terni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/terni/ Settimanale di informazione regionale Tue, 29 Oct 2024 22:46:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg terni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/terni/ 32 32 Terni. La parrocchia con un oratorio multiculturale https://www.lavoce.it/terni-la-parrocchia-con-un-oratorio-multiculturale/ https://www.lavoce.it/terni-la-parrocchia-con-un-oratorio-multiculturale/#respond Tue, 30 Jul 2024 08:34:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78353 La chiesa e l'oratorio di Santa Maria del Carmelo a Terni

“Questa zona è una delle periferie di Terni e negli ultimi anni è diventata una realtà multietnica. Una periferia non solo fisica, ma anche esistenziale, con tante necessità e tante esigenze, soprattutto dal punto di vista sociale”.

Don Giuseppe Zen da pochi mesi è direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia e - in questa veste - si è trovato a portare avanti un progetto iniziato tre anni fa. “Per cercare di intervenire sui problemi che riguardano la sfera sociale - aggiunge il sacerdote - , è partita una collaborazione tra la parrocchia di Santa Maria del Carmelo e quella di San Giovanni Evangelista. Il progetto si chiama ‘GoLife’ e non a caso, perché indica una sorta di ritorno alla vita, perché l’intento è proprio questo: ridare vita e speranza in questa zona di Terni”. Un progetto che nasce in collaborazione con Pepita, la cooperativa che mette in campo formatori ed educatori esperti che, ormai da molti anni, operano in tanti oratori umbri. “Siamo al terzo anno di progetto - spiega ancora don Giuseppe - e stiamo vedendo proprio i primi risultati sul territorio perché è stato possibile rivitalizzare la zona, grazie al grande lavoro degli animatori. Tutto ciò anche grazie alla progettazione e ai fondi 8xmille”. Facendo lo slalom tra i gruppi dei ragazzini che si ritrovano in parrocchia per il centro estivo, balza subito agli occhi che la maggior parte di loro non sono italiani e alcuni nemmeno cristiani. “Quando siamo arrivati qui tre anni fa - ci racconta Gaia Corrieri di Pepita - , abbiamo trovato questo campetto abitato dai ragazzi, che però erano tutti divisi fra di loro in base alla loro etnia, alla loro lingua e alla loro cultura. Sono tre anni che stiamo cercando di creare, invece, una aggregazione sociale, valorizzando tutti i ragazzi e le ragazze. Questo anche grazie agli spazi di gioco esterni e anche interni della parrocchia, che ci permettono di fare attività invernali ed estive, per riqualificare e ampliare la ricchezza di questo quartiere”. Dunque, Gaia, le tante e diverse provenienze degli abitanti non sono un problema, giusto? “In realtà, la multietnia e l’intercultura generano una cultura popolare e sociale ricca, come anche l’integrazione fra i bambini genera amicizia e dialogo fra le realtà, cose che quando siamo arrivati tre anni fa non c’erano. Diciamo che le famiglie di questi ragazzi del quartiere stanno pian piano riconoscendo il valore dell’oratorio di Santa Maria del Carmelo e del progetto Caritas perché trovano educatori preparati, formati e capaci di offrire determinati servizi”. Quali, in particolare, le attività? “Durante l’inverno, un servizio primario è sicuramente il doposcuola. Siamo molto legati alle scuole del territorio che ospitano bambini delle elementari e delle medie, che spesso sono estremamente in difficoltà. Non solo per questioni linguistiche ma anche proprio di comprensione dei programmi scolastici italiani. Perciò, in oratorio con i volontari della parrocchia portiamo avanti un servizio di doposcuola gratuito che supporta le famiglie con difficoltà economica e permette ai ragazzi di poter avere un aiuto concreto. E poi tante attività di gioco e di sport che permettano il dialogo e relazione fra le varie etnie. L’obiettivo di Pepita è fare in modo che l’oratorio diventi una casa per tutti, per chiunque vuole instaurare relazioni. La cosa bellissima è che alla nostra realtà si sono avvicinati dei giovani adolescenti delle superiori che si sono messi a servizio dei più piccoli della comunità per le varie attività oratoriali. Una crescita individuale e di gruppo, che ci permette di rafforzare una speranza per il futuro, oltre la conclusione del progetto”. Daniele Morini]]>
La chiesa e l'oratorio di Santa Maria del Carmelo a Terni

“Questa zona è una delle periferie di Terni e negli ultimi anni è diventata una realtà multietnica. Una periferia non solo fisica, ma anche esistenziale, con tante necessità e tante esigenze, soprattutto dal punto di vista sociale”.

Don Giuseppe Zen da pochi mesi è direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia e - in questa veste - si è trovato a portare avanti un progetto iniziato tre anni fa. “Per cercare di intervenire sui problemi che riguardano la sfera sociale - aggiunge il sacerdote - , è partita una collaborazione tra la parrocchia di Santa Maria del Carmelo e quella di San Giovanni Evangelista. Il progetto si chiama ‘GoLife’ e non a caso, perché indica una sorta di ritorno alla vita, perché l’intento è proprio questo: ridare vita e speranza in questa zona di Terni”. Un progetto che nasce in collaborazione con Pepita, la cooperativa che mette in campo formatori ed educatori esperti che, ormai da molti anni, operano in tanti oratori umbri. “Siamo al terzo anno di progetto - spiega ancora don Giuseppe - e stiamo vedendo proprio i primi risultati sul territorio perché è stato possibile rivitalizzare la zona, grazie al grande lavoro degli animatori. Tutto ciò anche grazie alla progettazione e ai fondi 8xmille”. Facendo lo slalom tra i gruppi dei ragazzini che si ritrovano in parrocchia per il centro estivo, balza subito agli occhi che la maggior parte di loro non sono italiani e alcuni nemmeno cristiani. “Quando siamo arrivati qui tre anni fa - ci racconta Gaia Corrieri di Pepita - , abbiamo trovato questo campetto abitato dai ragazzi, che però erano tutti divisi fra di loro in base alla loro etnia, alla loro lingua e alla loro cultura. Sono tre anni che stiamo cercando di creare, invece, una aggregazione sociale, valorizzando tutti i ragazzi e le ragazze. Questo anche grazie agli spazi di gioco esterni e anche interni della parrocchia, che ci permettono di fare attività invernali ed estive, per riqualificare e ampliare la ricchezza di questo quartiere”. Dunque, Gaia, le tante e diverse provenienze degli abitanti non sono un problema, giusto? “In realtà, la multietnia e l’intercultura generano una cultura popolare e sociale ricca, come anche l’integrazione fra i bambini genera amicizia e dialogo fra le realtà, cose che quando siamo arrivati tre anni fa non c’erano. Diciamo che le famiglie di questi ragazzi del quartiere stanno pian piano riconoscendo il valore dell’oratorio di Santa Maria del Carmelo e del progetto Caritas perché trovano educatori preparati, formati e capaci di offrire determinati servizi”. Quali, in particolare, le attività? “Durante l’inverno, un servizio primario è sicuramente il doposcuola. Siamo molto legati alle scuole del territorio che ospitano bambini delle elementari e delle medie, che spesso sono estremamente in difficoltà. Non solo per questioni linguistiche ma anche proprio di comprensione dei programmi scolastici italiani. Perciò, in oratorio con i volontari della parrocchia portiamo avanti un servizio di doposcuola gratuito che supporta le famiglie con difficoltà economica e permette ai ragazzi di poter avere un aiuto concreto. E poi tante attività di gioco e di sport che permettano il dialogo e relazione fra le varie etnie. L’obiettivo di Pepita è fare in modo che l’oratorio diventi una casa per tutti, per chiunque vuole instaurare relazioni. La cosa bellissima è che alla nostra realtà si sono avvicinati dei giovani adolescenti delle superiori che si sono messi a servizio dei più piccoli della comunità per le varie attività oratoriali. Una crescita individuale e di gruppo, che ci permette di rafforzare una speranza per il futuro, oltre la conclusione del progetto”. Daniele Morini]]>
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Piazza della Pace diventa cuore di integrazione a Terni https://www.lavoce.it/piazza-della-pace-diventa-cuore-di-integrazione-a-terni/ https://www.lavoce.it/piazza-della-pace-diventa-cuore-di-integrazione-a-terni/#respond Tue, 30 Jul 2024 08:23:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78350

Oltre che luogo simbolico per i valori della pace e del dialogo, piazza della Pace a Terni è anche lo spazio urbano - nel cuore del quartiere “Villaggio Italia” - dove si affacciano vari luoghi di aggregazione e di socialità, come la Cittadella delle associazioni.

Viorica Bunduc è una sociologa di origini rumene, che abita in Italia da oltre vent’anni e collabora come consulente del sindaco Bandecchi in vari ambiti, tra i quali le migrazioni. “Lavoro nel Terzo settore da più di 15 anni - spiega Viorica - e mi occupo in particolare di migrazioni, di donne, di bambini e ragazzi. Di tutti quelli che hanno bisogno di noi. Per tutti noi arriva un momento della vita in cui abbiamo bisogno di una mano tesa. Ecco, io cerco di essere quella mano tesa e insieme alle altre associazioni facciamo tanti progetti, anche qui alla Cittadella, dove cerco di dare una mano al Comune come volontaria”. La dottoressa Bunduc, che molti a Terni conoscono col nome di Viola, è la coordinatrice del laboratorio territoriale Punto di ascolto sociologico, in rappresentanza dell’Associazione sociologi italiani. “Quando si parla di migranti aggiunge - , tutti tirano fuori i barconi, le guerre ma si parla troppo poco dei dati delle comunità. Qui a Terni, ad esempio, il 62,9% degli stranieri è formato da europei, il 32,3% da rumeni. Poi ci sono albanesi, ucraini e il 14,4% è fatto da africani, il 7,3% da asiatici. Questo ci fa pensare che le politiche sociali da mettere in atto sono diverse da territori con una maggioranza di migranti africani”. Come si può lavorare per l’inclusione e l’integrazione, chiediamo a Viorica. “Se non teniamo conto dei bisogni e dello scopo con cui i migranti arrivano sul territorio - ci dice la sociologa - , non si potrà mai fare una buona integrazione. Dobbiamo cercare di alleggerire i traumi del migrante che arriva qui, con le sue speranze e aspettative. Anche perché spesso non trova quello che spera. Ma dobbiamo rendere più leggera anche la paura di chi accoglie e ospita, perché le persone vedono arrivare a casa propria altre persone che non conoscono. Ne hanno paura”. E allora, conoscersi significa anche mostrare la propria identità di origine e le proprie tradizioni. Per questo Viorica è arrivata in piazza della Pace, insieme al marito e alla figlia, con i costumi tradizionali della Romania, il suo paese di origine. “Non è la prima volta che li indossiamo, qui a Terni. Un paio di anni fa, proprio qui su questa piazza, abbiamo organizzato una festa interculturale, in cui tutte le comunità del territorio hanno partecipato con i propri costumi. Questo rappresenta le mie origini”. Dalla Romania arriva anche Gina Dumitriu, presidente dell’associazione Fiore Blu, che si occupa proprio di integrazione di chi ha origini rumene sul territorio. “La nostra associazione nasce nel 2008 e il fiore blu è proprio un simbolo per dire che non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo e da dove veniamo. Qui a Terni siamo impegnati per la cittadinanza attiva e non solo per l’integrazione. Alla Cittadella delle associazioni siamo partiti con il nostro centro di assistenza, consulenza e informazioni con il volontariato e adesso è riconosciuto dal governo della Romania e dell’ambasciata rumena in Italia”. Gina spiega che l’associazione si occupa di tante cose, dalle pratiche come le pensioni internazionali e l’assistenza fiscale, fino alla trascrizione degli atti civili. E poi una scuola di lingua, corsi di arteterapia, pittura, artigianato. “Mi ha aiutato tantissimo - spiega Gina - il fatto che sono un’insegnante. E devo dire che qui le nuove generazioni sono molto aperte a quello che significa integrazione e multicultura”. Se la presidente Dumitriu si occupa della comunità rumena, Esohe Ehigiator guida l’associazione “Arcobaleno e il mare” e si occupa di migranti nigeriani, grazie anche a servizi che permettono loro di non dover andare in consolato a Roma. “In realtà, la nostra associazione, come altre che fanno parte della Cittadella - spiega Esohe - si occupa di tutte le persone vulnerabili, di ogni età e di ogni etnia. Di solito, non molliamo finché non vediamo che la persona è in grado di camminare con le sue gambe, a cominciare dalle donne e dai loro figli. Tanti bambini mi chiamano ‘zia’ - ci dice contenta perché sono riusciti a crescere grazie all’associazione e alle nostre attività. E ora guardiamo con grande attenzione e soddisfazione ai giovani migranti di seconda generazione, perché il futuro dei nostri territori e delle nostre comunità è nelle loro mani”. Daniele Morini]]>

Oltre che luogo simbolico per i valori della pace e del dialogo, piazza della Pace a Terni è anche lo spazio urbano - nel cuore del quartiere “Villaggio Italia” - dove si affacciano vari luoghi di aggregazione e di socialità, come la Cittadella delle associazioni.

Viorica Bunduc è una sociologa di origini rumene, che abita in Italia da oltre vent’anni e collabora come consulente del sindaco Bandecchi in vari ambiti, tra i quali le migrazioni. “Lavoro nel Terzo settore da più di 15 anni - spiega Viorica - e mi occupo in particolare di migrazioni, di donne, di bambini e ragazzi. Di tutti quelli che hanno bisogno di noi. Per tutti noi arriva un momento della vita in cui abbiamo bisogno di una mano tesa. Ecco, io cerco di essere quella mano tesa e insieme alle altre associazioni facciamo tanti progetti, anche qui alla Cittadella, dove cerco di dare una mano al Comune come volontaria”. La dottoressa Bunduc, che molti a Terni conoscono col nome di Viola, è la coordinatrice del laboratorio territoriale Punto di ascolto sociologico, in rappresentanza dell’Associazione sociologi italiani. “Quando si parla di migranti aggiunge - , tutti tirano fuori i barconi, le guerre ma si parla troppo poco dei dati delle comunità. Qui a Terni, ad esempio, il 62,9% degli stranieri è formato da europei, il 32,3% da rumeni. Poi ci sono albanesi, ucraini e il 14,4% è fatto da africani, il 7,3% da asiatici. Questo ci fa pensare che le politiche sociali da mettere in atto sono diverse da territori con una maggioranza di migranti africani”. Come si può lavorare per l’inclusione e l’integrazione, chiediamo a Viorica. “Se non teniamo conto dei bisogni e dello scopo con cui i migranti arrivano sul territorio - ci dice la sociologa - , non si potrà mai fare una buona integrazione. Dobbiamo cercare di alleggerire i traumi del migrante che arriva qui, con le sue speranze e aspettative. Anche perché spesso non trova quello che spera. Ma dobbiamo rendere più leggera anche la paura di chi accoglie e ospita, perché le persone vedono arrivare a casa propria altre persone che non conoscono. Ne hanno paura”. E allora, conoscersi significa anche mostrare la propria identità di origine e le proprie tradizioni. Per questo Viorica è arrivata in piazza della Pace, insieme al marito e alla figlia, con i costumi tradizionali della Romania, il suo paese di origine. “Non è la prima volta che li indossiamo, qui a Terni. Un paio di anni fa, proprio qui su questa piazza, abbiamo organizzato una festa interculturale, in cui tutte le comunità del territorio hanno partecipato con i propri costumi. Questo rappresenta le mie origini”. Dalla Romania arriva anche Gina Dumitriu, presidente dell’associazione Fiore Blu, che si occupa proprio di integrazione di chi ha origini rumene sul territorio. “La nostra associazione nasce nel 2008 e il fiore blu è proprio un simbolo per dire che non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo e da dove veniamo. Qui a Terni siamo impegnati per la cittadinanza attiva e non solo per l’integrazione. Alla Cittadella delle associazioni siamo partiti con il nostro centro di assistenza, consulenza e informazioni con il volontariato e adesso è riconosciuto dal governo della Romania e dell’ambasciata rumena in Italia”. Gina spiega che l’associazione si occupa di tante cose, dalle pratiche come le pensioni internazionali e l’assistenza fiscale, fino alla trascrizione degli atti civili. E poi una scuola di lingua, corsi di arteterapia, pittura, artigianato. “Mi ha aiutato tantissimo - spiega Gina - il fatto che sono un’insegnante. E devo dire che qui le nuove generazioni sono molto aperte a quello che significa integrazione e multicultura”. Se la presidente Dumitriu si occupa della comunità rumena, Esohe Ehigiator guida l’associazione “Arcobaleno e il mare” e si occupa di migranti nigeriani, grazie anche a servizi che permettono loro di non dover andare in consolato a Roma. “In realtà, la nostra associazione, come altre che fanno parte della Cittadella - spiega Esohe - si occupa di tutte le persone vulnerabili, di ogni età e di ogni etnia. Di solito, non molliamo finché non vediamo che la persona è in grado di camminare con le sue gambe, a cominciare dalle donne e dai loro figli. Tanti bambini mi chiamano ‘zia’ - ci dice contenta perché sono riusciti a crescere grazie all’associazione e alle nostre attività. E ora guardiamo con grande attenzione e soddisfazione ai giovani migranti di seconda generazione, perché il futuro dei nostri territori e delle nostre comunità è nelle loro mani”. Daniele Morini]]>
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Migranti. In una terra che ora è (quasi) casa https://www.lavoce.it/migranti-in-una-terra-che-ora-e-quasi-casa/ https://www.lavoce.it/migranti-in-una-terra-che-ora-e-quasi-casa/#respond Mon, 29 Jul 2024 13:52:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78347 Una donna nera con un vestito di vari colori e una ragazza con un microfonpo in mano

Tre migranti con storie personali diverse, che però condividono uno stesso scopo, cioè quello di vedere un cambiamento nelle generazioni future di stranieri, per quanto riguarda i loro diritti di cittadini e di partecipazione alla vita pubblica in Italia. Le storie che riportiamo di seguito sono state raccontate proprio dai protagonisti lo scorso luglio a Terni, nell'ambito di un incontro organizzato dal progetto Voci dal mondo.

Bobby. Le “rivoluzioni” partono da piccoli passi

La prima esperienza personale viene raccontata da Bobby, ragazzo indiano arrivato in Italia all’età di 10 anni e residente a Narni da 17 anni. Attualmente, studia all’Università di Roma. Secondo lui, i genitori dei migranti hanno costruito le basi, e adesso spetta alla seconda generazione di studenti e lavoratori costruire la casa. In Italia, trenta o quaranta anni fa, era raro vedere le donne lavorare in Comune, alle Poste o nelle banche, oggi è la normalità. Bobby fa una domanda provocatoria al pubblico: “quanti migranti vediamo oggi negli uffici pubblici?”. Il giovane afferma di non averne visto nessuno. Continua dicendo che il primo passo deve avvenire proprio dalla seconda generazione di migranti, i quali devono impegnarsi per ottenere la cittadinanza ed entrare al lavoro negli uffici pubblici. Inoltre, i migranti rappresentano un valore aggiunto per la comunità, e non una cosa negativa. Per vedere un cambiamento, dunque, i migranti devono essere coloro che fanno i primi passi. Come chiusura del suo intervento, Bobby conclude che “le rivoluzioni partono proprio dai piccoli passi”.

Juliana. La tesi per la laurea: “Il velo oscuro delle frontiere”

Il secondo intervento vede come protagonista Juliana, immigrata dal Brasile e residente in Italia da sei anni. Si è laureata in Storia e teologia in Brasile, un indirizzo che non viene riconosciuto in Italia e, dunque, per questo motivo ha dovuto continuare i suoi studi. Ha 39 anni, uno spirito giovane e una grande voglia di fare tante cose. Abita a Terni con tutta la sua famiglia. Juliana sta scrivendo una tesi intitolata Il velo oscuro delle frontiere, un progetto di integrazione con la partecipazione degli immigrati del Comune di Terni. Ciò che ha spinto Juliana a scrivere questa tesi è la sua esperienza, con le tante sfide e difficoltà da immigrata e una voglia affascinante di scoprire come funzionano le migrazioni in Italia. Juliana vorrebbe vedere tanti cambiamenti nelle situazioni dei migranti in futuro, come per esempio vedere più persone lavorare negli uffici pubblici. Lei va oltre gli stereotipi, affermando che anche gli immigrati hanno le capacità e le esperienze per svolgere questi tipi di lavori. Per quanto riguarda i suoi piani futuri, vorrebbe lavorare negli uffici pubblici, insieme ad altri migranti presenti nella città di Terni.

Eddy, in Italia dal 1977: non tagliate le vostre radici!

L’ultima storia viene raccontata da Eddy, originario della Nigeria e un vero testimone vivente nel territorio di Terni, poiché ci abita dal 1977. Quando è arrivato in Italia erano anni di sogni e fatiche. Coloro che arrivavano in Italia erano chiamati “immigrati intellettuali”, immigrati per motivi di studio. In quegli anni gli immigrati non potevano lavorare, dato che non c’era una legge italiana che permettesse a uno straniero di poter lavorare. Questo perché c’erano ancora retaggi delle leggi razziali. È grazie al sindacalista di quei tempi, Carlo Donat-Cattin, divenuto ministro dell’Industria, e promotore della legge 943 del 1986, che finalmente lo straniero poteva intraprendere un’attività lavorativa ed essere equiparato a un italiano occupato, disoccupato o inoccupato. Secondo Eddy, la seconda generazione mette una sorta di paura alla prima generazione poiché i bambini nati in Italia possono essere assimilati, e quindi spogliarsi della propria identità culturale. Ciò che chiede Eddy ai migranti di seconda generazione è di rimanere legati con il cordone ombelicale al proprio Paese di origine. Inoltre, esorta i migranti a lottare per i diritti di cittadinanza, cioè per i diritti all’istruzione, formazione e riqualificazione, e per i diritti di partecipazione alla vita pubblica, cioè, avere il diritto di votare. Eddy, infatti, si chiede “com’è possibile integrarsi nella comunità se non si può scegliere l’amministratore o partecipare al referendum comunale?”. Conclude dicendo che queste sono delle piccole lotte che i migranti devono portare avanti a nome di tutti. Denisa Ioana]]>
Una donna nera con un vestito di vari colori e una ragazza con un microfonpo in mano

Tre migranti con storie personali diverse, che però condividono uno stesso scopo, cioè quello di vedere un cambiamento nelle generazioni future di stranieri, per quanto riguarda i loro diritti di cittadini e di partecipazione alla vita pubblica in Italia. Le storie che riportiamo di seguito sono state raccontate proprio dai protagonisti lo scorso luglio a Terni, nell'ambito di un incontro organizzato dal progetto Voci dal mondo.

Bobby. Le “rivoluzioni” partono da piccoli passi

La prima esperienza personale viene raccontata da Bobby, ragazzo indiano arrivato in Italia all’età di 10 anni e residente a Narni da 17 anni. Attualmente, studia all’Università di Roma. Secondo lui, i genitori dei migranti hanno costruito le basi, e adesso spetta alla seconda generazione di studenti e lavoratori costruire la casa. In Italia, trenta o quaranta anni fa, era raro vedere le donne lavorare in Comune, alle Poste o nelle banche, oggi è la normalità. Bobby fa una domanda provocatoria al pubblico: “quanti migranti vediamo oggi negli uffici pubblici?”. Il giovane afferma di non averne visto nessuno. Continua dicendo che il primo passo deve avvenire proprio dalla seconda generazione di migranti, i quali devono impegnarsi per ottenere la cittadinanza ed entrare al lavoro negli uffici pubblici. Inoltre, i migranti rappresentano un valore aggiunto per la comunità, e non una cosa negativa. Per vedere un cambiamento, dunque, i migranti devono essere coloro che fanno i primi passi. Come chiusura del suo intervento, Bobby conclude che “le rivoluzioni partono proprio dai piccoli passi”.

Juliana. La tesi per la laurea: “Il velo oscuro delle frontiere”

Il secondo intervento vede come protagonista Juliana, immigrata dal Brasile e residente in Italia da sei anni. Si è laureata in Storia e teologia in Brasile, un indirizzo che non viene riconosciuto in Italia e, dunque, per questo motivo ha dovuto continuare i suoi studi. Ha 39 anni, uno spirito giovane e una grande voglia di fare tante cose. Abita a Terni con tutta la sua famiglia. Juliana sta scrivendo una tesi intitolata Il velo oscuro delle frontiere, un progetto di integrazione con la partecipazione degli immigrati del Comune di Terni. Ciò che ha spinto Juliana a scrivere questa tesi è la sua esperienza, con le tante sfide e difficoltà da immigrata e una voglia affascinante di scoprire come funzionano le migrazioni in Italia. Juliana vorrebbe vedere tanti cambiamenti nelle situazioni dei migranti in futuro, come per esempio vedere più persone lavorare negli uffici pubblici. Lei va oltre gli stereotipi, affermando che anche gli immigrati hanno le capacità e le esperienze per svolgere questi tipi di lavori. Per quanto riguarda i suoi piani futuri, vorrebbe lavorare negli uffici pubblici, insieme ad altri migranti presenti nella città di Terni.

Eddy, in Italia dal 1977: non tagliate le vostre radici!

L’ultima storia viene raccontata da Eddy, originario della Nigeria e un vero testimone vivente nel territorio di Terni, poiché ci abita dal 1977. Quando è arrivato in Italia erano anni di sogni e fatiche. Coloro che arrivavano in Italia erano chiamati “immigrati intellettuali”, immigrati per motivi di studio. In quegli anni gli immigrati non potevano lavorare, dato che non c’era una legge italiana che permettesse a uno straniero di poter lavorare. Questo perché c’erano ancora retaggi delle leggi razziali. È grazie al sindacalista di quei tempi, Carlo Donat-Cattin, divenuto ministro dell’Industria, e promotore della legge 943 del 1986, che finalmente lo straniero poteva intraprendere un’attività lavorativa ed essere equiparato a un italiano occupato, disoccupato o inoccupato. Secondo Eddy, la seconda generazione mette una sorta di paura alla prima generazione poiché i bambini nati in Italia possono essere assimilati, e quindi spogliarsi della propria identità culturale. Ciò che chiede Eddy ai migranti di seconda generazione è di rimanere legati con il cordone ombelicale al proprio Paese di origine. Inoltre, esorta i migranti a lottare per i diritti di cittadinanza, cioè per i diritti all’istruzione, formazione e riqualificazione, e per i diritti di partecipazione alla vita pubblica, cioè, avere il diritto di votare. Eddy, infatti, si chiede “com’è possibile integrarsi nella comunità se non si può scegliere l’amministratore o partecipare al referendum comunale?”. Conclude dicendo che queste sono delle piccole lotte che i migranti devono portare avanti a nome di tutti. Denisa Ioana]]>
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Le voci dei protagonisti nel primo incontro del progetto “Voci dal Mondo” https://www.lavoce.it/le-voci-dei-protagonisti-nel-primo-incontro-del-progetto-voci-dal-mondo/ https://www.lavoce.it/le-voci-dei-protagonisti-nel-primo-incontro-del-progetto-voci-dal-mondo/#respond Wed, 10 Jul 2024 16:51:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77030

Il progetto “Voci dal mondo” di cui capofila è il settimanale La Voce - con la collaborazione dell’Università per Stranieri di Perugia, l’ong Tamat Ets e Radio Glox, sostenuto dal Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo - è un’iniziativa creata per raccontare storie di migranti e comunità straniere in Umbria. Costituisce un itinerario, che va da luglio a ottobre, attraverso varie città della regione, con lo scopo di favorire una migliore comprensione del fenomeno migratorio, la diffusione di buone pratiche di accoglienza e integrazione, superando stereotipi e fake news.

Il primo incontro del Progetto "Voci dal Mondo"

Il primo dei quattro incontri previsti nel Progetto "Voci dal Mondo" si è tenuto nella periferia di Terni, nel pomeriggio di sabato 6 luglio, in piazza della Pace, nel quartiere “Villaggio Italia”, una zona del territorio con una forte vocazione multiculturale, ma anche con diversi problemi e criticità. L’incontro di Terni ha offerto la possibilità per parlare con docenti universitari, associazioni di migranti e i migranti stessi e le loro storie personali, con il coinvolgimento dell’assessore del Comune di Terni al welfare, politiche sociali, disabilità e pari opportunità. https://youtu.be/Zm_F2IWyfbQ?si=u0lfoL0llw-f-jcw   Il prorettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Rolando Marini docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi, ha introdotto l’incontro con un passaggio storico-culturale sull’evoluzione della migrazione regionale e nazionale, ricordando che la Regione Umbria ha fatto da apripista anche per altre regioni con la legge 18 del 1990 “che ha istituito una serie di iniziative tra cui la consulta regionale dell’immigrazione”.

Le testimonianze

Il pubblico ha ascoltato la storia di Bobby, uno studente dell’università di Roma, arrivato in Italia all’età di 10 anni che vive ormai da 17 anni a Narni. Juliana Casaes Santana Pimentel Xavier laureanda in Scienze politiche all’Università degli studi di Perugia, vive in Italia da 6 anni e ha parlato della sua tesi sui migranti. Fatima ha proseguito con un breve racconto storico sul luogo dell’incontro, piazza della Pace, sulle note musicali del DJ Amani The Black Boy. Presenti anche le associazioni “Fiore blu” e “Arcobaleno e il mare Odv”, con Emanuele Lombardini, abitante del quartiere e giornalista per varie testate, tra cui anche il quotidiano nazionale Avvenire che – con lo sguardo sia del residente sia dell’osservatore/cronista – ha raccontato i cambiamenti della città di Terni e del quartiere “Villaggio Italia” nel tempo. Sempre sulle noti musicali del DJ, il pubblico ha ascoltato la lettura della lapide della piazza che ricorda le vittime di guerre e violenze nel mondo, interpretata da Khelia. La presenza di Viviana Altamura, assessore del Comune di Terni, ha offerto all’incontro nella piazza anche un carattere istituzionale parlando al microfono di “Voci dal mondo” di vari temi tra cui, quelli delle principali politiche sociali attuate per favorire l’inclusione e l’assistenza sociale degli immigrati e delle loro famiglie, del diritto allo studio e l’accesso ai servizi educativi per i migranti presenti sul territorio. Per concludere, sono stati toccati i temi delle pari opportunità, per gli immigrati in particolare per le donne e i giovani nelle politiche sociali ed educative dell’amministrazione comunale e delle strategie che vengono adottate per promuovere la partecipazione attiva degli stranieri e delle loro comunità nella vita sociale e culturale della città. Ricordando la cultura come parola chiave della serata afferma ai microfoni di “Voci dal mondo” che “perché tutte queste persone che arrivano con il loro bagaglio culturale vanno solo ad arricchire la nostra comunità e quindi sta a noi amministratori anche cercare di trovare la chiave di volta per fare in modo che la loro cultura possa integrarsi alla nostra e quindi iniziare un vero e proprio dialogo. La dottoressa Viorica Bunduc sociologa di origini rumene, che vive in Italia da più di 20 anni e collabora come consulente del sindaco in varie iniziative tra cui la migrazione, ha ricordato che “le storie sono tante perché ognuno di noi siamo portatori de storie, portatori di ricchezze” e che “ogni esperienza può diventare un trauma o può diventare un’esperienza da cui possiamo imparare qualcosa”. Inoltre è la direttrice del laboratorio territoriale “Il Punto d’ascolto sociologico” – Asi (Associazione sociologi italiani)”. Questo primo incontro del Progetto "Voci dal Mondo" si è concluso con la testimonianza di Eddy Nembo, originario della Nigeria, a Terni dal 1977. Ha ricordato che “negli anni in cui siamo arrivati qua eravamo quelli che si chiamavano i migranti intellettuali quindi, i migranti che sono venuti esclusivamente per motivi di studio” ma, “la seconda generazione ci mette paura perché ci sono dei rischi e perché i bambini nati in Italia possono essere assimilati e rappresenta proprio l’opposto dell’integrazione e significa spogliarsi della propria identità culturale”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="77104,77111,77124,77120,77110,77107,77114,77119,77121,77106,77105,77117,77118,77116,77109,77122,77115,77113,77112,77126,77125,77108"] Marius Daniel Langa]]>

Il progetto “Voci dal mondo” di cui capofila è il settimanale La Voce - con la collaborazione dell’Università per Stranieri di Perugia, l’ong Tamat Ets e Radio Glox, sostenuto dal Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo - è un’iniziativa creata per raccontare storie di migranti e comunità straniere in Umbria. Costituisce un itinerario, che va da luglio a ottobre, attraverso varie città della regione, con lo scopo di favorire una migliore comprensione del fenomeno migratorio, la diffusione di buone pratiche di accoglienza e integrazione, superando stereotipi e fake news.

Il primo incontro del Progetto "Voci dal Mondo"

Il primo dei quattro incontri previsti nel Progetto "Voci dal Mondo" si è tenuto nella periferia di Terni, nel pomeriggio di sabato 6 luglio, in piazza della Pace, nel quartiere “Villaggio Italia”, una zona del territorio con una forte vocazione multiculturale, ma anche con diversi problemi e criticità. L’incontro di Terni ha offerto la possibilità per parlare con docenti universitari, associazioni di migranti e i migranti stessi e le loro storie personali, con il coinvolgimento dell’assessore del Comune di Terni al welfare, politiche sociali, disabilità e pari opportunità. https://youtu.be/Zm_F2IWyfbQ?si=u0lfoL0llw-f-jcw   Il prorettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Rolando Marini docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi, ha introdotto l’incontro con un passaggio storico-culturale sull’evoluzione della migrazione regionale e nazionale, ricordando che la Regione Umbria ha fatto da apripista anche per altre regioni con la legge 18 del 1990 “che ha istituito una serie di iniziative tra cui la consulta regionale dell’immigrazione”.

Le testimonianze

Il pubblico ha ascoltato la storia di Bobby, uno studente dell’università di Roma, arrivato in Italia all’età di 10 anni che vive ormai da 17 anni a Narni. Juliana Casaes Santana Pimentel Xavier laureanda in Scienze politiche all’Università degli studi di Perugia, vive in Italia da 6 anni e ha parlato della sua tesi sui migranti. Fatima ha proseguito con un breve racconto storico sul luogo dell’incontro, piazza della Pace, sulle note musicali del DJ Amani The Black Boy. Presenti anche le associazioni “Fiore blu” e “Arcobaleno e il mare Odv”, con Emanuele Lombardini, abitante del quartiere e giornalista per varie testate, tra cui anche il quotidiano nazionale Avvenire che – con lo sguardo sia del residente sia dell’osservatore/cronista – ha raccontato i cambiamenti della città di Terni e del quartiere “Villaggio Italia” nel tempo. Sempre sulle noti musicali del DJ, il pubblico ha ascoltato la lettura della lapide della piazza che ricorda le vittime di guerre e violenze nel mondo, interpretata da Khelia. La presenza di Viviana Altamura, assessore del Comune di Terni, ha offerto all’incontro nella piazza anche un carattere istituzionale parlando al microfono di “Voci dal mondo” di vari temi tra cui, quelli delle principali politiche sociali attuate per favorire l’inclusione e l’assistenza sociale degli immigrati e delle loro famiglie, del diritto allo studio e l’accesso ai servizi educativi per i migranti presenti sul territorio. Per concludere, sono stati toccati i temi delle pari opportunità, per gli immigrati in particolare per le donne e i giovani nelle politiche sociali ed educative dell’amministrazione comunale e delle strategie che vengono adottate per promuovere la partecipazione attiva degli stranieri e delle loro comunità nella vita sociale e culturale della città. Ricordando la cultura come parola chiave della serata afferma ai microfoni di “Voci dal mondo” che “perché tutte queste persone che arrivano con il loro bagaglio culturale vanno solo ad arricchire la nostra comunità e quindi sta a noi amministratori anche cercare di trovare la chiave di volta per fare in modo che la loro cultura possa integrarsi alla nostra e quindi iniziare un vero e proprio dialogo. La dottoressa Viorica Bunduc sociologa di origini rumene, che vive in Italia da più di 20 anni e collabora come consulente del sindaco in varie iniziative tra cui la migrazione, ha ricordato che “le storie sono tante perché ognuno di noi siamo portatori de storie, portatori di ricchezze” e che “ogni esperienza può diventare un trauma o può diventare un’esperienza da cui possiamo imparare qualcosa”. Inoltre è la direttrice del laboratorio territoriale “Il Punto d’ascolto sociologico” – Asi (Associazione sociologi italiani)”. Questo primo incontro del Progetto "Voci dal Mondo" si è concluso con la testimonianza di Eddy Nembo, originario della Nigeria, a Terni dal 1977. Ha ricordato che “negli anni in cui siamo arrivati qua eravamo quelli che si chiamavano i migranti intellettuali quindi, i migranti che sono venuti esclusivamente per motivi di studio” ma, “la seconda generazione ci mette paura perché ci sono dei rischi e perché i bambini nati in Italia possono essere assimilati e rappresenta proprio l’opposto dell’integrazione e significa spogliarsi della propria identità culturale”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="77104,77111,77124,77120,77110,77107,77114,77119,77121,77106,77105,77117,77118,77116,77109,77122,77115,77113,77112,77126,77125,77108"] Marius Daniel Langa]]>
https://www.lavoce.it/le-voci-dei-protagonisti-nel-primo-incontro-del-progetto-voci-dal-mondo/feed/ 0
C’è una piazza della Pace nel cuore di Terni https://www.lavoce.it/ce-una-piazza-della-pace-nel-cuore-di-terni/ https://www.lavoce.it/ce-una-piazza-della-pace-nel-cuore-di-terni/#respond Wed, 10 Jul 2024 16:24:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77857

Piazza della Pace: il cuore di Terni, non è solo un luogo fisico, ma un simbolo di armonia e coesione che rispecchia la storia e l’anima della città. Le cui origini antiche affondano le radici in epoche diverse, dall’epoca romana al medioevo, e la sua evoluzione fino ai giorni nostri testimonia la capacità di adattamento e resilienza della comunità ternana.

La piazza dove ci si incontra

La piazza, originariamente concepita come luogo di incontro e scambio, ha mantenuto questo carattere multifunzionale attraverso i secoli. Durante il Novecento, ha subito varie trasformazioni a causa degli eventi bellici e delle successive ricostruzioni. Dopo la devastazione della Seconda Guerra mondiale, questa è rinata con una nuova dimensione simbolica, diventando un luogo di memoria e riflessione. È in questo periodo che ha consolidato il suo nome attuale, piazza della Pace, come segno di speranza e impegno verso un futuro di armonia e coesistenza pacifica. Oggi, il campo è uno spazio vivo e dinamico, il fulcro di eventi culturali, manifestazioni pubbliche e celebrazioni. È un luogo dove i cittadini di Terni si ritrovano per condividere momenti di socialità e partecipare alla vita comunitaria. Rappresenta l’identità stessa della comunità ternana, un luogo dove passato e presente si fondono, creando un senso di continuità e appartenenza.

Sulla pietra la memoria di tutte le vittime di ieri e di oggi

Al centro della piazza, una fontana dedicata a varie vittime di conflitti e atti terroristici a livello globale simboleggia la memoria collettiva e il desiderio di pace. La dedica è rivolta non solo agli italiani e agli iracheni vittime delle stragi di Nassiriya e Falluja, ma anche agli israeliani e agli arabi colpiti dagli attentati di Gerusalemme e Tel Aviv, ai palestinesi di Jenin, Gaza e Ramallah, e ai popoli dei Balcani vittime delle pulizie etniche. Essa ricorda inoltre le vittime degli attacchi di New York e Madrid, nonché i sequestrati, i desaparecidos e molte altre vittime di terrorismo e ingiustizie nel mondo. Questa fontana non è solo un monumento, ma un potente simbolo di solidarietà internazionale, sottolineando l’importanza di ricordare le vittime e di lavorare per un futuro di pace. La piazza, con il suo nome evocativo e la sua funzione di luogo di memo ria, testimonia l’impegno della comunità ternana verso la pace e la giustizia.

La piazza è più di uno spazio

In sintesi, piazza della Pace di Terni è molto più di uno spazio urbano; è un simbolo di resilienza, memoria e speranza. Rappresenta un punto di incontro tra passato e presente, dove la comunità può riflettere sul proprio percorso storico e guardare con speranza al futuro. La sua capacità di ospitare eventi e manifestazioni la rende un luogo centrale nella vita dei cittadini, confermandola come il cuore pulsante della città di Terni. Fatima Garouan]]>

Piazza della Pace: il cuore di Terni, non è solo un luogo fisico, ma un simbolo di armonia e coesione che rispecchia la storia e l’anima della città. Le cui origini antiche affondano le radici in epoche diverse, dall’epoca romana al medioevo, e la sua evoluzione fino ai giorni nostri testimonia la capacità di adattamento e resilienza della comunità ternana.

La piazza dove ci si incontra

La piazza, originariamente concepita come luogo di incontro e scambio, ha mantenuto questo carattere multifunzionale attraverso i secoli. Durante il Novecento, ha subito varie trasformazioni a causa degli eventi bellici e delle successive ricostruzioni. Dopo la devastazione della Seconda Guerra mondiale, questa è rinata con una nuova dimensione simbolica, diventando un luogo di memoria e riflessione. È in questo periodo che ha consolidato il suo nome attuale, piazza della Pace, come segno di speranza e impegno verso un futuro di armonia e coesistenza pacifica. Oggi, il campo è uno spazio vivo e dinamico, il fulcro di eventi culturali, manifestazioni pubbliche e celebrazioni. È un luogo dove i cittadini di Terni si ritrovano per condividere momenti di socialità e partecipare alla vita comunitaria. Rappresenta l’identità stessa della comunità ternana, un luogo dove passato e presente si fondono, creando un senso di continuità e appartenenza.

Sulla pietra la memoria di tutte le vittime di ieri e di oggi

Al centro della piazza, una fontana dedicata a varie vittime di conflitti e atti terroristici a livello globale simboleggia la memoria collettiva e il desiderio di pace. La dedica è rivolta non solo agli italiani e agli iracheni vittime delle stragi di Nassiriya e Falluja, ma anche agli israeliani e agli arabi colpiti dagli attentati di Gerusalemme e Tel Aviv, ai palestinesi di Jenin, Gaza e Ramallah, e ai popoli dei Balcani vittime delle pulizie etniche. Essa ricorda inoltre le vittime degli attacchi di New York e Madrid, nonché i sequestrati, i desaparecidos e molte altre vittime di terrorismo e ingiustizie nel mondo. Questa fontana non è solo un monumento, ma un potente simbolo di solidarietà internazionale, sottolineando l’importanza di ricordare le vittime e di lavorare per un futuro di pace. La piazza, con il suo nome evocativo e la sua funzione di luogo di memo ria, testimonia l’impegno della comunità ternana verso la pace e la giustizia.

La piazza è più di uno spazio

In sintesi, piazza della Pace di Terni è molto più di uno spazio urbano; è un simbolo di resilienza, memoria e speranza. Rappresenta un punto di incontro tra passato e presente, dove la comunità può riflettere sul proprio percorso storico e guardare con speranza al futuro. La sua capacità di ospitare eventi e manifestazioni la rende un luogo centrale nella vita dei cittadini, confermandola come il cuore pulsante della città di Terni. Fatima Garouan]]>
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Donati ventilatori per dare un po’ di respiro a chi è in carcere https://www.lavoce.it/donati-ventilatori-dare-po-respiro-chi-e-in-carcere/ https://www.lavoce.it/donati-ventilatori-dare-po-respiro-chi-e-in-carcere/#respond Wed, 03 Jul 2024 16:51:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76903

Tutti sbagliamo, “ma l’importante è non rimanere sbagliati”: rialzarsi anche grazie a chi aiuta a risollevarsi, senza mai guardare dall’alto in basso chi è caduto. Così Papa Francesco si era rivolto a un gruppo di detenuti a Santa Marta.

Donati 2000 ventilatori a 30 istituti penitenziari

Proprio quelle parole di Bergoglio hanno ispirato il progetto “Semi di tarassaco volano nell’aria” che dimostra come ci sia ancora chi si ricorda dei detenuti. In particolare, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica - in collaborazione con l’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri e il sostegno della Presidenza della Conferenza episcopale italiana - , ha deciso di donare oltre 2.000 ventilatori a 30 istituti penitenziari per affrontare il caldo estivo con un minor disagio.

Il carcere di Capanne a Perugia e di Sabbione a Terni

In Umbria sono coinvolti il carcere di Capanne a Perugia e quello di Sabbione a Terni. Qui, i ventilatori sono stati consegnati direttamente dal vescovo Francesco Antonio Soddu venerdì 28 giugno in occasione della cresima di nove detenuti.

La testimonianza di padre Massimo, cappellano di Terni

“Il carcere - ha dichiarato padre Massimo Lelli, cappellano a Terni - è luogo di pena, nel duplice senso di punizione e di sofferenza, e ha molto bisogno di attenzione e di umanità. È un luogo dove tutti sono chiamati al difficile compito di curare le ferite di coloro che, per errori fatti, si trovano privati della libertà personale”. Pur nelle numerose complessità - “in questi ultimi mesi l’istituto di Terni ha dovuto affrontare non pochi problemi tra rivolte, suicidi, carenza di personale e le tante difficoltà giornaliere - , l’iniziativa è stata accolta positivamente: i 70 ventilatori donati, insieme ad altre attività e iniziative estive, “sicuramente aiuteranno i detenuti e chi qui lavora ad affrontare meglio il caldo” sottolinea il francescano, ricordando chele carceri hanno bisogno di essere sempre più umanizzate: l’esperienza dimostra che possono diventare veramente luogo di riscatto, di risurrezione e di cambiamento di vita. Tutto concorre al bene di coloro che sono chiamati a camminare in un’unica direzione per aiutare a rialzarsi e a crescere nella speranza di quanti sono, purtroppo, caduti nella trappola del male”.

...e di padre Francesco, cappellano di Perugia

“Il periodo estivo in carcere è sempre molto delicato: le attività trattamentali sono praticamente sospese, il sole e l’alta temperatura rendono difficile anche l’ora d’aria. La struttura, completamente al sole, si surriscalda e rende difficile il soggiorno dentro le celle, prive non solo del condizionatore ma anche di un semplice ventilatore. Chi ha possibilità economiche se ne procura uno pagando il consumo di elettricità supplementare”. A spiegare quella che è la vita nel carcere di Perugia è il cappellano padre Francesco Bonucci, che vede nel dono dei ventilatori “un intelligente atto di carità, che interviene in una situazione particolarmente difficile, con un gesto concreto e visibile a indicare ancora una volta l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a questi nostri fratelli. Possono sembrare piccoli gesti - conclude il francescano - ma in realtà agli occhi della popolazione carceraria e dell’Amministrazione dicono di come la Parola annunciata dalla Chiesa si incarna concretamente, evidenziando la cura che, come comunità cristiana, esprimiamo anche verso chi ha commesso gravi reati”.

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Tutti sbagliamo, “ma l’importante è non rimanere sbagliati”: rialzarsi anche grazie a chi aiuta a risollevarsi, senza mai guardare dall’alto in basso chi è caduto. Così Papa Francesco si era rivolto a un gruppo di detenuti a Santa Marta.

Donati 2000 ventilatori a 30 istituti penitenziari

Proprio quelle parole di Bergoglio hanno ispirato il progetto “Semi di tarassaco volano nell’aria” che dimostra come ci sia ancora chi si ricorda dei detenuti. In particolare, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica - in collaborazione con l’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri e il sostegno della Presidenza della Conferenza episcopale italiana - , ha deciso di donare oltre 2.000 ventilatori a 30 istituti penitenziari per affrontare il caldo estivo con un minor disagio.

Il carcere di Capanne a Perugia e di Sabbione a Terni

In Umbria sono coinvolti il carcere di Capanne a Perugia e quello di Sabbione a Terni. Qui, i ventilatori sono stati consegnati direttamente dal vescovo Francesco Antonio Soddu venerdì 28 giugno in occasione della cresima di nove detenuti.

La testimonianza di padre Massimo, cappellano di Terni

“Il carcere - ha dichiarato padre Massimo Lelli, cappellano a Terni - è luogo di pena, nel duplice senso di punizione e di sofferenza, e ha molto bisogno di attenzione e di umanità. È un luogo dove tutti sono chiamati al difficile compito di curare le ferite di coloro che, per errori fatti, si trovano privati della libertà personale”. Pur nelle numerose complessità - “in questi ultimi mesi l’istituto di Terni ha dovuto affrontare non pochi problemi tra rivolte, suicidi, carenza di personale e le tante difficoltà giornaliere - , l’iniziativa è stata accolta positivamente: i 70 ventilatori donati, insieme ad altre attività e iniziative estive, “sicuramente aiuteranno i detenuti e chi qui lavora ad affrontare meglio il caldo” sottolinea il francescano, ricordando chele carceri hanno bisogno di essere sempre più umanizzate: l’esperienza dimostra che possono diventare veramente luogo di riscatto, di risurrezione e di cambiamento di vita. Tutto concorre al bene di coloro che sono chiamati a camminare in un’unica direzione per aiutare a rialzarsi e a crescere nella speranza di quanti sono, purtroppo, caduti nella trappola del male”.

...e di padre Francesco, cappellano di Perugia

“Il periodo estivo in carcere è sempre molto delicato: le attività trattamentali sono praticamente sospese, il sole e l’alta temperatura rendono difficile anche l’ora d’aria. La struttura, completamente al sole, si surriscalda e rende difficile il soggiorno dentro le celle, prive non solo del condizionatore ma anche di un semplice ventilatore. Chi ha possibilità economiche se ne procura uno pagando il consumo di elettricità supplementare”. A spiegare quella che è la vita nel carcere di Perugia è il cappellano padre Francesco Bonucci, che vede nel dono dei ventilatori “un intelligente atto di carità, che interviene in una situazione particolarmente difficile, con un gesto concreto e visibile a indicare ancora una volta l’attenzione e la vicinanza della Chiesa a questi nostri fratelli. Possono sembrare piccoli gesti - conclude il francescano - ma in realtà agli occhi della popolazione carceraria e dell’Amministrazione dicono di come la Parola annunciata dalla Chiesa si incarna concretamente, evidenziando la cura che, come comunità cristiana, esprimiamo anche verso chi ha commesso gravi reati”.

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Celebrato a Terni il Corpus Domini https://www.lavoce.it/celebrato-a-terni-il-corpus-domini/ https://www.lavoce.it/celebrato-a-terni-il-corpus-domini/#respond Fri, 31 May 2024 15:08:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76477 Il vescovo Soddu con l'ostensoriotra le mani con altri due sacerdoti

Tantissimi fedeli hanno partecipato giovedì 30 maggio alla celebrazione diocesana della solennità del Corpus Domini, alla messa presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dai sacerdoti della diocesi, ed alla processione eucaristica con il Santissimo Sacramento per le vie del centro cittadino, dalla chiesa di San Francesco alla cattedrale, in un lungo corteo di sacerdoti, confraternite delle varie zone della diocesi con i loro stendardi, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, gli scout, i ragazzi che hanno ricevuto l’Eucarestia per la prima volta in questo anno, i rappresentanti delle associazioni e movimenti e delle parrocchie, animata dal coro della diocesi diretto da don Sergio Rossini e dalla banda “T.Langeli” di Cesi.

La solennità del Corpus Domini è un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi, nella preghiera per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita cittadina e ai suoi problemi.

Le parole dell'omelia del vescovo Soddu

«Il grande mistero del Corpus Domini è l’eucaristia, il corpo di Gesù, che ci viene data in cibo – ha detto il Vescovo -. Ci salva dai nostri peccati, ci riscatta da una vita spesso vuota o banale, ponendoci su orizzonti luminosi di speranza. La festa del Corpo e Sangue del Signore Gesù esorta tutti ad avere il coraggio di accedere alla salvezza che solo il Signore può dare, e anche avere il coraggio e la costanza nel permanere in questo stato salvifico di Grazia. La festa del Corpus Domini ci esorta ad avere una fiducia sconfinata in tutto questo, per il semplice fatto che il sangue versato da Gesù non è andato perduto, ma raccolto nel calice, in quel calice della cena, della Mensa eucaristica ed è oggi nella messa, nella Eucaristia, per la nostra salvezza. Se questo non avviene nella vita delle persone, se questo non avviene nella nostra vita è perché noi ci intestardiamo rifiutando la salvezza. Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore, la nostra vita non avrebbe alcun senso senza l’Eucaristia. Come si fa a vivere senza questo dono? Perciò è vita vera quella che si conduce a prescindere da tutto ciò? Facciamo in modo di non barattare questo inestimabile tesoro e di tenerlo ben in vista, di tenerlo ben in alto mediante la nostra condotta».

La fede risvegli alla costruzione della vera pace

Il Vescovo ha anche fatto riferimento alla pace, alla speranza nel cammino della Chiesa verso il Giubileo del 2025, perché la fede: «Risvegli il torpore che spesso ci assale, ridesti in tutti il desiderio e la forza di contribuire personalmente alla costruzione della vera pace e della vita buona, perché dai raggi benefici di questo Sacramento, dal calice della salvezza, possiamo sempre attingere il segreto e il vigore per la crescita organica dei singoli, delle famiglie e della società.

Spesso al calice della salvezza si oppone un calice che non è tale, cioè un calice della non salvezza, che porta alla distruzione e morte, è presente in tutte le società, in tutte le culture e a tutti i livelli. Si alza questo mortifero calice ricolmo di male facendolo passare per qualcosa di bene, spesso anche corredandolo con i più sacri principi e diritti; spesso purtroppo sempre e solo a discapito e danno dei più poveri e indifesi. Perciò si potrebbe dire che si brinda alla violenza, si augura la brutalità e la discordia e, passando attraverso la falsità, si arriva infine alla guerra e quindi alla morte.

Al dialogo si preferisce lo scontro

Questo avviene un po’ dappertutto; anche nei nostri contesti intra-ecclesiali ogniqualvolta, prescindendo dalla fatica di tenere unita la comunità, si preferisce il comodo ed egoistico vagare per la propria strada; quando cioè non si costruiscono percorsi di comunione; quando al dialogo si preferisce lo scontro; quando alla pacatezza si oppone l’arroganza; quando la verità - pur sacrosanta - viene imposta e non proposta; quando il proprio pensiero o punto di vista non lascia spazio alla ricchezza di quanto l’altro ha da offrire. Di fronte a tutto questo, la parola di Dio ci offre la via per poter trasformare un tale disastro in salvezza, affidarsi a lui che desidera sia nostra questa salvezza e ci faccia ricollocare nella giusta strada del percorso pasquale, del percorso sinodale, del percorso giubilare di “pellegrini di speranza”».

La processione

La lunga processione silenziosa, interrotta solo da preghiere e canti, si è snodata lungo le vie del centro di Terni da piazza Tacito, passando per la chiesa di San Pietro e fino alla Cattedrale ove c'è stata la preghiera del presidente di Azione Cattolica Rita Pileri: “Oggi vieni adorato anche per le vie delle nostre città, Gesù che nutri la nostra sete di giustizia e verità con il tuo sangue, facci essere ogni giorno ed in ogni luogo testimoni del tuo amore per tutta l’umanità, tu ci sei necessario per liberare i nostri cuori dalla tentazione della disperazione, per imparare l’amore vero, per camminare nella gioia, per moltiplicare l’amore con la carità e orientare l’umanità verso la giustizia e la pace”. La processione si è conclusa con l’adorazione eucaristica e la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.

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Il vescovo Soddu con l'ostensoriotra le mani con altri due sacerdoti

Tantissimi fedeli hanno partecipato giovedì 30 maggio alla celebrazione diocesana della solennità del Corpus Domini, alla messa presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dai sacerdoti della diocesi, ed alla processione eucaristica con il Santissimo Sacramento per le vie del centro cittadino, dalla chiesa di San Francesco alla cattedrale, in un lungo corteo di sacerdoti, confraternite delle varie zone della diocesi con i loro stendardi, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, gli scout, i ragazzi che hanno ricevuto l’Eucarestia per la prima volta in questo anno, i rappresentanti delle associazioni e movimenti e delle parrocchie, animata dal coro della diocesi diretto da don Sergio Rossini e dalla banda “T.Langeli” di Cesi.

La solennità del Corpus Domini è un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi, nella preghiera per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita cittadina e ai suoi problemi.

Le parole dell'omelia del vescovo Soddu

«Il grande mistero del Corpus Domini è l’eucaristia, il corpo di Gesù, che ci viene data in cibo – ha detto il Vescovo -. Ci salva dai nostri peccati, ci riscatta da una vita spesso vuota o banale, ponendoci su orizzonti luminosi di speranza. La festa del Corpo e Sangue del Signore Gesù esorta tutti ad avere il coraggio di accedere alla salvezza che solo il Signore può dare, e anche avere il coraggio e la costanza nel permanere in questo stato salvifico di Grazia. La festa del Corpus Domini ci esorta ad avere una fiducia sconfinata in tutto questo, per il semplice fatto che il sangue versato da Gesù non è andato perduto, ma raccolto nel calice, in quel calice della cena, della Mensa eucaristica ed è oggi nella messa, nella Eucaristia, per la nostra salvezza. Se questo non avviene nella vita delle persone, se questo non avviene nella nostra vita è perché noi ci intestardiamo rifiutando la salvezza. Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore, la nostra vita non avrebbe alcun senso senza l’Eucaristia. Come si fa a vivere senza questo dono? Perciò è vita vera quella che si conduce a prescindere da tutto ciò? Facciamo in modo di non barattare questo inestimabile tesoro e di tenerlo ben in vista, di tenerlo ben in alto mediante la nostra condotta».

La fede risvegli alla costruzione della vera pace

Il Vescovo ha anche fatto riferimento alla pace, alla speranza nel cammino della Chiesa verso il Giubileo del 2025, perché la fede: «Risvegli il torpore che spesso ci assale, ridesti in tutti il desiderio e la forza di contribuire personalmente alla costruzione della vera pace e della vita buona, perché dai raggi benefici di questo Sacramento, dal calice della salvezza, possiamo sempre attingere il segreto e il vigore per la crescita organica dei singoli, delle famiglie e della società.

Spesso al calice della salvezza si oppone un calice che non è tale, cioè un calice della non salvezza, che porta alla distruzione e morte, è presente in tutte le società, in tutte le culture e a tutti i livelli. Si alza questo mortifero calice ricolmo di male facendolo passare per qualcosa di bene, spesso anche corredandolo con i più sacri principi e diritti; spesso purtroppo sempre e solo a discapito e danno dei più poveri e indifesi. Perciò si potrebbe dire che si brinda alla violenza, si augura la brutalità e la discordia e, passando attraverso la falsità, si arriva infine alla guerra e quindi alla morte.

Al dialogo si preferisce lo scontro

Questo avviene un po’ dappertutto; anche nei nostri contesti intra-ecclesiali ogniqualvolta, prescindendo dalla fatica di tenere unita la comunità, si preferisce il comodo ed egoistico vagare per la propria strada; quando cioè non si costruiscono percorsi di comunione; quando al dialogo si preferisce lo scontro; quando alla pacatezza si oppone l’arroganza; quando la verità - pur sacrosanta - viene imposta e non proposta; quando il proprio pensiero o punto di vista non lascia spazio alla ricchezza di quanto l’altro ha da offrire. Di fronte a tutto questo, la parola di Dio ci offre la via per poter trasformare un tale disastro in salvezza, affidarsi a lui che desidera sia nostra questa salvezza e ci faccia ricollocare nella giusta strada del percorso pasquale, del percorso sinodale, del percorso giubilare di “pellegrini di speranza”».

La processione

La lunga processione silenziosa, interrotta solo da preghiere e canti, si è snodata lungo le vie del centro di Terni da piazza Tacito, passando per la chiesa di San Pietro e fino alla Cattedrale ove c'è stata la preghiera del presidente di Azione Cattolica Rita Pileri: “Oggi vieni adorato anche per le vie delle nostre città, Gesù che nutri la nostra sete di giustizia e verità con il tuo sangue, facci essere ogni giorno ed in ogni luogo testimoni del tuo amore per tutta l’umanità, tu ci sei necessario per liberare i nostri cuori dalla tentazione della disperazione, per imparare l’amore vero, per camminare nella gioia, per moltiplicare l’amore con la carità e orientare l’umanità verso la giustizia e la pace”. La processione si è conclusa con l’adorazione eucaristica e la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.

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Presentato il volume “Tanti volti una sola bellezza” sui santi della porta accanto https://www.lavoce.it/presentato-volume-tanti-volti-una-sola-bellezza-sui-santi-della-porta-accanto/ https://www.lavoce.it/presentato-volume-tanti-volti-una-sola-bellezza-sui-santi-della-porta-accanto/#respond Fri, 10 May 2024 12:00:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76053 A sinistra Erika Fossati, con la giacca gialla e i capelli lunghi biondi, con gli occhiali, padre massimo Reschiglian, con la veste francescana e Maria letizia Tomassoni, con i capelli lunghi scuri e gli occhiali, la giacca color senape

Dieci giovani italiani, fra i 15 ed i 31 anni, che hanno lasciato un’impronta di amore. Le loro storie sono state raccolte da padre Massimo Reschiglian, francescano, insegnante di teologia spirituale, insieme a Maria Letizia Tomassoni, medico specialista e mamma di Marianna Boccolini, una di quei giovani “santi della porta accanto”, nel libro Tanti volti una sola bellezza (Edizioni Porziuncola). La pubblicazione è stata presentata nella parrocchia Santa Maria Regina a Terni.

Padre Reschiglian: "Il libro è nato dal desiderio di far conoscere la storia di giovani santi contemporanei"

“Questo libro nasce dalla lettura della vita di alcuni giovani santi contemporanei e dal desiderio di far conoscere queste storie riunendole in un unico testo - spiega padre Massimo Reschiglian - queste testimonianze mi hanno illuminato, mi hanno aperto lo sguardo”. Si tratta, come usa dire Papa Francesco, di santi della porta accanto. “Sono un riflesso della bellezza di Dio. Hanno vissuto in modo semplice la vita, ma con un amore straordinario, lasciando tracce di bellezza, segni della presenza di Dio. Vivevano in modo intenso le loro relazioni, i loro sogni, i desideri, i progetti, le attività di ogni giorno riempiendoli di un amore straordinario”.

A parlare sono genitori, fratelli, amici... e gli stessi ragazzi

Le storie di questi ragazzi non vengono raccontate come semplici biografie: “Facciamo parlare i testimoni, cioè sono dei racconti narrati da chi questi ragazzi li ha incontrati: i genitori, per esempio, i fratelli, gli amici, gli insegnanti, gli educatori e poi sono i ragazzi stessi, questi dieci giovani, che si raccontano. Abbiamo ripreso i loro scritti, quello che hanno lasciato: il diario, le lettere, i loro testi. Sono biografie che aprono la mente e il cuore proprio perché parlano dal vivo, parlano in diretta potremmo dire”.

Tra i protagonisti Marianna Boccolini

Come detto, Marianna Boccolini è una dei dieci testimoni del volume. “Una ragazza di Narni nata nel 1992 che ha vissuto solo 18 anni. Aveva una gioia grandissima che trasmetteva alle persone che incontrava e operava per l'unità, il suo carisma era quello della compassione, unire le persone, renderle una amica dell'altra, sciogliere le tensioni, anche le divisioni, che a volte si creano nei gruppi di amici o tra i familiari. Spesse volte lei vedeva nelle persone una bellezza che altri non vedevano e si avvicinava a loro, agli amici, ai compagni di classe, per aiutarli, per sostenerli e per dare loro una speranza”.  Marianna ha perso la vita in un incidente stradale insieme ad altri due amici. “Qualche giorno prima della sua morte aveva detto alla mamma e alla nonna paterna ‘io sento che la mia fine si sta avvicinando’. E riferendosi al ragazzo che quella sera guidava, l’unico sopravvissuto all’impatto, che non era molto ben visto da mamma Maria Letizia, disse in tempi non sospetti: ‘mamma non lo giudicare mai qualsiasi cosa accada’. Leggendo la sua storia ho colto come Marianna avesse anticipato il perdono di questo ragazzo”.

Nel libro i ritratti dei ragazzi realizzati da Erika Fossati, illustratrice e pittrice

Il libro è corredato dai ritratti dei ragazzi realizzati da Erika Fossati, illustratrice e pittrice, co-fondatrice del gruppo Artisti Per Dio. “Lei ha fatto un'esperienza di premorte e ha avuto come una visione interiore del Paradiso: ha visto delle luci, un paese pieno di colori, un cancello dorato e ha sentito una pace profondissima. È stata un’esperienza, da un punto di vista medico, molto grave, si è sentita vicino alla morte.  Poi si è salvata e da allora la sua arte l’ha dedicata proprio a rappresentare i colori che aveva visto, così vividi, luminosi. I nostri dieci giovani li ha rappresentati in un modo trasfigurato nella vicinanza con il Signore, nella bellezza della vita con Dio”.

I testimoni sono i veri maestri della fede

Padre Massimo tiene molto a questo libro: “Come diceva Paolo VI questo tempo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. I testimoni sono i veri maestri della fede, sono quelli che vivono in modo appassionato la carità, la speranza. Questi ragazzi sono testimoni diretti della Resurrezione”.

Claudia Sensi

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A sinistra Erika Fossati, con la giacca gialla e i capelli lunghi biondi, con gli occhiali, padre massimo Reschiglian, con la veste francescana e Maria letizia Tomassoni, con i capelli lunghi scuri e gli occhiali, la giacca color senape

Dieci giovani italiani, fra i 15 ed i 31 anni, che hanno lasciato un’impronta di amore. Le loro storie sono state raccolte da padre Massimo Reschiglian, francescano, insegnante di teologia spirituale, insieme a Maria Letizia Tomassoni, medico specialista e mamma di Marianna Boccolini, una di quei giovani “santi della porta accanto”, nel libro Tanti volti una sola bellezza (Edizioni Porziuncola). La pubblicazione è stata presentata nella parrocchia Santa Maria Regina a Terni.

Padre Reschiglian: "Il libro è nato dal desiderio di far conoscere la storia di giovani santi contemporanei"

“Questo libro nasce dalla lettura della vita di alcuni giovani santi contemporanei e dal desiderio di far conoscere queste storie riunendole in un unico testo - spiega padre Massimo Reschiglian - queste testimonianze mi hanno illuminato, mi hanno aperto lo sguardo”. Si tratta, come usa dire Papa Francesco, di santi della porta accanto. “Sono un riflesso della bellezza di Dio. Hanno vissuto in modo semplice la vita, ma con un amore straordinario, lasciando tracce di bellezza, segni della presenza di Dio. Vivevano in modo intenso le loro relazioni, i loro sogni, i desideri, i progetti, le attività di ogni giorno riempiendoli di un amore straordinario”.

A parlare sono genitori, fratelli, amici... e gli stessi ragazzi

Le storie di questi ragazzi non vengono raccontate come semplici biografie: “Facciamo parlare i testimoni, cioè sono dei racconti narrati da chi questi ragazzi li ha incontrati: i genitori, per esempio, i fratelli, gli amici, gli insegnanti, gli educatori e poi sono i ragazzi stessi, questi dieci giovani, che si raccontano. Abbiamo ripreso i loro scritti, quello che hanno lasciato: il diario, le lettere, i loro testi. Sono biografie che aprono la mente e il cuore proprio perché parlano dal vivo, parlano in diretta potremmo dire”.

Tra i protagonisti Marianna Boccolini

Come detto, Marianna Boccolini è una dei dieci testimoni del volume. “Una ragazza di Narni nata nel 1992 che ha vissuto solo 18 anni. Aveva una gioia grandissima che trasmetteva alle persone che incontrava e operava per l'unità, il suo carisma era quello della compassione, unire le persone, renderle una amica dell'altra, sciogliere le tensioni, anche le divisioni, che a volte si creano nei gruppi di amici o tra i familiari. Spesse volte lei vedeva nelle persone una bellezza che altri non vedevano e si avvicinava a loro, agli amici, ai compagni di classe, per aiutarli, per sostenerli e per dare loro una speranza”.  Marianna ha perso la vita in un incidente stradale insieme ad altri due amici. “Qualche giorno prima della sua morte aveva detto alla mamma e alla nonna paterna ‘io sento che la mia fine si sta avvicinando’. E riferendosi al ragazzo che quella sera guidava, l’unico sopravvissuto all’impatto, che non era molto ben visto da mamma Maria Letizia, disse in tempi non sospetti: ‘mamma non lo giudicare mai qualsiasi cosa accada’. Leggendo la sua storia ho colto come Marianna avesse anticipato il perdono di questo ragazzo”.

Nel libro i ritratti dei ragazzi realizzati da Erika Fossati, illustratrice e pittrice

Il libro è corredato dai ritratti dei ragazzi realizzati da Erika Fossati, illustratrice e pittrice, co-fondatrice del gruppo Artisti Per Dio. “Lei ha fatto un'esperienza di premorte e ha avuto come una visione interiore del Paradiso: ha visto delle luci, un paese pieno di colori, un cancello dorato e ha sentito una pace profondissima. È stata un’esperienza, da un punto di vista medico, molto grave, si è sentita vicino alla morte.  Poi si è salvata e da allora la sua arte l’ha dedicata proprio a rappresentare i colori che aveva visto, così vividi, luminosi. I nostri dieci giovani li ha rappresentati in un modo trasfigurato nella vicinanza con il Signore, nella bellezza della vita con Dio”.

I testimoni sono i veri maestri della fede

Padre Massimo tiene molto a questo libro: “Come diceva Paolo VI questo tempo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. I testimoni sono i veri maestri della fede, sono quelli che vivono in modo appassionato la carità, la speranza. Questi ragazzi sono testimoni diretti della Resurrezione”.

Claudia Sensi

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Il caso del sindaco Bandecchi: imbarazzante, ma non atipico https://www.lavoce.it/caso-bandecchi-sindaco/ https://www.lavoce.it/caso-bandecchi-sindaco/#comments Wed, 27 Sep 2023 06:30:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73444 bandecchi

Il problema non è Bandecchi, il problema è Terni (e forse l’Umbria). Se vogliamo tentare di riflettere seriamente su quello che è avvenuto e sta avvenendo nella politica ternana, che in questa o in altre forme potrebbe ripetersi altrove in Umbria, dobbiamo partire da un punto fisso: il problema, perlomeno il primo problema, non è il signor Bandecchi, il problema è Terni.

Non era uno sconosciuto a Terni

Il Bandecchi eletto sindaco di Terni la scorsa primavera non era affatto uno sconosciuto. Di lui si conoscevano - perfettamente e da tempo - stile (che nella vita civile è “sostanza”), interessi e valori. Il signor Bandecchi calcava la scena ternana da tempo. Nessuno avrebbe potuto dirsi all’oscuro dal modo “salivare” (rivendicato!) di rivolgersi in qualche caso agli interlocutori né alcuno avrebbe potuto dirsi sorpreso dell’offerta gratis di panini con la porchetta in campagna elettorale. A “questo” Bandecchi le forze politiche locali, destra e sinistra, avevano già regalato la cittadinanza onoraria. Segno della grande confusione, se non dell’opportunismo, gliela avevano regalata lo stesso giorno in cui l’avevano attribuita a Liliana Segre, persona che sotto qualsiasi punto di vista è distante mille miglia dal signor Bandecchi, quando non ne è l’esatto contrario. Di “questo” Bandecchi gli elettori ternani e le forze politiche ternane conoscevano perfettamente gli interessi (legittimi fino a prova contraria). Non poca parte delle forze politiche risultava essere stata appoggiata dal signor Bandecchi e dalle sue società, come dall’interessato più volte pubblicamente e a buon diritto rivendicato. Non è diventato sindaco di Terni per caso o per sorteggio, non ha rubato la poltrona di Palazzo Spada, è stato eletto sindaco dal voto libero e regolare dei ternani e delle ternane e ha sconfitto democraticamente forze politiche che lo avevano blandito.

Perché a Terni è stato eletto Bandecchi?

Anche per queste ragioni il punto dal quale partire non è “Bandecchi”, bensì: “come mai a Terni è stato eletto sindaco il signor Bandecchi?”. E questa non è una domanda da rivolgere a lui, ma da rivolgere a noi stessi, agli elettori e alle elettrici ternane. Se si tenta di rispondere a questo interrogativo (“come mai a Terni è stato eletto sindaco il signor Bandecchi?”), può essere d’aiuto un minimo di memoria storica. Il “caso Bandecchi”, ovvero l'elezione in ruoli amministrativi locali importanti di un outsider con determinati tratti di stile, non è affatto una novità.

Il “caso” Bandecchi non è l’unico

Al contrario, i casi per qualche verso analoghi sono numerosissimi e ben studiati. Vanno dall’elezione di Achille Lauro a sindaco di Napoli negli anni ‘50 a quella di Cateno De Luca sindaco di Messina dal 2018, passando per Giancarlo Cito eletto sindaco di Taranto nel 1993. Né sono da trascurare alcune ma importanti affinità stilistiche tra il signor Bandecchi e alcuni attuali presidenti di Regione come De Luca in Campania ed Emiliano in Puglia. Naturalmente, se si parla di analogie e di affinità, è perché non mancano le differenze.

Bandecchi: esempio di “meridionalizzazione” della bassa Umbria

Le affinità e le analogie con i casi citati aiutano a inquadrare un aspetto decisivo della vicenda “Bandecchi sindaco”. I casi appena ricordati hanno una caratteristica evidente: riguardano tutti aree del Sud Italia e aree in profonda crisi. Questo dato aiuta a formulare una ipotesi che meriterebbe di essere approfondita e discussa. L'elezione di Bandecchi a sindaco di Terni potrebbe essere interpretata come l’ennesimo esempio di “meridionalizzazione” della bassa Umbria, e forse della regione. A partire dalla Banca d’Italia con riferimento all’economia, ma ci si potrebbe riferire anche a dati demografici e religiosi, scolastici e culturali e ad altro ancora, l’ipotesi di una “meridionalizzazione” progressiva del ternano, e in gradi diversi dell’intera Umbria, non è una ipotesi nuova né azzardata. Anzi, è vecchia di lustri e ben documentata, come vecchia e pervicace è l’esorcizzazione del problema da parte delle istituzioni locali, in primis politiche. Il signor Bandecchi (legittimamente sino a prova contraria) può aver colto le opportunità di questa situazione, ma certo di essa – sino a oggi – non porta alcuna responsabilità. L’ha sfruttata invece che contrastata, ma questa è una legittima opzione politica. Di questo processo di “meridionalizzazione” dell’area ternana fa parte anche il patetico “soccorso al vincitore” che è tempestivamente venuto al neosindaco Bandecchi dalle direzioni più disparate: da segmenti bassi della struttura ecclesiastica locale, da “civici girovaghi”, da settori importanti della sinistra (tradizionale o sedicente “nuova”) del “tanto peggio tanto meglio”. Anche in questo caso, nulla di nuovo.

Responsabilità della Sinistra …

Come si diceva, la “meridionalizzazione” della politica ternana (e forse non solo di questa in Umbria), non ha nel signor Bandecchi – sino ad oggi – il suo primo e principale responsabile. Semmai, il responsabile, o meglio i responsabili vanno cercati nelle forze politiche protagoniste degli ultimi decenni della politica locale. Innanzitutto e principalmente nella sinistra. Fu essa che – a partire dagli anni ‘70 – fece della Regione un sub-stato, con scopi di controllo e di premio discrezionale, di estrazione di energie dalla società civile invece che di crescita, di egemonia soffocante (perfino culturale) e di clientelismo. Tutto questo, per di più, era finalizzato (anche con il concorso del Pci ternano!) all'istituzione di una storicamente inedita signoria perugina su Terni. Il processo è continuato fino alle giunte comunali dei sindaci Raffaelli e Di Girolamo. Nonostante la evidente e crescente disfunzione e la “rapina” di cui era corresponsabile quel regime politico dell’“Umbria rossa” (mitizzato dagli intellettuali di complemento), i vassalli locali della Regione di Perugia sino agli anni 2008/2010 negarono l'evidenza del declino. Sono agli atti dei due volumi dedicati da Azione Cattolica e Chiese locali umbre alla bancarotta della “regione rossa” e al declino che essa assecondava e accelerava, soprattutto a Terni ma non solo qui, le peripezie linguistiche con cui si tentava di negare tale evidenza in cui periodicamente si lanciavano i sindaci Raffaelli e Di Girolamo e i presidenti di Regione Lorenzetti e Marini (in grande compagnia politica e para-politica).

… e della Destra

Il fatto interessante è che a nulla servì, come l'Azione Cattolica ternana per tempo aveva intuito e pubblicamente denunciato, l'alternanza alla sinistra da parte della destra e della coalizione alla cui guida è stato il sindaco Latini. Se platealmente diversi dai precedenti e sobri furono i modi di quest’ultimo, la continuità con la linea delle “giunte rosse”, negare il declino ternano, mantenere immutati i rapporti politica/società e quelli Terni/Perugia sono lì a mostrare un fatto tanto incredibile quanto vero: la sostanziale continuità Raffaelli/Di Girolamo/Latini e quella Lorenzetti/Marini/Tesei.

Intanto la rabbia dei ternani è cresciuta

Anche invertendo il punto di vista la scena non cambia. L’accomodarsi al declino della classe politica di qualsiasi colore, il puntare solo a scamparla individualmente, hanno generato una reazione precisa e “da manuale” nei comportamenti elettorali. La rabbia e le paure crescenti dei ternani di fronte alla codardia e alla fuga dalla realtà del ceto politico locale hanno prodotto punte record di volatilità del consenso elettorale, anche in un’Italia che da quella volatilità elettorale era attraversata e in un Centro Italia che vi primeggiava. In successione, Renzi, Grillo, Salvini e Meloni, direttamente o per interposta persona a seconda del tipo di elezione (primaria, comunale, regionale, nazionale o europea), hanno toccato e velocemente perso elevatissimi vertici di consenso.

I tratti della meridionalizzazione della società ternana

Sempre più deluso e “arrabbiato”, l’elettorato ternano da un decennio almeno cerca qualcuno di cui fidarsi e, se non lo trova, e di fatto non lo ha trovato, usa il voto per vendicarsi. Le evidenze cedono il passo alle apparenze, i ragionamenti sul futuro agli istinti di sopravvivenza. Che un tale genere di vendetta sia inefficace, e anzi si riveli autolesionista, è cosa tanto nota, quanto – incredibilmente – facile da dimenticare quando giunge l’appuntamento elettorale. Così però stanno le cose e questo è uno dei tratti della “meridionalizzazione” della politica ternana (e forse anche umbra). Tipicamente “meridionalizzato” è anche il dissolversi nella società ternana di quelle istituzioni e di quelle associazioni non politiche (ma economiche, culturali, sportive o religiose) che per funzione hanno quella di aiutare i cittadini a non perdere la memoria e a esercitare il calcolo bisogni-possibilità-risorse-scopi. La china di “meridionalizzazione” dell’area ternana non è cominciata con il signor Bandecchi. Come detto, lui l’ha trovata e sfruttata, ha colto la possibilità che gli è stata offerta di denunciare ciò di cui la città soffre e di cui i politici e gli amministratori locali hanno taciuto o fatto finta di occuparsi. E la denuncia è bastata a garantire la vittoria. Il resto non era un’alternativa credibile, bensì la negazione della verità di ciò che veniva denunciato.

Come sarà il dopo Bandecchi?

La “meridionalizzazione” della politica ternana finirà con il signor Bandecchi o proseguirà dopo di lui? La risposta a questa domanda dipende solo dall’elettorato ternano e dalle alternative che gli saranno offerte a partire dalle europee e dalle regionali del 2024. È solo dopo aver posto in chiaro tutto questo (ci sarebbe anche altro da dire) che ci si può chiedere se in questa vicenda di “meridionalizzazione” della politica ternana l’evento “elezione Bandecchi” abbia per ora costituito una svolta o invece sia per il momento null’altro che l’ennesimo atto della stessa tragedia. Ad oggi, nel poco tempo trascorso dall’inizio dell'avventura politica e poi amministrativa di Bandecchi, non si può dire molto di più di una sola cosa: lui non ha contrastato questa situazione, bensì l’ha sfruttata (legittimamente).

Il conflitto di interesse

Lo stato di cose che ne deriva ha già un costo per i ternani e le ternane. Vediamo alcuni di questi costi. Con il signor Bandecchi a Palazzo Spada, la politica e l'opinione pubblica locale stanno continuando a convivere con (legittimi sino a prova contraria) conflitti di interesse. Quando, ad esempio, l’amministrazione Bandecchi pone alla Regione di Perugia il problema sanità, e sarebbe grave che non lo facesse, a porlo è un sindaco che è anche un imprenditore che non fa mistero dei suoi interessi (legittimi fino a prova contraria) nel settore della sanità. In ciò non c’è nulla di nuovo rispetto a quello che avveniva quando passate giunte (rosse o nere) prendevano provvedimenti relativi a settori in cui operavano attori della stessa filiera politica o di recente acquisizione.

Nulla di illegale … ma opportuno?

Nulla di illecito in tutto ciò (finché un giudice non dice il contrario), ma non vi è alcun dubbio che la vita sociale ternana si svolgerebbe a un più elevato livello di qualità civile se tali conflitti di interesse non fossero neppure ipotizzabili. Ancora oggi non è chiaro se sussistono o no ragioni di incompatibilità tra gli interessi del signor Bandecchi e la carica e le funzioni di Sindaco che attualmente ricopre. Né è stato chiarito da chi di dovere se certe sue scelte (come il coinvolgimento di vigilanti privati nella tutela dell’ordine pubblico in città) o alcuni suoi comportamenti in Consiglio comunale costituiscano un problema dal punto di vista legale e giuridico oppure no. Nell’interesse di tutti, alla giustizia vanno assolutamente lasciati il suo corso e i suoi tempi, ma non credo dovrebbe essere difficile convenire sul giudizio che sarebbe stato saggio e leale evitare alla città momenti di incertezza come quelli che stiamo vivendo, per di più in una fase nella quale gravissimi motivi di incertezza e di preoccupazione già abbondano.

Dichiarazioni tante, programmi pochi

La situazione appena descritta inevitabilmente lascia in un cono d’ombra questioni di primaria grandezza, questioni a proposito delle quali la città avrebbe diritto e interesse a discutere programmi (cosa? come? con quali risorse? in quali tempi?) invece che le solite, roboanti e innocue, “dichiarazioni a caldo”. Si pensi solo al dramma che per Terni e le sue residue possibilità di futuro si è consumato nell’estate scorsa con la cancellazione del raddoppio della Orte-Falconara. Dramma cui si affianca il silenzio e lo stallo intorno all’accordo di programma su Ast, lo scarso sostegno alle chances ternane per il reshoring della chimica, per non parlare della desolazione in cui versa il sistema sanitario locale.

Bandecchi e l’illusione del “sovranismo municipale”

La maggioranza delle esternazioni del Sindaco evocano una sorta di sovranismo municipale (“faremo da soli”). Il carattere illusorio e ammaliante di una linea del genere, che non funzionerebbe neppure a New York o a Milano, distrae e illude ampie porzioni dell’opinione pubblica. Meno che mai a Terni il sovranismo municipale può essere all’altezza della gravità dei problemi a proposito dei quali è esibito dal Sindaco in carica. Il sovranismo municipale (come ogni sovranismo) serve solo a coprire (per poco tempo e a carissimo prezzo) la debolezza di ogni “uomo solo al comando”. Mentre vanno in onda le melodie infantili del sovranismo municipale, giacciono dimenticate le possibilità ben documentate della integrazione-unione dei diciotto comuni della potenziale “Grande Terni” e di una rete di città medie che intraprenda la causa dell’“Italia Centrale”.

Riepilogando: chi è Bandecchi?

Riepilogando, la domanda cui tornare e da cui partire non è “chi è Bandecchi?”. A questa domanda, la risposta è nota da anni. La domanda cui tornare e da cui ripartire è “come mai a Terni è stato eletto sindaco il signor Bandecchi?”, ovvero “cosa sono diventate realmente Terni e l’area ternana?”. Se poi altri in Umbria pensassero che la questione non li riguarda, rischierebbero solo di pagarne a breve gravi conseguenze.

Domande per i laici cattolici ternani e umbri

Un grave errore farebbero i laici cattolici ternani e umbri se lasciassero da parte il tema o se aspettassero che a occuparsene per primi fossero vescovi e preti. Decenni di “devozionismo protetto” - dal potere politico - hanno disabituato un pezzo di Chiesa umbra a rischiare la testimonianza della libertà per il bene comune. Il documento finale dell'Assemblea ecclesiale regionale del 2018 ci dimostra che i nostri pastori dovrebbero dare maggiore attenzione alle questioni precise e urgenti poste da laici e laiche (e per la verità anche da tanti preti, religiosi e religiose). In condizioni del genere, sarebbe forse anche il caso di ricordarci più spesso che il Vaticano II (dalla Lumen gentium alla Apostolicam actuositatem) toglie ogni alibi alla pigrizia del laicato. Come disse Papa Francesco ai laici del Forum internazionale di Azione Cattolica (il 27 aprile 2017): non aspettate il clero, fatevi inseguire, “siate audaci, non siete più fedeli alla Chiesa se aspettate a ogni passo che vi dicano che cosa dovete fare”. Un pezzo della “meridionalizzazione” dell’Umbria è fatto dalla “meridionalizzazione” di parte della Chiesa umbra ed è chiaro che con ciò non ci stiamo certamente riferendo alla Chiesa meridionale di don Puglisi e Rosario Livatino.]]>
bandecchi

Il problema non è Bandecchi, il problema è Terni (e forse l’Umbria). Se vogliamo tentare di riflettere seriamente su quello che è avvenuto e sta avvenendo nella politica ternana, che in questa o in altre forme potrebbe ripetersi altrove in Umbria, dobbiamo partire da un punto fisso: il problema, perlomeno il primo problema, non è il signor Bandecchi, il problema è Terni.

Non era uno sconosciuto a Terni

Il Bandecchi eletto sindaco di Terni la scorsa primavera non era affatto uno sconosciuto. Di lui si conoscevano - perfettamente e da tempo - stile (che nella vita civile è “sostanza”), interessi e valori. Il signor Bandecchi calcava la scena ternana da tempo. Nessuno avrebbe potuto dirsi all’oscuro dal modo “salivare” (rivendicato!) di rivolgersi in qualche caso agli interlocutori né alcuno avrebbe potuto dirsi sorpreso dell’offerta gratis di panini con la porchetta in campagna elettorale. A “questo” Bandecchi le forze politiche locali, destra e sinistra, avevano già regalato la cittadinanza onoraria. Segno della grande confusione, se non dell’opportunismo, gliela avevano regalata lo stesso giorno in cui l’avevano attribuita a Liliana Segre, persona che sotto qualsiasi punto di vista è distante mille miglia dal signor Bandecchi, quando non ne è l’esatto contrario. Di “questo” Bandecchi gli elettori ternani e le forze politiche ternane conoscevano perfettamente gli interessi (legittimi fino a prova contraria). Non poca parte delle forze politiche risultava essere stata appoggiata dal signor Bandecchi e dalle sue società, come dall’interessato più volte pubblicamente e a buon diritto rivendicato. Non è diventato sindaco di Terni per caso o per sorteggio, non ha rubato la poltrona di Palazzo Spada, è stato eletto sindaco dal voto libero e regolare dei ternani e delle ternane e ha sconfitto democraticamente forze politiche che lo avevano blandito.

Perché a Terni è stato eletto Bandecchi?

Anche per queste ragioni il punto dal quale partire non è “Bandecchi”, bensì: “come mai a Terni è stato eletto sindaco il signor Bandecchi?”. E questa non è una domanda da rivolgere a lui, ma da rivolgere a noi stessi, agli elettori e alle elettrici ternane. Se si tenta di rispondere a questo interrogativo (“come mai a Terni è stato eletto sindaco il signor Bandecchi?”), può essere d’aiuto un minimo di memoria storica. Il “caso Bandecchi”, ovvero l'elezione in ruoli amministrativi locali importanti di un outsider con determinati tratti di stile, non è affatto una novità.

Il “caso” Bandecchi non è l’unico

Al contrario, i casi per qualche verso analoghi sono numerosissimi e ben studiati. Vanno dall’elezione di Achille Lauro a sindaco di Napoli negli anni ‘50 a quella di Cateno De Luca sindaco di Messina dal 2018, passando per Giancarlo Cito eletto sindaco di Taranto nel 1993. Né sono da trascurare alcune ma importanti affinità stilistiche tra il signor Bandecchi e alcuni attuali presidenti di Regione come De Luca in Campania ed Emiliano in Puglia. Naturalmente, se si parla di analogie e di affinità, è perché non mancano le differenze.

Bandecchi: esempio di “meridionalizzazione” della bassa Umbria

Le affinità e le analogie con i casi citati aiutano a inquadrare un aspetto decisivo della vicenda “Bandecchi sindaco”. I casi appena ricordati hanno una caratteristica evidente: riguardano tutti aree del Sud Italia e aree in profonda crisi. Questo dato aiuta a formulare una ipotesi che meriterebbe di essere approfondita e discussa. L'elezione di Bandecchi a sindaco di Terni potrebbe essere interpretata come l’ennesimo esempio di “meridionalizzazione” della bassa Umbria, e forse della regione. A partire dalla Banca d’Italia con riferimento all’economia, ma ci si potrebbe riferire anche a dati demografici e religiosi, scolastici e culturali e ad altro ancora, l’ipotesi di una “meridionalizzazione” progressiva del ternano, e in gradi diversi dell’intera Umbria, non è una ipotesi nuova né azzardata. Anzi, è vecchia di lustri e ben documentata, come vecchia e pervicace è l’esorcizzazione del problema da parte delle istituzioni locali, in primis politiche. Il signor Bandecchi (legittimamente sino a prova contraria) può aver colto le opportunità di questa situazione, ma certo di essa – sino a oggi – non porta alcuna responsabilità. L’ha sfruttata invece che contrastata, ma questa è una legittima opzione politica. Di questo processo di “meridionalizzazione” dell’area ternana fa parte anche il patetico “soccorso al vincitore” che è tempestivamente venuto al neosindaco Bandecchi dalle direzioni più disparate: da segmenti bassi della struttura ecclesiastica locale, da “civici girovaghi”, da settori importanti della sinistra (tradizionale o sedicente “nuova”) del “tanto peggio tanto meglio”. Anche in questo caso, nulla di nuovo.

Responsabilità della Sinistra …

Come si diceva, la “meridionalizzazione” della politica ternana (e forse non solo di questa in Umbria), non ha nel signor Bandecchi – sino ad oggi – il suo primo e principale responsabile. Semmai, il responsabile, o meglio i responsabili vanno cercati nelle forze politiche protagoniste degli ultimi decenni della politica locale. Innanzitutto e principalmente nella sinistra. Fu essa che – a partire dagli anni ‘70 – fece della Regione un sub-stato, con scopi di controllo e di premio discrezionale, di estrazione di energie dalla società civile invece che di crescita, di egemonia soffocante (perfino culturale) e di clientelismo. Tutto questo, per di più, era finalizzato (anche con il concorso del Pci ternano!) all'istituzione di una storicamente inedita signoria perugina su Terni. Il processo è continuato fino alle giunte comunali dei sindaci Raffaelli e Di Girolamo. Nonostante la evidente e crescente disfunzione e la “rapina” di cui era corresponsabile quel regime politico dell’“Umbria rossa” (mitizzato dagli intellettuali di complemento), i vassalli locali della Regione di Perugia sino agli anni 2008/2010 negarono l'evidenza del declino. Sono agli atti dei due volumi dedicati da Azione Cattolica e Chiese locali umbre alla bancarotta della “regione rossa” e al declino che essa assecondava e accelerava, soprattutto a Terni ma non solo qui, le peripezie linguistiche con cui si tentava di negare tale evidenza in cui periodicamente si lanciavano i sindaci Raffaelli e Di Girolamo e i presidenti di Regione Lorenzetti e Marini (in grande compagnia politica e para-politica).

… e della Destra

Il fatto interessante è che a nulla servì, come l'Azione Cattolica ternana per tempo aveva intuito e pubblicamente denunciato, l'alternanza alla sinistra da parte della destra e della coalizione alla cui guida è stato il sindaco Latini. Se platealmente diversi dai precedenti e sobri furono i modi di quest’ultimo, la continuità con la linea delle “giunte rosse”, negare il declino ternano, mantenere immutati i rapporti politica/società e quelli Terni/Perugia sono lì a mostrare un fatto tanto incredibile quanto vero: la sostanziale continuità Raffaelli/Di Girolamo/Latini e quella Lorenzetti/Marini/Tesei.

Intanto la rabbia dei ternani è cresciuta

Anche invertendo il punto di vista la scena non cambia. L’accomodarsi al declino della classe politica di qualsiasi colore, il puntare solo a scamparla individualmente, hanno generato una reazione precisa e “da manuale” nei comportamenti elettorali. La rabbia e le paure crescenti dei ternani di fronte alla codardia e alla fuga dalla realtà del ceto politico locale hanno prodotto punte record di volatilità del consenso elettorale, anche in un’Italia che da quella volatilità elettorale era attraversata e in un Centro Italia che vi primeggiava. In successione, Renzi, Grillo, Salvini e Meloni, direttamente o per interposta persona a seconda del tipo di elezione (primaria, comunale, regionale, nazionale o europea), hanno toccato e velocemente perso elevatissimi vertici di consenso.

I tratti della meridionalizzazione della società ternana

Sempre più deluso e “arrabbiato”, l’elettorato ternano da un decennio almeno cerca qualcuno di cui fidarsi e, se non lo trova, e di fatto non lo ha trovato, usa il voto per vendicarsi. Le evidenze cedono il passo alle apparenze, i ragionamenti sul futuro agli istinti di sopravvivenza. Che un tale genere di vendetta sia inefficace, e anzi si riveli autolesionista, è cosa tanto nota, quanto – incredibilmente – facile da dimenticare quando giunge l’appuntamento elettorale. Così però stanno le cose e questo è uno dei tratti della “meridionalizzazione” della politica ternana (e forse anche umbra). Tipicamente “meridionalizzato” è anche il dissolversi nella società ternana di quelle istituzioni e di quelle associazioni non politiche (ma economiche, culturali, sportive o religiose) che per funzione hanno quella di aiutare i cittadini a non perdere la memoria e a esercitare il calcolo bisogni-possibilità-risorse-scopi. La china di “meridionalizzazione” dell’area ternana non è cominciata con il signor Bandecchi. Come detto, lui l’ha trovata e sfruttata, ha colto la possibilità che gli è stata offerta di denunciare ciò di cui la città soffre e di cui i politici e gli amministratori locali hanno taciuto o fatto finta di occuparsi. E la denuncia è bastata a garantire la vittoria. Il resto non era un’alternativa credibile, bensì la negazione della verità di ciò che veniva denunciato.

Come sarà il dopo Bandecchi?

La “meridionalizzazione” della politica ternana finirà con il signor Bandecchi o proseguirà dopo di lui? La risposta a questa domanda dipende solo dall’elettorato ternano e dalle alternative che gli saranno offerte a partire dalle europee e dalle regionali del 2024. È solo dopo aver posto in chiaro tutto questo (ci sarebbe anche altro da dire) che ci si può chiedere se in questa vicenda di “meridionalizzazione” della politica ternana l’evento “elezione Bandecchi” abbia per ora costituito una svolta o invece sia per il momento null’altro che l’ennesimo atto della stessa tragedia. Ad oggi, nel poco tempo trascorso dall’inizio dell'avventura politica e poi amministrativa di Bandecchi, non si può dire molto di più di una sola cosa: lui non ha contrastato questa situazione, bensì l’ha sfruttata (legittimamente).

Il conflitto di interesse

Lo stato di cose che ne deriva ha già un costo per i ternani e le ternane. Vediamo alcuni di questi costi. Con il signor Bandecchi a Palazzo Spada, la politica e l'opinione pubblica locale stanno continuando a convivere con (legittimi sino a prova contraria) conflitti di interesse. Quando, ad esempio, l’amministrazione Bandecchi pone alla Regione di Perugia il problema sanità, e sarebbe grave che non lo facesse, a porlo è un sindaco che è anche un imprenditore che non fa mistero dei suoi interessi (legittimi fino a prova contraria) nel settore della sanità. In ciò non c’è nulla di nuovo rispetto a quello che avveniva quando passate giunte (rosse o nere) prendevano provvedimenti relativi a settori in cui operavano attori della stessa filiera politica o di recente acquisizione.

Nulla di illegale … ma opportuno?

Nulla di illecito in tutto ciò (finché un giudice non dice il contrario), ma non vi è alcun dubbio che la vita sociale ternana si svolgerebbe a un più elevato livello di qualità civile se tali conflitti di interesse non fossero neppure ipotizzabili. Ancora oggi non è chiaro se sussistono o no ragioni di incompatibilità tra gli interessi del signor Bandecchi e la carica e le funzioni di Sindaco che attualmente ricopre. Né è stato chiarito da chi di dovere se certe sue scelte (come il coinvolgimento di vigilanti privati nella tutela dell’ordine pubblico in città) o alcuni suoi comportamenti in Consiglio comunale costituiscano un problema dal punto di vista legale e giuridico oppure no. Nell’interesse di tutti, alla giustizia vanno assolutamente lasciati il suo corso e i suoi tempi, ma non credo dovrebbe essere difficile convenire sul giudizio che sarebbe stato saggio e leale evitare alla città momenti di incertezza come quelli che stiamo vivendo, per di più in una fase nella quale gravissimi motivi di incertezza e di preoccupazione già abbondano.

Dichiarazioni tante, programmi pochi

La situazione appena descritta inevitabilmente lascia in un cono d’ombra questioni di primaria grandezza, questioni a proposito delle quali la città avrebbe diritto e interesse a discutere programmi (cosa? come? con quali risorse? in quali tempi?) invece che le solite, roboanti e innocue, “dichiarazioni a caldo”. Si pensi solo al dramma che per Terni e le sue residue possibilità di futuro si è consumato nell’estate scorsa con la cancellazione del raddoppio della Orte-Falconara. Dramma cui si affianca il silenzio e lo stallo intorno all’accordo di programma su Ast, lo scarso sostegno alle chances ternane per il reshoring della chimica, per non parlare della desolazione in cui versa il sistema sanitario locale.

Bandecchi e l’illusione del “sovranismo municipale”

La maggioranza delle esternazioni del Sindaco evocano una sorta di sovranismo municipale (“faremo da soli”). Il carattere illusorio e ammaliante di una linea del genere, che non funzionerebbe neppure a New York o a Milano, distrae e illude ampie porzioni dell’opinione pubblica. Meno che mai a Terni il sovranismo municipale può essere all’altezza della gravità dei problemi a proposito dei quali è esibito dal Sindaco in carica. Il sovranismo municipale (come ogni sovranismo) serve solo a coprire (per poco tempo e a carissimo prezzo) la debolezza di ogni “uomo solo al comando”. Mentre vanno in onda le melodie infantili del sovranismo municipale, giacciono dimenticate le possibilità ben documentate della integrazione-unione dei diciotto comuni della potenziale “Grande Terni” e di una rete di città medie che intraprenda la causa dell’“Italia Centrale”.

Riepilogando: chi è Bandecchi?

Riepilogando, la domanda cui tornare e da cui partire non è “chi è Bandecchi?”. A questa domanda, la risposta è nota da anni. La domanda cui tornare e da cui ripartire è “come mai a Terni è stato eletto sindaco il signor Bandecchi?”, ovvero “cosa sono diventate realmente Terni e l’area ternana?”. Se poi altri in Umbria pensassero che la questione non li riguarda, rischierebbero solo di pagarne a breve gravi conseguenze.

Domande per i laici cattolici ternani e umbri

Un grave errore farebbero i laici cattolici ternani e umbri se lasciassero da parte il tema o se aspettassero che a occuparsene per primi fossero vescovi e preti. Decenni di “devozionismo protetto” - dal potere politico - hanno disabituato un pezzo di Chiesa umbra a rischiare la testimonianza della libertà per il bene comune. Il documento finale dell'Assemblea ecclesiale regionale del 2018 ci dimostra che i nostri pastori dovrebbero dare maggiore attenzione alle questioni precise e urgenti poste da laici e laiche (e per la verità anche da tanti preti, religiosi e religiose). In condizioni del genere, sarebbe forse anche il caso di ricordarci più spesso che il Vaticano II (dalla Lumen gentium alla Apostolicam actuositatem) toglie ogni alibi alla pigrizia del laicato. Come disse Papa Francesco ai laici del Forum internazionale di Azione Cattolica (il 27 aprile 2017): non aspettate il clero, fatevi inseguire, “siate audaci, non siete più fedeli alla Chiesa se aspettate a ogni passo che vi dicano che cosa dovete fare”. Un pezzo della “meridionalizzazione” dell’Umbria è fatto dalla “meridionalizzazione” di parte della Chiesa umbra ed è chiaro che con ciò non ci stiamo certamente riferendo alla Chiesa meridionale di don Puglisi e Rosario Livatino.]]>
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Celebrazioni natalizie nella diocesi di Terni-Narni-Amelia https://www.lavoce.it/celebrazioni-natalizie-diocesi-terni-narni-amelia/ Thu, 22 Dec 2022 18:24:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69727

In preparazione al Natale, giovedì 22 dicembre, nella chiesa di Sant’Antonio a Terni il vescovo Francesco Soddu ha presieduto la celebrazione prenatalizia per gli studenti, insegnanti, genitori e personale non docente dell’istituto Leonino. Un momento di preghiera e comunione tra tutti coloro che frequentano la scuola cattolica, dalle classi dell’infanzia, primaria e secondaria, animata dal coro dell’Istituto. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="69735,69736,69737"] Venerdì 23 dicembre celebrazione presso la Casa Circondariale di Terni e consegna dei dolci natalizi da parte della Caritas diocesana Sabato 24 dicembre alle ore 23.30 nella Cattedrale di Terni il vescovo Soddu presiederà la celebrazione della Notte di Natale, domenica 25 dicembre la solenne concelebrazione eucaristica del Natale del Signore alle ore 11 nella Concattedrale di Narni e alle ore 17.30 la concelebrazione della solennità del Natale nella Concattedrale di Amelia.

Pranzo di Natale presso la parrocchia Immacolata Concenzione alla Polymer

Segno di solidarietà con i più poveri è il tradizionale appuntamento natalizio del pranzo di Natale in fraternità del 25 dicembre offerto alle persone in situazioni di disagio, difficoltà e solitudine, che si terrà presso la parrocchia Immacolata Concenzione alla Polymer. Con il vescovo Francesco Soddu siederanno a tavola un centinaio di invitati, assistiti dalle associazioni caritative della diocesi, in gran parte coloro che frequentano ogni giorno la mensa diocesana “San Valentino”, ma anche intere famiglie che hanno deciso di trascorrere la festa non a casa propria ma insieme ai più bisognosi della città. I volontari si occuperanno della buona riuscita della giornata, dall’allestimento all’accoglienza, al servizio ai tavoli del cibo che è offerto dall’associazione “Terni col cuore” presieduta da Paolo Tagliavento.

Messa il 31 dicembre nella cattedrale di Terni

Nel periodo delle festività dopo Natale, la Chiesa diocesana celebra la conclusione dell’anno sabato 31 dicembre alle ore 17.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni con il tradizionale Te Deum di ringraziamento presieduto dal vescovo Francesco Soddu alla presenza delle autorità cittadine.  ]]>

In preparazione al Natale, giovedì 22 dicembre, nella chiesa di Sant’Antonio a Terni il vescovo Francesco Soddu ha presieduto la celebrazione prenatalizia per gli studenti, insegnanti, genitori e personale non docente dell’istituto Leonino. Un momento di preghiera e comunione tra tutti coloro che frequentano la scuola cattolica, dalle classi dell’infanzia, primaria e secondaria, animata dal coro dell’Istituto. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="69735,69736,69737"] Venerdì 23 dicembre celebrazione presso la Casa Circondariale di Terni e consegna dei dolci natalizi da parte della Caritas diocesana Sabato 24 dicembre alle ore 23.30 nella Cattedrale di Terni il vescovo Soddu presiederà la celebrazione della Notte di Natale, domenica 25 dicembre la solenne concelebrazione eucaristica del Natale del Signore alle ore 11 nella Concattedrale di Narni e alle ore 17.30 la concelebrazione della solennità del Natale nella Concattedrale di Amelia.

Pranzo di Natale presso la parrocchia Immacolata Concenzione alla Polymer

Segno di solidarietà con i più poveri è il tradizionale appuntamento natalizio del pranzo di Natale in fraternità del 25 dicembre offerto alle persone in situazioni di disagio, difficoltà e solitudine, che si terrà presso la parrocchia Immacolata Concenzione alla Polymer. Con il vescovo Francesco Soddu siederanno a tavola un centinaio di invitati, assistiti dalle associazioni caritative della diocesi, in gran parte coloro che frequentano ogni giorno la mensa diocesana “San Valentino”, ma anche intere famiglie che hanno deciso di trascorrere la festa non a casa propria ma insieme ai più bisognosi della città. I volontari si occuperanno della buona riuscita della giornata, dall’allestimento all’accoglienza, al servizio ai tavoli del cibo che è offerto dall’associazione “Terni col cuore” presieduta da Paolo Tagliavento.

Messa il 31 dicembre nella cattedrale di Terni

Nel periodo delle festività dopo Natale, la Chiesa diocesana celebra la conclusione dell’anno sabato 31 dicembre alle ore 17.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni con il tradizionale Te Deum di ringraziamento presieduto dal vescovo Francesco Soddu alla presenza delle autorità cittadine.  ]]>
Concorso “Una canzone per il Terni Film Festival” https://www.lavoce.it/concorso-una-canzone-per-il-terni-film-festival/ Thu, 06 Oct 2022 13:41:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68860

Torna il concorso Una canzone per il Terni Film Festival e si tinge di verde. Dopo il successo dell’edizione 2021, che ha visto affermarsi la canzone Nonostante tutto di Joe Balluzzo, anche quest’anno Istess Musica bandisce il concorso Una canzone per il Terni Film Festival, che selezionerà la canzone ufficiale della diciottesima edizione, sigla e inno della kermesse.

Il concorso

Il concorso, ideato dalla cantautrice Marialuna Cipolla, direttrice artistica di Istess Musica, quest’anno presenta una grande novità nel segno dell’ambiente: i primi tre classificati vinceranno infatti degli alberi, grazie al progetto Treedom con cui è possibile “adottare” piante in tutto il mondo che contribuiranno a combattere l’inquinamento sostituendo l’anidride carbonica con l’ossigeno da loro prodotto. Gli alberi che verranno assegnati ai vincitori compenseranno infatti, rispettivamente, 800 chili di anidride carbonica per l’albero del terzo classificato, 2000 chili per quello del secondo e 3000 chili per l’albero del primo classificato che, pari all’anidride carbonica prodotta da circa 28.846 chilometri in autobus. Il primo classificato vincerà un Baobab, il secondo un Kapok, e il terzo una Grevillea.

La giuria

Ad assegnare gli alberi una giuria composta da esperti nel settore e i tre finalisti saranno invitati a cantare la propria canzone sul palco del Cinema Politeama, nel corso della XVIII edizione del Terni Film Festival. I vincitori potranno poi seguire la vita del proprio albero grazie ad un account Treedom, che fornirà la geolocalizzazione e le fotografie dell’alberello appena piantato, scoprire le sue caratteristiche e seguire la storia del progetto di cui fa parte. Un’altra commissione selezionerà invece, tra gli stessi concorrenti, la canzone ufficiale del festival, che verrà utilizzata nella sigla e nel video ufficiale del festival e sarà anch’essa eseguita dal vivo sul palco del Politeama. Perché premiare con gli alberi? “Perché ci sembrava un premio importante – spiega Marialuna Cipolla – e perché aiutare il pianeta (sempre, ma in particolare in questo momento complesso), pur nel nostro piccolo, è una volontà che vorremmo fosse radicata in profondità nella coscienza di tutti”. “Radicato – aggiunge scherzosamente la musicista – come speriamo sarà il baobab del vincitore!”. Si può partecipare la concorso – gratuitamente – con un solo brano ispirato al tema All of Us, inviandolo il file con il provino entro il 15 ottobre all’indirizzo musica.istess@gmail.com]]>

Torna il concorso Una canzone per il Terni Film Festival e si tinge di verde. Dopo il successo dell’edizione 2021, che ha visto affermarsi la canzone Nonostante tutto di Joe Balluzzo, anche quest’anno Istess Musica bandisce il concorso Una canzone per il Terni Film Festival, che selezionerà la canzone ufficiale della diciottesima edizione, sigla e inno della kermesse.

Il concorso

Il concorso, ideato dalla cantautrice Marialuna Cipolla, direttrice artistica di Istess Musica, quest’anno presenta una grande novità nel segno dell’ambiente: i primi tre classificati vinceranno infatti degli alberi, grazie al progetto Treedom con cui è possibile “adottare” piante in tutto il mondo che contribuiranno a combattere l’inquinamento sostituendo l’anidride carbonica con l’ossigeno da loro prodotto. Gli alberi che verranno assegnati ai vincitori compenseranno infatti, rispettivamente, 800 chili di anidride carbonica per l’albero del terzo classificato, 2000 chili per quello del secondo e 3000 chili per l’albero del primo classificato che, pari all’anidride carbonica prodotta da circa 28.846 chilometri in autobus. Il primo classificato vincerà un Baobab, il secondo un Kapok, e il terzo una Grevillea.

La giuria

Ad assegnare gli alberi una giuria composta da esperti nel settore e i tre finalisti saranno invitati a cantare la propria canzone sul palco del Cinema Politeama, nel corso della XVIII edizione del Terni Film Festival. I vincitori potranno poi seguire la vita del proprio albero grazie ad un account Treedom, che fornirà la geolocalizzazione e le fotografie dell’alberello appena piantato, scoprire le sue caratteristiche e seguire la storia del progetto di cui fa parte. Un’altra commissione selezionerà invece, tra gli stessi concorrenti, la canzone ufficiale del festival, che verrà utilizzata nella sigla e nel video ufficiale del festival e sarà anch’essa eseguita dal vivo sul palco del Politeama. Perché premiare con gli alberi? “Perché ci sembrava un premio importante – spiega Marialuna Cipolla – e perché aiutare il pianeta (sempre, ma in particolare in questo momento complesso), pur nel nostro piccolo, è una volontà che vorremmo fosse radicata in profondità nella coscienza di tutti”. “Radicato – aggiunge scherzosamente la musicista – come speriamo sarà il baobab del vincitore!”. Si può partecipare la concorso – gratuitamente – con un solo brano ispirato al tema All of Us, inviandolo il file con il provino entro il 15 ottobre all’indirizzo musica.istess@gmail.com]]>
Terni film festival, il film “Golem” a Villalago di Piediluco https://www.lavoce.it/terni-film-festival-il-film-golem-a-villalago/ Fri, 15 Jul 2022 16:12:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67712

“Il Golem è una delle più grandi mitografie della modernità. Nella tradizione mistica ebraica è la prima forma di robot, un umanoide costruito in argilla”. Così Moni Ovadia introduce Il Golem celebre film muto del 1920 che mercoledì 20 luglio alle 21 apre a Villalago il Piediluco Festival e anticipa l’edizione 2022 del Terni Film Festival. Il neodirettore artistico di Popoli e Religioni è intervenuto in video collegamento durante la conferenza stampa congiunta tra Istess e Mirabil Eco che si è tenuta il 14 luglio al Cenacolo San Marco di Terni, alla presenza del direttore dell’Istituto Arnaldo Casali, del vescovo e presidente dell'Istess Francesco Antonio Soddu, della direttrice artistica del Piediluco Festival (nonché direttrice organizzativa del Terni Film Festival) Lucrezia Proietti e dell’assessore comunale alla cultura Maurizio Cecconelli.

Il Golem

“Il Golem – spiega Ovadia, che ha dedicato alla leggenda ebraica il suo primissimo spettacolo - andava disattivato al sopraggiungere del sabato perché anche lui, pur essendo artificiale, doveva riposarsi. La sua figura ha molti significati, tra cui quello che l’uomo può intervenire sulla materia, ma senza mai dimenticarsi della dimensione spirituale. Il Golem era potentissimo e fragilissimo allo stesso tempo. Se non veniva disattivato il sabato, poteva diventare distruttivo. Ed è per questo che fu reso inerte”. La proiezione di mercoledì 20 luglio sarà accompagnata dal vivo dalle musiche composte appositamente da Rossella Spinosa, che suonerà il pianoforte accompagnata dalla violinista Tania Camargo Guarnieri. Nella suggestiva cornice che si affaccia sul Lago di Piediluco sarà presente anche una grandiosa installazione ispirata al manifesto del Piediluco Festival 2022. L'ingresso all'evento è libero.

“All of Us”: parte il bando del Terni Film Festival

Sarà All of Us il titolo dell’edizione 2022 del Terni Film Festival. “Come sempre prendiamo spunto da un film, in questo caso inedito in Italia e che rappresenta bene questo momento pieno di criticità in cui dobbiamo cercare di restare uniti” commenta Arnaldo Casali, annunciando l’apertura del bando del Terni Film Festival: fino al 30 settembre si potranno iscrivere film, cortometraggi, documentari o le opere in realtà virtuale, che possono essere inviati tramite la piattaforma Film Freeway o alla mail redazione.popoliereligioni@gmail.com.

Il concorso Una canzone per il Terni film festival

Tornerà anche il concorso Una canzone per il Terni Film Festival, ideato dalla direttrice artistica di Istess Musica Marialuna Cipolla e avviato nel 2021. Quest’anno i partecipanti dovranno portare una traccia a tema "All of us" e il brano vincitore diventerà la sigla dell’edizione numero 18 del Festival.

Il programma del Piediluco Festival 2022

La proiezione de Il Golem di Carl Boese e Paul Wegener è solo il primo di una lunga serie di eventi che animeranno la graziosa località lacustre e non solo fino alla fine del mese di agosto. “Si tratta di 25 appuntamenti fatti di concerti, spettacoli teatrali e altro che si snoderanno tra la stessa Piediluco, Marmore, Terni e Celleno” spiega Lucrezia Proietti. “Alcuni di essi saranno delle anteprime assolute. Si creerà un perfetto connubio tra artisti locali che vogliamo valorizzare e personaggi di rilievo internazionale, il tutto in un’atmosfera ideale per il pubblico, che nelle passate edizioni non è mai mancato”.

Omaggio a Marcel Proust

Da segnalare l’11 agosto, presso il Giardino Grassi di Piediluco, l’omaggio a Marcel Proust, in occasione del centenario della sua scomparsa, e, in chiusura del Festival, tre incontri sull’astrologia che si terranno nel nuovo museo della Cascata delle Marmore.

Il tema del Festival

Il tema di questa edizione del Piediluco Festival è Notturni: “Un riferimento all’intimità nella fruizione della musica” spiega la direttrice artistica, che ricorda anche l’importante traguardo raggiunto da Mirabil Eco. “L’associazione, giunta al suo trentesimo anno di vita, è nata con una programmazione di corsi di perfezionamento strumentale per musicisti e masterclass, cosa che allora nessuno faceva. Piediluco poi è un posto che si prestava molto alla riflessione, allo studio e all’isolamento in senso positivo. È una tradizione proseguita nel corso nel tempo, seppur mutando i suoi contenuti, e oggi siamo più attenti alle arti contemporanee e a tutti i tipi di improvvisazione musicale. Inoltre Mirabil Eco collabora con alcuni comuni del Lazio, a cominciare dai limitrofi Colli Sul Velino e Leonessa fino al viterbese Celleno, dove da qualche anno va in scena La notte dell’Arpia, una rievocazione storica organizzata dal Borgo Fantasma di Celleno”.

My Funny Valentine – gli aperitivi musicali in biblioteca

Un assaggio dell’edizione 2022 del Piediluco festival si è avuto già nella giornata di venerdì 8 luglio con My funny Valentine, un aperitivo musicale, in collaborazione con l’Istess, svoltosi in via San Marco a Terni all’ingresso della biblioteca dell’Istituto. “E’ un sogno che io e Lucrezia coltivavamo da tanti mesi: portare della cultura tra la gente che, a pochi metri di distanza, si gusta un aperitivo va nel segno di Popoli e Religioni”, è il pensiero di Arnaldo Casali. Il prossimo appuntamento con la mini rassegna è per il 6 agosto alle 19 con il duo Jazz Portraits formato da Claudio Piselli al vibrafono e Daniele Pozzovio al pianoforte, sempre in via San Marco di fronte alla Biblioteca Giunio Tinarelli.

Soddu: "Sinodalità anche nella cultura"

Entrambe le manifestazioni, oltre a essere finanziate dalla Fondazione Carit, sono patrocinate dal Comune di Terni, presente alla conferenza con l’assessore alla cultura Cecconelli. “E’ un piacere avere questa sinergia tra il Terni Film Festival e il Piediluco Festival. Quest’ultimo in particolare simboleggia una perfetta armonia tra ambiente ed eventi”, ha dichiarato Cecconelli. Gli ha fatto eco il vescovo di Terni Francesco Antonio Soddu: “Queste sinergie mi rimandano al Sinodo che la Chiesa sta vivendo. La cultura deve essere a tutto tondo perché riguarda tutti gli aspetti del mondo”.  ]]>

“Il Golem è una delle più grandi mitografie della modernità. Nella tradizione mistica ebraica è la prima forma di robot, un umanoide costruito in argilla”. Così Moni Ovadia introduce Il Golem celebre film muto del 1920 che mercoledì 20 luglio alle 21 apre a Villalago il Piediluco Festival e anticipa l’edizione 2022 del Terni Film Festival. Il neodirettore artistico di Popoli e Religioni è intervenuto in video collegamento durante la conferenza stampa congiunta tra Istess e Mirabil Eco che si è tenuta il 14 luglio al Cenacolo San Marco di Terni, alla presenza del direttore dell’Istituto Arnaldo Casali, del vescovo e presidente dell'Istess Francesco Antonio Soddu, della direttrice artistica del Piediluco Festival (nonché direttrice organizzativa del Terni Film Festival) Lucrezia Proietti e dell’assessore comunale alla cultura Maurizio Cecconelli.

Il Golem

“Il Golem – spiega Ovadia, che ha dedicato alla leggenda ebraica il suo primissimo spettacolo - andava disattivato al sopraggiungere del sabato perché anche lui, pur essendo artificiale, doveva riposarsi. La sua figura ha molti significati, tra cui quello che l’uomo può intervenire sulla materia, ma senza mai dimenticarsi della dimensione spirituale. Il Golem era potentissimo e fragilissimo allo stesso tempo. Se non veniva disattivato il sabato, poteva diventare distruttivo. Ed è per questo che fu reso inerte”. La proiezione di mercoledì 20 luglio sarà accompagnata dal vivo dalle musiche composte appositamente da Rossella Spinosa, che suonerà il pianoforte accompagnata dalla violinista Tania Camargo Guarnieri. Nella suggestiva cornice che si affaccia sul Lago di Piediluco sarà presente anche una grandiosa installazione ispirata al manifesto del Piediluco Festival 2022. L'ingresso all'evento è libero.

“All of Us”: parte il bando del Terni Film Festival

Sarà All of Us il titolo dell’edizione 2022 del Terni Film Festival. “Come sempre prendiamo spunto da un film, in questo caso inedito in Italia e che rappresenta bene questo momento pieno di criticità in cui dobbiamo cercare di restare uniti” commenta Arnaldo Casali, annunciando l’apertura del bando del Terni Film Festival: fino al 30 settembre si potranno iscrivere film, cortometraggi, documentari o le opere in realtà virtuale, che possono essere inviati tramite la piattaforma Film Freeway o alla mail redazione.popoliereligioni@gmail.com.

Il concorso Una canzone per il Terni film festival

Tornerà anche il concorso Una canzone per il Terni Film Festival, ideato dalla direttrice artistica di Istess Musica Marialuna Cipolla e avviato nel 2021. Quest’anno i partecipanti dovranno portare una traccia a tema "All of us" e il brano vincitore diventerà la sigla dell’edizione numero 18 del Festival.

Il programma del Piediluco Festival 2022

La proiezione de Il Golem di Carl Boese e Paul Wegener è solo il primo di una lunga serie di eventi che animeranno la graziosa località lacustre e non solo fino alla fine del mese di agosto. “Si tratta di 25 appuntamenti fatti di concerti, spettacoli teatrali e altro che si snoderanno tra la stessa Piediluco, Marmore, Terni e Celleno” spiega Lucrezia Proietti. “Alcuni di essi saranno delle anteprime assolute. Si creerà un perfetto connubio tra artisti locali che vogliamo valorizzare e personaggi di rilievo internazionale, il tutto in un’atmosfera ideale per il pubblico, che nelle passate edizioni non è mai mancato”.

Omaggio a Marcel Proust

Da segnalare l’11 agosto, presso il Giardino Grassi di Piediluco, l’omaggio a Marcel Proust, in occasione del centenario della sua scomparsa, e, in chiusura del Festival, tre incontri sull’astrologia che si terranno nel nuovo museo della Cascata delle Marmore.

Il tema del Festival

Il tema di questa edizione del Piediluco Festival è Notturni: “Un riferimento all’intimità nella fruizione della musica” spiega la direttrice artistica, che ricorda anche l’importante traguardo raggiunto da Mirabil Eco. “L’associazione, giunta al suo trentesimo anno di vita, è nata con una programmazione di corsi di perfezionamento strumentale per musicisti e masterclass, cosa che allora nessuno faceva. Piediluco poi è un posto che si prestava molto alla riflessione, allo studio e all’isolamento in senso positivo. È una tradizione proseguita nel corso nel tempo, seppur mutando i suoi contenuti, e oggi siamo più attenti alle arti contemporanee e a tutti i tipi di improvvisazione musicale. Inoltre Mirabil Eco collabora con alcuni comuni del Lazio, a cominciare dai limitrofi Colli Sul Velino e Leonessa fino al viterbese Celleno, dove da qualche anno va in scena La notte dell’Arpia, una rievocazione storica organizzata dal Borgo Fantasma di Celleno”.

My Funny Valentine – gli aperitivi musicali in biblioteca

Un assaggio dell’edizione 2022 del Piediluco festival si è avuto già nella giornata di venerdì 8 luglio con My funny Valentine, un aperitivo musicale, in collaborazione con l’Istess, svoltosi in via San Marco a Terni all’ingresso della biblioteca dell’Istituto. “E’ un sogno che io e Lucrezia coltivavamo da tanti mesi: portare della cultura tra la gente che, a pochi metri di distanza, si gusta un aperitivo va nel segno di Popoli e Religioni”, è il pensiero di Arnaldo Casali. Il prossimo appuntamento con la mini rassegna è per il 6 agosto alle 19 con il duo Jazz Portraits formato da Claudio Piselli al vibrafono e Daniele Pozzovio al pianoforte, sempre in via San Marco di fronte alla Biblioteca Giunio Tinarelli.

Soddu: "Sinodalità anche nella cultura"

Entrambe le manifestazioni, oltre a essere finanziate dalla Fondazione Carit, sono patrocinate dal Comune di Terni, presente alla conferenza con l’assessore alla cultura Cecconelli. “E’ un piacere avere questa sinergia tra il Terni Film Festival e il Piediluco Festival. Quest’ultimo in particolare simboleggia una perfetta armonia tra ambiente ed eventi”, ha dichiarato Cecconelli. Gli ha fatto eco il vescovo di Terni Francesco Antonio Soddu: “Queste sinergie mi rimandano al Sinodo che la Chiesa sta vivendo. La cultura deve essere a tutto tondo perché riguarda tutti gli aspetti del mondo”.  ]]>
A Terni e Amelia “Passione secondo Giovanni” in musica https://www.lavoce.it/a-terni-e-amelia-passione-secondo-giovanni-in-musica/ Sun, 10 Apr 2022 15:03:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66050

La Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach, uno dei massimi capolavori della musica di tutti i tempi, conclude la prima edizione del festival “Sacro Incanto” con due appuntamenti: martedì 12 aprile nel Duomo di Amelia e mercoledì 13 nella chiesa di San Pietro a Terni, sempre alle 20.30.

La “Passione” di J. S. Bach

La Passione secondo Giovanni è la prima in ordine cronologico delle Passioni composte da Bach e venne eseguita per la prima volta a Lipsia in occasione dei Vespri del venerdì santo del 1724 (ma Bach continuò a perfezionarla in occasione di successive esecuzioni, fino al 1749, dunque fino ad un anno prima della morte). Un tenore, indicato nella partitura come Evangelista, narra la passione di Gesù riprendendo le parole del Vangelo secondo San Giovanni. Al testo evangelico sono interpolati arie, duetti e cori su testi tratti da corali luterani, che commentano egli eventi della Passione. Il compositore perugino Francesco Morlacchi, che era vissuto a lungo in Germania, fu il primo a proporre l’esecuzione delle Passioni di Bach in Italia nei primi decenni dell’Ottocento. Ma i tempi non erano ancora maturi e il suo progetto non si realizzò.

Protagonisti del concerto

La Passione secondo Giovanni è eseguita da un gruppo di interpreti particolarmente apprezzati proprio nel campo della musica del Settecento. I cantanti solisti sono: Dario Ciotoli (Gesù, baritono), Carlo Putelli (Evangelista, tenore), Patrizia Polia (soprano), Elisabetta Pallucchi (contralto), Roberto Mattioni (tenore) e Federico Benetti (basso). Con loro la Corale Amerina (Maestro del coro Gabriele Catalucci), il coro da camera Canticum Novum (Maestro del coro Fabio Ciofini) e l’orchestra barocca In Canto. Tutti sotto la direzione di Fabio Maestri, che ha già diretto questo capolavoro. Ingresso libero e gratuito per i due concerti. L'evento “Sacro Incanto” è curato dall’associazione “InCanto” e realizzato con il contributo della Fondazione Carit - Cassa di Risparmio di Terni e Narni.]]>

La Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach, uno dei massimi capolavori della musica di tutti i tempi, conclude la prima edizione del festival “Sacro Incanto” con due appuntamenti: martedì 12 aprile nel Duomo di Amelia e mercoledì 13 nella chiesa di San Pietro a Terni, sempre alle 20.30.

La “Passione” di J. S. Bach

La Passione secondo Giovanni è la prima in ordine cronologico delle Passioni composte da Bach e venne eseguita per la prima volta a Lipsia in occasione dei Vespri del venerdì santo del 1724 (ma Bach continuò a perfezionarla in occasione di successive esecuzioni, fino al 1749, dunque fino ad un anno prima della morte). Un tenore, indicato nella partitura come Evangelista, narra la passione di Gesù riprendendo le parole del Vangelo secondo San Giovanni. Al testo evangelico sono interpolati arie, duetti e cori su testi tratti da corali luterani, che commentano egli eventi della Passione. Il compositore perugino Francesco Morlacchi, che era vissuto a lungo in Germania, fu il primo a proporre l’esecuzione delle Passioni di Bach in Italia nei primi decenni dell’Ottocento. Ma i tempi non erano ancora maturi e il suo progetto non si realizzò.

Protagonisti del concerto

La Passione secondo Giovanni è eseguita da un gruppo di interpreti particolarmente apprezzati proprio nel campo della musica del Settecento. I cantanti solisti sono: Dario Ciotoli (Gesù, baritono), Carlo Putelli (Evangelista, tenore), Patrizia Polia (soprano), Elisabetta Pallucchi (contralto), Roberto Mattioni (tenore) e Federico Benetti (basso). Con loro la Corale Amerina (Maestro del coro Gabriele Catalucci), il coro da camera Canticum Novum (Maestro del coro Fabio Ciofini) e l’orchestra barocca In Canto. Tutti sotto la direzione di Fabio Maestri, che ha già diretto questo capolavoro. Ingresso libero e gratuito per i due concerti. L'evento “Sacro Incanto” è curato dall’associazione “InCanto” e realizzato con il contributo della Fondazione Carit - Cassa di Risparmio di Terni e Narni.]]>
Valentine fest, il programma degli eventi del 4-5 marzo https://www.lavoce.it/valentine-fest-il-programma-degli-eventi/ Fri, 04 Mar 2022 15:03:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65379

E’ incentrato sulla figura storica di san Valentino, il nuovo appuntamento del Valentine Fest, il primo festival interamente dedicato al protettore dell’amore, in programma il 5 marzo alle ore 17 al Cenacolo San Marco di Terni. L’incontro vedrà protagonista Edoardo D’Angelo, che riceverà il Premio San Valentino per la storia. Dottore alla Sorbona e ordinario di Letteratura latina medievale e umanistica presso la facoltà di Lettere dell’Università di Napoli “Benincasa”, Edoardo D’Angelo è il massimo studioso della figura di san Valentino.

Il libro di Edoardo D'Angelo su san Valentino

Nel 2010, nel corso di un convegno al Museo diocesano di Terni, ha spostato la data del martirio di quasi un secolo: dal tradizionale 14 febbraio 273 al 346 circa. Un’ipotesi basata su un’attenta lettura della Passione di San Valentino, principale riferimento per la vita del Santo. Si è occupato del Patrono di Terni in un secondo convegno – svoltosi nel 2019, sempre al Museo diocesano – e nel libro San Valentino, il profilo e l’immagine – in uscita il 23 marzo. Grazie ai suoi studi la narrazione del santo dell’amore è uscita dalla leggende che circolano su internet per assumere una dimensione storica documentata e innovativa, sfatando i luoghi comuni che continuano a segnare la figura di uno dei più importanti santi taumaturghi nel medioevo, riducendolo a cioccolatino e frasi sdolcinate. All’incontro prenderà parte anche Giuseppe Cassio, il massimo esperto dell’iconografia di san Valentino, coautore del volume San Valentino, il profilo e l’immagine.

La canzone su San Valentino di Marialuna Cipolla

Nel corso del pomeriggio verrà anche presentata – in anteprima assoluta – la canzone Santo Valentino di Marialuna Cipolla, il cui videoclip è stato realizzato dalla celebre sand artist Gabriella Compagnone. Il testo della canzone è una traduzione – curata da Arnaldo Casali, direttore dell’Istess – di una ballata medievale polacca dedicata a san Valentino. “In questo momento così tragico – spiega Casali – l’incontro di sabato sarà anche l’occasione per invocare san Valentino per la pace in Ucraina”.

Valentino patrono della riconciliazione sul numero di "Adesso"

Valentino, venerato tanto in Ucraina quanto in Russia (dove le sue reliquie furono portate da una delegazione ternana nel 2003) sin dal Quattrocento è invocato infatti come patrono della riconciliazione, come spiegato da Ermanno Ventura (presidente della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Terni) nel nuovo numero di Adesso, distribuito a tutti i partecipanti del festival.

Le mostre

Lo stesso giorno, al termine dell’incontro, verrà inaugurata la mostra Sguardo di donna a cura di Istess Arte, mentre resta allestita la mostra Valentino Pop con le opere di Paolo Consorti, Rossana Moretti e Simona Zoo. Il Valentine Fest si concluderà, dopo un mese di eventi, sabato 12 marzo alle 21 al Teatro Secci con il TgSuite Live di David Riondino e la consegna del Premo San Valentino per il cinema ad Alessandro D’Alatri, e avrà un’appendice il 29 marzo in Vaticano per la consegna del Premio per la Teologia a Gilfredo Marengo.

Presentazione del volume "Squarci di Pasqua"

L’incontro di sabato sarà preceduto, venerdì 4 marzo alle 17.30, da un appuntamento organizzato da Istess Teologia in collaborazione con Istess Libri: la presentazione del volume Squarci di Pasqua del monaco benedettino Mariano Pappalardo, insegnante alla Scuola diocesana di Teologia. “Leggere questo libro – ha commentato il cardinale Raniero Cantalamessa - è stato come uscire d’estate all’aria aperta da una stanza con l’aria condizionata. Bisogna liberarsi in fretta dei vestiti che si hanno addosso – nel mio caso la storia, l’esegesi, la liturgia, la teologia – e lasciarsi investire dal soffio della poesia. Sì, perché questo è lo strumento, o il “genere letterario” con cui l’autore ci invita a contemplare la Pasqua”. L’incontro sarà introdotto da Paola Biribanti, responsabile del progetto letterario dell’Istess, mentre a dialogare con l’autore sarà Luca Scolari, anch’egli docente presso la Scuola di Teologia della Diocesi di Terni.

Incontro su Armida Barelli

L’Istess celebra la Giornata della Donna con due iniziative: una mostra e una conferenza. Martedì 8 marzo alle 17 la Biblioteca Comunale di Terni ospita un incontro su Armida Barelli organizzato da Istess Filosofia in collaborazione con l’Azione Cattolica Italiana. La conferenza vedrà come relatrice Barbara Pandolfi, biografa e vice postulatrice della causa di beatificazione di Armida Barelli e sarà introdotta da Stefania Parisi, presidente della Commissione cultura della Diocesi e responsabile del progetto Filosofia dell’Istess. Determinata e infaticabile, Armida Barelli ha segnato la prima metà del Novecento con la sua volontà di promuovere la cultura e la partecipazione attiva delle donne alla vita civile, sociale e religiosa. Una vocazione che l’ha portata, lei nata in una famiglia laica della borghesia milanese, a diventare la fondatrice della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica e a svolgere un ruolo centrale nella nascita dell’Università del Sacro Cuore.

Mostra su "Sguardo di donna"

Dal 1 all’8 marzo al Cenacolo San Marco è allestita invece la mostra Sguardo di donna. “Tre modi di interpretare l’universo femminile attraverso l’arte pittorica di altrettanti artisti” spiega Massimo Picchiami, coordinatore delle mostre dell’Istess. “Due sono ternane e sono Mary Celi e Simona Angeletti. L’altro è Armando Tordoni di Assisi. Ognuno con il suo stile, selezionati affinché nessuno possa sovrapporsi agli altri. C’è’ il bianco e nero, i dipinti che si accendono con punti luce rossi ed il cromatismo delle figure dello Zoo di Simona”. La mostra si può visitare fino all’8 marzo presso il Cenacolo di San Marco a Terni tutti i giorni esclusa la domenica dalle 17.00 alle 19.00. Tutti gli appuntamenti verranno trasmessi online sul canale youtube di Istess Media.]]>

E’ incentrato sulla figura storica di san Valentino, il nuovo appuntamento del Valentine Fest, il primo festival interamente dedicato al protettore dell’amore, in programma il 5 marzo alle ore 17 al Cenacolo San Marco di Terni. L’incontro vedrà protagonista Edoardo D’Angelo, che riceverà il Premio San Valentino per la storia. Dottore alla Sorbona e ordinario di Letteratura latina medievale e umanistica presso la facoltà di Lettere dell’Università di Napoli “Benincasa”, Edoardo D’Angelo è il massimo studioso della figura di san Valentino.

Il libro di Edoardo D'Angelo su san Valentino

Nel 2010, nel corso di un convegno al Museo diocesano di Terni, ha spostato la data del martirio di quasi un secolo: dal tradizionale 14 febbraio 273 al 346 circa. Un’ipotesi basata su un’attenta lettura della Passione di San Valentino, principale riferimento per la vita del Santo. Si è occupato del Patrono di Terni in un secondo convegno – svoltosi nel 2019, sempre al Museo diocesano – e nel libro San Valentino, il profilo e l’immagine – in uscita il 23 marzo. Grazie ai suoi studi la narrazione del santo dell’amore è uscita dalla leggende che circolano su internet per assumere una dimensione storica documentata e innovativa, sfatando i luoghi comuni che continuano a segnare la figura di uno dei più importanti santi taumaturghi nel medioevo, riducendolo a cioccolatino e frasi sdolcinate. All’incontro prenderà parte anche Giuseppe Cassio, il massimo esperto dell’iconografia di san Valentino, coautore del volume San Valentino, il profilo e l’immagine.

La canzone su San Valentino di Marialuna Cipolla

Nel corso del pomeriggio verrà anche presentata – in anteprima assoluta – la canzone Santo Valentino di Marialuna Cipolla, il cui videoclip è stato realizzato dalla celebre sand artist Gabriella Compagnone. Il testo della canzone è una traduzione – curata da Arnaldo Casali, direttore dell’Istess – di una ballata medievale polacca dedicata a san Valentino. “In questo momento così tragico – spiega Casali – l’incontro di sabato sarà anche l’occasione per invocare san Valentino per la pace in Ucraina”.

Valentino patrono della riconciliazione sul numero di "Adesso"

Valentino, venerato tanto in Ucraina quanto in Russia (dove le sue reliquie furono portate da una delegazione ternana nel 2003) sin dal Quattrocento è invocato infatti come patrono della riconciliazione, come spiegato da Ermanno Ventura (presidente della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Terni) nel nuovo numero di Adesso, distribuito a tutti i partecipanti del festival.

Le mostre

Lo stesso giorno, al termine dell’incontro, verrà inaugurata la mostra Sguardo di donna a cura di Istess Arte, mentre resta allestita la mostra Valentino Pop con le opere di Paolo Consorti, Rossana Moretti e Simona Zoo. Il Valentine Fest si concluderà, dopo un mese di eventi, sabato 12 marzo alle 21 al Teatro Secci con il TgSuite Live di David Riondino e la consegna del Premo San Valentino per il cinema ad Alessandro D’Alatri, e avrà un’appendice il 29 marzo in Vaticano per la consegna del Premio per la Teologia a Gilfredo Marengo.

Presentazione del volume "Squarci di Pasqua"

L’incontro di sabato sarà preceduto, venerdì 4 marzo alle 17.30, da un appuntamento organizzato da Istess Teologia in collaborazione con Istess Libri: la presentazione del volume Squarci di Pasqua del monaco benedettino Mariano Pappalardo, insegnante alla Scuola diocesana di Teologia. “Leggere questo libro – ha commentato il cardinale Raniero Cantalamessa - è stato come uscire d’estate all’aria aperta da una stanza con l’aria condizionata. Bisogna liberarsi in fretta dei vestiti che si hanno addosso – nel mio caso la storia, l’esegesi, la liturgia, la teologia – e lasciarsi investire dal soffio della poesia. Sì, perché questo è lo strumento, o il “genere letterario” con cui l’autore ci invita a contemplare la Pasqua”. L’incontro sarà introdotto da Paola Biribanti, responsabile del progetto letterario dell’Istess, mentre a dialogare con l’autore sarà Luca Scolari, anch’egli docente presso la Scuola di Teologia della Diocesi di Terni.

Incontro su Armida Barelli

L’Istess celebra la Giornata della Donna con due iniziative: una mostra e una conferenza. Martedì 8 marzo alle 17 la Biblioteca Comunale di Terni ospita un incontro su Armida Barelli organizzato da Istess Filosofia in collaborazione con l’Azione Cattolica Italiana. La conferenza vedrà come relatrice Barbara Pandolfi, biografa e vice postulatrice della causa di beatificazione di Armida Barelli e sarà introdotta da Stefania Parisi, presidente della Commissione cultura della Diocesi e responsabile del progetto Filosofia dell’Istess. Determinata e infaticabile, Armida Barelli ha segnato la prima metà del Novecento con la sua volontà di promuovere la cultura e la partecipazione attiva delle donne alla vita civile, sociale e religiosa. Una vocazione che l’ha portata, lei nata in una famiglia laica della borghesia milanese, a diventare la fondatrice della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica e a svolgere un ruolo centrale nella nascita dell’Università del Sacro Cuore.

Mostra su "Sguardo di donna"

Dal 1 all’8 marzo al Cenacolo San Marco è allestita invece la mostra Sguardo di donna. “Tre modi di interpretare l’universo femminile attraverso l’arte pittorica di altrettanti artisti” spiega Massimo Picchiami, coordinatore delle mostre dell’Istess. “Due sono ternane e sono Mary Celi e Simona Angeletti. L’altro è Armando Tordoni di Assisi. Ognuno con il suo stile, selezionati affinché nessuno possa sovrapporsi agli altri. C’è’ il bianco e nero, i dipinti che si accendono con punti luce rossi ed il cromatismo delle figure dello Zoo di Simona”. La mostra si può visitare fino all’8 marzo presso il Cenacolo di San Marco a Terni tutti i giorni esclusa la domenica dalle 17.00 alle 19.00. Tutti gli appuntamenti verranno trasmessi online sul canale youtube di Istess Media.]]>
Terni, mons. Soddu invita i fedeli alla preghiera per la pace per l’Ucraina https://www.lavoce.it/terni-soddu-invita-fedeli-preghiera-pace-2-marzo/ Sun, 27 Feb 2022 09:44:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65212 Un primo piano di mons. Soddu

Raccogliendo le parole accorate del Santo Padre Francesco in occasione dell’udienza generale del 23 febbraio scorso: “vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra”, la diocesi di Terni-Narni-Amelia si unisce all’appello del Papa con la preghiera e con le opere di misericordia. La situazione nell’Ucraina fa emergere ancora una volta il gravissimo problema delle ingiustizie e delle diseguaglianze che si riversano maggiormente a danno dei più poveri e, quando la pace non è perseguita con tutti i mezzi, le conseguenze nefaste si riversano a svantaggio dell’intera umanità. Esorto ed incoraggio tutte le comunità parrocchiali della diocesi di Terni-Narni-Amelia affinché si intensifichino le preghiere e ogni iniziativa volta alla sensibilizzazione delle persone in merito alla costruzione della pace e se ne dia ampia comunicazione durante le messe domenicali del 27 febbraio. In modo speciale raccomando di raccogliere pienamente l’appello del Papa al digiuno e alla preghiera durante la giornata del 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri. Per quanti vorranno unirsi al Vescovo nella preghiera per la pace, nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni il 2 marzo ci sarà alle ore 16.45 la preghiera del rosario, alle ore 17.30 la Concelebrazione eucaristica e a seguire un tempo di adorazione Eucaristica. + Francesco Antonio Soddu vescovo Terni-Narni-Amelia  ]]>
Un primo piano di mons. Soddu

Raccogliendo le parole accorate del Santo Padre Francesco in occasione dell’udienza generale del 23 febbraio scorso: “vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra”, la diocesi di Terni-Narni-Amelia si unisce all’appello del Papa con la preghiera e con le opere di misericordia. La situazione nell’Ucraina fa emergere ancora una volta il gravissimo problema delle ingiustizie e delle diseguaglianze che si riversano maggiormente a danno dei più poveri e, quando la pace non è perseguita con tutti i mezzi, le conseguenze nefaste si riversano a svantaggio dell’intera umanità. Esorto ed incoraggio tutte le comunità parrocchiali della diocesi di Terni-Narni-Amelia affinché si intensifichino le preghiere e ogni iniziativa volta alla sensibilizzazione delle persone in merito alla costruzione della pace e se ne dia ampia comunicazione durante le messe domenicali del 27 febbraio. In modo speciale raccomando di raccogliere pienamente l’appello del Papa al digiuno e alla preghiera durante la giornata del 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri. Per quanti vorranno unirsi al Vescovo nella preghiera per la pace, nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni il 2 marzo ci sarà alle ore 16.45 la preghiera del rosario, alle ore 17.30 la Concelebrazione eucaristica e a seguire un tempo di adorazione Eucaristica. + Francesco Antonio Soddu vescovo Terni-Narni-Amelia  ]]>
Presentata a Terni la guida de “Il Cammino dei Protomartiri Francescani” https://www.lavoce.it/presentata-terni-guida-cammino-protomartiri-francescani/ Fri, 25 Feb 2022 16:14:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65163 I relatori seduti ad un tavolo bainco

E’ stata presentata questa mattina, 25 febbraio, nella biblioteca comunale di Terni la guida de Il Cammino dei Protomartiri Francescani, l’anello in sei tappe a piedi tra Terni, Stroncone, Calvi dell’Umbria, Narni e San Gemini e Cesi (edizione Ediciclo) realizzato con il sostegno della Regione Umbria, di Sviluppumbria ed in collaborazione di un'ampia rete di associazioni, tra le quali la locale sezione del Cai Terni e la Compagnia dei Romei.

Il sindaco Latini: "pellegrinaggio che si radica nella spiritualità della nostra terra"

Il sindaco di Terni Leonardo Latini è intervenuto portando i saluti istituzionali e riallacciandosi alle parole del vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia Francesco Antonio Soddu che lo aveva preceduto. “Questo cammino che parte e ritorna a Terni – ha detto il sindaco – è ricco di bellezza in un territorio tutto da riscoprire e costituisce un’esperienza in cui è possibile anche immergersi nella dimensione personale in maniera forte”. “Se il cammino può essere una metafora della vita stessa – ha evidenziato – rispetto alle incertezze della vita, in questo caso abbiamo la certezza di sapere dove andare. Il pellegrinaggio che viene presentato oggi è tanto più significativo perché si radica nella spiritualità della nostra terra permettendo di contattare l’antica identità della città che ho l’onore di rappresentare e che in questo percorso diventa un punto centrale e nodale”. “Sicuramente il turismo lento – ha concluso – può essere un punto di forza per il nostro territorio e non esiste nulla di più bello di un cammino esperienziale come questo in grado di far scoprire l’autenticità di questi luoghi”.

Il vescovo Soddu: "l'inizio di un cammino che facciamo insieme"

Il vescovo Francesco Antonio Soddu ha evidenziato quanto il suo legame con il Cammino dei protomartiri francescani sia sentito in quanto all’interno di un suo personale percorso in questa nuova diocesi di cui ogni giorno sta scoprendo le ricchezze: “Voglia essere – ha detto in conclusione- l’inizio di un cammino che facciamo insieme”.

Michela Sciurpa: "I cammini sono una delle leve più importanti per promuovere il turismo lento e sostenibile"

"Partecipo con molto piacere alla presentazione di questa preziosa guida, realizzata con i fondi Por Fesr della Regione Umbria, che ci conduce lungo il Cammino dei Protomartiri Francescani alla scoperta della bellezza della Valle di Terni" ha dichiarato l'amministratore unico di Sviluppumbria Michela Sciurpa intervenendo all'evento. "I cammini sono una delle leve più importanti per promuovere il turismo lento e sostenibile. Sviluppumbria è fortemente impegnata nella loro valorizzazione in un’ottica di networking, ascolto e co-progettazione fra enti pubblici, imprese, università, centri di ricerca, operatori turistici e associazioni religiose e civili come la Compagnia dei Romei a Terni e il Cai – Club alpino italiano, oggi qui presenti, che ringrazio per la collaborazione. Sentiamo come parte importante della nostra mission, a supporto della Regione, la responsabilità condivisa di consolidare e potenziare l’offerta di un turismo rispettoso dell’ambiente e dei territori per creare nuova occupazione e nuove fonti di reddito sul territorio regionale, in particolare nelle aree lontane dal turismo di massa". All’incontro, oltre all’autore Fabrizio Ardito è intervenuta anche la dirigente alla cultura e al turismo della Regione dell’Umbria Antonella Tiranti.    ]]>
I relatori seduti ad un tavolo bainco

E’ stata presentata questa mattina, 25 febbraio, nella biblioteca comunale di Terni la guida de Il Cammino dei Protomartiri Francescani, l’anello in sei tappe a piedi tra Terni, Stroncone, Calvi dell’Umbria, Narni e San Gemini e Cesi (edizione Ediciclo) realizzato con il sostegno della Regione Umbria, di Sviluppumbria ed in collaborazione di un'ampia rete di associazioni, tra le quali la locale sezione del Cai Terni e la Compagnia dei Romei.

Il sindaco Latini: "pellegrinaggio che si radica nella spiritualità della nostra terra"

Il sindaco di Terni Leonardo Latini è intervenuto portando i saluti istituzionali e riallacciandosi alle parole del vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia Francesco Antonio Soddu che lo aveva preceduto. “Questo cammino che parte e ritorna a Terni – ha detto il sindaco – è ricco di bellezza in un territorio tutto da riscoprire e costituisce un’esperienza in cui è possibile anche immergersi nella dimensione personale in maniera forte”. “Se il cammino può essere una metafora della vita stessa – ha evidenziato – rispetto alle incertezze della vita, in questo caso abbiamo la certezza di sapere dove andare. Il pellegrinaggio che viene presentato oggi è tanto più significativo perché si radica nella spiritualità della nostra terra permettendo di contattare l’antica identità della città che ho l’onore di rappresentare e che in questo percorso diventa un punto centrale e nodale”. “Sicuramente il turismo lento – ha concluso – può essere un punto di forza per il nostro territorio e non esiste nulla di più bello di un cammino esperienziale come questo in grado di far scoprire l’autenticità di questi luoghi”.

Il vescovo Soddu: "l'inizio di un cammino che facciamo insieme"

Il vescovo Francesco Antonio Soddu ha evidenziato quanto il suo legame con il Cammino dei protomartiri francescani sia sentito in quanto all’interno di un suo personale percorso in questa nuova diocesi di cui ogni giorno sta scoprendo le ricchezze: “Voglia essere – ha detto in conclusione- l’inizio di un cammino che facciamo insieme”.

Michela Sciurpa: "I cammini sono una delle leve più importanti per promuovere il turismo lento e sostenibile"

"Partecipo con molto piacere alla presentazione di questa preziosa guida, realizzata con i fondi Por Fesr della Regione Umbria, che ci conduce lungo il Cammino dei Protomartiri Francescani alla scoperta della bellezza della Valle di Terni" ha dichiarato l'amministratore unico di Sviluppumbria Michela Sciurpa intervenendo all'evento. "I cammini sono una delle leve più importanti per promuovere il turismo lento e sostenibile. Sviluppumbria è fortemente impegnata nella loro valorizzazione in un’ottica di networking, ascolto e co-progettazione fra enti pubblici, imprese, università, centri di ricerca, operatori turistici e associazioni religiose e civili come la Compagnia dei Romei a Terni e il Cai – Club alpino italiano, oggi qui presenti, che ringrazio per la collaborazione. Sentiamo come parte importante della nostra mission, a supporto della Regione, la responsabilità condivisa di consolidare e potenziare l’offerta di un turismo rispettoso dell’ambiente e dei territori per creare nuova occupazione e nuove fonti di reddito sul territorio regionale, in particolare nelle aree lontane dal turismo di massa". All’incontro, oltre all’autore Fabrizio Ardito è intervenuta anche la dirigente alla cultura e al turismo della Regione dell’Umbria Antonella Tiranti.    ]]>
San Valentino, Terni in festa per il santo patrono https://www.lavoce.it/san-valentino-terni/ Mon, 14 Feb 2022 09:56:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64964 san valentino terni

Terni celebra il suo patrono San Valentino, noto in tutto il mondo anche come protettore degli innamorati. Già da giorni, nella città dell'acciaio, sono tanti gli appuntamenti che hanno preceduto la giornata dedicata al santo, appunto il 14 febbraio, giorno della morte di Valentino. Il fine settimana dedicato alla festa di san Valentino, si è aperto con uno dei momenti più significativi delle celebrazioni religiose: la festa della promessa dei fidanzati nella basilica di San Valentino. Una promessa d’amore che hanno pronunciato circa 40 coppie di fidanzati provenienti da Terni e varie parti dell’Umbria, da Roma, Anzio, Pisa, dalle Marche e Abruzzo, davanti all’urna del Santo dell’amore, sabato  nella solenne celebrazione presieduta dal mons. Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia. Una cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un Santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento, generoso e rispettoso, che è patrono dell’amore sponsale e della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio.

Celebrazioni religiose

Lunedì mattina, alle 11, la celebrazione della Festa di San Valentino, presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Foligno. Al termine, la benedizione e inaugurazione della vetrata "Ordinazione di San Valentino da parte di San Feliciano".  Domenica mattina, invece, è stata celebrata nella cattedrale di Terni la festa del patrono della città, San Valentino. La solenne celebrazione di San Valentino si è conclusa  con la processione cittadina dalla cattedrale alla basilica di San Valentino, lungo le vie di Terni, con il passaggio davanti al palazzo Comunale, la chiesa del Sacro Cuore a Città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo al quartiere Italia, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo. La processione è stata accompagnata dai gonfaloni del Comune, Regione e Provincia e da quelli delle confraternite, insieme ai rappresentanti di movimenti e associazioni diocesane, dal sindaco di Terni Latini, dalla presidente della Provincia Pernazza e dalle altre istituzioni civili e militari presenti alla celebrazione del pontificale. Sul sagrato c’è stato il saluto del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi che ha evidenziato l’insegnamento della Chiesa nel tenere in grande considerazione il bene comune: "Volere il bene comune e adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità. Impegnarsi per il bene comune è prendersi cura e avvalersi di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende forma di Città. E allora sì che strade e muri, fogne, piazze e negozi, scuole, fabbriche, carte, leggi e bolli, urne elettorali e “poltrone”, vigili, poliziotti e carabinieri, soldi e libri, cemento, ferro, legno, vernice e inchiostro possono diventare sostanza d’amore. Lo possono, se diventano la materia di una Città libera, aperta ed inclusiva, lo possono quando sono mosse e incontrano fame e lacrime, solitudine e dolore, talenti in cerca di espressione e istanze di libertà e di diritto".

L'omelia di Soddu

"Sta davanti a noi il bell'esempio, fulgido, fresco e attuale di San Valentino che, amandoci come figli, ci incoraggia a non avere timore e perciò a nutrire il sentimento puro dell'amore" ha detto il vescovo durante la sua omelia di domenica. "Egli - ha proseguito il presule - offre pertanto anche oggi alla nostra città - così come nella tradizione - una rosa rossa. Una rosa, che andando ben oltre un ipotetico vago e fugace sentimento di infatuazione, indica una strada: quella che dagli occhi si dirige e si tuffa nel cuore e lo orienta verso l'amore vero; l'amore grande che sostanzialmente mira alla costruzione di un bene grande e totalizzante - proprio com'è l'amore - ossia il bene comune". Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini ha acceso la lampada votiva e pronunciato l'atto di affidamento della città al santo patrono. Quindi la preghiera a San Valentino, per la città, per i lavoratori, per la città sia luogo di confronto intellettuale rigoroso, franco, gentile e paziente. “Valentino, intercedi perché anche noi, come te, se necessario, abbiamo la forza di combattere senza riserve e senza paure contro ogni potere che facendosi assoluto e sovrano tenti di trasformare la Città, la nostra città o un’altra città, in una Babilonia di oppressione e conformismo e perché non dimentichiamo mai che chi è cittadino o cittadina di una città, è cittadino o cittadina di ogni città”. È seguita la benedizione finale del vescovo Francesco Antonio Soddu che ha donato alla basilica di San Valentino un anello episcopale dono di una famiglia di Sassari come successore del vescovo Valentino. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.

La storia di San Valentino

San Valentino, vescovo e martire, oltre ad essere il patrono di Terni è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici. Valentino nacque a Terni da una famiglia patrizia nel 176, fu poi convertito al cristianesimo e consacrato vescovo della città dell'acciaio nel 197, a soli 21 anni. Il suo zelo non poteva passare inosservato ai pagani. Fu cercato ed arrestato. I soldati, dopo averlo malmenato, lo condussero al tribunale del prefetto che lo condannò alla decapitazione eseguita da un soldato romano il 14 febbraio del 270. Papa Giulio I fece edificare in suo onore una basilica a tre navate presso ponte Milvio di cui rimangono solo alcuni resti, però le sue reliquie si conservarono nella chiesa di San Prassede. Successivamente vennero probabilmente traslate sulla collina di Terni, nei pressi di una necropoli. Sul luogo sorse nel IV secolo la Basilica di San Valentino nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo.

La leggenda di Sabino e Serapia

Sabino, era un giovane centurione romano che s'innamorò di Serapia, una ragazza di religione cristiana. I due giovani decisero di sposarsi ma la famiglia di Serapia negò il consenso. I due ragazzi si rivolsero dunque al Vescovo Valentino. Sabino, però, non essendo battezzato, per amore di Serapia accettò di compensare la mancanza con il sacramento impartito da Valentino. Iniziarono allora i preparativi per festeggiare il battesimo di Sabino e le imminenti nozze. I due ragazzi erano molto felici ma Serapia contrasse una grave malattia. La ragazza fu colpita da una grave forma di tisi e si aggravò fino ad essere vicina alla fine. Sabino, disperato, chiese subito a Valentino di essere battezzato al più presto e di unirlo in matrimonio con Serapia prima che lei morisse. Valentino, commosso, battezzò il giovane e lo unì in matrimonio al capezzale di Serapia. La leggenda vuole che quando Valentino alzò le mani al cielo per benedire la loro unione, un improvviso sonno beatificante avvolgesse i due giovani per l'eternità. Un'altra leggenda vuole che San Valentino avrebbe donato a una fanciulla povera una somma di denaro, necessaria come dote per il suo matrimonio, che, senza di questa, non si sarebbe potuto celebrare, esponendo la ragazza, priva di mezzi e di altro sostegno, al rischio della perdizione. Il generoso dono - frutto di amore e finalizzato all'amore - avrebbe dunque creato la tradizione di considerare il santo vescovo Valentino come il protettore degli innamorati. https://www.youtube.com/watch?v=8qLrrNSfmsM&feature=emb_title    ]]>
san valentino terni

Terni celebra il suo patrono San Valentino, noto in tutto il mondo anche come protettore degli innamorati. Già da giorni, nella città dell'acciaio, sono tanti gli appuntamenti che hanno preceduto la giornata dedicata al santo, appunto il 14 febbraio, giorno della morte di Valentino. Il fine settimana dedicato alla festa di san Valentino, si è aperto con uno dei momenti più significativi delle celebrazioni religiose: la festa della promessa dei fidanzati nella basilica di San Valentino. Una promessa d’amore che hanno pronunciato circa 40 coppie di fidanzati provenienti da Terni e varie parti dell’Umbria, da Roma, Anzio, Pisa, dalle Marche e Abruzzo, davanti all’urna del Santo dell’amore, sabato  nella solenne celebrazione presieduta dal mons. Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia. Una cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un Santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento, generoso e rispettoso, che è patrono dell’amore sponsale e della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio.

Celebrazioni religiose

Lunedì mattina, alle 11, la celebrazione della Festa di San Valentino, presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Foligno. Al termine, la benedizione e inaugurazione della vetrata "Ordinazione di San Valentino da parte di San Feliciano".  Domenica mattina, invece, è stata celebrata nella cattedrale di Terni la festa del patrono della città, San Valentino. La solenne celebrazione di San Valentino si è conclusa  con la processione cittadina dalla cattedrale alla basilica di San Valentino, lungo le vie di Terni, con il passaggio davanti al palazzo Comunale, la chiesa del Sacro Cuore a Città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo al quartiere Italia, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo. La processione è stata accompagnata dai gonfaloni del Comune, Regione e Provincia e da quelli delle confraternite, insieme ai rappresentanti di movimenti e associazioni diocesane, dal sindaco di Terni Latini, dalla presidente della Provincia Pernazza e dalle altre istituzioni civili e militari presenti alla celebrazione del pontificale. Sul sagrato c’è stato il saluto del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi che ha evidenziato l’insegnamento della Chiesa nel tenere in grande considerazione il bene comune: "Volere il bene comune e adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità. Impegnarsi per il bene comune è prendersi cura e avvalersi di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende forma di Città. E allora sì che strade e muri, fogne, piazze e negozi, scuole, fabbriche, carte, leggi e bolli, urne elettorali e “poltrone”, vigili, poliziotti e carabinieri, soldi e libri, cemento, ferro, legno, vernice e inchiostro possono diventare sostanza d’amore. Lo possono, se diventano la materia di una Città libera, aperta ed inclusiva, lo possono quando sono mosse e incontrano fame e lacrime, solitudine e dolore, talenti in cerca di espressione e istanze di libertà e di diritto".

L'omelia di Soddu

"Sta davanti a noi il bell'esempio, fulgido, fresco e attuale di San Valentino che, amandoci come figli, ci incoraggia a non avere timore e perciò a nutrire il sentimento puro dell'amore" ha detto il vescovo durante la sua omelia di domenica. "Egli - ha proseguito il presule - offre pertanto anche oggi alla nostra città - così come nella tradizione - una rosa rossa. Una rosa, che andando ben oltre un ipotetico vago e fugace sentimento di infatuazione, indica una strada: quella che dagli occhi si dirige e si tuffa nel cuore e lo orienta verso l'amore vero; l'amore grande che sostanzialmente mira alla costruzione di un bene grande e totalizzante - proprio com'è l'amore - ossia il bene comune". Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini ha acceso la lampada votiva e pronunciato l'atto di affidamento della città al santo patrono. Quindi la preghiera a San Valentino, per la città, per i lavoratori, per la città sia luogo di confronto intellettuale rigoroso, franco, gentile e paziente. “Valentino, intercedi perché anche noi, come te, se necessario, abbiamo la forza di combattere senza riserve e senza paure contro ogni potere che facendosi assoluto e sovrano tenti di trasformare la Città, la nostra città o un’altra città, in una Babilonia di oppressione e conformismo e perché non dimentichiamo mai che chi è cittadino o cittadina di una città, è cittadino o cittadina di ogni città”. È seguita la benedizione finale del vescovo Francesco Antonio Soddu che ha donato alla basilica di San Valentino un anello episcopale dono di una famiglia di Sassari come successore del vescovo Valentino. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.

La storia di San Valentino

San Valentino, vescovo e martire, oltre ad essere il patrono di Terni è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici. Valentino nacque a Terni da una famiglia patrizia nel 176, fu poi convertito al cristianesimo e consacrato vescovo della città dell'acciaio nel 197, a soli 21 anni. Il suo zelo non poteva passare inosservato ai pagani. Fu cercato ed arrestato. I soldati, dopo averlo malmenato, lo condussero al tribunale del prefetto che lo condannò alla decapitazione eseguita da un soldato romano il 14 febbraio del 270. Papa Giulio I fece edificare in suo onore una basilica a tre navate presso ponte Milvio di cui rimangono solo alcuni resti, però le sue reliquie si conservarono nella chiesa di San Prassede. Successivamente vennero probabilmente traslate sulla collina di Terni, nei pressi di una necropoli. Sul luogo sorse nel IV secolo la Basilica di San Valentino nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo.

La leggenda di Sabino e Serapia

Sabino, era un giovane centurione romano che s'innamorò di Serapia, una ragazza di religione cristiana. I due giovani decisero di sposarsi ma la famiglia di Serapia negò il consenso. I due ragazzi si rivolsero dunque al Vescovo Valentino. Sabino, però, non essendo battezzato, per amore di Serapia accettò di compensare la mancanza con il sacramento impartito da Valentino. Iniziarono allora i preparativi per festeggiare il battesimo di Sabino e le imminenti nozze. I due ragazzi erano molto felici ma Serapia contrasse una grave malattia. La ragazza fu colpita da una grave forma di tisi e si aggravò fino ad essere vicina alla fine. Sabino, disperato, chiese subito a Valentino di essere battezzato al più presto e di unirlo in matrimonio con Serapia prima che lei morisse. Valentino, commosso, battezzò il giovane e lo unì in matrimonio al capezzale di Serapia. La leggenda vuole che quando Valentino alzò le mani al cielo per benedire la loro unione, un improvviso sonno beatificante avvolgesse i due giovani per l'eternità. Un'altra leggenda vuole che San Valentino avrebbe donato a una fanciulla povera una somma di denaro, necessaria come dote per il suo matrimonio, che, senza di questa, non si sarebbe potuto celebrare, esponendo la ragazza, priva di mezzi e di altro sostegno, al rischio della perdizione. Il generoso dono - frutto di amore e finalizzato all'amore - avrebbe dunque creato la tradizione di considerare il santo vescovo Valentino come il protettore degli innamorati. https://www.youtube.com/watch?v=8qLrrNSfmsM&feature=emb_title    ]]>
San Valentino a Terni, monsignor Soddu: “Coltivare l’amore è coltivare l’umano” https://www.lavoce.it/san-valentino-terni-patrono/ Mon, 07 Feb 2022 12:04:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64884 san valentino terni

Terni si prepara a festeggiare il suo patrono: lunedì 14 febbraio, infatti, si celebra San Valentino e il Comune ha già illustrato il cartellone di eventi, circa 100, in programma fino a marzo. Lunedì mattina, nel salone della Curia Vescovile di Terni sono state presentate le celebrazioni per la festa di San Valentino dedicate al tema: "Mi prendo cura di te. La cura delle relazioni interpersonali, spirituali, socio-sanitarie, ambientali". Il programma e le iniziative promosse dal Comitato diocesano per la festa di San Valentino sono state illustrate nel corso della conferenza stampa dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, monsignor Francesco Antonio Soddu, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, dell'assessore alla cultura e Città di San Valentino Maurizio Cecconelli, di monsignor Salvatore Ferdinandi vicario generale della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, di don Matteo Antonelli direttore del servizio di Pastorale Giovanile diocesano e vicario episcopale per il laicato e di padre Johnson Perumittath, parroco di San Valentino a Terni. "La persona umana senza l'amore non può vivere. Coltivare l'amore significa coltivare l'umano" ha detto nel corso della conferenza monsignor Soddu. Le video interviste di Elisabetta Lomoro https://youtu.be/Cw6IRPuZoQU      ]]>
san valentino terni

Terni si prepara a festeggiare il suo patrono: lunedì 14 febbraio, infatti, si celebra San Valentino e il Comune ha già illustrato il cartellone di eventi, circa 100, in programma fino a marzo. Lunedì mattina, nel salone della Curia Vescovile di Terni sono state presentate le celebrazioni per la festa di San Valentino dedicate al tema: "Mi prendo cura di te. La cura delle relazioni interpersonali, spirituali, socio-sanitarie, ambientali". Il programma e le iniziative promosse dal Comitato diocesano per la festa di San Valentino sono state illustrate nel corso della conferenza stampa dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, monsignor Francesco Antonio Soddu, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, dell'assessore alla cultura e Città di San Valentino Maurizio Cecconelli, di monsignor Salvatore Ferdinandi vicario generale della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, di don Matteo Antonelli direttore del servizio di Pastorale Giovanile diocesano e vicario episcopale per il laicato e di padre Johnson Perumittath, parroco di San Valentino a Terni. "La persona umana senza l'amore non può vivere. Coltivare l'amore significa coltivare l'umano" ha detto nel corso della conferenza monsignor Soddu. Le video interviste di Elisabetta Lomoro https://youtu.be/Cw6IRPuZoQU      ]]>
La Giornata per la vita a Terni. Il 5 febbraio veglia di preghiera https://www.lavoce.it/la-giornata-per-la-vita-a-terni-il-5-febbraio-veglia-di-preghiera/ Fri, 04 Feb 2022 18:48:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64845

Sarà celebrata anche a Terni la 44a giornata per la vita: “Custodire ogni vita” il 6 febbraio con l’offerta delle “Primule per la vita nascente” nelle parrocchie, organizzata dal Movimento per la Vita. Il ricavato delle offerte raccolte ai banchetti sarà destinato al Movimento per la Vita – Centro di Aiuto alla Vita Onlus di Terni per l'aiuto economico e materiale delle mamme in gravidanza, in particolare per quelle tentate di abortire volontariamente.

Veglia di preghiera

Una giornata che sarà preceduta dalla veglia di preghiera per la vita nascente che si terrà sabato 5 febbraio alle ore 18.30 nella basilica di San Valentino per tutti i fedeli della diocesi, gruppi, movimenti ed associazioni ecclesiali. I volontari del Movimento per la Vita di Terni, nella Giornata per la vita, si fanno voce di chi non ha voce per confermare che proprio l’accoglienza, il sostegno morale e materiale delle donne in gravidanza, tentate di rinunciare dolorosamente al proprio figlio, sia condizione vera e verificabile di superamento di ogni problema. La Chiesa italiana con i suoi Pastori, sollecita, in questo tempo di pandemia, ad una responsabilità nei confronti della vita: "Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione. Questo è vero per tutti, ma riguarda in maniera particolare le categorie più deboli, che nella pandemia hanno sofferto di più e che porteranno più a lungo di altre il peso delle conseguenze che tale fenomeno sta comportando". Le mamme in difficoltà per gravidanze non desiderate o problematiche soprattutto per motivi economici sono numerose, sia straniere che italiane.

I numeri dei bambini nati grazie al Movimento per la vita-Centro di aiuto alla vita

"L’associazione Movimento per la Vita – Centro di Aiuto alla Vita di Terni, ha offerto aiuto alle madri in gravidanza del nostro territorio, favorendo la nascita di 320 bambini in questi ultimi 16 anni – spiega il dott. Alberto Virgolino –. Nonostante la pandemia, lo scorso anno 2021 abbiamo aiutato a nascere 24 bambini e altri 2 sono in arrivo per questo anno 2022. Certo, forse è solo una goccia nell’oceano delle necessità che, se responsabilmente affrontate da tutta la società e da coloro che la governano, potrebbe scongiurare il ricorso all’aborto volontario in tutte le sue forme. Potremmo gioire tutti per la nascita di centinaia di migliaia di bambini che porterebbero ogni anno in Italia il desiderato tepore della 'primavera' ponendo fine a questo lungo e sempre più gelido 'inverno demografico', specialmente per la nostra Regione umbra. Occorre riconoscere che l’aiuto economico più grande, lo abbiamo ottenuto proprio dai fedeli delle nostre comunità parrocchiali che, ogni anno, nella Giornata per la Vita, hanno dato un importante contributo con l’offerta per le Primule per la vita nascente".

Il "Progetto Gemma"

Anche l’associazione di volontariato Movimento per la Vita e Centro di Aiuto alla Vita (C.A.V.) di Terni – Onlus, ha fatto esperienza dell’efficacia di una modalità di aiuto ai bambini non ancora nati, accompagnando le mamme in difficoltà con una adozione prenatale a distanza, chiamata “Progetto Gemma”. Fin dal 3° mese di gravidanza e fino al 1° anno di vita del bambino dopo la sua nascita, la mamma è sostenuta economicamente per 18 mesi. Quest’anno tale progetto rientra nella festa in onore di San Valentino con un sostegno per la maternità in difficoltà alle parrocchie di San Valentino, San Giovanni e Santa Maria del Carmelo.

La culla per la vita

Nei prossimi mesi verrà, finalmente, installata a Terni la “Culla per la vita”, un’ulteriore ed estrema possibilità di salvezza per i neonati le cui madri, per diverse ragioni, volessero rinunciare al parto in anonimato in ospedale ed abbandonare il proprio bambino. Il tutto grazie a tanti concittadini e la Fondazione Carit che hanno contribuito economicamente alla sua realizzazione. Un ringraziamento particolare va all’attuale direttore generale della Azienda Ospedaliera di Terni, Pasquale Chiarelli, e ai suoi predecessori che hanno concesso di offrire l’assistenza 24h/24 della Neonatologia per questo servizio eccezionale.]]>

Sarà celebrata anche a Terni la 44a giornata per la vita: “Custodire ogni vita” il 6 febbraio con l’offerta delle “Primule per la vita nascente” nelle parrocchie, organizzata dal Movimento per la Vita. Il ricavato delle offerte raccolte ai banchetti sarà destinato al Movimento per la Vita – Centro di Aiuto alla Vita Onlus di Terni per l'aiuto economico e materiale delle mamme in gravidanza, in particolare per quelle tentate di abortire volontariamente.

Veglia di preghiera

Una giornata che sarà preceduta dalla veglia di preghiera per la vita nascente che si terrà sabato 5 febbraio alle ore 18.30 nella basilica di San Valentino per tutti i fedeli della diocesi, gruppi, movimenti ed associazioni ecclesiali. I volontari del Movimento per la Vita di Terni, nella Giornata per la vita, si fanno voce di chi non ha voce per confermare che proprio l’accoglienza, il sostegno morale e materiale delle donne in gravidanza, tentate di rinunciare dolorosamente al proprio figlio, sia condizione vera e verificabile di superamento di ogni problema. La Chiesa italiana con i suoi Pastori, sollecita, in questo tempo di pandemia, ad una responsabilità nei confronti della vita: "Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione. Questo è vero per tutti, ma riguarda in maniera particolare le categorie più deboli, che nella pandemia hanno sofferto di più e che porteranno più a lungo di altre il peso delle conseguenze che tale fenomeno sta comportando". Le mamme in difficoltà per gravidanze non desiderate o problematiche soprattutto per motivi economici sono numerose, sia straniere che italiane.

I numeri dei bambini nati grazie al Movimento per la vita-Centro di aiuto alla vita

"L’associazione Movimento per la Vita – Centro di Aiuto alla Vita di Terni, ha offerto aiuto alle madri in gravidanza del nostro territorio, favorendo la nascita di 320 bambini in questi ultimi 16 anni – spiega il dott. Alberto Virgolino –. Nonostante la pandemia, lo scorso anno 2021 abbiamo aiutato a nascere 24 bambini e altri 2 sono in arrivo per questo anno 2022. Certo, forse è solo una goccia nell’oceano delle necessità che, se responsabilmente affrontate da tutta la società e da coloro che la governano, potrebbe scongiurare il ricorso all’aborto volontario in tutte le sue forme. Potremmo gioire tutti per la nascita di centinaia di migliaia di bambini che porterebbero ogni anno in Italia il desiderato tepore della 'primavera' ponendo fine a questo lungo e sempre più gelido 'inverno demografico', specialmente per la nostra Regione umbra. Occorre riconoscere che l’aiuto economico più grande, lo abbiamo ottenuto proprio dai fedeli delle nostre comunità parrocchiali che, ogni anno, nella Giornata per la Vita, hanno dato un importante contributo con l’offerta per le Primule per la vita nascente".

Il "Progetto Gemma"

Anche l’associazione di volontariato Movimento per la Vita e Centro di Aiuto alla Vita (C.A.V.) di Terni – Onlus, ha fatto esperienza dell’efficacia di una modalità di aiuto ai bambini non ancora nati, accompagnando le mamme in difficoltà con una adozione prenatale a distanza, chiamata “Progetto Gemma”. Fin dal 3° mese di gravidanza e fino al 1° anno di vita del bambino dopo la sua nascita, la mamma è sostenuta economicamente per 18 mesi. Quest’anno tale progetto rientra nella festa in onore di San Valentino con un sostegno per la maternità in difficoltà alle parrocchie di San Valentino, San Giovanni e Santa Maria del Carmelo.

La culla per la vita

Nei prossimi mesi verrà, finalmente, installata a Terni la “Culla per la vita”, un’ulteriore ed estrema possibilità di salvezza per i neonati le cui madri, per diverse ragioni, volessero rinunciare al parto in anonimato in ospedale ed abbandonare il proprio bambino. Il tutto grazie a tanti concittadini e la Fondazione Carit che hanno contribuito economicamente alla sua realizzazione. Un ringraziamento particolare va all’attuale direttore generale della Azienda Ospedaliera di Terni, Pasquale Chiarelli, e ai suoi predecessori che hanno concesso di offrire l’assistenza 24h/24 della Neonatologia per questo servizio eccezionale.]]>
Mons. Francesco Antonio Soddu è il nuovo vescovo di Terni https://www.lavoce.it/a-terni-lingresso-in-diocesi-del-nuovo-vescovo-francesco-soddu/ Wed, 05 Jan 2022 17:20:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64396

Nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Terni, questa mattina 5 gennaio, mons. Francesco Antonio Soddu è stato ordinato vescovo ed ha preso possesso della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Un lungo applauso da parte dei pochi presenti a causa delle restrizioni per la pandemia, ha salutato con gioia il suo novantatreesimo Pastore.

La concelebrazione

A presiedere la solenne concelebrazione eucaristica è stato il vescovo uscente mons. Giuseppe Piemontese e concelebranti l’arcivescovo di Sassari mons. Gian Franco Saba e il segretario generale della Cei mons. Stefano Russo. Hanno preso parte al solenne rito due cardinali: Francesco Montenegro arcivescovo emerito di Agrigento ed Enrico Feroci già direttore di Caritas Roma. Inoltre, erano presenti 33 vescovi provenienti, oltre che dall’Umbria, dalla Sardegna (regione di origine di mons. Soddu), dalla Puglia, dalla Calabria, dall’Emila Romagna, dall’Abruzzo, dalle Marche, dal Lazio, dal Friuli, dal Vaticano. Erano presenti anche l’Esarca apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, mons. Dionisio Lachovicz, il sacerdote ortodosso romeno di Terni padre Vasile Andreca e il pastore valdese della comunità ternana Pawel Gajewski. Hanno partecipato alla liturgia le autorità civili e militari del territorio tra cui il prefetto Dario Emilio Sensi, il questore Bruno Failla, la senatrice Valeria Alessandrini, l’assessore regionale alla Cultura e Istruzione Paola Agabiti, la presidente della provincia di Terni Laura Pernazza, il sindaco di Terni Leonardo Latini e i sindaci dei comuni della diocesi. Ha animato la liturgia la corale della diocesi diretta da don Sergio Rossini.

Alcune immagini della celebrazione

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L'omelia del vescovo Piemontese

"Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio".

Il vescovo Piemontese, nell’omelia, si è rivolto con queste parole al suo successore: "Simbolicamente ti consegno una Chiesa acquistata dal sangue di Cristo e nel passato guidata e custodita da innumerevoli pastori, molti dei quali a cominciare da Valentino, Giovenale, per essa, sull’esempio di Gesù, hanno versato il sangue. Io, durante i sette anni e mezzo di ministero, ho cercato francescanamente di amarla, custodirla, servirla e abbellirla con tutte le mie povere forze, nella relazione tra le persone fino ad oggi, confidando nella misericordia e nella guida di Gesù, il Buon Pastore. Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio. Reggere qui è da intendere non tanto nel senso di governare, quanto nel senso interpretato da Francesco d’Assisi, che nel sogno di Papa Innocenzo regge la Chiesa, la porta sulle spalle, la sostiene, la ripara con la parola, con la carità e la fraternità, la tiene in continua manutenzione con la preghiera, la rende bella con la celebrazione dei santi misteri nella liturgia. Sarai inserito in una regione, l’Umbria, che è terra di santi, uomini e donne, che, come pochi altri, hanno “retto” la Chiesa nel primo e secondo millennio: Benedetto, Francesco e Chiara d’Assisi, e tanti altri; prossimi a noi i Protomartiri Francescani, tutti originari del territorio diocesano. Non temere! Il Signore, che ti ha chiamato, come testimonia il profeta, ti guiderà e ispirerà le parole giuste e i gesti di amore capaci di essere sale e luce, di dare sapore e senso al ministero e alla vita delle persone e della comunità. Posso confidarti di aver sperimentato tutto ciò in prima persona".

"Accompagniamolo con la preghiera e l'incoraggiamento nella missione"

Rivolgendosi alla comunità diocesana il vescovo Piemontese ha detto: "La nostra presenza qui oggi è segno di affetto, ma anche assunzione di responsabilità. Siamo qui per sostenere il vescovo Francesco Antonio nel suo ministero, rassicurarlo che da oggi prendiamo l’impegno di stargli vicino nelle prove, di accompagnarlo con la preghiera e l’incoraggiamento nella missione grande di reggere questo popolo di Dio".

La liturgia di ordinazione

Nel corso della liturgia di ordinazione, dopo l’invocazione allo Spirito, la presentazione e gli impegni dell’eletto, le litanie dei Santi, l’imposizione delle mani da parte dei vescovi presenti, l’imposizione del libro dei Vangeli e la preghiera di consacrazione, sono stati consegnati al nuovo vescovo il libro dei Vangeli, l’anello episcopale, la mitra e il pastorale realizzato artigianalmente in legno d’ulivo. Alla celebrazione erano presenti i familiari del nuovo vescovo, sacerdoti delle diocesi sarde e rappresentanti della Caritas italiana (tra cui il nuovo direttore don Marco Pagniello), alcune autorità civili dei paesi del sassarese. A tutti il vescovo Soddu ha rivolto parole di ringraziamento per le significative esperienze condivise.

Mons. Soddu: "Accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre"

Mons. Soddu, al termine della concelebrazione, ha rivolto il suo discorso alla comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia: "La chiesa di Sassari mi dona a voi non come un pacco regalo arrivato da chissà dove. Oggi io nasco vescovo qui, in questa Chiesa, in questa comunità ecclesiale. Accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre. Sento germogliare in me anche quel forte temperamento vitale che caratterizza questo posto, questo nostro popolo umbro. Le vostre e le mie attese sono tante e variegate, tuttavia di una cosa sono certo: insieme potremo fare molto, nella fattiva collaborazione tra e con i fratelli presbiteri, per proseguire con i diaconi, le famiglie, i ragazzi, i giovani e tutte le espressioni vitali della nostra terra a partire dagli ultimi. Il mio programma pastorale consiste nel continuare con voi il cammino sinodale, che come le altre Chiese italiane, avete appena avviato". Prima dei riti di conclusione, il neo vescovo ha percorso la navata della cattedrale benedicendo i presenti e recandosi fino alle sale dell’attiguo Museo diocesano, dove hanno seguito la celebrazione attraverso la diretta streaming i rappresentanti delle associazioni, movimenti diocesani e altri invitati provenienti da fuori regione.

L'inno finale

Il canto finale “Inno nostra Signora di Bonaria” (patrona massima della Sardegna e dei naviganti) è stato un omaggio alla terra di origine di mons. Soddu, magistralmente eseguito dal coro diocesano.

Il servizio d'ordine e accoglienza

Il servizio d’ordine e accoglienza è stato svolto da circa 70 volontari appartenenti alle associazioni cattoliche diocesane e alle associazioni laiche territoriali di protezione civile ed in particolare: Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme – delegazione di Terni Narni Amelia, Unione Giuristi Cattolici Italiani di Terni, Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Otricoli, C.I.S.O.M. Terni, Prociv Collescipoli, Prociv Civitas Interamna di Terni, Comunità Neocatecumenale di Terni, Società San Vincenzo De’ Paoli di Narni, Gruppo Alpini Valle Umbra di Terni, Unitalsi di Terni, Confederazione nazionale delle Misericordie – Sez. di Terni, Comunità Sant’Egidio di Terni, Rinnovamento Nello Spirito di Terni, Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, Acli di Terni, Comunione e Liberazione di Terni, Scout d’Europa di Terni, Scout Agesci di Terni. [embed]http://www.youtube.com/watch?v=_UwyG28NfoU&t=5s[/embed]]]>

Nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Terni, questa mattina 5 gennaio, mons. Francesco Antonio Soddu è stato ordinato vescovo ed ha preso possesso della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Un lungo applauso da parte dei pochi presenti a causa delle restrizioni per la pandemia, ha salutato con gioia il suo novantatreesimo Pastore.

La concelebrazione

A presiedere la solenne concelebrazione eucaristica è stato il vescovo uscente mons. Giuseppe Piemontese e concelebranti l’arcivescovo di Sassari mons. Gian Franco Saba e il segretario generale della Cei mons. Stefano Russo. Hanno preso parte al solenne rito due cardinali: Francesco Montenegro arcivescovo emerito di Agrigento ed Enrico Feroci già direttore di Caritas Roma. Inoltre, erano presenti 33 vescovi provenienti, oltre che dall’Umbria, dalla Sardegna (regione di origine di mons. Soddu), dalla Puglia, dalla Calabria, dall’Emila Romagna, dall’Abruzzo, dalle Marche, dal Lazio, dal Friuli, dal Vaticano. Erano presenti anche l’Esarca apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, mons. Dionisio Lachovicz, il sacerdote ortodosso romeno di Terni padre Vasile Andreca e il pastore valdese della comunità ternana Pawel Gajewski. Hanno partecipato alla liturgia le autorità civili e militari del territorio tra cui il prefetto Dario Emilio Sensi, il questore Bruno Failla, la senatrice Valeria Alessandrini, l’assessore regionale alla Cultura e Istruzione Paola Agabiti, la presidente della provincia di Terni Laura Pernazza, il sindaco di Terni Leonardo Latini e i sindaci dei comuni della diocesi. Ha animato la liturgia la corale della diocesi diretta da don Sergio Rossini.

Alcune immagini della celebrazione

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L'omelia del vescovo Piemontese

"Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio".

Il vescovo Piemontese, nell’omelia, si è rivolto con queste parole al suo successore: "Simbolicamente ti consegno una Chiesa acquistata dal sangue di Cristo e nel passato guidata e custodita da innumerevoli pastori, molti dei quali a cominciare da Valentino, Giovenale, per essa, sull’esempio di Gesù, hanno versato il sangue. Io, durante i sette anni e mezzo di ministero, ho cercato francescanamente di amarla, custodirla, servirla e abbellirla con tutte le mie povere forze, nella relazione tra le persone fino ad oggi, confidando nella misericordia e nella guida di Gesù, il Buon Pastore. Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio. Reggere qui è da intendere non tanto nel senso di governare, quanto nel senso interpretato da Francesco d’Assisi, che nel sogno di Papa Innocenzo regge la Chiesa, la porta sulle spalle, la sostiene, la ripara con la parola, con la carità e la fraternità, la tiene in continua manutenzione con la preghiera, la rende bella con la celebrazione dei santi misteri nella liturgia. Sarai inserito in una regione, l’Umbria, che è terra di santi, uomini e donne, che, come pochi altri, hanno “retto” la Chiesa nel primo e secondo millennio: Benedetto, Francesco e Chiara d’Assisi, e tanti altri; prossimi a noi i Protomartiri Francescani, tutti originari del territorio diocesano. Non temere! Il Signore, che ti ha chiamato, come testimonia il profeta, ti guiderà e ispirerà le parole giuste e i gesti di amore capaci di essere sale e luce, di dare sapore e senso al ministero e alla vita delle persone e della comunità. Posso confidarti di aver sperimentato tutto ciò in prima persona".

"Accompagniamolo con la preghiera e l'incoraggiamento nella missione"

Rivolgendosi alla comunità diocesana il vescovo Piemontese ha detto: "La nostra presenza qui oggi è segno di affetto, ma anche assunzione di responsabilità. Siamo qui per sostenere il vescovo Francesco Antonio nel suo ministero, rassicurarlo che da oggi prendiamo l’impegno di stargli vicino nelle prove, di accompagnarlo con la preghiera e l’incoraggiamento nella missione grande di reggere questo popolo di Dio".

La liturgia di ordinazione

Nel corso della liturgia di ordinazione, dopo l’invocazione allo Spirito, la presentazione e gli impegni dell’eletto, le litanie dei Santi, l’imposizione delle mani da parte dei vescovi presenti, l’imposizione del libro dei Vangeli e la preghiera di consacrazione, sono stati consegnati al nuovo vescovo il libro dei Vangeli, l’anello episcopale, la mitra e il pastorale realizzato artigianalmente in legno d’ulivo. Alla celebrazione erano presenti i familiari del nuovo vescovo, sacerdoti delle diocesi sarde e rappresentanti della Caritas italiana (tra cui il nuovo direttore don Marco Pagniello), alcune autorità civili dei paesi del sassarese. A tutti il vescovo Soddu ha rivolto parole di ringraziamento per le significative esperienze condivise.

Mons. Soddu: "Accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre"

Mons. Soddu, al termine della concelebrazione, ha rivolto il suo discorso alla comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia: "La chiesa di Sassari mi dona a voi non come un pacco regalo arrivato da chissà dove. Oggi io nasco vescovo qui, in questa Chiesa, in questa comunità ecclesiale. Accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre. Sento germogliare in me anche quel forte temperamento vitale che caratterizza questo posto, questo nostro popolo umbro. Le vostre e le mie attese sono tante e variegate, tuttavia di una cosa sono certo: insieme potremo fare molto, nella fattiva collaborazione tra e con i fratelli presbiteri, per proseguire con i diaconi, le famiglie, i ragazzi, i giovani e tutte le espressioni vitali della nostra terra a partire dagli ultimi. Il mio programma pastorale consiste nel continuare con voi il cammino sinodale, che come le altre Chiese italiane, avete appena avviato". Prima dei riti di conclusione, il neo vescovo ha percorso la navata della cattedrale benedicendo i presenti e recandosi fino alle sale dell’attiguo Museo diocesano, dove hanno seguito la celebrazione attraverso la diretta streaming i rappresentanti delle associazioni, movimenti diocesani e altri invitati provenienti da fuori regione.

L'inno finale

Il canto finale “Inno nostra Signora di Bonaria” (patrona massima della Sardegna e dei naviganti) è stato un omaggio alla terra di origine di mons. Soddu, magistralmente eseguito dal coro diocesano.

Il servizio d'ordine e accoglienza

Il servizio d’ordine e accoglienza è stato svolto da circa 70 volontari appartenenti alle associazioni cattoliche diocesane e alle associazioni laiche territoriali di protezione civile ed in particolare: Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme – delegazione di Terni Narni Amelia, Unione Giuristi Cattolici Italiani di Terni, Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Otricoli, C.I.S.O.M. Terni, Prociv Collescipoli, Prociv Civitas Interamna di Terni, Comunità Neocatecumenale di Terni, Società San Vincenzo De’ Paoli di Narni, Gruppo Alpini Valle Umbra di Terni, Unitalsi di Terni, Confederazione nazionale delle Misericordie – Sez. di Terni, Comunità Sant’Egidio di Terni, Rinnovamento Nello Spirito di Terni, Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, Acli di Terni, Comunione e Liberazione di Terni, Scout d’Europa di Terni, Scout Agesci di Terni. [embed]http://www.youtube.com/watch?v=_UwyG28NfoU&t=5s[/embed]]]>