Templari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/templari/ Settimanale di informazione regionale Fri, 26 Aug 2022 11:11:24 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Templari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/templari/ 32 32 Indagine sui Templari nelle terre dell’Umbria https://www.lavoce.it/indagine-sui-templari-nelle-terre-dellumbria/ Thu, 10 Jan 2013 14:03:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14513 Don Pietro Diletti, colto salesiano plurilaureato, oggi parroco di Castel Gandolfo, con alle spalle un intensa attività di insegnamento e attività educativa e pastorale, per alcuni anni direttore dell’istituto Don Bosco di Perugia, si è cimentato in un lavoro di ricerca piuttosto arduo e impegnativo. Pubblicato in ben 284 pagine. Valido e decisivo collaboratore dell’opera è stato Nunzio Sardegna, che ha arricchito il lavoro andando alla ricerca delle tracce dei Templari nell’Appennino umbro-marchigiano e fornendo così una ampia documentazione di tali tracce con le 92 immagini riportate e illustrate.

Come è nato questo libro e che cosa ha spinto gli autori a compiere questa fatica lo chiarisce Diletti, tirando simpaticamente in ballo l’arcivescovo oggi emerito Giuseppe Chiaretti, appassionato di ricerche storiche, che lo ha spinto, dopo il lavoro storico compiuto da Diletti su san Prospero, a continuare le sue ricerche o sui Fagellanti o sui Templari. È prevalso l’interesse per i secondi, per due motivi evidenziati dall’autore: l’enigma racchiuso dal misterioso san Bevignate, cui il popolo perugino ha dedicato una bellissima chiesa alla periferia fuori le mura, e le numerose leggende che circolano sui “cavalieri del Tempio”, spesso ridotti a un gruppo esoterico.

Per avere un’idea sommaria del libro, basta scorgere l’indice, e ci si renderà conto della vastità degli argomenti. Si parte dalla storia della genesi della cavalleria e dalla descrizione della cavalleria romana, poi quella medievale, con riferimento ai vari significati del Graal. Un secondo capitolo tratta dell’origine delle crociate e dei cavalieri templari, le vicende tragiche e lo spirito eroico dell’ideale del cristiano illustrato da san Bernardo, secondo cui il cavaliere combattente non deve nulla temere perché, sia che viva e vinca la battaglia per il trionfo della fede cristiana, sia che muoia martire della fede, è sempre vincitore.

La necessità di combattere e le norme di vita dell’Ordine del Tempio sono raccolte nella Regola stabilita dal Concilio di Troyes (1129). Capitoli densi e documentati, che sono alla base dell’immensità di informazioni che successivamente vengono fornite, spaziando anche in campo avversario, come nel capitolo 3 dedicato ai cavalieri musulmani e di seguito ad altri Ordini cavallereschi. Nel capitolo 5 troviamo la controversa questione dell’accusa di eresia e della soppressione dell’Ordine dei Templari; si fornisce anche la bolla di soppressione di Clemente V (1312).

Fin qui la parte generale. Dal capitolo 6 il discorso si focalizza sull’Italia e sull’Umbria, con particolare riferimento al misterioso e sconosciuto san Bevignate che è presente più di quanto si possa immaginare nella tradizione culturale della città di Perugia. Nella nostra regione sono state trovate molte tracce di presenza dei Templari, i quali, avendo come compito di tutelare l’incolumità dei pellegrini che si recavano a Gerusalemme e di favorirne il lungo viaggio, si insediavano dove era particolarmente necessaria la loro presenza di monaci guerrieri, a tutela della sicurezza lungo le principali vie di comunicazione: la via Cassia / Francigena, la via della Spina, la Flaminia, la Valnerina. Una storia discussa e avvincente che qui non possiamo fare altro che segnalare.

Gli studiosi potranno anche trovare nei capitoli 7 e 8 testi che riguardano la spiritualità, il rito di investitura e la Regola dei poveri commilitoni della santa città in lingua originale latina e in traduzione. Una regola di vita religiosa rigida, in 72 norme che riguardano tutti gli aspetti interiori ed esteriori della vita.

Un indizio di quanta parte abbia avuto nell’opera anche la passione dei ricercatori e il loro entusiasmo si trova negli accenni ai ringraziamenti per tutti coloro che hanno in qualche modo partecipato alla realizzazione di questo impegnativo lavoro. Nunzio Sardegna, nella Pentecoste del 2012, conclude invitando tutti – ad imitazione dei cavalieri di Artù – a balzare in sella alla ricerca del Graal, sotto la protezione del “clemente e misericordioso Padrone del giorno del Giudizio!”.

Pietro Diletti – Nunzio Sardegna, L’Ordine del Tempio e San Bevignate. Tracce templari nell’appennino umbro-marchigiano, ed. Guerra, Perugia 2012

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Tesori dell’archivio privato del Papa https://www.lavoce.it/tesori-dellarchivio-privato-del-papa/ Thu, 08 Mar 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=915 Alla conferenza stampa di presentazione era già un evento mediatico. Con 40 televisioni accreditate, 220 giornalisti, 28 Paesi stranieri rappresentati, la mostra “Lux in arcana” (luce nei recessi), aperta al pubblico a Roma nel pomeriggio di mercoledì 29 febbraio nelle sale dei Musei capitolini al Campidoglio, ha attirato i mass media di mezzo mondo, da quelli della vecchia Europa, del Medio Oriente (accreditata anche Al Jazeera), fino alle Americhe e al Giappone. La mostra, in effetti, è unica nel suo genere, perché mai, fino ad ora, erano stati resi visibili al grande pubblico – né erano mai usciti dal Vaticano – documenti dell’archivio privato dei Papi. Di questo, del resto, si tratta: il termine “segreto” infatti è la traduzione del latino secretum, cioè “privato”. L’archivio è stato fondato ufficialmente nel 1612, e in occasione del IV centenario è stato ideato l’evento al Campidoglio. Anche la sede della mostra non è casuale: il Campidoglio, oltre ad avere gli spazi espositivi adatti e grandi abbastanza per accogliere una esposizione di queste misure, ha un certo legame con il papato. Fu infatti Sisto IV che, donando al popolo di Roma la lupa bronzea e altri tesori archeologici, creò l’occasione, nel 1471, per la fondazione del nucleo originario dei Musei capitolini. La genesi dell’organizzazione della mostra è stata faticosa, oltre che lunga. “Gli schemi espositivi – ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione il vescovo mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio – sono stati fatti e rifatti”. L’impegno è stato di portare al Campidoglio documenti che coprissero un arco di tempo il più ampio possibile, per cui si possono vedere in mostra manoscritti e lettere dattilografate, pergamene, codici e registri che vanno dall’VIII secolo fino al XX. La Segreteria di Stato ha concesso di esporre anche alcuni documenti del cosiddetto “periodo chiuso”, cioè del periodo che va dal febbraio 1939 ad oggi. Durante la conferenza stampa, mons. Pagano ha anticipato che sarà aperta “tra uno o due anni” la parte dell’Archivio segreto vaticano riservata al pontificato di Pio XII. All’Archivio, infatti, studiosi e ricercatori possono accedere a tutti i documenti fino a un determinato limite di tempo, che oggi è costituito dal pontificato di Pio XI. Fu Leone XIII, il Gioacchino Pecci già arcivescovo di Perugia, a volere l’apertura dell’Archivio a studiosi di ogni nazionalità e religione nel 1881, come fece anche per la Biblioteca apostolica vaticana qualche anno più tardi.Tra i documenti più interessanti in mostra figurano il Dictatus Papae di Gregorio VII (1075), le ventisette asserzioni con cui si affermava la supremazia del Papa; la Regola bollata di san Francesco contenuta in un registro papale; il decreto di scomunica di Lutero; il sommario del processo a Giordano Bruno; il processo ai Templari di Francia in una pergamena lunga 60 metri; nonché gli atti del processo a Galileo Galilei. Ma si possono ammirare anche la lettera scritta su corteccia di betulla dagli indiani d’America a Leone XIII e quella scritta su seta da Elena di Cina a Innocenzo X, oltre che numerosi altri preziosi documenti che hanno fatto la storia e che soprattutto fanno di questa mostra una delle operazioni culturali più interessanti di questi ultimi anni. Il sito internet www.luxinarcana.org offre le schede di illustrazione di diversi documenti e un affascinante video trailer di presentazione della mostra, che resterà aperta al pubblico fino a domenica 9 settembre. Il catalogo, in italiano e inglese, con 224 pagine a colori, viene volutamente commercializzato a un prezzo accessibilissimo (14 euro), ed è edito dalla Palumbi Editori.

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Nulla di cristiano nella folle violenza di Breivik https://www.lavoce.it/nulla-di-cristiano-nella-folle-violenza-di-breivik/ Thu, 28 Jul 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9544 Un memoriale di 1.500 pagine, intitolato 2083 – Dichiarazione d’indipendenza europea, è stato pubblicato on line da Anders Behring Breivik, l’uomo arrestato per la strage di Utoya e per l’esplosione al centro di Oslo. Fregiato di simboli celtici e richiami alla storia dei cavalieri Templari, dalla ricerca del sacro Graal alla croce di Gerusalemme, il testo è una vera e propria dichiarazione di guerra preventiva contro “tutte le élite marxiste e multiculturaliste dell’Europa occidentale”. Ne parliamo con Riccardo Burigana, direttore del Centro per l’ecumenismo in Italia, presso l’Istituto di studi ecumenici di Venezia. La follia terroristica si è rivestita a Oslo di una matrice cristiana… “Di fronte a questo orrore i cristiani devono ribadire, con fermezza e con chiarezza, non solo quanto il cristianesimo sia estraneo a qualunque atto di violenza, discriminazione, ingiustizia, ma anche portavoce di valori con i quali costruire, insieme a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà, un futuro di dialogo, di pace, nel rispetto dei valori umani. Si tratta di una testimonianza che ha assunto una dimensione sempre più ecumenica, poiché i cristiani hanno scoperto quanto sia efficace il testimoniare, tutti insieme, la comune volontà di costruire un mondo diverso, in una prospettiva di riconciliazione delle memorie. L’avvicinarsi del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II può essere un’occasione preziosa per proseguire l’approfondimento delle ricchezze teologiche, pastorali e spirituali del Vaticano II per vivere l’annuncio del vangelo, chiamato a confrontarsi con una società sempre più multiculturale e multireligiosa”. Può la violenza rivestirsi di una matrice religiosa? “Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le occasioni nelle quali rappresentanti delle religioni hanno dichiarato pubblicamente come si debba rimuovere e condannare l’idea che la violenza possa essere ricondotta a una matrice religiosa. Sono stati fatti passi importanti da questo punto di vista, grazie anche al movimento ecumenico, che ha saputo aprire strade e ponti tra cristiani e tra credenti di altre religioni, per affermare la condanna delle religioni a ogni forma di violenza, pur nella consapevolezza che tanto e molto deve essere fatto per costruire una pace che sappia circoscrivere e rimuovere la violenza dal mondo. Si tratta di un cammino non facile, tenuto conto delle strumentalizzazioni che sono state fatte della religione, soprattutto in questi ultimi anni. Di fronte a queste strumentalizzazioni, che alimentano pregiudizi e precomprensioni, pescando nella paura e nella preoccupazione dell’oggi, il dialogo per la conoscenza è lo stile di vita, indicato dalle Chiese e dalle comunità ecclesiali, che hanno richiesto ai cristiani di farsi testimoni di questo stile di vita”. Quanto sono diffuse in Europa le idee di Breivik? “Le Chiese e le comunità ecclesiali, separatamente, ma spesso ecumenicamente, hanno messo in guardia l’Europa da ogni forma d’intolleranza e di violenza, denunciando un clima che si stava facendo sempre più pesante, non solo in Europa. Molte parole sono state dette e molti gesti sono stati compiuti in questi ultimi anni, con un appello pressante e ricorrente nei confronti degli ultimi che arrivano e che vivono in Europa, senza dimenticare le violenze contro la religione nel mondo: l’accoglienza dell’altro, il dialogo con l’altro, la conoscenza dell’altro sono tappe di un cammino, indicato dalle Chiese, sulle quali ampio è il consenso delle comunità religiose in Europa. I cristiani sono chiamati a testimoniare e a vivere questo cammino di accoglienza, di dialogo, di conoscenza dell’altro”.

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Finalmente scopriamo chi erano i Templari https://www.lavoce.it/finalmente-scopriamo-chi-erano-i-templari/ Thu, 21 Apr 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9311 Al via a Perugia un ciclo di incontri storici promossi dal Centro internazionale di studi sui Templari. Già, i Templari… talmente avvolti dal mistero, dalle leggende e dalle fantasie della letteratura, che viene da chiedersi se si sappia qualcosa di “vero” su di loro. Ne parliamo con Franco Mezzanotte, già docente di Storia medievale all’Università di Perugia. Sui Templari si è sviluppata un’ampia letteratura “giallistica”. Ma notizie certe ci sono o non ci sono?“Notizie ci sono, il problema è andare a cercarle, fare una seria ricerca storica. È prezioso, per esempio, il lavoro che ha fatto la collega Barbara Frale sul processo religioso al Gran maestro dei Templari, che si è concluso con l’assoluzione perché non era colpevole di nulla. A Perugia, dai documenti del Comune, conosciamo Bonvicino, un personaggio molto vicino al Papa, che ha fondato o diretto per lungo tempo la Precettoria di Perugia”. La maggior parte dei libri però è sulla linea fantasiosa… “Una studiosa francese ha detto che la storiografia seria sui Templari è piuttosto ridotta, quella di fantasia è sterminata. Ci sono ancora oggi persone che pensano di aver rifondato l’Ordine e che si riproclamano Templari. Ora, però, l’Ordine è stato soppresso nel 1310-11 da Filippo il Bello di Francia per potersi impadronire delle loro ricchezze, e soprattutto per non dover restituire ai Templari tutti i soldi che si era fatto prestare. D’altra parte lui stava fondando uno Stato nazionale e non poteva ammettere sovrastrutture all’interno dello Stato. I Templari erano una ‘multinazionale’”. Insomma, chi erano questi Templari? “Nascono con lo scopo preciso di difendere il Regno latino di Gerusalemme dopo la prima crociata. Nascono per tenere libere le strade per i pellegrini e per opporsi al tentativo del mondo arabo di riconquistare la Terra Santa, dal 1133-34 fino al 1291, quando cadde San Giovanni d’Acri, l’ultima presenza cristiana in Terra santa, con la strage dei Templari a difesa del castello”. Erano molto diffusi anche in Europa, però. “I Templari combattevano in Terra Santa ma in Europa raccoglievano fondi per comperare il legno necessario per gli assedi, tanto che per conquistare Gerusalemme i genovesi smontarono la flotta per costruire le torri d’assedio, oltre a ai cavalli allevati appositamente per i combattimenti, e la biada per il foraggio”.Quindi avevano un grande patrimonio…“Un patrimonio sovranazionale, perché i Templari erano sparsi in tutta l’Europa cristiana e rispondevano tutti ad un unico Gran maestro e al Papa, non alle autorità locali. Filippo il Bello (1294-1314), re di Francia, trovò una soluzione molto semplice per estinguere i debiti che aveva verso i Templari: facendoli arrestare, processare, condannare e bruciare!”. Quindi non fu il Papa a condannarli. “Nei processi canonici i Templari furono giudicati non colpevoli. Il tribunale dell’Inquisizione assolse il Gran maestro, lo stesso che poi fu fatto strozzare e bruciare da Filippo il Bello. L’Ordine venne però soppresso da Clemente V, il papa che venne eletto a Perugia nel 1305. Era francese e piuttosto ossequiente verso Filippo. Molti di questi Templari poi sono tornati nel grande filone della famiglia benedettina, altri invece, come fra’ Moriale, si sono messi a fare i guerrieri professionisti, inventando le compagnie di ventura. I Templari erano veri monaci? “Erano monaci con la Regola per la militia Christi data da Bernardo da Chiaravalle, che valeva anche per i cavalieri teutonici e per l’Ordine gerosolimitano (cavalieri di Malta). La violenza venne in qualche modo ritualizzata, messa al servizio di interessi più grandi, come la difesa dei luoghi santi”. E i Templari a Perugia? “Arrivano alla metà del Duecento, e hanno un grosso possedimento. Bonvicino era il tramite tra la Curia papale e il Comune di Perugia. Viene concessa loro la chiesa di San Bevignate, che in parte era già affrescata con la storia di questo Bevignate ed altri affreschi”. Cosa rappresentano gli affreschi templari? “Per esempio tre cavalieri che sono molto stretti tra loro. È l’immagine che Filippo il Bello utilizzò per accusarli di essere dei sodomiti, cioè omosessuali. Accanto all’accusa di essere dei negromanti”. Perché? “Quello dei Templari era un Ordine abbastanza colto. Avevano studiato la cultura araba, che era la più alta in quel momento, soprattutto in campo medico e scientifico. La chimica, che allora era alchimia, nasce da loro, ma in Italia e in Europa era vista come negromanzia. Poi, siccome i monaci si dispesero in vari altri Ordini c’è chi, proprio per la cultura che avevano, ha intravisto una radice templare nella rivoluzione razionale del Settecento e poi nella fondazione della Massoneria”. Ipotesi o dati storici? “È difficile ribattere a discorsi del genere perché sono basati sul nulla, e dovendo discutere sul nulla è molto difficile dire che non è vero… C’è sempre chi ribatte che c’è quel tal documento che dimostrerebbe la tesi, salvo poi non mostrarlo mai”.

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I pellegrinaggi dei Maestri https://www.lavoce.it/i-pellegrinaggi-dei-maestri/ Thu, 02 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8681 Avrà per tema “Pellegrinaggi dell’anima. Da Pergolesi a Schumann” la 65a edizione della Sagra musicale umbra, che si svolgerà dall’11 al 19 settembre. Dopo Dante e santa Cecilia – argomenti portanti delle ultime due edizioni -, la rassegna dedicata alla spiritualità in musica approfondisce quest’anno un aspetto che gode di una grande ricoperta in tutta l’Umbria: quello del pellegrinaggio. Così, accanto al moltiplicarsi dei percorsi (in primis quello francescano) e degli itinerari (spec. Compostela), grazie alla Sagra sarà possibile compiere viaggi nel Sacro attraverso le note, gli strumenti, le atmosfere dei grandi compositori. “La Sagra musicale umbra – sottolinea il direttore artistico della manifestazione, Alberto Batisti – ha una fisionomia che la distingue da ogni altro festival musicale italiano: è davvero un itinerario musicale nei luoghi della spiritualità umbra, fra bellezze paesaggistiche, monumentali e artistiche che hanno pochi termini di paragone”. Quanto al tema del 2010, specifica: “I Pellegrinaggi dell’anima prenderanno avvio dall’incontro di culture e di religioni che Jordi Savall presenterà in quel luogo dal fascino straordinario che è la chiesa di San Bevignate a Perugia, con la sua purezza romanica, fra memorie di Templari e di crociati. Racchiuso in nove giorni di concerti distribuiti fra nove Comuni, il pellegrinaggio si apre e si chiude con due incompiute, la Nona sinfonia di Bruckner e la celeberrima Sinfonia in Si minore di Schubert. Entrambe muovono da interrogativi profondi dell’uomo di fronte al suo destino, trovando in Bruckner una risposta nelle certezze di una salda fede religiosa; e in Schubert invece l’impossibilità di completare una partitura che, piuttosto che una sinfonia, suona come un lacerante Requiem senza parole”. “Proprio per questo motivo – aggiunge -, accanto alla Incompiuta di Schubert, nel concerto conclusivo della Sagra troveremo quella toccante elegia laica che è il Requiem für Mignon di Schumann, tratto dal Wilhelm Meister di Goethe. Nel celebrare i 200 anni dalla nascita di questo apostolo del Romanticismo germanico, il festival offre l’opportunità rara di ascoltare tutti i canti che Schumann trasse dal grande romanzo goethiano. Oltre a Schumann, la Sagra non poteva trascurare di rendere omaggio a due sommi protagonisti della musica sacra italiana, nati a cinquant’anni di distanza l’uno dall’altro: Giovanni Battista Pergolesi e Luigi Cherubini. Il contributo dato dal festival umbro nelle sue edizioni passate alla riscoperta del musicista fiorentino – aggiunge con soddisfazione – è stato determinante per riscrivere importanti pagine di storia della musica, grazie alla cultura e alle intuizioni di Francesco Siciliani” . E non è finita. “Il connubio spirituale fra arte e musica – conclude Batisti – ha quest’anno un simbolo eloquente nel programma della Gustav Mahler Jugendorchester al teatro Morlacchi. Questo meraviglioso complesso, che riunisce i più straordinari giovani talenti d’Europa, dall’Irlanda agli Urali, oltre alla Nona sinfonia di Bruckner eseguirà la sinfonia Mathis der Maler di Paul Hindemith, ispirata ai quadri sacri del pittore rinascimentale tedesco Matthias Grünewald: quasi un viatico per i Pellegrinaggi dell’anima che ci aspettano”. SAGRA MUSICALE segnalazioniSegnaliamo qui di seguito alcuni degli appuntamenti della Sagra musicale umbra che si svolgerà dall’11 al 18 settembre. Per informazioni dettagliate: uff. stampa – Alessandro De Carolis, cell. 335 8356271, email decarolisale@gmail.com o ufficiostampa@perugiamusi- caclassica.com; sito internet www.perugiamusicaclassica.comGREGORIANOSabato 11 settembre ore 18Perugia, cattedraleMessa solenne cantata – liturgia gregorianaComplesso vocale “Laurence Feininger” RELIGIONI/DIALOGOSabato 11 settembre ore 21Perugia, chiesa di San Bevignate“Pellegrinaggi dell’anima”: dialogo di musiche cristiane, sefardite, ottomanee arabo-andaluse nell’area mediterraneaDirige Jordi SavallMUSICA & ARTEDomenica 12 settembre ore 21Perugia, teatro MorlacchiGustav Mahler Jugendorchester Hindemith: Sinfonia “Mathis der Maler” Bruckner: Nona sinfonia in Re minoreGRANDI COMPOSITORIMartedì 14 settembre ore 21Deruta, chiesa di San FrancescoGregorio Nardi, pianoforteCherubini: CapriccioSchumann: Variazioni su BeethovenMercoledì 15 settembre ore 21Castel Rigone, santuario della Madonna dei MiracoliOpere di Schumann e BrahmsSabato 18 settembre ore 21Perugia, basilica di San PietroKölner AkademiePergolesi: Vespro della Beata Vergine – prima esecuzione in Italia in tempi moderniDomenica 19 settembre ore 17Orvieto, duomoCoro Grex Vocalis di OsloBrani di Mendelssohn-Bartholdy, Palestrina, Brahms e altriDomenica 19 settembre ore 21Perugia, teatro MorlacchiHofkapelle Stuttgart – Kammerchor Stuttgart Schubert: Sinfonia 8 in Si minore “Incompiuta” Schumann: Requiem für MignonCherubini: Requiem in Do minoreSPECIALIMercoledì 15 settembre ore 17Complesso penitenziario CapanneQuartetto Menna Brani di Mozart, Piazzolla, Ennio Morricone, Gershwin, Beatles e altriVenerdì 17 settembre ore 18Perugia, ospedale I Solisti di Perugia Valentina Coladonato, sopranoDiana Bertini Tosti, contralto Pergolesi: Stabat Mater

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L’“idolo” dei Templari… Ma era la Sindone! https://www.lavoce.it/lidolo-dei-templari-ma-era-la-sindone/ Thu, 15 Oct 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7911 Un evento in armonia con la cornice: sabato 10 ottobre, nella chiesa di San Bevignate, alle 17.30, la presentazione del libro più recente di Barbara Frale, I Templari e la Sindone di Cristo (Bologna, Il Mulino, 2009). Agile e godibile sia a livello erudito sia divulgativo, ripercorre con esiti inediti la ricerca sul famoso (e spesso travisato) ordine religioso-militare nato presso Troyes agli inizi del XII secolo, finito due secoli dopo con processi e roghi per volontà ormai acclarata del re di Francia Filippo il Bello, e insediatosi a lungo anche in San Bevignate che ne conserva splendide tracce iconografiche. Dei Templari la Frale si è occupata fin dalla tesi di dottorato, esplorando una messe di fonti archivistiche, in primo luogo gli atti processuali, conservati nell’Archivio Vaticano (Segreto ormai solo di nome). Tenendo conto degli studi seri avviati su queste carte subito dopo l’apertura voluta da Leone XIII (Gioacchino Pecci, già vescovo di Perugia, aveva promosso anche il metodo scientifico), l’autrice esplora con passione filologica le 1.141 deposizioni, spesso avvenute sotto tortura, dei “pauperes milites Templi”, corroborando la convinzione che essi custodissero, almeno dal 1266 al 1307, la reliquia più preziosa della cristianità: la Sindone. La questione dell’autenticità è ancora aperta, ma il dato certo è che i Templari erano grandi conoscitori, cercatori e custodi di reliquie, e che un gran numero delle confessioni a loro estorte fecero riferimento a un misterioso “idolo” con caratteristiche comuni, accessibile solo alle alte cariche dell’Ordine e identificabile proprio con il sacro lenzuolo. L’evento del 10 ottobre, organizzato dalla libreria “L’altra”, ha visto un gran concorso di pubblico, a riprova del grande richiamo che San Bevignate esercita sulla città di Perugia. L’entusiasmo della gente, oltre a continuare a valorizzare l’iniziativa del Comune che ha riaperto di recente questo gioiello (anche grazie al contributo di Soprintendenza e Fondazione Cassa di risparmio), ha premiato l’esposizione della stessa Barbara Frale e di Simonetta Cerrini, l’altra storica intervenuta, che nei suoi studi si è maggiormente concentrata sulla nascita dell’ordine (La rivoluzione dei Templari. Una storia perduta del XII secolo, Milano, Mondadori, 2008). Confidandoci a conclusione della serata: “Nel nostro ambiente io e Barbara siamo indicate come le donne dei Templari; lei della fine, io del principio”. Una notazione apparentemente frivola, ma in linea con l’attenzione che Benedetto XVI ha raccomandato alle sue istituzioni nei confronti della produzione culturale femminile di qualità.

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I Templari sul ponte della Cassia https://www.lavoce.it/i-templari-sul-ponte-della-cassia/ Thu, 18 Sep 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6949 Quanto il passato della città della Rupe sia vario e complesso, nel lungo corso dei secoli, è ormai noto, e alcuni spezzoni di questa sorta di film ininterrotto rimangono ancora ignoti. Per gettare un raggio di luce su uno di questi periodi è stato organizzato un convegno, con l’intento di mettere insieme gli studiosi del settore. La giornata di studio orvietana si è svolta sabato 13 settembre nella sede di palazzo dei Sette. Il tema proposto, ‘Templari e Giovanniti nel territorio di Orvieto’, affrontava un argomento quasi sconosciuto. L’obiettivo di una maggiore conoscenza è stato raggiunto grazie al contributo di storici di fama internazionale, impegnati da anni nella ricerca. Tra questi occorre segnalare Anthony Luttrell – originario di Malta ma attivo fin dagli anni Sessanta in Italia – che oggi risiede in Inghilterra, anche se spesso torna in una sua casa in Toscana. Attualmente è uno dei massimi esperti degli Ordini militari del Medioevo, e i suoi studi hanno dato una svolta decisiva alle ricerche tuttora in corso. Al termine del convegno abbiamo rivolto ad Anthony Luttrell alcune domande. Quali legami ha con la città di Orvieto? ‘Conosco la vostra città già da diversi anni, fin dai miei studi giovanili. Vi torno sempre con piacere, notando come la rete del tessuto urbano antico sia stata in gran parte salvaguardata, rispetto ad altre città medievali italiane’. Quali sono le tracce materiali lasciate dagli Ordini militari nel territorio? ‘Ad Orvieto i Giovanniti fin dall’inizio hanno avuto la residenza nel complesso della chiesa di San Giovanni de Platea, comunemente conosciuta come San Giovannino dei Cavalieri. Fuori della città, i Templari si sono insediati a San Marco, in prossimità del fiume Romealla, dove avevano la sorveglianza e la manutenzione del ponte lungo la Cassia. Questa strada romana risultò molto transitata anche nel Medioevo da viaggiatori e pellegrini, durante i frequenti soggiorni dei Papi in città’. Come riuscire a coniugare lo studio con la valorizzazione dei siti? ‘La giornata di studio ha permesso di approfondire la presenza dei Templari e dei Giovanniti nel territorio di Orvieto. Tuttavia questo è solo un primo passo, utile per segnalare all’opinione pubblica e alle autorità locali la precaria situazione odierna della chiesa di San Marco. C’è la speranza di un intervento pubblico o privato, volto ad iniziare una ricerca archeologica della necropoli adiacente. Necessario sarebbe anche il recupero dell’importante edificio eccelsiastico, al fine di aggiungere un nuovo tassello alla già gloriosa storia urbevetana’.

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La verità sui Templari: politica, non esoterica https://www.lavoce.it/la-verita-sui-templari-politica-non-esoterica/ Thu, 09 Feb 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4961 Sono scomparsi da settecento anni, ma sono più vivi che mai. Sono i Templari. Il leggendario Ordine cavalleresco, soppresso nel lontano 1307, continua ad affascinare, a far scorrere fiumi di inchiostro, a fomentare le ipotesi più bizzarre. A Perugia, poi, sta per nascere nella chiesa di San Bevignate, per iniziativa del Comune, un Centro documentazione unico nel suo genere, che raccoglierà materiali provenienti da tutta Europa. Sacro Graal, scoperta dell’America, satanismo… che cosa c’è di vero nella saga dei Templari, la cui notorietà è stata rinverdita dal romanzo ‘Il Codice Da Vinci’ di Dan Brown, di cui sta per uscire anche il film? Ne parliamo con Paolo Caucci von Saucken, docente di Lingua e letteratura spagnola all’Università di Perugia, ed esperto di cavalleria medievale. Professor Caucci, dopo secoli di studi e di fantasie, è ancora possibile tirare fuori qualche novità sull’argomento? ‘Sì. Mi riferisco alle ultime scoperte compiute dalla studiosa Barbara Frale negli Archivi vaticani. Ne esce un’immagine diversa di papa Clemente V: ora sappiamo che fece di tutto per salvare i Templari, ma era un uomo debole, malatissimo, e alla fine dovette cedere di fronte al potente re di Francia, Filippo il Bello, che arrivò a far bruciare sul rogo un vescovo come eretico e a minacciare un processo postumo per satanismo contro papa Bonifacio VIII. Clemente comunque non soppresse l’Ordine per sempre; si trattò di una ‘sospensione’ non definitiva, motivata dal danno d’immagine provocato alla Chiesa dal comportamento dei cavalieri. Non si parla però di eresia, come invece è stato spesso detto’. Filippo mirava alle ricchezze dei Templari, come accenna un celebre verso di Dante: ‘Le cupide vele…’?’No. Il processo contro i Templari va letto in termini politici. Filippo e il suo consigliere Guglielmo di Nogaret stavano elaborando una nuova concezione di Stato: lo Stato nazionale, inteso in senso moderno, senza ingerenze né da parte dell’Impero centrale né della Chiesa. In questa concezione, non c’era posto per un organismo forte – come i Templari, appunto – legato al Papa. In un certo senso, fu una specie di scontro di civiltà. Il modello di Filippo e Nogaret venne imitato anche altrove; i regni di Aragona e del Portogallo incamerarono i beni dei cavalieri del Tempio, e li riutilizzarono per finanziare degli Ordini cavallereschi di carattere nazionale’. I Templari erano anche sospettati di portare avanti, insieme ai musulmani, quello che oggi definiremmo un ‘dialogo religioso avanzato’, alla ricerca di un pensiero comune. ‘Non c’è nessun documento che lo dimostri. Anzi, quando durante le Crociate i musulmani facevano prigioniero un cavaliere cristiano, lo mantenevano in vita allo scopo di ricavarne un riscatto; se però si trattava di Templari, venivano uccisi tutti. Infatti erano considerati così pericolosi, che era meglio eliminarli fisicamente piuttosto che guadagnarci dei soldi, con il rischio di ritrovarseli contro sul campo di battaglia. Certo, in duecento anni qualche scambio culturale tra Templari e musulmani sarà senz’altro avvenuto; del resto, si pensi agli influssi arabi sul’architettura in Spagna, eccetera. C’era anche qualche punto di contatto a livello teologico, per esempio l’idea della ‘lotta interiore’ che il credente deve affrontare. Ma mai il sincretismo religioso è diventato un capo d’accusa contro i cavalieri del Tempio. Quanto all’accusa di eresia – adorazione della figura diabolica di Bafometto – poteva forse valere per qualche singolo gruppo, ma non per l’Ordine in generale’. Insomma, una storia controversa… ‘Fin dall’inizio. Perché la Chiesa, che predica il ‘non uccidere’, approvò un Ordine armato? In realtà, lo scopo era mettere i militari al servizio di una nobile causa, la difesa dei deboli. Nel cristianesimo non si parla mai di guerra santa, ma, fin dai tempi di sant’Agostino, di guerra giusta. San Bernardo di Chiaravalle, massimo teorico della spiritualità cavalleresca, usò il termine ‘malicidio’, cioè estirpazione del male’.

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Restaurata San Manno https://www.lavoce.it/restaurata-san-manno/ Thu, 29 Sep 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4716 Dopo la metà degli anni Ottanta, i lavori per i primi restauri. Nel 1994 l’inizio di quelli più consistenti, come il consolidamento delle strutture portanti, dei solai, dei tetti. Dopo il 2000, quelli che hanno reso agibili i locali più grandi di tutto il complesso, l’ex mulino e l’ex stalla. Venerdì scorso, 23 settembre, San Manno, l’antico monastero camaldolese alla periferia di Perugia, ha potuto riaprire anche la sua chiesa restaurata. A celebrare l’eucaristia che ha riaperto al culto la cappella del complesso c’era l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, don Francesco Medori, parroco di Ferro di Cavallo, e don Livio Tacchini, della diocesi di Città di Castello e membro della Comunità Magnificat. La storia del ‘progetto San Manno’, come viene chiamata dai membri della Comunità Magnificat che hanno in gestione il complesso, ha superato fasi anche difficili quando i Cavalieri di Malta, proprietari del complesso, pensavano di venderlo al Comune di Perugia nei primi anni Ottanta. La Comunità Magnificat, desiderava farne un centro di adorazione eucaristica e una casa per una comunità di vita di alcuni suoi membri, e chiese aiuto alla Curia di Perugia-Città della Pieve che riuscì ad ottenere dal Sovrano militare ordine di Malta un comodato gratuito per diversi anni. Così la Comunità ha iniziato l’attività dell’adorazione, spesso interrotta a causa dei lunghi lavori e della difficoltà nel reperimento di fondi. A parte, infatti, una sostanziosa offerta di alcune decine di milioni di vecchie lire fatta da un ordine religioso umbro, e i recenti contributi che la Regione ha stanziato per i danni causati dal terremoto del 1997, per un valore di circa 250.000 euro, la maggior parte dei lavori sono stati resi possibili grazie alle offerte costantemente versate dai membri della Magnificat e da benefattori vari. Un bene architettonico come Torre San Manno sta così riprendendo, anche se lentamente, la sua fisionomia. Lavori di restauro hanno interessato anche la tomba etrusca che sta alla base di tutto il complesso, importantissima per la sua volta perfetta in travertino, solo in parte rifatta, e per la lunga iscrizione etrusca che interessa una delle pareti. I prossimi lavori riguarderanno la parte abitabile, la vecchia casa rurale, e prenderanno il via non appena si raggiungerà il minimo di denaro necessario. Intanto, la Comunità Magnificat riprenderà l’attività di adorazione eucaristica nella chiesa, dopo undici anni dall’ultima volta in cui è stato esposto il Santissimo. A partire da lunedì 3 ottobre, ogni lunedì, l’esposizione del Santissimo Sacramento si terrà dalle 8 alle 18. Saranno le consacrate della Magnificat, che da un anno si sono trasferite nella Casa ‘Agnus Dei’ di Ferro di Cavallo, a occuparsi della custodia della cappella, le stesse consacrate che, da oltre venti anni – aiutate e sostenute dai membri della Comunità Magnificat – animano la cappella della Madonna della Luce in fondo a via dei Priori, in pieno centro storico a Perugia. Il complesso di San Manno Il complesso monumentale di San Manno si trova a circa cinque chilometri da Perugia, al centro del quartiere di Ferro di Cavallo. La parte più antica è costituita dalla tomba etrusca, un ambiente abbastanza grande, a volta in blocchi di travertino. Sulle pareti vi è un’iscrizione etrusca su tre righe, una delle più lunghe fra quelle conosciute. Al di sopra dell’Ipogeo del III secolo a.C., sono la chiesa e la torre risalenti al XIV secolo con, all’interno, affreschi del XIII secolo e un’opera (sempre affresco) di Scilla Piccinini del 1585. La casa rurale nasce nel 1512 con varie modifiche nei secoli. Nel 1900 circa verrà costruito il mulino nel lato nord della chiesa. Il Ciatti (Dalle memorie annali et istoriche delle cose di Perugia Etrusca) scrive che San Manno fu dapprima di proprietà dei Templari, poi nel 1307 residenza del Gran Maestro dell’Ordine Gerosolimitano di San Luca, oggi Cavalieri del Santo Sepolcro, e in ultimo, dal 1356, del Sovrano Militare Ordine di Malta, attuali proprietari. La Comunità Magnificat La Comunità Magnificat è un’associazione privata di fedeli riconosciuta dall’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. Nata a Perugia nel 1978 si è diffusa, nel corso degli anni, in varie diocesi d’Italia, tra le quali Torino, Milano, Cortona, Città di Castello, Foligno, Salerno, Foggia, Siracusa e Roma. Si sta formando un nucleo della Comunità anche a Bucarest, in Romania. La Comunità fa parte dell’associazione di fedeli ‘Rinnovamento nello Spirito santo’. Sono oltre 200 gli aderenti e un centinaio in cammino di discernimento: sono coniugati, preti e laici consacrati, giovani e anziani, vedovi e single. Tutti si impegnano, con l”alleanza’, a vivere le ‘quattro promesse’ di povertà, perdono permanente, costruzione dell’amore e servizio nei vari ambiti del quotidiano, nello stato di vita loro proprio. Finalità principali della Comunità sono la condivisione della vita in vari momenti di incontro, di preghiera e di formazione e revisione di vita; e l’evangelizzazione. Nella diocesi di Perugia-Città della Pieve la Comunità è presente nelle parrocchie dell’Elce, San Barnaba, Ponte Felcino e Marsciano. Altre diocesi umbre dove è presente la Comunità sono Foligno e Città di Castello.

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Storia e finalità della Confraternita del Buon Consiglio https://www.lavoce.it/storia-e-finalita-della-confraternita-del-buon-consiglio/ Thu, 30 Jan 2003 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2932 L’11 gennaio scorso nella chiesa del Buon Consiglio di Città di Castello si è riunita l’associazione storica dell’Alta Valle del Tevere, presieduta da Franco Polcri, alla presenza di molti soci del comprensorio. Il priore della confraternita Carlo Morini ci ha fatto conoscere la storia e le finalità di questo sodalizio che ebbe origine dalle “adunate” alla fine del 1’millennio. E’ una chiesa di riferimento per tutti gli ordini equestri eccetto Malta e i Templari che furono sospesi da papa Clemente V nel 1303. E’ anche detta compagnia della Buona Morte, perché i fratelli che ne facevano parte assolvevano al pietoso compito della sepoltura dei morti che, durante le frequenti e perniciose pestilenze del tempo venivano gettati in mezzo alla strada dai parenti attraverso la porta del morto, che poi chiudevano ermeticamente per timore del contagio. Questi “volontari”, il cui motto era: “Non nobis, Domine”, vestiti di sacconi bianchi, aspersi di calce viva con il volto coperto dal cappuccio pieno di salvia e di rosmarino per ovviare al fetore ripulivano le strade al posto di una inesistente Amministrazione civica. Appartenevano alla Confraternita anche membri delle famiglie nobili, quali i Bufalini, i Pierleoni, i Vitelli, i Bourbon del Monte ed altri. Il Conte della Porta, data la sua fragile costituzione pagava un robusto operaio per fare il lavoro in sua vece. La serie di costumi che i confratelli indossano nelle celebrazioni religiose e civili, posti su una serie di manichini a semicerchio ai lati dell’altare maggiore evocava queste presenze del passato. I confratelli non si conoscevano fra loro e lavoravano nell’anonimato. Ciascuno aveva la propria chiave e alla fine del servizio diceva: “Dio te ne renda merito perché mi hai fatto fare un’opera buona”. Città di Castello e Gubbio crearono le università dei mestieri. Era ritenuto un onore appartenere ad una confraternita che in genere associava la preghiera allo studio, alla difesa e alla protezione per cui era un dovere morale andare a difendere le mura urbiche o la Terrasanta. Tutti i combattenti di Città di Castello che lottarono contro i turchi provenivano da questa confraternita e se ne sono trovati anche alla battaglia di Lepanto. La chiesa del Buon Consiglio è a pianta irregolare e anticamente era costituita da due chiese una nella attuale sacrestia e una nell’attiguo mercato coperto. Alla sua sinistra si trovava il primo tribunale cittadino. Via del Popolo aveva, in effetti, 8 chiese e san Pellegrino Laziosi fu ospite di una cappellina di questa strada. La chiesa del Buon Consiglio è il 5’punto museale della città perché è dotata di un notevole numero di opere d’arte: una “Fuga in Egitto” del Barocci sul frontalino dell’altare maggiore, i cui sportelli sono di Rinaldo Rinaldi detto il Bernini. Sopra la lunetta “San Crescenziano a cavallo che uccide il drago”; una piccola Madonna di Scutari si trova sull’altare di sinistra. Venne portata a Città di Castello durante la guerra contro i turchi ed è richiesta dagli albanesi. Vi sono molte possibilità che “La sepoltura di Cristo”, che si trova sull’altare di destra, sia del Rosso Fiorentino. Marco Baldicchi, socio della Associazione ci mostra una fotocopia trovata nella vetrina di un negozio di Perugia, che è molto simile alla tavola che rappresenta Cristo portato al sarcofago. Dal curatore del gabinetto delle stampe e delle incisioni del museo di Amsterdam si è appreso che la fotocopia viene da una pubblicazione di incisioni stampata a Padova nel 1992. I grandi incisori prendevano a modello quadri famosi perché erano più facili da vendere: sarebbe interessante fare un esame riflessologico del quadro. E’ una composizione tipica del manierismo del ‘600. Il braccio abbandonato del Cristo può essere una citazione da Michelangelo. Da Firenze hanno risposto di vedere se sotto la pittura c’è un disegno originale da indagare con infrarossi. C’è scritto: tre croci sul Golgota e sullo sfondo la Gerusalemme ideale. Il Rosso all’epoca era nella vicina Sansepolcro, ospite del Vescovo che gli aveva messo a disposizione il sepulcrario della cattedrale per eseguire disegni anatomici. La tavola è un ex-voto, proveniente dalla casa di un nobile tifernate che è voluto rimanere anonimo. Si dice che se verrà rivelato il nome del donatore l’opera sarà ripresa immediatamente. La grande tela sulla destra che raffigura la Vergine con il Bambino che porge un giglio a santa Caterina d’Alessandria e Sant’Antonio è un’opera tardiva di Gianventura Borghesi come ci dice Valeria Bruschi, laureata in Conservazione di Beni culturali. Non è fra le opere migliori del Borghesi ed è bisognosa di una accurata pulitura perché è così scura da diventare difficilmente leggibile.

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Storia dei leggendari Cavalieri dal mantello bianco e dalla croce vermiglia https://www.lavoce.it/storia-dei-leggendari-cavalieri-dal-mantello-bianco-e-dalla-croce-vermiglia/ Thu, 18 Jul 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2570 Si è tenuto ad Orvieto, presso il chiostro di San Giovanni, la conferenza itinerante “I Templari fra realtà e leggenda”, organizzata dall’ordine dei Cavalieri di Cristo del Tempio di Gerusalemme, ordine internazionale dei Cavalieri templari, che ha riscosso grandi consensi di pubblico e di critica. Dopo una lunga serie di manifestazioni svoltesi in molte città italiane, da Asti a Catania, questa conferenza è approdata per la prima volta nella città di Orvieto, così densa di storia, dove i Templari erano all’epoca presenti in forze. Finalità della conferenza è stata quella di far conoscere gli aspetti storici, religiosi, eroici e leggendari di questi cavalieri con il mantello bianco e con ricamata la croce vermiglia, che hanno fatto ed ancora fanno la storia. La conferenza è stata presentata dal grande elemosiniere dell’Ordine, Maria Assunta Pioli, alla gradita presenza del gran siniscalco dell’Ordine, Paola Fabbri, è stata quindi data la parola al primo dei due relatori, Romualdo Luzi, storico, presidente del Consorzio biblioteche di Viterbo e componente del Comitato scientifico del Parco storico, archeologico ed ambientale d’Europa, il quale ha parlato della presenza templare ad Orvieto, e nella zona della Tuscia. Dopo ha preso la parola Maurizio Chiavari, gran maestro dell’Ordine internazionale del Tempio, architetto, archeologo, medievalista ed esperto europeo per lo studio dell’Ordine del Tempio. La sua esposizione è stata illuminante: parlando con linguaggio chiaro, semplice e lineare, della storia dell’Ordine, delle loro battaglie, delle loro missioni e delle loro leggende fiorite in questi secoli, fino ad arrivare, con tono trascinante e a volte commovente ad illustrare cosa significhi essere templari oggi e quali sono le finalità dell’Ordine. L’ordine dei Cavalieri di Cristo del Tempio di Gerusalemme, Ordine internazionale dei Cavalieri templari, afferma il gran maestro, Maurizio Chiavari, “si prefigge la riconquista di quei valori morali insiti in ogni uomo, e che ne fanno parte integrante, che sono stati smarriti a causa della pochezza della moralità e dello spirito della vera cavalleria, il ritrovare quel Signore che è in ognuno di noi, affinché si possa servirlo come ogni uomo dovrebbe e si prefigge la realizzazione di opere di carità e di beneficenza con la creazione di strutture e di infrastrutture per la sanità, la cultura, l’asilo ai poveri e ai più bisognosi. L’Ordine inoltre collabora strettamente con i sacerdoti ed i monaci cattolici per portare la parola di Cristo ovunque, su qualunque terra e sotto qualunque cielo”. 0Alla fine il gran Maestro ha ringraziato i presenti ed in particolare i fratelli dell’ordine del Santo Sepolcro, intervenuti alla conferenza, strappando altri applausi e grandi consensi.

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