Sinodo dei giovani Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sinodo-dei-giovani/ Settimanale di informazione regionale Mon, 24 Jun 2024 09:29:05 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Sinodo dei giovani Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sinodo-dei-giovani/ 32 32 Con genitori e catechisti parli mai di sesso? https://www.lavoce.it/genitori-catechisti-parli-sesso/ Fri, 07 Feb 2020 11:35:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56236 genitori

Per giovani e giovanissimi la sessualità è un tema presente, a volte spinoso, di cui comunque si parla. Ma con chi ne parlano? Genitori e insegnanti hanno sicuramente una responsabilità in materia; ma anche gli altri educatori, come quelli che i ragazzi incontrano in parrocchia.

La tematica è infatti inserita nel documento finale del Sinodo sui giovani, la Christus vivit, che sottolinea l’importanza di “educare la propria sessualità, in modo che sia sempre meno uno strumento per usare gli altri e sempre più una capacità di donarsi pienamente a una persona in modo esclusivo e generoso” (n. 265). Come veicolare questo concetto e come rispondere alle domande dei giovani?

Lo abbiamo chiesto ai coniugi Stefano e Rita Sereniintervenuti sabato scorso a Perugia nell’ambito dell’incontro organizzato dall’Azione cattolica sul tema “Abitare la famiglia”.

Stefano e Rita, oltre a essere stati per diversi anni responsabili nazionali dell’area Famiglie e vita dell’Ac, sono genitori di due giovani di 27 e 20 anni, e sono anche educatori di un gruppo di giovanissimi nella loro diocesi di Terni- Narni-Amelia.

Come genitori

“Come genitori, in realtà, non siamo i primi interlocutori dei ragazzi sul tema sessualità. Per fare in modo che i nostri figli parlino con noi anche di queste cose molto intime, occorre entrare veramente in confidenza con loro e guadagnarsi la loro fiducia” dice Rita. E continua: “È stato così con la nostra figlia più piccola, con cui abbiamo fatto un percorso lungo e di delicatezza, senza il quale non si sarebbe aperta”. “Questi temi - aggiunge Stefano vengono trattati più che altro fuori casa.

Noi genitori cerchiamo di lanciare dei flash quando si presenta l’occasione, magari con qualche battuta. Da una parte, è sempre stato così: neanche io parlavo con i miei di questo argomento. D’altra parte, però, i genitori di oggi hanno un problema in più, rappresentato dal fatto che si è di molto abbassata l’età media del primo rapporto. Ecco perché sarebbe importante, anche come Chiesa, formare di più i genitori, che altrimenti rischiano di arrivare a parlare con i figli troppo tardi, quando questi hanno già fatto esperienza di qualche sconfitta”.

Come educatori

Diversa è la situazione fuori casa, dove i ragazzi parlano un po’ più liberamente anche di questo tema, perché “si sentono meno giudicati da una figura che non è quella paterna né materna” dice Rita. Qui entra in gioco la figura dell’educatore, che sia un insegnante o un animatore parrocchiale, il quale spesso si trova diparlandone nanzi a domande cui non è preparato.

“Come educatore prosegue Stefano - la difficoltà maggiore che ho affrontato è stata quella di trovare un equilibrio tra quelli che sono i tempi di oggi e una formulazione ‘vecchia’ sul tema sessualità, che ancora vige all’interno della Chiesa. La formulazione è ‘fermi tutti fino al matrimonio, poi se ne parla!’. Ma in un’epoca in cui pochi si sposano e sempre più tardi, se come educatori ci limitassimo a questa risposta, non riusciremmo più a parlare con nessuno”.

Esistono però vari seminari di formazione sul tema, organizzati nelle varie diocesi da Pastorali giovanili o familiari. “A parte alcune eccezioni, abbiamo notato,anche con gli educatori più giovani, che questa formazione non risulta totalmente efficace. In questi corsi infatti spesso si fa un ‘dribblaggio’, andando a parlare genericamente di ‘affettività’, che è un termine edulcorato e più pulito. Ma la verità è che il giovane poi non ti molla finché non rispondi alla sua domanda precisa: ‘Cosa posso fare con la mia fidanzata o il mio fidanzato?’”.

Allora gli educatori tentano di rispondere secondo la propria coscienza, come meglio possono. “Forse in un modo un po’ fuori dalle righe, noi di solito parliamo apertamente con i ragazzi, per rassicurarli e interrogarli sulla loro relazione, se sia o meno un rapporto stabile. Poi li invitiamo ancora a rifletterci per qualche giorno, e infine gli diciamo di ascoltare la loro coscienza e decidere. È la formazione delle coscienze la parte più difficile”.

Valentina Russo

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genitori

Per giovani e giovanissimi la sessualità è un tema presente, a volte spinoso, di cui comunque si parla. Ma con chi ne parlano? Genitori e insegnanti hanno sicuramente una responsabilità in materia; ma anche gli altri educatori, come quelli che i ragazzi incontrano in parrocchia.

La tematica è infatti inserita nel documento finale del Sinodo sui giovani, la Christus vivit, che sottolinea l’importanza di “educare la propria sessualità, in modo che sia sempre meno uno strumento per usare gli altri e sempre più una capacità di donarsi pienamente a una persona in modo esclusivo e generoso” (n. 265). Come veicolare questo concetto e come rispondere alle domande dei giovani?

Lo abbiamo chiesto ai coniugi Stefano e Rita Sereniintervenuti sabato scorso a Perugia nell’ambito dell’incontro organizzato dall’Azione cattolica sul tema “Abitare la famiglia”.

Stefano e Rita, oltre a essere stati per diversi anni responsabili nazionali dell’area Famiglie e vita dell’Ac, sono genitori di due giovani di 27 e 20 anni, e sono anche educatori di un gruppo di giovanissimi nella loro diocesi di Terni- Narni-Amelia.

Come genitori

“Come genitori, in realtà, non siamo i primi interlocutori dei ragazzi sul tema sessualità. Per fare in modo che i nostri figli parlino con noi anche di queste cose molto intime, occorre entrare veramente in confidenza con loro e guadagnarsi la loro fiducia” dice Rita. E continua: “È stato così con la nostra figlia più piccola, con cui abbiamo fatto un percorso lungo e di delicatezza, senza il quale non si sarebbe aperta”. “Questi temi - aggiunge Stefano vengono trattati più che altro fuori casa.

Noi genitori cerchiamo di lanciare dei flash quando si presenta l’occasione, magari con qualche battuta. Da una parte, è sempre stato così: neanche io parlavo con i miei di questo argomento. D’altra parte, però, i genitori di oggi hanno un problema in più, rappresentato dal fatto che si è di molto abbassata l’età media del primo rapporto. Ecco perché sarebbe importante, anche come Chiesa, formare di più i genitori, che altrimenti rischiano di arrivare a parlare con i figli troppo tardi, quando questi hanno già fatto esperienza di qualche sconfitta”.

Come educatori

Diversa è la situazione fuori casa, dove i ragazzi parlano un po’ più liberamente anche di questo tema, perché “si sentono meno giudicati da una figura che non è quella paterna né materna” dice Rita. Qui entra in gioco la figura dell’educatore, che sia un insegnante o un animatore parrocchiale, il quale spesso si trova diparlandone nanzi a domande cui non è preparato.

“Come educatore prosegue Stefano - la difficoltà maggiore che ho affrontato è stata quella di trovare un equilibrio tra quelli che sono i tempi di oggi e una formulazione ‘vecchia’ sul tema sessualità, che ancora vige all’interno della Chiesa. La formulazione è ‘fermi tutti fino al matrimonio, poi se ne parla!’. Ma in un’epoca in cui pochi si sposano e sempre più tardi, se come educatori ci limitassimo a questa risposta, non riusciremmo più a parlare con nessuno”.

Esistono però vari seminari di formazione sul tema, organizzati nelle varie diocesi da Pastorali giovanili o familiari. “A parte alcune eccezioni, abbiamo notato,anche con gli educatori più giovani, che questa formazione non risulta totalmente efficace. In questi corsi infatti spesso si fa un ‘dribblaggio’, andando a parlare genericamente di ‘affettività’, che è un termine edulcorato e più pulito. Ma la verità è che il giovane poi non ti molla finché non rispondi alla sua domanda precisa: ‘Cosa posso fare con la mia fidanzata o il mio fidanzato?’”.

Allora gli educatori tentano di rispondere secondo la propria coscienza, come meglio possono. “Forse in un modo un po’ fuori dalle righe, noi di solito parliamo apertamente con i ragazzi, per rassicurarli e interrogarli sulla loro relazione, se sia o meno un rapporto stabile. Poi li invitiamo ancora a rifletterci per qualche giorno, e infine gli diciamo di ascoltare la loro coscienza e decidere. È la formazione delle coscienze la parte più difficile”.

Valentina Russo

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Carlo Acutis. La traslazione al santuario della Spogliazione ad Assisi e il libro di mons. Sorrentino https://www.lavoce.it/carlo-acutis-traslazione-libro-sorrentino/ Fri, 05 Apr 2019 10:33:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54317 carlo acutis a mezzo busto, ritratto di fronte, con una maglietta rossa a mezze maniche, con gli occhiali da sole. Sullo sfondo le montagne

“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita. Sono contento di morire perché ho vissuto la mia vita senza sciupare neanche un minuto di essa in cose che non piacciono a Dio”. Sono alcune delle frasi più note di Carlo Acutis, il giovane venerabile morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, il cui corpo, sabato 6 aprileviene sepolto nel santuario della Spogliazione ad Assisi. Papa Francesco, nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, offre ai giovani Carlo Acutis come modello per un uso positivo dei nuovi mezzi di comunicazione.

Sul ragazzo e san Francesco mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ha scritto il libro Originali, non fotocopie. Carlo Acutis e Francesco d’Assisi . A lui chiediamo di parlarci di questi due testimoni di santità.

Il corpo di Carlo sarà traslato dal cimitero di Assisi al santuario della Spogliazione: come mai questa scelta?

“Il santuario della Spogliazione è legato al gesto del giovane Francesco che si spogliò di tutto fino alla nudità per esprimere il suo amore a Cristo e mettersi al servizio ai poveri. Per giungere a quella scelta radicale il giovane assisano non era stato solo. Il suo vescovo Guido lo aveva consigliato e guidato. Davvero una bella esperienza di accompagnamento.

Proprio per questo, scrivendomi in occasione dell’erezione del nuovo santuario, Papa Francesco lo qualificò ‘luogo propizio per il discernimento vocazionale dei giovani’. Mi è sembrato che la presenza delle spoglie mortali di Carlo in questo santuario potesse essere di grande incoraggiamento ai giovani. Li aiuta a porsi l’interrogativo sul senso della vita e ad affrontare coraggiosamente il problema della vocazione”.

San Francesco e Carlo Acutis sono due testimoni di epoche molto diverse. Cosa li accomuna?

“È vero, le diversità tra i due sono tante. Ma c’è anche tanto che li accomuna. Li unisce certamente l’amore per l’Eucaristia. Francesco si estasiava di fronte al mistero del Figlio di Dio che ogni giorno – com’egli diceva – scende dal suo ‘trono regale’ sui nostri poveri altari. Il giovane Carlo faceva di tutto per non mancare alla messa e all’adorazione quotidiana. Ideò una mostra sui miracoli eucaristici.

Diceva dell’eucaristia che era la sua ‘autostrada per il Cielo’. Altro elemento è l’amore per i poveri: se Francesco di Assisi li mise al centro del suo cuore, Carlo Acutis, per quanto possibile alla sua età, non si limitò a fare delle elemosine, ma considerò i poveri dei veri amici. Al suo funerale se ne presentarono tanti e la stessa mamma se ne meravigliò. Carlo li aveva amati e serviti senza metterlo in mostra”.

IL PROGRAMMA AD ASSISI

Il percorso del corteo dalla basilica di San Francesco

Venerdì 5 aprile ore 17 il corteo con la salma del venerabile Carlo Acutis partirà dalla Basilica Inferiore di San Francesco per arrivare nella cattedrale di San Rufino dove ci sarà la messa solenne con i vescovi umbri, presieduta dal presidente della Ceu, mons. Renato Boccardo. Alle ore 21 ci sarà una veglia di preghiera, presieduta da mons. Paolo Martinelli, ofm Cap., vescovo ausiliare di Milano. Sabato 6 aprile alle ore 16 il corteo dalla cattedrale di San Rufino giungerà al santuario della Spogliazione per la traslazione del corpo. Seguiranno alle ore 17 la messa presieduta dal vescovo mons. Domenico Sorrentino e il rito della tumulazione del corpo del venerabile Carlo Acutis. Domenica 7 aprile alle ore 11 messa nel santuario della Spogliazione presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.

San Francesco ci offre un modello di santità radicale, che può sembrare difficile da raggiungere. Carlo, invece, ci mostra “la santità della porta accanto”: secondo lei è più alla portata dei giovani di oggi, questo santo dei “nativi digitali”?

“Chi guarda Francesco non può non ammirarlo. Non a caso tanti – talvolta anche non credenti – si inchinano al suo genio, che illumina tanti aspetti dell’esistenza. Magari si dimentica che egli fu innamorato di Cristo, ma lo si ammira per il suo messaggio sulla pace, sulla custodia del creato, sul rispetto degli altri.

È il Santo che seppe dialogare con il sultano in tempo di crociate. Una santità davvero straordinaria. Carlo imboccò la strada di una santità del quotidiano, vivendo come un normalissimo giovane del nostro tempo, ma con la limpidezza degli occhi e del cuore, mettendo in tutte le cose il sapore del Vangelo. Nel mio libro, riferendomi al lettore – ma lo dico anche a me stesso! –, rivolgo un invito: se non sai fare come Francesco, almeno fa’ come Carlo!”.

Papa Francesco, nell’esortazione apostolica post-sinodale dedicata ai giovani Christus vivit, porta l’esempio del venerabile Carlo Acutis, che, in modo creativo e geniale, “ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”.

“Carlo è un trascinatore. Specie dei giovani. È incredibile come, in poco tempo, sia ormai conosciuto in tutto il mondo. Proprio il suo essere un ‘nativo digitale’, con un grande talento per l’informatica, affascina. I giovani abituati a smanettare con i telefonini lo sentono uno di loro. Al tempo stesso, colgono la differenza. Hanno in Carlo un testimone di come si possa vivere nel mondo di internet senza esserne travolti, governando la rete e non subendola.

Facendone anzi una rete di bontà, posta ad arginare quell’inondazione di negatività che purtroppo miete tante vittime. Carlo è un vero maestro di una rete del bene. Il Papa, mettendo in guardia dal rischio dell’omologazione, frutto dei meccanismi del consumo e dello stordimento, ricorda una frase di Carlo: ‘Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie’.

Quanto Carlo, nella sua breve vita, ha saputo, in modo originale, seguire la sua strada verso la santità?

“L’originalità di Carlo è nella sua stessa santità. Il suo è un modo semplice, feriale, di fare il bene. Egli spiega così che la santità non è fatta di cose straordinarie. Giustamente mette in guardia dal rischio di arrendersi al ‘così fanno tutti’. Il Vangelo non intrappola, non incatena, al contrario lascia che si sprigionino i desideri più profondi, quelli che hanno a che fare non con l’effimero, ma con l’eterno. E, dunque, ci fanno essere profondamente noi stessi, davvero ‘originali’, capaci di una vita bella, autentica, generosa”.

Carlo amava dire: “Non io, ma Dio”. In un mondo che cerca di accantonare Dio e mettere noi, con il nostro smisurato ego, davanti a tutto, quanto un ragazzino morto a soli 15 anni insegna a tutti?

“Impressionante la maturità spirituale di Carlo. La sua scelta radicale di Dio riecheggia quella di Francesco d’Assisi nell’atto della spogliazione: ‘Non più padre Pietro di Bernardone ma Padre nostro che sei nei cieli’. Francesco non aveva più nulla, ma aveva ormai frate sole, sora luna, sora acqua, frate focu... Aveva tutto, perché aveva Dio. Carlo, senza gesti clamorosi, fece altrettanto. Entrambi si spogliarono di sé e si riempirono di Dio. Oggi insieme, nel santuario della Spogliazione, si fanno educatori dei giovani, proponendo Gesù come segreto della vita”.

Gigliola Alfaro

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carlo acutis a mezzo busto, ritratto di fronte, con una maglietta rossa a mezze maniche, con gli occhiali da sole. Sullo sfondo le montagne

“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita. Sono contento di morire perché ho vissuto la mia vita senza sciupare neanche un minuto di essa in cose che non piacciono a Dio”. Sono alcune delle frasi più note di Carlo Acutis, il giovane venerabile morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, il cui corpo, sabato 6 aprileviene sepolto nel santuario della Spogliazione ad Assisi. Papa Francesco, nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, offre ai giovani Carlo Acutis come modello per un uso positivo dei nuovi mezzi di comunicazione.

Sul ragazzo e san Francesco mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ha scritto il libro Originali, non fotocopie. Carlo Acutis e Francesco d’Assisi . A lui chiediamo di parlarci di questi due testimoni di santità.

Il corpo di Carlo sarà traslato dal cimitero di Assisi al santuario della Spogliazione: come mai questa scelta?

“Il santuario della Spogliazione è legato al gesto del giovane Francesco che si spogliò di tutto fino alla nudità per esprimere il suo amore a Cristo e mettersi al servizio ai poveri. Per giungere a quella scelta radicale il giovane assisano non era stato solo. Il suo vescovo Guido lo aveva consigliato e guidato. Davvero una bella esperienza di accompagnamento.

Proprio per questo, scrivendomi in occasione dell’erezione del nuovo santuario, Papa Francesco lo qualificò ‘luogo propizio per il discernimento vocazionale dei giovani’. Mi è sembrato che la presenza delle spoglie mortali di Carlo in questo santuario potesse essere di grande incoraggiamento ai giovani. Li aiuta a porsi l’interrogativo sul senso della vita e ad affrontare coraggiosamente il problema della vocazione”.

San Francesco e Carlo Acutis sono due testimoni di epoche molto diverse. Cosa li accomuna?

“È vero, le diversità tra i due sono tante. Ma c’è anche tanto che li accomuna. Li unisce certamente l’amore per l’Eucaristia. Francesco si estasiava di fronte al mistero del Figlio di Dio che ogni giorno – com’egli diceva – scende dal suo ‘trono regale’ sui nostri poveri altari. Il giovane Carlo faceva di tutto per non mancare alla messa e all’adorazione quotidiana. Ideò una mostra sui miracoli eucaristici.

Diceva dell’eucaristia che era la sua ‘autostrada per il Cielo’. Altro elemento è l’amore per i poveri: se Francesco di Assisi li mise al centro del suo cuore, Carlo Acutis, per quanto possibile alla sua età, non si limitò a fare delle elemosine, ma considerò i poveri dei veri amici. Al suo funerale se ne presentarono tanti e la stessa mamma se ne meravigliò. Carlo li aveva amati e serviti senza metterlo in mostra”.

IL PROGRAMMA AD ASSISI

Il percorso del corteo dalla basilica di San Francesco

Venerdì 5 aprile ore 17 il corteo con la salma del venerabile Carlo Acutis partirà dalla Basilica Inferiore di San Francesco per arrivare nella cattedrale di San Rufino dove ci sarà la messa solenne con i vescovi umbri, presieduta dal presidente della Ceu, mons. Renato Boccardo. Alle ore 21 ci sarà una veglia di preghiera, presieduta da mons. Paolo Martinelli, ofm Cap., vescovo ausiliare di Milano. Sabato 6 aprile alle ore 16 il corteo dalla cattedrale di San Rufino giungerà al santuario della Spogliazione per la traslazione del corpo. Seguiranno alle ore 17 la messa presieduta dal vescovo mons. Domenico Sorrentino e il rito della tumulazione del corpo del venerabile Carlo Acutis. Domenica 7 aprile alle ore 11 messa nel santuario della Spogliazione presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.

San Francesco ci offre un modello di santità radicale, che può sembrare difficile da raggiungere. Carlo, invece, ci mostra “la santità della porta accanto”: secondo lei è più alla portata dei giovani di oggi, questo santo dei “nativi digitali”?

“Chi guarda Francesco non può non ammirarlo. Non a caso tanti – talvolta anche non credenti – si inchinano al suo genio, che illumina tanti aspetti dell’esistenza. Magari si dimentica che egli fu innamorato di Cristo, ma lo si ammira per il suo messaggio sulla pace, sulla custodia del creato, sul rispetto degli altri.

È il Santo che seppe dialogare con il sultano in tempo di crociate. Una santità davvero straordinaria. Carlo imboccò la strada di una santità del quotidiano, vivendo come un normalissimo giovane del nostro tempo, ma con la limpidezza degli occhi e del cuore, mettendo in tutte le cose il sapore del Vangelo. Nel mio libro, riferendomi al lettore – ma lo dico anche a me stesso! –, rivolgo un invito: se non sai fare come Francesco, almeno fa’ come Carlo!”.

Papa Francesco, nell’esortazione apostolica post-sinodale dedicata ai giovani Christus vivit, porta l’esempio del venerabile Carlo Acutis, che, in modo creativo e geniale, “ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”.

“Carlo è un trascinatore. Specie dei giovani. È incredibile come, in poco tempo, sia ormai conosciuto in tutto il mondo. Proprio il suo essere un ‘nativo digitale’, con un grande talento per l’informatica, affascina. I giovani abituati a smanettare con i telefonini lo sentono uno di loro. Al tempo stesso, colgono la differenza. Hanno in Carlo un testimone di come si possa vivere nel mondo di internet senza esserne travolti, governando la rete e non subendola.

Facendone anzi una rete di bontà, posta ad arginare quell’inondazione di negatività che purtroppo miete tante vittime. Carlo è un vero maestro di una rete del bene. Il Papa, mettendo in guardia dal rischio dell’omologazione, frutto dei meccanismi del consumo e dello stordimento, ricorda una frase di Carlo: ‘Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie’.

Quanto Carlo, nella sua breve vita, ha saputo, in modo originale, seguire la sua strada verso la santità?

“L’originalità di Carlo è nella sua stessa santità. Il suo è un modo semplice, feriale, di fare il bene. Egli spiega così che la santità non è fatta di cose straordinarie. Giustamente mette in guardia dal rischio di arrendersi al ‘così fanno tutti’. Il Vangelo non intrappola, non incatena, al contrario lascia che si sprigionino i desideri più profondi, quelli che hanno a che fare non con l’effimero, ma con l’eterno. E, dunque, ci fanno essere profondamente noi stessi, davvero ‘originali’, capaci di una vita bella, autentica, generosa”.

Carlo amava dire: “Non io, ma Dio”. In un mondo che cerca di accantonare Dio e mettere noi, con il nostro smisurato ego, davanti a tutto, quanto un ragazzino morto a soli 15 anni insegna a tutti?

“Impressionante la maturità spirituale di Carlo. La sua scelta radicale di Dio riecheggia quella di Francesco d’Assisi nell’atto della spogliazione: ‘Non più padre Pietro di Bernardone ma Padre nostro che sei nei cieli’. Francesco non aveva più nulla, ma aveva ormai frate sole, sora luna, sora acqua, frate focu... Aveva tutto, perché aveva Dio. Carlo, senza gesti clamorosi, fece altrettanto. Entrambi si spogliarono di sé e si riempirono di Dio. Oggi insieme, nel santuario della Spogliazione, si fanno educatori dei giovani, proponendo Gesù come segreto della vita”.

Gigliola Alfaro

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Sta a noi ora darci da fare https://www.lavoce.it/sta-a-noi-ora-darci-da-fare/ Wed, 03 Apr 2019 17:18:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54285

- di Laphidil Oppong Twumasi - - Come primo commento all’esortazione apostolica Christus vivit che raccoglie il lavoro e le indicazioni del Sinodo dei Giovani,  pubblichiamo il testo dell’intervento fatto alla conferenza stampa di presentazione, martedì mattina in Vaticano, da Laphidil, responsabile del gruppo dei giovani della Comunità ghanese nella diocesi di Vicenza. Sono Laphidil, ho 25 anni e sono una studentessa del corso magistrale di Ingegneria Biomedica all’Università di Bologna. Ho partecipato alla Riunione presinodale dei giovani qui a Roma e ho seguito il percorso del Sinodo fino all’emissione del Documento finale. È un onore per me tornare qui oggi per dire la mia e cosa suscita in me l’Esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco. Questo Documento suscita in me un’emozione indescrivibile, perché leggendolo mi è sembrato di parlare con una persona vicina, come un padre che mi offre consigli e suggerimenti. È un Documento che, alla luce della relazione con Cristo, illumina le diverse realtà della vita dei giovani. È facile da capire e non si perde in arcaismi, anzi, ho trovato termini come tutorial, zapping ed influencer che direi sono termini giovanili. È stata una scoperta piacevole scorgere tali termini in un Documento ufficiale della Chiesa. Invito tutti, soprattutto noi giovani, a leggerlo con calma, con i nostri tempi, perché sono certa che ognuno di noi ci troverà qualcosa che lo riguarda. Per me è stato emozionante anche trovare citazioni testuali e anche interi paragrafi presi dal nostro Documento presinodale, ed avendo fatto parte del gruppo di redazione a suo tempo, sento che quelle notti dove siamo rimasti svegli a mettere insieme quel Documento non sono trascorse invano. Devo dire che c’è stato uno sforzo e la volontà di sentire il nostro grido, di ascoltarci veramente. Mi ha inoltre fatto molto piacere il fatto che questo Documento non sia un manuale di sola dottrina ed insegnamenti, ma per me sembra una guida e un insieme di suggerimenti, qualcosa alla quale fare riferimento quando ci sentiamo un po’ persi. Non ha risposte preconfezionate alle nostre domande perché sarebbe anche fisicamente impossibile inglobare e fare un tutt’uno della vastità e diversità di problematiche che abbiamo noi giovani e la Chiesa in generale nel mondo, perché appunto siamo diversi. Sta a noi adesso come giovani nella Chiesa, inseriti nella pastorale giovanile, nelle parrocchie, nelle varie aggregazioni ecclesiali, nelle unità pastorali in generale, alzarci e darci da fare. Dobbiamo prendere in mano il Documento finale del Sinodo e questa Esortazione apostolica, estrapolare i temi e le realtà a noi più vicine ed adattarle alle nostre esigenze, altrimenti tutto il lavoro fatto in questi due anni diventerebbe fine a se stesso. Vorrei concludere citando la parte finale del Documento di Papa Francesco: “E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”. Questa frase mi ricorda l’episodio biblico dove Pietro e il discepolo giovane amato da Gesù corrono alla grotta del Risorto per vedere se è veramente vuota. Il giovane arrivò per primo ma aspettò che arrivasse Pietro prima di entrare. Questo mi dice che c’è un bisogno reciproco, ci deve essere una vicinanza tra Chiesa “adulta” e Chiesa “giovane”, perché noi giovani abbiamo forza, entusiasmo, carisma, ma abbiamo bisogno dell’esperienza e della conoscenza degli adulti che ci mostrino la strada e ci aiutino ad incanalare i nostri doni. Devono camminare insieme a noi per aiutarci a realizzare le nostre idee ed i nostri sogni.]]>

- di Laphidil Oppong Twumasi - - Come primo commento all’esortazione apostolica Christus vivit che raccoglie il lavoro e le indicazioni del Sinodo dei Giovani,  pubblichiamo il testo dell’intervento fatto alla conferenza stampa di presentazione, martedì mattina in Vaticano, da Laphidil, responsabile del gruppo dei giovani della Comunità ghanese nella diocesi di Vicenza. Sono Laphidil, ho 25 anni e sono una studentessa del corso magistrale di Ingegneria Biomedica all’Università di Bologna. Ho partecipato alla Riunione presinodale dei giovani qui a Roma e ho seguito il percorso del Sinodo fino all’emissione del Documento finale. È un onore per me tornare qui oggi per dire la mia e cosa suscita in me l’Esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco. Questo Documento suscita in me un’emozione indescrivibile, perché leggendolo mi è sembrato di parlare con una persona vicina, come un padre che mi offre consigli e suggerimenti. È un Documento che, alla luce della relazione con Cristo, illumina le diverse realtà della vita dei giovani. È facile da capire e non si perde in arcaismi, anzi, ho trovato termini come tutorial, zapping ed influencer che direi sono termini giovanili. È stata una scoperta piacevole scorgere tali termini in un Documento ufficiale della Chiesa. Invito tutti, soprattutto noi giovani, a leggerlo con calma, con i nostri tempi, perché sono certa che ognuno di noi ci troverà qualcosa che lo riguarda. Per me è stato emozionante anche trovare citazioni testuali e anche interi paragrafi presi dal nostro Documento presinodale, ed avendo fatto parte del gruppo di redazione a suo tempo, sento che quelle notti dove siamo rimasti svegli a mettere insieme quel Documento non sono trascorse invano. Devo dire che c’è stato uno sforzo e la volontà di sentire il nostro grido, di ascoltarci veramente. Mi ha inoltre fatto molto piacere il fatto che questo Documento non sia un manuale di sola dottrina ed insegnamenti, ma per me sembra una guida e un insieme di suggerimenti, qualcosa alla quale fare riferimento quando ci sentiamo un po’ persi. Non ha risposte preconfezionate alle nostre domande perché sarebbe anche fisicamente impossibile inglobare e fare un tutt’uno della vastità e diversità di problematiche che abbiamo noi giovani e la Chiesa in generale nel mondo, perché appunto siamo diversi. Sta a noi adesso come giovani nella Chiesa, inseriti nella pastorale giovanile, nelle parrocchie, nelle varie aggregazioni ecclesiali, nelle unità pastorali in generale, alzarci e darci da fare. Dobbiamo prendere in mano il Documento finale del Sinodo e questa Esortazione apostolica, estrapolare i temi e le realtà a noi più vicine ed adattarle alle nostre esigenze, altrimenti tutto il lavoro fatto in questi due anni diventerebbe fine a se stesso. Vorrei concludere citando la parte finale del Documento di Papa Francesco: “E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”. Questa frase mi ricorda l’episodio biblico dove Pietro e il discepolo giovane amato da Gesù corrono alla grotta del Risorto per vedere se è veramente vuota. Il giovane arrivò per primo ma aspettò che arrivasse Pietro prima di entrare. Questo mi dice che c’è un bisogno reciproco, ci deve essere una vicinanza tra Chiesa “adulta” e Chiesa “giovane”, perché noi giovani abbiamo forza, entusiasmo, carisma, ma abbiamo bisogno dell’esperienza e della conoscenza degli adulti che ci mostrino la strada e ci aiutino ad incanalare i nostri doni. Devono camminare insieme a noi per aiutarci a realizzare le nostre idee ed i nostri sogni.]]>
Gmg. A Panama anche gli italiani, tra cui gli umbri https://www.lavoce.it/gmg-panama-umbri/ Sun, 13 Jan 2019 10:00:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53785 panama

Saranno circa 900 i giovani italiani che parteciperanno alla Gmg di Panama (22-27 gennaio) con Papa Francesco. Tra loro, alcune decine di umbri, accompagnati dal delegato regionale per la Pastorale giovanile don Marcello Cruciani e dal vescvo delegato mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu.

Quanti italiani e umbri partiranno

I vescovi italiani alla Gmg complessivamente saranno 15, guidati dal presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti. Le regioni con più partecipanti risultano essere il Triveneto, la Lombardia, il Piemonte, le Marche, e appunto l’Umbria. Il numero degli italiani potrebbe comunque aumentare con gli iscritti di associazioni e movimenti che non sono passati attraverso i canali della Cei. Il tema dell’evento sarà “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

Sulla scia del Sinodo dei giovani

“Tra i nostri giovani - dice don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile - è ancora vivo il ricordo dell’incontro dello scorso 11 e 12 agosto con Papa Francesco al Circo massimo di Roma. Anche il recente Sinodo dei vescovi sui giovani arricchirà di motivazioni questa partecipazione. Sarà un tempo di verifica non solo per i giovani ma anche per gli adulti e accompagnatori”.

Aggiunge quindi: “È finito il tempo in cui i giovani ‘volavano’ pur di radunarsi e ascoltare la voce del Papa e dei vescovi, che li istruivano con le catechesi. Il cammino sinodale ha posto in modo serio la questione dell’ascolto, che ci chiede un ingaggio diverso con le giovani generazioni”.

A Panama ci sarà "Casa Italia"

Come tradizione ormai consolidata, i nostri pellegrini anche a Panama avranno “Casa Italia”. “Sarà allestita - informa Falabretti - nei locali dell’Istituto italiano ‘Enrico Fermi’ nei pressi della chiesa di Nuestra Senora de Guadalupe, i cui parrocchiani ospiteranno tutti i nostri giovani”. A Casa Italia i giovani italiani si riuniranno per le catechesi, che “saranno tenute a piccoli gruppi, e avranno la forma di un dialogo serrato tra vescovi e giovani, come indica il recente Sinodo. Una modalità che sta avendo successo anche al di fuori dell’Italia”.

Per seguire la Gmg dall'Italia

Per i giovani che resteranno in Italia, diocesi e Conferenze episcopali regionali stanno intanto programmando incontri ‘casalinghi’ per seguire in diretta la Gmg. Tra i primi a muoversi i giovani delle diocesi di Bologna, Ravenna, Parma, Forlì, Cesena, che si ritroveranno il 26 e 27 gennaio a Bologna, all’Unipol Arena, per l’evento “Live from Panama 2019”.

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panama

Saranno circa 900 i giovani italiani che parteciperanno alla Gmg di Panama (22-27 gennaio) con Papa Francesco. Tra loro, alcune decine di umbri, accompagnati dal delegato regionale per la Pastorale giovanile don Marcello Cruciani e dal vescvo delegato mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu.

Quanti italiani e umbri partiranno

I vescovi italiani alla Gmg complessivamente saranno 15, guidati dal presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti. Le regioni con più partecipanti risultano essere il Triveneto, la Lombardia, il Piemonte, le Marche, e appunto l’Umbria. Il numero degli italiani potrebbe comunque aumentare con gli iscritti di associazioni e movimenti che non sono passati attraverso i canali della Cei. Il tema dell’evento sarà “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

Sulla scia del Sinodo dei giovani

“Tra i nostri giovani - dice don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile - è ancora vivo il ricordo dell’incontro dello scorso 11 e 12 agosto con Papa Francesco al Circo massimo di Roma. Anche il recente Sinodo dei vescovi sui giovani arricchirà di motivazioni questa partecipazione. Sarà un tempo di verifica non solo per i giovani ma anche per gli adulti e accompagnatori”.

Aggiunge quindi: “È finito il tempo in cui i giovani ‘volavano’ pur di radunarsi e ascoltare la voce del Papa e dei vescovi, che li istruivano con le catechesi. Il cammino sinodale ha posto in modo serio la questione dell’ascolto, che ci chiede un ingaggio diverso con le giovani generazioni”.

A Panama ci sarà "Casa Italia"

Come tradizione ormai consolidata, i nostri pellegrini anche a Panama avranno “Casa Italia”. “Sarà allestita - informa Falabretti - nei locali dell’Istituto italiano ‘Enrico Fermi’ nei pressi della chiesa di Nuestra Senora de Guadalupe, i cui parrocchiani ospiteranno tutti i nostri giovani”. A Casa Italia i giovani italiani si riuniranno per le catechesi, che “saranno tenute a piccoli gruppi, e avranno la forma di un dialogo serrato tra vescovi e giovani, come indica il recente Sinodo. Una modalità che sta avendo successo anche al di fuori dell’Italia”.

Per seguire la Gmg dall'Italia

Per i giovani che resteranno in Italia, diocesi e Conferenze episcopali regionali stanno intanto programmando incontri ‘casalinghi’ per seguire in diretta la Gmg. Tra i primi a muoversi i giovani delle diocesi di Bologna, Ravenna, Parma, Forlì, Cesena, che si ritroveranno il 26 e 27 gennaio a Bologna, all’Unipol Arena, per l’evento “Live from Panama 2019”.

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Lettera dei padri sinodali ai giovani (video) https://www.lavoce.it/lettera-sinodo-giovani-video/ Wed, 31 Oct 2018 08:00:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53252 lettera

  [embed]https://www.youtube.com/watch?v=WkzbX5OeQv0[/embed]   Pubblichiamo il testo integrale della Lettera dei padri sinodali ai giovani di tutto il mondo. Speranza, fiducia -  nonostante la debolezza -  sono le parole chiave di questa Lettera che nasce, come si legge, dalla volontà di ascoltare la voce del “Cristo eternamente giovane” e riconoscere quella dei ragazzi perché il mondo, e la stessa Chiesa, ha bisogno della forza dei loro sogni. XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Lettera dei padri sinodali ai giovani A voi, giovani del mondo, ci rivolgiamo noi padri sinodali, con una parola di speranza, di fiducia, di consolazione. In questi giorni ci siamo riuniti per ascoltare la voce di Gesù, «il Cristo eternamente giovane», e riconoscere in Lui le vostre molte voci, le vostre grida di esultanza, i lamenti, i silenzi. Sappiamo delle vostre ricerche interiori, delle gioie e delle speranze, dei dolori e delle angosce che costituiscono la vostra inquietudine. Desideriamo che adesso ascoltiate una parola da noi: vogliamo essere collaboratori della vostra gioia affinché le vostre attese si trasformino in ideali. Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vostra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza e nella storia umana. Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento. Quando il mondo, che Dio ha tanto amato da donargli il suo Figlio Gesù, è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piacere e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità, la giustizia. Per un mese abbiamo camminato insieme con alcuni di voi e molti altri legati a noi con la preghiera e l’affetto. Desideriamo continuare ora il cammino in ogni parte della terra ove il Signore Gesù ci invia come discepoli missionari. La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso.]]>
lettera

  [embed]https://www.youtube.com/watch?v=WkzbX5OeQv0[/embed]   Pubblichiamo il testo integrale della Lettera dei padri sinodali ai giovani di tutto il mondo. Speranza, fiducia -  nonostante la debolezza -  sono le parole chiave di questa Lettera che nasce, come si legge, dalla volontà di ascoltare la voce del “Cristo eternamente giovane” e riconoscere quella dei ragazzi perché il mondo, e la stessa Chiesa, ha bisogno della forza dei loro sogni. XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Lettera dei padri sinodali ai giovani A voi, giovani del mondo, ci rivolgiamo noi padri sinodali, con una parola di speranza, di fiducia, di consolazione. In questi giorni ci siamo riuniti per ascoltare la voce di Gesù, «il Cristo eternamente giovane», e riconoscere in Lui le vostre molte voci, le vostre grida di esultanza, i lamenti, i silenzi. Sappiamo delle vostre ricerche interiori, delle gioie e delle speranze, dei dolori e delle angosce che costituiscono la vostra inquietudine. Desideriamo che adesso ascoltiate una parola da noi: vogliamo essere collaboratori della vostra gioia affinché le vostre attese si trasformino in ideali. Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vostra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza e nella storia umana. Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento. Quando il mondo, che Dio ha tanto amato da donargli il suo Figlio Gesù, è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piacere e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità, la giustizia. Per un mese abbiamo camminato insieme con alcuni di voi e molti altri legati a noi con la preghiera e l’affetto. Desideriamo continuare ora il cammino in ogni parte della terra ove il Signore Gesù ci invia come discepoli missionari. La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso.]]>
Sinodo dei giovani. Documento finale e…un cardinale che balla (video) https://www.lavoce.it/sinodo-giovani-documento-cardinale-balla/ Fri, 26 Oct 2018 14:39:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53229 cardinale

“Un lunghissimo applauso ha accolto la presentazione della bozza di Documento finale ha riferito ai giornalisti Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, il 23 ottobre durante il briefing in Sala stampa vaticana. La bozza del documento finale - ha precisato - “è altra cosa rispetto all’ Instrumentum laboris, anche se l’ Instrumentum e il progetto di documento finale s’integrano a vicenda”. Rispetto a quello che era il testo-base per il lavoro di queste tre settimane sinodali, la bozza di documento finale risulta “più breve, anche se corposa, e riprende i temi ampiamente discussi”.

Immagine e fonti del Documento finale

L’immagine scelta come simbolo del nuovo testo (che fino a oggi, venerdì 26, può ancora essere integrato dalle modifiche dei 267 Padri sinodali, prima di essere letto in aula sabato mattina e poi consegnato al Papa) è quella dei discepoli di Emmaus.

Il Documento finale nasce da un lavoro faticoso, entusiasmante, attento, e da una corsa contro il tempo. È stato comunque - commentano fonti interne - un esempio ben riuscito di sinodalità.

Fonti del Documento finale sono, oltre all’ Instrumentum laboris, anche gli interventi, le relazioni e i “modi” o emendamenti scaturiti dai lavori del Sinodo. La struttura fondamentale dell’ Instrumentum è conservata nella suddivisione in tre parti: “riconoscere, interpretare, scegliere”, tuttavia il documento riflette anche la struttura del brano dei discepoli di Emmaus: “Camminava con loro”, “si aprirono loro gli occhi” e infine “partirono senza indugio”. In sostanza, dei temi dell’ Instrumentum laboris si ritrovano nel Documento finale soprattutto quelli su cui ci si è soffermati più a lungo nell’aula sinodale durante queste tre settimane.

Nascita ed evoluzione del Documento

Il testo, suddiviso in 173 paragrafi - ha rimarcato il relatore generale del Sinodo, card. Sergio da Rocha - è “frutto di un lavoro di squadra: ne sono autori i Padri sinodali, i partecipanti al Sinodo e in particolare i giovani. Il progetto, ancora riservato, è stato consegnato ai Padri sinodali che ora avranno il tempo di leggerlo, potranno presentare proposte di aggiunte ed emendamenti. Primo destinatario del Documento finale è il Papa”. Con l’approvazione da parte del Pontefice, infatti, il testo “sarà reso disponibile a tutta la Chiesa, alle Chiese particolari, ai giovani e a tutti coloro che sono impegnati con i giovani nella pastorale giovanile e vocazionale”.

Punto di partenza e punto di arrivo è il popolo di Dio “nella varietà delle situazioni socio-culturali ed ecclesiali” che i lavori hanno fatto emergere. Il percorso sinodale infatti - ha aggiunto il card. da Rocha - non è ancora terminato, perché prevede una fase attuativa.

“Sarà importante che le Chiese particolari e le Conferenze episcopali possano assumere in maniera creativa e fedele la dinamica del Documento allo scopo di adattare al loro contesto quanto emerso durante i lavori”. Il processo del Sinodo infatti non si chiude con “ricette pastorali da assumere... sarebbe l’opposto del discernimento!”.

La lettera ai giovani

Se d’altronde il linguaggio del testo elaborato non è propriamente giovanile, si ricorda che è stato deciso di preparare anche una Lettera rivolta a tutti i giovani da parte dei Padri sinodali. Quest’idea di una Lettera da indirizzare ai giovani di tutto il mondo era stata lanciata da alcuni vescovi durante i lavori del Sinodo. Come spiegato da Ruffini, per la stesura della Lettera è stata creata una Commissione che, rispecchiando le aeree geografiche, è composta da quattro Padri sinodali, un giovane, un religioso, un invitato speciale e un esperto.

Per i Padri sinodali sono stati nominati mons. Emmanuel Gobilliard, vescovo ausiliare di Lione (Francia), mons. Eduardo Horacio García, vescovo di San Justo (Argentina), mons. Anthony Colin Fisher, arcivescovo di Sydney (Australia) e il card. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui (Repubblica Centroafricana).

Per gli uditori la scelta è caduta su due giovani, Briana Regina Santiago, “apostola della vita interiore” (Stati Uniti d’America), e Anastasia Indrawan, della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale indonesiana. Completano la Commissione l’invitato speciale fratel Alois, priore della Comunità di Taizé e, come esperto, don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Cei per la pastorale giovanile.

E intanto, mentre la chiusura di questo Sinodo dei giovani è alle porte, un cardinale si riscopre giovane fra i giovani: è il card. filippino Luis Antonio Gokim Tagle che lancia un messaggio ed improvvisa alcuni passi di danza insieme ad un gruppo di giovani. [embed]https://www.facebook.com/synod2018/videos/1843411212380115/[/embed]]]>
cardinale

“Un lunghissimo applauso ha accolto la presentazione della bozza di Documento finale ha riferito ai giornalisti Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, il 23 ottobre durante il briefing in Sala stampa vaticana. La bozza del documento finale - ha precisato - “è altra cosa rispetto all’ Instrumentum laboris, anche se l’ Instrumentum e il progetto di documento finale s’integrano a vicenda”. Rispetto a quello che era il testo-base per il lavoro di queste tre settimane sinodali, la bozza di documento finale risulta “più breve, anche se corposa, e riprende i temi ampiamente discussi”.

Immagine e fonti del Documento finale

L’immagine scelta come simbolo del nuovo testo (che fino a oggi, venerdì 26, può ancora essere integrato dalle modifiche dei 267 Padri sinodali, prima di essere letto in aula sabato mattina e poi consegnato al Papa) è quella dei discepoli di Emmaus.

Il Documento finale nasce da un lavoro faticoso, entusiasmante, attento, e da una corsa contro il tempo. È stato comunque - commentano fonti interne - un esempio ben riuscito di sinodalità.

Fonti del Documento finale sono, oltre all’ Instrumentum laboris, anche gli interventi, le relazioni e i “modi” o emendamenti scaturiti dai lavori del Sinodo. La struttura fondamentale dell’ Instrumentum è conservata nella suddivisione in tre parti: “riconoscere, interpretare, scegliere”, tuttavia il documento riflette anche la struttura del brano dei discepoli di Emmaus: “Camminava con loro”, “si aprirono loro gli occhi” e infine “partirono senza indugio”. In sostanza, dei temi dell’ Instrumentum laboris si ritrovano nel Documento finale soprattutto quelli su cui ci si è soffermati più a lungo nell’aula sinodale durante queste tre settimane.

Nascita ed evoluzione del Documento

Il testo, suddiviso in 173 paragrafi - ha rimarcato il relatore generale del Sinodo, card. Sergio da Rocha - è “frutto di un lavoro di squadra: ne sono autori i Padri sinodali, i partecipanti al Sinodo e in particolare i giovani. Il progetto, ancora riservato, è stato consegnato ai Padri sinodali che ora avranno il tempo di leggerlo, potranno presentare proposte di aggiunte ed emendamenti. Primo destinatario del Documento finale è il Papa”. Con l’approvazione da parte del Pontefice, infatti, il testo “sarà reso disponibile a tutta la Chiesa, alle Chiese particolari, ai giovani e a tutti coloro che sono impegnati con i giovani nella pastorale giovanile e vocazionale”.

Punto di partenza e punto di arrivo è il popolo di Dio “nella varietà delle situazioni socio-culturali ed ecclesiali” che i lavori hanno fatto emergere. Il percorso sinodale infatti - ha aggiunto il card. da Rocha - non è ancora terminato, perché prevede una fase attuativa.

“Sarà importante che le Chiese particolari e le Conferenze episcopali possano assumere in maniera creativa e fedele la dinamica del Documento allo scopo di adattare al loro contesto quanto emerso durante i lavori”. Il processo del Sinodo infatti non si chiude con “ricette pastorali da assumere... sarebbe l’opposto del discernimento!”.

La lettera ai giovani

Se d’altronde il linguaggio del testo elaborato non è propriamente giovanile, si ricorda che è stato deciso di preparare anche una Lettera rivolta a tutti i giovani da parte dei Padri sinodali. Quest’idea di una Lettera da indirizzare ai giovani di tutto il mondo era stata lanciata da alcuni vescovi durante i lavori del Sinodo. Come spiegato da Ruffini, per la stesura della Lettera è stata creata una Commissione che, rispecchiando le aeree geografiche, è composta da quattro Padri sinodali, un giovane, un religioso, un invitato speciale e un esperto.

Per i Padri sinodali sono stati nominati mons. Emmanuel Gobilliard, vescovo ausiliare di Lione (Francia), mons. Eduardo Horacio García, vescovo di San Justo (Argentina), mons. Anthony Colin Fisher, arcivescovo di Sydney (Australia) e il card. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui (Repubblica Centroafricana).

Per gli uditori la scelta è caduta su due giovani, Briana Regina Santiago, “apostola della vita interiore” (Stati Uniti d’America), e Anastasia Indrawan, della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale indonesiana. Completano la Commissione l’invitato speciale fratel Alois, priore della Comunità di Taizé e, come esperto, don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Cei per la pastorale giovanile.

E intanto, mentre la chiusura di questo Sinodo dei giovani è alle porte, un cardinale si riscopre giovane fra i giovani: è il card. filippino Luis Antonio Gokim Tagle che lancia un messaggio ed improvvisa alcuni passi di danza insieme ad un gruppo di giovani. [embed]https://www.facebook.com/synod2018/videos/1843411212380115/[/embed]]]>
Sinodo dei Giovani. I primi temi emersi nei circoli e nelle dichiarazioni in Sala stampa https://www.lavoce.it/sinodo-dei-giovani-primi-temi/ Wed, 10 Oct 2018 12:00:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53101 temi

Abusi, sessualità, migranti, “cultura del digitale” sono alcuni temi ricorrenti nella conferenza stampa e nelle relazioni dei 14 circoli minori, che hanno scandito la prima settimana di lavori del Sinodo dei vescovi - in corso in Vaticano fino al 28 ottobre sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Contrastare gli abusi

“Offrire ai candidati al sacerdozio una migliore formazione sul corpo, l’affettività e la sessualità”. Lo ha detto il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, durante la conferenza stampa svoltasi il 9 ottobre presso la Sala stampa della Santa Sede.

Rispondendo a una domanda sulla presenza, nel dibattito nell’aula sinodale, del tema delle “turbolenze” nella Chiesa, il cardinale ha risposto: “Ne abbiamo parlato, anche il Papa ne parla spesso”. Anche all’interno dei circoli minori - ha riferito il card.

Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada) - si è discusso del tema degli abusi: “Ci sono stati fallimenti di struttura e di sistema, bisogna prenderne coscienza con onestà”, ha affermato. E ha aggiunto il card. Désiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina, in Madagascar: “Non bisogna aver paura di parlare ai giovani e di riconoscere che noi Pastori siamo i primi a doverci convertire. Solo la testimonianza attira davvero. La parola può restare nell’aria”. Di qui l’invito alla “coerenza tra la fede” e la vita, considerato dai tre relatori come un requisito indispensabile per “tutti i battezzati”, soprattutto nell’attività di evangelizzazione rivolta alle nuove generazioni.

Più donne, Chiesa plurale

“Il tema delle donne è arrivato molto forte dai giovani, ma anche dai vescovi” ha riferito suor Nathalie Becquart, uditrice al Sinodo, già direttrice del Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni della Conferenza episcopale di Francia. “Per la missione della Chiesa ha aggiunto - i giovani hanno bisogno di vedere una Chiesa dal doppio volto, fatto di uomini e di donne: una Chiesa plurale, inclusiva, che cerca di camminare insieme”.

La questione sessualità

“L’abbandono di una paternità e di una maternità che ha lasciato orfane le giovani generazioni, il perpetuarsi di stili pastorali non più capaci di attrarle”, ma anche “i danni provocati sulla loro crescita dagli scandali nel campo della sessualità, della ricchezza e anche dell’abuso dell’autorità”.

Sono questi, per uno dei gruppi linguistici italiani, i sintomi della “difficoltà della Chiesa di mettersi in sintonia con le giovani generazioni, ponendo così non pochi ostacoli che ne hanno favorito l’allontanamento”. A proposito della sessualità, i giovani di lingua inglese chiedono di chiarire che “i giovani che non condividono la concezione della Chiesa sulla sessualità sono ancora membri della Chiesa”.

In uno dei gruppi linguistici italiani, a proposito della vita affettiva e della sessualità, si fa presente che “i giovani hanno bisogno di chi parli loro con limpidezza, profonda umanità ed empatia”, evitando “ogni atteggiamento di giovanilismo e di puritanesimo da parte degli adulti”.

Il digitale “colonialista”

Il tema della cultura digitale come parte integrante della cultura dei giovani è molto presente nelle relazioni dei circoli minori, insieme alla raccomandazione di tener conto dei “moltissimi giovani che nel mondo non hanno accesso a internet”. Di qui la necessità di evitare un’impostazione “troppo occidentale” del Sinodo e dei suoi documenti, scongiurando il rischio che prevalga la “colonizzazione ideologica” a più riprese stigmatizzata dal Papa.

Altro fenomeno di cui tener conto è quello che in un circolo anglofono viene definito “migrazione digitale”, in virtù della quale i giovani sono spinti dall’influenza crescente di internet e dei social media nelle loro vite a “migrare” virtualmente dalla loro famiglia e dai valori culturali e religiosi di provenienza, con il conseguente effetto di “spaesamento” e di perdita delle proprie radici.

Migranti e rifugiati

Anche il tema delle migrazioni attraversa le relazioni dei 14 circoli minori. La richiesta unanime è quella di una maggiore attenzione ai giovani migranti, con “speciale attenzione a coloro che vivono nei campi di rifugiati”. La richiesta è di evitare “ogni forma di discriminazione”.

L’invito di uno dei gruppi francofoni è di chiedersi “come la Chiesa possa accompagnare questi giovani” sia nei loro Paesi di origine sia in quelli di arrivo, “approfondendo la riflessione sul fenomeno migratorio e aiutando a trovare soluzioni che rispettino la dignità della persona umana”.

Per uno dei circoli italiani, la maggiore urgenza è quella di “un impegno per promuovere opportunità nei Paesi di provenienza, e una collaborazione internazionale per offrire canali di legalità e di sicurezza ad una sfida così complessa”.

Il 6 ottobre Papa Francesco ha incontrato i giovani e il loro elenco di domande (leggi le domande sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

M. Michela Nicolais

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temi

Abusi, sessualità, migranti, “cultura del digitale” sono alcuni temi ricorrenti nella conferenza stampa e nelle relazioni dei 14 circoli minori, che hanno scandito la prima settimana di lavori del Sinodo dei vescovi - in corso in Vaticano fino al 28 ottobre sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Contrastare gli abusi

“Offrire ai candidati al sacerdozio una migliore formazione sul corpo, l’affettività e la sessualità”. Lo ha detto il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, durante la conferenza stampa svoltasi il 9 ottobre presso la Sala stampa della Santa Sede.

Rispondendo a una domanda sulla presenza, nel dibattito nell’aula sinodale, del tema delle “turbolenze” nella Chiesa, il cardinale ha risposto: “Ne abbiamo parlato, anche il Papa ne parla spesso”. Anche all’interno dei circoli minori - ha riferito il card.

Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada) - si è discusso del tema degli abusi: “Ci sono stati fallimenti di struttura e di sistema, bisogna prenderne coscienza con onestà”, ha affermato. E ha aggiunto il card. Désiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina, in Madagascar: “Non bisogna aver paura di parlare ai giovani e di riconoscere che noi Pastori siamo i primi a doverci convertire. Solo la testimonianza attira davvero. La parola può restare nell’aria”. Di qui l’invito alla “coerenza tra la fede” e la vita, considerato dai tre relatori come un requisito indispensabile per “tutti i battezzati”, soprattutto nell’attività di evangelizzazione rivolta alle nuove generazioni.

Più donne, Chiesa plurale

“Il tema delle donne è arrivato molto forte dai giovani, ma anche dai vescovi” ha riferito suor Nathalie Becquart, uditrice al Sinodo, già direttrice del Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni della Conferenza episcopale di Francia. “Per la missione della Chiesa ha aggiunto - i giovani hanno bisogno di vedere una Chiesa dal doppio volto, fatto di uomini e di donne: una Chiesa plurale, inclusiva, che cerca di camminare insieme”.

La questione sessualità

“L’abbandono di una paternità e di una maternità che ha lasciato orfane le giovani generazioni, il perpetuarsi di stili pastorali non più capaci di attrarle”, ma anche “i danni provocati sulla loro crescita dagli scandali nel campo della sessualità, della ricchezza e anche dell’abuso dell’autorità”.

Sono questi, per uno dei gruppi linguistici italiani, i sintomi della “difficoltà della Chiesa di mettersi in sintonia con le giovani generazioni, ponendo così non pochi ostacoli che ne hanno favorito l’allontanamento”. A proposito della sessualità, i giovani di lingua inglese chiedono di chiarire che “i giovani che non condividono la concezione della Chiesa sulla sessualità sono ancora membri della Chiesa”.

In uno dei gruppi linguistici italiani, a proposito della vita affettiva e della sessualità, si fa presente che “i giovani hanno bisogno di chi parli loro con limpidezza, profonda umanità ed empatia”, evitando “ogni atteggiamento di giovanilismo e di puritanesimo da parte degli adulti”.

Il digitale “colonialista”

Il tema della cultura digitale come parte integrante della cultura dei giovani è molto presente nelle relazioni dei circoli minori, insieme alla raccomandazione di tener conto dei “moltissimi giovani che nel mondo non hanno accesso a internet”. Di qui la necessità di evitare un’impostazione “troppo occidentale” del Sinodo e dei suoi documenti, scongiurando il rischio che prevalga la “colonizzazione ideologica” a più riprese stigmatizzata dal Papa.

Altro fenomeno di cui tener conto è quello che in un circolo anglofono viene definito “migrazione digitale”, in virtù della quale i giovani sono spinti dall’influenza crescente di internet e dei social media nelle loro vite a “migrare” virtualmente dalla loro famiglia e dai valori culturali e religiosi di provenienza, con il conseguente effetto di “spaesamento” e di perdita delle proprie radici.

Migranti e rifugiati

Anche il tema delle migrazioni attraversa le relazioni dei 14 circoli minori. La richiesta unanime è quella di una maggiore attenzione ai giovani migranti, con “speciale attenzione a coloro che vivono nei campi di rifugiati”. La richiesta è di evitare “ogni forma di discriminazione”.

L’invito di uno dei gruppi francofoni è di chiedersi “come la Chiesa possa accompagnare questi giovani” sia nei loro Paesi di origine sia in quelli di arrivo, “approfondendo la riflessione sul fenomeno migratorio e aiutando a trovare soluzioni che rispettino la dignità della persona umana”.

Per uno dei circoli italiani, la maggiore urgenza è quella di “un impegno per promuovere opportunità nei Paesi di provenienza, e una collaborazione internazionale per offrire canali di legalità e di sicurezza ad una sfida così complessa”.

Il 6 ottobre Papa Francesco ha incontrato i giovani e il loro elenco di domande (leggi le domande sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

M. Michela Nicolais

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Sinodo dei giovani. I partecipanti e il programma https://www.lavoce.it/sinodo-partecipanti/ Wed, 03 Oct 2018 16:05:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53032 sinodo

Mercoledì 3 ottobre è iniziata la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema dei Giovani. Sono 267 i Padri sinodali che partecipano al Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 3 al 28 ottobre. I membri dell’assise sono così ripartiti: 31 ex officio (tra cui gli umbri card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e mons. Gualtiero Bassetti, assistente nazionale dell’Azione cattolica), 181 eletti dalle Conferenze episcopali e 41 membri di diretta nomina pontificia. Tra gli altri partecipanti, si contano 23 esperti, e 49 uditori e uditrici, da ogni parte del mondo, dei quali 36 sono giovani tra 18 e 29 anni. Significativa inoltre la presenza di otto “delegati fraterni”, rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali. Durante i 25 giorni del Sinodo, i Padri sinodali lavoreranno insieme agli altri partecipanti, secondo le loro proprie mansioni, sull'Instrumentum laboris che sarà il testo base per l'elaborazione del Documento finale e raccoglierà in sintesi i risultati raggiunti dalla XV Assemblea Generale Ordinaria.

Il programma

I lavori sinodali si articoleranno in tre "unità di lavoro", che corrispondono alle tre parti del Documento di lavoro:
  1. Riconoscere: la Chiesa in ascolto della realtà
  2. Interpretare: fede e discernimento vocazionale
  3. Scegliere: cammini di conversione pastorale e missionaria
I Padri sinodali intervengono sulla prima unità, poi si passa ai 14 Circoli minori divisi per lingue (francese, italiano, inglese, portoghese, spagnolo e tedesco) dove si elaborano dei "modi" collettivi dell'Instrumentum laboris, che poi vengono consegnati alla Segreteria Generale. Al termine di ogni unità di lavoro il Relatore Generale con i Segretari Speciali, si riunisce con gli altri membri della Commissione per l'elaborazione del documento finale per procedere alla revisione del testo della relativa sezione del Documento finale. I lavori sulla prima unità si concluderanno martedì 9 ottobre, quelli sulla seconda unità lunedì 15 ottobre, e quelli sulla terza unità lunedì 22 ottobre. Infine, la Commissione si riunirà ancora per elaborare il progetto del Documento finale, che sarà presentato nella mattina di mercoledì 24 ottobre in Aula. Successivamente, la Commissione curerà l'elaborazione del testo definitivo del Documento finale, che nel mattino di sabato 27 ottobre sarà presentato in Aula e nel pomeriggio sottoposto al suffragio dei Padri sinodali. Una volta da loro votato, sarà consegnato al Sommo Pontefice, al quale compete ogni decisione in merito.  

Elenco dei Partecipanti della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

 

A. ELENCO DEI PADRI SINODALI SECONDO IL TITOLO DI PARTECIPAZIONE

I. PRESIDENTE

FRANCESCO, Sommo Pontefice

II. SEGRETARIO GENERALE

Sua Eminenza Reverendissima Card. Lorenzo BALDISSERI

III. PRESIDENTI DELEGATI

Sua Beatitudine Em.ma Card. Louis Raphaël I SAKO, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea (Iraq) Sua Em.za Rev.ma Card. Desiré TSARAHAZANA, Arcivescovo di Toamasina (Madagascar) Sua Em.za Rev.ma Card. Charles Maung BO, S.D.B., Arcivescovo di Yangon (Myanmar) Sua Em.za Rev.ma Card. John RIBAT, M.S.C., Arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

IV. RELATORE GENERALE

Sua Em.za Rev.ma Card. Sérgio da ROCHA, Arcivescovo di Brasilia, Presidente della Conferenza Episcopale (Brasile)

V. SEGRETARI SPECIALI

Rev. P. Giacomo COSTA, S.I., Direttore della Rivista “Aggiornamenti Sociali”, Presidente della Fondazione Culturale San Fedele, Vicepresidente della Fondazione Carlo Maria Martini (Italia) Rev. Rossano SALA, S.D.B., Professore di Pastorale Giovanile presso la Pontificia Università Salesiana e Direttore della Rivista "Note di Pastorale Giovanile" (Italia)

VI. COMMISSIONE PER L'INFORMAZIONE

Presidente Dott. Paolo RUFFINI, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione (Città del Vaticano)
Segretario Rev. P. Antonio SPADARO, S.I., Direttore della rivista “La Civiltà Cattolica” (Italia)

VII. COMMISSIONE PER LE CONTROVERSIE

Presidente Sua Em.za Rev.ma Card. Giuseppe VERSALDI, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (Città del Vaticano)
Membri Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Charles Jude SCICLUNA, Arcivescovo di Malta (Malta)
Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Godfrey Igwebuike ONAH, Vescovo di Nsukka (Nigeria)

VIII. DALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE

Sinodo della Chiesa Copta Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Ibrahim Isaac SEDRAK, Patriarca di Alessandria dei Copti, Capo del Sinodo della Chiesa Copta Cattolica.
Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Youssef ABSI, Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica. ex electione Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Georges BACOUNI, Arcivescovo di Akka, San Giovanni d'Acri, Tolemaide dei Greco-Melkiti.
Sinodo della Chiesa Sira Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri, Capo del Sinodo della Chiesa Sira Cattolica.
Sinodo della Chiesa Maronita
ex officio Sua Beatitudine Em.ma Card. Béchara Boutros RAÏ, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita. ex electione Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Joseph NAFFAH, Vescovo titolare di Aradus, Ausiliare di Joubé, Sarba e Jounieh dei Maroniti. Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Abdallah Elias ZAIDAN, Vescovo di Our Lady of Lebanon of Los Angeles.
Sinodo della Chiesa Caldea
ex officio Sua Beatitudine Em.ma Card. Louis Raphaël I SAKO, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea.
Sinodo della Chiesa Armena Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Grégoire Pierre XX GHABROYAN, Patriarca di Cilicia degli Armeni, Capo del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica.
Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Sviatoslav SHEVCHUK, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. ex electione Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Bryan J. BAYDA, C.SS.R., Vescovo di Saskatoon degli Ucraini.
(Consulta l'elenco completo sul sito ufficiale del Sinodo 2018)
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sinodo

Mercoledì 3 ottobre è iniziata la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema dei Giovani. Sono 267 i Padri sinodali che partecipano al Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 3 al 28 ottobre. I membri dell’assise sono così ripartiti: 31 ex officio (tra cui gli umbri card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e mons. Gualtiero Bassetti, assistente nazionale dell’Azione cattolica), 181 eletti dalle Conferenze episcopali e 41 membri di diretta nomina pontificia. Tra gli altri partecipanti, si contano 23 esperti, e 49 uditori e uditrici, da ogni parte del mondo, dei quali 36 sono giovani tra 18 e 29 anni. Significativa inoltre la presenza di otto “delegati fraterni”, rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali. Durante i 25 giorni del Sinodo, i Padri sinodali lavoreranno insieme agli altri partecipanti, secondo le loro proprie mansioni, sull'Instrumentum laboris che sarà il testo base per l'elaborazione del Documento finale e raccoglierà in sintesi i risultati raggiunti dalla XV Assemblea Generale Ordinaria.

Il programma

I lavori sinodali si articoleranno in tre "unità di lavoro", che corrispondono alle tre parti del Documento di lavoro:
  1. Riconoscere: la Chiesa in ascolto della realtà
  2. Interpretare: fede e discernimento vocazionale
  3. Scegliere: cammini di conversione pastorale e missionaria
I Padri sinodali intervengono sulla prima unità, poi si passa ai 14 Circoli minori divisi per lingue (francese, italiano, inglese, portoghese, spagnolo e tedesco) dove si elaborano dei "modi" collettivi dell'Instrumentum laboris, che poi vengono consegnati alla Segreteria Generale. Al termine di ogni unità di lavoro il Relatore Generale con i Segretari Speciali, si riunisce con gli altri membri della Commissione per l'elaborazione del documento finale per procedere alla revisione del testo della relativa sezione del Documento finale. I lavori sulla prima unità si concluderanno martedì 9 ottobre, quelli sulla seconda unità lunedì 15 ottobre, e quelli sulla terza unità lunedì 22 ottobre. Infine, la Commissione si riunirà ancora per elaborare il progetto del Documento finale, che sarà presentato nella mattina di mercoledì 24 ottobre in Aula. Successivamente, la Commissione curerà l'elaborazione del testo definitivo del Documento finale, che nel mattino di sabato 27 ottobre sarà presentato in Aula e nel pomeriggio sottoposto al suffragio dei Padri sinodali. Una volta da loro votato, sarà consegnato al Sommo Pontefice, al quale compete ogni decisione in merito.  

Elenco dei Partecipanti della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

 

A. ELENCO DEI PADRI SINODALI SECONDO IL TITOLO DI PARTECIPAZIONE

I. PRESIDENTE

FRANCESCO, Sommo Pontefice

II. SEGRETARIO GENERALE

Sua Eminenza Reverendissima Card. Lorenzo BALDISSERI

III. PRESIDENTI DELEGATI

Sua Beatitudine Em.ma Card. Louis Raphaël I SAKO, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea (Iraq) Sua Em.za Rev.ma Card. Desiré TSARAHAZANA, Arcivescovo di Toamasina (Madagascar) Sua Em.za Rev.ma Card. Charles Maung BO, S.D.B., Arcivescovo di Yangon (Myanmar) Sua Em.za Rev.ma Card. John RIBAT, M.S.C., Arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea)

IV. RELATORE GENERALE

Sua Em.za Rev.ma Card. Sérgio da ROCHA, Arcivescovo di Brasilia, Presidente della Conferenza Episcopale (Brasile)

V. SEGRETARI SPECIALI

Rev. P. Giacomo COSTA, S.I., Direttore della Rivista “Aggiornamenti Sociali”, Presidente della Fondazione Culturale San Fedele, Vicepresidente della Fondazione Carlo Maria Martini (Italia) Rev. Rossano SALA, S.D.B., Professore di Pastorale Giovanile presso la Pontificia Università Salesiana e Direttore della Rivista "Note di Pastorale Giovanile" (Italia)

VI. COMMISSIONE PER L'INFORMAZIONE

Presidente Dott. Paolo RUFFINI, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione (Città del Vaticano)
Segretario Rev. P. Antonio SPADARO, S.I., Direttore della rivista “La Civiltà Cattolica” (Italia)

VII. COMMISSIONE PER LE CONTROVERSIE

Presidente Sua Em.za Rev.ma Card. Giuseppe VERSALDI, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (Città del Vaticano)
Membri Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Charles Jude SCICLUNA, Arcivescovo di Malta (Malta)
Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Godfrey Igwebuike ONAH, Vescovo di Nsukka (Nigeria)

VIII. DALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE

Sinodo della Chiesa Copta Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Ibrahim Isaac SEDRAK, Patriarca di Alessandria dei Copti, Capo del Sinodo della Chiesa Copta Cattolica.
Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Youssef ABSI, Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica. ex electione Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Georges BACOUNI, Arcivescovo di Akka, San Giovanni d'Acri, Tolemaide dei Greco-Melkiti.
Sinodo della Chiesa Sira Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri, Capo del Sinodo della Chiesa Sira Cattolica.
Sinodo della Chiesa Maronita
ex officio Sua Beatitudine Em.ma Card. Béchara Boutros RAÏ, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita. ex electione Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Joseph NAFFAH, Vescovo titolare di Aradus, Ausiliare di Joubé, Sarba e Jounieh dei Maroniti. Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Abdallah Elias ZAIDAN, Vescovo di Our Lady of Lebanon of Los Angeles.
Sinodo della Chiesa Caldea
ex officio Sua Beatitudine Em.ma Card. Louis Raphaël I SAKO, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea.
Sinodo della Chiesa Armena Cattolica
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Grégoire Pierre XX GHABROYAN, Patriarca di Cilicia degli Armeni, Capo del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica.
Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina
ex officio Sua Beatitudine Rev.ma Sviatoslav SHEVCHUK, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. ex electione Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Bryan J. BAYDA, C.SS.R., Vescovo di Saskatoon degli Ucraini.
(Consulta l'elenco completo sul sito ufficiale del Sinodo 2018)
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E’ iniziato il Sinodo sui giovani. Il Papa: “Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore” https://www.lavoce.it/sinodo-giovani-entusiasmo/ Wed, 03 Oct 2018 15:26:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53029 entusiasmo

“Che lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito”. Il Papa ha cominciato con questo auspicio l’omelia della Messa di apertura del Sinodo questa mattina in piazza San Pietro alla presenza dei 267 padri sinodali che si riuniranno, a partire da oggi, insieme a Francesco fino al 28 ottobre, per confrontarsi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Il saluto commosso ai vescovi cinesi

“È con questo atteggiamento di docile ascolto della voce dello Spirito che siamo convenuti da tutte le parti del mondo”, ha detto il Papa aprendo ufficialmente la XXV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi: “Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza”, il tributo ai nuovi arrivati – mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde, e mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’an – fatto reso possibile anche grazie all’Accordo provvisorio firmato nei giorni scorsi a Pechino. “All’inizio di questo momento di grazia per tutta la Chiesa, in sintonia con la Parola di Dio, chiediamo con insistenza al Paraclito che ci aiuti a fare memoria e ravvivare le parole del Signore che facevano ardere il nostro cuore”, l’invito a proposito della presenza dello Spirito Santo: “Ardore e passione evangelica che generano l’ardore e la passione per Gesù. Memoria che possa risvegliare e rinnovare in noi la capacità di sognare e sperare. Perché sappiamo che i nostri giovani saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore”.

No a “conformismo, precarietà, esclusione e violenza”

“Unti nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita”. “La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del ‘si è sempre fatto così’, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano”, le parole di Francesco: “La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi”. “I giovani, frutto di molte delle decisioni prese nel passato, ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità”, lo scenario delineato dal Papa: “Essi ci chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza, e che non li lasciamo soli nelle mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro visione”.

“Non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità”

“Stiamo attenti e badiamo bene che non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che è importante”. “L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi”, la ricetta di Francesco, secondo il quale “senza questo atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani”. “Questa capacità di sognare insieme, che il Signore oggi regala a noi come Chiesa – ha detto il Papa citando San Paolo – esige di sviluppare tra di noi un atteggiamento ben preciso: ‘Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri’. E nel contempo punta più in alto chiedendo che con umiltà consideriamo gli altri superiori a noi stessi. Con questo spirito cercheremo di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa”.

“Ascoltare Dio e ascoltare la gente”. Il Papa cita il Concilio e Hölderlin

“Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il Popolo di Dio”. Ne è convinto il Papa che, citando le parole pronunciate durante la Veglia del Sinodo sulla famiglia, ha esortato ad “ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama”. “Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente”, ha garantito Francesco, ponendo “questo tempo sotto la materna protezione della Vergine Maria. Che lei, donna dell’ascolto e della memoria, ci accompagni a riconoscere le tracce dello Spirito affinché con premura, tra sogni e speranze, accompagniamo e stimoliamo i nostri giovani perché non smettano di profetizzare”. “Molti di noi eravamo giovani o muovevamo i primi passi nella vita religiosa mentre terminava il Concilio Vaticano II”, ha poi detto il Papa rivolgendosi ai padri sinodali: “Ai giovani di allora venne indirizzato l’ultimo messaggio dei Padri conciliari. Ciò che abbiamo ascoltato da giovani ci farà bene ripassarlo di nuovo con il cuore ricordando le parole del poeta: ‘L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso'”, la citazione di Hölderlin.

Il messaggio di Paolo VI ai giovani

Il Papa ha terminato l’omelia della Messa di apertura del Sinodo sui giovani con una lunga citazione del messaggio rivolto da Paolo VI – che sarà canonizzato in questa stessa piazza il 14 ottobre – ai giovani, al termine del Concilio, l’8 dicembre 1965: “Così ci parlarono i Padri conciliari”, ha ricordato Francesco: “La Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente ‘revisione di vita’, essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire, il vostro avvenire. La Chiesa è desiderosa che la società che voi vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete voi. Essa ha fiducia che voi saprete affermare la vostra fede nella vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza di un Dio giusto e buono. È a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio.
Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!”.
“Padri sinodali, la Chiesa vi guarda con fiducia e amore”, ha assicurato il Papa ai presenti.]]>
entusiasmo

“Che lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito”. Il Papa ha cominciato con questo auspicio l’omelia della Messa di apertura del Sinodo questa mattina in piazza San Pietro alla presenza dei 267 padri sinodali che si riuniranno, a partire da oggi, insieme a Francesco fino al 28 ottobre, per confrontarsi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Il saluto commosso ai vescovi cinesi

“È con questo atteggiamento di docile ascolto della voce dello Spirito che siamo convenuti da tutte le parti del mondo”, ha detto il Papa aprendo ufficialmente la XXV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi: “Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza”, il tributo ai nuovi arrivati – mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde, e mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’an – fatto reso possibile anche grazie all’Accordo provvisorio firmato nei giorni scorsi a Pechino. “All’inizio di questo momento di grazia per tutta la Chiesa, in sintonia con la Parola di Dio, chiediamo con insistenza al Paraclito che ci aiuti a fare memoria e ravvivare le parole del Signore che facevano ardere il nostro cuore”, l’invito a proposito della presenza dello Spirito Santo: “Ardore e passione evangelica che generano l’ardore e la passione per Gesù. Memoria che possa risvegliare e rinnovare in noi la capacità di sognare e sperare. Perché sappiamo che i nostri giovani saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore”.

No a “conformismo, precarietà, esclusione e violenza”

“Unti nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita”. “La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del ‘si è sempre fatto così’, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano”, le parole di Francesco: “La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi”. “I giovani, frutto di molte delle decisioni prese nel passato, ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità”, lo scenario delineato dal Papa: “Essi ci chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza, e che non li lasciamo soli nelle mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro visione”.

“Non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità”

“Stiamo attenti e badiamo bene che non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che è importante”. “L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi”, la ricetta di Francesco, secondo il quale “senza questo atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani”. “Questa capacità di sognare insieme, che il Signore oggi regala a noi come Chiesa – ha detto il Papa citando San Paolo – esige di sviluppare tra di noi un atteggiamento ben preciso: ‘Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri’. E nel contempo punta più in alto chiedendo che con umiltà consideriamo gli altri superiori a noi stessi. Con questo spirito cercheremo di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa”.

“Ascoltare Dio e ascoltare la gente”. Il Papa cita il Concilio e Hölderlin

“Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il Popolo di Dio”. Ne è convinto il Papa che, citando le parole pronunciate durante la Veglia del Sinodo sulla famiglia, ha esortato ad “ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama”. “Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente”, ha garantito Francesco, ponendo “questo tempo sotto la materna protezione della Vergine Maria. Che lei, donna dell’ascolto e della memoria, ci accompagni a riconoscere le tracce dello Spirito affinché con premura, tra sogni e speranze, accompagniamo e stimoliamo i nostri giovani perché non smettano di profetizzare”. “Molti di noi eravamo giovani o muovevamo i primi passi nella vita religiosa mentre terminava il Concilio Vaticano II”, ha poi detto il Papa rivolgendosi ai padri sinodali: “Ai giovani di allora venne indirizzato l’ultimo messaggio dei Padri conciliari. Ciò che abbiamo ascoltato da giovani ci farà bene ripassarlo di nuovo con il cuore ricordando le parole del poeta: ‘L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso'”, la citazione di Hölderlin.

Il messaggio di Paolo VI ai giovani

Il Papa ha terminato l’omelia della Messa di apertura del Sinodo sui giovani con una lunga citazione del messaggio rivolto da Paolo VI – che sarà canonizzato in questa stessa piazza il 14 ottobre – ai giovani, al termine del Concilio, l’8 dicembre 1965: “Così ci parlarono i Padri conciliari”, ha ricordato Francesco: “La Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente ‘revisione di vita’, essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire, il vostro avvenire. La Chiesa è desiderosa che la società che voi vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete voi. Essa ha fiducia che voi saprete affermare la vostra fede nella vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza di un Dio giusto e buono. È a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio.
Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!”.
“Padri sinodali, la Chiesa vi guarda con fiducia e amore”, ha assicurato il Papa ai presenti.]]>
Ottobre missionario: Giovani per il Vangelo https://www.lavoce.it/ottobre-missionario-giovani-vangelo/ Wed, 03 Oct 2018 08:00:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53051 di Giulio Albanese

Lo slogan della Giornata missionaria mondiale 2018, “Giovani per il Vangelo”, si ispira al Sinodo dei vescovi. Si tratta di una scelta operata dalla Fondazione Missio, che in Italia rappresenta le Pontificie opere missionarie. Esso racchiude due dimensioni sulle quali è importante riflettere sia a livello personale che comunitario.

Anzitutto, è evidente la sfida vocazionale, nella consapevolezza che, ancora oggi, a distanza di duemila anni dalla venuta del Redentore, “la messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Al contempo, emerge anche un’altra istanza, che supera decisamente l’età anagrafica, nel senso che è il Vangelo stesso che chiede ai credenti – indipendentemente dagli anni di vita – di essere, sempre e comunque, giovani con il cuore e con la mente.

Papa Francesco suggerisce in maniera efficace la prospettiva teologica di questo ragionamento nelle pagine di un recente libro-intervista dal titolo Dio è giovane. Con grande forza ed efficacia, Papa Bergoglio afferma che “Dio è Colui che rinnova sempre, perché Lui è sempre nuovo: Dio è giovane! Dio è l’Eterno che non ha tempo, ma è capace di rinnovare, ringiovanirsi continuamente e ringiovanire tutto”.

Viene pertanto spontaneo domandarsi quali siano in chiave pastorale i campi di applicazione, non solo nella cornice del tradizionale ottobre missionario, ma guardando anche all’intero anno pastorale che abbiamo di fronte. I dati dicono che diminuiscono i missionari con vocazione ad vitam (cioè sacerdoti appartenenti a società di vita apostolica, religiosi e religiose), ma aumentano i laici che decidono di fare un’esperienza missionaria per qualche anno o qualche mese (famiglie o singoli).

È una sfida che dovrebbe coinvolgere i Centri missionari e i Centri vocazioni, unitamente alle comunità diocesane. Considerando il calo avvenuto negli ultimi vent’anni, il numero dei missionari italiani oggi si attesta intorno alle 8.000 unità. Se, allora, di crisi stiamo parlando, dobbiamo riconoscere che oggi più che mai occorre riaffermare la responsabilità missionaria delle Chiese locali.

Tutto ciò nella consapevolezza che sia la visione teologica, sia le relative declinazioni della missione, non possono prescindere da quegli uomini e quelle donne che hanno fatto la scelta di andare fino agli estremi confini del mondo. Ma proprio perché “Dio è giovane”, è importante non solo sapersi mantenere giovani, ma anche accettare le istanze del rinnovamento.

Qui non si tratta di rottamare gli anziani, o di rinnegare la propria storia, quanto piuttosto di comunicare nuova linfa all’interno delle comunità, andando al di là di certi stereotipi e pratiche del passato che condizionano la comunicazione della Buona Notizia in una società postmoderna che ha pur sempre fame e sete di Dio.

Questa dinamica della fede farà maturare i giovani e ringiovanirà i meno giovani con l’intento dichiarato di sancire una rinnovata stagione evangelizzatrice. Animati da queste convinzioni, facciamo tesoro del pensiero di Papa Francesco, ribadito nel Messaggio per la Giornata missionaria di quest’anno: la “trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il contagio dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita”. Ecco perché c’è bisogno di giovani per il Vangelo!

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Sinodo dei giovani. Nella delegazione Cei saranno presenti il card. Bassetti e mons. Sigismondi https://www.lavoce.it/sinodo-giovani-bassetti-sigismondi/ Sun, 23 Sep 2018 10:00:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52925 chiese orientali

[caption id="attachment_52927" align="alignleft" width="200"] Gualtiero Sigismondi[/caption]

Il 3 ottobre, alle ore 10, il Papa celebrerà la messa sul sagrato della basilica di San Pietro per l’apertura della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma dal 3 al 28 ottobre sul tema, com’è noto, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tra i Padri sinodali nominati dalla Cei figura, oltre al card. Gualtiero Bassetti, anche il vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica italiana. Ai due confratelli, i Vescovi dell’Umbria “augurano un fruttuoso lavoro nella consapevolezza dell’impegnativo tema affidato da Papa Francesco ai Padri sinodali”. In questo periodo di preparazione al Sinodo, nella nostra regione sono già state molteplici le iniziative messe in campo dalle Pastorali giovanili diocesane e regionale, e dagli oratori (fenomeno in costante crescita).

Nel pomeriggio di sabato 6 ottobre, alle ore 17 in aula Paolo VI, avverrà uno speciale incontro tra il Papa, i giovani e i Padri sinodali. Ad annunciarlo al mondo dell’informazione è stato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. “Il Papa - ha indicato - sarà presente per tutto l’incontro. L’incontro è aperto a tutti: giovani, adulti, anche a voi [giornalisti]”. E ancora: “L’esperienza che il Papa ha avuto con i giovani nel pre-Sinodo fa pensare che avremo un’esperienza simile dei giovani”.

L’incontro di sabato 6 ottobre avverrà dunque nella fase iniziale dell’assise.

Le sessioni effettive di lavoro cominceranno poi il pomeriggio del giorno seguente. “Noi per - Unici, solidali, creativi” si intitolerà il 6 ottobre l’incontro dei giovani con il Papa e i Padri sinodali, evento a cura dalla Congregazione per l’educazione cattolica. In un comunicato diramato dalla segreteria dello stesso Sinodo dei vescovi, si ricorda che la riunione presinodale dei giovani con il Papa, nel marzo scorso, “ha registrato grande partecipazione e successo” e che perciò “il Papa desidera ora nuovamente incontrarli, insieme a tutti i Padri sinodali, per ascoltarli e accogliere le loro proposte per poterne usufruire nel Documento finale del Sinodo.

Questo speciale incontro permette ai giovani di offrire nell’occasione esperienze concrete circa la loro vita nello studio e nel lavoro, i loro sentimenti, il loro futuro e la loro scelta vocazionale”, si legge ancora nel comunicato, in cui si ricorda esplicitamente che “il Papa sarà presente tutto il tempo della riunione”. L’evento avrà come filo conduttore tante testimonianze di giovani, inframmezzate da momenti musicali e artistici, su tre temi legati al mondo giovanile: la ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione. Per partecipare all’evento occorrono i biglietti, che saranno distribuiti dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Tutti possono contattare il dicastero vaticano direttamente presso la sede in piazza Pio XII, n. 3, a Roma, oppure tramite email all’indirizzo llanes@ge.va.

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chiese orientali

[caption id="attachment_52927" align="alignleft" width="200"] Gualtiero Sigismondi[/caption]

Il 3 ottobre, alle ore 10, il Papa celebrerà la messa sul sagrato della basilica di San Pietro per l’apertura della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma dal 3 al 28 ottobre sul tema, com’è noto, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tra i Padri sinodali nominati dalla Cei figura, oltre al card. Gualtiero Bassetti, anche il vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica italiana. Ai due confratelli, i Vescovi dell’Umbria “augurano un fruttuoso lavoro nella consapevolezza dell’impegnativo tema affidato da Papa Francesco ai Padri sinodali”. In questo periodo di preparazione al Sinodo, nella nostra regione sono già state molteplici le iniziative messe in campo dalle Pastorali giovanili diocesane e regionale, e dagli oratori (fenomeno in costante crescita).

Nel pomeriggio di sabato 6 ottobre, alle ore 17 in aula Paolo VI, avverrà uno speciale incontro tra il Papa, i giovani e i Padri sinodali. Ad annunciarlo al mondo dell’informazione è stato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. “Il Papa - ha indicato - sarà presente per tutto l’incontro. L’incontro è aperto a tutti: giovani, adulti, anche a voi [giornalisti]”. E ancora: “L’esperienza che il Papa ha avuto con i giovani nel pre-Sinodo fa pensare che avremo un’esperienza simile dei giovani”.

L’incontro di sabato 6 ottobre avverrà dunque nella fase iniziale dell’assise.

Le sessioni effettive di lavoro cominceranno poi il pomeriggio del giorno seguente. “Noi per - Unici, solidali, creativi” si intitolerà il 6 ottobre l’incontro dei giovani con il Papa e i Padri sinodali, evento a cura dalla Congregazione per l’educazione cattolica. In un comunicato diramato dalla segreteria dello stesso Sinodo dei vescovi, si ricorda che la riunione presinodale dei giovani con il Papa, nel marzo scorso, “ha registrato grande partecipazione e successo” e che perciò “il Papa desidera ora nuovamente incontrarli, insieme a tutti i Padri sinodali, per ascoltarli e accogliere le loro proposte per poterne usufruire nel Documento finale del Sinodo.

Questo speciale incontro permette ai giovani di offrire nell’occasione esperienze concrete circa la loro vita nello studio e nel lavoro, i loro sentimenti, il loro futuro e la loro scelta vocazionale”, si legge ancora nel comunicato, in cui si ricorda esplicitamente che “il Papa sarà presente tutto il tempo della riunione”. L’evento avrà come filo conduttore tante testimonianze di giovani, inframmezzate da momenti musicali e artistici, su tre temi legati al mondo giovanile: la ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione. Per partecipare all’evento occorrono i biglietti, che saranno distribuiti dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Tutti possono contattare il dicastero vaticano direttamente presso la sede in piazza Pio XII, n. 3, a Roma, oppure tramite email all’indirizzo llanes@ge.va.

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Sinodo dei giovani. Costa: “I giovani cercano una Chiesa che lasci trasparire il risorto” https://www.lavoce.it/sinodo-giovani-costa-intervista/ Sun, 16 Sep 2018 10:00:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52837 costa giovani sinodo

“Un evento che coinvolge tutta la Chiesa”, e che chiede agli adulti un supplemento di ascolto per “riconoscere dove e come i giovani sono”. A meno di un mese dal Sinodo sui giovani, che si aprirà il 3 ottobre in Vaticano, abbiamo fatto il punto con padre Giacomo Costa, nominato dal Papa segretario speciale, insieme a don Rossano Sala.

C’è molta attesa per il terzo Sinodo di Papa Francesco: qual è la posta in gioco?

“Sicuramente c’è molta attesa tra coloro i quali, dentro la Chiesa, lavorano con i giovani. E anche tra questi ultimi c’è senz’altro interesse e curiosità, come dimostrano i diversi eventi promossi durante il percorso preparatorio. Tuttavia, sarebbe ingenuo non rilevare che, a livello mediatico, di opinione pubblica e forse anche in ampi settori della stessa Chiesa, questo Sinodo rischia di essere sostanzialmente ignorato, a differenza di quanto è avvenuto per i due sulla famiglia.

Sarebbe un’occasione persa, perché la posta in gioco è davvero alta: questo incontro infatti richiede di affrontare la questione dei rapporti tra le generazioni, ripensando il presente in modo che lasci spazio al futuro. È un tema chiave per tutta la nostra società. Per la Chiesa, poi, è vitale capire come continuare a incidere sulla realtà: non solo e non tanto per garan- tirsi un futuro come istituzione, ma perché ne va della trasmissione del messaggio evangelico che rappresenta la sua ragion d’essere”.

Tra le novità, una di metodo: i giovani stessi partecipano insieme ai vescovi, e sono stati esplicitamente chiamati dal Papa a parlare di loro con “parresìa”...

“È stata finora una delle sorprese più belle nella mia esperienza come segretario speciale. Nei questionari compilati online , ma soprattutto nella riunione presinodale dello scorso marzo, i giovani - rispondendo all’invito di Papa Francesco - si sono sentiti molto liberi di esprimere le loro aspirazioni e di dire ciò che pensano della Chiesa, mettendo sul tappeto numerosi problemi legati alla comunicazione, al linguaggio, alla credibilità, all’inclusione delle differenze. Allo stesso modo, tante Conferenze episcopali hanno coraggiosamente ammesso le proprie difficoltà e resistenze nel loro rapportarsi ai giovani.

Questa dinamica ha reso la preparazione al Sinodo un processo di reale incontro e ascolto tra generazioni. Insomma, possiamo dire che, secondo le indicazioni di Francesco, da evento, il Sinodo si sta trasformando in processo. Se il Sinodo rimane ufficialmente ‘dei vescovi’, proprio per il loro ruolo di Pastori, non può non diventare un evento che coinvolge tutta la Chiesa. Naturalmente si tratta di un’evoluzione che non è ancora terminata e che proseguirà anche dopo ottobre. In un certo senso il post-Sinodo sarà importante almeno tanto quanto il Sinodo, perché saranno le varie comunità ecclesiali a dover scegliere come passare all’azione, in linea con l’esortazione post-sinodale del Papa”.

Giovani con Gesù ma senza la Chiesa: è uno dei paradossi denunciati dal Documento preparatorio: come colmare questo gap?

“In realtà, la situazione rilevata durante il percorso preparatorio, in particolare con il questionario online, è perfino più radicale: anche Gesù a volte è sentito dai giovani come lontano, quasi un supereroe che però non ha molto a che fare con la vita ordinaria. Rischiamo, quindi, che i giovani siano né con Gesù, né con la Chiesa... Ma non è un distacco irreversibile (continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).

M. Michela Nicolais

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costa giovani sinodo

“Un evento che coinvolge tutta la Chiesa”, e che chiede agli adulti un supplemento di ascolto per “riconoscere dove e come i giovani sono”. A meno di un mese dal Sinodo sui giovani, che si aprirà il 3 ottobre in Vaticano, abbiamo fatto il punto con padre Giacomo Costa, nominato dal Papa segretario speciale, insieme a don Rossano Sala.

C’è molta attesa per il terzo Sinodo di Papa Francesco: qual è la posta in gioco?

“Sicuramente c’è molta attesa tra coloro i quali, dentro la Chiesa, lavorano con i giovani. E anche tra questi ultimi c’è senz’altro interesse e curiosità, come dimostrano i diversi eventi promossi durante il percorso preparatorio. Tuttavia, sarebbe ingenuo non rilevare che, a livello mediatico, di opinione pubblica e forse anche in ampi settori della stessa Chiesa, questo Sinodo rischia di essere sostanzialmente ignorato, a differenza di quanto è avvenuto per i due sulla famiglia.

Sarebbe un’occasione persa, perché la posta in gioco è davvero alta: questo incontro infatti richiede di affrontare la questione dei rapporti tra le generazioni, ripensando il presente in modo che lasci spazio al futuro. È un tema chiave per tutta la nostra società. Per la Chiesa, poi, è vitale capire come continuare a incidere sulla realtà: non solo e non tanto per garan- tirsi un futuro come istituzione, ma perché ne va della trasmissione del messaggio evangelico che rappresenta la sua ragion d’essere”.

Tra le novità, una di metodo: i giovani stessi partecipano insieme ai vescovi, e sono stati esplicitamente chiamati dal Papa a parlare di loro con “parresìa”...

“È stata finora una delle sorprese più belle nella mia esperienza come segretario speciale. Nei questionari compilati online , ma soprattutto nella riunione presinodale dello scorso marzo, i giovani - rispondendo all’invito di Papa Francesco - si sono sentiti molto liberi di esprimere le loro aspirazioni e di dire ciò che pensano della Chiesa, mettendo sul tappeto numerosi problemi legati alla comunicazione, al linguaggio, alla credibilità, all’inclusione delle differenze. Allo stesso modo, tante Conferenze episcopali hanno coraggiosamente ammesso le proprie difficoltà e resistenze nel loro rapportarsi ai giovani.

Questa dinamica ha reso la preparazione al Sinodo un processo di reale incontro e ascolto tra generazioni. Insomma, possiamo dire che, secondo le indicazioni di Francesco, da evento, il Sinodo si sta trasformando in processo. Se il Sinodo rimane ufficialmente ‘dei vescovi’, proprio per il loro ruolo di Pastori, non può non diventare un evento che coinvolge tutta la Chiesa. Naturalmente si tratta di un’evoluzione che non è ancora terminata e che proseguirà anche dopo ottobre. In un certo senso il post-Sinodo sarà importante almeno tanto quanto il Sinodo, perché saranno le varie comunità ecclesiali a dover scegliere come passare all’azione, in linea con l’esortazione post-sinodale del Papa”.

Giovani con Gesù ma senza la Chiesa: è uno dei paradossi denunciati dal Documento preparatorio: come colmare questo gap?

“In realtà, la situazione rilevata durante il percorso preparatorio, in particolare con il questionario online, è perfino più radicale: anche Gesù a volte è sentito dai giovani come lontano, quasi un supereroe che però non ha molto a che fare con la vita ordinaria. Rischiamo, quindi, che i giovani siano né con Gesù, né con la Chiesa... Ma non è un distacco irreversibile (continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).

M. Michela Nicolais

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Giovani pronti per l’incontro con Papa Francesco a Roma https://www.lavoce.it/incontro-dei-giovani-papa-francesco-roma/ Tue, 17 Jul 2018 11:36:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52423

Un timbro da apporre sulle credenziali per segnare il cammino dei giovani pellegrini diretti a Roma per l’incontro con Papa Francesco l’11 e 12 agosto prossimi. A prepararlo è il Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) che lo invierà gratuitamente alle diocesi che lo troveranno nella spedizione dei kit del pellegrino. Seguendo, infatti, l’antica tradizione sviluppata sui percorsi storicamente più attestati, molte diocesi hanno preparato la “credenziale” per il proprio pellegrinaggio. Si tratta di un foglio ripiegato che ha degli spazi vuoti per timbrare il passaggio alle varie tappe del cammino. Il timbro riporta il logo dei cammini che accomuna l’esperienza dei giovani italiani, con il titolo dell’esperienza “Per mille strade” e una “mezza” data: viene riportato infatti “agosto 2018”, lasciando lo spazio per aggiungere a penna la data di ogni tappa che verrà scritta a mano giorno per giorno. Dall'Umbria verso Roma In vista del Sinodo, anche i giovani dell'Umbria giungeranno a Roma "per mille strade": dopo l’incontro regionale di Norcia, sabato 4 agosto, ogni diocesi proporrà un diverso cammino. La diocesi di Perugia - Città della Pieve e quella di Terni - Narni - Amelia percorreranno la via Amerina; Città di Castello camminerà lungo la via di Francesco che passa da Assisi; le diocesi di Assisi - Nocera - Gualdo, di Foligno e di Spoleto-Norcia cammineranno insieme, partendo dalla città serafica e raggiungendo il santuario dell’Amore misericordioso a Collevalenza; la diocesi di Orvieto-Todi partirà da Collevalenza e toccherà il santuario di Bolsena; la diocesi di Gubbio passerà per l’abbazia di Fonte Avellana. Il programma dei giorni romani Intanto è stato reso noto anche il programma della festa che si svolgerà durante la “notte bianca” tra l’11 e il 12 agosto, quando alcune chiese sul percorso Circo Massimo-San Pietro resteranno aperte per la preghiera personale e comunitaria, le confessioni e non solo. Alcune chiese verranno ‘animate’ grazie all’aiuto di associazioni, diocesi e movimenti, “un modo – fanno sapere dalla pastorale giovanile – per fermarsi a riflettere partendo da alcune testimonianze, da una performance teatrale, da un incontro tematico, da un percorso artistico”. L’Azione Cattolica Italiana insieme al Forum Oratori Italiani, al Centro Oratori Romani e al Movimento Giovanile Salesiano organizzano dalle 01.30 alle 05.30, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, un tempo di adorazione personale e veglia comunitaria, accompagnati dalla testimonianza di santi giovani, con l’opportunità di dialogare ed essere ascoltati da sacerdoti e da ragazzi e con la possibilità di confessarsi. A San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino e Santa Maria del Popolo, Santa Prassede e Santa Pudenziana, le comunità di Pietre Vive (rete internazionale di comunità giovanili) offrono, da mezzanotte alle 6, un servizio di visite guidate gratuite inserite in un percorso storico-spirituale incentrato sulla bellezza della chiesa per coloro che guardano le bellezze delle chiese. I percorsi saranno due: percorso Caravaggio con San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino e Santa Maria del Popolo e percorso Paleocristiano con Santa Prassede e Santa Pudenziana. A San Gregorio al Celio e Sant’Andrea della Valle, i volontari e i sacerdoti dei gruppi Giovani e Riconciliazione saranno presenti per accogliere e accompagnare i giovani che desiderano confessarsi. A S. Gregorio al Celio, ci sarà anche la possibilità di incontrare le suore di madre Teresa di Calcutta, essendo la loro casa situata nei pressi della chiesa. Le Marche – nella tradizione delle Gmg – portano a Roma (chiesa S. Salvatore in Lauro), in occasione dell’incontro con Papa Francesco, i due segni legati ai giovani: il Crocifisso di san Damiano e la Vergine di Loreto. E nella Notte Bianca organizzano una notte di preghiera davanti a queste due icone di fede. La pastorale giovanile della diocesi di Forlì propone uno spettacolo dal titolo “Il fiore del deserto – Annalena Tonelli: una via di speranza e amore” appunto sulla figura di Annalena Tonelli. Il Rinnovamento nello Spirito a S. Maria in Portico in Campitelli, organizza nella notte tra 11 e 12 agosto, un tempo di testimonianza dedicato ai giovani che inizierà con un momento di festa e testimonianza. Il centro di tutta la serata sarà l’adorazione eucaristica che inizierà subito dopo la testimonianza. Altri eventi sono promossi dalla Gioventù Ardente Mariana, dall’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei con lo spettacolo “Don Tonino Bello, sentiero di pace” a cura di Stefania Bruno. Il momento si concluderà con la proclamazione e la firma di un appello di “Pace: #cartadileuca.2”, frutto di uno dei Cammini in preparazione all’evento dell’incontro nazionale con Papa Francesco. Completano il programma la Fraternità del Sermig, la Comunità di S. Egidio, la Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), l’Agesci, i Gesuiti che, nella chiesa del Gesù, offrono la testimonianza di Agnese Moro e Franco Bonisoli.]]>

Un timbro da apporre sulle credenziali per segnare il cammino dei giovani pellegrini diretti a Roma per l’incontro con Papa Francesco l’11 e 12 agosto prossimi. A prepararlo è il Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) che lo invierà gratuitamente alle diocesi che lo troveranno nella spedizione dei kit del pellegrino. Seguendo, infatti, l’antica tradizione sviluppata sui percorsi storicamente più attestati, molte diocesi hanno preparato la “credenziale” per il proprio pellegrinaggio. Si tratta di un foglio ripiegato che ha degli spazi vuoti per timbrare il passaggio alle varie tappe del cammino. Il timbro riporta il logo dei cammini che accomuna l’esperienza dei giovani italiani, con il titolo dell’esperienza “Per mille strade” e una “mezza” data: viene riportato infatti “agosto 2018”, lasciando lo spazio per aggiungere a penna la data di ogni tappa che verrà scritta a mano giorno per giorno. Dall'Umbria verso Roma In vista del Sinodo, anche i giovani dell'Umbria giungeranno a Roma "per mille strade": dopo l’incontro regionale di Norcia, sabato 4 agosto, ogni diocesi proporrà un diverso cammino. La diocesi di Perugia - Città della Pieve e quella di Terni - Narni - Amelia percorreranno la via Amerina; Città di Castello camminerà lungo la via di Francesco che passa da Assisi; le diocesi di Assisi - Nocera - Gualdo, di Foligno e di Spoleto-Norcia cammineranno insieme, partendo dalla città serafica e raggiungendo il santuario dell’Amore misericordioso a Collevalenza; la diocesi di Orvieto-Todi partirà da Collevalenza e toccherà il santuario di Bolsena; la diocesi di Gubbio passerà per l’abbazia di Fonte Avellana. Il programma dei giorni romani Intanto è stato reso noto anche il programma della festa che si svolgerà durante la “notte bianca” tra l’11 e il 12 agosto, quando alcune chiese sul percorso Circo Massimo-San Pietro resteranno aperte per la preghiera personale e comunitaria, le confessioni e non solo. Alcune chiese verranno ‘animate’ grazie all’aiuto di associazioni, diocesi e movimenti, “un modo – fanno sapere dalla pastorale giovanile – per fermarsi a riflettere partendo da alcune testimonianze, da una performance teatrale, da un incontro tematico, da un percorso artistico”. L’Azione Cattolica Italiana insieme al Forum Oratori Italiani, al Centro Oratori Romani e al Movimento Giovanile Salesiano organizzano dalle 01.30 alle 05.30, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, un tempo di adorazione personale e veglia comunitaria, accompagnati dalla testimonianza di santi giovani, con l’opportunità di dialogare ed essere ascoltati da sacerdoti e da ragazzi e con la possibilità di confessarsi. A San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino e Santa Maria del Popolo, Santa Prassede e Santa Pudenziana, le comunità di Pietre Vive (rete internazionale di comunità giovanili) offrono, da mezzanotte alle 6, un servizio di visite guidate gratuite inserite in un percorso storico-spirituale incentrato sulla bellezza della chiesa per coloro che guardano le bellezze delle chiese. I percorsi saranno due: percorso Caravaggio con San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino e Santa Maria del Popolo e percorso Paleocristiano con Santa Prassede e Santa Pudenziana. A San Gregorio al Celio e Sant’Andrea della Valle, i volontari e i sacerdoti dei gruppi Giovani e Riconciliazione saranno presenti per accogliere e accompagnare i giovani che desiderano confessarsi. A S. Gregorio al Celio, ci sarà anche la possibilità di incontrare le suore di madre Teresa di Calcutta, essendo la loro casa situata nei pressi della chiesa. Le Marche – nella tradizione delle Gmg – portano a Roma (chiesa S. Salvatore in Lauro), in occasione dell’incontro con Papa Francesco, i due segni legati ai giovani: il Crocifisso di san Damiano e la Vergine di Loreto. E nella Notte Bianca organizzano una notte di preghiera davanti a queste due icone di fede. La pastorale giovanile della diocesi di Forlì propone uno spettacolo dal titolo “Il fiore del deserto – Annalena Tonelli: una via di speranza e amore” appunto sulla figura di Annalena Tonelli. Il Rinnovamento nello Spirito a S. Maria in Portico in Campitelli, organizza nella notte tra 11 e 12 agosto, un tempo di testimonianza dedicato ai giovani che inizierà con un momento di festa e testimonianza. Il centro di tutta la serata sarà l’adorazione eucaristica che inizierà subito dopo la testimonianza. Altri eventi sono promossi dalla Gioventù Ardente Mariana, dall’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei con lo spettacolo “Don Tonino Bello, sentiero di pace” a cura di Stefania Bruno. Il momento si concluderà con la proclamazione e la firma di un appello di “Pace: #cartadileuca.2”, frutto di uno dei Cammini in preparazione all’evento dell’incontro nazionale con Papa Francesco. Completano il programma la Fraternità del Sermig, la Comunità di S. Egidio, la Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), l’Agesci, i Gesuiti che, nella chiesa del Gesù, offrono la testimonianza di Agnese Moro e Franco Bonisoli.]]>
Giovani, vittime del nostro egoismo https://www.lavoce.it/giovani-vittime-del-nostro-egoismo/ Wed, 14 Feb 2018 16:04:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51207 di Paolo Giulietti

L’ultimo rapporto Istat ha confermato che siamo un popolo di anziani; nella nostra Umbria mancherebbero all’appello 4.700 nuovi cittadini. Ma questo già si sapeva. Quello che risulta sempre più evidente è che siamo anche una nazione di egoisti. Diciamocelo con sincerità: in fondo in fondo, poco ci importa delle nuove generazioni. E come si potrebbe sostenere il contrario? Li si mette al mondo col contagocce; si ipoteca il loro futuro con un debito pubblico imponente e un degrado ambientale forse irreversibile; li si dopa per farne dei campioncini da mettere a reddito (è il caso recentissimo dei ciclisti dilettanti di Lucca); li si colloca ai margini del mondo del lavoro e di conseguenza della vita sociale; li si mette in condizione di farsi una famiglia e procreare sempre più tardi, perpetuando uno squilibrio demografico con ritmi da estinzione. Schierati compatti a difesa dell’esistente, dagli intoccabili “diritti acquisiti” fino alle consorterie di ogni tipo, nelle quali difficilmente si entra, e mai prima di una certa età; ai meccanismi paralizzanti della burocrazia. Per non parlare dell’industria del divertimento, della musica e della moda, capitanata da adulti che fanno soldi sulla pelle dei ragazzi e dei giovani – artisti inclusi – con per soprammercato la beffa di ergersi ad alfieri della loro emancipazione e liberazione. E come dimenticarsi duole dirlo – del sistema educativo, dove alcune scelte paiono fatte non tanto a beneficio degli studenti, quanto a quello di chi ci lavora?

E del mondo di certo sport, dove in nome dell’interesse la dimensione ludica ed educativa del gioco cede il passo alla competizione per emergere, apportando denaro a società e procuratori, costi – ai giovani – quel che costi?

La situazione non è rosea nemmeno in casa nostra. In tanti aspetti della vita ecclesiale domina – nonostante il monito della Evangelii gaudium – il “si è fatto sempre così”: criterio mortifero verso ogni innovazione e protagonismo giovanile. Orari, spazi, linguaggi, musiche, iniziative, spese, contenuti… sono assai spesso tarati sui bisogni e sulle abitudini degli anziani, tanto che anche le nostre parrocchie risultano sempre meno “un posto per giovani”. E non si dica che ci sono gli oratori, i gruppi e le associazioni: se vengono gestiti come “ghetti” in cui i ragazzi possono fare ciò che vogliono, mentre la comunità continua a vivere ai ritmi di sempre, diventano luoghi di “intrattenimento”, che don Lorenzo Milani giudicava con estrema severità, ritenendoli incapaci di far crescere davvero. Prendere sul serio il compito educativo della comunità, infatti, implica la disponibilità a lasciarsi trasformare dalla relazione con il mondo giovanile, aprendo spazi di vero confronto e protagonismo, cioè di responsabilità. Le nuove generazioni sono al mondo non per perpetuare l’esistente, ma per produrre novità di vita, per quanto scomodo ciò possa risultare verso gli assetti esistenti e impegnativo verso il semplice consentire loro di godersi la vita nel “parcheggio a lunga sosta” di un’adolescenza prolungata..

Il percorso innescato dal Sinodo sui giovani ci è offerto come un’occasione provvidenziale per interrogarsi seriamente, come comunità e come società, circa la nostra capacità di stare, da adulti, davanti e accanto a loro. È un ordine del giorno non più rimandabile a nessun livello della vita ecclesiale e sociale, in modo che non sia ridotto a una questione per addetti ai lavori, ma coinvolga l’intera comunità, nessuno escluso.

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In cammino con le diocesi dell’Umbria https://www.lavoce.it/cammino-le-diocesi-dellumbria/ Mon, 12 Feb 2018 11:26:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51197

Nello scorso numero de La Voce abbiamo raccontato la “Fiera dei cammini” di Sacrofano. Ma come si stanno muovendo le Pastorali giovanili delle diocesi umbre? Quali percorsi impegneranno, il prossimo agosto, oltre unmigliaio di adolescenti e giovani delle nostre parrocchie, associazioni e movimenti? Dopo l’incontro regionale di Norcia, sabato 4 agosto, ogni diocesi proporrà un diverso cammino, per poi ritrovarsi l’ 11 e 12 dello stesso mese a Roma, per incontrare Papa Francesco insieme ad almeno altri 100.000 giovani. C’era a Sacrofano una nutrita pattuglia umbra, con la quale è stato possibile fare il punto della situazione, la quale – va detto – non è per tutti a un medesimo stato di definizione; alcuni stanno ancora progettando, mentre altri hanno già le idee chiare. Tutti, comunque, puntano a pellegrinaggi nei quali dare molta importanza all’incontro con la gente dei territori attraversati e con le esperienze significative di vita ecclesiale, soprattutto sul versante della carità. La diocesi di Perugia - Città della Pieve e quella di Terni - Narni - Amelia hanno puntato su un antico itinerario di pellegrinaggio: la via Amerina. Partendo gli uni da Castel dell’Aquila e gli altri da Amelia, raggiungeranno a piedi Roma ricalcando le orme che tanti “viandanti dello spirito” - tra i quali Francesco d’Assisi nel 1209 - hanno lasciato nel loro viaggio alla volta della Città eterna, o per muovere da essa verso Assisi o Loreto. Continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce.]]>

Nello scorso numero de La Voce abbiamo raccontato la “Fiera dei cammini” di Sacrofano. Ma come si stanno muovendo le Pastorali giovanili delle diocesi umbre? Quali percorsi impegneranno, il prossimo agosto, oltre unmigliaio di adolescenti e giovani delle nostre parrocchie, associazioni e movimenti? Dopo l’incontro regionale di Norcia, sabato 4 agosto, ogni diocesi proporrà un diverso cammino, per poi ritrovarsi l’ 11 e 12 dello stesso mese a Roma, per incontrare Papa Francesco insieme ad almeno altri 100.000 giovani. C’era a Sacrofano una nutrita pattuglia umbra, con la quale è stato possibile fare il punto della situazione, la quale – va detto – non è per tutti a un medesimo stato di definizione; alcuni stanno ancora progettando, mentre altri hanno già le idee chiare. Tutti, comunque, puntano a pellegrinaggi nei quali dare molta importanza all’incontro con la gente dei territori attraversati e con le esperienze significative di vita ecclesiale, soprattutto sul versante della carità. La diocesi di Perugia - Città della Pieve e quella di Terni - Narni - Amelia hanno puntato su un antico itinerario di pellegrinaggio: la via Amerina. Partendo gli uni da Castel dell’Aquila e gli altri da Amelia, raggiungeranno a piedi Roma ricalcando le orme che tanti “viandanti dello spirito” - tra i quali Francesco d’Assisi nel 1209 - hanno lasciato nel loro viaggio alla volta della Città eterna, o per muovere da essa verso Assisi o Loreto. Continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce.]]>
Giovani. Un grande progetto per l’estate 2018 https://www.lavoce.it/giovani-un-grande-progetto-lestate-2018/ Mon, 05 Feb 2018 12:37:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51168

L’Italia giovane si mette in cammino. La prossima estate, tutte le diocesi proporranno ai giovani un pellegrinaggio per le strade e i sentieri del nostro bel Paese, come preparazione all’incontro di Roma con Papa Francesco, che avrà luogo sabato 11 e domenica 12 agosto, e in vista del Sinodo di ottobre. L’evento, decisamente straordinario per natura e proporzioni, si chiamerà “Per mille strade”. Per supportare l’organizzazione e soprattutto la progettazione pastorale dei pellegrinaggi – per alcuni del tutto nuovi – il 26 e 27 gennaio si è tenuta a Sacrofano (Roma) una “Fiera dei cammini”: due giornate di approfondimento e riflessione sul senso del cammino e sugli accorgimenti per prepararlo e viverlo nel migliore dei modi con gruppi di adolescenti e giovani. L’iniziativa ha riscosso grande successo: oltre metà delle diocesi italiane erano presenti, insieme a molti rappresentanti di aggregazioni laicali e istituti religiosi. Da sottolineare il fatto che vi hanno collaborato anche il Centro nazionale vocazioni e l’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport. Come mai una “fiera” e non un più normale “convegno”? L’ha spiegato nell’intervento di apertura don Michele Falabretti ,direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Leggi la prima e la seconda parte dell'articolo intero sull'edizione digitale de La Voce.]]>

L’Italia giovane si mette in cammino. La prossima estate, tutte le diocesi proporranno ai giovani un pellegrinaggio per le strade e i sentieri del nostro bel Paese, come preparazione all’incontro di Roma con Papa Francesco, che avrà luogo sabato 11 e domenica 12 agosto, e in vista del Sinodo di ottobre. L’evento, decisamente straordinario per natura e proporzioni, si chiamerà “Per mille strade”. Per supportare l’organizzazione e soprattutto la progettazione pastorale dei pellegrinaggi – per alcuni del tutto nuovi – il 26 e 27 gennaio si è tenuta a Sacrofano (Roma) una “Fiera dei cammini”: due giornate di approfondimento e riflessione sul senso del cammino e sugli accorgimenti per prepararlo e viverlo nel migliore dei modi con gruppi di adolescenti e giovani. L’iniziativa ha riscosso grande successo: oltre metà delle diocesi italiane erano presenti, insieme a molti rappresentanti di aggregazioni laicali e istituti religiosi. Da sottolineare il fatto che vi hanno collaborato anche il Centro nazionale vocazioni e l’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport. Come mai una “fiera” e non un più normale “convegno”? L’ha spiegato nell’intervento di apertura don Michele Falabretti ,direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Leggi la prima e la seconda parte dell'articolo intero sull'edizione digitale de La Voce.]]>
Bassetti: Maria Rita Valli sarà nuovo direttore de “La Voce” https://www.lavoce.it/bassetti-maria-rita-valli-sara-nuovo-direttore-de-la-voce/ Sat, 28 Jan 2017 14:23:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48365 sfsales2017-16
Il Cardinale Gualtiero Bassetti e Maria Rita Valli (foto A. Coli)

Nel corso dell’incontro molto partecipato con i giornalisti e gli operatori dei media, il cardinale Bassetti ha annunciato la nomina del nuovo direttore responsabile del settimanale cattolico La Voce, la giornalista Maria Rita Valli, per vent’anni al fianco di mons. Elio Bromuri il direttore che ha guidato il settimanale dal 1984 al 2015, e al quale è succeduto Riccardo Liguori, direttore dell’Ufficio stampa diocesano. “È un annuncio inatteso e di cui ringrazio il Cardinale” ha detto Valli, che ha avuto parole di ringraziamento anche il collega Liguori che l’ha preceduta al timone del Settimanale.

Tra le iniziative annunciate dal presule quella dell’incontro con il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, in calendario il prossimo 15 febbraio (ore 21) nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Baldisseri verrà per presentare il Sinodo dei Vescovi del 2018 che papa Francesco ha voluto dedicare al tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, del quae è già stato pubblicato il documento preparatorio e per il quale è prevista anche una fase di consultazione dei giovani, così come si è fatto per il Sinodo sulla Famiglia.

Occasione di ulteriore riflessione del rapporto “giovani-mondo ecclesiale” sarà la visita a Barbiana, pensata dallo stesso cardinale Bassetti, alla “Scuola” di don Lorenzo Milani nell’anno del cinquantesimo anniversario della morte del sacerdote, “maestro di vita” per tanti ragazzi. ”Mi piacerebbe che poteste anche voi” ha detto Bassetti agli operatori dei media, ricordando con passione ed emozione di aver potuto conoscere personalmente questo grande prete quando era nel seminario di Firenze.

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Sinodo giovani: una grande occasione che non tornerà più https://www.lavoce.it/sinodo-giovani-una-grande-occasione-che-non-tornera-piu/ Fri, 13 Jan 2017 14:59:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48200 Rio-de-Janeiro,-28-luglio--Santa-Messa-per-la-XXVIII-Giornata-mondiale-della-gioventùInizia. La Lettera del Papa ai giovani e la consegna del Documento preparatorio, in vista del prossimo Sinodo dei vescovi sui giovani, apre un tempo di lavoro e riflessione particolari. Chissà per quali ragioni è questo il tema offerto alla riflessione delle Conferenze episcopali; ma francamente non ci interessa. Lo dico soltanto perché bisogna riconoscere che sono molte le attenzioni possibili sulle quali si potevano accendere i riflettori, alcune forse più drammatiche e urgenti del mondo giovanile.

Ma per chi lavora con i giovani, questa è una grande occasione che probabilmente non tornerà più: perderla sarebbe come sprecare l’opportunità di crescere nel lavoro pastorale; e sarebbe imperdonabile.

Molte sono le fatiche che accompagnano il lavoro educativo: non essendo un lavoro di produzione “a catena”, la cura e l’accompagnamento dei processi di crescita sono sempre da riprendere da capo con la sensazione (talvolta) di essere sempre al punto di partenza. C’è però un’intelligenza della fede che si fida delle persone e della possibilità che Dio parli al loro cuore: difficili – oggi – i sogni notturni; la profezia attraversa le intimità dell’uomo solo attraverso gesti di testimonianza autentica.

Per questo i cristiani non si arrendono alle logiche spietate e inarrestabili della cultura contemporanea. Con la quale accettano di fare i conti, ma nello stesso tempo non rinunciano a esercitare la critica che il Vangelo impone: quella di non accettare nulla meno che fraterno e solidale; meno del rifiuto a giocare la vita su ciò che è suadente all’apparenza, ma in realtà è effimero e inutile al sogno di eternità che accompagna ogni esistenza umana

“La vita è il compimento di un sogno di giovinezza”: lo diceva Giovanni XXIII. È con questo spirito che ci mettiamo in cammino, grati a Papa Francesco che ci offre l’opportunità di una riflessione seria, capace di volgere uno sguardo benevolo sui giovani figli di questo tempo e insieme indagare sulle nostre pratiche pastorali.

Qualcuno mi ha chiesto, in questi giorni: cosa ti aspetti che succeda? Non ho sfere di cristallo in cui guardare, ma mi piacerebbe che senza inutili autoflagellazioni, fossimo capaci di accettare un cammino di discernimento anzitutto su come stiamo accanto e accompagniamo il mondo giovanile. Dal quale giunge più di un richiamo: oggi i giovani rischiano di essere un gruppo di “ospiti” in mezzo a degli adulti che non pensano di doversi un giorno spostare, di dover avviare una operazione di “consegna” del mondo e della storia a chi verrà (fra poco) dopo di loro. In passato ci sono state situazioni forse più difficili di questa: penso al dopoguerra (ovviamente in Italia). Ma la differenza sta nel fatto che allora c’era un mondo di adulti che aveva una “missione”: far sì che i propri figli non provassero certi drammi.

Credo che se perdiamo il desiderio di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo ricevuto, abbiamo perso una buona dose di umanità e rischiamo parole e gesti sempre più brutali. Se dobbiamo pensarla proprio in grande, questo mette in gioco il modello di sviluppo che abbiamo in testa; nell’immediato si traduce in quello che stiamo trasmettendo ai giovani.

Il Sinodo parlerà della fede: ma il titolo non dice di chi. Se siamo pigri, diremo subito della “loro” fatica; se saremo onesti diremo – prima – della “nostra”.

Nel gioco della consegna e della trasmissione della fede, si inserisce la possibilità di discernimento vocazionale che nessuno può fare da solo: ciascuno di noi è diventato quello che è, perché è stato accompagnato da molti altri; quelli che ricordiamo più volentieri e hanno inciso sulle nostre scelte sono stati coloro che si sono spesi nel nome di Gesù: sapremo fare altrettanto? Ci mettiamo in cammino, perché lo stile sinodale ci aiuti a trovare le risposte di cui abbiamo bisogno.

 

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