio economico e di progettazione sociale. Come Caritas, non abbiamo mai coltivato la pretesa di risolvere tutti i problemi o di dare tutto a tutti. Abbiamo invece pensato di abitare i luoghi della sofferenza in modo discreto e silenzioso, convinti che essere compagni di viaggio sia l’unico antidoto al male peggiore generato da tragedie come il terremoto e di cui molti hanno timore: la solitudine”.]]>
Norcia Benedetto cattedrale

"A un anno dalla terribile scossa del 30 ottobre dello scorso anno – afferma Giorgio Pallucco, direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e delegato regionale di Caritas Umbria - credo sia utile tracciare un primo bilancio dell’attività svolta a sostegno delle popolazioni terremotate. Siamo stati presenti a Norcia a partire dal 24 agosto 2016 nella frazione di San Pellegrino e, dopo il 30 ottobre, abbiamo allestito un presidio fisso della Caritas presso il complesso Madonna delle Grazie e avviata una presenza anche negli altri centri della Valnerina colpiti dal sisma. Abitando i luoghi della tragedia - prosegue - abbiamo condiviso la paura e la fatica della gente, ma anche la tenacia espressa da coloro, e sono stati in tanti, che non hanno mai pensato di abbandonare la loro terra. Tra questi, molti allevatori e agricoltori che non potevano certo permettersi di perdere il lavoro di una vita, che è un’arte tramandata di generazione in generazione. Volentieri li abbiamo aiutati con l’acquisto di moduli temporanei da utilizzare come stalle per i bovini o magazzini per la rimessa degli attrezzi agricoli". Settore ristorazione Un altro fronte su cui la Caritas è intervenuta in modo significativo quest’anno - ma già progetti sono in previsione per il 2018 - è il sostegno alle attività dei ristoratori e degli artigiani gastronomici della Valnerina, consentendo loro di partecipare alle mostre mercato di settore. La Caritas si è fatta carico delle spese relative all’acquisto degli spazi espositivi. “Si tratta - dice Pallucco - di un’attività strategica che consente la vendita e la somministrazione dei prodotti alimentari tipici del territorio della Valnerina, in attesa che riprendano i flussi turistici e che si realizzino condizioni adeguate di accoglienza di quanti desiderino visitare la Valnerina. Ad oggi la Caritas diocesana di Spoleto-Norcia ha impegnato risorse per un ammontare di poco superiore ai 500 mila euro per tutti i progetti e le iniziative rivolte all’aiuto delle famiglie e delle imprese della Valnerina. Altrettanti fondi sono già a disposizione per il prossimo anno, nell’ambito del progetto ‘Granelli di senape’, con estensione del beneficio a tutti i territori dei Comuni umbri ricompresi nell’area del cratere, per elargire contributi in denaro a fondo perduto e piccoli prestiti in favore delle persone e delle realtà produttive che hanno subito i maggiori danni in ragione degli eventi sismici”. Ripartire! Il direttore della Caritas di Spoleto-Norcia lo scorso fine settimana è stato a Trento per accompagnare, con il coordinamento dell’Ati 3 dell’Umbria, alcune aziende di Norcia e Monteleone di Spoleto alla mostra mercato “Fa’ la cosa giusta”. “Abbiamo dato - racconta Pallucco - un’immagine concreta e autentica della volontà di ripartire. Anche dopo, in molti casi, aver perso tutto”. Tutto ciò senza dimenticare che, essendo i territori rimasti senza luoghi di celebrazione o comunque punti di riferimento per la comunità, Caritas italiana (con il contributo delle Caritas regionali ed estere gemellate con la diocesi di Spoleto-Norcia) ha realizzato due Centri di comunità, uno a Norcia e uno a Cascia; altri tre sono in cantiere ad Avendita di Cascia, a Campi di Norcia, a Cerreto di Spoleto. Compagni di viaggio “Ma tutti questi sforzi - conclude il direttore - non saranno serviti a nulla se non saremo capaci di transitare dalla fase di emergenza a quella della ripresa, pur lenta, di una normalità che sembrava ormai perduta per sempre. Occorre restituire il giusto protagonismo alle comunità della Valnerina, rimaste integre e legate ai propri territori, coinvolgendole nelle iniziative di rilancio economico e di progettazione sociale. Come Caritas, non abbiamo mai coltivato la pretesa di risolvere tutti i problemi o di dare tutto a tutti. Abbiamo invece pensato di abitare i luoghi della sofferenza in modo discreto e silenzioso, convinti che essere compagni di viaggio sia l’unico antidoto al male peggiore generato da tragedie come il terremoto e di cui molti hanno timore: la solitudine”.]]>
Sisma: ora l’emergenza è l’attesa della gente https://www.lavoce.it/sisma-ora-lemergenza-lattesa-della-gente/ Thu, 26 Oct 2017 13:54:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50333

Le violente scosse di terremoto del 26 e 30 ottobre 2016 sono state quelle che hanno colpito più duramente la Valnerina, in particolare le comunità di Norcia, Cascia e Preci. In un batter d’occhio la gente ha perso la casa, il lavoro, la serenità. Ringraziamo Dio perché non abbiamo dovuto piangere morti, come i nostri vicini delle Marche e del Lazio dopo le scosse del 24 agosto. Il nostro territorio però è profondamento ferito, soprattutto è privo di quei gioielli di fede, arte e tradizioni che hanno reso la Valnerina “famosa” in tutto il mondo e che costituivano i punti fermi dell’identità di un popolo laborioso, onesto, genuino: penso alla chiesa di S. Salvatore a Campi di Norcia, all’abbazia di S. Eutizio a Preci, grande patrimonio dell’esperienza benedettina in terra umbra, e infine alla basilica di S. Benedetto a Norcia, la cui immagine è ormai conosciuta ovunque quasi come la “icona” di questo sisma. Come Chiesa diocesana celebreremo questo primo anniversario in maniera propositiva, invitando alla preghiera e alla riflessione, nella certezza che la cosa più urgente, insieme alle case, ai luoghi pubblici, alle aziende e alle chiese, è la ricostruzione dell’interiorità dell’uomo e del tessuto sociale. Perché il terremoto non è solo un fatto di cronaca, ma anche di coscienza. Dobbiamo imparare a “leggere dentro” questo evento. E il primo insegnamento da trarre è che l’uomo non è proprietario né della sua vita né del suo tempo: basta infatti una scossa di pochi secondi per azzerare tutto quello che con sforzo ha costruito. Solo unendo le forze - istituzioni civili ed ecclesiastiche, cittadini, associazioni, ecc. - riusciremo a contrastare l’eredità più subdola che il sisma ci ha lasciato: lo spopolamento non solo dei piccoli paesi ma anche dei centri più grandi come Norcia e Cascia. Tenacia, condivisione, fede e attesa sono le parole che sintetizzano questi dodici mesi da terremotati. Tenacia perché tanta gente ha visto crollare la sua casa per la terza volta (terremoto del 1979, del 1997 e ora) e, dopo un primo tempo di scoraggiamento, non si è persa d’animo e ha affrontato con fiducia e determinazione una nuova sfida. Condivisione: penso con ammirazione, commozione e gratitudine ai miei preti, sempre presenti con la loro gente e all’abbraccio solidarietà umana e cristiana che ci ha avvolti. La vicinanza, l’affetto e gli aiuti di tantissime persone sono stati poi i doni più belli che abbiamo ricevuto. La fede: in momenti come questi, più che mai, ci si appella a Chi sappiamo non ci lascia mai soli, all’unica certezza che non può crollare. Ho visto persone colpite più per il crollo delle loro chiese che delle loro case. Attesa: la gente vuole vedere concretizzate le tante affermazioni e promesse circa la ricostruzione, ancora purtroppo stagnante. L’ho ripetuto più volte e lo faccio ancora: in tempo di emergenza bisogna superare tutti i passaggi burocratici non strettamente necessari e iniziare finalmente la ricostruzione, nel pieno rispetto della legalità e nella trasparenza. La vera urgenza è la risposta ai bisogni della gente, che attende segnali positivi. Dopo un anno possiamo dire che l’emergenza classica è terminata. Non è terminata, invece, quell’emergenza che potrà dirsi chiusa quando ognuno avrà fatto ritorno alla propria casa. Il terremoto comunque ci ha insegnato due cose fondamentali. Primo: la solidarietà. È un peccato che per scoprirla e metterla in atto sia necessaria una scossa sismica. Vero è che nel momento della prova emergono gli aspetti più belli del cuore umano. Facciamo diventare la solidarietà uno stile di vita! Secondo: l’apertura di orizzonti. Ci preoccupiamo abitualmente del nostro piccolo mondo, della nostra quotidianità. Il terremoto ci ricorda che, vicino o lontano da noi, tante persone soffrono come noi e anche più di noi per altrettante catastrofi. Anche nella prova, non dobbiamo rinchiuderci in noi stessi, preoccupati solo del nostro benessere. Teniamo aperta la porta della nostra mente e del nostro cuore!]]>

Le violente scosse di terremoto del 26 e 30 ottobre 2016 sono state quelle che hanno colpito più duramente la Valnerina, in particolare le comunità di Norcia, Cascia e Preci. In un batter d’occhio la gente ha perso la casa, il lavoro, la serenità. Ringraziamo Dio perché non abbiamo dovuto piangere morti, come i nostri vicini delle Marche e del Lazio dopo le scosse del 24 agosto. Il nostro territorio però è profondamento ferito, soprattutto è privo di quei gioielli di fede, arte e tradizioni che hanno reso la Valnerina “famosa” in tutto il mondo e che costituivano i punti fermi dell’identità di un popolo laborioso, onesto, genuino: penso alla chiesa di S. Salvatore a Campi di Norcia, all’abbazia di S. Eutizio a Preci, grande patrimonio dell’esperienza benedettina in terra umbra, e infine alla basilica di S. Benedetto a Norcia, la cui immagine è ormai conosciuta ovunque quasi come la “icona” di questo sisma. Come Chiesa diocesana celebreremo questo primo anniversario in maniera propositiva, invitando alla preghiera e alla riflessione, nella certezza che la cosa più urgente, insieme alle case, ai luoghi pubblici, alle aziende e alle chiese, è la ricostruzione dell’interiorità dell’uomo e del tessuto sociale. Perché il terremoto non è solo un fatto di cronaca, ma anche di coscienza. Dobbiamo imparare a “leggere dentro” questo evento. E il primo insegnamento da trarre è che l’uomo non è proprietario né della sua vita né del suo tempo: basta infatti una scossa di pochi secondi per azzerare tutto quello che con sforzo ha costruito. Solo unendo le forze - istituzioni civili ed ecclesiastiche, cittadini, associazioni, ecc. - riusciremo a contrastare l’eredità più subdola che il sisma ci ha lasciato: lo spopolamento non solo dei piccoli paesi ma anche dei centri più grandi come Norcia e Cascia. Tenacia, condivisione, fede e attesa sono le parole che sintetizzano questi dodici mesi da terremotati. Tenacia perché tanta gente ha visto crollare la sua casa per la terza volta (terremoto del 1979, del 1997 e ora) e, dopo un primo tempo di scoraggiamento, non si è persa d’animo e ha affrontato con fiducia e determinazione una nuova sfida. Condivisione: penso con ammirazione, commozione e gratitudine ai miei preti, sempre presenti con la loro gente e all’abbraccio solidarietà umana e cristiana che ci ha avvolti. La vicinanza, l’affetto e gli aiuti di tantissime persone sono stati poi i doni più belli che abbiamo ricevuto. La fede: in momenti come questi, più che mai, ci si appella a Chi sappiamo non ci lascia mai soli, all’unica certezza che non può crollare. Ho visto persone colpite più per il crollo delle loro chiese che delle loro case. Attesa: la gente vuole vedere concretizzate le tante affermazioni e promesse circa la ricostruzione, ancora purtroppo stagnante. L’ho ripetuto più volte e lo faccio ancora: in tempo di emergenza bisogna superare tutti i passaggi burocratici non strettamente necessari e iniziare finalmente la ricostruzione, nel pieno rispetto della legalità e nella trasparenza. La vera urgenza è la risposta ai bisogni della gente, che attende segnali positivi. Dopo un anno possiamo dire che l’emergenza classica è terminata. Non è terminata, invece, quell’emergenza che potrà dirsi chiusa quando ognuno avrà fatto ritorno alla propria casa. Il terremoto comunque ci ha insegnato due cose fondamentali. Primo: la solidarietà. È un peccato che per scoprirla e metterla in atto sia necessaria una scossa sismica. Vero è che nel momento della prova emergono gli aspetti più belli del cuore umano. Facciamo diventare la solidarietà uno stile di vita! Secondo: l’apertura di orizzonti. Ci preoccupiamo abitualmente del nostro piccolo mondo, della nostra quotidianità. Il terremoto ci ricorda che, vicino o lontano da noi, tante persone soffrono come noi e anche più di noi per altrettante catastrofi. Anche nella prova, non dobbiamo rinchiuderci in noi stessi, preoccupati solo del nostro benessere. Teniamo aperta la porta della nostra mente e del nostro cuore!]]>
Ricostruzione post-terremoto https://www.lavoce.it/ricostruzione-post-terremoto/ Fri, 20 Oct 2017 11:00:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50269

E' un periodo in cui si sta riflettendo sul terremoto del ’97 e si vuole guardare oltre. Ma le ferite del sisma del 30 ottobre scorso, che in Umbria hanno riguardato la Valnerina - in particolare Norcia, Preci, Cascia e Monteleone di Spoleto -, sono ancora ben visibili. Molte macerie stanno ancora lì. Per fare il punto della situazione è giunta anche Paola De Micheli, il nuovo commissario straordinario alla ricostruzione post-terremoto. "È necessario accelerare la ricostruzione leggera. I cittadini che hanno immobili con danni lievi, e quindi classificati come B, devono presentare le domande perché siamo nelle condizioni di far partire la ricostruzione" ha detto al termine di un incontro a Foligno. Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de "La Voce"]]>

E' un periodo in cui si sta riflettendo sul terremoto del ’97 e si vuole guardare oltre. Ma le ferite del sisma del 30 ottobre scorso, che in Umbria hanno riguardato la Valnerina - in particolare Norcia, Preci, Cascia e Monteleone di Spoleto -, sono ancora ben visibili. Molte macerie stanno ancora lì. Per fare il punto della situazione è giunta anche Paola De Micheli, il nuovo commissario straordinario alla ricostruzione post-terremoto. "È necessario accelerare la ricostruzione leggera. I cittadini che hanno immobili con danni lievi, e quindi classificati come B, devono presentare le domande perché siamo nelle condizioni di far partire la ricostruzione" ha detto al termine di un incontro a Foligno. Leggi l'articolo completo sull'edizione digitale de "La Voce"]]>
Il card. Bassetti in visita nei luoghi del terremoto di Lazio e Marche https://www.lavoce.it/il-card-bassetti-in-visita-nei-luoghi-del-terremoto-di-lazio-e-marche/ Wed, 30 Aug 2017 16:28:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=49651

Il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, oggi e domani,30-31 agosto, è in viaggio tra le diocesi colpite dal terremoto del 24 agosto 2016. “Il viaggio – si legge in un comunicato della Cei – sarà occasione per ribadire la vicinanza della Chiesa italiana alle popolazioni terremotate e per fare il punto sulla ricostruzione”. Il suo itinerario non tocca Norcia, che è stata duramente colpita dalle scosse che si verificarono il 30 ottobre, territorio che il Cardinale ha comunque più volte visitato in questi mesi, e non tocca l’Abruzzo dove si è recato già il 28 agosto invitato alla festa della “Perdonanza” a L’Aquila, dove ha ricordato le vittime del sisma del 2009 e degli altri terremoti, ultimo quello di Ischia che ha provocato la morte di due persone. In programma incontri con i vescovi locali e gli amministratori pubblici. Mercoledì 30 il card. Bassetti è arrivato alle 8.30 a Rieti e ha incontrato il vescovo mons. Domenico Pompili. Poi ha raggiunto Amatrice e Accumoli. Nel pomeriggio l’arrivo al Sae di Pescara del Tronto, accolto dal vescovo mons. Giovanni D’Ercole. Visita Arquata del Tronto e Acquasanta Terme. A seguire una riunione di sintesi con i responsabili di Caritas diocesana, coordinamento interventi socio-economici post-sisma, ufficio ricostruzione, laboratorio della speranza e attività educative. Alle 17 partenza per Montegallo, la visita alla frazione di Castro e di Balzo, l’incontro con famiglie e bambini, un breve incontro di preghiera e la benedizione con il braccio del beato Marco prima di riornare al Sae di Pescara del Tronto per la celebrazione eucaristica. Giovedì 31 agosto alle 9 arriva in località Muccia nell’arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche, dove incontra il vescovo mons. Francesco Brugnaro; poi a Visso e Camerino. Quindi si reca a San Severino Marche e Tolentino. Ad accoglierlo il vescovo mons. Nazzareno Marconi (originario di Città di Castello) e il sindaco. Ultima tappa della giornata Macerata dove alle 18.30 presiede la celebrazione eucaristica sul sagrato della cattedrale in occasione della festa del patrono san Giuliano Ospitaliere, e la processione. “Sono senza fiato non saprei come raccontare ciò che ho visto oggi. Vi ringrazio per ciò che state facendo. È la sinergia della carità”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti incontrando ad Arquata del Tronto le autorità locali e quanti sono impegnati nella ricostruzione, tra cui la Caritas, ha invitato a “guardare le macerie con l’occhio della speranza. Arquata è bella: bisogna pensare un’urbanistica che si adatti al paesaggio, per ricostruire questi borghi. La ricostruzione deve suscitare attività che coinvolgano i giovani, deve suscitare un indotto di lavoro e di ripresa per i nostri giovani”. Una nota di speranza al cardinale è stata riferita da un abitante di Arquata: “Domenica 3 settembre, quattordici ragazzi riceveranno la cresima. Anche questo è un segno di rinascita. La celebrazione sarà a Pescara del Tronto”. La risposta del cardinale: “Prometto che, da lontano, il mio cuore sarà unito a quello del vescovo per il bene di questi ragazzi”.]]>

Il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, oggi e domani,30-31 agosto, è in viaggio tra le diocesi colpite dal terremoto del 24 agosto 2016. “Il viaggio – si legge in un comunicato della Cei – sarà occasione per ribadire la vicinanza della Chiesa italiana alle popolazioni terremotate e per fare il punto sulla ricostruzione”. Il suo itinerario non tocca Norcia, che è stata duramente colpita dalle scosse che si verificarono il 30 ottobre, territorio che il Cardinale ha comunque più volte visitato in questi mesi, e non tocca l’Abruzzo dove si è recato già il 28 agosto invitato alla festa della “Perdonanza” a L’Aquila, dove ha ricordato le vittime del sisma del 2009 e degli altri terremoti, ultimo quello di Ischia che ha provocato la morte di due persone. In programma incontri con i vescovi locali e gli amministratori pubblici. Mercoledì 30 il card. Bassetti è arrivato alle 8.30 a Rieti e ha incontrato il vescovo mons. Domenico Pompili. Poi ha raggiunto Amatrice e Accumoli. Nel pomeriggio l’arrivo al Sae di Pescara del Tronto, accolto dal vescovo mons. Giovanni D’Ercole. Visita Arquata del Tronto e Acquasanta Terme. A seguire una riunione di sintesi con i responsabili di Caritas diocesana, coordinamento interventi socio-economici post-sisma, ufficio ricostruzione, laboratorio della speranza e attività educative. Alle 17 partenza per Montegallo, la visita alla frazione di Castro e di Balzo, l’incontro con famiglie e bambini, un breve incontro di preghiera e la benedizione con il braccio del beato Marco prima di riornare al Sae di Pescara del Tronto per la celebrazione eucaristica. Giovedì 31 agosto alle 9 arriva in località Muccia nell’arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche, dove incontra il vescovo mons. Francesco Brugnaro; poi a Visso e Camerino. Quindi si reca a San Severino Marche e Tolentino. Ad accoglierlo il vescovo mons. Nazzareno Marconi (originario di Città di Castello) e il sindaco. Ultima tappa della giornata Macerata dove alle 18.30 presiede la celebrazione eucaristica sul sagrato della cattedrale in occasione della festa del patrono san Giuliano Ospitaliere, e la processione. “Sono senza fiato non saprei come raccontare ciò che ho visto oggi. Vi ringrazio per ciò che state facendo. È la sinergia della carità”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti incontrando ad Arquata del Tronto le autorità locali e quanti sono impegnati nella ricostruzione, tra cui la Caritas, ha invitato a “guardare le macerie con l’occhio della speranza. Arquata è bella: bisogna pensare un’urbanistica che si adatti al paesaggio, per ricostruire questi borghi. La ricostruzione deve suscitare attività che coinvolgano i giovani, deve suscitare un indotto di lavoro e di ripresa per i nostri giovani”. Una nota di speranza al cardinale è stata riferita da un abitante di Arquata: “Domenica 3 settembre, quattordici ragazzi riceveranno la cresima. Anche questo è un segno di rinascita. La celebrazione sarà a Pescara del Tronto”. La risposta del cardinale: “Prometto che, da lontano, il mio cuore sarà unito a quello del vescovo per il bene di questi ragazzi”.]]>
Scout in Umbria da tutta Italia: da dove vengono i Clan di “Tra Terra e Cielo” https://www.lavoce.it/scout-in-umbria-da-tutta-italia-da-dove-vengono-i-clan-di-tra-terra-e-cielo-2/ Fri, 14 Jul 2017 15:46:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=49497 Scout_foto-di-Martino-Poda

E il Veneto la regione più rappresentata tra i Clan che parteciperanno alle Routes di “Tra Terra e Cielo” sui sentieri della Valnerina colpita dal terremoto. La proposta dell’Agesci Umbria, pensata per lasciare un segno concreto di aiuto e sostegno continuativo sui luoghi del sisma, contribuendo a riscoprire la bellezza dell’Umbria, coinvolgerà 85 Comunità Rover/Scolte da tutta Italia.

Di queste 20 vengono appunto dal Veneto, a cominciare dal Clan del Valdalpone 1 che partirà il 15 luglio (Route 3a Norcia-Preci) seguito dal Resana 1 e Vicenza 12 che partiranno il 22 luglio rispettivamente per le Route 4a Cascia-Norcia e 2a Spoleto-Monteleone. A seguire la Puglia con 12 Clan partecipanti, poi il Lazio con 8 e Lombardia e Umbria con 7. Saranno invece 6 i Clan dell’Emilia Romagna mentre 4 verranno da Toscana e Calabria, 3 da Campania, Piemonte e Friuli, 2 da Abruzzo, Sicilia e Liguria. Infine 1 Clan da Marche e Sardegna.

I primi a partire il 15 luglio, oltre ai veneti del Valdalpone, saranno i laziali del Pavona 1 (Route 1a Spoleto-Cerreto), i pugliesi del Sava 1 (Route 1b Cerreto-Spoleto), i calabresi del Cassano 1 (Route 3b Preci-Norcia) e i liguri del Genova 48 (Route 4a Cascia-Norcia). In totale 1094 Rover/Scolte e 229 Capi dal 15 luglio al 9 settembre lungo 10 percorsi in attività di servizio, animazione alle popolazioni, pulizia del verde e lavori di manutenzione in tre basi scout e non solo, a Monteluco di Spoleto, Piedipaterno di Vallo di Nera e Maltignano di Cascia.

I borghi attraversati permetteranno agli scout di riscoprire storia, natura e tradizione della Valnerina. Sono invece 13 i punti notte dove gli scout monteranno le tende per dormire: Campi di Norcia, Cascia, Cerreto di Spoleto, Collegiacone, Maltignano, Monteleone di Spoleto, Monteluco, Norcia, Poggiodomo, Preci, Scheggino, Spoleto, Vallo di Nera. Lungo il cammino gli scout potranno vivere incontri e testimonianze spirituali con eremiti della Valnerina, monaci benedettini di Norcia, suore agostiniane di Cascia e frati francescani di Spoleto.

“Sporcarsi le mani per lasciare un segno” è l’obiettivo della proposta “Tra Terra e Cielo” nel solco di quella chiamata “Francesco vai!” che nel terremoto del 1997-98 portò centinaia di scout in Umbria-Marche durante l’emergenza e nella fase di post-assistenza.

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Aspettando i container e le casette di legno https://www.lavoce.it/aspettando-i-container-e-le-casette-di-legno/ Tue, 29 Nov 2016 13:31:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47958 CasciacmykEntro la fine dell’anno saranno disponibili i container per ospitare i 3.500 sfollati dell’ultimo terremoto che ha interessato una vasta zona dell’Umbria, di 60 Comuni, abitata da 144.000 persone. Poi in primavera arriveranno le sospirate casette, ben arredate e molto confortevoli, dove i terremotati dovranno vivere per alcuni anni, in attesa che si concludano gli interventi di una ricostruzione che si annuncia molto complessa, per le conseguenze di un sisma definito dagli esperti come il più forte in questa area negli ultimi secoli.

Intanto si sta operando per ripristinare strade e servizi essenziali e per accelerare al massimo la ripresa delle attività economiche e evitare lo spopolamento di centri importanti come Norcia, Cascia, Preci e di tanti borghi e paesi che sono tra i “tesori” dell’Umbria. È questo in sintesi il calendario per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione in Valnerina e negli altri Comuni umbri alle prese con i problemi del sisma.

Una situazione – spiega a La Voce Diego Zurli, direttore regionale del governo del territorio e della Protezione civile – che richiede una “strategia di interventi” completamente diversa da quella seguita per il terremoto del 1997, quando le regioni interessate erano solo due, l’Umbria e le Marche. In questo caso l’area di quello che viene definito “il cratere” del sisma riguarda anche Lazio e Abruzzo, con più di un milione di abitanti e circa 24.000 sfollati. Per assisterli sono mobilitate quasi 7.000 persone tra pompieri, esercito, forze di polizia, protezione civile e volontari.

Ci sarà quindi una gestione centralizzata di tutti gli interventi, affidata a Vasco Errani, commissario straordinario nominato dal Governo. Nel ’97 le Regioni Umbria e Marche avevano invece gestito autonomamente l’emergenza e la ricostruzione.

“In Umbria – sottolinea Zurli – la ricostruzione è costata circa 5 miliardi, ma i risultati sono stati positivi. Tant’è vero che gli edifici sui quali si era intervenuti per la messa in sicurezza hanno resistito a scosse ben più forti di quelle di allora, e non ci sono stati morti e feriti. Oggi però – continua – la situazione è molto più complessa, ed è quindi necessaria una gestione centralizzata per 4 Regioni con caratteristiche e problemi così diversi”.

 

“Abbiate fiducia”

“I cittadini comunque devono avere fiducia – sottolinea – perché la Regione Umbria ha dimostrato anche in passato di saper affrontare la crisi con efficienza e trasparenza. I soldi per l’emergenza sono già disponibili”. Ci sono però tra le popolazioni terremotate della Valnerina alcune proteste per problemi burocratici che complicherebbero e ritarderebbero interventi anche semplici.

In Umbria – replica Zurli – non ci sono stati “scandali” sulla gestione di lavori post-terremoto; tuttavia il Governo, coinvolgendo anche l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, ha opportunamente deciso di “rafforzare la catena di controllo e per il rispetto della legalità. Questo, inevitabilmente, può comportare qualche problema burocratico in più, nonostante le procedure semplificate e dirette messe in campo dal Governo per affrontare emergenza e ricostruzione”.

Le forti scosse del 26 e 30 ottobre – secondo Zurli – hanno completamente cambiato lo scenario nella zone dell’Umbria interessate dal terremoto di fine agosto, quello che tanti morti e distruzioni ha provocato ad Amatrice. “Dopo la prima scossa del 24 agosto, gli sfollati – ricorda – erano pochi, circa 500, e pertanto abbiamo condiviso l’idea della Protezione civile nazionale di affrontare l’emergenza con la soluzione delle tende e con il ricorso all’autonoma sistemazione, che prevedeva un contributo da 200 a 600 euro mensili a persona in base alle diverse situazioni familiari e personali”.

Alcuni avevano preso in affitto case, altri si erano sistemati in strutture turistiche, tanto che il 26 ottobre, quando è arrivata la nuova prima forte scossa a Norcia, Preci e Cascia, nelle tende non c’era più nessuno.

La sequenza sismica di fine ottobre ha ulteriormente peggiorato la situazione. Scosse che hanno devastato Norcia e gli altri centri della Valnerina, azzerato tutto il lavoro che era stato fatto per verificare l’agibilità degli edifici, e soprattutto, lasciato senza casa migliaia di persone.

 

Gli sfollati

A Norcia il 70 per cento delle abitazioni sono inagibili, a Preci il 60 per cento. Sono circa 3.500 (al momento in cui scriviamo) le persone assistite perché non hanno più un tetto sicuro. Di queste, 400 stanno affrontando in tenda i disagi della pioggia e dei primi freddi invernali in zone montane. Altre 2.200 sono assistite in strutture comunali – palestre, circoli, edifici vari -, mentre circa 200 dormono in alberghi e aziende agrituristiche della zona. Un migliaio si sono invece trasferite in alberghi fuori dalla zona terremotata e i loro figli stanno già frequentando le scuole a Perugia, Magione e altre località.

Il trasferimento in alberghi è stato necessario – spiega Zurli – perché “per la disponibilità delle case in legno ci vogliono molti mesi. Anche i container, che rappresentano la soluzione intermedia prevista dal decreto legge del Governo, non sono immediatamente disponibili. Le tende poi non sono certo adeguate alle attuali condizioni meteorologiche in zone di montagna”.

 

Container e casette

In merito alle polemiche sul mancato uso delle casette in legno e dei container dei precedenti terremoti in Umbria, Zurli spiega che le case non sono trasferibili perché fisse, mentre i container metallici si deteriorano rapidamente e diventano presto inutilizzabili. I container, quelli nuovi, dovrebbero essere disponibili entro la fine dell’anno, e sono concepiti in modo tale da garantire una certa privacy alle famiglie che vi abiteranno insieme.

Devono essere allestite le aree dove montarli, anche in paesi e frazioni, con acqua, luce e servizi igienici, e quindi serve del tempo per farlo. I tempi saranno necessariamente più lunghi per le case in legno, i cosiddetti “moduli abitativi provvisori”, anche perché non si sa ancora esattamente quante ne serviranno. Una prima stima provvisoria per l’Umbria quantifica in circa 400 moduli il fabbisogno.

Ci sono – continua Zurli – decine di migliaia di richieste di verifiche sull’agibilità degli edifici, tanto che sono state notevolmente snellite e semplificate le procedure per eseguirle ed è stato aumentato il numero dei verificatori cosiddetti “agibilitatori” con l’impiego di professionisti privati. È attualmente in corso l’individuazione e l’allestimento delle aree dove sistemarle, tenendo presente che i terremotati vi dovranno abitare per alcuni anni, in considerazione dei tempi non brevi previsti per la ricostruzione.

“Un percorso privilegiato e fortemente accelerato – sottolinea – avrà per oggetto gli edifici con danni lievi, la cui messa in sicurezza potrà partire subito sia per l’edilizia privata che per le attività economiche”.

Le nuove case in legno, ben arredate e con tutti i comfort (a differenza di quelle dei terremoti precedenti), saranno smontabili e trasferibili almeno per la parte della struttura. La disponibilità è prevista – come detto – per la primavera prossima, anche se non si esclude che le alcune forniture possano giungere in tempi più brevi.

Si sta anche operando per aiutare agricoltori, artigiani, commercianti. Le loro attività – sottolinea Zurli – “devono poter riprendere il prima possibile, altrimenti si rischia lo spopolamento di questi centri della Valnerina. Per gli agricoltori stanno già arrivando strutture per animali e magazzini. Per gli altri imprenditori sono previste una serie di agevolazioni (anche economiche, fiscali e per l’ottenimento di crediti) e procedure ulteriormente semplificate per la ripresa delle loro attività. Potranno, ad esempio, servirsi di professionisti privati per perizie e certificazione di danni a capannoni e macchinari”.

Documenti sufficienti per procedere subito alla messa in sicurezza delle strutture e agli eventuali acquisti di attrezzature per la ripresa delle attività. Con il diritto di usufruire del risarcimento dei danni subiti per il terremoto. Prevista anche la creazione di aree commerciali temporanee, su aree individuate d’intesa con le Amministrazioni comunali, e misure specifiche per il sostegno e il rilancio delle attività turistiche.

 

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Il card. Angelo Bagnasco tra i terremotati di Norcia e Preci https://www.lavoce.it/il-card-angelo-bagnasco-tra-i-terremotati-di-norcia-e-preci/ Thu, 10 Nov 2016 10:52:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47880 Bagnasco osserva ciò che è rimasto della basilica di San Benedetto
Bagnasco osserva ciò che è rimasto della basilica di San Benedetto

Mercoledì 9 novembre è stata una giornata importante per la Chiesa di Spoleto-Norcia e le comunità della Valnerina profondamente ferite dal terremoto del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre grazie alla visita del cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova. Il Porporato è giunto nel Palazzo Arcivescovile di Spoleto alle 9.00, dove è stato accolto dall’arcivescovo Renato Boccardo.

Dopo un breve dialogo nell’abitazione del Presule, alle 9.30 c’è stata la partenza per S. Pellegrino di Norcia, dove si è arrivati alle 10.30. Lungo il tragitto, l’Arcivescovo ha illustrato al Presidente della Cei la situazione degli ultimi due mesi, da quando cioè la terra ha iniziato a tremare il 24 agosto. Lo ha informato della grande paura e del senso di smarrimento che abitano nel cuore delle persone, così come pure dell’immensa perdita del patrimonio di fede della Valnerina. «Ho anche detto al Cardinale – afferma mons. Boccardo – dell’impegno della Chiesa a favore delle persone, ascoltandole, abbracciandole, rassicurandole, ricordando con forza che l’unica cosa che non crollerà mai è Cristo Gesù».

Giunto a S. Pellegrino, Bagnasco ha salutato quei pochi abitanti del piccolo centro rimasti e che ora vivono nelle tende o nei camper. Si è informato della situazione, ha chiesto come ci si è organizzati dopo il sisma, ha abbracciato gli anziani, ha esortato i giovani a resistere e a non abbandonare il territorio, ha incoraggiato il parroco di Norcia don Marco Rufini a proseguire con tenacia il suo servizio pastorale in questo momento critico. «Noi preti dobbiamo stare con la gente, condividere con essa tutto, i momenti belli e le emergenze». Gli abitanti hanno mostrato al Cardinale la statua della Madonna che stava nei pressi della chiesa e che ora è stata ancorata ad una colonna della tensostruttura. «È crollato tutto, ma lei ha resistito e a lei affidiamo il domani», ha spiegato una signora. Bagnasco, allora, ha invitato a recitare un’Ave Maria e ha benedetto i presenti. «Non immaginavo di trovare una situazione così critica», ha detto provato l’arcivescovo di Genova. Poi, visita alla zona rossa del paese, completamente distrutto, e sosta dinanzi alle macerie della chiesa.

Alle 11.30, ingresso nella zona rossa della città di Norcia e visita a ciò che resta della Concattedrale di S. Maria, della Basilica di S. Benedetto e della chiesa della Madonna Addolorata. I Vigili del Fuoco hanno mostrato al Cardinale e a mons. Boccardo l’interno della Concattedrale con un drone. Bagnasco era visibilmente scosso nel vedere sbriciolate le chiese e fortemente lesionate le case. «Ma – ha detto – nel nome di S. Benedetto dobbiamo ripartire».

Il Cardinale, poi, si è recato nella tendopoli di Ancarano di Norcia per pranzare con gli sfollati, che ha salutato uno a uno. «Eminenza, millenni di storia di fede se ne sono andati», ha spigato il parroco dell’Abbazia di S. Eutizio, don Luciano Avenati. Visita anche agli sfollati accolti nel centro della pro-loco a Campi di Norcia, alle macerie della chiesa di S. Salvatore, a ciò che resta dell’Abbazia di S. Eutizio e al campo sfollati di Preci.

«Ho portato a questa gente della Valnerina l’affetto e la vicinanza dei Vescovi Italiani», ha detto il Cardinale prima di lasciare l’Umbria. «Ho ringraziato le persone per la tenacia nell’affrontare questa situazione, per l’attaccamento che hanno alle proprie radici di fede, per la fermezza di voler continuare a vivere in queste valli. Tutto ciò è un esempio per l’Italia intera. Guai – ha proseguito Bagnasco – se i piccoli centri venissero meno: qui c’è bellezza di relazioni che durano nel tempo e ciò è una ricchezza che non ha confronto. Vorrei ringraziare, poi, la gente per l’affetto al Vescovo e ai preti: ne abbiamo veramente bisogno. Auspico che l’attenzione del Paese non venga mai meno per queste zone, affinché la vita possa continuare in questi magnifici borghi. Grazie anche a chi opera qui a vari livelli – autorità civili e militari, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Croce Rossa, volontari delle parrocchie ecc… – mettendo in gioco professionalità e cuore».

Il Cardinale ha lasciato Preci intorno alle 16.15.

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Papa Francesco a sorpresa tra i terremotati a San Pellegrino di Norcia https://www.lavoce.it/papa-francesco-tra-i-terremotati-a-s-pellegrino-di-norcia/ Wed, 05 Oct 2016 20:25:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47620 DSC_0404 Papa Francesco nella giornata di martedì 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, ha visitato le zone del centro Italia colpite dal terremoto lo scorso 24 agosto. Quando all’inizio della giornata si è diffusa la notizia della presenza del Papa ad Amatrice, è iniziato un rincorrersi di voci su una possibile visita a Norcia. Alle 11.30 l’arcivescovo Renato Boccardo ha avuto la conferma: il Papa sarà a San Pellegrino di Norcia, la frazione più colpita dal sisma, dichiarata zona rossa, alle 17. Alla fine però Francesco è giunto alle 15 al crocevia tra S. Pellegrino e Frascaro, dove ha incontrato e salutato mons. Boccardo e lo ha invitato a salire nella sua automobile. Insieme sono andati nella zona rossa del paese, passando tra la gente che applaudiva e gridava: viva il Papa.

Lungo il breve tragitto il Vescovo ha descritto al Pontefice il territorio nursino e gli ha raccontato come questa popolazione per la terza volta, dopo il 1979 e il 1997, deve confrontarsi con la catastrofe del terremoto. Francesco si è raccolto in una preghiera silenziosa e solitaria davanti ai massi del campanile crollato della chiesa di San Pellegrino di Norcia, simbolo umbro di questo ulteriore sisma, e ha benedetto le macerie. Si è poi congratulato con i Vigili del Fuoco presenti dicendogli: «Grazie, siete davvero coraggiosi». E uno di loro: «Padre Santo pochissimi prima del suo arrivo abbiamo avvertito una scossa di magnitudo 3.6 che ha ulteriormente danneggiato gli edifici del paese». A San Pellegrino, la tendopoli è stata recentemente smantellata (le persone, in attesa delle casette di legno, sono momentaneamente ospitate nelle strutture ricettive della zona) e i numerosi fedeli hanno atteso Francesco nello slargo a ridosso della zona rossa del paese, dinanzi alla tenda dove viene normalmente celebrata la Messa. Il Vescovo di Roma ha salutato le persone usando il microfono di un’autovettura della Polizia di Stato: «Saluto tutti voi. Sono stato vicino a voi e mi sento molto vicino in questo momento di tristezza e prego per voi e chiedo al Signore che dia la forza di andare avanti. E adesso vi invito a pregare tutti insieme l’Ave Maria».

«Sapevamo che il Papa ci sarebbe venuto a trovare, lo aveva annunciato», ha commentato al termine mons. Boccardo. «Voleva comunque una cosa sobria e così è stata organizzata. Il fatto che sia venuto proprio oggi che è la festa di san Francesco, e quindi il suo onomastico, è stata una sorpresa piacevole, soprattutto per la gente che affronta la fatica. La popolazione di S. Pellegrino ha molto apprezzato la vicinanza e l’umanità del Papa. Hanno visto nel successore di Pietro segni di prossimità e di paternità che permettono di affrontare con maggiore forza il difficile percorso della ricostruzione delle case e delle persone. Il Presule ha espresso profonda gratitudine, a nome suo personale e di tutta l’archidiocesi di Spoleto-Norcia, al Santo Padre per questa visita: la sua presenza e la sua benedizione ci confortano e ci sostengono per guardare avanti con speranza».

Un anziano signore ha commentato così la visita del Papa: «È stata una sorpresa inattesa come il terremoto. Solo che il primo ci ha portato distruzione e sconforto, il secondo voglia di guardare al futuro con rinnovata fiducia». Francesco ha salutato giovani e anziani, numerosi bambini, i rappresentanti delle istituzioni civili e militari, ad iniziare dal sindaco di Norcia Nicola Alemanno. Si è brevemente intrattenuto anche con il parroco di Norcia don Marco Rufini e con alcuni monaci benedettini di Norcia: il primo gli ha donato sei bottiglie di sagrantino di Montefalco; i secondi la birra da loro prodotta in monastero. Un signore, invece, in rappresentanza della parrocchia, ha donato al Papa uno stendardo raffigurante la Madonna di Monte Santo molto venerata in paese. Piccolo fuori programma per Papa Francesco mentre stava lasciando la frazione di San Pellegrino. Lungo la stretta strada che conduce al centro abitato, il Pontefice, in auto, ha incrociato alcune monache benedettine del monastero di Sant’Antonio di Norcia che stavano risalendo a piedi nella speranza di poterlo incontrare. Le religiose – che hanno il monastero completamente inagibile e che dormono nei vani della lavanderia – hanno salutato il Papa con la mano e a quel punto la vettura si è fermata. Francesco, seduto al posto del passeggero, ha abbassato il finestrino e le ha salutate. È rimasto con loro per qualche attimo per poi allontanarsi. «Pregate per me» le parole che il Santo Padre ha detto alle suore, secondo quanto riferito dalla badessa madre Caterina Corona. «Ci ha salutato – ha aggiunto – con un bel sorriso. Gli abbiamo detto che abbiamo pregato per lui oggi, nel giorno del suo onomastico, e continueremo a farlo».

L’Arcivescovo, mentre stava rientrando a Spoleto, ha ricevuto la telefonata di uno dei membri del seguito papale: «Eccellenza, a nome del Papa la ringraziamo ancora per l’accoglienza e la disponibilità. Il Santo Padre è stanco ma felicissimo di essere stato anche in mezzo alla sua gente colpita dal terremoto».

 

 

 

 

 

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Terremoto. Dio dove sei? È la domanda giusta da porsi? https://www.lavoce.it/terremoto-dio-dove-sei-e-la-domanda-giusta-da-porsi/ https://www.lavoce.it/terremoto-dio-dove-sei-e-la-domanda-giusta-da-porsi/#comments Sat, 03 Sep 2016 13:17:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47349 Macerie nell'abitato di San Pellegrino di Norcia nelle vicinanze della chiesa distrutta
Macerie nell’abitato di San Pellegrino di Norcia nelle vicinanze della chiesa distrutta

Se è vero – come sostiene chi fa ricerca scientifica – che porsi le domande giuste è essenziale per trovare risposte, dovremmo chiederci se e come la domanda “Dio, dove sei?” sia corretta dinanzi a un terremoto. Cosa avrebbe dovuto fare il Padreterno? Impedire un sisma legato a leggi di natura? Avvertire in tempo le persone? Salvare miracolosamente la gente?

Non sarebbe piuttosto un’altra la domanda giusta: “Uomo, dove sei?”. Perché la questione – molti e illustri personalità l’hanno detto – è nelle mani dell’uomo: non possiamo prevedere con esattezza i singoli episodi simici, ma conosciamo il livello di rischio dei nostri territori, possediamo la tecnologia per costruire edifici ragionevolmente sicuri, abbiamo le risorse economiche per poterlo realizzare. Come mai non l’abbiamo fatto? Perché evidentemente altre sono le preoccupazioni e le priorità che si è ritenuto assumere, sia a livello politico che negli orientamenti delle persone e delle famiglie. La natura aleatoria e periodica del fenomeno lascia infatti ampi margini alla discrezionalità: potrebbe non toccare a me, per cui non vale la pena investire risorse su qualcosa che potrebbe non servirmi. C

osì questa nostra Italia, tanto splendidamente pronta a venire in soccorso a chi è colpito da calamità naturali, dall’altra parte si ritrova quasi sempre in colpevole ritardo nella protezione del territorio dal rischio sismico e idrogeologico. E questo è un problema dell’uomo. Laddove l’uomo – Norcia docet – si è mosso con responsabilità e intelligenza, ci sono stati danni e crepe, ma non morti.

Allora Dio non c’entra proprio? La domanda “Dio dove sei?” è del tutto inopportuna? Evidentemente no. Solo che non va interpretata in relazione al sisma nella sua fattualità, quanto alla possibilità di intravedere un senso e una speranza in ciò che è accaduto. Se non risuona come un improbabile giudizio, quella domanda diventa un’invocazione, esprime il bruciante desiderio di scoprire il valore nascosto nella sofferenza, di mobilitare la grandezza delle risorse del cuore umano, di poter sperare anche oltre la morte.

Di queste cose c’è vero bisogno, forse più che di tende e pasti caldi, perché da esse dipendono le scelte del presente e le per il futuro, il modo stesso di fronteggiare la sofferenza. Il miracolo più grande da attendersi sarebbe quello di una solidarietà che non tramonti con lo spegnersi delle telecamere, di comunità che vincano le tentazioni del disimpegno e della fuga, di una ricostruzione intelligente e onesta, di cuori che – resi esperti dal proprio dolore – si aprano a quello degli altri.

Questo è lecito e possibile domandare a Dio; su questo è giusto chiamarlo in causa. Certi che non tarderà a rispondere, illuminando chi desidera la luce.

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E finalmente abbiamo una casa! https://www.lavoce.it/e-finalmente-abbiamo-una-casa/ Wed, 27 May 2015 09:39:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34187 L’inaugurazione della sede Csi Foligno, da sinistra: Totolini (delegato allo sport comune di Foligno), Noli (Presidente Csi Comitato Foligno), Mismetti (Sindaco comune Foligno)
L’inaugurazione della sede Csi Foligno, da sinistra: Totolini (delegato allo sport comune di Foligno), Noli (Presidente Csi Comitato Foligno), Mismetti (Sindaco comune Foligno)

Sono passati 18 anni dal terremoto che rese inagibile e inutilizzabile la sede del Csi di Foligno, ma ora a gran voce lo si può dire: quel lontano 1997 è alle spalle. Dopo tutti questi anni, la sezione cittadina del Csi ha di nuovo una sede degna di questo nome; non un semplice appartamento, non uno stabilimento, ma una nuova “Casa”, perché – come dichiara il presidente del Csi di Foligno, Giovanni Noli – “siamo tutti una grande famiglia”.

Sono lontani ma ancora impressi nella mente i numerosi furti e atti di vandalismo ricevuti in passato, ben cinque, che avevano portato tutto lo staff dell’associazione a scoraggiarsi nel proprio lavoro di volontariato, una sfida educativa che va avanti da 70 anni.

La nuova sede del Csi di Foligno è in via Bixio e può contare su importanti spazi, divisi per tutte le esigenze e i vari ambiti di cui si occupa: l’attività sportiva e la formazione, una sala riunioni e un ufficio di segreteria e la stanza del presidente.

Tanto spazio a disposizione, ma per una elevata mole di lavoro: a confermarlo sono i numeri registrati dall’ente, ormai in continua crescita. Dalle 67 società iscritte lo scorso anno, nel 2015 il Csi folignate ha raggiunto un altro traguardo arrivando a quota 72, con oltre 5.000 tesserati, con la convinzione di poter eguagliare, se non superare, il record della stagione sportiva 2013-2014.

“Dopo tanto peregrinare – ha affermato il presidente del Csi di Foligno – finalmente abbiamo una nuova casa. Ringrazio l’Amministrazione comunale, così come ringrazio la stampa, che negli anni ha sempre accolto le mie critiche nei confronti del Comune quando c’era da lamentarsi per la mancanza di una sede degna”.

Per l’occasione i giovani della sezione hanno coniato un hashtag , perché Csi non sta solo per “Centro sportivo italiano” ma anche per #CollaboriamoSempre Insieme ; una fede, un credo che ha portato questo ente sempre più avanti nella sfida educativa.

E proprio con il collaborare insieme, Giovanni Noli ha voluto ricordare il gemellaggio con il comitato di Vicenza, che ci è stato vicino nel periodo del terremoto e anche in questo importante giorno, ricordando i legami di amicizia instaurati e mai interrotti. Al taglio del nastro era presente il sindaco Nando Mismetti. “Con la consegna della nuova sede del Csi – ha dichiarato – si chiude un’altra pagina del terremoto che ha colpito la nostra città. Devo complimentarmi per ciò che fate quotidianamente con cuore e impegno”.

Don Luigi Filippucci ha invece sottolineato che “quando si è insieme, si è più sicuri, e si dà più sicurezza anche alla speranza. Quella del Csi è una presenza importante”. Dopo la benedizione del vicario vescovile don Gianni Nizzi, i presenti hanno potuto finalmente visitare i nuovi locali del Csi. Con la presenza e l’affetto dimostrato da tutti – presenti e non -, il Centro sportivo folignate è pronto per iniziare questa avventura con una carica in più, abbracciando il progetto sportivo/formativo con il sorriso.

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