sviluppo sostenibile Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sviluppo-sostenibile/ Settimanale di informazione regionale Fri, 20 Sep 2024 11:05:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg sviluppo sostenibile Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sviluppo-sostenibile/ 32 32 Pnrr Umbria. Grasselli: occasione da non perdere per cambiare https://www.lavoce.it/pnrr-umbria-grasselli-occasione-da-non-perdere-per-cambiare/ Sun, 02 May 2021 08:29:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60391

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) umbro, riguardante cioè l’Umbria, illustrato martedì 20 aprile, contiene 45 progetti strategici, di cui alcuni rilevanti per infrastrutture, innovazione ed economia verde, con i quali la Regione intende partecipare all’attuazione del Piano di ripresa e resilienza predisposto per il nostro Paese. Con questo Piano viene proposto il contributo dell’Umbria, le cui numerose criticità sono state più volte ricordate in questo giornale, a rendere se stessa e l’Italia “più equa, solidale, sostenibile, dinamica e innovativa”.

Partecipazione.

Per costruire appropriatamente un Piano che persegue gli obiettivi indicati, può ritenersi necessaria la partecipazione dei principali attori (Istituzioni, forze sociali, rappresentanze della società civile …) operanti nel territorio. Tale partecipazione può infatti in primo luogo accrescere la conoscenza delle criticità da compensare e delle opportunità da valorizzare, e inoltre rendere chiare sia la disponibilità effettiva delle risorse richieste al riguardo, che la presenza della determinazione necessaria per portare avanti le iniziative proposte. Ci si chiede, anche alla luce di carenze e critiche apparse su questo Piano nella stampa locale, riferite a mancanze segnalate e valutazioni non corrette, se questa procedura partecipativa sia stata seguita.

Sostenibilità.

Come ha osservato Enrico Giovannini, noto studioso di crescita sostenibile e attuale Ministro per le infrastrutture nel Governo Draghi, l’Italia non è su un sentiero di sviluppo di sostenibilità integrale, economica, sociale ed ambientale. Essa risulta distante dagli obiettivi fissati, nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per la povertà, la salute, l’energia, le disuguaglianze, le performance economiche, lo stato delle infrastrutture e delle città, la qualità dell’ambiente e delle istituzioni (E.Giovannini, L’utopia sostenibile, Laterza, 2018, p.74). E può ritenersi impossibile per l’Italia raggiungere gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile (gli SDGs, i 17 Sustainable Development Goals stabiliti nell’Agenda 2030) in assenza di una radicale trasformazione del “sistema paese”.

Visione.

Se si deve trasformare radicalmente il sistema, occorrerà per tutte le politiche una visione molto ampia dei problemi, in grado di modificare gli assetti di fondo della vita sociale ed economica (E.Giovannini, op.cit., pp.70-71). Di questa visione non si avverte una chiara presenza nel testo del Piano.

Solidarietà.

Per rendere l’Umbria più produttiva, più equa, più sostenibile, in linea con la cosiddetta Economia di Francesco, occorre una diffusa condivisione di valori di solidarietà, di protezione e promozione della persona, con un’azione concorde di tutte le agenzie educative, e l’assunzione effettiva di impegni di responsabilità sociale da parte delle imprese, insieme a relazioni sinceramente collaborative tra queste e i sindacati dei lavoratori. Tra le aree tematiche, elencate da Giovannini, su cui fondare politiche per uno sviluppo anche socialmente sostenibile, sono incluse povertà e disuguaglianze, nonché capitale umano, salute ed educazione, che avrebbero potuto trovare nel Piano uno sviluppo più significativo di quello loro assegnato. E si potrebbero aggiungere welfare e lavoro.

Cooperazione.

Si osservi infine che, come riconosce lo stesso Piano, realizzare questi progetti, una volta che essi siano stati approvati dal Governo centrale e dall’Europa, chiede che l’Umbria disponga di un’adeguata capacità programmatica ed amministrativa, semplifichi le norme e le procedure in vigore, sappia attuare una vera cooperazione (che vuol dire condivisione di obiettivi, di risorse, e di modo di operare) tra istituzioni e operatori pubblici e privati. E si ripropone l’urgenza di quella radicale trasformazione sopra auspicata.]]>

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) umbro, riguardante cioè l’Umbria, illustrato martedì 20 aprile, contiene 45 progetti strategici, di cui alcuni rilevanti per infrastrutture, innovazione ed economia verde, con i quali la Regione intende partecipare all’attuazione del Piano di ripresa e resilienza predisposto per il nostro Paese. Con questo Piano viene proposto il contributo dell’Umbria, le cui numerose criticità sono state più volte ricordate in questo giornale, a rendere se stessa e l’Italia “più equa, solidale, sostenibile, dinamica e innovativa”.

Partecipazione.

Per costruire appropriatamente un Piano che persegue gli obiettivi indicati, può ritenersi necessaria la partecipazione dei principali attori (Istituzioni, forze sociali, rappresentanze della società civile …) operanti nel territorio. Tale partecipazione può infatti in primo luogo accrescere la conoscenza delle criticità da compensare e delle opportunità da valorizzare, e inoltre rendere chiare sia la disponibilità effettiva delle risorse richieste al riguardo, che la presenza della determinazione necessaria per portare avanti le iniziative proposte. Ci si chiede, anche alla luce di carenze e critiche apparse su questo Piano nella stampa locale, riferite a mancanze segnalate e valutazioni non corrette, se questa procedura partecipativa sia stata seguita.

Sostenibilità.

Come ha osservato Enrico Giovannini, noto studioso di crescita sostenibile e attuale Ministro per le infrastrutture nel Governo Draghi, l’Italia non è su un sentiero di sviluppo di sostenibilità integrale, economica, sociale ed ambientale. Essa risulta distante dagli obiettivi fissati, nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per la povertà, la salute, l’energia, le disuguaglianze, le performance economiche, lo stato delle infrastrutture e delle città, la qualità dell’ambiente e delle istituzioni (E.Giovannini, L’utopia sostenibile, Laterza, 2018, p.74). E può ritenersi impossibile per l’Italia raggiungere gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile (gli SDGs, i 17 Sustainable Development Goals stabiliti nell’Agenda 2030) in assenza di una radicale trasformazione del “sistema paese”.

Visione.

Se si deve trasformare radicalmente il sistema, occorrerà per tutte le politiche una visione molto ampia dei problemi, in grado di modificare gli assetti di fondo della vita sociale ed economica (E.Giovannini, op.cit., pp.70-71). Di questa visione non si avverte una chiara presenza nel testo del Piano.

Solidarietà.

Per rendere l’Umbria più produttiva, più equa, più sostenibile, in linea con la cosiddetta Economia di Francesco, occorre una diffusa condivisione di valori di solidarietà, di protezione e promozione della persona, con un’azione concorde di tutte le agenzie educative, e l’assunzione effettiva di impegni di responsabilità sociale da parte delle imprese, insieme a relazioni sinceramente collaborative tra queste e i sindacati dei lavoratori. Tra le aree tematiche, elencate da Giovannini, su cui fondare politiche per uno sviluppo anche socialmente sostenibile, sono incluse povertà e disuguaglianze, nonché capitale umano, salute ed educazione, che avrebbero potuto trovare nel Piano uno sviluppo più significativo di quello loro assegnato. E si potrebbero aggiungere welfare e lavoro.

Cooperazione.

Si osservi infine che, come riconosce lo stesso Piano, realizzare questi progetti, una volta che essi siano stati approvati dal Governo centrale e dall’Europa, chiede che l’Umbria disponga di un’adeguata capacità programmatica ed amministrativa, semplifichi le norme e le procedure in vigore, sappia attuare una vera cooperazione (che vuol dire condivisione di obiettivi, di risorse, e di modo di operare) tra istituzioni e operatori pubblici e privati. E si ripropone l’urgenza di quella radicale trasformazione sopra auspicata.]]>
Pnrr. Manzotti (Cisl): ci sia più attenzione al lavoro https://www.lavoce.it/pnrr-manzotti-cisl-ci-sia-piu-attenzione-al-lavoro/ Thu, 29 Apr 2021 17:37:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60397

Digitalizzazione, inclusione, sanità, infrastrutture, economia circolare, istruzione e ricerca: sono questi i binari sui quali si muove il Pnrr.

Il contributo del sindacato

Anche se abbiamo riscontrato carenze in termini di corcertazione, dobbiamo sottolineare che questo documento nasce da un confronto con la Regione, nel quale il sindacato ha chiesto che si portasse avanti un processo di semplificazione, procedendo ad una sintesi tra le prospettate 645 idee progettuali. Ciò nella consapevolezza che l’elemento della sintesi è indispensabile soprattutto per quanto si passerà al momento operativo. Il piano, infatti, dovrà essere funzionale ad un reale rilancio dell’Umbria. Per questo chiediamo che il documento definitivo sia maggiormente organico, oltre a rinforzare il protagonismo della nostra regione nell’ idea di “Italia di Centro”. Tutto questo per uscire da una crisi che affonda le proprie radici nel 2008 e che la pandemia ha peggiorato.

Progettare l'Umbria di domani

Quella che si prospetta, con questo piano, è un’opportunità importante per progettare l’Umbria di domani, nella quale la Cisl Umbria vede protagonisti i giovani di oggi. Saranno proprio loro che coglieranno i frutti delle scelte giuste o pagheranno i conti di quelle sbagliate. Prima di tutto la sanità. La pandemia deve essere superata rivedendo il sistema sanitario, partendo dall’immediata attuazione degli accordi sottoscritti con la Regione. Nel Pnrr, poi, c’è la volontà di valorizzare alcune realtà ospedaliere e, con esse, la territorialità. Da rinforzare però la visione di insieme, l’organicità del progetto, per dare una maggiore rispondenza alle esigenze dei cittadini e soprattutto delle persone anziane e più fragili. L’inclusione, che per la Cisl Umbria rimane una delle priorità assolute, passa anche dalle infrastrutture, siano esse materiale o immateriali e dai servizi offerti alla collettività. Riguardo alle infrastrutture è necessario ripensare lo sviluppo della nostra regione, che si basa su piccole e piccolissime imprese, attraverso la diffusione in tutti i territori di internet veloce. Se così non sarà rimarranno delle zone più sviluppate e appetibili da un punto di vista produttivo e abitativo, ma soprattutto rimarrà una disparità (anche in termini di opportunità formative, anche in Dad) tra chi abita in città e chi nei paesi o comune in aree più marginali. Per sviluppare questi contesti, in primo luogo le aree interne, dobbiamo mantenere i servizi esistenti e implementare altri con una risposta concreta alle nuove esigenze che, in alcuni casi, dobbiamo cominciare a concepire come essenziali. Lo sviluppo dell’Umbria deveparire dai settori che prima della pandemia erano quelli portanti: oltre al settore dell’industria, c’è quello manifatturiero e quello turistico (che fa parte di una filiera più ampia che comprende anche cultura e ambiente). Quest’ultimo deve essere valorizzato -e comunicato efficacemente all’esterno- perseguendo le più tradizionali vocazioni territoriali, come quello della bellezza e spiritualità dei nostri borghi, integrandolo con le nuove tendenze come quelle salutistiche e sportive.

Poca attenzione al lavoro

La sostenibilità è la base dello sviluppo. Se nel Pnrr troviamo attenzione per l’economia circolare, che in Umbria presenta esperienze che potrebbero essere interessanti anche fuori regione, dall’altra non troviamo l’attenzione che ci saremmo aspettati per il tema del lavoro, soprattutto per quello femminile (il più colpito anche nel corso della pandemia) e quello giovanile (che se non arginato continuerà a far fuoriuscire troppi giovani dalla nostra Umbria). Un depauperamento del nostro territorio che non possiamo, e non vogliamo, più permetterci. Angelo Manzotti Segretario generale Cisl Umbria]]>

Digitalizzazione, inclusione, sanità, infrastrutture, economia circolare, istruzione e ricerca: sono questi i binari sui quali si muove il Pnrr.

Il contributo del sindacato

Anche se abbiamo riscontrato carenze in termini di corcertazione, dobbiamo sottolineare che questo documento nasce da un confronto con la Regione, nel quale il sindacato ha chiesto che si portasse avanti un processo di semplificazione, procedendo ad una sintesi tra le prospettate 645 idee progettuali. Ciò nella consapevolezza che l’elemento della sintesi è indispensabile soprattutto per quanto si passerà al momento operativo. Il piano, infatti, dovrà essere funzionale ad un reale rilancio dell’Umbria. Per questo chiediamo che il documento definitivo sia maggiormente organico, oltre a rinforzare il protagonismo della nostra regione nell’ idea di “Italia di Centro”. Tutto questo per uscire da una crisi che affonda le proprie radici nel 2008 e che la pandemia ha peggiorato.

Progettare l'Umbria di domani

Quella che si prospetta, con questo piano, è un’opportunità importante per progettare l’Umbria di domani, nella quale la Cisl Umbria vede protagonisti i giovani di oggi. Saranno proprio loro che coglieranno i frutti delle scelte giuste o pagheranno i conti di quelle sbagliate. Prima di tutto la sanità. La pandemia deve essere superata rivedendo il sistema sanitario, partendo dall’immediata attuazione degli accordi sottoscritti con la Regione. Nel Pnrr, poi, c’è la volontà di valorizzare alcune realtà ospedaliere e, con esse, la territorialità. Da rinforzare però la visione di insieme, l’organicità del progetto, per dare una maggiore rispondenza alle esigenze dei cittadini e soprattutto delle persone anziane e più fragili. L’inclusione, che per la Cisl Umbria rimane una delle priorità assolute, passa anche dalle infrastrutture, siano esse materiale o immateriali e dai servizi offerti alla collettività. Riguardo alle infrastrutture è necessario ripensare lo sviluppo della nostra regione, che si basa su piccole e piccolissime imprese, attraverso la diffusione in tutti i territori di internet veloce. Se così non sarà rimarranno delle zone più sviluppate e appetibili da un punto di vista produttivo e abitativo, ma soprattutto rimarrà una disparità (anche in termini di opportunità formative, anche in Dad) tra chi abita in città e chi nei paesi o comune in aree più marginali. Per sviluppare questi contesti, in primo luogo le aree interne, dobbiamo mantenere i servizi esistenti e implementare altri con una risposta concreta alle nuove esigenze che, in alcuni casi, dobbiamo cominciare a concepire come essenziali. Lo sviluppo dell’Umbria deveparire dai settori che prima della pandemia erano quelli portanti: oltre al settore dell’industria, c’è quello manifatturiero e quello turistico (che fa parte di una filiera più ampia che comprende anche cultura e ambiente). Quest’ultimo deve essere valorizzato -e comunicato efficacemente all’esterno- perseguendo le più tradizionali vocazioni territoriali, come quello della bellezza e spiritualità dei nostri borghi, integrandolo con le nuove tendenze come quelle salutistiche e sportive.

Poca attenzione al lavoro

La sostenibilità è la base dello sviluppo. Se nel Pnrr troviamo attenzione per l’economia circolare, che in Umbria presenta esperienze che potrebbero essere interessanti anche fuori regione, dall’altra non troviamo l’attenzione che ci saremmo aspettati per il tema del lavoro, soprattutto per quello femminile (il più colpito anche nel corso della pandemia) e quello giovanile (che se non arginato continuerà a far fuoriuscire troppi giovani dalla nostra Umbria). Un depauperamento del nostro territorio che non possiamo, e non vogliamo, più permetterci. Angelo Manzotti Segretario generale Cisl Umbria]]>
Sviluppo sostenibile. Un appello a tutti gli attori sociali perché l’Umbria diventi “Bes” https://www.lavoce.it/sviluppo-sostenibile-bes/ Mon, 18 Feb 2019 12:00:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54041 bes

Uno sviluppo sostenibile implica un cambiamento profondo nelle modalità di produzione e di consumo, di creazione di lavoro, di gestione delle istituzioni, di generazione del benessere personale e sociale.

Per questo scopo sono richiesti tre fattori: in primo luogo, la tecnologia più appropriata ad assicurare sostenibilità; in secondo luogo, il mutamento di mentalità richiesto per produrre tale cambiamento; in terzo luogo, un sistema adeguato di governo (con coinvolgimento dei principali attori sociali) dei processi economici e sociali all’origine di tutto questo.

Una tale dinamica, per la sua pervasività, richiede una diffusa partecipazione dal basso dei protagonisti di tali processi (dai politici ai consumatori, alle imprese, alle organizzazioni non-profit), che devono condividere una visione integrata dello sviluppo, dai temi della produttività e dell’ambiente a quelli del contrasto alla povertà.

E questo - come osserva l’esperto E. Giovannini - è un requisito molto difficile da riscontrare nella situazione odierna, in cui si propongono visioni riduttive e ipersemplificate dello sviluppo, perlopiù concentrate sugli aspetti economici.

Umbria: alti e bassi

Occorre dunque un cammino ancora lungo e un processo educativo diffuso perché il nostro Paese, a tutt’oggi lontano (come ricordato negli articoli precedenti) dagli obiettivi di uno sviluppo sostenibile, possa ritenersi percorrere un sentiero che a questo chiaramente conduca.

Per seguire comunque la situazione, e tener conto delle molteplici necessità di intervento, può essere opportuna la considerazione degli indicatori messi a punto dall’Asvis (Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile, istituita nel 2016), che ci consentono qualche progresso nel configurare la collocazione dell’Umbria sotto il profilo della sostenibilità (già esaminata negli articoli precedenti in base al Rapporto 2018 sul Bes in Italia).

Essi si riferiscono agli Obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030, che vanno dalla sconfitta della povertà alla lotta contro il cambiamento climatico, come li abbiamo elencati su La Voce del 25 gennaio; ciascuno di essi essendo misurato da un indicatore composito.

Nel Rapporto 2018 dell’Asvis viene rappresentato per l’Umbria (come per tutte le altre regioni d’Italia), per ogni Obiettivo, per il periodo 2010-2016, l’andamento dell’indicatore regionale rispetto a quello nazionale (negli articoli precedenti il confronto, nel Rapporto Bes, era tra i livelli, nazionali e regionali, o tra percentuali, nel 2017).

Rispetto alla situazione dell’Italia nel 2010, si osserva per l’Umbria una condizione migliore per gli Obiettivi 4 (istruzione di qualità, con un andamento fortemente crescente), 5 (parità di genere), 7 (energia pulita e accessibile), 10 (disuguaglianze).

Si registra invece una dinamica peggiore del dato umbro rispetto a quello italiano in corrispondenza degli Obiettivi 3 (salute e benessere, anche a causa di un forte aumento del tasso di mortalità per incidenti stradali), 8 (lavoro dignitoso e crescita economica, per la minor crescita del Pil reale, e per l’aumento del tasso di disoccupazione e dei giovani senza lavoro), 9 (imprese, innovazione e infrastrutture, su cui rimando ai dati Bes dell’articolo precedente), 11 (città e comunità sostenibili e resilienti, per una minor qualità delle abitazioni).

Anche alla luce di queste indicazioni, e di quelle formulate dal Rapporto Bes, è opportuno considerare il recente Documento di economia e finanza (Defr) della Regione Umbria 2019-2021 (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

Pierluigi Grasselli

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bes

Uno sviluppo sostenibile implica un cambiamento profondo nelle modalità di produzione e di consumo, di creazione di lavoro, di gestione delle istituzioni, di generazione del benessere personale e sociale.

Per questo scopo sono richiesti tre fattori: in primo luogo, la tecnologia più appropriata ad assicurare sostenibilità; in secondo luogo, il mutamento di mentalità richiesto per produrre tale cambiamento; in terzo luogo, un sistema adeguato di governo (con coinvolgimento dei principali attori sociali) dei processi economici e sociali all’origine di tutto questo.

Una tale dinamica, per la sua pervasività, richiede una diffusa partecipazione dal basso dei protagonisti di tali processi (dai politici ai consumatori, alle imprese, alle organizzazioni non-profit), che devono condividere una visione integrata dello sviluppo, dai temi della produttività e dell’ambiente a quelli del contrasto alla povertà.

E questo - come osserva l’esperto E. Giovannini - è un requisito molto difficile da riscontrare nella situazione odierna, in cui si propongono visioni riduttive e ipersemplificate dello sviluppo, perlopiù concentrate sugli aspetti economici.

Umbria: alti e bassi

Occorre dunque un cammino ancora lungo e un processo educativo diffuso perché il nostro Paese, a tutt’oggi lontano (come ricordato negli articoli precedenti) dagli obiettivi di uno sviluppo sostenibile, possa ritenersi percorrere un sentiero che a questo chiaramente conduca.

Per seguire comunque la situazione, e tener conto delle molteplici necessità di intervento, può essere opportuna la considerazione degli indicatori messi a punto dall’Asvis (Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile, istituita nel 2016), che ci consentono qualche progresso nel configurare la collocazione dell’Umbria sotto il profilo della sostenibilità (già esaminata negli articoli precedenti in base al Rapporto 2018 sul Bes in Italia).

Essi si riferiscono agli Obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030, che vanno dalla sconfitta della povertà alla lotta contro il cambiamento climatico, come li abbiamo elencati su La Voce del 25 gennaio; ciascuno di essi essendo misurato da un indicatore composito.

Nel Rapporto 2018 dell’Asvis viene rappresentato per l’Umbria (come per tutte le altre regioni d’Italia), per ogni Obiettivo, per il periodo 2010-2016, l’andamento dell’indicatore regionale rispetto a quello nazionale (negli articoli precedenti il confronto, nel Rapporto Bes, era tra i livelli, nazionali e regionali, o tra percentuali, nel 2017).

Rispetto alla situazione dell’Italia nel 2010, si osserva per l’Umbria una condizione migliore per gli Obiettivi 4 (istruzione di qualità, con un andamento fortemente crescente), 5 (parità di genere), 7 (energia pulita e accessibile), 10 (disuguaglianze).

Si registra invece una dinamica peggiore del dato umbro rispetto a quello italiano in corrispondenza degli Obiettivi 3 (salute e benessere, anche a causa di un forte aumento del tasso di mortalità per incidenti stradali), 8 (lavoro dignitoso e crescita economica, per la minor crescita del Pil reale, e per l’aumento del tasso di disoccupazione e dei giovani senza lavoro), 9 (imprese, innovazione e infrastrutture, su cui rimando ai dati Bes dell’articolo precedente), 11 (città e comunità sostenibili e resilienti, per una minor qualità delle abitazioni).

Anche alla luce di queste indicazioni, e di quelle formulate dal Rapporto Bes, è opportuno considerare il recente Documento di economia e finanza (Defr) della Regione Umbria 2019-2021 (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce). 

Pierluigi Grasselli

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COP21. La posta in gioco? L’unica casa comune. Protagonista: l’intera famiglia umana https://www.lavoce.it/cop21-la-posta-in-gioco-lunica-casa-comune-protagonista-lintera-famiglia-umana/ Thu, 17 Dec 2015 17:07:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44781

Nella serata di sabato 12 dicembre a Parigi è stato approvato il testo di un accordo “storico”, come lo hanno definito in molti, per limitare il cambiamento climatico. Un risultato per nulla scontato sino alle ultime ore della Conferenza delle Parti in cui da 21 anni, sotto l’egida delle Nazioni Unite, a fronte dei richiami sempre più pressanti degli scienziati, si sta cercando di giungere a un patto globale per limitare la febbre del Pianeta. L’accordo di Parigi stabilisce l’obiettivo di mantenere l’aumento di temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno a portare avanti sforzi per limitare l'aumento di temperatura a 1.5 °C, raccomandazione corale degli scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Ciò potrà essere conseguito attraverso un drastico taglio delle emissioni di gas serra (tra cui la CO2 ma anche il black carbon, lo smog e gli inquinanti a vita breve) che sarà monitorato con un meccanismo di controllo quinquennale. L’accordo stabilisce anche lo stanziamento di un fondo di 100 miliardi l’anno per decarbonizzare l’economia e attivare meccanismi internazionali per l’adattamento e lo sviluppo sostenibile nei paesi più vulnerabili e più poveri. Si tratta certamente del primo passo di un cammino lungo e per nulla semplice: tuttavia l’accordo di Parigi assume una portata storica nella lotta al cambiamento climatico, emblema della crisi ambientale globale e locale, in quanto è ad oggi l’unico testo “universale” sul clima, approvato da 195 Paesi, che, pur partendo da posizioni differenti in termini di impronta ecologica e responsabilità storiche sull’effetto serra, e pur subendo diverse conseguenze dal cambiamento climatico, hanno deciso di siglare una patto comune per cambiare rotta rispetto a quella che guida l’attuale modello di sviluppo, a ragione definita “suicidio” da Papa Francesco. La pressione esercitata dall’opinione pubblica e dai leader religiosi ha giocato un ruolo importante nelle conquiste dell’accordo di Parigi, in cui si menziona il concetto di giustizia climatica e si dà un segnale forte verso l’affrancamento dalle fonti fossili mediante e nuovi e più equi modelli di sviluppo. L’accordo di Parigi per la prima volta sancisce inequivocabilmente il legame tra cambiamento climatico, conseguenza di uso indiscriminato di risorse, e povertà, correlandone così anche la soluzione, che passa attraverso il riconoscimento della causa primaria della attuale crisi ambientale e umana: l’inequità planetaria1. Ovviamente c’è ancora molto da fare, e l’accordo di Parigi è sotto alcuni aspetti debole e incompleto: sancisce che i Paesi debbano periodicamente fare il punto circa l’implementazione degli impegni ma il primo “Global Stocktake” è fissato per il lontano 2023; in merito al “fondo verde” che i Paesi ricchi dovranno mettere a disposizione di quelli in via di sviluppo, non ci sono indicazioni attuative nè procedure operative; non ci sono sanzioni economiche per i Paesi che non dovessero rispettare gli impegni presi. A tal riguardo, un ruolo fondamentale sarà però svolto dalla società civile, dalle associazioni e ONG che da anni si impegnano contro la crisi ambientale, dai cittadini. Sarà compito della “cittadinanza ecologica”2 mettere i Governi di fronte agli impegni sottoscritti a Parigi di fronte al mondo e chiederne conto: qualunque politica non potrebbe reggere la spinta travolgente di una consapevolezza ecologica sempre più diffusa, soprattutto tra le giovani generazioni. Si fa riferimento ai diritti umani solo nelle premesse, così come non compare il concetto di clima come “bene comune”, benchè nel preambolo siano stati mantenuti i riferimenti al diritto alla salute, alle comunità locali, ai migranti, ai bambini, alle donne, al diritto allo sviluppo e all’equità intergenerazionale. Non vi sono espliciti riferimenti alle responsabilità storiche e al debito ecologico che i Paesi artefici in maggiore misura della crisi climatica dovrebbero pagare alle nazioni meno responsabili. Per quanto riguarda le attività di cooperazione per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’accordo di Parigi punta sui meccanismi di trasferimento tecnologico e di capacity building (processo di sviluppo sostenibile dall’interno che può essere potenziato o accelerato da apporti esterni in grado di favorire il rafforzamento delle potenzialità attraverso l’utilizzo di capacità già esistenti). E’ stato esplicitato l’obiettivo ambizioso di raggiungere la “neutralità” delle emissioni, ovvero emissioni di gas effetto serra nette pari a zero, nella seconda metà del secolo. L’accordo di Parigi è una “legge quadro” di portata storica per ambizione, obiettivi, coralità: ora ciascuno (governi, istituzioni, ma anche associazioni e cittadini) è chiamato a scriverne i “decreti attuativi”.]]>

Nella serata di sabato 12 dicembre a Parigi è stato approvato il testo di un accordo “storico”, come lo hanno definito in molti, per limitare il cambiamento climatico. Un risultato per nulla scontato sino alle ultime ore della Conferenza delle Parti in cui da 21 anni, sotto l’egida delle Nazioni Unite, a fronte dei richiami sempre più pressanti degli scienziati, si sta cercando di giungere a un patto globale per limitare la febbre del Pianeta. L’accordo di Parigi stabilisce l’obiettivo di mantenere l’aumento di temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno a portare avanti sforzi per limitare l'aumento di temperatura a 1.5 °C, raccomandazione corale degli scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Ciò potrà essere conseguito attraverso un drastico taglio delle emissioni di gas serra (tra cui la CO2 ma anche il black carbon, lo smog e gli inquinanti a vita breve) che sarà monitorato con un meccanismo di controllo quinquennale. L’accordo stabilisce anche lo stanziamento di un fondo di 100 miliardi l’anno per decarbonizzare l’economia e attivare meccanismi internazionali per l’adattamento e lo sviluppo sostenibile nei paesi più vulnerabili e più poveri. Si tratta certamente del primo passo di un cammino lungo e per nulla semplice: tuttavia l’accordo di Parigi assume una portata storica nella lotta al cambiamento climatico, emblema della crisi ambientale globale e locale, in quanto è ad oggi l’unico testo “universale” sul clima, approvato da 195 Paesi, che, pur partendo da posizioni differenti in termini di impronta ecologica e responsabilità storiche sull’effetto serra, e pur subendo diverse conseguenze dal cambiamento climatico, hanno deciso di siglare una patto comune per cambiare rotta rispetto a quella che guida l’attuale modello di sviluppo, a ragione definita “suicidio” da Papa Francesco. La pressione esercitata dall’opinione pubblica e dai leader religiosi ha giocato un ruolo importante nelle conquiste dell’accordo di Parigi, in cui si menziona il concetto di giustizia climatica e si dà un segnale forte verso l’affrancamento dalle fonti fossili mediante e nuovi e più equi modelli di sviluppo. L’accordo di Parigi per la prima volta sancisce inequivocabilmente il legame tra cambiamento climatico, conseguenza di uso indiscriminato di risorse, e povertà, correlandone così anche la soluzione, che passa attraverso il riconoscimento della causa primaria della attuale crisi ambientale e umana: l’inequità planetaria1. Ovviamente c’è ancora molto da fare, e l’accordo di Parigi è sotto alcuni aspetti debole e incompleto: sancisce che i Paesi debbano periodicamente fare il punto circa l’implementazione degli impegni ma il primo “Global Stocktake” è fissato per il lontano 2023; in merito al “fondo verde” che i Paesi ricchi dovranno mettere a disposizione di quelli in via di sviluppo, non ci sono indicazioni attuative nè procedure operative; non ci sono sanzioni economiche per i Paesi che non dovessero rispettare gli impegni presi. A tal riguardo, un ruolo fondamentale sarà però svolto dalla società civile, dalle associazioni e ONG che da anni si impegnano contro la crisi ambientale, dai cittadini. Sarà compito della “cittadinanza ecologica”2 mettere i Governi di fronte agli impegni sottoscritti a Parigi di fronte al mondo e chiederne conto: qualunque politica non potrebbe reggere la spinta travolgente di una consapevolezza ecologica sempre più diffusa, soprattutto tra le giovani generazioni. Si fa riferimento ai diritti umani solo nelle premesse, così come non compare il concetto di clima come “bene comune”, benchè nel preambolo siano stati mantenuti i riferimenti al diritto alla salute, alle comunità locali, ai migranti, ai bambini, alle donne, al diritto allo sviluppo e all’equità intergenerazionale. Non vi sono espliciti riferimenti alle responsabilità storiche e al debito ecologico che i Paesi artefici in maggiore misura della crisi climatica dovrebbero pagare alle nazioni meno responsabili. Per quanto riguarda le attività di cooperazione per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’accordo di Parigi punta sui meccanismi di trasferimento tecnologico e di capacity building (processo di sviluppo sostenibile dall’interno che può essere potenziato o accelerato da apporti esterni in grado di favorire il rafforzamento delle potenzialità attraverso l’utilizzo di capacità già esistenti). E’ stato esplicitato l’obiettivo ambizioso di raggiungere la “neutralità” delle emissioni, ovvero emissioni di gas effetto serra nette pari a zero, nella seconda metà del secolo. L’accordo di Parigi è una “legge quadro” di portata storica per ambizione, obiettivi, coralità: ora ciascuno (governi, istituzioni, ma anche associazioni e cittadini) è chiamato a scriverne i “decreti attuativi”.]]>
Recuperati i crediti siciliani: scenari di ripresa e di sviluppo https://www.lavoce.it/recuperati-i-crediti-siciliani-scenari-di-ripresa-e-di-sviluppo/ Fri, 09 Oct 2015 11:48:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43782 L'impianto Geseenu di Ponte Rio
L’impianto Geseenu di Ponte Rio

I vertici di Gesenu hanno incontrato, nei giorni scorsi, la stampa presso la sala riunioni della sede operativa di via della Pallotta a Perugia. Il presidente Luca Marconi e l’Amministratore delegato di Gesenu S.p.A. Silvio Gentile, hanno delineato il percorso che ha condotto l’azienda a ritrovare un ruolo stabile e centrale nel proprio settore di intervento, sempre più determinante per lo sviluppo sostenibile, per l’occupazione e per dare risposte alla domanda di servizi efficienti e qualificati nel territorio. Si è parlato di come dal primo Piano industriale presentato a dicembre 2014, si stia andando verso gli obiettivi dichiarati. L’azione di efficientamento complessivo ha influito positivamente, concorrendo ad evitare esuberi di personale pur in una situazione finanziaria molto critica. Anche gli investimenti sono garantiti. L’azienda si prepara ad investire 20 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti sul territorio e per costruirne di nuovi, dopo avere recuperato 40 milioni di un credito vantato in Sicilia. Gentile ha poi sottolineato che i 20 milioni di euro saranno destinati in particolare al polo di Ponte Rio, a Perugia, e alla realizzazione di un nuovo impianto di compostaggio a Pietramelina quale evoluzione di quello esistente per cui si è ormai entrati in fase di progettazione definitiva e di completamento dell’iter autorizzatorio. In agenda anche l’avvio del nuovo centro di raccolta per il centro storico di Perugia (“consentirà di migliorare il servizio” ha sottolineato Marconi) e l’apertura degli uffici per le pratiche amministrative.

Gentile ha evidenziato come l’incasso della maggior parte dei crediti siciliani rientri nella più complessiva operazione di “razionalizzazione” in corso del gruppo Gesenu, sottolineando come “siano già state liquidate 12 società e ora si voglia dismettere, ma non regalare, anche quella egiziana”. “Continua – ha poi detto l’amministratore delegato – la rifocalizzazione dell’azienda sui territori di appartenenza. Abbiamo ristrutturato senza produrre esuberi. Non abbiamo fatto macelleria sociale”. Sul fronte dei rapporti sindacali, il presidente ha detto che “è stato riaperto il dialogo”. “Ora – ha aggiunto – sta ad entrambe le parti dimostrare responsabilità”. I vertici della Gesenu hanno anche parlato di “sensibilità molto elevata” dei cittadini per quanto riguarda l’educazione ambientale.

Tra le novità sottolineate nel corso dell’incontro anche la delibera per avviare una procedura “ancora più trasparente” in tema di acquisti, pur in assenza di vincoli normativi”. Rifiuti, dunque, come economia circolare che giova al territorio e raccolta differenziata proiettata a raggiungere standard sempre più utili a trovare il punto di incontro con l’economicità dei sistemi. Gesenu ha offerto con questo incontro l’occasione di massima trasparenza per comunicare un progetto imprenditoriale che coinvolge in modo dinamico e costante il territorio.

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Ritorno alla terra con colture green https://www.lavoce.it/ritorno-alla-terra-con-colture-green/ Thu, 01 Oct 2015 09:39:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43567 FaLaCosaGiusta_319Sarà un weekend di “ritorno alla terra” quello in programma dal 2 al 4 ottobre, presso il polo espositivo Umbriafiere di Bastia Umbra, grazie alla seconda edizione di “Fa’ la cosa giusta!”, la fiera del consumo consapevole e degli stili di vita sostenibili.

Una tre-giorni di eventi gratuiti non-stop per capire che la sostenibilità “è giusta, è bella e produce profitti economici”, come spiega Nicoletta Gasbarrone, presidente dell’evento.

“Vivere e lavorare in maniera sostenibile – sottolinea -, sia dal punto di vista economico-sociale che ambientale, non è un’utopia, bensì un’alternativa già possibile e, in molti casi, un’esperienza di successo imprenditoriale. L’obiettivo di questo evento è proprio far capire e conoscere ciò alle persone. Già lo scorso anno abbiamo avuto una risposta di pubblico veramente positiva, che non ci aspettavamo, a riprova che si tratta di un argomento che interessa e coinvolge”.

Il tema di quest’anno è proprio “Ritorniamo alla terra”, inteso come esaltazione della vocazione agricola dell’Umbria, come visione della terra quale fonte di vita e di salute, ma anche come nuova forma di reddito nell’agricoltura sostenibile. “L’evento – spiega ancora Gasbarrone – si struttura su tre pilastri fondamentali: la fiera vera e propria con la mostra mercato di prodotti e servizi green, il programma culturale che prevede convegni, dibattiti, seminari ecc., e il progetto scuole con laboratori dedicati alle classi di ogni ordine e grado”.

A organizzare l’evento, insieme a Fair Lab, c’è anche Umbriafiere, in veste non solo di spazio espositivo quindi, ma di vero e proprio partner. “Subito entusiasti di questo progetto fin dall’anno scorso – ha sottolineato il presidente di Umbriafiere spa, Lazzaro Bogliari -, quest’anno abbiamo deciso di ampliare lo spazio dai 5.000 metri quadrati della passata edizione agli attuali 10.000, con la prospettiva di arrivare il prossimo anno a coprire tutti i 15.000 metri quadrati di Umbriafiere. In contemporanea con ‘Fa’ la cosa giusta’ organizzeremo ‘Così in Terra’, nuova fiera dedicata alle piante autoctone e alle fibre naturali, che sarà presentata sabato 3 ottobre, alle 12, presso l’Umbriafiere”.

“Fa’ la cosa giusta!” è stato realizzato anche grazie al al contributo della Regione. “La presenza della nostra istituzione – ha spiegato l’assessore all’Ambiente, agricoltura e cultura Cecchini – non è una presenza formale ma attiva. Saremo presenti con gli assessorati della Salute e del Turismo in attività di promozione, informazione e consulenza”.

Spazi per sanità, cultura e lavoro

Alcune segnalazioni tra i tanti eventi presenti alla fiera “Fa’ la cosa giusta!” a Bastia Umbra

Il programma di “Fa’ la cosa giusta!” si presenta ricchissimo di appuntamenti con più di 200 eventi gratuiti: seminari, workshop, dibattiti, educazione e didattica, dimostrazioni, presentazioni, mostre, convegni, cooking show, laboratori pratici. Al centro degli eventi la mostra mercato con 200 stand, divisa in aree tematiche: Abitare sostenibile, Buono da mangiare, Mobilità nuova, Ethical fashion, Cosmesi naturale e biologica, Viaggiare, Editoria, Servizi etici, Il pianeta dei piccoli, Cittadinanza e partecipazione e una area Vegan, il VeganOk Expo.

La Regione Umbria sarà presente con lo “spazio +”, area dedicata all’informazione sui temi energetici, un vero e proprio centro informativo dove i cittadini potranno conoscere vantaggi e soluzioni per i loro consumi privati, ma anche opportunità in ambito ambientale e di incentivi per le imprese. La Sanità interverrà con il progetto, coordinato dal Servizio prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare della Regione, denominato “Piazza della salute”, un’area dove i cittadini potranno confrontarsi “in tempo reale” con il Servizio sanitario regionale, informarsi e trovare risposta su importanti di salute come la prevenzione, attraverso la pratica degli screening, delle malattie tumorali.

Presenti in fiera anche specifici spazi di promozione della salute dedicati, il primo, al rapporto tra à fisica e salute delle persone e, il secondo, al tema della alimentazione. Nel programma culturale, segnaliamo venerdì 2 ottobre, dalle 18, l’incontro “L’accoglienza dei richiedenti asilo ai tempi del filo spinato”, esperimenti di solidarietà, pratiche dei diritti e integrazione sociale nei progetti Sprar e Nuova emergenza dell’Umbria per i richiedenti asilo.

Venerdì 2 ottobre, dalle 15 alle 18, in collaborazione con l’assessorato al Turismo della Regione, è in programma l’incontro “Il turismo responsabile”, per una giusta interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori, con le esperienze degli operatori del settore. Sul tema del lavoro, sabato 3, dalle 15, l’iniziativa “#dagrande – Sfrutta la crisi! Scopri nuove opportunità professionali”, per capire come orientarsi e trovare lavoro insieme ai giovani che hanno partecipato al programma Garanzia giovani. Ancora sabato, alle 16.30, sul tema ambientale si parlerà di “Economia circolare per un nuovo modello di società”, dal rifiuto al riutilizzo, come lo scarto diventa risorsa, insieme a esperti dell’Arpa Umbria, Novamont, Legambiente e Kyoto Club.

Per info e programma completo: www.falacosagiustaumbria.it

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La virtù ecologica https://www.lavoce.it/la-virtu-ecologica/ Wed, 30 Sep 2015 14:17:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43556 Un momento della serata
Un momento della serata

La sala Santo Stefano del palazzo vescovile ha ospitato, lunedì scorso, l’appuntamento di Ospedale da campo sul tema “Laudato si’: ecologia integrale”.

Relatori per l’occasione madre Adeodata Spadavecchia abbadessa del monastero benedettino di Citerna, Pierluigi Bruschi vice direttore della Caritas diocesana e l’imprenditore Valentino Mercati.

È madre Adeodata ad aprire la riflessione sul testo del Papa che, dice, è un messaggio rivolto a tutti, ai cristiani in primo luogo. Il Pontefice invita a fare un salto di qualità perché l’ecologia integrale va vissuta, e la stessa cura della “casa comune” – concetto che attraversa tutto il testo – è un’azione, non semplicemente un’idea.

L’enciclica insiste sull’equilibrio tra relazione naturale e spirituale e sulla responsabilità personale di cui tutti sono portatori, anche con azioni che possono apparire banali come comprare qualcosa.

“La lettura dell’enciclica – dice madre Adeodata – è un’avventura spirituale che ci ricorda che essere cristiani significa anche puntare su un altro stile di vita, e coltivare quella che il Papa definisce la virtù ecologica. Nella preghiera, il credente, deve trovare la forza per la conversione ecologica”.

Il secondo intervento della serata è guidato da Pierluigi Bruschi che apre sull’approccio rivoluzionario dell’enciclica: “Una rivoluzione mite, che chiama in causa le responsabilità dell’uomo”. L’economia oggi usa come misura il livello dei consumi. Rivoluzionario è l’approccio a una vita diversa in cui si produce il necessario e non lo spreco, si migliora la qualità della vita e delle relazioni umane. “Dopo le parole dell’enciclica – ha detto – alcune cose mi sono apparse più chiare, come l’urgenza di essere operativi, fare un passo avanti rispetto alla pura assistenza. In particolar modo il ripristino della attività della natura, abbandonate per dar seguito all’economia di scala che ha svuotato le colline per portare tutti in città”.

Bruschi accenna ad alcune linee sulle quali sarebbe opportuno procedere: lavorare sulla formazione degli adolescenti, recuperare a livello zonale tradizioni e territorio, produrre autonomamente su terreni e case abbandonate. “La natura oggi è ancora in grado di soddisfare i bisogni dell’uomo: è un dovere etico e cristiano garantire l’accesso al cibo quale bene primario e non quale merce oggetto di speculazione. Il ripristino di una società inclusiva rappresenterebbe un vantaggio sociale enorme”.

Gli interventi di riflessione sono stati conclusi da Valentino Mercati che si è detto molto toccato dal testo del Pontefice: “C’è qualcosa di superiore all’uomo, in queste parole”.

Un progresso – ha aggiunto – che non può essere letto nel contesto sociale è contrario all’uomo. È un progresso involutivo che deforma la realtà della natura mettendo seriamente in pericolo la vita sulla Terra. Il pianeta è ora ricoperto di sostanze artificiali frutto di un’evoluzione anomala e squilibrata; sostanze che non si degradano e violano la Terra in modo irrecuperabile.

Secondo alcuni studiosi, riferisce Mercati, se entro vent’anni non si inverte la rotta, non sarà più possibile tornate indietro, immettendo così l’uomo nel sentiero dell’estinzione. “In questo contesto, l’enciclica è un messaggio di speranza e di soccorso. Il Papa ha detto con coraggio ciò che nessuno ci dice, né il mondo della politica, né quello della finanza o delle imprese, tutti presi a inseguire l’incremento costante dei consumi anche a scapito della salute dell’uomo e dell’armonia della Terra”.

L’enciclica

La Laudato si’, enciclica sulla cura della casa comune di Papa Francesco, fornisce uno spunto di riflessione su un argomento ampio e non banale. Non è infatti semplicemente una questione ecologica quella riferita dal Pontefice ma la ben più complessa valutazione della necessità di prendersi cura della “casa comune” in cui ambiente e abitanti sono un tutt’uno entro un sistema integrale. Il testo si trova in commercio in molte edizioni diverse, dalle più semplici a quelle arricchite di commenti e prefazioni di personaggi vari. È una lettura intensa ma accessibile e comprensibile, consigliata a tutti per una riflessione su certi aspetti della vita naturale e spirituale che a volte sfuggono o che vengono dati per scontati, ma che il Papa ci invita ad approfondire.

 

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L’economia della natura https://www.lavoce.it/leconomia-della-natura/ Tue, 15 Sep 2015 13:50:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43247 Un momento dell’incontro
Un momento dell’incontro

Cita più volte l’enciclica di Papa Francesco, Gianni Tamino, nel suo intervento al convegno de L’altrapagina del fine settimana scorso.

“La lettura di Laudato si’ – dice – è l’unica nota di speranza che ci viene offerta in questo tempo difficile. Bisogna avere il coraggio e la forza di dire le cose. Il Papa lo fa con atteggiamento cauto, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. Rovescia il paradigma che domina il sistema attuale”.

L’errore di fondo del paradigma riduzionista che oggi governa l’economia – continua – è quello di considerare il tutto come la somma matematica delle singole parti, come le componenti di un orologio, ma i sistemi complessi sono formati da proprietà emergenti derivate dalle relazioni tra le parti che interagiscono tra loro.

È questa visione riduzionista l’errore di fondo cui sono attribuibili i tanti problemi (o l’unico problema in quanto riconducibile a unica matrice) che attanagliano oggi l’umanità.

“La società – spiega poi il relatore – non è la somma degli individui che la compongono ma l’insieme delle relazioni che intercorrono tra loro. Politica, economia, scienza, struttura sociale: tutto si influenza reciprocamente in modo circolare come nel ciclo della natura. L’errato sistema dominante ha imposto una civiltà lineare che persegue solo l’aumento crescente della produzione, ben oltre il necessario, inducendo nuovi bisogni al fine di garantire una crescita continua.

Il ciclo circolare della natura funziona perfettamente se mantiene la necessaria condizione della biodiversità. È la diversità a garantire la stabilità, non l’omogeneità alla quale ci siamo sacrificati per sostenere la crescita della produzione. Delle migliaia di varietà coltivabili, il Mercato oggi impone la coltivazione quasi esclusiva di tre elementi (frumento, riso e mais) per garantire il controllo del potere, su scala mondiale, alle poche multinazionali al vertice di queste produzioni, a scapito della biodiversità agricola. Per favorire gli interessi delle multinazionali sono stati privatizzati dei ‘servizi’ che la natura offriva gratuitamente”.

Tamino sottolinea la necessità di un cambiamento di rotta, una conversione ecologica che abbandoni il paradigma dell’economia basata sulla crescita per recuperare la diversità e l’insieme delle relazioni che garantiscono l’equilibrio naturale. Per fare ciò è necessario tornare indietro: non tornare ai tempi che furono, ma tornare là dove è stata smarrita la strada, per intraprendere un percorso diverso. La Rivoluzione industriale cambia le regole della natura: è in quel momento storico che è stata abbandonata l’economia della natura per favorire l’economia liberale prima e liberista poi, fino a pagare le conseguenze di oggi e di domani.

“Mille rivoli – dice Tamino – possono formare il fiume della speranza. Cambiare è possibile se tutti insieme ci impegniamo a trovare nella diversità il percorso da condividere. In natura non ci sono dominatori; neanche l’uomo può pretendere di esserlo, ci sono relazioni che determinano un risultato equilibrato. L’uomo si deve ricollocare all’interno della natura in una relazione di equilibrio”.

Semplificare la realtà agricola è stato l’errore che ha generato lo squilibrio. Ristabilire la biodiversità significa ristabilire quella complessità di relazioni che garantiscono l’equilibrio dinamico e la salvezza del creato.

 

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La nostra intensa Assemblea diocesana https://www.lavoce.it/la-nostra-intensa-assemblea-diocesana/ Tue, 15 Sep 2015 12:39:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43234 Un momento dell’Assemblea diocesana
Un momento dell’Assemblea diocesana

La due-giorni dell’Assemblea diocesana, dopo un primo giorno intenso soprattutto sotto il punto di vista emotivo, si chiude con una giornata di notevole lavoro, durante la quale l’argomento su cui vertevano le relazioni (l’enciclica Laudato si’) si è rivelato nella sua complessità.

Se, infatti, merito di Papa Francesco è stato quello di creare una visione “integrale” dell’ecologia, la seconda giornata dell’Assemblea ha cercato di sviscerare l’argomento in tutte le sue implicazioni.

Lo si è visto con l’intervento di padre Giulio Albanese, il quale, partendo dai cambiamenti climatici e dallo sfruttamento miope delle risorse del pianeta da parte dei Paesi del Nord, è giunto a parlare di “mondialità”, smentendo – con precisi contributi statistici – l’idea che sulla Terra saremmo troppi e mostrando come, invece, non solo l’unico Continente che manterrà un elevato tasso d’incremento della popolazione sarà l’Africa, ma anche che il vero problema continuerà a essere l’iniqua distribuzione delle risorse: pochi Paesi ricchi consumano, rovinano e sprecano, a fronte di tanti Paesi sfruttati che non hanno di che sfamarsi.

Da qui il discorso è passato, ovviamente, alle migrazioni. Di fronte a tutto ciò, il cristiano ha il dovere morale anzitutto di “discernere”, grazie anche alla sua fede, e poi di “darsi da fare”. Non c’è più tempo ormai: già Paolo VI, quando ancora la situazione non era emersa in tutta la sua gravità, parlava apertamente di “tempo accelerato”, di una situazione che cambiava sempre più rapidamente.

Al lungo intervento di padre Albanese è seguito un altro contributo esplicativo da parte della moderatrice, la prof.ssa Stefania Proietti, che ha mostrato come i cambiamenti climatici siano il drammatico esito del panorama socio-economico appena descritto.

Ha dato quindi la parola a padre Adriano Sella, autore di un intervento che ha offerto una prospettiva diversa sulla questione, partendo “dal basso” e mostrando una serie di “istruzioni per l’uso” con cui cercare di invertire il pericoloso trend che sta portando alla distruzione della “casa comune”.

Dal livello dei singoli individui, poi, è però necessario passare a quello delle comunità. Ad esempio, come è stato già fatto, si possono creare gruppi di acquisto, cercando di seguire la filosofia del “chilometro zero” e dell’“impatto zero”, facendo così concorrenza alla grande distribuzione.

Per ultimo, si arriva al discorso politico: mentre oggi ai governanti importa unicamente il livello del Pil, la pressione dal basso dovrebbe piegare la classe dirigente verso le uniche questioni veramente importanti, prima fra tutte la salvaguardia della casa comune.

Abolita la pausa prevista, si sono poi proiettati due contributi filmati: il primo della Caritas diocesana, con le strutture realizzate in questi ultimi anni per l’accoglienza di chi ha bisogno; il secondo, estremamente significativo, da parte della Caritas di Agrigento, con la toccante Lettera dall’aldilà alla madre di un migrante marocchino, uno delle migliaia di disperati annegati nel Mediterraneo nell’indifferenza generale.

La complessità degli argomenti trattati ha, di fatto, reso improponibile un confronto fra i presenti, molti dei quali avrebbero gradito poter esprimere la loro opinione, e non ha permesso di approfondire meglio, specialmente dal punto di vista operativo, l’appello di Papa Francesco all’accoglienza dei profughi nelle parrocchie.

 

Il ritorno di “padre Viola”

Dopo le relazioni nella prima giornata dell’Assemblea diocesana, che hanno visto il felice ritorno di mons. Vittorio Viola, da vescovo, nella diocesi in cui ha a lungo operato, decisamente molto, forse troppo, ricca la seconda giornata di relazioni, con ben tre interventi che hanno allargato notevolmente la tematica di partenza, la Laudato si’ di Papa Francesco, cogliendo implicazioni e connotazioni “apparentemente fuori tema”, come ha ricordato la prof.ssa Stefania Proietti – moderatrice dell’incontro – ma, in realtà, facce diverse della stessa medaglia.

Argomenti di estremo interesse e attualità, che hanno riscosso l’interesse dei presenti, come lo hanno catturato le proiezioni dei filmati da parte della Caritas diocesana e soprattutto della Caritas di Agrigento. Alla fine, è mancato fisicamente il tempo per una discussione e uno scambio di opinioni fra i presenti, molti dei quali avrebbero gradito contribuire, con le proprie idee, a un dibattito tanto interessante.

 

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No allo spreco https://www.lavoce.it/no-allo-spreco/ Thu, 04 Jun 2015 08:40:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34633 sprekoRitorna per il secondo anno a Spoleto l’appuntamento nazionale di SpreK.O., la Festa nazionale per la lotta agli sprechi promessa da Cittadinanzattiva.

Tre giorni di dibattiti, workshop, laboratori, seminari formativi, mostre e spettacoli, per condividere idee, pratiche e progetti promossi a livello nazionale e territoriale per la lotta agli sprechi.

L’appuntamento sarà ospitato, dal 5 al 7 giugno, nella Rocca Albornoziana. Lo spreco è un tema attualmente all’attenzione del dibattito pubblico, spesso, però, trattato in modo frammentario e riferito a singoli ambiti (acqua, rifiuti, risorse energetiche, etc.).

Cittadinanzattiva ha scelto, già dalla prima edizione, di trattare il tema con un approccio trasversale, mettendo in luce come gli sprechi, di qualunque tipo essi siano, incidano parallelamente, e con effetti a catena, sulle risorse economiche, ambientali, sociali e umane.

Sono previste tre tavole rotonde: il 5 giugno sullo Spreco ambientale (ore 16.30) “Disponibile! L’attivismo civico per la riqualificazione dei territori”, il 6 sullo Spreco sanitario (ore 10) “La mia salute è un bene di tutti: accesso alle cure e aderenza terapeutica”, il 6 giugno sullo Spreco alimentare (ore 15) “Italia, sveglia! Diritto al cibo e ristorazione a scuola”.

Ad animare la Festa contribuiranno numerosi laboratori pratici ed esposizioni, per bambini ed adulti. Di particolare richiamo lo show cooking di Giorgione (sabato 6 ore 17 e domenica 7 ore 11).

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La nuova economia https://www.lavoce.it/la-nuova-economia/ Fri, 15 May 2015 08:12:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33425 Un momento della presentazione del libro di Leonardo Becchetti
Un momento della presentazione del libro di Leonardo Becchetti

“Quando la Chiesa e le Chiese, assieme ai sindacati, si metteranno alla testa delle battaglie sulla protezione ambientale e la finanza etica, allora le istituzioni e la politica si mostreranno finalmente disponibili a recepire un nuovo modello di sviluppo, capace di andare oltre la logica del Prodotto interno lordo e aperto al concetto di Felicità sostenibile”.

È la frase con la quale Leonardo Becchetti, docente di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, ha concluso la conferenza di presentazione del suo ultimo libro intitolato Next. Una nuova economia possibile, pubblicato da Albeggi (15 euro).

“La politica – ha affermato Becchetti, fondatore dell’associazione “Next” (www.nexteconomia.org) – deve fare essenzialmente cinque cose.

Nuova economia per tutti, costituita per promuovere un modello economico più inclusivo, giusto e attento alle esigenze dell’uomo e dell’ambiente. Innanzitutto imporre tasse etiche, ovvero stimolanti azioni mirate alla cura della persona e non al mero interesse dell’individuo. Per esempio, defiscalizzare gli esercizi commerciali che rifiutano slot machine e altre tipologie di gioco d’azzardo.

In seconda battuta, redigere appalti con tutti i criteri di trasparenza di cui si parla nei libri, ma che ancora stentano a entrare nei meccanismi della pubblica amministrazione. Terzo, favorire il mercato della agenzie di rating etiche, quelle che premiano i Paesi e le aziende sulla base di indicatori che non soddisfino solo l’appetito economico, ma capaci di coniugare il valore etico di ciò che si produce. A tal proposito, con ‘Next’  abbiamo formulato una piattaforma di indicatori con la quale aziende e cittadini possono valutare l’eticità di un prodotto.

libro-leonardo-becchettiQuarto, la cosiddetta ‘legge degli scaffali’, ovvero una norma che stabilisca la presenza, sugli scaffali dei supermercati, di una quota di prodotti eco-solidali.

Quinto, defiscalizzare la pubblicità etica di prodotti che rispondano alle caratteristiche suddette. In sostanza, si tratta di optare per la felicità intesa come scelta di stare dalla parte della soluzione e non del problema”.

Al tavolo con Becchetti anche mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia, Leonardo Stella, direttore di Banca etica nel capoluogo umbro, e Walter Ganapini, direttore di Arpa Umbria e fondatore di “Next” assieme a Becchetti e altre nove persone.

Mons. Giulietti ha ricordato che, quando era direttore dell’Ufficio Cei di pastorale giovanile, ha diretto il primo evento ecclesiale eco-sostenibile, l’Agorà 2007 a Loreto. Ha quindi sostenuto la tesi di Becchetti sulla differenza tra persona e individuo: “Spesso si dice che la Chiesa fa battaglie sui valori, ma in realtà non è corretto: la Chiesa centra l’obiettivo, in ogni ambito, sulla persona e non sull’individuo”. Infine l’appello di Becchetti a promuovere comitati a livello locale: “Dobbiamo convincerci che le cose cambieranno solo quando il 51% della popolazione farà proprie queste tematiche”.

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Assisi. Il 10° meeting “Nostra Madre Terra”: energie a favore dell’Uomo https://www.lavoce.it/assisi-il-10-meeting-nostra-madre-terra-energie-a-favore-delluomo/ Thu, 18 Sep 2014 14:17:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28054 La platea degli intervenuti al salone papale del Sacro Convento
La platea degli intervenuti al salone papale del Sacro Convento

Ad Assisi, nel salone papale del Sacro Convento, mercoledì e giovedì si è tenuto il meeting internazionale “Nostra Madre Terra, la fragile bellezza” che per il decimo anno consecutivo si tiene sui temi dell’ambiente, arte e salvaguardia del creato. Il meeting si è aperto con una sessione su umanesimo e scienza in cui è stato trattato da diversi punti di vista il concetto di “sostenibilità ambientale” e “corretto uso delle ricchezze”, attraverso il rapporto tra scienza e tecnologia e le ricadute che può avere per l’ambiente e la salute. Tra i relatori, il segretario del Pontifico consiglio giustizia e pace, mons. Mario Toso, che ha aperto il suo intervento precisando il concetto di umanesimo etico definito da Paolo VI nella Populorum progressio: un umanesimo evangelico che fa leva sull’uomo inteso come immagine trinitaria e relazionale, dove Dio sta al centro dell’uomo. Mons. Toso ha quindi ricordato che “l’Onu sta portando avanti varie campagne per un accesso, uso e distribuzione del bene collettivo che è l’energia. Esiste una stretta connessione tra disponibilità di energia e progresso umano; la vita migliora anche grazie alla disponibilità di energia pro capite, e crea condizioni umanamente più favorevoli rispetto al cibo, alla salute, alla durata della vita, all’istruzione e cultura, al lavoro. La vita dipende dalla disponibilità di energia: senza energia non è possibile umanizzarsi. Essa è risorsa essenziale per la vita, per la pace, per la vita spirituale, e l’accesso insufficiente e ineguale può essere di ostacolo al compimento umano, a una società più giusta e pacifica”.

Il Pontificio consiglio, attraverso sussidi e contributi, cerca di offrire al mondo cattolico indicazioni e percorsi di attuazione di ciò che è necessario per conservare e creare bellezza: “Vivendo un umanesimo etico – ha aggiunto mons. Toso – noi creiamo bellezza. Per noi cristiani lo spettacolo del Crocifisso è uno spettacolo ‘bello’ perché sulla croce abbiamo il Dono allo stato puro. L’umanesimo deve essere incarnato e costruito, realizzato, sperimentato dall’uomo come essere relazionale, come dono reciproco per vincere l’individualismo. Il bello ambientale implica il bello dell’ecologia umana, e dobbiamo concretizzarlo attraverso l’accesso e l’uso dell’energia sostenibile per tutti. Oggi si è lontani perché esistono sperequazioni: oltre 3 miliardi di persone si affidano alle biomasse tradizionali, un miliardo e 200 milioni sono sprovviste di elettricità o non sono in grado di acquisirla… La mancanza di energia contribuisce a propagare la povertà e mettere in pericolo la salute. Ogni forte disparità ingiustificata nella distribuzione dell’energia non può corrispondere ai disegni di Dio e a un umanesimo ordinato e bello eticamente”.

È stato quindi il prof. Giuseppe Scarascia Mugnozza dell’Università della Tuscia ad analizzare la situazioni critica a livello climatico e ambientale, dove la fragilità è causata da oscillazioni cicliche e dal crescere del gas serra. Ciò è provocato dai cambiamenti nel sottosuolo e nella deforestazione. Non secondario l’aumento della popolazione e quello della richiesta energetica. Questo esige nuovi stili di vita, specie nell’uso energetico, e forme più sostenibili a livello ambientale. Anche i conflitti nel mondo sono legati a crisi ambientali che provocano migrazioni e squilibri. Il prof. Garaci ha quindi analizzato il fattore scienza legato alla salute e al rapporto tra umanesimo e scienza, che tende a subordinare la scienza ai bisogni della salute, non finalizzata al bene comune. “Abbiamo necessità – ha detto – che la scienza cerchi di risolvere i problemi come la qualità ambientale, la cura delle malattie. Anche le nuove conoscenze che si realizzano con la ricerca sono più significative se finalizzate al raggiungimento di un risultato fruibile: quelle per la cura di malattie, che hanno favorito l’aspettativa di vita, devono anche favorire una migliore qualità della vita per gli anziani, ma soprattutto prevenire con l’adozione di corretti stili di vita”.

Conversione alla Bellezza

“Ambiente e arte sono una risorsa nella loro fragilità, e generano sentimenti per pensare e vivere nel miglior modo il mondo e la propria umanità” ha detto il custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, salutando i circa 300 partecipanti, tra studenti e convegnisti, al meeting internazionale “Nostra Madre Terra, la fragile bellezza” che per il decimo anno consecutivo si tiene ad Assisi sui temi dell’ambiente, arte e salvaguardia del creato. “Senza bellezza non si può vivere” ha detto, nel portare il suo saluto, mons. Domenico Sorrentino, vice presidente della Ceu e vescovo di Assisi, invitando “alla conversione alla Bellezza, perché Dio possa rivelarsi attraverso le Sue creature, come è stato per Francesco”.

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Come creare un nuovo sviluppo a Terni? https://www.lavoce.it/come-creare-un-nuovo-sviluppo-a-terni/ Fri, 18 Jul 2014 12:42:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27094 PERCORSI-DI-SVILUPPO-bnÈ stata veramente partecipata la tavola rotonda “Percorsi di sviluppo territoriale sostenibile e partecipato: verso un modello ternano”, organizzata dal Centro studi “Ezio Vanoni” di Terni.

Nel suo intervento il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, si è soffermato sui tentativi passati, ma falliti, di creare per Terni un nuovo sviluppo su altri settori che non fossero quello industriale.

“Nei decenni passati – ha ricordato – erano stati individuati nuovi campi, come il Centro multimediale e il polo cinematografico di Papigno. Ma non hanno avuto successo. Ora abbiamo ripreso in mano il discorso di valorizzare e conservare la vocazione industriale. Stiamo cercando di lavorare sugli assi della chimica verde e dei nuovi materiali, ma anche sull’efficientamento energetico attraverso la bioedilizia. Certo, tutti questi assi scontano problemi: nella chimica verde non siamo riusciti a costruire un patto agro-industriale; abbiamo solo la produzione degli shopper, ma manca una verticalizzazione nella produzione delle bioplastiche; c’è il problema delle infrastrutture”.

Secondo Marina Sereni, vice presidente della Camera dei deputati, Terni deve aprire una riflessione pubblica per uno sviluppo sostenibile che sia davvero partecipato, attraverso una visione strategica: “Si può partire da due tracce visibili della storia dello sviluppo del territorio stesso: la vocazione industriale e il ruolo del terzo settore, delle politiche di solidarietà e di inclusione sociale”. L’on. Sereni ha poi sollecitato una risoluzione della vicenda del polo chimico ternano: “La filiera della green economy e della chimica verde non ha un disegno possibile se non si risolve quella vicenda”.

Enzo Moavero, già ministro degli Affari europei, ha auspicato un’adeguata programmazione, legata anche all’accesso ai finanziamenti comunitari: “Se mancano 10 chilometri per completare il collegamento stradale fra Terni e un porto importante come quello di Civitavecchia, questi vanno inseriti nella spesa dei fondi strutturali, oppure in una proposta italiana per ottenere fondi in più che arrivino da bandi europei legati alle reti di trasporto, energia e telecomunicazioni”. Moavero ha poi ribadito l’importanza assunta dall’Europa come istituzione.

Tutti i partecipanti hanno individuato le stesse necessità per il territorio ternano: il rilancio strategico, puntando sul manifatturiero attraverso due specifici settori che sono lo sviluppo di nuovi materiali e la chimica verde; individuare politiche rivolte ad abbassare il costo dell’energia, e imporsi per la presenza sul territorio di infrastrutture efficienti.

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Essere artisti del creato sull’esempio di san Giuseppe https://www.lavoce.it/essere-artisti-del-creato-sullesempio-di-san-giuseppe/ Thu, 31 Oct 2013 12:37:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20343 Gli intervenuti alla conferenza
Gli intervenuti alla conferenza

Nell’aula magna dell’Ite “Scarpellini”, il 24 ottobre scorso è iniziata la 5a edizione delle “Conferenze di formazione” inerenti al progetto diocesano “Cittadini del mondo”. Ad accogliere gli intervenuti la dirigente dell’Ite, prof.ssa G. Carnevali, tutor delle conferenze che, salutando il vescovo mons. Gualtiero Sigismondi, il dott. R. Leoni, presidente di Sorella Natura e l’assessore all’Istruzione R. Zampolini, si è detta felice ed onorata di ospitare il Progetto per la pregnanza delle tematiche che offre: “Custodia del creato” e “Creatività e lavoro”. Custodire il creato, ha affermato la Dirigente, è innanzi tutto custodire l’uomo, priorità assoluta per ogni educatore e quindi per la scuola stessa. È infondere speranza nei nostri ragazzi perché “possano avere speranza nel creato che devono custodire”. Bisogna studiare per essere creativi, altrimenti si è banali!, ha sostenuto il dott. Leoni, presidente dell’associazione “Sorella Natura” che, ricordando le sue radici folignate, in “una chiacchierata tra amici”, ha invitato i presenti a riflettere sull’approccio alla custodia del creato. Si custodisce, sottolinea l’assessore Zampolini, ciò a cui si tiene, di cui si è innamorati e appassionati per quello che ci dà.

L’importante, sostiene il dott. Leoni, è recuperare la pedagogia del lavoro, della manualità, il fare bene. La custodia del creato è rispetto della vita, poi salvaguardia etica che si basa su garanzie scientifiche e si serve della moderna tecnologia. Ecco cosa significa “fare bene”! Tra gli esempi concreti, quello dei termovalorizzatori che, costruiti in modo adeguato e mantenuti efficientemente, potrebbero risolvere il problema dei rifiuti e delle discariche. L’uomo, dunque, è signore della terra nel senso di custode, secondo una visione teo – antropocentrica in cui, come insegna san Francesco, è egli stesso creatura nel creato. La sua signoria comporta la “mano custodiale”, l’opera per migliorare il creato, sottoposto al peccato come noi e danneggiato dall’uomo stesso. Buone pratiche di ecocompatibilità sono il sensore di lumen e il sensore di presenza che spegne le luci in stanze vuote. Tutto per garantire lo sviluppo sostenibile, che secondo mons. Gualtiero Sigismondi, è solidale, nel senso che deriva da una mentalità sinodale, del camminare insieme sul territorio, per non essere dei semplici vigilanti, ma custodi, pieni di stupore e meraviglia di fronte alla bellezza del creato. Bisognerà prendere l’esempio da san Giuseppe, di cui la Scrittura dice che “medita”, “sogna” e poi “fece”. Il sogno diventa ponte tra il pensare ed il fare che è creativo, cioè fare con arte. Così il nostro vescovo ci sprona ad essere artisti come è stato artista Dio.

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Eurochocolate alla menta https://www.lavoce.it/eurocholate-alla-menta/ Thu, 17 Oct 2013 11:19:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20139 I gadget per la 20a edizione di  Eurochocolate
I gadget per la 20a edizione di Eurochocolate

Eurochocolate quest’anno è in versione Green. In occasione della 20a edizione, che si svolgerà nel centro storico di Perugia dal 18 al 27 ottobre, la manifestazione amplia infatti i suoi orizzonti e dedica il suo impegno alla sostenibilità e all’ambiente.

È infatti “Evergreen – la sostenibile dolcezza dell’essere” il tema ufficiale della dolce kermesse che viene affiancato dall’immagine di una piantina di menta travasata in una golosa tazza per cioccolata. Un’immagine che sotto forma di Tazza Evergreen rappresenta il gadget ufficiale di questa edizione che sarà disponibile presso i punti Chocogadget disposti nel centro storico di Perugia e presso il goloso Chocostore di Piazza IV Novembre.

Tra le iniziative green proposte nel corso della manifestazione la realizzazione di un grande impianto fotovoltaico presso i magazzini Eurochocolate di Ponte Valleceppi, la presenza della postazione della Gest (laboratorio ecologico mobile) in centro che darà informazioni per una corretta raccolta differenziata e la collaborazione con Ecocongress finalizzata all’ottenimento della certificazione Ebi – Evento a basso impatto – tramite l’analisi di categorie di impatto che caratterizzano gli eventi con l’obiettivo di evitare sprechi. È stato inoltre stipulato un accordo con Fsc Italia e Pefc Italia per promuovere la gestione corretta e sostenibile delle foreste e quella con Bulkysoft, brand del Gruppo Carrara, che mette a disposizione su tutti i banconi degli stand un nuovo dispenser con tovaglioli realizzati con carta certificata Pefc riducendo così i consumi del 30%.

Particolare attenzione viene data alla raccolta differenziata con la collaborazione della Gesenu per tutto l’evento. Verranno proposte anche iniziative rivolte ad un utilizzo ecosostenibile e attento dei mezzi di trasporto: con ChocoGreen Express, un servizio di pony express con biciclette a pedalata assistita, sarà possibile farsi consegnare a casa i prodotti acquistati all’interno della manifestazione.

Ma il protagonista indiscusso della kermesse è come sempre il cioccolato declinato in tutte le sue specialità e che troverà spazio nel Chocolate show: oltre 5000 referenze diverse di prodotti presentati da circa 100 aziende. Al suo interno anche l’area Gluten free. Spazio inoltre alle degustazioni guidate gratuite e ad originali percorsi di assaggio dedicati al cioccolato, cooking show e laboratori presso il centro servizi camerali “G. Alessi”, alle sculture di cioccolato nel centro storico con quattro enormi blocchi di Nero Perugina lavorati come sempre in diretta.

E poi lezioni di cioccolatini grazie alla collaborazione con l’Università dei sapori di Perugia, iniziative speciali alla Casa del cioccolato della Perugina, presso la Nestlé di San Sisto. Grifo Latte sarà il fornitore ufficiale per latte e panna. Non resta che provare, le golosità vi aspettano!

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Custodire il creato per uno sviluppo sostenibile https://www.lavoce.it/custodire-il-creato-per-uno-sviluppo-sostenibile/ https://www.lavoce.it/custodire-il-creato-per-uno-sviluppo-sostenibile/#comments Thu, 05 Sep 2013 10:20:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18839 convegno-creatoLa celebrazione dell’ottava giornata per il creato in Umbria, e precisamente ad Assisi nella sala papale del Sacro convento di San Francesco, il primo settembre scorso, non poteva mancare di assumere un carattere francescano.

Non si creda che ciò possa significare una concessione alla poesia e alla retorica, ma a quanto di più incisivo e radicale è presente nel messaggio di Francesco, un uomo come nessun altro capace di suscitare pensieri ed emozioni. Questo messaggio, come è stato messo in evidenza dal vescovo mons. Domenico Sorrentino e dal Custode del S. Convento padre Mauro Gambetti, rivoluziona il modo usuale di considerare i rapporti tra l’uomo e la natura, tra le persone e le cose.

Cambia il concetto di relazione che non è più quella del possesso, come ha ben spiegato Sorrentino, ma della gratuità. Per questo il Vescovo di Assisi ha messo sempre più in evidenza la scena della spoliazione, perché è proprio da quell’atto che si genera e si sprigiona la libertà di costituire una società di fratelli, pari nella dignità e nella lode a Dio.

In questa fraternità sono accolte anche le creature, sia quelle utili, umili e docili sia quelle aspre e ribelli e che possono essere non solo “ammansite”, come ha suggerito il vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli riferendosi al lupo, ma convertite.

In questo contesto umbro e francescano che ha dato respiro di alta spiritualità a tutta l’iniziativa si è aperto anche uno spazio di analisi fenomenologica e scientifica dello stato del pianeta, attraverso la relazione di Franco Cotana, docente all’Università di Perugia, che ha fornito informazioni documentate in cui dimostra, senza allarmismi, ma con senso di sobrio realismo, che il pianeta terra per la prima volta nella sua milionaria storia consuma più di quanto produce.

Cotana ha illustrato gli effetti del riscaldamento globale sul pianeta e l’impegno nello sviluppo di tecnologie per il risparmio energetico. Anche semplicemente mettendo in pratica piccoli accorgimenti quotidiani, ha detto Cotana, possiamo risparmiare il 30% di energia. Oggi, ha aggiunto, l’energia è un bene primario come cibo e acqua e un suo uso corretto (efficienza e risparmio) è alla base di uno sviluppo sostenibile.

Simona Beretta, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha affrontato il tema dal punto di vista degli economisti. Quando si parla di sviluppo e di sviluppo sostenibile “collocare il bene dell’essere umano al centro dell’attenzione è conveniente anche in termini economici” e non solo etici.

Della complessità dei problemi e della distanza tra gli impegni assunti a livello mondiale con gli accordi sul clima e le scelte politiche per attuarli hanno parlato tutti gli intervenuti e in particolare il direttore generale del Ministero dell’Ambiente Corrado Clini.

Nella sessione pomeridiana del convegno Simone Morandini, coordinatore del progetto “Etica, filosofia e teologia” presso la Fondazione Lanza di Padova, ha sottolineato la “dimensione ecumenica” del tema della custodia del creato ricordando che non a caso la Giornata della Cei viene celebrata il 1° settembre, capodanno nel calendario ortodosso. “Il tema della creazione – ha sottolineato – è uno di quegli ambiti in cui le divisioni tra le Chiese sono ben poco rilevanti: anche le stesse differenze si presentano soprattutto come modi di vivere la confessione di fede comune, aprendo lo spazio per pratiche condivise”.

“Custodia”, non solo “salvaguardia” del creato. Si è soffermato su questi termini mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro. “Custodire – ha detto – punta sulla responsabilità, sull’azione ‘attiva’ e positiva dell’uomo”. Il direttore dell’Ufficio Cei ha quindi sottolineato la “collaborazione tra diocesi” resa possibile in questa Giornata, che “ha ‘messo insieme’ più esperienze, iniziative pure lodevoli, ma che prima erano frammentate”. Tra queste, il pellegrinaggio lungo il “Sentiero di Francesco” che si è concluso con la dedicazione del parco della Riconciliazione.

Dal 2006 le Giornate celebrate nei posti più belli dell’Umbria

La Giornata del Creato celebrata quest’anno ad Assisi con l’iniziativa del convegno promosso dagli uffici Cei per la Pastorale sociale e il lavoro e dell’Ecumenismo e il dialogo, è l’ultima di una serie di celebrazioni regionali che si sono succedute in Umbria dal 2006, da quando la Giornata è stata istituita dalla Cei. La prima si è svolta nel 2006 a Terni presso la cascata delle Marmore; nel 2007 fu promosso un convegno all’isola Polvese e Isola Maggiore al lago Trasimeno; nel 2008 si è tenuto a Spello presso l’eremo di Carlo Carretto alle falde del monte Subasio; nel 2009 ad Assisi; nel 2010 a Campello sul Clitunno; nel 2011 a Gubbio presso la Gola del Bottaccione e nel 2012 ad Alviano, nel ricordo della predica di san Francesco alle rondini.

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Umbria, marchio verde d’Italia https://www.lavoce.it/umbria-marchio-verde-ditalia/ Thu, 27 Jun 2013 13:43:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17697 green-heart-qualityL’Umbria è la prima Regione d’Italia a dotarsi di un marchio di sostenibilità ambientale: Green Heart Quality, nella consapevolezza che investire nella eco-sostenibilità aumenti la capacità delle imprese di essere competitive. Principali finalità del progetto sono aumentare il valore di prodotti, aziende ed eventi, accrescere la competitività degli operatori in Italia e all’estero e mostrare a consumatori e turisti le eccellenze green della regione, per promuovere il territorio ed accrescere l’immagine dell’ Umbria.

Possono fregiarsi del marchio soggetti in possesso di requisiti specifici che fanno riferimento allo sviluppo sostenibile e alla lotta ai cambiamenti climatici. Parole d’ordine: riduzione delle emissioni di CO2, riduzione dei consumi di energia e dei consumi idrici, installazione di impianti da fonti rinnovabili.

Nel settore del commercio verranno premiate le attività che fanno la raccolta differenziata e utilizzano bioshopper, mentre nel turismo potranno avvalersi del marchio i servizi di alloggio e di ristorazione energeticamente efficienti, che offrano tipicità locali e servizi green, inclusa la mobilità sostenibile.

Si premiano inoltre gli enti pubblici impegnati a ridurre le emissioni di gas serra, i consumi idrici, aumentare la raccolta differenziata e fornire servizi green ai cittadini; gli istituti scolastici energeticamente efficienti, e che svolgono Educazione ambientale. Nell’edilizia, i progettisti di edifici in classe A e con impianti da fonti rinnovabili e i costruttori edili che li realizzano; inoltre, gli organizzatori di eventi eco-sostenibili e i promotori di progetti innovativi di eccellenza.

Il marchio è stato pensato per aumentare il valore dei prodotti, in particolare sui mercati esteri, ma con Green Heart Quality non si identificano solo imprese e prodotti ma anche servizi, enti ed eventi eco-sostenibili. L’idea è quella di racchiudere sotto un unico simbolo tutte le eccellenze green, esaltando il lavoro di chi sceglie di percorrere la strada della competitività nell’ottica della sostenibilità ambientale.

L’impatto in termini di sensibilizzazione dei cittadini a comportamenti più virtuosi viene amplificato dalla grande visibilità del marchio. In Umbria si può scegliere di alloggiare in una struttura certificata Green Heart Quality, acquistare prodotti Green Heart Quality, comprare una casa Green Heart Quality

Le prime tre aziende a ottenere il marchio sono state la Same srl di Torgiano, produttore di materiali isolanti termoacustici di tipo riflettente, e due strutture ricettive: hotel resort Valle d’Assisi e residenza Roccafiore di Todi.

Lunedì 24 a palazzo Donini, Federica Lunghi, presidente di Green Innovation che gestisce il progetto, ha presentato i 7 nuovi concessionari ai quali la presidente della Regione Catiuscia Marini ha consegnato il marchio: Cesvol – Centro servizi per il volontariato di Perugia, Costa d’oro spa di Spoleto (olio extra-vergine d’oliva), Duo Architects studio associato di Perugia (architettura e interior design), Gruppo creativo srl (comunicazione istituzionale), istituto tecnico industriale sperimentale “Maria Letizia Cassata” di Gubbio, azienda agricola Mezzasoma “Corrado e figlio” di Sant’Enea, Splendorini Molini Ecopartner srl di Umbertide (trattamento rifiuti alimentari).

Il tema dello sviluppo sostenibile – ha detto la presidente Marini nel suo intervento – è al centro delle politiche europee, ma anche il cittadino consumatore sarà sempre più attento a queste problematiche, e le aziende di produzione e di servizi, e la stessa pubblica amministrazione dovranno affrontarlo per vincere le sfide della globalizzazione.

Ha chiuso i lavori Lucio Caporizzi, dicendo che la Regione crede fortemente che investire nella sostenibilità ambientale aumenti la capacità delle imprese e del territorio di essere competitivi nel mondo, e consenta all’Umbria di riposizionarsi da “cuore verde d’ Italia” a “luogo delle eccellenze e della qualità ambientale”.

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Il modo cristiano di vedere il Creato https://www.lavoce.it/il-modo-cristiano-di-vedere-il-creato/ Thu, 07 Mar 2013 13:57:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15387 croce-sentiero-montagnaSi è tenuto ad Assisi, nei giorni 1 e 2 marzo, l’annuale convegno Cei sulla custodia del creato. Organizzato dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, diretto da mons. Angelo Casile, con la collaborazione del Servizio nazionale per il Progetto culturale e dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha riguardato “La fede nel Creatore per abitare la terra”.

“La diocesi – ha detto mons. Domenico Sorrentino – è grata alla Cei per aver scelto Assisi come location di questo importante evento. La nostra città ha dato i natali e ha visto le gesta di san Francesco, che, con la sua vita, ci indica la strada dell’armonia tra l’uomo e il creato, e tra gli uomini di diverse culture e religioni. Un’armonia possibile anche oggi attraverso l’amore di Dio”.

Le riflessioni – ha sottolineato Ernesto Diaco del Progetto culturale Cei – sono state condotte “sia tenendo presenti le istanze che emergono dalla cultura contemporanea, sia collocandole dentro un percorso di ricerca sulla teologia della creazione e della custodia del creato aperta al contributo di ulteriori discipline, teologiche e non, e degli esponenti di altre religioni”.

Di particolare interesse l’intervento del teologo Massimo Nardello, che ha approfondito la “differenza cristiana” nel rapporto Uomo/Natura. “L’ipotesi da cui prendiamo le mosse – ha detto – è che, indagando pazientemente la controversa questione del rapporto tra la bontà di Dio e il male naturale, cioè la sofferenza che non deriva da atti umani ma da dinamiche intrinseche alla natura, sia possibile cogliere sotto una nuova luce la stretta relazione che ci lega alla creazione e le responsabilità che ci sono affidate per la sua custodia”.

Il tema del nostro rapporto con la natura, ha aggiunto, “viene solitamente affrontato a partire da Genesi 1-2. Tale approccio, essendo relativo all’ambito naturale (in senso teologico), ha il vantaggio di approdare a conclusioni che possono essere condivise anche da chi non si riconosce nell’alveo dell’ebraismo o del cristianesimo, perché possono trovare conferma in un’osservazione intelligente della realtà. Tuttavia, in questo modo, viene sostanzialmente marginalizzata la dimensione centrale del cristianesimo, quella cristologica-trinitaria, come se la fede in Gesù non potesse apportare alcuna connotazione specifica al rapporto dell’essere umano con la natura”.

Nardello ha quindi evidenziato che “il modo tipicamente cristiano di vivere nella creazione e di prendersene cura non è soltanto quello di custodirla nella sua condizione di incompiutezza e di limite, ma soprattutto quello di affrettare il suo compimento escatologico restando nella prova della fede. Mantenendo, cioè, la fiducia in Dio – con il sostegno dello Spirito di Cristo – in ogni situazione in cui il Suo amore per ciò che Egli ha chiamato alla vita sembra essere smentito dai fatti. Dunque, il rapporto dell’essere umano con il creato e la responsabilità per la sua tutela si gioca indirettamente in tutti i campi della vita (familiare, civile, ecclesiale, ecc.), perché in tutti questi contesti la fede viene messa alla prova, e quindi al loro interno si può contribuire o meno ad affrettare il compimento escatologico della salvezza”.

“Così – ha concluso – il tema della creazione e della sua tutela viene chiaramente connotato dall’esperienza cristiana, e anzi collocato nel suo centro, divenendo parte integrante della relazione filiale che il credente vive con il Padre nello Spirito del Signore”.

I relatori

Nella prima giornata (1° marzo) sono state presentate le relazioni a cura dell’Associazione teologica italiana (Ati) e dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (Atism), con don Massimo Nardello e fr. Paolo Benanti.

La seconda giornata (2 marzo) è stata caratterizzata da un momento ecumenico, con la partecipazione della pastora valdese Letizia Tomassone, dell’archimandrita Evangelos Yfantidis, del rabbino capo di Ancona Giuseppe Laras e della teologa islamica Shahrzad Houshmand. Il convegno è stato anche occasione per la presentazione del testo Custodire il creato. Teologia, etica e pastorale, a cura del prof. Simone Morandini della Fondazione Lanza. Le conclusioni sono state affidate a Stefania Proietti dell’ufficio di Pastorale sociale della diocesi di Assisi, e a Ernesto Diaco, vice responsabile del Servizio nazionale per il Progetto culturale.

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Credo in Dio creatore. La Giornata del Creato al Alviano https://www.lavoce.it/credo-in-dio-creatore/ Thu, 27 Sep 2012 12:33:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12975 Al ricordo del miracolo delle rondini, avvenuto ad Alviano 800 anni fa, ha dato il la alla celebrazione della 7a Giornata del creato nella suggestiva cornice del castello di Alviano. Sabato 22 pomeriggio il tema francescano ha dunque segnato l’apertura dei lavori inaugurati dal saluto del sindaco di Alviano Nazario Santi e di mons. Elio Bromuri. È seguito il contributo di padre Pietro Messa che ha commentato il Cantico di frate sole mettendo in rilievo la tentazione che spesso noi abbiamo di attribuire a san Francesco concetti di natura e di ecologia che gli erano estranei. L’esperienza di Francesco era un’esperienza mistica che si dirige a Dio, non alle creature, benché lodi Dio con le creature e per le creature. L’atteggiamento di Francesco verso il creato è dunque semplicemente quello della contemplazione: nelle creature vede le vestigia del Creatore, poiché filtra i valori naturali attraverso la fede. Un atteggiamento che ancora oggi dovrebbe animare il nostro sguardo contemplativo verso il creato.

Il contributo dello storico Emilio Lucci ha poi tracciato una sorta di itinerario francescano attraverso i siti e i toponimi legati al passaggio di Francesco lungo il tracciato della via Amerina, quale sarebbe avvenuto durante il viaggio di ritorno da Roma verso Assisi. Il pomeriggio si è concluso con il concerto per archi, del quartetto Sinfonie offerto dal Comune di Alviano. Una tradizione del Sacro Speco di Narni parla proprio di un angelo disceso dal cielo a rallegrare di celesti melodie la solitudine del serafico patriarca.

Il giorno successivo è stato dedicato ai temi che riguardano la giornata, indicati dal Messaggio della Cei. Percepire e vivere il territorio come bene comune è un’esigenza di vasta portata, che richiama le Chiese a una presenza vigilante e critica. La guarigione delle ferite della Terra esige una forte opera educativa e di formazione, cui le nostre comunità sono chiamate a contribuire con competenza e passione. Molti cristiani non hanno veramente compreso l’ importanza e la bellezza del creato come condizione essenziale della loro fede, nonostante confessino, in un articolo del Credo, “Dio creatore del cielo e della terra”. Da questo punto di partenza imprescindibile si sono confrontati, domenica 23, i rappresentanti di diverse Chiese: il pastore valdese Ermanno Genre, il laico ortodosso Keramidas e il teologo cattolico Giuseppe Falanga, sul tema della 7a Giornata del creato: “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”.

L’arcivescovo mons. Chiaretti in rappresentanza dei Vescovi umbri ha accolto i fratelli rappresentanti le altre confessioni cristiane. Ha voluto condividere con i presenti il sentimento di sofferenza provato mentre scendeva attraverso la stada della Somma, davanti allo scempio degli incendi dolosi; e ricordava come spesso san Francesco, ammirando la bella valle spoletana, era trasportato alla lode del Creatore. Occorre riconciliarsi e rifare l’alleanza con il creato. Quest’opera di riconciliazione parte dal cuore dell’uomo. A ricordarci poi la sacralità della materia è la preziosa eredità spirituale dei Padri della Chiesa, tenuta viva – come ha sottolineato Keramidas – dalla Chiesa ortodossa e dalla tradizione orientale, che ci mette davanti al creato in atteggiamento contemplativo, quasi una liturgia cosmica.

Mentre ci interroghiamo su questi temi, a pochi chilometri di distanza, contro la volontà dei cittadini, si decreta la costruzione di una centrale di biogas. Mentre a Terni si annuncia la riapertura dell’inceneritore Acea, e a Taranto paradossalmente bisogna scegliere tra due beni primari: la salute e il lavoro. Quale scelta etica: vivere o sopravvivere? Cosa c’è di più miserabile che insistere a sbagliare, quando gli sbagli hanno prodotto ferite già così evidenti? Noi cristiani siamo qui a ricordare che si può imboccare una strada diversa per scongiurare la distruzione del Giardino – paradiso terrestre. Non si può pensare che ci penserà qualcun altro… Nessuno può chiamarsi fuori.

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Perché il paradiso terrestre non vada perduto https://www.lavoce.it/perche-il-paradiso-terrestre-non-vada-perduto/ Thu, 20 Sep 2012 15:59:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12916

TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

Educati al Creato

Una giornata dedicata esplicitamente alla difesa e alla cura dell’ambiente, denominata “Giornata del creato”, stabilita per il primo settembre, in sintonia con la comunità cristiana ortodossa, viene celebrata liberamente anche in altri giorni fino al 4 ottobre festa di san Francesco. Siamo giunti quest’anno alla settima edizione ufficiale. Ma in realtà l’idea risale al 1989, quando nella prima Assemblea ecumenica europea fu scelto un impegno comune di tutti i cristiani europei di operare a difesa della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Un impegno che si è riproposto in sedi ecumeniche diverse e in particolare a Graz nella seconda Assemblea ecumenica nel 1997 e a Sibiu nel 2007.

Queste celebrazioni sono importanti per costruire una mentalità, ma insufficienti, se passata la celebrazione, per tutte le altre giornate si disprezza l’ambiente e si continua a inquinare in tante maniere. Perciò quest’anno si punta in modo particolare sulla educazione delle persone perché diventino capaci di rispettare sempre l’ambiente in cui vivono. La Commissione per l’ecumenismo e il dialogo e la Commissione per i Problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana hanno pubblicato un messaggio molto interessante che porta il titolo “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra” (disponibile nel sito Cei www.chiesacattolica.it e stampato in un sussidio in cui vi sono contributi di approfondimento e suggerimenti per la preghiera).

Il messaggio è un avvertimento a considerare che la terra è ferita in mille modi, non solo per i terremoti e le alluvioni, ma anche per le discariche abusive, per l’inquinamento dell’aria e dei fiumi, per lo scempio di insediamenti edilizi e di industrie incompatibili con l’ambiente. Il documento fa un elenco sommario delle ferite e si domanda come fare per guarirle. Il primo radicale rimedio indicato è quello della conversione personale, conversione ecologica, che si basi sulla riconciliazione con il creato. Guardare il proprio ambiente con occhio nuovo, non solo cioè come fonte utilitaria da sfruttare al massimo, ma come compagno e amico del cammino della vita verso un futuro che non ferisca nessuno e niente, almeno per quanto è umanamente possibile.

“La creazione geme e soffre”, dice Paolo (Rom 8,22) e pertanto deve essere considerata bisognosa delle cure dell’uomo. La celebrazione unitaria dell’Umbria che si svolge sabato 22 e domenica 23 settembre ad Alviano nella diocesi di Terni al tema nazionale ha aggiunto un argomento locale molto suggestivo, tratto dal miracolo delle rondini operato da san Francesco proprio in quella località. Purtroppo ora le rondini sono sempre più rare e il loro stridio non fa più rumore in un ambiente ad alto inquinamento acustico. Eppure il racconto suscita un forte richiamo a riscoprire la bellezza del creato e del suo eloquente silenzio.

Dipinto di S. di Stasio raffigurante il miracolo delle rondini

Il programma

La celebrazione della Giornata del creato si terrà ad Alviano (Tr).

Sabato 22: ore 17.30 in sala Donna Olimpia la presentazione della Giornata con mons. Elio Bromuri, direttore de La Voce e direttore dell’Ufficio regionale per l’ecumenismo, e lo storico del francescanesimo padre Pietro Messa. Segue video sui luoghi francescani dell’Amerino e, alle ore 18.45, concerto di archi.

Domenica 23: ore 10 in sala Donna Olimpia, tavola rotonda con mons. Mario Ceccobelli, il pastore valdese Ermanno Genre, Francesca Delfino di Pax Christi, il teologo Dimitrios Keramidas, l’esperto di dialogo interreligioso don Vincenzo Greco. Ore 15, escursione guidata all’Oasi del Wwf. Ore 17, preghiera ecumenica presso la Cappella delle rondini.

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