Vescovo Gualtiero Sigismondi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sigismondi/ Settimanale di informazione regionale Thu, 19 Oct 2023 13:51:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Vescovo Gualtiero Sigismondi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sigismondi/ 32 32 Giornata di fraternità del Clero umbro al Pontificio Seminario Regionale ‘Pio XI’ https://www.lavoce.it/giornata-di-fraternita-del-clero-umbro-al-pontificio-seminario-regionale-pio-xi/ https://www.lavoce.it/giornata-di-fraternita-del-clero-umbro-al-pontificio-seminario-regionale-pio-xi/#respond Thu, 19 Oct 2023 13:44:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73724 giornata di fraternità clero umbro

"Ritrovarsi al Seminario regionale per i preti umbri è come un tornare a casa, perché qui ognuno di loro ha vissuto gli anni belli e impegnativi della formazione. Oggi ci siamo ritrovati e abbiamo sentito che nell’esercizio del ministero l’abuso di potere non è un pericolo lontano anni luce, ma si nasconde dentro le pieghe dell’esercizio del ministero stesso quando non lo si esercita, quando non si prendono le decisioni che devono essere adottate, perché si ha paura di perdere consenso". Lo ha evidenziato monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Conferenza Episcopale Umbra per l’Area pastorale Clero e vita consacrata, alla Giornata di fraternità del Clero umbro tenutasi giovedì 19 ottobre, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, promossa dalla stessa Ceu.

No alla tattica delle pacche sulle spalle

"La paura di perdere consenso -ha commentato monsignor Sigismondi- è una forma di abuso di potere, perché si offende il servizio che si è ricevuto per grazia e allo stesso tempo, con la tattica delle pacche sulle spalle, si tira avanti. Non si guida così la Chiesa, ma lo si fa guardando negli occhi e parlando a viso aperto".

I partecipanti e il relatore della Giornata di fraternità

Alla Giornata regionale del Clero hanno partecipato più di duecento sacerdoti e diaconi permanenti insieme ai vescovi delle otto diocesi della regione, che hanno salutato con un caloroso lungo applauso il neo rettore del Seminario Umbro, don Francesco Verzini, del Clero di Perugia-Città della Pieve. L’occasione è stata anche quella di dare il benvenuto, nella comunità del Seminario regionale, a monsignor Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, quale nuovo padre spirituale. Relatore dell’incontro, caratterizzato anche da un interessante e proficuo dibattito tra i convenuti e dalla adorazione eucaristica, è stato don Giuseppe Forlai, della Diocesi di Roma, attuale direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore.

Aiutare le persone a fare esperienza di Cristo

"L’abuso di potere -ha sottolineato don Forlai- ci dà l’illusione di non morire mai e in noi presbiteri nasce quando non riconosciamo più nella nostra vita la signoria di Dio, ossia, quando ci occupiamo delle cose di Dio ignorando Dio. Il germe dell’abuso di potere si alimenta quando non riusciamo a dominare la nostra interiorità e cerchiamo di mettere delle toppe esteriori, quando non riceviamo dai superiori la giusta gratitudine, quando qualcuno viene premiato anche se la comunità è consapevole che non ne è degno. O ancora, quando si è coscienti di situazioni gravi, che per quieto vivere non vengono affrontate, cioè quando per non scontentare nessuno non prendiamo decisioni impopolari e usiamo la bontà per non assumerci le nostre responsabilità. La nostra unica autorità è quella di aiutare le persone ad avere un rapporto autentico con Gesù Cristo, compiendo gesti evangelici che dimostrino la necessità di rinunciare per cambiare, di favorire l’unità pastorale e non polarizzarla come spesso invece avviene dando importanza o solo alla carità, o solo alla liturgia, o solo alla catechesi".

Un tempo per… Iniziative del Seminario per giovani e preti

Ai partecipanti alla Giornata di fraternità del Clero, è stato consegnato un pieghevole da diffondere nelle parrocchie sui prossimi appuntamenti in programma in Seminario. "Un’occasione -scrive il neo rettore don Francesco Verzini- per contribuire alla vita ecclesiale umbra e, al contempo, per crescere nella carità pastorale". Per i giovani: Esercizi spirituali, dal 2 al 5 gennaio 2024, predicati da monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio; la Settimana di fraternità con la comunità del Seminario, dal 15 al 19 aprile 2024. Per i sacerdoti: Conversazioni pastorali sui temi La spiritualità diocesana del prete, 13-14 novembre 2023, e Parrocchia e accompagnamento vocazionale, 16-16 gennaio 2024. Per informazioni e iscrizioni: rettore@seminarioumbro.it ; www.seminarioumbro.it ; telefono 075.813604.  ]]>
giornata di fraternità clero umbro

"Ritrovarsi al Seminario regionale per i preti umbri è come un tornare a casa, perché qui ognuno di loro ha vissuto gli anni belli e impegnativi della formazione. Oggi ci siamo ritrovati e abbiamo sentito che nell’esercizio del ministero l’abuso di potere non è un pericolo lontano anni luce, ma si nasconde dentro le pieghe dell’esercizio del ministero stesso quando non lo si esercita, quando non si prendono le decisioni che devono essere adottate, perché si ha paura di perdere consenso". Lo ha evidenziato monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Conferenza Episcopale Umbra per l’Area pastorale Clero e vita consacrata, alla Giornata di fraternità del Clero umbro tenutasi giovedì 19 ottobre, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, promossa dalla stessa Ceu.

No alla tattica delle pacche sulle spalle

"La paura di perdere consenso -ha commentato monsignor Sigismondi- è una forma di abuso di potere, perché si offende il servizio che si è ricevuto per grazia e allo stesso tempo, con la tattica delle pacche sulle spalle, si tira avanti. Non si guida così la Chiesa, ma lo si fa guardando negli occhi e parlando a viso aperto".

I partecipanti e il relatore della Giornata di fraternità

Alla Giornata regionale del Clero hanno partecipato più di duecento sacerdoti e diaconi permanenti insieme ai vescovi delle otto diocesi della regione, che hanno salutato con un caloroso lungo applauso il neo rettore del Seminario Umbro, don Francesco Verzini, del Clero di Perugia-Città della Pieve. L’occasione è stata anche quella di dare il benvenuto, nella comunità del Seminario regionale, a monsignor Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, quale nuovo padre spirituale. Relatore dell’incontro, caratterizzato anche da un interessante e proficuo dibattito tra i convenuti e dalla adorazione eucaristica, è stato don Giuseppe Forlai, della Diocesi di Roma, attuale direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore.

Aiutare le persone a fare esperienza di Cristo

"L’abuso di potere -ha sottolineato don Forlai- ci dà l’illusione di non morire mai e in noi presbiteri nasce quando non riconosciamo più nella nostra vita la signoria di Dio, ossia, quando ci occupiamo delle cose di Dio ignorando Dio. Il germe dell’abuso di potere si alimenta quando non riusciamo a dominare la nostra interiorità e cerchiamo di mettere delle toppe esteriori, quando non riceviamo dai superiori la giusta gratitudine, quando qualcuno viene premiato anche se la comunità è consapevole che non ne è degno. O ancora, quando si è coscienti di situazioni gravi, che per quieto vivere non vengono affrontate, cioè quando per non scontentare nessuno non prendiamo decisioni impopolari e usiamo la bontà per non assumerci le nostre responsabilità. La nostra unica autorità è quella di aiutare le persone ad avere un rapporto autentico con Gesù Cristo, compiendo gesti evangelici che dimostrino la necessità di rinunciare per cambiare, di favorire l’unità pastorale e non polarizzarla come spesso invece avviene dando importanza o solo alla carità, o solo alla liturgia, o solo alla catechesi".

Un tempo per… Iniziative del Seminario per giovani e preti

Ai partecipanti alla Giornata di fraternità del Clero, è stato consegnato un pieghevole da diffondere nelle parrocchie sui prossimi appuntamenti in programma in Seminario. "Un’occasione -scrive il neo rettore don Francesco Verzini- per contribuire alla vita ecclesiale umbra e, al contempo, per crescere nella carità pastorale". Per i giovani: Esercizi spirituali, dal 2 al 5 gennaio 2024, predicati da monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio; la Settimana di fraternità con la comunità del Seminario, dal 15 al 19 aprile 2024. Per i sacerdoti: Conversazioni pastorali sui temi La spiritualità diocesana del prete, 13-14 novembre 2023, e Parrocchia e accompagnamento vocazionale, 16-16 gennaio 2024. Per informazioni e iscrizioni: rettore@seminarioumbro.it ; www.seminarioumbro.it ; telefono 075.813604.  ]]>
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Mons. Sigismondi incontra il sindaco di Foligno Zuccarini https://www.lavoce.it/mons-sigismondi-incontra-il-sindaco-di-foligno-zuccarini/ Thu, 15 Jul 2021 13:15:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61465

Il 15 luglio mattina il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini, è stato ricevuto nel Salone d’Onore della Curia vescovile, dall’amministratore apostolico della diocesi di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi. Un incontro lungo e cordiale, fortemente voluto da entrambi, in vista dell’ormai imminente ingresso del vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, alla guida della diocesi di Foligno, dopo la scelta da parte del Santo Padre Francesco di unire le due sedi ‘in persona episcopi’.

Donato a mons. Sigismondi il Giglio d'oro della città di Foligno

Il primo cittadino folignate, ha voluto donare a mons. Sigismondi il Giglio d’Oro della Città di Foligno, quale massima onorificenza cittadina da assegnare alle personalità che nella loro vita si sono particolarmente impegnate e distinte nell’interesse della Città e della Comunità.

La richiesta del conferimento della cittadinanza onoraria a mons. Sigismondi

Nella lettera di saluti consegnata all’Amministratore apostolico uscente, il sindaco Zuccarini ha formalizzato l’intenzione di avanzare al Consiglio comunale la richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria di Foligno.

Le parole del sindaco Zuccarini

“Sono particolarmente grato a monsignor Gualtiero Sigismondi, al quale mi lega una profonda stima ed un sincero affetto personale. La mia speranza, come della Città intera – ha dichiarato il sindaco - è quella che si tratti di un arrivederci, nella certezza che il legame con Foligno non si interromperà mai. Nella stessa piazza in cui San Francesco scelse di intraprendere il Suo percorso di rinuncia ai beni terreni, avviandosi di fatto verso la via della Santità, si incrociano ancora oggi le ombre del Torrino del Palazzo Comunale e del campanile di San Feliciano: due realtà, che hanno da sempre dialogato e collaborato, per il supremo interesse del Bene Comune dei Folignati. La Chiesa di Foligno, si ritrova oggi abbracciata alla Chiesa di Assisi, e a voler questa unione è stato proprio un Papa di nome Francesco. In questo percorso di ‘ricongiungimento’ l’ultimo miglio è stato percorso proprio sotto la Sua guida da Amministratore apostolico”.

Collaborazione per l'ingresso di mons. Sorrentino

Con l’occasione sono stati anche avviati i primi contatti per procedere all’organizzazione dei cerimoniali per l’ingresso di monsignor Domenico Sorrentino, ai quali il Comune di Foligno ha assicurato massima attenzione e piena collaborazione.]]>

Il 15 luglio mattina il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini, è stato ricevuto nel Salone d’Onore della Curia vescovile, dall’amministratore apostolico della diocesi di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi. Un incontro lungo e cordiale, fortemente voluto da entrambi, in vista dell’ormai imminente ingresso del vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, alla guida della diocesi di Foligno, dopo la scelta da parte del Santo Padre Francesco di unire le due sedi ‘in persona episcopi’.

Donato a mons. Sigismondi il Giglio d'oro della città di Foligno

Il primo cittadino folignate, ha voluto donare a mons. Sigismondi il Giglio d’Oro della Città di Foligno, quale massima onorificenza cittadina da assegnare alle personalità che nella loro vita si sono particolarmente impegnate e distinte nell’interesse della Città e della Comunità.

La richiesta del conferimento della cittadinanza onoraria a mons. Sigismondi

Nella lettera di saluti consegnata all’Amministratore apostolico uscente, il sindaco Zuccarini ha formalizzato l’intenzione di avanzare al Consiglio comunale la richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria di Foligno.

Le parole del sindaco Zuccarini

“Sono particolarmente grato a monsignor Gualtiero Sigismondi, al quale mi lega una profonda stima ed un sincero affetto personale. La mia speranza, come della Città intera – ha dichiarato il sindaco - è quella che si tratti di un arrivederci, nella certezza che il legame con Foligno non si interromperà mai. Nella stessa piazza in cui San Francesco scelse di intraprendere il Suo percorso di rinuncia ai beni terreni, avviandosi di fatto verso la via della Santità, si incrociano ancora oggi le ombre del Torrino del Palazzo Comunale e del campanile di San Feliciano: due realtà, che hanno da sempre dialogato e collaborato, per il supremo interesse del Bene Comune dei Folignati. La Chiesa di Foligno, si ritrova oggi abbracciata alla Chiesa di Assisi, e a voler questa unione è stato proprio un Papa di nome Francesco. In questo percorso di ‘ricongiungimento’ l’ultimo miglio è stato percorso proprio sotto la Sua guida da Amministratore apostolico”.

Collaborazione per l'ingresso di mons. Sorrentino

Con l’occasione sono stati anche avviati i primi contatti per procedere all’organizzazione dei cerimoniali per l’ingresso di monsignor Domenico Sorrentino, ai quali il Comune di Foligno ha assicurato massima attenzione e piena collaborazione.]]>
Conservazione e valorizzazione del Duomo di Orvieto: l’Opsm incontra il Direttore dei Musei Vaticani https://www.lavoce.it/orvieto-musei-vaticani/ Mon, 12 Jul 2021 10:38:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61381

Giovedì scorso il Vescovo di Orvieto-Todi mons. Gualtiero Sigismondi e l’Opera del Duomo (Opsm), con il suo presidente Andrea Taddei e due membri del Consiglio di amministrazione, hanno accolto una delegazione dei Musei Vaticani, guidata dal direttore Barbara Jatta, invitata per avviare una collaborazione per  iniziative e progetti volti ad una migliore conservazione e valorizzazione dei beni legati alla Cattedrale e al Museo dell’Opera del Duomo (Modo). Insieme per approfondire tematiche storico-culturali che avvicinano la Fabbriceria orvietana e il polo museale della Città del Vaticano nonché vari aspetti tecnici e artistici inerenti il Duomo. Un confronto significativo con le alte cariche di uno dei complessi museali più importanti a livello mondiale, in un periodo in cui, tra l’altro, l’Opsm è impegnata in interventi di conservazione e manutenzione sia della Cattedrale che di opere in essa custodite.

La giornata con la delegazione vaticana

La delegazione ha quindi fatto un sopralluogo alla Sala della Libreria Albèri del Museo dell’Opera, ove è custodito il preziosissimo reliquiario del Corporale del Miracolo eucaristico di Bolsena, realizzato da Ugolino di Vieri negli anni 1337-1338 e che sarà oggetto di un prossimo restauro conservativo. A seguire le visite al Duomo, alla Chiesa di Sant’Agostino e all’Oratorio della Misericordia. Nel corso dell’incontro, il Direttore e i funzionari dei Musei Vaticani hanno manifestato entusiasmo e disponibilità per elaborare insieme progetti ed iniziative, che scaturiscano proprio dalla condivisione di esperienze umane e professionali. Il vescovo Gualtiero Sigismondi, a sua volta, ha espresso profonda gratitudine alla delegazione per aver accolto questo invito e ha inoltre sottolineato l’importanza di una simile collaborazione per migliorare i percorsi di conservazione del patrimonio artistico e religioso che arricchisce la Comunità diocesana. Con l’ausilio di personalità così esperte e significative, sarà sicuramente più semplice trovare la via migliore per intervenire e procedere nella conservazione di opere e gioielli di inestimabile valore, come quelli che possiamo appunto ammirare nella città di Orvieto!]]>

Giovedì scorso il Vescovo di Orvieto-Todi mons. Gualtiero Sigismondi e l’Opera del Duomo (Opsm), con il suo presidente Andrea Taddei e due membri del Consiglio di amministrazione, hanno accolto una delegazione dei Musei Vaticani, guidata dal direttore Barbara Jatta, invitata per avviare una collaborazione per  iniziative e progetti volti ad una migliore conservazione e valorizzazione dei beni legati alla Cattedrale e al Museo dell’Opera del Duomo (Modo). Insieme per approfondire tematiche storico-culturali che avvicinano la Fabbriceria orvietana e il polo museale della Città del Vaticano nonché vari aspetti tecnici e artistici inerenti il Duomo. Un confronto significativo con le alte cariche di uno dei complessi museali più importanti a livello mondiale, in un periodo in cui, tra l’altro, l’Opsm è impegnata in interventi di conservazione e manutenzione sia della Cattedrale che di opere in essa custodite.

La giornata con la delegazione vaticana

La delegazione ha quindi fatto un sopralluogo alla Sala della Libreria Albèri del Museo dell’Opera, ove è custodito il preziosissimo reliquiario del Corporale del Miracolo eucaristico di Bolsena, realizzato da Ugolino di Vieri negli anni 1337-1338 e che sarà oggetto di un prossimo restauro conservativo. A seguire le visite al Duomo, alla Chiesa di Sant’Agostino e all’Oratorio della Misericordia. Nel corso dell’incontro, il Direttore e i funzionari dei Musei Vaticani hanno manifestato entusiasmo e disponibilità per elaborare insieme progetti ed iniziative, che scaturiscano proprio dalla condivisione di esperienze umane e professionali. Il vescovo Gualtiero Sigismondi, a sua volta, ha espresso profonda gratitudine alla delegazione per aver accolto questo invito e ha inoltre sottolineato l’importanza di una simile collaborazione per migliorare i percorsi di conservazione del patrimonio artistico e religioso che arricchisce la Comunità diocesana. Con l’ausilio di personalità così esperte e significative, sarà sicuramente più semplice trovare la via migliore per intervenire e procedere nella conservazione di opere e gioielli di inestimabile valore, come quelli che possiamo appunto ammirare nella città di Orvieto!]]>
Foligno. Al museo capitolare diocesano 18 artisti “rileggono” la Madonna di Raffaello https://www.lavoce.it/foligno-al-museo-capitolare-diocesano-18-artisti-rileggono-la-madonna-di-raffaello/ Sat, 12 Jun 2021 16:30:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60997

La chiusura forzata a causa della pandemia ha offerto l’occasione per riorganizzare la fruizione delle istituzioni culturali della diocesi di Foligno. Il primo a riaprire questa mattina 12 giugno, è stato il Museo Capitolare Diocesano con l'inaugurazione della mostra “Open call: La Madonna di Foligno, il meteorite e il punctum. Come rileggere un capolavoro”. “L’arte è capace di rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede. Va oltre al quotidiano, spingendoci verso l’alto. Aiuta a crescere nel rapporto con lui attraverso la preghiera”. Lo ha sottolineato mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e amministratore apostolico di Foligno, intervenendo questa mattina alla presentazione della mostra con opere incentrate sulla rilettura contemporanea de “La Madonna di Foligno”, in programma fino al 24 ottobre.

Samorì in mostra a Palazzo Trinci

Sempre oggi è stata inaugurata la mostra di Nicola Samorì “Dei Santi e del Fuoco”, a Palazzo Trinci, che si concluderà sempre il 24 ottobre prossimo, data di chiusura, dell’esposizione “Raffaello e La Madonna di Foligno: la fortuna di un modello” (a Palazzo Trinci) che ha fatto da cornice a queste due iniziative di arte contemporanea (tutte promosse dal Comune).

Le opere e gli artisti

Se la mostra ‘principale’ ha raccolto diverse opere che si sono ispirate al capolavoro di Raffaello, la ‘Open call’ ha raccolto 114 candidature per più di 150 progetti al Comune di Foligno in risposta al bando: sono state ammesse 17 opere anziché le 10 originariamente previste, per 18 artisti. La mostra collettiva al museo capitolare diocesano di Foligno vede esposte le opere di Dario Agati, Feliciano Benci, Beatrice Caruso, Giuseppe De Mattia, Stefano Emili, Fabio Giorgi Alberti, Giovanni Kronemberg, Meletios Meletiou, Leonardo Petrucci, Sofia Ricciardi, Massimo Ricciardo, Guendalina Salini & Delphine Valli, Alessandro Scarabello, Karin Schmuck, Danilo Scorilli, Caterina Silvia, Cosimo Veneziano. L’altra mostra, “Dei Santi e del Fuoco”, di Nicola Samorì, è stata espressamente concepita e realizzata per questa occasione. Noto in Italia e all’estero, nonché ospitato in diverse collezioni e istituzioni museali, il lavoro di Samorì porta ad un superamento del concetto di pittura, ora conosciuto. L’assessore alla cultura, Decio Barili, ha sottolineato l’importanza di una “giornata segnata dall’arte ispirata alla Madonna di Foligno nel giorno in ci si riapre il museo capitolare diocesano”. Barili ha espresso “soddisfazione” per l’interesse suscitato dalle diverse iniziative legate al capolavoro raffaellesco. Marta Silvi, curatrice delle mostre di arte contemporanea, ha messo in evidenza che “gli artisti hanno dato una rilettura originale della Madonna di Foligno”.

Riaprono anche la Biblioteca e l'Archivio diocesani

Il 17 giugno sarà la volta di Palazzo Elmi-Andreozzi, contenitore della Biblioteca Iacobilli e dell’Archivio Storico Diocesano, che dopo un importante lavoro di riorganizzazione dei servizi torna fruibile con il suo patrimonio bibliografico e documentario e con i suoi spazi per incontri e conferenze. Si tratta di tappe di un percorso che, secondo quanto auspicato dal dott. Maurizio Cipolloni, Delegato per i beni culturali della diocesi, ha come obiettivo una nuova “pastorale della cultura” che apra alla collettività un ingente patrimonio di arte e fede e gli elementi per decodificarlo, in quanto frutto della sintesi tra il Vangelo e la cultura del popolo. Il progetto continuerà con la riapertura, entro breve tempo, anche del Teatro San Carlo, dopo i lavori di recupero post-sismico, insieme con un ulteriore arricchimento della collezione museale.]]>

La chiusura forzata a causa della pandemia ha offerto l’occasione per riorganizzare la fruizione delle istituzioni culturali della diocesi di Foligno. Il primo a riaprire questa mattina 12 giugno, è stato il Museo Capitolare Diocesano con l'inaugurazione della mostra “Open call: La Madonna di Foligno, il meteorite e il punctum. Come rileggere un capolavoro”. “L’arte è capace di rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede. Va oltre al quotidiano, spingendoci verso l’alto. Aiuta a crescere nel rapporto con lui attraverso la preghiera”. Lo ha sottolineato mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e amministratore apostolico di Foligno, intervenendo questa mattina alla presentazione della mostra con opere incentrate sulla rilettura contemporanea de “La Madonna di Foligno”, in programma fino al 24 ottobre.

Samorì in mostra a Palazzo Trinci

Sempre oggi è stata inaugurata la mostra di Nicola Samorì “Dei Santi e del Fuoco”, a Palazzo Trinci, che si concluderà sempre il 24 ottobre prossimo, data di chiusura, dell’esposizione “Raffaello e La Madonna di Foligno: la fortuna di un modello” (a Palazzo Trinci) che ha fatto da cornice a queste due iniziative di arte contemporanea (tutte promosse dal Comune).

Le opere e gli artisti

Se la mostra ‘principale’ ha raccolto diverse opere che si sono ispirate al capolavoro di Raffaello, la ‘Open call’ ha raccolto 114 candidature per più di 150 progetti al Comune di Foligno in risposta al bando: sono state ammesse 17 opere anziché le 10 originariamente previste, per 18 artisti. La mostra collettiva al museo capitolare diocesano di Foligno vede esposte le opere di Dario Agati, Feliciano Benci, Beatrice Caruso, Giuseppe De Mattia, Stefano Emili, Fabio Giorgi Alberti, Giovanni Kronemberg, Meletios Meletiou, Leonardo Petrucci, Sofia Ricciardi, Massimo Ricciardo, Guendalina Salini & Delphine Valli, Alessandro Scarabello, Karin Schmuck, Danilo Scorilli, Caterina Silvia, Cosimo Veneziano. L’altra mostra, “Dei Santi e del Fuoco”, di Nicola Samorì, è stata espressamente concepita e realizzata per questa occasione. Noto in Italia e all’estero, nonché ospitato in diverse collezioni e istituzioni museali, il lavoro di Samorì porta ad un superamento del concetto di pittura, ora conosciuto. L’assessore alla cultura, Decio Barili, ha sottolineato l’importanza di una “giornata segnata dall’arte ispirata alla Madonna di Foligno nel giorno in ci si riapre il museo capitolare diocesano”. Barili ha espresso “soddisfazione” per l’interesse suscitato dalle diverse iniziative legate al capolavoro raffaellesco. Marta Silvi, curatrice delle mostre di arte contemporanea, ha messo in evidenza che “gli artisti hanno dato una rilettura originale della Madonna di Foligno”.

Riaprono anche la Biblioteca e l'Archivio diocesani

Il 17 giugno sarà la volta di Palazzo Elmi-Andreozzi, contenitore della Biblioteca Iacobilli e dell’Archivio Storico Diocesano, che dopo un importante lavoro di riorganizzazione dei servizi torna fruibile con il suo patrimonio bibliografico e documentario e con i suoi spazi per incontri e conferenze. Si tratta di tappe di un percorso che, secondo quanto auspicato dal dott. Maurizio Cipolloni, Delegato per i beni culturali della diocesi, ha come obiettivo una nuova “pastorale della cultura” che apra alla collettività un ingente patrimonio di arte e fede e gli elementi per decodificarlo, in quanto frutto della sintesi tra il Vangelo e la cultura del popolo. Il progetto continuerà con la riapertura, entro breve tempo, anche del Teatro San Carlo, dopo i lavori di recupero post-sismico, insieme con un ulteriore arricchimento della collezione museale.]]>
‘La Forza della Speranza’ il libro realizzato dalle comunità parrocchiali di Fratta Todina https://www.lavoce.it/la-forza-della-speranza-il-libro-realizzato-dalle-comunita-parrocchiali-di-fratta-todina/ Thu, 29 Apr 2021 10:53:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60369 La Forza della Speranza

La Forza della Speranza -Racconti di luce nel buio della pandemia, è il titolo del libro realizzato dalle Comunità parrocchiali di Santa Maria Assunta della Spineta e di San Sabino in Fratta Todina. La presentazione ufficiale avverrà nella Chiesa del Convento francescano di Santa Maria della Spineta (via della Clausura, 15) sabato 1 maggio alle ore 11.15, al termine della Celebrazione eucaristica delle 10.30. Per il rispetto delle normative anti-Covid, i posti disponibili sono limitati: per questo l’iniziativa sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Santa Maria della Spineta.

Il progetto

Il progetto La Forza della Speranza, ha preso vita all’inizio di questo anno dalla volontà di alcuni parrocchiani di trasmettere un messaggio di speranza in un tempo di grandi difficoltà legate all'emergenza sanitaria Covid 19. Il sottotitolo Racconti di luce nel buio della pandemia lascia intendere la struttura e il messaggio di fondo della pubblicazione: storie di persone ordinarie che, tra le numerose fatiche quotidiane, non smettono di cercare motivi per sorridere e continuare a sperare. Giovani, coppie di fidanzati, sposi, educatori e tanti altri, ognuno con il proprio vissuto messo a disposizione di chi cerca una via per scovare la luce là dove sembra prevalere il buio.

Il libro

Il libro, edito da Edizioni Porziuncola, ospita tra le prefazioni quella di monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, e quella di padre Domenico Spagnoli, guardiano del Convento di Santa Maria della Spineta. "La Speranza -scrive monsignor Sigismondi nella prefazione del libro- può essere considerata il filo conduttore di questi scritti: è lei a prenderci per mano fin dall'inizio e a condurci lungo tutto il cammino. Quello che ebbe a dire un sacerdote polacco, il beato Jerzy Popieluszko, tutti coloro che incontriamo in queste pagine ce lo ripetono in coro: non si può più uccidere la Speranza". La raccolta di riflessioni sarà disponibile a partire da sabato 1 maggio. Per ulteriori informazioni: pagina Facebook Santa Maria della Spineta.]]>
La Forza della Speranza

La Forza della Speranza -Racconti di luce nel buio della pandemia, è il titolo del libro realizzato dalle Comunità parrocchiali di Santa Maria Assunta della Spineta e di San Sabino in Fratta Todina. La presentazione ufficiale avverrà nella Chiesa del Convento francescano di Santa Maria della Spineta (via della Clausura, 15) sabato 1 maggio alle ore 11.15, al termine della Celebrazione eucaristica delle 10.30. Per il rispetto delle normative anti-Covid, i posti disponibili sono limitati: per questo l’iniziativa sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Santa Maria della Spineta.

Il progetto

Il progetto La Forza della Speranza, ha preso vita all’inizio di questo anno dalla volontà di alcuni parrocchiani di trasmettere un messaggio di speranza in un tempo di grandi difficoltà legate all'emergenza sanitaria Covid 19. Il sottotitolo Racconti di luce nel buio della pandemia lascia intendere la struttura e il messaggio di fondo della pubblicazione: storie di persone ordinarie che, tra le numerose fatiche quotidiane, non smettono di cercare motivi per sorridere e continuare a sperare. Giovani, coppie di fidanzati, sposi, educatori e tanti altri, ognuno con il proprio vissuto messo a disposizione di chi cerca una via per scovare la luce là dove sembra prevalere il buio.

Il libro

Il libro, edito da Edizioni Porziuncola, ospita tra le prefazioni quella di monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, e quella di padre Domenico Spagnoli, guardiano del Convento di Santa Maria della Spineta. "La Speranza -scrive monsignor Sigismondi nella prefazione del libro- può essere considerata il filo conduttore di questi scritti: è lei a prenderci per mano fin dall'inizio e a condurci lungo tutto il cammino. Quello che ebbe a dire un sacerdote polacco, il beato Jerzy Popieluszko, tutti coloro che incontriamo in queste pagine ce lo ripetono in coro: non si può più uccidere la Speranza". La raccolta di riflessioni sarà disponibile a partire da sabato 1 maggio. Per ulteriori informazioni: pagina Facebook Santa Maria della Spineta.]]>
Vescovo Sigismondi: “Vivere il celibato con maturità e testimonianza” https://www.lavoce.it/sigismondi-celibato/ Thu, 15 Apr 2021 08:56:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60152 sigismondi celibato

L'annuncio dell'ormai ex parroco di Massa Martana, don Riccardo Ceccobelli ha avuto grande rilevanza mediatica tanto che la diocesi di Orvieto - Todi ha ritenuto di dover intervenire nuovamente sulla vicenda precisando alcune posizioni. Riassumendo la vicenda, domenica 11 aprile, il Vescovo Gualtiero Sigismondi, nella chiesa parrocchiale di Massa Martana, ha annunciato la sospensione di don Riccardo Ceccobelli dal servizio sacerdotale, a seguito della sua decisione di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, chiedendo quindi di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione. "Monsignor Sigismondi – come riportato nel precedente Comunicato – ha chiesto di non commentare quanto don Riccardo ha deciso e di pregare per lui. Tuttavia, a seguito della rilevanza mediatica che l’annuncio ha suscitato, tale Ufficio interviene con alcune precisazioni", si legge in un nuovo comunicato. "La Chiesa chiede ai preti di vivere il celibato con maturità, letizia e dedizione, quale testimonianza del primato del Regno di Dio e, soprattutto, come segno e condizione di una vita pienamente donata: senza misura. Si diventa preti dopo almeno sette anni di discernimento e, attualmente, sempre più in età adulta, quando si ha maggiore coscienza e capacità di fare scelte definitive. Così è stato anche per don Riccardo, il quale, dopo un itinerario formativo durato almeno sette anni, ne aveva 33 quando è stato ordinato presbitero. Una delle affermazioni che, in questa circostanza, va per la maggiore è la seguente: 'Al cuore non si comanda'. Tale opinione è indice di quanto, in un tempo segnato dal relativismo, la ragione sia sottoposta al dominio del sentimento". "Si è parlato di eroismo davanti ad un prete che decide di mollare tutto perché si è innamorato di una ragazza" si legge nella nota della diocesi che, "nel rispetto per la libertà di chi, pur avendo promesso solennemente di consacrare tutto se stesso a Cristo Gesù per il servizio alla Chiesa, non ce la fa", punta l'attenzione su un altro tipo di eroismo. "Gli eroi sono quelli che rimangono in trincea anche quando infuria la battaglia - scrive la diocesi -, come, ad esempio, i mariti e le mogli o i padri e le madri che non mollano nei momenti di difficoltà, perché si sono presi un impegno e l’amore li inchioda anche nel tempo in cui i sentimenti sembrano vacillare; come i sacerdoti che, senza limiti di disponibilità e con cuore libero e ardente, vivono la fedeltà di una dedizione totale. In questo momento di sofferenza, la Chiesa di Orvieto-Todi è chiamata a vivere con serena fiducia e a fare tesoro di quanto il Santo Padre ha ricordato proprio oggi (14 aprile), durante l’Udienza Generale: 'Senza la fede, tutto crolla; senza la preghiera, la fede si spegne'”.]]>
sigismondi celibato

L'annuncio dell'ormai ex parroco di Massa Martana, don Riccardo Ceccobelli ha avuto grande rilevanza mediatica tanto che la diocesi di Orvieto - Todi ha ritenuto di dover intervenire nuovamente sulla vicenda precisando alcune posizioni. Riassumendo la vicenda, domenica 11 aprile, il Vescovo Gualtiero Sigismondi, nella chiesa parrocchiale di Massa Martana, ha annunciato la sospensione di don Riccardo Ceccobelli dal servizio sacerdotale, a seguito della sua decisione di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, chiedendo quindi di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione. "Monsignor Sigismondi – come riportato nel precedente Comunicato – ha chiesto di non commentare quanto don Riccardo ha deciso e di pregare per lui. Tuttavia, a seguito della rilevanza mediatica che l’annuncio ha suscitato, tale Ufficio interviene con alcune precisazioni", si legge in un nuovo comunicato. "La Chiesa chiede ai preti di vivere il celibato con maturità, letizia e dedizione, quale testimonianza del primato del Regno di Dio e, soprattutto, come segno e condizione di una vita pienamente donata: senza misura. Si diventa preti dopo almeno sette anni di discernimento e, attualmente, sempre più in età adulta, quando si ha maggiore coscienza e capacità di fare scelte definitive. Così è stato anche per don Riccardo, il quale, dopo un itinerario formativo durato almeno sette anni, ne aveva 33 quando è stato ordinato presbitero. Una delle affermazioni che, in questa circostanza, va per la maggiore è la seguente: 'Al cuore non si comanda'. Tale opinione è indice di quanto, in un tempo segnato dal relativismo, la ragione sia sottoposta al dominio del sentimento". "Si è parlato di eroismo davanti ad un prete che decide di mollare tutto perché si è innamorato di una ragazza" si legge nella nota della diocesi che, "nel rispetto per la libertà di chi, pur avendo promesso solennemente di consacrare tutto se stesso a Cristo Gesù per il servizio alla Chiesa, non ce la fa", punta l'attenzione su un altro tipo di eroismo. "Gli eroi sono quelli che rimangono in trincea anche quando infuria la battaglia - scrive la diocesi -, come, ad esempio, i mariti e le mogli o i padri e le madri che non mollano nei momenti di difficoltà, perché si sono presi un impegno e l’amore li inchioda anche nel tempo in cui i sentimenti sembrano vacillare; come i sacerdoti che, senza limiti di disponibilità e con cuore libero e ardente, vivono la fedeltà di una dedizione totale. In questo momento di sofferenza, la Chiesa di Orvieto-Todi è chiamata a vivere con serena fiducia e a fare tesoro di quanto il Santo Padre ha ricordato proprio oggi (14 aprile), durante l’Udienza Generale: 'Senza la fede, tutto crolla; senza la preghiera, la fede si spegne'”.]]>
Giovane prete lascia la talare: “Amo e rispetto la Chiesa” https://www.lavoce.it/giovane-prete-lascia-la-talare-amo-e-rispetto-la-chiesa/ Mon, 12 Apr 2021 11:21:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60149

"Il mio cuore è innamorato", sono le parole usate da don Riccardo Ceccobelli, parroco delle comunità dell'Unità pastorale San Felice della diocesi di Orvieto-Todi, che domenica ha annunciato ai suoi parrocchiani la volontà di avviare presso la Santa Sede le pratiche relative alla sua dimissione dallo stato clericale. A conclusione della Santa Messa, celebrata nella chiesa di San Felice a Massa Martana, affiancato dal vescovo Gualtiero Sigismondi, don Riccardo ha salutato la sua comunità.

Una nuova vita

"Amo e rispetto la Chiesa" ha detto don Riccardo spiegando di non poter non "continuare ad essere coerente, trasparente e corretto con essa come finora sono sempre stato. Il mio cuore è innamorato seppure non abbia mai avuto modo di trasgredire le promesse che ho fatto - ha spiegato il sacerdote che ha aggiunto: "Voglio provare a vivere quest’amore senza sublimarlo, senza allontanarlo”. Nel congedarsi, ribadendo la sua volontà di rimettersi totalmente al giudizio della Chiesa, ha ringraziato quanti nei sei anni del suo ministero in queste comunità hanno collaborato con lui nelle attività parrocchiali, esortandoli a proseguire gli impegni con la comunità del TOR a cui è ora affidata l’Unità pastorale. Don Riccardo, infatti, è sospeso - in via cautelare - dalla guida delle comunità dell’Unità pastorale San Felice, che viene affidata a padre Mauro Dipalo T.O.R. (Terz’ordine regolare di San Francesco), superiore del locale Convento di Santa Maria della Pace.

Le parole del vescovo Sigismondi

“La ragione della mia presenza in mezzo a voi oggi – ha affermato monsignor Sigismondi -, è quella di dirvi ‘a viso aperto’ che don Riccardo Ceccobelli ha manifestato il desiderio di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, perciò ha chiesto di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione Pertanto, ha aggiunto Sigismondi “in via cautelare, viene sospeso dalla guida dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’ in Massa Martana. Le motivazioni della sua scelta sarà lui stesso, se vorrà, a presentarle. A me spetta il compito di assicurarvi che affido a padre Mauro Dipalo T.O.R., con la qualifica di ‘amministratore parrocchiale’, la guida delle comunità di San Felice in Massa Martana - Castel Rinaldi, SS. Giovanni Evangelista e Faustino in Villa S. Faustino - Montignano, SS. Giuseppe e Bernardino in Colpetrazzo, SS. Maria, Giovani Battista e Nicolò in Viepri". Il presule ha ringraziato padre Paolo Benanti T.O.R., Ministro provinciale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco d’Assisi, e tutta la Fraternità francescana massetana per "la pronta e generosa disponibilità, in un momento di transizione così delicato, a farsi carico dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’”. Poi, rivolgendosi a don Riccardo gli ha espresso “gratitudine per il servizio svolto finora” ed ha ringraziato quanti, “a partire dalle Suore di Gesù Buon Pastore, gli hanno assicurato lealmente fiducia e collaborazione. A don Riccardo va, soprattutto, il mio augurio più sincero perché questa sua scelta – compiuta con piena libertà, come lui stesso mi ha confidato – possa assicurargli serenità e pace. A voi, carissimi fratelli e sorelle - ha concluso Sigismondi - rivolgo questo appello: non abbiamo il diritto di commentare quanto don Riccardo ha deciso, ma piuttosto il dovere di non fargli mancare l’abbraccio della preghiera. Nel benedirvi ricorro alla formula suggerita dall’odierna liturgia nella prima lettura: il Signore vi conceda di ‘avere un cuore solo e un’anima sola’ (cf. At 4,32)”.]]>

"Il mio cuore è innamorato", sono le parole usate da don Riccardo Ceccobelli, parroco delle comunità dell'Unità pastorale San Felice della diocesi di Orvieto-Todi, che domenica ha annunciato ai suoi parrocchiani la volontà di avviare presso la Santa Sede le pratiche relative alla sua dimissione dallo stato clericale. A conclusione della Santa Messa, celebrata nella chiesa di San Felice a Massa Martana, affiancato dal vescovo Gualtiero Sigismondi, don Riccardo ha salutato la sua comunità.

Una nuova vita

"Amo e rispetto la Chiesa" ha detto don Riccardo spiegando di non poter non "continuare ad essere coerente, trasparente e corretto con essa come finora sono sempre stato. Il mio cuore è innamorato seppure non abbia mai avuto modo di trasgredire le promesse che ho fatto - ha spiegato il sacerdote che ha aggiunto: "Voglio provare a vivere quest’amore senza sublimarlo, senza allontanarlo”. Nel congedarsi, ribadendo la sua volontà di rimettersi totalmente al giudizio della Chiesa, ha ringraziato quanti nei sei anni del suo ministero in queste comunità hanno collaborato con lui nelle attività parrocchiali, esortandoli a proseguire gli impegni con la comunità del TOR a cui è ora affidata l’Unità pastorale. Don Riccardo, infatti, è sospeso - in via cautelare - dalla guida delle comunità dell’Unità pastorale San Felice, che viene affidata a padre Mauro Dipalo T.O.R. (Terz’ordine regolare di San Francesco), superiore del locale Convento di Santa Maria della Pace.

Le parole del vescovo Sigismondi

“La ragione della mia presenza in mezzo a voi oggi – ha affermato monsignor Sigismondi -, è quella di dirvi ‘a viso aperto’ che don Riccardo Ceccobelli ha manifestato il desiderio di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, perciò ha chiesto di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione Pertanto, ha aggiunto Sigismondi “in via cautelare, viene sospeso dalla guida dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’ in Massa Martana. Le motivazioni della sua scelta sarà lui stesso, se vorrà, a presentarle. A me spetta il compito di assicurarvi che affido a padre Mauro Dipalo T.O.R., con la qualifica di ‘amministratore parrocchiale’, la guida delle comunità di San Felice in Massa Martana - Castel Rinaldi, SS. Giovanni Evangelista e Faustino in Villa S. Faustino - Montignano, SS. Giuseppe e Bernardino in Colpetrazzo, SS. Maria, Giovani Battista e Nicolò in Viepri". Il presule ha ringraziato padre Paolo Benanti T.O.R., Ministro provinciale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco d’Assisi, e tutta la Fraternità francescana massetana per "la pronta e generosa disponibilità, in un momento di transizione così delicato, a farsi carico dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’”. Poi, rivolgendosi a don Riccardo gli ha espresso “gratitudine per il servizio svolto finora” ed ha ringraziato quanti, “a partire dalle Suore di Gesù Buon Pastore, gli hanno assicurato lealmente fiducia e collaborazione. A don Riccardo va, soprattutto, il mio augurio più sincero perché questa sua scelta – compiuta con piena libertà, come lui stesso mi ha confidato – possa assicurargli serenità e pace. A voi, carissimi fratelli e sorelle - ha concluso Sigismondi - rivolgo questo appello: non abbiamo il diritto di commentare quanto don Riccardo ha deciso, ma piuttosto il dovere di non fargli mancare l’abbraccio della preghiera. Nel benedirvi ricorro alla formula suggerita dall’odierna liturgia nella prima lettura: il Signore vi conceda di ‘avere un cuore solo e un’anima sola’ (cf. At 4,32)”.]]>
Il Capitolo della Cattedrale di Orvieto ha festeggiato il suo patrono San Costanzo https://www.lavoce.it/il-capitolo-della-cattedrale-di-orvieto-ha-festeggiato-il-suo-patrono-san-costanzo/ Sat, 30 Jan 2021 17:28:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59057

ORVIETO- Venerdì 29 gennaio, il Capitolo della Cattedrale di Orvieto ha onorato il suo patrono, San Costanzo vescovo e martire, con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo di Orvieto-Todi Gualtiero Sigismondi, che non ha nascosto la gioia di ritrovare nella diocesi che da pochi mesi lo ha accolto un santo così caro al popolo di Perugia. "Interpreto questo segno -ha detto, infatti, monsignor Sigismondi- come una carezza regalatami da Dio". San Costanzo, secondo la tradizione, fu il primo vescovo di Perugia e subì il martirio durante la persecuzione di Marco Aurelio, dopo aver sostenuto estenuanti tormenti, nei pressi della località denominata il trivio presso Foligno. Il corpo traslato nella città di Perugia fu sepolto dove attualmente sorge la chiesa a lui dedicata, consacrata nel 1205 dal vescovo Viviano. Non sappiamo di preciso come il culto di questo santo sia giunto fino ad Orvieto, ma nel XIII secolo esisteva già una chiesa a lui dedicata, di proprietà del Capitolo, poi demolita insieme alla vecchia Cattedrale, per far posto alla fabbrica del nuovo maestoso Duomo. Ancora oggi, all’interno di quest’ultimo, è venerata una sua reliquia e il santo è rappresentato con una statua, opera di Fabiano Toti datata 1598 e facente parte del ciclo scultoreo dei Santi protettori di Orvieto da poco ricollocato all’interno della Basilica. Al termine della celebrazione, il Vescovo ha presieduto la riunione del Capitolo con l’immissione di tre nuovi canonici: don Claudio Gargagli, don Piero Brancaccia e don Henry Nicole Ybga Matip. Monsignor Sigismondi ha sottolineato l’importanza che riveste il Capitolo di una Cattedrale come quella orvietana, meta non solo di molti turisti ma anche di numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e di numerosi fedeli che, anche dai paesi limitrofi, vi si recano per le celebrazioni liturgiche e il servizio prezioso e insostituibile del sacramento della Riconciliazione. Proprio nell’ottica di un migliore servizio alla città e al territorio, il Capitolo ha anche deciso unanimemente di prendersi cura anche della chiesa di San Giuseppe, patrono, con la Vergine Assunta, della Città di Orvieto e, insieme a San Fortunato, dell’intera Diocesi. Tale chiesa, cara al popolo di Orvieto, sarà anche il cuore degli eventi dell’anno di San Giuseppe che Papa Francesco ha indetto per questo 2021. I fedeli si vedranno impegnati in appuntamenti di preghiera e di catechesi già a partire dalla prossima Quaresima che, straordinariamente, vedrà l’avvicendarsi delle parrocchie del centro urbano e del suburbio per la novena al Santo nel prossimo mese di marzo.]]>

ORVIETO- Venerdì 29 gennaio, il Capitolo della Cattedrale di Orvieto ha onorato il suo patrono, San Costanzo vescovo e martire, con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo di Orvieto-Todi Gualtiero Sigismondi, che non ha nascosto la gioia di ritrovare nella diocesi che da pochi mesi lo ha accolto un santo così caro al popolo di Perugia. "Interpreto questo segno -ha detto, infatti, monsignor Sigismondi- come una carezza regalatami da Dio". San Costanzo, secondo la tradizione, fu il primo vescovo di Perugia e subì il martirio durante la persecuzione di Marco Aurelio, dopo aver sostenuto estenuanti tormenti, nei pressi della località denominata il trivio presso Foligno. Il corpo traslato nella città di Perugia fu sepolto dove attualmente sorge la chiesa a lui dedicata, consacrata nel 1205 dal vescovo Viviano. Non sappiamo di preciso come il culto di questo santo sia giunto fino ad Orvieto, ma nel XIII secolo esisteva già una chiesa a lui dedicata, di proprietà del Capitolo, poi demolita insieme alla vecchia Cattedrale, per far posto alla fabbrica del nuovo maestoso Duomo. Ancora oggi, all’interno di quest’ultimo, è venerata una sua reliquia e il santo è rappresentato con una statua, opera di Fabiano Toti datata 1598 e facente parte del ciclo scultoreo dei Santi protettori di Orvieto da poco ricollocato all’interno della Basilica. Al termine della celebrazione, il Vescovo ha presieduto la riunione del Capitolo con l’immissione di tre nuovi canonici: don Claudio Gargagli, don Piero Brancaccia e don Henry Nicole Ybga Matip. Monsignor Sigismondi ha sottolineato l’importanza che riveste il Capitolo di una Cattedrale come quella orvietana, meta non solo di molti turisti ma anche di numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e di numerosi fedeli che, anche dai paesi limitrofi, vi si recano per le celebrazioni liturgiche e il servizio prezioso e insostituibile del sacramento della Riconciliazione. Proprio nell’ottica di un migliore servizio alla città e al territorio, il Capitolo ha anche deciso unanimemente di prendersi cura anche della chiesa di San Giuseppe, patrono, con la Vergine Assunta, della Città di Orvieto e, insieme a San Fortunato, dell’intera Diocesi. Tale chiesa, cara al popolo di Orvieto, sarà anche il cuore degli eventi dell’anno di San Giuseppe che Papa Francesco ha indetto per questo 2021. I fedeli si vedranno impegnati in appuntamenti di preghiera e di catechesi già a partire dalla prossima Quaresima che, straordinariamente, vedrà l’avvicendarsi delle parrocchie del centro urbano e del suburbio per la novena al Santo nel prossimo mese di marzo.]]>
Oggi l’ingresso di monsignor Sigismondi a Todi. La celebrazione in diretta su Umbria Radio e via social https://www.lavoce.it/oggi-lingresso-di-monsignor-sigismondi-a-todi-la-celebrazione-in-diretta-su-umbria-radio-e-via-social/ Sun, 05 Jul 2020 11:07:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57357

TODI - Domenica 5 luglio, alle ore 18, il nuovo Vescovo di Orvieto-Todi, Gualtiero Sigismondi, farà il suo ingresso nella Basilica Concattedrale di Todi. La celebrazione eucaristica, che coinciderà con festa della Madonna del Campione, a cui la città è molto devota, sarà officiata dal sagrato della Cattedrale, con gli astanti disposti sulla Piazza del Popolo in oltre 600 posti numerati. A causa delle rigidissime prescrizioni per il contenimento del Coronavirus, la cerimonia sarà sottoposta a stringenti controlli per l’igiene e il distanziamento. Tutta l’area della Piazza sarà chiusa con ingressi riservati alle autorità e ai fedeli che si sono accreditati attraverso le parrocchie. La celebrazione solenne sarà trasmessa in diretta in Fm sulle frequenze di Umbria Radio e sui canali social di Umbria Radio e La Voce. https://www.youtube.com/watch?v=7VQC6_S-iqw&feature=youtu.be    ]]>

TODI - Domenica 5 luglio, alle ore 18, il nuovo Vescovo di Orvieto-Todi, Gualtiero Sigismondi, farà il suo ingresso nella Basilica Concattedrale di Todi. La celebrazione eucaristica, che coinciderà con festa della Madonna del Campione, a cui la città è molto devota, sarà officiata dal sagrato della Cattedrale, con gli astanti disposti sulla Piazza del Popolo in oltre 600 posti numerati. A causa delle rigidissime prescrizioni per il contenimento del Coronavirus, la cerimonia sarà sottoposta a stringenti controlli per l’igiene e il distanziamento. Tutta l’area della Piazza sarà chiusa con ingressi riservati alle autorità e ai fedeli che si sono accreditati attraverso le parrocchie. La celebrazione solenne sarà trasmessa in diretta in Fm sulle frequenze di Umbria Radio e sui canali social di Umbria Radio e La Voce. https://www.youtube.com/watch?v=7VQC6_S-iqw&feature=youtu.be    ]]>
Mons. Sigismondi entra in Diocesi il 28 giugno. Ha incontrato a Orvieto le autorità religiose e civili del territorio https://www.lavoce.it/mons-sigismondi-entra-in-diocesi-il-28-giugno-ha-incontrato-a-orvieto-le-autorita-religiose-e-civili-del-territorio/ Fri, 15 May 2020 13:42:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57160

Mons. Gualtiero Sigismondi s’insedierà ufficialmente nella diocesi di Orvieto-Todi il prossimo 28 giugno con una solenne messa in cattedrale alle ore 18. La notizia è stata data lunedì mattina nel corso di un incontro tra lo stesso Vescovo e una ristretta delegazione composta dall’amministratore apostolico Benedetto Tuzia, il vicario generale Stefano Puri, i consultori, alcuni componenti degli uffici di curia e i sindaci di Orvieto e Todi. In tempo di pandemia molte cose sono capovolte e così, in tale circostanza, la delegazione non si è recata a Foligno ma ha accolto mons. Gualtiero giunto in visita ad Orvieto. La prima parte dell’incontro ha avuto luogo nella sala Urbani dell’Opera del duomo. Dopo i saluti di mons. Tuzia, del presidente dell’Opsm Gianfelice Bellesini, che ha fatto gli onori di casa, e di don Puri, i presenti hanno ascoltato con attenzione le parole del nuovo Vescovo, che ha ringraziato subito per la calorosa accoglienza. “Non vi nascondo – ha poi detto - che in questo momento il turbamento è grande, per un ragione molto semplice: non solo perché arrivo in una realtà nuova ma perché devo lasciare una realtà che ho servito per 12 anni. Non lascio una scrivania, ma lascio un popolo”. E se da un lato il coronavirus ha allungato i tempi dell’ingresso, dall’altro mons. Gualtiero ha avuto la possibilità – come lui stesso ha riferito – di dedicarsi a letture per conoscere meglio la storia della diocesi che ora gli è affidata.

Le parole di Sigismondi

Nel prosieguo del discorso hanno poi risuonato parole ed espressioni che caratterizzano la sua persona, il suo stile e il suo agire: ‘in punta di piedi, semplicità, umiltà, libertà, obbedienza, gratitudine, sinodalità, grande devozione per la Vergine Maria, maternità della Chiesa…’. “Ecco, arrivo e voglio arrivare – ha ribadito - in punta di piedi, non perché me lo impone il coronavirus ma perché è un po’ il mio stile. L’ingresso avviene poi concretamente avvicinando i preti, le parrocchie. Così come in punta di piedi, ovviamente, lascio Foligno”. Un distacco non privo di inevitabile sofferenza ma vissuto nell’obbedienza e gratitudine al Papa, attraverso cui si manifesta la volontà di Dio. Il primo passo da fare, ovviamente in punta di piedi, per il Vescovo che ha sempre insegnato Ecclesiologia, sarà quello di inserirsi in un cammino, approfondendone la storia, con la consapevolezza di doverlo guidare ma con lo stile della sinodalità, da tradurre in atto. Da grande devoto poi di Maria santissima, non poteva non rimanere impressionato dal fatto che sia il duomo di Orvieto che quello di Todi siano ad essa intitolati, rispettivamente all’Assunta e all’Annunciata. Don Primo Mazzolari, prima di morire, scriveva nell’ultimo editoriale che ‘la Chiesa non ha confini da difendere o territori da occupare ma solo una maternità da allargare’: un pensiero questo che “mi ha sempre orientato, mi orienterà anche in questo cammino”. La comunità diocesana, che l’attende con gioia, ne è certa e le augura un fecondo cammino insieme!

Visita in Cattedrale

Terminato l’incontro, tutti i presenti si sono trasferiti in cattedrale. Lì, un momento di preghiera nella cappella del sacro Corporale, poi una visita alle meraviglie del duomo, con sosta particolare nella cappella di San Brizio. Proprio in questa cattedrale, domenica 28 giugno, vigilia della solennità dei santi Pietro e Paolo, avverrà la presa di possesso della diocesi. Una data non casuale. Sia mons. Tuzia che mons. Sigismondi, infatti, sono stati ordinati sacerdoti proprio il 29 giugno. “Beneficeremo insieme – ha detto mons. Benedetto – della liturgia che ci ha consacrato sacerdoti e pastori”. A queste parole hanno fatto eco quelle pronunciate poco dopo da mons. Gualtiero: “Ho visto che nelle letture del giorno dell’ingresso c’è l’espressione [di san Pietro, ndr] ‘non possiedo né argento né oro ma quello che ho…’ ve lo darò con semplicità, con umiltà e con grande libertà. Perché semplicità e umiltà rendono liberi, non c’è altro criterio per poter sperimentare la grazia della libertà”. Michela Massaro]]>

Mons. Gualtiero Sigismondi s’insedierà ufficialmente nella diocesi di Orvieto-Todi il prossimo 28 giugno con una solenne messa in cattedrale alle ore 18. La notizia è stata data lunedì mattina nel corso di un incontro tra lo stesso Vescovo e una ristretta delegazione composta dall’amministratore apostolico Benedetto Tuzia, il vicario generale Stefano Puri, i consultori, alcuni componenti degli uffici di curia e i sindaci di Orvieto e Todi. In tempo di pandemia molte cose sono capovolte e così, in tale circostanza, la delegazione non si è recata a Foligno ma ha accolto mons. Gualtiero giunto in visita ad Orvieto. La prima parte dell’incontro ha avuto luogo nella sala Urbani dell’Opera del duomo. Dopo i saluti di mons. Tuzia, del presidente dell’Opsm Gianfelice Bellesini, che ha fatto gli onori di casa, e di don Puri, i presenti hanno ascoltato con attenzione le parole del nuovo Vescovo, che ha ringraziato subito per la calorosa accoglienza. “Non vi nascondo – ha poi detto - che in questo momento il turbamento è grande, per un ragione molto semplice: non solo perché arrivo in una realtà nuova ma perché devo lasciare una realtà che ho servito per 12 anni. Non lascio una scrivania, ma lascio un popolo”. E se da un lato il coronavirus ha allungato i tempi dell’ingresso, dall’altro mons. Gualtiero ha avuto la possibilità – come lui stesso ha riferito – di dedicarsi a letture per conoscere meglio la storia della diocesi che ora gli è affidata.

Le parole di Sigismondi

Nel prosieguo del discorso hanno poi risuonato parole ed espressioni che caratterizzano la sua persona, il suo stile e il suo agire: ‘in punta di piedi, semplicità, umiltà, libertà, obbedienza, gratitudine, sinodalità, grande devozione per la Vergine Maria, maternità della Chiesa…’. “Ecco, arrivo e voglio arrivare – ha ribadito - in punta di piedi, non perché me lo impone il coronavirus ma perché è un po’ il mio stile. L’ingresso avviene poi concretamente avvicinando i preti, le parrocchie. Così come in punta di piedi, ovviamente, lascio Foligno”. Un distacco non privo di inevitabile sofferenza ma vissuto nell’obbedienza e gratitudine al Papa, attraverso cui si manifesta la volontà di Dio. Il primo passo da fare, ovviamente in punta di piedi, per il Vescovo che ha sempre insegnato Ecclesiologia, sarà quello di inserirsi in un cammino, approfondendone la storia, con la consapevolezza di doverlo guidare ma con lo stile della sinodalità, da tradurre in atto. Da grande devoto poi di Maria santissima, non poteva non rimanere impressionato dal fatto che sia il duomo di Orvieto che quello di Todi siano ad essa intitolati, rispettivamente all’Assunta e all’Annunciata. Don Primo Mazzolari, prima di morire, scriveva nell’ultimo editoriale che ‘la Chiesa non ha confini da difendere o territori da occupare ma solo una maternità da allargare’: un pensiero questo che “mi ha sempre orientato, mi orienterà anche in questo cammino”. La comunità diocesana, che l’attende con gioia, ne è certa e le augura un fecondo cammino insieme!

Visita in Cattedrale

Terminato l’incontro, tutti i presenti si sono trasferiti in cattedrale. Lì, un momento di preghiera nella cappella del sacro Corporale, poi una visita alle meraviglie del duomo, con sosta particolare nella cappella di San Brizio. Proprio in questa cattedrale, domenica 28 giugno, vigilia della solennità dei santi Pietro e Paolo, avverrà la presa di possesso della diocesi. Una data non casuale. Sia mons. Tuzia che mons. Sigismondi, infatti, sono stati ordinati sacerdoti proprio il 29 giugno. “Beneficeremo insieme – ha detto mons. Benedetto – della liturgia che ci ha consacrato sacerdoti e pastori”. A queste parole hanno fatto eco quelle pronunciate poco dopo da mons. Gualtiero: “Ho visto che nelle letture del giorno dell’ingresso c’è l’espressione [di san Pietro, ndr] ‘non possiedo né argento né oro ma quello che ho…’ ve lo darò con semplicità, con umiltà e con grande libertà. Perché semplicità e umiltà rendono liberi, non c’è altro criterio per poter sperimentare la grazia della libertà”. Michela Massaro]]>
Mons. Sigismondi nuovo Vescovo di Orvieto-Todi https://www.lavoce.it/mons-sigismondi-nuovo-vescovo-di-orvieto-todi/ Sat, 07 Mar 2020 11:38:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56398

Il 7 marzo alle 12 è stato dato l'annuncio: Papa Francesco  ha nominato Vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi (Italia),  Mons. Gualtiero Sigismondi, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana, finora Vescovo di Foligno, ed ha quindi ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Orvieto-Todi (Italia), presentata da Mons. Benedetto Tuzia. «Fratelli e sorelle carissimi, - scrive mons. Sigismondi nel messaggio inviato ai fedeli dela diocesi di Orvieto-Todi - il Santo Padre Francesco mi chiama a spostare i “paletti” della mia “tenda” per fissarli nella Diocesi di Orvieto-Todi. Nella voce del Successore di Pietro, a cui rinnovo fedele obbedienza ed esprimo profonda gratitudine, riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di ricevere il pastorale dalle mani venerabili del Vescovo Benedetto Tuzia, cui confido fraternamente la mia sincera stima e riconoscenza. Mons. Sigismondi mercoledì 11 marzo ha scritto un messaggio ai fedeli della diocesi di Foligno nel quale confida la risposta data al Papa quando il Nuntio gli ha comunicato la nomina: “Beatissimo Padre, nella voce del Successore di Pietro riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di accogliere la chiamata a diventare vescovo di Orvieto-Todi. Con cuore libero e ardente mi dispongo a lavorare in un altro filare della Vigna del Signore. Benedica me, la Diocesi che ho servito finora e quella in cui mi invia come pastore”. Mons. Gualtiero Sigismondi Mons. Gualtiero Sigismondi, è nato il 25 febbraio 1961 a Ospedalicchio di Bastia Umbra (Perugia). Ha compiuto i suoi studi presso il Seminario Regionale di Assisi, e, come alunno del Pontificio Seminario Lombardo, ha frequentato l’Università Gregoriana conseguendo la Laurea in Teologia. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1986 a Perugia, è stato Parroco, Vice Rettore e Direttore Spirituale del Seminario Regionale; Direttore dell’ISSR; Assistente Regionale di AC. È Docente di Teologia dogmatica all’ITA e, dal 2005 al 2008 Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Perugia. Eletto Vescovo di Foligno il 3 luglio 2008, è stato consacrato il 12 settembre dello stesso anno e nella domenica 5 ottobre  ha assunto il possesso canonico della sua diocesi. Attualmente è anche Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana. Mons. Sigismondi rimane Amministratore diocesano di Foligno fino al trasferimento nella sua nuova Diocesi.

Il saluto dei Vescovi umbri

I Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra si stringono fraternamente attorno a Mons. Gualtiero Sigismondi, finora Vescovo di Foligno, chiamato oggi da Papa Francesco a guidare come padre e maestro la Chiesa di Orvieto-Todi e invocano sul suo ministero la luce e la consolazione dello Spirito Santo e l’assistenza dei Santi Patroni Giuseppe e Fortunato. Salutano con animo grato Mons. Benedetto Tuzia, con il quale hanno condiviso in questi anni il comune servizio del Vangelo in terra umbra, apprezzando la sapienza e l’umanità con cui ha adempiuto alla missione episcopale e accompagnato la Commissione regionale per la carità. + Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della Conferenza Episcopale Umbra]]>

Il 7 marzo alle 12 è stato dato l'annuncio: Papa Francesco  ha nominato Vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi (Italia),  Mons. Gualtiero Sigismondi, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana, finora Vescovo di Foligno, ed ha quindi ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Orvieto-Todi (Italia), presentata da Mons. Benedetto Tuzia. «Fratelli e sorelle carissimi, - scrive mons. Sigismondi nel messaggio inviato ai fedeli dela diocesi di Orvieto-Todi - il Santo Padre Francesco mi chiama a spostare i “paletti” della mia “tenda” per fissarli nella Diocesi di Orvieto-Todi. Nella voce del Successore di Pietro, a cui rinnovo fedele obbedienza ed esprimo profonda gratitudine, riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di ricevere il pastorale dalle mani venerabili del Vescovo Benedetto Tuzia, cui confido fraternamente la mia sincera stima e riconoscenza. Mons. Sigismondi mercoledì 11 marzo ha scritto un messaggio ai fedeli della diocesi di Foligno nel quale confida la risposta data al Papa quando il Nuntio gli ha comunicato la nomina: “Beatissimo Padre, nella voce del Successore di Pietro riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di accogliere la chiamata a diventare vescovo di Orvieto-Todi. Con cuore libero e ardente mi dispongo a lavorare in un altro filare della Vigna del Signore. Benedica me, la Diocesi che ho servito finora e quella in cui mi invia come pastore”. Mons. Gualtiero Sigismondi Mons. Gualtiero Sigismondi, è nato il 25 febbraio 1961 a Ospedalicchio di Bastia Umbra (Perugia). Ha compiuto i suoi studi presso il Seminario Regionale di Assisi, e, come alunno del Pontificio Seminario Lombardo, ha frequentato l’Università Gregoriana conseguendo la Laurea in Teologia. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1986 a Perugia, è stato Parroco, Vice Rettore e Direttore Spirituale del Seminario Regionale; Direttore dell’ISSR; Assistente Regionale di AC. È Docente di Teologia dogmatica all’ITA e, dal 2005 al 2008 Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Perugia. Eletto Vescovo di Foligno il 3 luglio 2008, è stato consacrato il 12 settembre dello stesso anno e nella domenica 5 ottobre  ha assunto il possesso canonico della sua diocesi. Attualmente è anche Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana. Mons. Sigismondi rimane Amministratore diocesano di Foligno fino al trasferimento nella sua nuova Diocesi.

Il saluto dei Vescovi umbri

I Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra si stringono fraternamente attorno a Mons. Gualtiero Sigismondi, finora Vescovo di Foligno, chiamato oggi da Papa Francesco a guidare come padre e maestro la Chiesa di Orvieto-Todi e invocano sul suo ministero la luce e la consolazione dello Spirito Santo e l’assistenza dei Santi Patroni Giuseppe e Fortunato. Salutano con animo grato Mons. Benedetto Tuzia, con il quale hanno condiviso in questi anni il comune servizio del Vangelo in terra umbra, apprezzando la sapienza e l’umanità con cui ha adempiuto alla missione episcopale e accompagnato la Commissione regionale per la carità. + Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della Conferenza Episcopale Umbra]]>
Sinodo dei giovani. Nella delegazione Cei saranno presenti il card. Bassetti e mons. Sigismondi https://www.lavoce.it/sinodo-giovani-bassetti-sigismondi/ Sun, 23 Sep 2018 10:00:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52925 chiese orientali

[caption id="attachment_52927" align="alignleft" width="200"] Gualtiero Sigismondi[/caption]

Il 3 ottobre, alle ore 10, il Papa celebrerà la messa sul sagrato della basilica di San Pietro per l’apertura della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma dal 3 al 28 ottobre sul tema, com’è noto, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tra i Padri sinodali nominati dalla Cei figura, oltre al card. Gualtiero Bassetti, anche il vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica italiana. Ai due confratelli, i Vescovi dell’Umbria “augurano un fruttuoso lavoro nella consapevolezza dell’impegnativo tema affidato da Papa Francesco ai Padri sinodali”. In questo periodo di preparazione al Sinodo, nella nostra regione sono già state molteplici le iniziative messe in campo dalle Pastorali giovanili diocesane e regionale, e dagli oratori (fenomeno in costante crescita).

Nel pomeriggio di sabato 6 ottobre, alle ore 17 in aula Paolo VI, avverrà uno speciale incontro tra il Papa, i giovani e i Padri sinodali. Ad annunciarlo al mondo dell’informazione è stato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. “Il Papa - ha indicato - sarà presente per tutto l’incontro. L’incontro è aperto a tutti: giovani, adulti, anche a voi [giornalisti]”. E ancora: “L’esperienza che il Papa ha avuto con i giovani nel pre-Sinodo fa pensare che avremo un’esperienza simile dei giovani”.

L’incontro di sabato 6 ottobre avverrà dunque nella fase iniziale dell’assise.

Le sessioni effettive di lavoro cominceranno poi il pomeriggio del giorno seguente. “Noi per - Unici, solidali, creativi” si intitolerà il 6 ottobre l’incontro dei giovani con il Papa e i Padri sinodali, evento a cura dalla Congregazione per l’educazione cattolica. In un comunicato diramato dalla segreteria dello stesso Sinodo dei vescovi, si ricorda che la riunione presinodale dei giovani con il Papa, nel marzo scorso, “ha registrato grande partecipazione e successo” e che perciò “il Papa desidera ora nuovamente incontrarli, insieme a tutti i Padri sinodali, per ascoltarli e accogliere le loro proposte per poterne usufruire nel Documento finale del Sinodo.

Questo speciale incontro permette ai giovani di offrire nell’occasione esperienze concrete circa la loro vita nello studio e nel lavoro, i loro sentimenti, il loro futuro e la loro scelta vocazionale”, si legge ancora nel comunicato, in cui si ricorda esplicitamente che “il Papa sarà presente tutto il tempo della riunione”. L’evento avrà come filo conduttore tante testimonianze di giovani, inframmezzate da momenti musicali e artistici, su tre temi legati al mondo giovanile: la ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione. Per partecipare all’evento occorrono i biglietti, che saranno distribuiti dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Tutti possono contattare il dicastero vaticano direttamente presso la sede in piazza Pio XII, n. 3, a Roma, oppure tramite email all’indirizzo llanes@ge.va.

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chiese orientali

[caption id="attachment_52927" align="alignleft" width="200"] Gualtiero Sigismondi[/caption]

Il 3 ottobre, alle ore 10, il Papa celebrerà la messa sul sagrato della basilica di San Pietro per l’apertura della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma dal 3 al 28 ottobre sul tema, com’è noto, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tra i Padri sinodali nominati dalla Cei figura, oltre al card. Gualtiero Bassetti, anche il vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica italiana. Ai due confratelli, i Vescovi dell’Umbria “augurano un fruttuoso lavoro nella consapevolezza dell’impegnativo tema affidato da Papa Francesco ai Padri sinodali”. In questo periodo di preparazione al Sinodo, nella nostra regione sono già state molteplici le iniziative messe in campo dalle Pastorali giovanili diocesane e regionale, e dagli oratori (fenomeno in costante crescita).

Nel pomeriggio di sabato 6 ottobre, alle ore 17 in aula Paolo VI, avverrà uno speciale incontro tra il Papa, i giovani e i Padri sinodali. Ad annunciarlo al mondo dell’informazione è stato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. “Il Papa - ha indicato - sarà presente per tutto l’incontro. L’incontro è aperto a tutti: giovani, adulti, anche a voi [giornalisti]”. E ancora: “L’esperienza che il Papa ha avuto con i giovani nel pre-Sinodo fa pensare che avremo un’esperienza simile dei giovani”.

L’incontro di sabato 6 ottobre avverrà dunque nella fase iniziale dell’assise.

Le sessioni effettive di lavoro cominceranno poi il pomeriggio del giorno seguente. “Noi per - Unici, solidali, creativi” si intitolerà il 6 ottobre l’incontro dei giovani con il Papa e i Padri sinodali, evento a cura dalla Congregazione per l’educazione cattolica. In un comunicato diramato dalla segreteria dello stesso Sinodo dei vescovi, si ricorda che la riunione presinodale dei giovani con il Papa, nel marzo scorso, “ha registrato grande partecipazione e successo” e che perciò “il Papa desidera ora nuovamente incontrarli, insieme a tutti i Padri sinodali, per ascoltarli e accogliere le loro proposte per poterne usufruire nel Documento finale del Sinodo.

Questo speciale incontro permette ai giovani di offrire nell’occasione esperienze concrete circa la loro vita nello studio e nel lavoro, i loro sentimenti, il loro futuro e la loro scelta vocazionale”, si legge ancora nel comunicato, in cui si ricorda esplicitamente che “il Papa sarà presente tutto il tempo della riunione”. L’evento avrà come filo conduttore tante testimonianze di giovani, inframmezzate da momenti musicali e artistici, su tre temi legati al mondo giovanile: la ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione. Per partecipare all’evento occorrono i biglietti, che saranno distribuiti dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Tutti possono contattare il dicastero vaticano direttamente presso la sede in piazza Pio XII, n. 3, a Roma, oppure tramite email all’indirizzo llanes@ge.va.

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Sulla sinodalità l’Azione cattolica può fare scuola https://www.lavoce.it/sulla-sinodalita-lazione-cattolica-puo-scuola/ Fri, 31 Mar 2017 08:45:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=49735

Il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ha partecipato per la prima volta in qualità di assistente nazionale dell’Azione cattolica a un evento dell’associazione, e rilascia a La Voce la sua prima intervista in cui parla di sinodalità. Il suo nuovo compito è impegnativo: per poterlo seguire ha scelto di lasciare non la diocesi, “senza la quale non riesco a concepirmi”, ma il servizio di visitatore apostolico dei Seminari al quale era stato chiamato sempre da Papa Francesco. Cosa vuol dire essere assistente nazionale di Ac? “Lo devo scoprire, ancora! Comunque credo che il compito dell’assistente generale sia quello di ricordare all’Ac che la cura della vita interiore resta la prima pastorale, la più importante; che il discernimento passa attraverso la direzione spirituale, e gli assistenti devono dedicarsi soprattutto a questo. Più dei ‘campi’... il campo base è la cura della vita interiore”. Qual è lo specifico dell’Ac oggi? “Credo che una strada tutta tutta da scrivere - anche forte della storia - è quella di aprire un percorso per formare i laici all’impegno sociale e politico. Credo che di questo abbia oggi grande bisogno anche la nostra Italia, lo vediamo. Quest’assenza, forse anche questa latitanza dipende anche dal fatto che nessuno si è più preoccupato di formare queste persone. L’Ac credo che abbia, non dico l’esclusiva, ma certamente una bella tradizione che le permette di stare in prima linea con sicurezza”. Si è occupato della formazione dei seminaristi come visitatore apostolico. Adesso si cambia campo, o alla fine parliamo della stessa cosa? “Intanto adesso mi devo occupare del ‘seminario dei laici’, perché l’Ac è una sorta di seminario dei laici. E sono anche contento di questo cambio, perché mi aiuta a completare l’aspetto del mio ministero. Per tanti anni, prima come formatore poi come visitatore, ho tenuto l’occhio puntato in maniera decisa sui Seminari. È ora di cambiare aria, grato al Signore per l’esperienza fatta, ma consapevole che anche per me si aprono dei files nuovi di cui ha bisogno anche il mio ministero, per trovare nuova linfa vitale in uno spazio che è la Chiesa, perché la Chiesa è popolo di Dio”. Papa Francesco ha riproposto con grande forza questa immagine di Chiesa, con l’idea della sinodalità, ad esempio. Quindi l’Ac, che è in questa linea, lo sarà ancora di più? “Penso che anche sulla sinodalità l’Ac abbia un vocabolario ben collaudato, perché l’associazione è retta da uno stile che è sinodale, in fondo. Quella che chiamiamo ‘democrazia’ in realtà è esercizio concreto della sinodalità della Chiesa. Anche in questo l’Ac credo che possa fare scuola, visto che gli organismi di partecipazione non sono ancora decollati... anzi, sono ‘de-collati’ perché non hanno respiro: segno che manca una scuola, una palestra di sinodalità. Dicevi che la Chiesa è popolo di Dio: sì, Corpo di Cristo che si manifesta come popolo di Dio in cammino, questo è il nome della Chiesa. Quando partecipo alle processioni, mi piace fermarmi, voltarmi e guardare la Chiesa, Corpo di Cristo che si manifesta come popolo di Dio in cammino”. Ecclesialità: a volte sembra che questa funzione possa soffocare quella che è anche la vista stessa dell’Ac, con un appiattimento su esigenze particolari, specifiche di parrocchie... “Direi che la ricchezza dell’Ac è anche la sua debolezza. La ricchezza è il fatto che si identifica con la Chiesa, ma porta anche le ferite e le difficoltà della Chiesa, tutte, proprio per questa sua identificazione; che però è il punto di forza. Direi che tra Ac e movimenti la differenza è questa: è quella che c’è tra i ministeri e i carismi. Sono due realtà necessarie, ma il carisma si inserisce dentro il ministero. Direi che l’ossatura è il ministero, la muscolatura sono i carismi”.  ]]>

Il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ha partecipato per la prima volta in qualità di assistente nazionale dell’Azione cattolica a un evento dell’associazione, e rilascia a La Voce la sua prima intervista in cui parla di sinodalità. Il suo nuovo compito è impegnativo: per poterlo seguire ha scelto di lasciare non la diocesi, “senza la quale non riesco a concepirmi”, ma il servizio di visitatore apostolico dei Seminari al quale era stato chiamato sempre da Papa Francesco. Cosa vuol dire essere assistente nazionale di Ac? “Lo devo scoprire, ancora! Comunque credo che il compito dell’assistente generale sia quello di ricordare all’Ac che la cura della vita interiore resta la prima pastorale, la più importante; che il discernimento passa attraverso la direzione spirituale, e gli assistenti devono dedicarsi soprattutto a questo. Più dei ‘campi’... il campo base è la cura della vita interiore”. Qual è lo specifico dell’Ac oggi? “Credo che una strada tutta tutta da scrivere - anche forte della storia - è quella di aprire un percorso per formare i laici all’impegno sociale e politico. Credo che di questo abbia oggi grande bisogno anche la nostra Italia, lo vediamo. Quest’assenza, forse anche questa latitanza dipende anche dal fatto che nessuno si è più preoccupato di formare queste persone. L’Ac credo che abbia, non dico l’esclusiva, ma certamente una bella tradizione che le permette di stare in prima linea con sicurezza”. Si è occupato della formazione dei seminaristi come visitatore apostolico. Adesso si cambia campo, o alla fine parliamo della stessa cosa? “Intanto adesso mi devo occupare del ‘seminario dei laici’, perché l’Ac è una sorta di seminario dei laici. E sono anche contento di questo cambio, perché mi aiuta a completare l’aspetto del mio ministero. Per tanti anni, prima come formatore poi come visitatore, ho tenuto l’occhio puntato in maniera decisa sui Seminari. È ora di cambiare aria, grato al Signore per l’esperienza fatta, ma consapevole che anche per me si aprono dei files nuovi di cui ha bisogno anche il mio ministero, per trovare nuova linfa vitale in uno spazio che è la Chiesa, perché la Chiesa è popolo di Dio”. Papa Francesco ha riproposto con grande forza questa immagine di Chiesa, con l’idea della sinodalità, ad esempio. Quindi l’Ac, che è in questa linea, lo sarà ancora di più? “Penso che anche sulla sinodalità l’Ac abbia un vocabolario ben collaudato, perché l’associazione è retta da uno stile che è sinodale, in fondo. Quella che chiamiamo ‘democrazia’ in realtà è esercizio concreto della sinodalità della Chiesa. Anche in questo l’Ac credo che possa fare scuola, visto che gli organismi di partecipazione non sono ancora decollati... anzi, sono ‘de-collati’ perché non hanno respiro: segno che manca una scuola, una palestra di sinodalità. Dicevi che la Chiesa è popolo di Dio: sì, Corpo di Cristo che si manifesta come popolo di Dio in cammino, questo è il nome della Chiesa. Quando partecipo alle processioni, mi piace fermarmi, voltarmi e guardare la Chiesa, Corpo di Cristo che si manifesta come popolo di Dio in cammino”. Ecclesialità: a volte sembra che questa funzione possa soffocare quella che è anche la vista stessa dell’Ac, con un appiattimento su esigenze particolari, specifiche di parrocchie... “Direi che la ricchezza dell’Ac è anche la sua debolezza. La ricchezza è il fatto che si identifica con la Chiesa, ma porta anche le ferite e le difficoltà della Chiesa, tutte, proprio per questa sua identificazione; che però è il punto di forza. Direi che tra Ac e movimenti la differenza è questa: è quella che c’è tra i ministeri e i carismi. Sono due realtà necessarie, ma il carisma si inserisce dentro il ministero. Direi che l’ossatura è il ministero, la muscolatura sono i carismi”.  ]]>
Servi premurosi del popolo di Dio https://www.lavoce.it/servi-premurosi-del-popolo-di-dio/ Wed, 21 Dec 2016 09:00:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48115 Mons.-Sigismondi-all'assemblea-diocesana-settembre-2014Se il Canone Romano presenta i ministri ordinati come “peccatori fiduciosi nella infinita misericordia di Dio”, il prefazio della Messa crismale li chiama “servi premurosi del popolo di Dio”. Questo è il profilo che la lex orandi traccia dei ministri ordinati, che hanno la missione di piegare le ginocchia oltre che calzare i sandali, di dilatare il cuore oltre che sottoporre le spalle al peso dell’ufficio pastorale, di porgere l’orecchio oltre che prendere la parola, di tendere le mani oltre che aprire gli occhi, di usare l’aspersorio oltre che il turibolo, di suonare il campanello delle case oltre che le campane. Come c’è una “teologia genuflessa”, così non può mancare una “pastorale genuflessa”. Invano si calzano i sandali se non si piegano le ginocchia, se non si sente il bisogno, ogni giorno, di “soffermarci in preghiera per chiedere al Signore che torni ad affascinarci”. Gesù, alla vista delle folle numerose, non prova agitazione ma sente compassione, spezza i pani per circa cinquemila uomini (cf. Mt 14,13-23), conservando la libertà di salire sul monte, in disparte, per raccogliersi in preghiera, “sorgente inesauribile della consegna di sé al Padre”. L’apostolato del cuore risponde a questa regola: “ciò che non si ama stanca”. Chi si affida al Signore conosce la fatica ma non la stanchezza, che è il salario di chi confida in se stesso. La stanchezza, oltre ad essere causa di affanno pastorale, è sintomo del mancato coinvolgimento del cuore nel portare, “come sigillo impresso sull’anima”, il giogo del gregge caricato sulle spalle. Spendersi senza donarsi, consumarsi senza consegnarsi, è una patologia di cui soffre chiunque ignori che non si può avere la stoffa del buon Pastore senza la lana dell’Agnello immolato. La pastorale dell’orecchio sollecita a “conservare un contatto continuo con le Scritture” e a prestare ascolto ai fratelli senza impazienza e senza fretta.

Papa Francesco afferma che un vero pastore, “avendo accettato di non disporre di sé, non ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro”. Frammenta il tempo, trasformandolo in spazio, chi rinuncia a passare dall’irrigazione “a pioggia” delle iniziative pastorali prive di iniziativa a quella “a goccia” della direzione spirituale che avvia processi. L’apostolato delle mani tese sente col cuore quello che vede con gli occhi, esprime nell’abbraccio dello sguardo il battito del cuore, non esitando a fermarsi e chinarsi ovunque ci sia qualcuno che chiede aiuto per rimettersi in piedi. La parabola del buon Samaritano insegna che nulla accade “a caso”, nemmeno negli incontri che avvengono “per caso” (cf. Lc 10,25-37). In ogni strada, per un misterioso accordo di circostanze e di eventi, c’è sempre una corsia che conduce a Dio, che offre alla Provvidenza l’occasione di misericordiosi interventi. La pastorale dell’aspersorio va incontro al popolo di Dio con l’acqua del Battesimo, “fonte dell’umanità nuova”. Chi sa usare l’aspersorio talora è allergico all’incenso, e tuttavia chi maneggia bene il turibolo non sempre prende in mano volentieri il secchiello e le ampolle con gli oli santi. Infonde l’incenso nel turibolo “in spirito e verità” chi non esita a ungere gli infermi, versando sulle loro ferite l’olio della consolazione, e a benedire l’acqua lustrale, mescolando in essa un po’ di sale che, nello sciogliersi, ricorda alla Chiesa la sua funzione risanatrice, quella di mostrare la capacità del Vangelo di umanizzare l’esistenza.

L’apostolato del campanello non rinuncia al suono delle campane, ma lo amplifica avvicinandosi alla porta di casa delle famiglie, senza “passare oltre” davanti a chi ha irrimediabilmente spento il fuoco dell’amore coniugale e senza trascurare quanti attendono di rattizzarlo, di ravvivarlo o, addirittura, di farlo divampare. Se non si riparte dalla famiglia, con una pastorale che “non predica ai bambini e benedice gli adulti ma benedice i bambini e predica agli adulti”, l’impegno per l’evangelizzazione sarà sempre una rincorsa affannosa.

“Instancabili nel dono di sé, vigilanti nella preghiera, lieti e accoglienti nel servizio della comunità”: questo è il “protocollo” stabilito dalla lex orandi per i ministri ordinati, chiamati ad essere “servi premurosi del popolo di Dio”.

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Bassetti: “I nostri giovani risorsa e potenziale di speranza, per la società e la Chiesa” https://www.lavoce.it/bassetti-i-nostri-giovani-risorsa-e-potenziale-di-speranza-per-la-societa-e-la-chiesa/ Sat, 30 Jan 2016 00:28:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45289

La festa di san Costanzo, vescovo e martire, patrono della città e dell’Archidiocesi, ha richiamato numerosi fedeli in un pellegrinaggio continuo alla chiesa del Santo e nella cattedrale di San Lorenzo, dove nel pomeriggio di venerdì 29 si è tenuta la concelebrazione eucaristica della solennità di san Costanzo presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Con lui hanno concelebrato i vescovi della Metropolia, mons. Mario Ceccobelli di Gubbio e mons. Gualtiero Sigismondi di Foligno, l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti, l’abate benedettino Giustino Farnedi e  numerosi sacerdoti e religiosi. Con il popolo di Dio presenti i rappresentanti delle principali Istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo umbro. Al termine della celebrazione è stato intonato per la prima volta l’Inno a San Costanzo “Salve, decus Perusiae”, tratto dal testo in latino scritto dal cardinale Giacchino Pecci, vescovo di Perugia dal 1846 al 1878, poi papa Leone XIII, ed adattato per coro e organo o pianoforte dal maestro Salvatore Silivestro, direttore del Coro dell’Università degli Studi di Perugia, lo stesso Coro che ha eseguito l’inno in cattedrale in occasione della solennità del santo patrono. Il cardinale Bassetti, nell’omelia, ha richiamato l’importanza dei giovani e delle famiglie nella società odierna, affidandoli alla protezione di san Costanzo, esempio di umanità e santità per tutti. Di seguito il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti  L'omelia del cardinale Bassetti È bello, e per me consolante, vedere assieme ai nostri vescovi, figli di questa Chiesa, ai sacerdoti e ai consacrati, il santo popolo di Dio, unito ai rappresentanti delle sue istituzioni, a cui, con profondo rispetto, porgo il mio saluto. Tutti ci sentiamo chiamati ad un’unica responsabilità, quella di costruire la pace e la concordia fra i cittadini. San Costanzo è stato l’evangelizzatore della nostra terra ed ha saputo difendere, nei primissimi secoli del cristianesimo, il suo gregge dai lupi rapaci di una società ancora pagana, che si stava autodistruggendo, per aver negato la dignità dell’uomo e il riferimento alla sua trascendenza. Ma cosa propone a noi, stasera, il nostro celeste patrono Costanzo? Ci chiede certo di far memoria del nostro passato di comunità di credenti, ma, soprattutto, di gettare uno sguardo attento sulla realtà di oggi e di saper prefigurare il futuro di questa nostra Chiesa, nella trasmissione di quella fede schietta e genuina, per la quale Costanzo ha dato la vita. Come non rivolgere, allora, il nostro pensiero alle giovani generazioni che, con i loro problemi, le loro ansie e la loro voglia di vivere, saranno la Chiesa di domani, i cristiani di questo secolo entusiasmante e tormentato? Negli incontri con tantissimi giovani durante la visita pastorale, soprattutto nelle scuole, li ho invitati, questi giovani, a sognare e ad avere coraggio. Ho detto loro: custodite i vostri sogni, ricordando un detto famoso di La Pira: “I sogni ce li mettono i giovani: la politica ci mette il coraggio!”. I giovani sognano il lavoro, che purtroppo per molti di loro è un miraggio lontano; sognano spazi non inquinati e non soltanto in senso ambientale; sognano soprattutto di potersi rendere partecipi del loro percorso di vita. In una società a misura d’uomo, adulti e giovani dovrebbero essere vasi comunicanti. Purtroppo non è così. I nostri ragazzi chiedono a noi adulti, istituzioni e Chiesa compresa, un dialogo più diretto e partecipato ed una riflessione seria sul loro avvenire. Di questo, tutti dobbiamo maggiormente preoccuparci. Mi scriveva, qualche tempo, un diciottenne di un istituto tecnico della zona del Lago: “voi adulti considerate i nostri problemi soltanto in termini di disagio e vi riferite spesso a visioni preconcette del mondo giovanile; ma esso di fatto è molto più ricco di potenzialità e di speranze di quanto voi pensiate… Noi siamo una risorsa”! Ne sono profondamente convinto: i nostri giovani rappresentano una grande risorsa e un potenziale di speranza, per la società e la Chiesa di domani. Queste poche righe mi hanno fatto profondamente riflettere. Proprio San Costanzo, vescovo e martire, ci viene incontro con la sua luminosa testimonianza. L’intrepido pastore ha saputo portare il lieto annunzio della salvezza ai poveri, ha fasciato le pieghe dei cuori spezzati; ha infranto le catene dei prigionieri e ha avuto parole di incoraggiamento e di consolazione evangelica per i piccoli, i tribolati, gli “scarti” della società, come direbbe Papa Francesco. Le parole di Gesù, che abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni, si sono di fatto incarnate nella sua vita: “Io vi ho scelto e costituiti perché andiate portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. E cosa dice il santo patrono ai giovani? “Non abbiate paura di dichiarare, nei venti incrociati della cultura dell’indifferenza, le vostre convinzioni. Fateci dono del vostro entusiasmo e della vostra gioia di essere cristiani. Com’è bello avere Gesù amico che vi sa dare le cose essenziali della vita”. E cosa dice ai genitori: “Non abbiate paura della vostra vocazione e missione, in un tempo di sfide scoraggianti, la famiglia rimane il luogo della presenza del Signore e la vita dei figli è un dono che Dio vi affida e accompagna sempre”. Sempre, anche nelle sfide delle fatiche educative, perché la famiglia è il fondamento e il centro del tessuto sociale, il punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore. Una realtà insostituibile! Fratelli carissimi, in nome di san Costanzo, di cui seppure in maniera indegna sono umile successore, auguro alla nostra Chiesa perusino-pievese, che il giubileo della misericordia, che abbiamo appena iniziato, sia un tempo di salutare conversione che da una parte tocchi la coscienza e la buona volontà di tutti; e dall’altra spinga l’intera comunità ad una solidarietà sempre più condivisa, rendendola capace di farsi carico dei problemi di chi è alle prese con la fatica del vivere quotidiano. Mai sperimenterà la misericordia di Dio chi non accetta di essere misericordioso con il suo prossimo. Accogliamo perciò con decisione l’invito pressante che ci viene da Papa Francesco: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita: ve lo chiedo nel nome di Dio!”. Solo dal profondo rinnovamento personale, potremo sperare un rinnovamento della Chiesa e della società! Chiediamo a San Costanzo il dono di una sapienza profetica, perché tutti: vescovi, sacerdoti, genitori, scuola, istituzioni, sappiamo accogliere con amore e intelligente creatività, ciascuno nel proprio ambito, quelli che sono i frutti più preziosi della nostra società: i ragazzi e i giovani, “pietre vive” della Chiesa di domani. Impegniamoci tutti affinché questa Chiesa sappia ancora dare testimonianza al mondo della bellezza della vita cristiana e del messaggio di amore e di pace portato dal Signore Gesù. Una Chiesa aperta al mondo, non rinchiusa in se stessa, rinnovata dal soffio dello Spirito e capace di esser ancora madre e compagna di viaggio dell’umanità intera. Gesù è il Signore del tempo, in lui tutto vive e trova senso e compimento, è a lui, per intercessione del Santo Patrono, che chiediamo di saper essere autentici testimoni perché le giovani generazioni sappiano trasmettere ancora, nella gioia della carità, la luce della fede. Amen!]]>

La festa di san Costanzo, vescovo e martire, patrono della città e dell’Archidiocesi, ha richiamato numerosi fedeli in un pellegrinaggio continuo alla chiesa del Santo e nella cattedrale di San Lorenzo, dove nel pomeriggio di venerdì 29 si è tenuta la concelebrazione eucaristica della solennità di san Costanzo presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Con lui hanno concelebrato i vescovi della Metropolia, mons. Mario Ceccobelli di Gubbio e mons. Gualtiero Sigismondi di Foligno, l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti, l’abate benedettino Giustino Farnedi e  numerosi sacerdoti e religiosi. Con il popolo di Dio presenti i rappresentanti delle principali Istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo umbro. Al termine della celebrazione è stato intonato per la prima volta l’Inno a San Costanzo “Salve, decus Perusiae”, tratto dal testo in latino scritto dal cardinale Giacchino Pecci, vescovo di Perugia dal 1846 al 1878, poi papa Leone XIII, ed adattato per coro e organo o pianoforte dal maestro Salvatore Silivestro, direttore del Coro dell’Università degli Studi di Perugia, lo stesso Coro che ha eseguito l’inno in cattedrale in occasione della solennità del santo patrono. Il cardinale Bassetti, nell’omelia, ha richiamato l’importanza dei giovani e delle famiglie nella società odierna, affidandoli alla protezione di san Costanzo, esempio di umanità e santità per tutti. Di seguito il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti  L'omelia del cardinale Bassetti È bello, e per me consolante, vedere assieme ai nostri vescovi, figli di questa Chiesa, ai sacerdoti e ai consacrati, il santo popolo di Dio, unito ai rappresentanti delle sue istituzioni, a cui, con profondo rispetto, porgo il mio saluto. Tutti ci sentiamo chiamati ad un’unica responsabilità, quella di costruire la pace e la concordia fra i cittadini. San Costanzo è stato l’evangelizzatore della nostra terra ed ha saputo difendere, nei primissimi secoli del cristianesimo, il suo gregge dai lupi rapaci di una società ancora pagana, che si stava autodistruggendo, per aver negato la dignità dell’uomo e il riferimento alla sua trascendenza. Ma cosa propone a noi, stasera, il nostro celeste patrono Costanzo? Ci chiede certo di far memoria del nostro passato di comunità di credenti, ma, soprattutto, di gettare uno sguardo attento sulla realtà di oggi e di saper prefigurare il futuro di questa nostra Chiesa, nella trasmissione di quella fede schietta e genuina, per la quale Costanzo ha dato la vita. Come non rivolgere, allora, il nostro pensiero alle giovani generazioni che, con i loro problemi, le loro ansie e la loro voglia di vivere, saranno la Chiesa di domani, i cristiani di questo secolo entusiasmante e tormentato? Negli incontri con tantissimi giovani durante la visita pastorale, soprattutto nelle scuole, li ho invitati, questi giovani, a sognare e ad avere coraggio. Ho detto loro: custodite i vostri sogni, ricordando un detto famoso di La Pira: “I sogni ce li mettono i giovani: la politica ci mette il coraggio!”. I giovani sognano il lavoro, che purtroppo per molti di loro è un miraggio lontano; sognano spazi non inquinati e non soltanto in senso ambientale; sognano soprattutto di potersi rendere partecipi del loro percorso di vita. In una società a misura d’uomo, adulti e giovani dovrebbero essere vasi comunicanti. Purtroppo non è così. I nostri ragazzi chiedono a noi adulti, istituzioni e Chiesa compresa, un dialogo più diretto e partecipato ed una riflessione seria sul loro avvenire. Di questo, tutti dobbiamo maggiormente preoccuparci. Mi scriveva, qualche tempo, un diciottenne di un istituto tecnico della zona del Lago: “voi adulti considerate i nostri problemi soltanto in termini di disagio e vi riferite spesso a visioni preconcette del mondo giovanile; ma esso di fatto è molto più ricco di potenzialità e di speranze di quanto voi pensiate… Noi siamo una risorsa”! Ne sono profondamente convinto: i nostri giovani rappresentano una grande risorsa e un potenziale di speranza, per la società e la Chiesa di domani. Queste poche righe mi hanno fatto profondamente riflettere. Proprio San Costanzo, vescovo e martire, ci viene incontro con la sua luminosa testimonianza. L’intrepido pastore ha saputo portare il lieto annunzio della salvezza ai poveri, ha fasciato le pieghe dei cuori spezzati; ha infranto le catene dei prigionieri e ha avuto parole di incoraggiamento e di consolazione evangelica per i piccoli, i tribolati, gli “scarti” della società, come direbbe Papa Francesco. Le parole di Gesù, che abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni, si sono di fatto incarnate nella sua vita: “Io vi ho scelto e costituiti perché andiate portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. E cosa dice il santo patrono ai giovani? “Non abbiate paura di dichiarare, nei venti incrociati della cultura dell’indifferenza, le vostre convinzioni. Fateci dono del vostro entusiasmo e della vostra gioia di essere cristiani. Com’è bello avere Gesù amico che vi sa dare le cose essenziali della vita”. E cosa dice ai genitori: “Non abbiate paura della vostra vocazione e missione, in un tempo di sfide scoraggianti, la famiglia rimane il luogo della presenza del Signore e la vita dei figli è un dono che Dio vi affida e accompagna sempre”. Sempre, anche nelle sfide delle fatiche educative, perché la famiglia è il fondamento e il centro del tessuto sociale, il punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore. Una realtà insostituibile! Fratelli carissimi, in nome di san Costanzo, di cui seppure in maniera indegna sono umile successore, auguro alla nostra Chiesa perusino-pievese, che il giubileo della misericordia, che abbiamo appena iniziato, sia un tempo di salutare conversione che da una parte tocchi la coscienza e la buona volontà di tutti; e dall’altra spinga l’intera comunità ad una solidarietà sempre più condivisa, rendendola capace di farsi carico dei problemi di chi è alle prese con la fatica del vivere quotidiano. Mai sperimenterà la misericordia di Dio chi non accetta di essere misericordioso con il suo prossimo. Accogliamo perciò con decisione l’invito pressante che ci viene da Papa Francesco: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita: ve lo chiedo nel nome di Dio!”. Solo dal profondo rinnovamento personale, potremo sperare un rinnovamento della Chiesa e della società! Chiediamo a San Costanzo il dono di una sapienza profetica, perché tutti: vescovi, sacerdoti, genitori, scuola, istituzioni, sappiamo accogliere con amore e intelligente creatività, ciascuno nel proprio ambito, quelli che sono i frutti più preziosi della nostra società: i ragazzi e i giovani, “pietre vive” della Chiesa di domani. Impegniamoci tutti affinché questa Chiesa sappia ancora dare testimonianza al mondo della bellezza della vita cristiana e del messaggio di amore e di pace portato dal Signore Gesù. Una Chiesa aperta al mondo, non rinchiusa in se stessa, rinnovata dal soffio dello Spirito e capace di esser ancora madre e compagna di viaggio dell’umanità intera. Gesù è il Signore del tempo, in lui tutto vive e trova senso e compimento, è a lui, per intercessione del Santo Patrono, che chiediamo di saper essere autentici testimoni perché le giovani generazioni sappiano trasmettere ancora, nella gioia della carità, la luce della fede. Amen!]]>
Lettura “guidata” della Laudato si’ https://www.lavoce.it/lettura-guidata-della-laudato-si/ Fri, 30 Oct 2015 13:47:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44108

[caption id="attachment_44086" align="alignleft" width="350"]Un momento del convegno Un momento del convegno[/caption] "Sono felice di leggere questa enciclica in una scuola, insieme a voi”. Così ha esordito mons. Gualtiero Sigismondi il 15 ottobre scorso in apertura della I conferenza di formazione nell’ambito del progetto “Cittadini del mondo”, prima di iniziare il suo intervento di lettura “guidata” dell’ultima enciclica di Papa Bergoglio Laudato si’. Il liceo scientifico Marconi ha offerto la sede e ha collaborato alla presentazione ufficiale del Progetto anche con la produzione di immagini. Il progetto “Cittadini del mondo” coinvolge sempre vari ambienti, non ultima la cittadinanza che ha partecipato con entusiasmo affollando l’aula magna di via Cairoli. Il percorso tracciato dal Vescovo è stato ricco di citazioni, dalla Populorum Progressio di Paolo VI alla Rerum Novarum di Leone XIII, la prima enciclica sociale, citata anche dall’altro relatore, Fausto Gentili, che da un versante filosofico e laico ha ripercorso le varie tappe del documento ammettendo la sua “commozione di non credente” nel leggere alcuni passi dell’enciclica. Gentili, già docente del liceo classico Frezzi e oggi coordinatore regionale di Sel, si è detto anche meravigliato della scarsa attenzione riservata alla Laudato si’ da parte dei media. Le due “esegesi”, sviluppate ad altissimi livelli da due osservatori diversi, alla fine si sono incontrate in una contestualizzazione dell’enciclica che ha avuto il sapore del sociale, calata nel mondo del lavoro, dell’economia, della giustizia sociale, della pace, della lotta al fanatismo religioso, dell’imprenditoria. Il tutto senza cedimenti, sostenuto e sollecitato da tantissime domande alle quali i due relatori hanno puntualmente risposto. Al primo dei cinque appuntamenti programmati per questa edizione sono intervenuti anche mons. Luigi Filippucci, ideatore del progetto, che ha ripercorso la storia di “Cittadini del mondo” dalle prime edizioni, Anacleto Antonini, che ne ha illustrato gli obiettivi, Ivana Donati da sempre nello staff e la dirigente scolastica Maria Paola Sebastiani che ha coordinato l’incontro. Suo anche l’intervento di commento alle slide che hanno commosso la platea. Si registra quindi grande soddisfazione dopo questa prima conferenza di “Cittadini del mondo”, che raccoglie i consensi anche della popolazione scolastica che ha partecipato ai viaggi legati al Progetto: Bruxelles in passato, Lampedusa nel settembre scorso tra gemellaggi e visite istituzionali.]]>

[caption id="attachment_44086" align="alignleft" width="350"]Un momento del convegno Un momento del convegno[/caption] "Sono felice di leggere questa enciclica in una scuola, insieme a voi”. Così ha esordito mons. Gualtiero Sigismondi il 15 ottobre scorso in apertura della I conferenza di formazione nell’ambito del progetto “Cittadini del mondo”, prima di iniziare il suo intervento di lettura “guidata” dell’ultima enciclica di Papa Bergoglio Laudato si’. Il liceo scientifico Marconi ha offerto la sede e ha collaborato alla presentazione ufficiale del Progetto anche con la produzione di immagini. Il progetto “Cittadini del mondo” coinvolge sempre vari ambienti, non ultima la cittadinanza che ha partecipato con entusiasmo affollando l’aula magna di via Cairoli. Il percorso tracciato dal Vescovo è stato ricco di citazioni, dalla Populorum Progressio di Paolo VI alla Rerum Novarum di Leone XIII, la prima enciclica sociale, citata anche dall’altro relatore, Fausto Gentili, che da un versante filosofico e laico ha ripercorso le varie tappe del documento ammettendo la sua “commozione di non credente” nel leggere alcuni passi dell’enciclica. Gentili, già docente del liceo classico Frezzi e oggi coordinatore regionale di Sel, si è detto anche meravigliato della scarsa attenzione riservata alla Laudato si’ da parte dei media. Le due “esegesi”, sviluppate ad altissimi livelli da due osservatori diversi, alla fine si sono incontrate in una contestualizzazione dell’enciclica che ha avuto il sapore del sociale, calata nel mondo del lavoro, dell’economia, della giustizia sociale, della pace, della lotta al fanatismo religioso, dell’imprenditoria. Il tutto senza cedimenti, sostenuto e sollecitato da tantissime domande alle quali i due relatori hanno puntualmente risposto. Al primo dei cinque appuntamenti programmati per questa edizione sono intervenuti anche mons. Luigi Filippucci, ideatore del progetto, che ha ripercorso la storia di “Cittadini del mondo” dalle prime edizioni, Anacleto Antonini, che ne ha illustrato gli obiettivi, Ivana Donati da sempre nello staff e la dirigente scolastica Maria Paola Sebastiani che ha coordinato l’incontro. Suo anche l’intervento di commento alle slide che hanno commosso la platea. Si registra quindi grande soddisfazione dopo questa prima conferenza di “Cittadini del mondo”, che raccoglie i consensi anche della popolazione scolastica che ha partecipato ai viaggi legati al Progetto: Bruxelles in passato, Lampedusa nel settembre scorso tra gemellaggi e visite istituzionali.]]>
Riflessioni pre-assembleari https://www.lavoce.it/riflessioni-pre-assembleari/ Thu, 10 Sep 2015 08:21:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43142 La cattedrale di Foligno
La cattedrale di Foligno

Si è svolta nella serata di venerdì 4 settembre nella parrocchia del Ss. Nome di Gesù la pre-assemblea diocesana, durante la quale circa duecento persone, in massima parte operatori pastorali, hanno iniziato a riflettere sui temi della prossima assemblea diocesana, che si terrà nell’Auditorium S. Domenico il prossimo venerdì 18 settembre a partire dalle ore 17.30.

Dopo un breve momento di preghiera presieduto dal vescovo mons. Gualtiero Sigismondi, i partecipanti si sono divisi in otto gruppi sulla base delle “vie” scelte in preparazione del V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze: “annunciare – iniziazione cristiana”, “annunciare – media e comunicazione della fede”, “abitare – dimensione sociale”, “abitare – fragilità”, “educare – famiglia”, “educare – scuola”, “trasfigurare – liturgia”, “trasfigurare – giorno del Signore”, tenendo sempre in considerazione la via dell’“uscire”, che deve ispirare l’intera attività pastorale.

Ogni gruppo si è lasciato interrogare da un brano della Scrittura e da un passaggio dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, individuando nel proprio ambito di azione quali sono i ponti da gettare e quali i muri da abbattere.

Le riflessioni nate all’interno dei gruppi saranno poi “girate” ai due relatori dell’assemblea, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e il fondatore della Comunità Sant’Egidio Andrea Riccardi, che aiuteranno la Chiesa di Foligno a comprendere in quale direzione “uscire”.

 

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Comunità in festa https://www.lavoce.it/comunita-in-festa/ Wed, 08 Jul 2015 14:10:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38027 L’ingresso a Santa Maria Maggiore di mons. Bertoldi
L’ingresso a Santa Maria Maggiore di mons. Bertoldi

Campane a festa a Spello: monsignor Piergiorgio Bertoldi, arcivescovo titolare di Spello e nunzio apostolico in Burkina Faso e Niger, a circa un mese dalla sua consacrazione avvenuta nella basilica del Seminario di Venegono Inferiore in provincia di Varese, alla quale ha partecipato una delegazione spellana guidata dal parroco don Diego Casini, è arrivato in città per la presa di possesso del titolo.

Domenica 5 luglio la comunità pastorale di Spello lo ha infatti accolto manifestando gioia e gratitudine al Signore per la nomina.

La visita dell’arcivescovo, varesino di nascita, prete ambrosiano, ordinato nel 1988, è iniziata di prima mattina con l’incontro con le monache di clausura del monastero di Vallegloria, è proseguita poi alla volta del palazzo comunale dove è stato accolto dal sindaco Moreno Landrini e dai componenti della Giunta comunale.

A seguire la processione, accompagnata dalle confraternite e dalla banda musicale, da piazza della Repubblica alla chiesa di Santa Maria Maggiore, dove si è svolta la solenne celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso arcivescovo, a cui ha partecipato anche il vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi.

Per l’occasione, davanti l’altare, è stata realizzata un’infiorata raffigurante al centro lo stemma arcivescovile.

“Semplicemente grazie, grazie a ciascuno di voi, non mi aspettavo questa calorosa accoglienza – ha ringraziato commosso mons. Bertoldi. Sono particolarmente legato a Spello dove sono venuto insieme al cardinale Martini per un pellegrinaggio quando ero un giovane prete. Quando papa Francesco mi ha nominato vescovo ho scoperto, per caso, che la sede titolare di Spello era vacante e ho chiesto che mi fosse assegnata, perché mi sembrava facesse sintesi di quanto debbo al vescovo che mi ha ordinato prete, ai sentieri percorsi sotto la sua guida quando ero ben lungi dal pensare dove il servizio del Vangelo mi avrebbe condotto”.

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Dono, relazione, condivisione https://www.lavoce.it/dono-relazione-condivisione/ Wed, 24 Jun 2015 12:38:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36480 conlusione-festa
Foto di gruppo a conclusione della Festa degli oratori a Foligno

Venerdì 19 giugno oltre 700 ragazzi e ragazze degli oratori parrocchiali della diocesi di Foligno hanno insieme cantato, ballato, pregato, giocato, animato e colorato le vie e le piazze della città, nell’ambito della 10a Giornata diocesana degli oratori parrocchiali dal titolo “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma anche di dono, relazione, condivisione”.

Il via alle ore 9 con l’accoglienza dei ragazzi al centro professionale della Casa del ragazzo (Cnos Fap), nel territorio del Comune di Foligno, da parte degli animatori del Csi, che hanno aiutato e guidato i giovani a cimentarsi in giochi e balli di gruppo.

“Lavoro” che non è passato inosservato ai responsabili degli oratori, i quali hanno chiesto una collaborazione fattiva del Csi nel formare i ragazzi più grandi degli oratori.

“Il Csi – dice Rossella Bibi , coordinatrice dell’équipe regionale del Csi – è sempre a disposizione e pronto a collaborare con la Madre Chiesa”, aggiungendo che “oggi il carico di lavoro è stato importante e faticoso, ma ne è valsa la pena. È incredibile come i bambini si siano divertiti in ogni tipo di attività, dai bans ai balli, fino ai giochi più semplici” .

Presente anche mons. Gualtiero Sigismondi vescovo di Foligno – e grande amico del Csi -, che ha chiesto ai ragazzi presenti di descrivere in maniera personale il significato delle parole “dono” e “regalo”. Ne è uscita una visione non del tutto scontata, anzi proprio non prevista, per i ragazzi di oggi al primo posto viene il dare e non, come si poteva pensare, il ricevere .

Dopo quest’inizio scoppiettante, i ragazzi, divisi per età, sono stati spostati nei vari punti di Foligno, quali orti Orfini, piazzetta Pier Marini e piazza Garibaldi, per iniziare il percorso del “magico mondo di Oz”. Alle 11.45 i ragazzi si sono riuniti in cattedrale per la spiegazione della presentazione dei lavori. Verso le 12.15 hanno partecipato al ritrovo finale svolto con una grande festa al parco Canapè, terminando con un pranzo, offerto dalla diocesi di Foligno.

Un grande grazie agli animatori e parroci, al vescovo mons. Gualtiero, a don Giorgio Colaiacomo della comunità salesiana di Perugia, al vice sindaco Rita Barbetti, all’assessore ai servizi Sociali, Maura Franquilo.

La giornata, patrocinata dalla Regione Umbria, dalla Provincia di Perugia, dal Comune di Foligno, è stata organizzata dal Coordinamento degli oratori della diocesi di Foligno in collaborazione con il Servizio diocesano di pastorale giovanile, il Centro sportivo italiano di Foligno, il Cnos Fap “Casa del ragazzo” di Foligno, il progetto “Cittadini del mondo”.

 

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“Notte di luce” a Sant’Andrea di Spello per la festa del Corpus Domini https://www.lavoce.it/notte-di-luce-a-santandrea-di-spello-per-la-festa-del-corpus-domini/ Tue, 09 Jun 2015 15:00:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35156 La celebrazione in chiesa
La celebrazione in chiesa

Una cittadina in fiore, attraversata fino alle tarde ore della notte, in occasione di una tradizione che ogni anno si ripete per le mani di artisti-artigiani: l’infiorata di Spello; una chiesa aperta per la via, addobbata a festa, quella di S. Andrea; Gesù presente e vivo nella Ss. Eucaristia; e canti, riflessioni, incontri, lacrime, preghiere, comunione…

Questi sono stati gli ingredienti che hanno segnato la Luce nella Notte che, il 6 giugno scorso, ha visto impegnata la Pastorale giovanile della diocesi di Foligno, insieme, quest’anno, a quella di Spoleto e di Salerno, in un momento di comunione con il vescovo Gualtiero Sigismondi e con tutta la Chiesa locale presente attraverso i diversi movimenti che animano la spiritualità della diocesi, in occasione della solennità del Corpus Domini.

I giovani della diocesi impegnati nel Servizio di Pastorale giovanile, dopo un momento di preghiera insieme al Vescovo, si sono mescolati tra la folla che ha animato le vie della bella Spello per tutta la notte, facendosi annunciatori di una gioia più grande e profonda che nasce da un incontro, quello di Gesù Eucaristia.

Così, oltre 700 persone hanno accolto l’invito a entrare nella meravigliosa chiesa di Sant’Andrea per accostarsi, in preghiera, all’Adorazione eucaristica.

E molti sono coloro che sono stati toccati nel profondo da questa esperienza, accompagnata dalla possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione, grazie alla presenza di diversi presbiteri della diocesi.

La nottata è stata animata con canti e preghiere grazie all’alternarsi di diversi gruppi ecclesiali, quali la Pastorale giovanile di Foligno, le Adoratrici di Cristo in Spirito e Verità, le suore di San Giuseppe di Chambéry, il movimento dei Focolarini, gli amici di Taizé, la Caritas diocesana di Foligno, la Comunità Magnificat, i giovani del Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione e l’Unitalsi.

Toccanti sono state le parole del vescovo Sigismondi che ha paragonato l’Eucaristia ai fiori che hanno riempito le vie della cittadina di Spello per l’infiorata, guardando alla Sua delicatezza e forza e al Suo profumare di Dio, in Essa vivo e presente, nella specie del pane, in mezzo a noi.

Come ha ricordato il direttore del Servizio diocesano di Pastorale giovanile di Foligno, Michele Tufo, questo bel momento di comunione ecclesiale in occasione del Corpus Domini, che la bellezza delle infiorate di Spello ha reso più suggestivo, ci racconta come nella tradizione possiamo ritrovare il senso profondo della nostra fede. E ricorda a tutta la comunità ecclesiale che il Corpo di Cristo, la Chiesa, solo facendo comunione può essere annunciatrice della gioia del Risorto.

 

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